Kekko Kamen
Anno solare 1974. Sono passati circa sei anni dall’ondata di rivolte studentesche che, nel 1968, ha colpito il mondo intero, Giappone compreso. Rivolte che, come la storia ci insegna, ebbero risvolti violenti e furono represse nel sangue dalle forze dell’ordine che, un poco alla volta, ripresero il controllo delle università, da mesi in mano agli studenti. In quello stesso periodo, però, a questi spiacevoli avvenimenti, si affiancava un altro importante fenomeno, quello dell’emancipazione femminile che, da anni, faceva sentire la propria voce. Una voce che non poteva più essere ignorata. In questo clima di fermento, attraversato da venti rivoluzionari, il sensei Go Nagai iniziava la pubblicazione di un’opera perfettamente calata nelle questioni del tempo, “Kekko Kamen”. Un manga shounen, con protagonista un’eroina che gira quasi completamente nuda, se non fosse per gli stivali, la sciarpa e la maschera che le copre il volto.
Tra le impervie montagne della prefettura di Nagano si trova l’Istituto Sparta, che vanta una percentuale di accesso del cento percento dei suoi studenti agli atenei più prestigiosi del Giappone. Come dice il vecchio proverbio italiano, però, non è tutto oro quel che luccica, infatti, dietro questa maschera di perfezione, si nasconde una terribile realtà: gli studenti dell’Istituto Sparta sono costretti ad un regime ferreo e severissimo. Dal momento dell’iscrizione fino al diploma, gli alunni risiedono presso il dormitorio e non è permesso loro tornare alle proprie case neanche per un giorno. Ogni contatto con il mondo esterno è proibito. Agli alunni è imposto giorno e notte, un infernale corso intensivo di studi, per un totale di quindici ore di lezione al giorno. Coloro che non rispettano queste regole e non ottengono voti eccellenti alle verifiche settimanali, vengono sottoposti a terrificanti punizioni. Dal preside Unghia del Piede di Satana, fino ai docenti, nessuno ha la coscienza pulita e quotidianamente si macchiano di violenze e soprusi contro gli alunni, specialmente ragazze. Ed è proprio in questi momenti, che la nostra eroina fa il suo ingresso, per salvare le alunne molestate dai professori e mostrare al mondo intero la verità sull’istituto Sparta.
“Nasconde il suo volto, ma non il corpo! Che corpo la nuova eroina mascherata! Il suo nome è Kekko Kamen!”
Un’opera, senz’altro, originale e perfettamente calata nel periodo storico in cui viene ideata e pubblicata, in cui a spiccare è proprio il carattere sociale e politico di cui si veste e, dove a farla da padrona, sono la parodia e il citazionismo, che si combinano perfettamente. Numerose le citazioni e le autocitazioni in chiave parodica, da “Tommy, la stella dei Giants”, celebre manga di Ikki Kajiwara, a “Harenchi Gakuen”, opera pubblicata dal maestro Go Nagai nel lontano 1968. Questi due elementi fanno di “Kekko Kamen”, un’opera altamente e magnificamente dissacrante. Il tutto condito dai disegni unici del sensei che, ancora una volta, si dimostra un asso nel disegnare le forme femminili. L’unica grande pecca di questo manga è la sua ripetitività. Nel corso dei tre volumi, infatti, vengono pressoché proposti sempre gli stessi scenari, ma con antagonisti diversi, il che, alla lunga, annoia il lettore. Probabilmente, due volumi, invece di tre, avrebbero avuto un’efficacia maggiore. Non nego, infatti, di aver avuto qualche difficoltà nel finirlo. Ma il maestro è il maestro e lo si ama lo stesso.
In definitiva, opera consigliata solo agli amanti di Go Nagai e a chi vuole ampliare il proprio bagaglio fumettistico.
