Bakuman film
Dal manga realizzato a quattro mani da Ohba Tsugumi e Obata Takeshi, già autori del celebre Death Note, nasce il lungometraggio Bakuman. The Movie, live action diretto da Ōne Hitoshi e prodotto dalla Tōhō Company Ltd., uscito nelle sale giapponesi il 3 ottobre della stagione autunnale. Credo che in Italia siano in pochi a non conoscere il titolo di Bakuman. È una serie che ha fatto molto parlare di sé quando venne pubblicata, sia perché è un manga che parla di manga e mangaka e già questo di per sé non è comune! , sia perché è nato dalla penna e dal pennino dei genitori di Light Yagami, sia perché pubblicizza in maniera abbastanza eloquente la rivista madre degli shōnen manga, ossia Weekly Shōnen Jump. Cosa che non è andata giù agli haters del mainstream! Presentando nel dettaglio il processo di realizzazione di un albo, raccontando lo stile di vita degli autori, spiegando i meccanismi di produzione e vendita di quei libricini di carta dipinta, il tutto unito ad una trama ricamata a puntino capace di attirare sia un pubblico femminile sia un pubblico maschile, Bakuman si inserisce nel genere della metanarrazione, che riesce sempre a regalare qualcosa in più della semplice storia.
I protagonisti sono due liceali, Mashiro Moritaka e Takagi Akito. Entrambi amano i manga ed entrambi inseguono il sogno di diventare dei mangaka in futuro. Tuttavia, uno sa impostare trame e personaggi ma non sa disegnare, l'altro invece spreca il suo talento nel disegno ritraendo a tempo perso la compagna di classe che gli piace. Avendo visto lo zio perdere la vita facendo il fumettista, Mashiro vede quel sogno come irrealizzabile. Ma se la fantomatica ragazza che ti piace dice di essere disposta a sposarti se trasformi in realtà il sogno di diventare un mangaka, un pensierino non ce lo faresti? E se quella stessa ragazza volesse lavorare come doppiatrice e prestare la voce ad un personaggio del tuo manga, non correresti subito alla scrivania a disegnare? Perché quindi non unire le forze? Takagi sa scrivere, Mashiro disegna divinamente: insieme ne verrà fuori di sicuro qualcosa. Perciò che il gioco abbia inizio!
Non ho usato il termine "gioco" così per caso. Non è infatti sbagliato parlare di gioco quando l'argomento sono i manga, perché portare avanti un progetto in quest'ambito presenta le stesse complessità di una partita al videogame più difficile che sia mai stato creato! Bakuman, infatti, afferma che i mangaka sono giocatori d'azzardo. Rischiano il tutto per tutto, anche di rimetterci la salute fisica e mentale; scommettono il proprio futuro, i propri sentimenti, le relazioni interpersonali, pur di veder girare la pallina sulla roulette e osservarla precipitare nel numero puntato. Come spiegato dagli autori, il termine bakuman (バクマン) nasce dalla fusione di bakuchi (博打), uno scommettitore appunto, con mangaka. Ma il bakuman è anche un baku (獏), e cioè un tapiro, animale che nella mitologia si ciba di sogni, proprio come Mashiro e Takagi, che si nutrono di un sogno che ha il sapore della follia. Sfondare ancora liceali nel mondo dei manga, solo un genio può riuscirci! Si lanciano come una meteora nel mondo dell'editoria, sconvolgendone il normale corso degli eventi. I due ragazzi innescano una vera e propria bakuhatsu (爆発), un'esplosione, che porterà diversi mangaka a subire la loro influenza positiva, per lavorare sempre meglio e con ancor più passione alla propria opera. Il motto che contraddistinguerà il gruppetto di autori sarà infatti 「友情・努力・勝利」 yūjō, doryoku, shōri, che tradotto suona come «Amicizia, impegno, vittoria», che non è la bandiera della Rivoluzione Francese, ma contiene altrettanta carica di idealismo.
