Prison School
Nel lontano 2015, un'opera del tutto inaspettata fa capolino sugli schermi televisivi, dopo che il manga stava spopolando un po' in tutto il mondo.so tratta ovviamente dell'anime di Prison School, tratto dal manga di Akira Hiramoto, autore che era pressoché sconosciuto prima dell'enorme successo commerciale con questa opera. L'anime aveva sancito un successo planetario, prima ci fosse il tracollo nella seconda parte del manga, grazie ad una storia poco plausibile, ma fresca e divertente, che si sviluppava in maniera intelligente facendo del fan service uno degli elementi fondamentali del suo successo, ma non l'unico. I personaggi e le situazioni sono diventati, con il passaparola prima, e con l'anime poi, dei veri e propri meme. Spesso si vedevano sui social network immagini tratte dal manga, immagini diventate poi iconiche, che alimentavano la curiosità delle persone che ancora anon conoscevano l'opera. In breve tempo la popolarità di "Prison School" sarebbe esplosa, fino ad arrivare ad una serie live action.
Avevo poca fiducia sulla bontà dell'operazione: d'altro canto trasporre "Prison School" in TV voleva dire senza dubbio dover limitare notevolmente il fan service. Ma a parte questo i love action spesso sono poco credibili, poco interessanti, ed in generale una perdita di tempo per chi ha letto il manga o visto l'anime. In questo caso però, vuoi per la bravura degli attori, vuoi per una regia semplice ma efficace, che si focalizza sugli attori e sulla loro gestualità, piuttosto che cercare soluzioni innovative poco convincenti, il risultato finale è piuttosto valido, seppure ci sia qualche (auto)censura di troppo, che rende la serie poco comprensibile in alcune scene per chi non conosce l'opera originale. D'altro canto la serie non si risparmia quando si tratta di mostrare la generosa scollatura di un certo personaggio, Meiko Shiraki, che qui appare come certe maggiorate scollacciate dei vecchi film anni '70 ed '80, sogno mostruosamente proibito di alcuni dei ragazzi reclusi, disposti a farsi maltrattare dalla ragazza. È anche questo continuo gioco di ruolo sado-masochistico, dei carcerieri e dei prigionieri, che ha reso l'opera così popolare, perfino tra chi non ama molto il genere. E poi ci sarebbe da parlare del rapporto ancora più perverso e complesso tra Hana e Kiyoshi, che poi culminerà nel manga in un rapporto amoroso sui generis (ma questa è un'altra storia).
Cosa resta di "Prison School" dopo quasi 10 anni? Il manga ormai si è concluso da tempo, rovinato forse da un finale non troppo esaltante, e da troppi capitoli che si trascinavano senza una chiara direzione. La serie dal vivo si è fermata più o meno al punto in cui si era fermato l'anime, e forse è stato un bene, perché se avessero adattato anche le parti successive, forse molte persone sarebbero rimaste deluse. Ma sia quel che sia, "Prison School" è ancora un'opera, che nella sua prima metà almeno, è ancora validissima al giorno d'oggi.
Avevo poca fiducia sulla bontà dell'operazione: d'altro canto trasporre "Prison School" in TV voleva dire senza dubbio dover limitare notevolmente il fan service. Ma a parte questo i love action spesso sono poco credibili, poco interessanti, ed in generale una perdita di tempo per chi ha letto il manga o visto l'anime. In questo caso però, vuoi per la bravura degli attori, vuoi per una regia semplice ma efficace, che si focalizza sugli attori e sulla loro gestualità, piuttosto che cercare soluzioni innovative poco convincenti, il risultato finale è piuttosto valido, seppure ci sia qualche (auto)censura di troppo, che rende la serie poco comprensibile in alcune scene per chi non conosce l'opera originale. D'altro canto la serie non si risparmia quando si tratta di mostrare la generosa scollatura di un certo personaggio, Meiko Shiraki, che qui appare come certe maggiorate scollacciate dei vecchi film anni '70 ed '80, sogno mostruosamente proibito di alcuni dei ragazzi reclusi, disposti a farsi maltrattare dalla ragazza. È anche questo continuo gioco di ruolo sado-masochistico, dei carcerieri e dei prigionieri, che ha reso l'opera così popolare, perfino tra chi non ama molto il genere. E poi ci sarebbe da parlare del rapporto ancora più perverso e complesso tra Hana e Kiyoshi, che poi culminerà nel manga in un rapporto amoroso sui generis (ma questa è un'altra storia).
Cosa resta di "Prison School" dopo quasi 10 anni? Il manga ormai si è concluso da tempo, rovinato forse da un finale non troppo esaltante, e da troppi capitoli che si trascinavano senza una chiara direzione. La serie dal vivo si è fermata più o meno al punto in cui si era fermato l'anime, e forse è stato un bene, perché se avessero adattato anche le parti successive, forse molte persone sarebbero rimaste deluse. Ma sia quel che sia, "Prison School" è ancora un'opera, che nella sua prima metà almeno, è ancora validissima al giorno d'oggi.
Qualche tempo fa ho visto l'anime "Prison School". L'ho trovato divertente e perciò ho deciso di vedere anche il live action.