Tra le impervie montagne della prefettura di Nagano si trova l’Istituto Sparta, che vanta una percentuale di accesso del cento percento dei suoi studenti agli atenei più prestigiosi del Giappone. Come dice il vecchio proverbio italiano, però, non è tutto oro quel che luccica, infatti, dietro questa maschera di perfezione, si nasconde una terribile realtà: gli studenti dell’Istituto Sparta sono costretti ad un regime ferreo e severissimo. Dal momento dell’iscrizione fino al diploma, gli alunni risiedono presso il dormitorio e non è permesso loro tornare alle proprie case neanche per un giorno. Ogni contatto con il mondo esterno è proibito. Agli alunni è imposto giorno e notte, un infernale corso intensivo di studi, per un totale di quindici ore di lezione al giorno. Coloro che non rispettano queste regole e non ottengono voti eccellenti alle verifiche settimanali, vengono sottoposti a terrificanti punizioni. Dal preside Unghia del Piede di Satana, fino ai docenti, nessuno ha la coscienza pulita e quotidianamente si macchiano di violenze e soprusi contro gli alunni, specialmente ragazze. Ed è proprio in questi momenti, che la nostra eroina fa il suo ingresso, per salvare le alunne molestate dai professori e mostrare al mondo intero la verità sull’istituto Sparta.
“Nasconde il suo volto, ma non il corpo! Che corpo la nuova eroina mascherata! Il suo nome è Kekko Kamen!”
Un’opera, senz’altro, originale e perfettamente calata nel periodo storico in cui viene ideata e pubblicata, in cui a spiccare è proprio il carattere sociale e politico di cui si veste e, dove a farla da padrona, sono la parodia e il citazionismo, che si combinano perfettamente. Numerose le citazioni e le autocitazioni in chiave parodica, da “Tommy, la stella dei Giants”, celebre manga di Ikki Kajiwara, a “Harenchi Gakuen”, opera pubblicata dal maestro Go Nagai nel lontano 1968. Questi due elementi fanno di “Kekko Kamen”, un’opera altamente e magnificamente dissacrante. Il tutto condito dai disegni unici del sensei che, ancora una volta, si dimostra un asso nel disegnare le forme femminili. L’unica grande pecca di questo manga è la sua ripetitività. Nel corso dei tre volumi, infatti, vengono pressoché proposti sempre gli stessi scenari, ma con antagonisti diversi, il che, alla lunga, annoia il lettore. Probabilmente, due volumi, invece di tre, avrebbero avuto un’efficacia maggiore. Non nego, infatti, di aver avuto qualche difficoltà nel finirlo. Ma il maestro è il maestro e lo si ama lo stesso.
In definitiva, opera consigliata solo agli amanti di Go Nagai e a chi vuole ampliare il proprio bagaglio fumettistico.
Opera dissacrante nata nel 1976, Kekko Kamen nasce come critica a promozione dell'emancipazione femminile che proprio in quegli anni fermentava ed esplodeva in diverse parti del mondo. L'opera di Go Nagai infatti non lascia ombre di dubbio, piazza una eroina quasi completamente nuda, con il solo volto coperto proprio a testimoniare che la sconfitta potrà arrivare solo grazie alla vergogna in quel dell'Istituto Sparta dove Preside e docenti la fanno da padrona con i loro metodi punitivi, scellerati, sessualmente perversi e dichiaratamente volti alla violenza e sofferenza degli studenti, repressi ed incapaci di reagire.
"Sono Kekko Kamen, e giorno e notte mi batto per la giustizia! - Anche se nessuno conosce il suo viso, tutti ne conoscono il corpo! La ragazza dalla maschera libidinosa la giustizia difenderà! Buona, soda e irreprensibile! Arriva come un tornado! Si mostra con generosità e scompare con rapidità! Kekko Kamen, chi mai sarà?!"
Come precedentemente accennato, tutti i capitoli (per lo più autoconclusivi) che compongo i tre volumi di Kekko Kamen, si svolgono all'interno dell'Istituto Sparta, una sorta di prigione-scuola dove vengono rinchiusi gli studenti.
L'edizione disponibile in Italia è quella D/Visual in tre volumi corposi al costo di 8,90 euro l'uno di copertina, di difficile reperibilità vista anche la disfatta della casa editrice. Volumi di ottima qualità, con sovraccoperta ruvida e carta bianca, di un certo spessore.
