Damons
Si lo so la conosciamo tutti. Almeno una volta nella vita l’abbiamo incontrata e l’abbiamo provata sulla nostra pelle. Dà senza dubbio un’emozione forte a primo impatto, ma nel corso del tempo può portare alla rovina.
È la protagonista di questo manga. In realtà è la protagonista di romanzi fin da tempi antichi; è presente in tutte le epoche ed in tutte le culture. Nell’antica Grecia, ad esempio, tutti i drammi omerici si basano su di essa: degli Achei per il ratto di Elena, di Achille ed Ettore per la morte di Patroclo, della strage dei Proci da parte di Ulisse per le insidie a Penelope. Ma non solo nell’antica Grecia, anche i romanzi medievali hanno lei come protagonista e lo stesso inferno di Dante in fin dei conti si basa su di essa, per non parlare dell'Otello di Shakespeare.
Ed è proprio in questo manga della J-Pop che ritornerà ad essere grande protagonista. In realtà nelle produzioni manga è sempre stata indispensabile, basti pensare a Gatsu e a Sasuke, solo due esempi su una miriade di personaggi sfiorati dalla vendetta.
Sì perché la protagonista che da sempre ha affascinato e al contempo dilaniato l’animo umano è proprio la vendetta.
Si tratta di un sentimento strano, quasi tanto naturale da sembrare infantile.
Damons è un manga che ha la vendetta come tematica principale, anzi, tutto si basa su questo sentimento. Colui che a sua volta incarna la vendetta è Heito, il protagonista del manga.
Fin da subito il manga parla chiaro: non interessa all’autore creare empatia con il protagonista come succede in Berserk, dove è addirittura presente un lunghissimo flashback. In questo caso viene mostrato sin dalle prime pagine la causa scatenante dell’odio imperversante di Heito. La scelta è senza dubbio discutibile; mostrare fin da subito l’uccisione della famiglia del protagonista ha l’effetto di allontanare il lettore dal quel grado di affezione al personaggio principale che avrebbe portato ad un maggior coinvolgimento iniziale, dal lato opposto questa scelta ha il pregio di focalizzare subito il tema portante del manga. L’autore sembra dire che qui non ci saranno piagnistei e tragedie, qui sarà sviluppata e mostrata la vendetta nella sua forma più pura. Heito infatti avrà la sola ambizione di vendicarsi dei suoi vecchi compagni, che andrà a trovare uno alla volta per cercare di colmare l’infinita rabbia.
Si tratta quindi di una serie prevalentemente d’azione, dove la componente psicologica è limitata alla disamina del sentimento vendicativo. D’altronde è proprio la forza una delle principali conseguenze della rabbia.
Il manga da questo punto di vista è quindi abbastanza piatto, ma non piatto inteso in senso di noioso, piatto nel senso di costanza negli obiettivi e nel modo di vedere le cose. Heito cambia pochissimo nel corso del manga, i suoi obiettivi sono chiari e non avrà un attimo di esitazione a metterli in atto. Essere Piatto quindi ha i suoi lati positivi, che però si riversano in una aspetto a mio avviso negativo, che sta nella caratterizzazione del protagonista, a sua volta piatta.
C’era da aspettarselo in fin dei conti. Se l’argomento portante è la vendetta il suo portatore non può avere dubbi né ripensamenti, come tale sarà solo la vendetta l’unica cosa a venire fuori del carattere di Heito, alla fine del manga si saprà pochissimo di lui, certo un fondo di bontà è presente, ma mai a tal punto da limitare la sua ragione di vita.
Questo è una aspetto positivo visto che sono tanti, anzi, troppi i manga che nel corso del tempo perdono di vista la loro colonna portante e denaturano i personaggi.
Da una parte quindi monotonia e piattezza del protagonista, dall’altra coerenza e forza nel proprio messaggio.
Si è detto della monotonia intesa come costante piano narrativo, questa ovviamente potrebbe portare a pensare che tutta la serie sia monotona nel senso di noiosa. In realtà su questo il manga mi ha stupito maggiormente. Certo le premesse non erano entusiasmanti; un manga che racconta la vendetta con un solo personaggio per 13 numeri può sembrare noioso, in realtà l’autore è bravo a rendere la storia sempre emozionate e dinamica, e questo grazie ad una gestione ottimale dei nemici di Heito.
