Lost Universe
Hajime Kanzaka torna alla carica dopo il successo di “the slayers” di cui era l’autore della novel che poi è diventata un anime di successo. In Italia il titolo mi sembra suonasse più o meno così “Un incantesimo dischiuso tra i petali del tempo per Rina Inverse”.
Il cartone mi era piaciuto tantissimo e qui come in patria fu un successone.
Kanzaka a questo punto si unì alla disegnatrice Shoko Yoshinaka per farne un manga.
Sono la stessa coppia che ha pubblicato questo Lost Universe.
Devo ammettere che anche di Lost Universe c’è un anime ma non lo mai visto. Ho letto invece – nonostante la noia si facesse sentire già dal secondo volume – questo manga.
Il manga è arrivato in Italia anche perché Kadokawa nel 1999 era ancora uno dei principali partner di Marvel/Panini la quale era entrata nel settore manga con vari titoli di questa casa editrice giapponese quali Silent Mobious, Dark Angel e Elementalors.
Poi sono arrivati i titoli delle grandi case editrici ma diciamo la verità tutti gli editori aspirano a cercare perle anche negli editori minori… I tre titoli che ho citato prima erano alcune di queste perle Lost Universe è una porcheria con idee poche e mal sviluppate.
Il protagonista ha un bell’aspetto da bishonen e gli hanno messo al fianco anche l’assistente donna che non è brutta ma il problema è una trama di visto e rivisto.
Fantascienza condita da poteri esp, astronavi e azione.
All’inizio l’aspettativa è tanta e tutto sembra funzionare. Dopo l’episodio cinque quando sembra che inizi la vera storia ci troviamo nel vuoto o nel già visto o nel già immaginato.
Si sarebbe potuto giocare la carta del ecchi o dello shonen ai ma niente.. idee piatte con colpi di scena che non funzionano buttati li per alzare il livello, tutto inutile.
Rileggendolo oggi mi sento generoso e dare un cinque a quest’opera che è stata pubblicata già superata venticinque anni fa.
Il cartone mi era piaciuto tantissimo e qui come in patria fu un successone.
Kanzaka a questo punto si unì alla disegnatrice Shoko Yoshinaka per farne un manga.
Sono la stessa coppia che ha pubblicato questo Lost Universe.
Devo ammettere che anche di Lost Universe c’è un anime ma non lo mai visto. Ho letto invece – nonostante la noia si facesse sentire già dal secondo volume – questo manga.
Il manga è arrivato in Italia anche perché Kadokawa nel 1999 era ancora uno dei principali partner di Marvel/Panini la quale era entrata nel settore manga con vari titoli di questa casa editrice giapponese quali Silent Mobious, Dark Angel e Elementalors.
Poi sono arrivati i titoli delle grandi case editrici ma diciamo la verità tutti gli editori aspirano a cercare perle anche negli editori minori… I tre titoli che ho citato prima erano alcune di queste perle Lost Universe è una porcheria con idee poche e mal sviluppate.
Il protagonista ha un bell’aspetto da bishonen e gli hanno messo al fianco anche l’assistente donna che non è brutta ma il problema è una trama di visto e rivisto.
Fantascienza condita da poteri esp, astronavi e azione.
All’inizio l’aspettativa è tanta e tutto sembra funzionare. Dopo l’episodio cinque quando sembra che inizi la vera storia ci troviamo nel vuoto o nel già visto o nel già immaginato.
Si sarebbe potuto giocare la carta del ecchi o dello shonen ai ma niente.. idee piatte con colpi di scena che non funzionano buttati li per alzare il livello, tutto inutile.
Rileggendolo oggi mi sento generoso e dare un cinque a quest’opera che è stata pubblicata già superata venticinque anni fa.
Lost Universe è un manga in 3 tankobon (6 volumetti in Italia) che parla della storia intrecciata tra il protagonista Kain Blueriver e l’investigatrice Mileniam Feria Nocturne. Il tutto inserito in un contesto spazial-futuristico con l’aggiunta di elementi retrò come vestiti o alcune armi da fuoco; queste due caratteristiche comunque non arrivano ad essere mai in eccessivo contrasto, anzi vederle insieme dà un’idea di “vicinanza temporale” al tempo nel quale il lettore vive (il nostro ovviamente), che quindi non si ritrova mai troppo spiazzato dalla trama e dalle cose fantascientifiche che si possono vedere nella storia stessa. Un amalgama sicuramente interessante ed una delle cose che mi hanno spinto a continuare la lettura.