Go Nagai, come già spiegato, miscela sapientemente satira, politica e critica sociale in un fumetto tutto fuorché che normale, dove un'eroina nuda lotta i soprusi dei docenti-padroni, rimarcando in più occasioni la valenza della figura e suo significato che dello specifico personaggio (quasi fin da subito defilato evidenziando che esistono più Kekko Kamen in un certo senso). Le vicende quindi narrate parlano di crudeltà senza motivazione, punizioni senza limiti di pudore o freno morale, mixati a situazioni imbarazzanti, ridicole, volutamente portate al limite del surreale. un fumetto fatto e sorretto dalla critica, che probabilmente ha fatto il suo tempo, ma che comunque riesce a mantenere un valore storico non indifferente anche se è comprensibile che possa essere accantonato dal lettore medio che lo approccia probabilmente in maniera erronea o spinto forse dalla sola curiosità che non basta a far digerire capitoli spesso pieni di dialoghi, che molte citazioni ed omaggi a diversi eventi o colleghi del periodo, che riciclano situazioni già proposte nello stesso fumetto.
In sintesi, è un manga consigliato solo a chi si vuole fare una cultura storico-fumettistica e volendo anche politica dell'epoca, non di certo a chi vuole una lettura leggera come passatempo. Tralasciando i fan di Go Nagai che l'avranno già in libreria.
"Sono Kekko Kamen, e giorno e notte mi batto per la giustizia! - Anche se nessuno conosce il suo viso, tutti ne conoscono il corpo! La ragazza dalla maschera libidinosa la giustizia difenderà! Buona, soda e irreprensibile! Arriva come un tornado! Si mostra con generosità e scompare con rapidità! Kekko Kamen, chi mai sarà?!"
Come precedentemente accennato, tutti i capitoli (per lo più autoconclusivi) che compongo i tre volumi di Kekko Kamen, si svolgono all'interno dell'Istituto Sparta, una sorta di prigione-scuola dove vengono rinchiusi gli studenti.
L'edizione disponibile in Italia è quella D/Visual in tre volumi corposi al costo di 8,90 euro l'uno di copertina, di difficile reperibilità vista anche la disfatta della casa editrice. Volumi di ottima qualità, con sovraccoperta ruvida e carta bianca, di un certo spessore.
Go Nagai, come già spiegato, miscela sapientemente satira, politica e critica sociale in un fumetto tutto fuorché che normale, dove un'eroina nuda lotta i soprusi dei docenti-padroni, rimarcando in più occasioni la valenza della figura e suo significato che dello specifico personaggio (quasi fin da subito defilato evidenziando che esistono più Kekko Kamen in un certo senso). Le vicende quindi narrate parlano di crudeltà senza motivazione, punizioni senza limiti di pudore o freno morale, mixati a situazioni imbarazzanti, ridicole, volutamente portate al limite del surreale. un fumetto fatto e sorretto dalla critica, che probabilmente ha fatto il suo tempo, ma che comunque riesce a mantenere un valore storico non indifferente anche se è comprensibile che possa essere accantonato dal lettore medio che lo approccia probabilmente in maniera erronea o spinto forse dalla sola curiosità che non basta a far digerire capitoli spesso pieni di dialoghi, che molte citazioni ed omaggi a diversi eventi o colleghi del periodo, che riciclano situazioni già proposte nello stesso fumetto.
In sintesi, è un manga consigliato solo a chi si vuole fare una cultura storico-fumettistica e volendo anche politica dell'epoca, non di certo a chi vuole una lettura leggera come passatempo. Tralasciando i fan di Go Nagai che l'avranno già in libreria.
Sono Kekko Kamen, e giorno e notte mi batto per la giustizia! - Anche se nessuno conosce il suo viso, tutti ne conoscono il corpo! La ragazza dalla maschera libidinosa la giustizia difenderà! Buona, soda e irreprensibile! Arriva come un tornado! Si mostra con generosità e scompare con rapidità! Kekko Kamen, chi mai sarà?!