Il carattere dei nemici, al contrario di quello di Heito, è più curato e questo grazie ad una serie di flashback che introducono i 5 oggetti della vendetta di Heito, flashback che sono anche in grado di riempire interi capitoli consecutivi non avendo timore di lasciare da parte il protagonista.
Il culmine si ottiene nel finale con Progress, la cui storia occupa un intero volume. Ed è forse qui che paradossalmente si raggiunge il punto forse più enigmatico di tutta la serie. Parliamoci chiaro, il flashback è fatto bene e fa capire al meglio chi sia Progress (in poche parole è l’organizzatore della tortura ad Heito nonché il villan principale), ma esula completamente dalla serie.
Il successo di Death Note sembra aver influenzato pesantemente questi capitoli, perché l’autore sembra aver preso spunto da quel manga per raccontare la scalata al potere di Progress, soltanto che al posto del quaderno Prog ha la possibilità di controllare gli animali. Sia chiaro questa è puramente una mia idea, ma ho avuto questa sensazione.
Il problema è che proprio nel finale il manga si perde un po’, o meglio perde quel suo punto di forza che era la costanza nel raccontare la vendetta. La vendetta di Heito è sempre espressa nella sua massima forza, ma viene quasi controbilanciata dalla troppo fantascienza che cresce in maniera esponenziale e che tende quasi ad oscurarla, cosa mai successa fin a quel momento.
A livello di art il manga si comporta davvero molto bene, i disegni sono veramente una delle parti forte del manga. Quello che colpisce di più è l’espressività non solo dei visi, ma soprattutto dei movimenti, la rabbia è sempre presente ed esplode forte nelle scene d’azione. Anche i primi piani di Heito sono belli anche se forse un po’ troppo ripetuti nelle medesime espressioni.
In conclusione, si tratta di un manga che non ha bisogno di particolari interpretazioni o dietrologie, l’argomento portante è chiaro, cosi come le intenzioni dell’autore. Il manga fa riflettere sulla vendetta e sul fatto che il più delle volete rovina le persone, perché portata allo stremo crea una perversione ed un feticismo autodistruttivi. In realtà l’autore non critica mai la vendetta, e non dà quasi mai giudizi morali. Lui pone i fatti come sono, sta al lettore interpretarlo, vedere quindi il manga come un semplice manga d’azione o come qualcosa in più. Questo astenersi da falsi moralismi lo ritengo una dei punti migliori del manga.
LightLife
È la protagonista di questo manga. In realtà è la protagonista di romanzi fin da tempi antichi; è presente in tutte le epoche ed in tutte le culture. Nell’antica Grecia, ad esempio, tutti i drammi omerici si basano su di essa: degli Achei per il ratto di Elena, di Achille ed Ettore per la morte di Patroclo, della strage dei Proci da parte di Ulisse per le insidie a Penelope. Ma non solo nell’antica Grecia, anche i romanzi medievali hanno lei come protagonista e lo stesso inferno di Dante in fin dei conti si basa su di essa, per non parlare dell'Otello di Shakespeare.
Ed è proprio in questo manga della J-Pop che ritornerà ad essere grande protagonista. In realtà nelle produzioni manga è sempre stata indispensabile, basti pensare a Gatsu e a Sasuke, solo due esempi su una miriade di personaggi sfiorati dalla vendetta.
Sì perché la protagonista che da sempre ha affascinato e al contempo dilaniato l’animo umano è proprio la vendetta.
Si tratta di un sentimento strano, quasi tanto naturale da sembrare infantile.
Damons è un manga che ha la vendetta come tematica principale, anzi, tutto si basa su questo sentimento. Colui che a sua volta incarna la vendetta è Heito, il protagonista del manga.
Fin da subito il manga parla chiaro: non interessa all’autore creare empatia con il protagonista come succede in Berserk, dove è addirittura presente un lunghissimo flashback. In questo caso viene mostrato sin dalle prime pagine la causa scatenante dell’odio imperversante di Heito. La scelta è senza dubbio discutibile; mostrare fin da subito l’uccisione della famiglia del protagonista ha l’effetto di allontanare il lettore dal quel grado di affezione al personaggio principale che avrebbe portato ad un maggior coinvolgimento iniziale, dal lato opposto questa scelta ha il pregio di focalizzare subito il tema portante del manga. L’autore sembra dire che qui non ci saranno piagnistei e tragedie, qui sarà sviluppata e mostrata la vendetta nella sua forma più pura. Heito infatti avrà la sola ambizione di vendicarsi dei suoi vecchi compagni, che andrà a trovare uno alla volta per cercare di colmare l’infinita rabbia.