Dietro al film c'è stato tanto lavoro, questo è un dato di fatto. Per chi pensa che vedere un live action sia tempo sprecato, perché i giapponesi non sanno recitare, perché non sarà mai uguale all'originale, perché è una cavolata punto e basta, ci sarà pane per i loro denti! Non c'è stato momento durante la visione in cui la mia attenzione sia calata, eppure essendoci il gap linguistico, sarebbe potuto succedere benissimo. Ma la pellicola era realizzata così bene, che non sono riuscita ad annoiarmi nemmeno un pochino! Uno dei difetti che riscontrai nel manga di Bakuman, infatti, era la prolissità, che sulla lunga durata portava la lettura ad essere pesante e monotona. Inoltre le vicende si sviluppavano in maniera fin troppo romanzata, al punto da rendere il tutto irrealistico, nonostante ci fosse di fondo una base di veridicità. Fortunatamente il film concentra il discorso in quelle due ore scarse e, forse perché interpretato da attori in carne ed ossa, riesce a mantenersi saldo coi piedi per terra. Sebbene siano stati apportati ingenti tagli all'opera (come quello del personaggio di Miyoshi), che ricordo essere di 20 volumi, il live action riesce ad essere efficace, a tratti più della versione cartacea.
Ciò che viene privilegiato è il messaggio più profondo della serie di Ohba e Obata: l'amore verso i manga. Sentimento che non è estraneo all'utenza di AnimeClick, avendo essa scelto di iscriversi ad un sito che li consacra. Satō Takeru, attore protagonista, ha rilasciato un commento in cui affermava che l'obiettivo primario di questo live action è quello di trasmettere l'affetto che il popolo giapponese nutre verso un prodotto originale della sua cultura. Ma pure quanto bene i manga fanno alle persone che li leggono! Pur se spesso dalla stessa gente che li ha creati vengono tacciati di essere kodomoppoi, ossia qualcosa per bambini, i manga restano una coccarda da esibire con orgoglio, una realtà propria del Sol Levante ma che è apprezzatissima anche all'estero. E di cui francamente non posso più fare a meno!
La regia ha utilizzato ogni mezzo pur riuscire ad esaltare i manga. Una delle idee migliori è stata quella di riprodurre in modo figurato la battaglia a suon di tavole, pennini e inchiostro che avviene tra Niizuma e i nostri eroi. Gli attori si scontrano su un campo di pagine di manga, come arma da fuoco un pennino che spara proiettili d'inchiostro, o una matita con cui lanciare le tavole disegnate contro l'avversario. L'inchiostro sembrava venir fuori dallo schermo, mentre i pennini parevano spade affilate; Niizuma aveva le ali come il suo Crow e Takagi e Mashiro avevano lo spirito combattivo di Tokugawa Ieyasu nella battaglia di Sekigahara!
Un'altra sequenza che mi ha letteralmente fermato il cuore in petto è stata quella in cui viene mostrata tutta una serie di persone, provenienti dalle categorie più disparate, che leggono il nuovo volume di JUMP. Va bene, è pubblicità nemmeno poi tanto occulta, ma se da JUMP si allarga il discorso ai manga in generale, arriva pienamente quella sensazione di affetto, di passione, d'amore che i fan dei fumetti made in Japan hanno verso questo tipo di letteratura. E viene fuori che i manga sono un media in grado di raggiungere realtà multiple: essi sono letti dai bambini, dai liceali sull'autobus di ritorno da scuola, dagli studenti universitari fra una lezione e l'altra, dalle coppie che aspettano la prole all'uscita dall'asilo, dalle casalinghe che sfogliano il loro albo tra l'aspirapolvere e la lavatrice, dagli operai dopo il lavoro in cantiere, dai salarymen in pausa pranzo... I manga creano un ponte fra genitori e figli, e sono un mezzo potente attraverso il quale trasmettere alle generazioni future insegnamenti, principi, coraggio per affrontare questo mondo. Sognare per far sognare. Mashiro e Takagi sono un bell'esempio di cosa significa arrivare a pisciare sangue (nel senso letterale dell'espressione, perché c'è una scena del genere nel film!) per rincorrere un sogno e vivere di quello.