Le gag presenti all’interno non risultano mai fastidiose o ripetitive, e danno un buono ed interessante stacco alla storia principale, che si arriva a capire dopo due/tre volumetti: il comandante nemico Starkeiser insieme ad una delle Lost Ship, la Darkstar, intende mettere a ferro e fuoco l’intera galassia; e all’insaputa sia del lettore che dello stesso Kain fino ad un punto anche avanzato della storia, la sua astronave - donatagli dalla sua amata nonna - Sword Breaker è l’unica a potersi opporre a questo piano malvagio. Iniziamo dunque a seguire le vicende dei due protagonisti, a partire dal loro burrascoso incontro in un locale, e al loro ‘teaming up’ che li porterà a salvare una bambina, Anis, elemento chiave in tutta la storia del manga. In questo pian piano gli autori inseriranno sempre più elementi che rimandano a Nightmare, l’organizzazione con a capo Starkeiser, che si fanno via via sempre più predominanti fino ad arrivare ovviamente al culmine nell’ultimo tankobon (gli ultimi due volumetti in Italia). Qui si scoprono davvero tanti intrecci a destra e manca tra i protagonisti che leggendo ci siamo abituati a conoscere, fino ad arrivare alla rivelazione finale che con il senno di poi (e spiego tra un attimo perché) poteva essere prevista, ma che invece riesce a sorprendere comunque. Il finale del manga stesso poteva essere un attimo più lungo, forse per dare maggiore spazio all’evento e ai sentimenti dei protagonisti, però anche nel modo in cui è fatto non risulta per nulla sgradevole.
Certo chi avrà letto il manga avrà sicuramente trovato moltissimi riferimenti a quel kolossal spaziale fantascientifico che è “Star Wars”. È per questo che poco fa dicevo appunto che il finale tra i due protagonisti poteva essere previsto, ma escludendo questo già dalla stessa Darkstar, o dalle Psy-Blades o dal disegno della copertina del quinto volumetto italiano, troviamo davvero tanti tributi a quella serie di film. Non so se siano stati intenzionali o meno da parte degli autori, ma comunque non danno per nulla fastidio alla lettura anzi, trovano sicuramente il loro spazio. In conclusione do un bel 7 su 10, perché non è certo un capolavoro, ma è sicuramente una storia che ho gradito personalmente moltissimo, e non manco di consigliarla a tutti.
Le gag presenti all’interno non risultano mai fastidiose o ripetitive, e danno un buono ed interessante stacco alla storia principale, che si arriva a capire dopo due/tre volumetti: il comandante nemico Starkeiser insieme ad una delle Lost Ship, la Darkstar, intende mettere a ferro e fuoco l’intera galassia; e all’insaputa sia del lettore che dello stesso Kain fino ad un punto anche avanzato della storia, la sua astronave - donatagli dalla sua amata nonna - Sword Breaker è l’unica a potersi opporre a questo piano malvagio. Iniziamo dunque a seguire le vicende dei due protagonisti, a partire dal loro burrascoso incontro in un locale, e al loro ‘teaming up’ che li porterà a salvare una bambina, Anis, elemento chiave in tutta la storia del manga. In questo pian piano gli autori inseriranno sempre più elementi che rimandano a Nightmare, l’organizzazione con a capo Starkeiser, che si fanno via via sempre più predominanti fino ad arrivare ovviamente al culmine nell’ultimo tankobon (gli ultimi due volumetti in Italia). Qui si scoprono davvero tanti intrecci a destra e manca tra i protagonisti che leggendo ci siamo abituati a conoscere, fino ad arrivare alla rivelazione finale che con il senno di poi (e spiego tra un attimo perché) poteva essere prevista, ma che invece riesce a sorprendere comunque. Il finale del manga stesso poteva essere un attimo più lungo, forse per dare maggiore spazio all’evento e ai sentimenti dei protagonisti, però anche nel modo in cui è fatto non risulta per nulla sgradevole.
Certo chi avrà letto il manga avrà sicuramente trovato moltissimi riferimenti a quel kolossal spaziale fantascientifico che è “Star Wars”. È per questo che poco fa dicevo appunto che il finale tra i due protagonisti poteva essere previsto, ma escludendo questo già dalla stessa Darkstar, o dalle Psy-Blades o dal disegno della copertina del quinto volumetto italiano, troviamo davvero tanti tributi a quella serie di film. Non so se siano stati intenzionali o meno da parte degli autori, ma comunque non danno per nulla fastidio alla lettura anzi, trovano sicuramente il loro spazio. In conclusione do un bel 7 su 10, perché non è certo un capolavoro, ma è sicuramente una storia che ho gradito personalmente moltissimo, e non manco di consigliarla a tutti.
Acquistato per 6 euro tutta la serie in un negozio di fumetti usati, mi piaceva la copertina.
Nessuna pretesa particolare mi ha permesso di leggerlo senza pregiudizi, la storia è carina davvero, peccato che proceda un po' scattosa, la narrazione è appena sufficiente, non so perché ma mi capitava di bloccarmi nella lettura proprio perché era difficile capire cosa l'autore cercava di ottenere con certe tavole. A parte questo i disegni sono carini, sullo stile un po' retrò che piace sempre ai nostalgici e le vicende narrate non sono male, davvero peccato per la narrazione un po' scattosa.
Nessuna pretesa particolare mi ha permesso di leggerlo senza pregiudizi, la storia è carina davvero, peccato che proceda un po' scattosa, la narrazione è appena sufficiente, non so perché ma mi capitava di bloccarmi nella lettura proprio perché era difficile capire cosa l'autore cercava di ottenere con certe tavole. A parte questo i disegni sono carini, sullo stile un po' retrò che piace sempre ai nostalgici e le vicende narrate non sono male, davvero peccato per la narrazione un po' scattosa.