Per gli allievi dell'istituto Sparta, la percentuale di ammissione al'università è del 100%. Tuttavia essi devono studiare più di quindici ore al giorno, pena infami torture e sevizie sessuali da parte dei professori, dei veri e propri maniaci sessuali repressi. Per loro fortuna, la paladina della giustizia Kekko Kamen smaschererà di volta in volta le losche cospirazioni del preside Unghia del Piede di Satana, proteggendo le ragazze denudate ed umiliate. Ma chi è veramente Kekko Kamen? In un climax di piena emancipazione femminile come quello degli anni '70, la nuda Kekko Kamen, assieme alla sua collega Cutey Honey, è un'eroina più che azzeccata: è la donna che finalmente ha ottenuto il diritto di mostrare il suo corpo senza pudore, di utilizzare la sua sessualità come arma vincente contro la stupidità dell'uomo, distruggendo la sua società/scuola (l'istituto Sparta) di stampo tradizionalista e patriarcale. Nagai infatti era ben cosciente che i giovani lettori ai quali era rivolto il manga fossero coinvolti nelle rivolte studentesche, in un clima di piena contestazione politica.
"Kekko Kamen" si potrebbe definire come il "Kill la Kill" degli anni '70. Infatti, oltre ad essere la fonte di ispirazione principale di quest'ultimo, condivide con esso il tono parodistico, citazionistico e dissacratore delle opere di intrattenimento nipponiche: se "Kill la Kill" si fa beffe degli shonen da combattimento attuali, citando infiniti anime degli anni '70, '80 e '90, "Kekko Kamen" parodia quelli a lui precedenti, dall'inizio degli anni '60 in poi: "Cyborg 009", le opere ninja di Sanpei Shirato, "Super robot 28", gli eroi della Marvel tanto cari a Nagai... e molti altri che non cito per evitare di risultare prolisso. Abbiamo a che fare con una tipica parodia umoristica nagaiana, in cui lo script è basato su ogni singolo pretesto possibile per mostrare mutande, tette, culi, palpeggiamenti di tettone simili a palle da bowling, gente che si caga addosso, aperture inguinali - l'attacco speciale dell'eroina senza pudore, a scanso di equivoci, prende il nome di "attacco a gambe divaricate"! -, e ogni altra trovata trash degna della genialità di Go Nagai.
Il finale mi è piaciuto più di quello del manga di "Cutey Honey", e mette bene in evidenza il significato profondo dell'opera, quello già accennato in precedenza riguardante l'emancipazione femminile nell'opprimente società patriarcale rappresentata dall'istituto Sparta. Ciò non toglie che questa sia comunque una lettura leggera, un capolavoro del trash che per ironia e capacità dissacratoria mi ha vagamente ricordato certe tavole del grande maestro del fumetto italiano Magnus ("Necron", giusto per citare un suo fumetto porno/trash con perverse tettone ribelli "alla Nagai").
La sconfitta arriva solamente quando si prova vergogna nel mostrare il proprio corpo nudo! Infatti Kekko Kamen, perennemente nuda, coperta solamente in volto da una maschera, sempre vincerà!
Per gli allievi dell'istituto Sparta, la percentuale di ammissione al'università è del 100%. Tuttavia essi devono studiare più di quindici ore al giorno, pena infami torture e sevizie sessuali da parte dei professori, dei veri e propri maniaci sessuali repressi. Per loro fortuna, la paladina della giustizia Kekko Kamen smaschererà di volta in volta le losche cospirazioni del preside Unghia del Piede di Satana, proteggendo le ragazze denudate ed umiliate. Ma chi è veramente Kekko Kamen? In un climax di piena emancipazione femminile come quello degli anni '70, la nuda Kekko Kamen, assieme alla sua collega Cutey Honey, è un'eroina più che azzeccata: è la donna che finalmente ha ottenuto il diritto di mostrare il suo corpo senza pudore, di utilizzare la sua sessualità come arma vincente contro la stupidità dell'uomo, distruggendo la sua società/scuola (l'istituto Sparta) di stampo tradizionalista e patriarcale. Nagai infatti era ben cosciente che i giovani lettori ai quali era rivolto il manga fossero coinvolti nelle rivolte studentesche, in un clima di piena contestazione politica.