Si tratta quindi di una serie prevalentemente d’azione, dove la componente psicologica è limitata alla disamina del sentimento vendicativo. D’altronde è proprio la forza una delle principali conseguenze della rabbia.
Il manga da questo punto di vista è quindi abbastanza piatto, ma non piatto inteso in senso di noioso, piatto nel senso di costanza negli obiettivi e nel modo di vedere le cose. Heito cambia pochissimo nel corso del manga, i suoi obiettivi sono chiari e non avrà un attimo di esitazione a metterli in atto. Essere Piatto quindi ha i suoi lati positivi, che però si riversano in una aspetto a mio avviso negativo, che sta nella caratterizzazione del protagonista, a sua volta piatta.
C’era da aspettarselo in fin dei conti. Se l’argomento portante è la vendetta il suo portatore non può avere dubbi né ripensamenti, come tale sarà solo la vendetta l’unica cosa a venire fuori del carattere di Heito, alla fine del manga si saprà pochissimo di lui, certo un fondo di bontà è presente, ma mai a tal punto da limitare la sua ragione di vita.
Questo è una aspetto positivo visto che sono tanti, anzi, troppi i manga che nel corso del tempo perdono di vista la loro colonna portante e denaturano i personaggi.
Da una parte quindi monotonia e piattezza del protagonista, dall’altra coerenza e forza nel proprio messaggio.
Si è detto della monotonia intesa come costante piano narrativo, questa ovviamente potrebbe portare a pensare che tutta la serie sia monotona nel senso di noiosa. In realtà su questo il manga mi ha stupito maggiormente. Certo le premesse non erano entusiasmanti; un manga che racconta la vendetta con un solo personaggio per 13 numeri può sembrare noioso, in realtà l’autore è bravo a rendere la storia sempre emozionate e dinamica, e questo grazie ad una gestione ottimale dei nemici di Heito.
Il carattere dei nemici, al contrario di quello di Heito, è più curato e questo grazie ad una serie di flashback che introducono i 5 oggetti della vendetta di Heito, flashback che sono anche in grado di riempire interi capitoli consecutivi non avendo timore di lasciare da parte il protagonista.
Il culmine si ottiene nel finale con Progress, la cui storia occupa un intero volume. Ed è forse qui che paradossalmente si raggiunge il punto forse più enigmatico di tutta la serie. Parliamoci chiaro, il flashback è fatto bene e fa capire al meglio chi sia Progress (in poche parole è l’organizzatore della tortura ad Heito nonché il villan principale), ma esula completamente dalla serie.
Il successo di Death Note sembra aver influenzato pesantemente questi capitoli, perché l’autore sembra aver preso spunto da quel manga per raccontare la scalata al potere di Progress, soltanto che al posto del quaderno Prog ha la possibilità di controllare gli animali. Sia chiaro questa è puramente una mia idea, ma ho avuto questa sensazione.
Il problema è che proprio nel finale il manga si perde un po’, o meglio perde quel suo punto di forza che era la costanza nel raccontare la vendetta. La vendetta di Heito è sempre espressa nella sua massima forza, ma viene quasi controbilanciata dalla troppo fantascienza che cresce in maniera esponenziale e che tende quasi ad oscurarla, cosa mai successa fin a quel momento.
A livello di art il manga si comporta davvero molto bene, i disegni sono veramente una delle parti forte del manga. Quello che colpisce di più è l’espressività non solo dei visi, ma soprattutto dei movimenti, la rabbia è sempre presente ed esplode forte nelle scene d’azione. Anche i primi piani di Heito sono belli anche se forse un po’ troppo ripetuti nelle medesime espressioni.
In conclusione, si tratta di un manga che non ha bisogno di particolari interpretazioni o dietrologie, l’argomento portante è chiaro, cosi come le intenzioni dell’autore. Il manga fa riflettere sulla vendetta e sul fatto che il più delle volete rovina le persone, perché portata allo stremo crea una perversione ed un feticismo autodistruttivi. In realtà l’autore non critica mai la vendetta, e non dà quasi mai giudizi morali. Lui pone i fatti come sono, sta al lettore interpretarlo, vedere quindi il manga come un semplice manga d’azione o come qualcosa in più. Questo astenersi da falsi moralismi lo ritengo una dei punti migliori del manga.