Ma come in ogni ambito, anche nel campo dei manga e degli anime non è tutto rose e fiori. Se da un lato sono d'accordo con chi accusa Bakuman di essere un panegirico della sua rivista, osannandone il successo neanche tanto velatamente; dall'altro resta pur sempre una storia che mostra la mercificazione dei manga e dei mangaka. I diritti dei lavoratori sembrano proprio non esistere dietro la scrivania di quelli che operano per la realizzazione di uno dei fiori all'occhiello della creatività giapponese. Orari disumani, pranzi saltati, sonnellini su due sedie unite per l'occasione, uffici disordinati e impolverati come discariche ambulanti di carta che al minimo mozzicone caduto male rischiano di prender fuoco... E ancora, non fa differenza il tuo ruolo, perché chiunque rischia di veder tagliato così su due piedi il frutto di anni di sacrifici. Degli autori si smette di aver cura quando i risultati positivi non arrivano, e poco importa se fino alla settimana precedente eri nella top ten, oppure se sei entrato nel cuore di una piccola fetta di lettori, perché se non vendi non vali. E per vendere devi produrre. E per produrre devi essere veloce, pronto a sacrificare il sonno e la fame per terminare il manoscritto, disposto a rimetterci la salute pur di avere spazio nell'edizione di quella settimana. Bakuman restituisce agli autori un po' di quell'eroismo che non ritrovano quando si guardano allo specchio e vedono una persona trasandata, trascurata, traviata. Eppure ci sarà sempre un lettore che riterrà quel mangaka un eroe, sia perché gli regala emozioni con la sua opera, sia perché sa che è dura tirarla su e apprezza lo sforzo. Stavolta sono i mangaka gli attori della storia, i personaggi con cui confrontarsi, gli eroi che combattono una battaglia quotidiana contro mostri che si chiamano scadenze, nemici che hanno il volto degli editori, contro lo spettro del malcontento pubblico, ma soprattutto contro i limiti umani.
Nel campo degli anime non va certamente meglio! Grazie alla presenza di un personaggio come Azuki Miho, attraverso Bakuman emergono soprattutto le difficoltà che devono affrontare gli aspiranti doppiatori. 「先に行くから」 saki ni iku kara, «Ti precedo!», recita la secret crush di Mashiro, quando su divieto della sua agenzia, che le ha proibito relazioni amorose perché ritenute sconvenienti, è costretta a lasciare il ragazzo che le piace e che per tanto tempo ha aspettato. Ebbene, in Giappone pure i sentimenti vengono controllati e gestiti da chi occupa una posizione superiore alla tua!
Per riuscire a rendere al meglio questo connubio di luce e ombra che è il mondo dei manga e degli anime, serviva una recitazione notevole. Gli attori di Bakuman sono stati credibilissimi nella loro interpretazione. Inoltre la regia è stata sublime quando, indugiando con dei primi piani sullo sguardo intenso di quest'ultimi, sugli occhi iniettati di sangue per il sonno, su un viso frustrato e scavato da solchi di lacrime, passava con immediatezza i sentimenti dei personaggi. Ogni pianto era vero, ogni sorriso brillava. Un bell'applauso andrebbe fatto ai due attori protagonisti, e cioè Satō Takeru nei panni di Mashiro e Kamiki Ryūnosuke in quelli di Takagi. Forse rispetto al manga i personaggi hanno perso un po' delle loro caratteristiche iniziali: per esempio, il Mashiro di Satō Takeru era più otonappoi, più adulto sia nella mimica facciale, sia nell'impostazione; mentre il Takagi di Kamiki Ryūnosuke era un po' meno figo, più bassino, a tratti infantile, meno impostato dell'originale. Questi cambiamenti nella caratterizzazione possono far storcere il naso ai puristi delle trasposizioni fedeli, ma per quello che la mia opinione può contare, sono state modifiche utili per arrivare in maniera più diretta anche a coloro i quali non conoscevano la storia. Sicuramente il Mashiro e il Takagi del film risultano più facilmente simpatici di quelli del manga, che sembrava se la tirassero non poco... L'intero cast è stato eccellente: da evidenziare soprattutto l'interpretazione delicata della Azuki di Komatsu Nana, quella pacata ma passionale dell'Hattori di Yamada Takayuki, e quella irriverente e ruffiana del Niizuma di Sometani Shōta che con il suo «Congurachureeshon desu~!» mi ha scoccato una freccia al cuore!