"Kekko Kamen" si potrebbe definire come il "Kill la Kill" degli anni '70. Infatti, oltre ad essere la fonte di ispirazione principale di quest'ultimo, condivide con esso il tono parodistico, citazionistico e dissacratore delle opere di intrattenimento nipponiche: se "Kill la Kill" si fa beffe degli shonen da combattimento attuali, citando infiniti anime degli anni '70, '80 e '90, "Kekko Kamen" parodia quelli a lui precedenti, dall'inizio degli anni '60 in poi: "Cyborg 009", le opere ninja di Sanpei Shirato, "Super robot 28", gli eroi della Marvel tanto cari a Nagai... e molti altri che non cito per evitare di risultare prolisso. Abbiamo a che fare con una tipica parodia umoristica nagaiana, in cui lo script è basato su ogni singolo pretesto possibile per mostrare mutande, tette, culi, palpeggiamenti di tettone simili a palle da bowling, gente che si caga addosso, aperture inguinali - l'attacco speciale dell'eroina senza pudore, a scanso di equivoci, prende il nome di "attacco a gambe divaricate"! -, e ogni altra trovata trash degna della genialità di Go Nagai.
Il finale mi è piaciuto più di quello del manga di "Cutey Honey", e mette bene in evidenza il significato profondo dell'opera, quello già accennato in precedenza riguardante l'emancipazione femminile nell'opprimente società patriarcale rappresentata dall'istituto Sparta. Ciò non toglie che questa sia comunque una lettura leggera, un capolavoro del trash che per ironia e capacità dissacratoria mi ha vagamente ricordato certe tavole del grande maestro del fumetto italiano Magnus ("Necron", giusto per citare un suo fumetto porno/trash con perverse tettone ribelli "alla Nagai").
La sconfitta arriva solamente quando si prova vergogna nel mostrare il proprio corpo nudo! Infatti Kekko Kamen, perennemente nuda, coperta solamente in volto da una maschera, sempre vincerà!
1976 e in Giappone girava questa roba. Roba da non crederci.
Premesso che non sto cercando di "giustificarmi" perché sono adulto e faccio quello che mi pare, ma non sono un lettore di fumetti cosiddetti hentai o affini. Perché non c'è niente da leggere, fondamentalmente, non perché le donnine nude mi facciano schifo. In pratica mi è stato regalato il primo volume, e volevo vedere come andava avanti: quali altri personaggi dei manga Go Nagai avrebbe ridicolizzato, quali altre follie si sarebbe inventato il preside Unghia di Satana?
Perché è questo il senso di tutta l'opera, oltre che fare soldi col fan service. Infatti c'è chi dice che sia un ecchi. Onestamente, io non faccio l'equivalenza nudità=oscenità; il fatto è che Kekko Kamen suggerisce concetti alquanto osceni, violenti e misogini, per quanto tolleranti voi siate. Li ridicolizza, è vero, ma ci vuole una certa intelligenza e maturità per fare determinate distinzioni. Formalmente ecchi, concettualmente hentai. Almeno questa è la mia modesta opinione. Altrimenti dovrei dire che Video Girl Ai è uno shonen pudico e castigato, e non mi sembra calzante.
Una mia amica è rimasta sconvolta quando l'ha visto nella mia biblioteca: ma... questo... !?!? La cosa mi ha divertito assai, ben sapendo l'effetto che fa vederlo nella mia libreria zeppa di roba anche seria. Non dico "Il Principe" o "Il Nome della Rosa"; già certe opere di Tezuka sono tutto un programma. Tuttavia questo è un fumetto che dà qualche soddisfazione (dai, adesso non equivocate, su). In particolare, è ben scritto: cioè ti interessa abbastanza da voler sapere chi diavolo è questa Kekko Kamen, l'eroina che combatte tutta nuda tranne la maschera. Non è solo l'attesa della prossimo vestito strappato. Si sfiorano temi riguardanti la sessualità, ma in modo molto superficiale: ad esempio c'è una ragazza che si traveste da ragazzo, ma non si indaga più di tanto il motivo, che risulta quindi la volontà stimolare certe fantasie nel lettore e basta.
Qua e là alcune gag comiche sono riuscite benché tante allusioni sfuggano, se non si conoscono i personaggi dei fumetti giapponesi degli anni '70 che il fumetto cerca di prendere in giro. Molti non li conoscevo e ho dovuto leggere le note in fondo per capire, il che chiaramente rovina lo spirito del manga.