Devo dire che è abbastanza corrispondente all'anime, anche se certe situazioni un po' più esplicite sono state ridimensionate. In ogni caso l'ho trovato divertente.
La trama è semplice: in una scuola femminile sono state ammesse le iscrizioni di ragazzi e ne hanno approfittato in cinque. Peccato che la loro presenza non sia ben vista dall'associazione studentesca segreta, che cerca di far di tutto per emarginarli. I ragazzi si danno la zappa sui piedi quando vengono sorpresi a spiare nei bagni delle ragazze. A questo punto vengono imprigionati e condannati ad un mese di reclusione. Ma l'obiettivo dell'associazione studentesca segreta è farli espellere, perciò vengono messe in atto delle strategie per incastrarli, approfittando della loro natura di giovani virgulti sessualmente arrapati. Inizia così una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza!
I personaggi sono più o meno somiglianti agli originali: alcuni sono davvero riusciti, come Gakuto, che è caratterizzato davvero bene e mi ha fatto sbellicare dalle risate, o Meiko, a mio parere riuscitissima. Ho apprezzato meno Hana; secondo me non vene reso bene come nell'anime il mix tra perversione ed ingenuità che la caratterizza.
Nel complesso la trama viene sviluppata bene, le situazioni sono esilaranti, anche per l'evidente imbarazzo che spesso causano. Le trovate per la sopravvivenza e per tentare l'evasione sono geniali ed in questo gioca un ruolo fondamentale la mente dello stratega Gakuto. Il protagonista, Kiyoshi, lo vedo quasi adombrato dalla presenza scenica di Gakuto, ma devo dire che anche lui è protagonista di momenti epici (vedi l'incontro in infermeria con Hana o l'evasione in abiti femminili). Gli altri tre ragazzi fungono quasi da corollario ai due comprimari.
Guardando i personaggi femminili Meiko è protagonista assoluta, con le sue gag sadiche controbilanciate dai momenti di forte stress e sudorazione profusa quando si trova al cospetto della presidente Mari.
Per ultimo, ma non meno importante, ho gradito l'interpretazione del preside, al di fuori persona serissima ed integerrima, ma poi segretamente (neanche poi tanto) fanatico dei sederi. Bellissima la scena del sotterramento dei corpi del reato, o meglio ancora quella con la fatidica domanda:"Preferite il sedere o le sette?".
Quindi, tirando le somme, la serie si lascia vedere e strappa ben più di una risata; naturalmente se volete qualcosa di serio, impegnato e romantico non è la serie che fa per voi!
Voto 7,5
Devo dire che è abbastanza corrispondente all'anime, anche se certe situazioni un po' più esplicite sono state ridimensionate. In ogni caso l'ho trovato divertente.
La trama è semplice: in una scuola femminile sono state ammesse le iscrizioni di ragazzi e ne hanno approfittato in cinque. Peccato che la loro presenza non sia ben vista dall'associazione studentesca segreta, che cerca di far di tutto per emarginarli. I ragazzi si danno la zappa sui piedi quando vengono sorpresi a spiare nei bagni delle ragazze. A questo punto vengono imprigionati e condannati ad un mese di reclusione. Ma l'obiettivo dell'associazione studentesca segreta è farli espellere, perciò vengono messe in atto delle strategie per incastrarli, approfittando della loro natura di giovani virgulti sessualmente arrapati. Inizia così una lotta all'ultimo sangue per la sopravvivenza!
I personaggi sono più o meno somiglianti agli originali: alcuni sono davvero riusciti, come Gakuto, che è caratterizzato davvero bene e mi ha fatto sbellicare dalle risate, o Meiko, a mio parere riuscitissima. Ho apprezzato meno Hana; secondo me non vene reso bene come nell'anime il mix tra perversione ed ingenuità che la caratterizza.
Nel complesso la trama viene sviluppata bene, le situazioni sono esilaranti, anche per l'evidente imbarazzo che spesso causano. Le trovate per la sopravvivenza e per tentare l'evasione sono geniali ed in questo gioca un ruolo fondamentale la mente dello stratega Gakuto. Il protagonista, Kiyoshi, lo vedo quasi adombrato dalla presenza scenica di Gakuto, ma devo dire che anche lui è protagonista di momenti epici (vedi l'incontro in infermeria con Hana o l'evasione in abiti femminili). Gli altri tre ragazzi fungono quasi da corollario ai due comprimari.
Guardando i personaggi femminili Meiko è protagonista assoluta, con le sue gag sadiche controbilanciate dai momenti di forte stress e sudorazione profusa quando si trova al cospetto della presidente Mari.
Per ultimo, ma non meno importante, ho gradito l'interpretazione del preside, al di fuori persona serissima ed integerrima, ma poi segretamente (neanche poi tanto) fanatico dei sederi. Bellissima la scena del sotterramento dei corpi del reato, o meglio ancora quella con la fatidica domanda:"Preferite il sedere o le sette?".
Quindi, tirando le somme, la serie si lascia vedere e strappa ben più di una risata; naturalmente se volete qualcosa di serio, impegnato e romantico non è la serie che fa per voi!
Voto 7,5