LightLife
<b>[Attenzione, questa recensione contiene spoiler.]</b>
Damons di Osamu Tezuka, un manga di cui si parla troppo poco a mio avviso.
La drammatica storia di Heito, tradito da coloro che considerava amici, la collera e l’implacabile ed ossessiva sete di vendetta. Damons si concentra non tanto sulla storia, quanto sui personaggi. A partire da Heito fino ad arrivare al suo più grande antagonista Progress, ogni personaggio gode di un ottimo background e di una caratterizzazione impeccabile, che fa ben capire ai lettori le emozioni che spingono ogni personaggio a compiere le azioni illustrate.
La trama, che sembra essere appunto una semplice vendetta, si rivela essere la storia di un uomo distrutto da un odio ed una sofferenza talmente grandi da essere tangibili. Il protagonista non è più un essere umano, è un demonio tremendo ed a differenza della maggior parte dei manga di tipologia Shohen, qui il protagonista non rinsavisce dall’odio affrontando il rivale a cuor sereno, ma lo alimenta fino ad arrivare al punto cruciale in cui rinnega ogni buon sentimento provato fino all’ultimo istante per concentrare ogni sua energia nel massacro che deve compiere. Il percorso di Heito è quindi un tragitto verso la distruzione di se stesso e degli altri, lui è già morto nell’anima e vuole portare la morte a coloro che l’hanno ucciso. Non vi è perdono in Daimons, né redenzione o trionfo dei valori positivi. Daimons è una guerra tra mostri nell’animo, la determinazione di un uomo distrutto contro le risorse di un’intera azienda, la carica solitaria di un cadavere verso i suoi aguzzini.
Il disegno lascia ben perplessi all’inizio. Heito non ha il volto di un demone, i suoi occhi sono troppo puri. Il tratto quindi non convince nei primi capitoli, ma riesce a rendere quasi palpabile i sentimenti del protagonista. Le sue emozioni diventano le nostre ed attraverso i disegni riusciamo a comprendere, condividere ciò che prova. Col proseguire della storia, il disegno migliorerà sempre più, con Heito che diventa man mano il demone che è sempre stato all’interno di sé. Le ambientazioni, al contrario dei personaggi, pur essendo ben fatte, non saltano subito all’occhio, consentendo al lettore di concentrarsi esclusivamente sui protagonisti di questo dramma.
L’edizione J-Pop è come al solito eccellente, con sovracopertina ed ottima carta per un prezzo alto ben proporzionato alla qualità dell’opera.
Damons di Osamu Tezuka, un manga di cui si parla troppo poco a mio avviso.
La drammatica storia di Heito, tradito da coloro che considerava amici, la collera e l’implacabile ed ossessiva sete di vendetta. Damons si concentra non tanto sulla storia, quanto sui personaggi. A partire da Heito fino ad arrivare al suo più grande antagonista Progress, ogni personaggio gode di un ottimo background e di una caratterizzazione impeccabile, che fa ben capire ai lettori le emozioni che spingono ogni personaggio a compiere le azioni illustrate.
La trama, che sembra essere appunto una semplice vendetta, si rivela essere la storia di un uomo distrutto da un odio ed una sofferenza talmente grandi da essere tangibili. Il protagonista non è più un essere umano, è un demonio tremendo ed a differenza della maggior parte dei manga di tipologia Shohen, qui il protagonista non rinsavisce dall’odio affrontando il rivale a cuor sereno, ma lo alimenta fino ad arrivare al punto cruciale in cui rinnega ogni buon sentimento provato fino all’ultimo istante per concentrare ogni sua energia nel massacro che deve compiere. Il percorso di Heito è quindi un tragitto verso la distruzione di se stesso e degli altri, lui è già morto nell’anima e vuole portare la morte a coloro che l’hanno ucciso. Non vi è perdono in Daimons, né redenzione o trionfo dei valori positivi. Daimons è una guerra tra mostri nell’animo, la determinazione di un uomo distrutto contro le risorse di un’intera azienda, la carica solitaria di un cadavere verso i suoi aguzzini.