Come ho già detto più volte, la regia è stata ottima. Interessanti erano le scene in cui, alle spalle degli attori impegnati nel disegnare o attaccare retini, passavano le tavole già completate. Oppure quando negli occhi di Takagi si riflettevano le immagini della storia che stava pensando, scorrendo velocemente come se avessero premuto il tasto fast forward. Buona anche la riproduzione degli ambienti. Giuro che quando Mashiro ha acceso per la prima volta la luce nello studio dello zio, illuminando la stanza, mi è venuto come un moto di nostalgia, perché io in quella camera c'ero già stata! Evocativa la colonna sonora, con la canzone di chiusura della rock band di Sapporo, i Sakanaction. Nel testo di Shintakarajima c'è una strofa che recita: «La nostra destinazione non è il prossimo posto, o il successivo di questo, o quello ancora dopo. Bisogna mettersi alla ricerca dello scenario teatro dei nostri sogni: la (nostra) isola del tesoro». Mai versi furono più calzanti per questo film! Infine, il film ha un finale aperto, ma non per questo meno significativo. Ritengo sia stata una scelta voluta, per mostrare a tutte le persone che anche se ci si può imbattere nel fallimento, bisogna sapersi reinventare e andare avanti, fiduciosi di farcela.
L'amore verso i manga che ti arriva al cuore e te lo stritola, l'impegno profuso nella realizzazione di un sogno che ispira le tue giornate da combattente idealista, la volontà di non arrendersi davanti alle difficoltà che ti spinge a dare del tuo meglio in prima persona. In più ottima recitazione, ottima regia, ottima colonna sonora. Il film di Bakuman è stato questo ed altro. Perciò, indipendentemente da quello che pensate o pensavate del manga, non potete perdervelo per nessuna ragione al mondo!
I protagonisti sono due liceali, Mashiro Moritaka e Takagi Akito. Entrambi amano i manga ed entrambi inseguono il sogno di diventare dei mangaka in futuro. Tuttavia, uno sa impostare trame e personaggi ma non sa disegnare, l'altro invece spreca il suo talento nel disegno ritraendo a tempo perso la compagna di classe che gli piace. Avendo visto lo zio perdere la vita facendo il fumettista, Mashiro vede quel sogno come irrealizzabile. Ma se la fantomatica ragazza che ti piace dice di essere disposta a sposarti se trasformi in realtà il sogno di diventare un mangaka, un pensierino non ce lo faresti? E se quella stessa ragazza volesse lavorare come doppiatrice e prestare la voce ad un personaggio del tuo manga, non correresti subito alla scrivania a disegnare? Perché quindi non unire le forze? Takagi sa scrivere, Mashiro disegna divinamente: insieme ne verrà fuori di sicuro qualcosa. Perciò che il gioco abbia inizio!