I disegni sono piuttosto datati, questo sì. Funzionano, ma non mi sento di perdonare a Go Nagai quello che sono disposto a perdonare a Tezuka, o alla Miuchi, o a Mizuki, o alla più stucchevole Rumiko Takahashi. Non in questo caso. Se non altro, non danno adito a spiacevoli accuse, dato che le ragazze dell'istituto Sparta non si comportano affatto come delle lolite, non ne hanno l'aspetto e anzi paiono un po' troppo "sapute".
Non so se è il primo manga porcellino in assoluto, ma ha un suo perché nella storia del genere, e di riflesso di tutti i manga. Non lo consiglierei, è chiaro. Costa abbastanza e non ti lascia niente di più che il pensiero: "Questi giapponesi...". Se avete 27 euro, ci sono modi migliori di spenderli.
Premesso che non sto cercando di "giustificarmi" perché sono adulto e faccio quello che mi pare, ma non sono un lettore di fumetti cosiddetti hentai o affini. Perché non c'è niente da leggere, fondamentalmente, non perché le donnine nude mi facciano schifo. In pratica mi è stato regalato il primo volume, e volevo vedere come andava avanti: quali altri personaggi dei manga Go Nagai avrebbe ridicolizzato, quali altre follie si sarebbe inventato il preside Unghia di Satana?
Perché è questo il senso di tutta l'opera, oltre che fare soldi col fan service. Infatti c'è chi dice che sia un ecchi. Onestamente, io non faccio l'equivalenza nudità=oscenità; il fatto è che Kekko Kamen suggerisce concetti alquanto osceni, violenti e misogini, per quanto tolleranti voi siate. Li ridicolizza, è vero, ma ci vuole una certa intelligenza e maturità per fare determinate distinzioni. Formalmente ecchi, concettualmente hentai. Almeno questa è la mia modesta opinione. Altrimenti dovrei dire che Video Girl Ai è uno shonen pudico e castigato, e non mi sembra calzante.
Una mia amica è rimasta sconvolta quando l'ha visto nella mia biblioteca: ma... questo... !?!? La cosa mi ha divertito assai, ben sapendo l'effetto che fa vederlo nella mia libreria zeppa di roba anche seria. Non dico "Il Principe" o "Il Nome della Rosa"; già certe opere di Tezuka sono tutto un programma. Tuttavia questo è un fumetto che dà qualche soddisfazione (dai, adesso non equivocate, su). In particolare, è ben scritto: cioè ti interessa abbastanza da voler sapere chi diavolo è questa Kekko Kamen, l'eroina che combatte tutta nuda tranne la maschera. Non è solo l'attesa della prossimo vestito strappato. Si sfiorano temi riguardanti la sessualità, ma in modo molto superficiale: ad esempio c'è una ragazza che si traveste da ragazzo, ma non si indaga più di tanto il motivo, che risulta quindi la volontà stimolare certe fantasie nel lettore e basta.
Qua e là alcune gag comiche sono riuscite benché tante allusioni sfuggano, se non si conoscono i personaggi dei fumetti giapponesi degli anni '70 che il fumetto cerca di prendere in giro. Molti non li conoscevo e ho dovuto leggere le note in fondo per capire, il che chiaramente rovina lo spirito del manga.
I disegni sono piuttosto datati, questo sì. Funzionano, ma non mi sento di perdonare a Go Nagai quello che sono disposto a perdonare a Tezuka, o alla Miuchi, o a Mizuki, o alla più stucchevole Rumiko Takahashi. Non in questo caso. Se non altro, non danno adito a spiacevoli accuse, dato che le ragazze dell'istituto Sparta non si comportano affatto come delle lolite, non ne hanno l'aspetto e anzi paiono un po' troppo "sapute".
Non so se è il primo manga porcellino in assoluto, ma ha un suo perché nella storia del genere, e di riflesso di tutti i manga. Non lo consiglierei, è chiaro. Costa abbastanza e non ti lascia niente di più che il pensiero: "Questi giapponesi...". Se avete 27 euro, ci sono modi migliori di spenderli.