Non ho usato il termine "gioco" così per caso. Non è infatti sbagliato parlare di gioco quando l'argomento sono i manga, perché portare avanti un progetto in quest'ambito presenta le stesse complessità di una partita al videogame più difficile che sia mai stato creato! Bakuman, infatti, afferma che i mangaka sono giocatori d'azzardo. Rischiano il tutto per tutto, anche di rimetterci la salute fisica e mentale; scommettono il proprio futuro, i propri sentimenti, le relazioni interpersonali, pur di veder girare la pallina sulla roulette e osservarla precipitare nel numero puntato. Come spiegato dagli autori, il termine bakuman (バクマン) nasce dalla fusione di bakuchi (博打), uno scommettitore appunto, con mangaka. Ma il bakuman è anche un baku (獏), e cioè un tapiro, animale che nella mitologia si ciba di sogni, proprio come Mashiro e Takagi, che si nutrono di un sogno che ha il sapore della follia. Sfondare ancora liceali nel mondo dei manga, solo un genio può riuscirci! Si lanciano come una meteora nel mondo dell'editoria, sconvolgendone il normale corso degli eventi. I due ragazzi innescano una vera e propria bakuhatsu (爆発), un'esplosione, che porterà diversi mangaka a subire la loro influenza positiva, per lavorare sempre meglio e con ancor più passione alla propria opera. Il motto che contraddistinguerà il gruppetto di autori sarà infatti 「友情・努力・勝利」 yūjō, doryoku, shōri, che tradotto suona come «Amicizia, impegno, vittoria», che non è la bandiera della Rivoluzione Francese, ma contiene altrettanta carica di idealismo.
Dietro al film c'è stato tanto lavoro, questo è un dato di fatto. Per chi pensa che vedere un live action sia tempo sprecato, perché i giapponesi non sanno recitare, perché non sarà mai uguale all'originale, perché è una cavolata punto e basta, ci sarà pane per i loro denti! Non c'è stato momento durante la visione in cui la mia attenzione sia calata, eppure essendoci il gap linguistico, sarebbe potuto succedere benissimo. Ma la pellicola era realizzata così bene, che non sono riuscita ad annoiarmi nemmeno un pochino! Uno dei difetti che riscontrai nel manga di Bakuman, infatti, era la prolissità, che sulla lunga durata portava la lettura ad essere pesante e monotona. Inoltre le vicende si sviluppavano in maniera fin troppo romanzata, al punto da rendere il tutto irrealistico, nonostante ci fosse di fondo una base di veridicità. Fortunatamente il film concentra il discorso in quelle due ore scarse e, forse perché interpretato da attori in carne ed ossa, riesce a mantenersi saldo coi piedi per terra. Sebbene siano stati apportati ingenti tagli all'opera (come quello del personaggio di Miyoshi), che ricordo essere di 20 volumi, il live action riesce ad essere efficace, a tratti più della versione cartacea.
Ciò che viene privilegiato è il messaggio più profondo della serie di Ohba e Obata: l'amore verso i manga. Sentimento che non è estraneo all'utenza di AnimeClick, avendo essa scelto di iscriversi ad un sito che li consacra. Satō Takeru, attore protagonista, ha rilasciato un commento in cui affermava che l'obiettivo primario di questo live action è quello di trasmettere l'affetto che il popolo giapponese nutre verso un prodotto originale della sua cultura. Ma pure quanto bene i manga fanno alle persone che li leggono! Pur se spesso dalla stessa gente che li ha creati vengono tacciati di essere kodomoppoi, ossia qualcosa per bambini, i manga restano una coccarda da esibire con orgoglio, una realtà propria del Sol Levante ma che è apprezzatissima anche all'estero. E di cui francamente non posso più fare a meno!
La regia ha utilizzato ogni mezzo pur riuscire ad esaltare i manga. Una delle idee migliori è stata quella di riprodurre in modo figurato la battaglia a suon di tavole, pennini e inchiostro che avviene tra Niizuma e i nostri eroi. Gli attori si scontrano su un campo di pagine di manga, come arma da fuoco un pennino che spara proiettili d'inchiostro, o una matita con cui lanciare le tavole disegnate contro l'avversario. L'inchiostro sembrava venir fuori dallo schermo, mentre i pennini parevano spade affilate; Niizuma aveva le ali come il suo Crow e Takagi e Mashiro avevano lo spirito combattivo di Tokugawa Ieyasu nella battaglia di Sekigahara!
Un'altra sequenza che mi ha letteralmente fermato il cuore in petto è stata quella in cui viene mostrata tutta una serie di persone, provenienti dalle categorie più disparate, che leggono il nuovo volume di JUMP. Va bene, è pubblicità nemmeno poi tanto occulta, ma se da JUMP si allarga il discorso ai manga in generale, arriva pienamente quella sensazione di affetto, di passione, d'amore che i fan dei fumetti made in Japan hanno verso questo tipo di letteratura. E viene fuori che i manga sono un media in grado di raggiungere realtà multiple: essi sono letti dai bambini, dai liceali sull'autobus di ritorno da scuola, dagli studenti universitari fra una lezione e l'altra, dalle coppie che aspettano la prole all'uscita dall'asilo, dalle casalinghe che sfogliano il loro albo tra l'aspirapolvere e la lavatrice, dagli operai dopo il lavoro in cantiere, dai salarymen in pausa pranzo... I manga creano un ponte fra genitori e figli, e sono un mezzo potente attraverso il quale trasmettere alle generazioni future insegnamenti, principi, coraggio per affrontare questo mondo. Sognare per far sognare. Mashiro e Takagi sono un bell'esempio di cosa significa arrivare a pisciare sangue (nel senso letterale dell'espressione, perché c'è una scena del genere nel film!) per rincorrere un sogno e vivere di quello.
Ma come in ogni ambito, anche nel campo dei manga e degli anime non è tutto rose e fiori. Se da un lato sono d'accordo con chi accusa Bakuman di essere un panegirico della sua rivista, osannandone il successo neanche tanto velatamente; dall'altro resta pur sempre una storia che mostra la mercificazione dei manga e dei mangaka. I diritti dei lavoratori sembrano proprio non esistere dietro la scrivania di quelli che operano per la realizzazione di uno dei fiori all'occhiello della creatività giapponese. Orari disumani, pranzi saltati, sonnellini su due sedie unite per l'occasione, uffici disordinati e impolverati come discariche ambulanti di carta che al minimo mozzicone caduto male rischiano di prender fuoco... E ancora, non fa differenza il tuo ruolo, perché chiunque rischia di veder tagliato così su due piedi il frutto di anni di sacrifici. Degli autori si smette di aver cura quando i risultati positivi non arrivano, e poco importa se fino alla settimana precedente eri nella top ten, oppure se sei entrato nel cuore di una piccola fetta di lettori, perché se non vendi non vali. E per vendere devi produrre. E per produrre devi essere veloce, pronto a sacrificare il sonno e la fame per terminare il manoscritto, disposto a rimetterci la salute pur di avere spazio nell'edizione di quella settimana. Bakuman restituisce agli autori un po' di quell'eroismo che non ritrovano quando si guardano allo specchio e vedono una persona trasandata, trascurata, traviata. Eppure ci sarà sempre un lettore che riterrà quel mangaka un eroe, sia perché gli regala emozioni con la sua opera, sia perché sa che è dura tirarla su e apprezza lo sforzo. Stavolta sono i mangaka gli attori della storia, i personaggi con cui confrontarsi, gli eroi che combattono una battaglia quotidiana contro mostri che si chiamano scadenze, nemici che hanno il volto degli editori, contro lo spettro del malcontento pubblico, ma soprattutto contro i limiti umani.
Nel campo degli anime non va certamente meglio! Grazie alla presenza di un personaggio come Azuki Miho, attraverso Bakuman emergono soprattutto le difficoltà che devono affrontare gli aspiranti doppiatori. 「先に行くから」 saki ni iku kara, «Ti precedo!», recita la secret crush di Mashiro, quando su divieto della sua agenzia, che le ha proibito relazioni amorose perché ritenute sconvenienti, è costretta a lasciare il ragazzo che le piace e che per tanto tempo ha aspettato. Ebbene, in Giappone pure i sentimenti vengono controllati e gestiti da chi occupa una posizione superiore alla tua!
Per riuscire a rendere al meglio questo connubio di luce e ombra che è il mondo dei manga e degli anime, serviva una recitazione notevole. Gli attori di Bakuman sono stati credibilissimi nella loro interpretazione. Inoltre la regia è stata sublime quando, indugiando con dei primi piani sullo sguardo intenso di quest'ultimi, sugli occhi iniettati di sangue per il sonno, su un viso frustrato e scavato da solchi di lacrime, passava con immediatezza i sentimenti dei personaggi. Ogni pianto era vero, ogni sorriso brillava. Un bell'applauso andrebbe fatto ai due attori protagonisti, e cioè Satō Takeru nei panni di Mashiro e Kamiki Ryūnosuke in quelli di Takagi. Forse rispetto al manga i personaggi hanno perso un po' delle loro caratteristiche iniziali: per esempio, il Mashiro di Satō Takeru era più otonappoi, più adulto sia nella mimica facciale, sia nell'impostazione; mentre il Takagi di Kamiki Ryūnosuke era un po' meno figo, più bassino, a tratti infantile, meno impostato dell'originale. Questi cambiamenti nella caratterizzazione possono far storcere il naso ai puristi delle trasposizioni fedeli, ma per quello che la mia opinione può contare, sono state modifiche utili per arrivare in maniera più diretta anche a coloro i quali non conoscevano la storia. Sicuramente il Mashiro e il Takagi del film risultano più facilmente simpatici di quelli del manga, che sembrava se la tirassero non poco... L'intero cast è stato eccellente: da evidenziare soprattutto l'interpretazione delicata della Azuki di Komatsu Nana, quella pacata ma passionale dell'Hattori di Yamada Takayuki, e quella irriverente e ruffiana del Niizuma di Sometani Shōta che con il suo «Congurachureeshon desu~!» mi ha scoccato una freccia al cuore!
Come ho già detto più volte, la regia è stata ottima. Interessanti erano le scene in cui, alle spalle degli attori impegnati nel disegnare o attaccare retini, passavano le tavole già completate. Oppure quando negli occhi di Takagi si riflettevano le immagini della storia che stava pensando, scorrendo velocemente come se avessero premuto il tasto fast forward. Buona anche la riproduzione degli ambienti. Giuro che quando Mashiro ha acceso per la prima volta la luce nello studio dello zio, illuminando la stanza, mi è venuto come un moto di nostalgia, perché io in quella camera c'ero già stata! Evocativa la colonna sonora, con la canzone di chiusura della rock band di Sapporo, i Sakanaction. Nel testo di Shintakarajima c'è una strofa che recita: «La nostra destinazione non è il prossimo posto, o il successivo di questo, o quello ancora dopo. Bisogna mettersi alla ricerca dello scenario teatro dei nostri sogni: la (nostra) isola del tesoro». Mai versi furono più calzanti per questo film! Infine, il film ha un finale aperto, ma non per questo meno significativo. Ritengo sia stata una scelta voluta, per mostrare a tutte le persone che anche se ci si può imbattere nel fallimento, bisogna sapersi reinventare e andare avanti, fiduciosi di farcela.
L'amore verso i manga che ti arriva al cuore e te lo stritola, l'impegno profuso nella realizzazione di un sogno che ispira le tue giornate da combattente idealista, la volontà di non arrendersi davanti alle difficoltà che ti spinge a dare del tuo meglio in prima persona. In più ottima recitazione, ottima regia, ottima colonna sonora. Il film di Bakuman è stato questo ed altro. Perciò, indipendentemente da quello che pensate o pensavate del manga, non potete perdervelo per nessuna ragione al mondo!