Il disegno lascia ben perplessi all’inizio. Heito non ha il volto di un demone, i suoi occhi sono troppo puri. Il tratto quindi non convince nei primi capitoli, ma riesce a rendere quasi palpabile i sentimenti del protagonista. Le sue emozioni diventano le nostre ed attraverso i disegni riusciamo a comprendere, condividere ciò che prova. Col proseguire della storia, il disegno migliorerà sempre più, con Heito che diventa man mano il demone che è sempre stato all’interno di sé. Le ambientazioni, al contrario dei personaggi, pur essendo ben fatte, non saltano subito all’occhio, consentendo al lettore di concentrarsi esclusivamente sui protagonisti di questo dramma.
L’edizione J-Pop è come al solito eccellente, con sovracopertina ed ottima carta per un prezzo alto ben proporzionato alla qualità dell’opera.
Ho acquistato questo manga su consiglio di un mio amico e a dir la verità all'inizio ero molto scettico perché il disegno non mi piaceva proprio!
Poi però, davanti alla trama ben congeniata (tratta da un idea del buon Osamu Tezuka) e uno stile di disegno che, nonostante l'impatto iniziale, credetemi vi intrigherà, sono stato conquistato da questo manga.
La drammatica storia di Heito, un ingegnere a cui vengono uccise moglie e figlia e amputate entrambe le braccia, è una storia appassionante che vi commuoverà davanti alla disperazione di un uomo che ha perso tutto e che vi esalterà di fronte alla determinazione di quest'ultimo nella sua vendetta.
In particolare quest'ultimo aspetto viene reso molto bene nelle tavole che fanno letteralmente trasparire l'odio di Heito dalle pagine.
In definitiva è un manga da non sottovalutare e da provare sicuramente.
P.S. ho dato come voto 8 ma è un 8.5 pieno.
Poi però, davanti alla trama ben congeniata (tratta da un idea del buon Osamu Tezuka) e uno stile di disegno che, nonostante l'impatto iniziale, credetemi vi intrigherà, sono stato conquistato da questo manga.
La drammatica storia di Heito, un ingegnere a cui vengono uccise moglie e figlia e amputate entrambe le braccia, è una storia appassionante che vi commuoverà davanti alla disperazione di un uomo che ha perso tutto e che vi esalterà di fronte alla determinazione di quest'ultimo nella sua vendetta.
In particolare quest'ultimo aspetto viene reso molto bene nelle tavole che fanno letteralmente trasparire l'odio di Heito dalle pagine.
In definitiva è un manga da non sottovalutare e da provare sicuramente.
P.S. ho dato come voto 8 ma è un 8.5 pieno.
Gran bel manga, un disegno molto accattivante e spigoloso che ritrae alla perfezione le atmosfere di una grande e ben architettata storia che sa far veramente emozionare il lettore e riesce a trascinarlo di forza in questo mondo di rabbia, odio e vite infrante. Ogni personaggio alle proprie spalle ha una vicenda tragica, e tutte insieme compongono il mosaico di questo fumetto, ma solamente l'odio e la frustrazione più dilaniante prevarrà su tutti gli altri.
Non è un caso che l'idea sia dell'immenso Osamu Tezuka. Consigliato a tutti
Non è un caso che l'idea sia dell'immenso Osamu Tezuka. Consigliato a tutti
Ho comprato questo manga alla cieca senza sapere esattamente di cosa parlasse, e devo dire che sono rimasto sorpreso da questo bellissimo "shonen". Per adesso ho letto solamente i primi 5 volumi su 8, causa non disponibilita del volume 6 in fumetteria. E' e un manga molto forte, sentimentalmente, non è solo sangue ma fa veramente "emozionare".
Riassunto primo volume: Heito è un ingegnere che vuole usare la nanotecnologia per scopi medici, quando però si accorge che i suoi "colleghi" hanno intenzione di usarla per tutt'altro scopo (creare armi super potenti) si rifiuta minacciando di denunciare tutto; viene così punito con l'amputazione delle braccia ma, cosa ancora più grave, con l'uccisione della moglie e della figlia davanti ai suoi occhi. Heito viene soccorso da uno scienziato che sperimenta protesi usando, come mezzo per muovere gli arti, la telecinesi. Una volta appresa tale tecnica, Heito si fa costruire arti di acciaio, cosi parte alla ricerca dei 5 colleghi che hanno distrutto la sua vita. Ovviamente ci sono i colpi di scena, e la storia non è cosi lineare come sembra.
Davvero un bel manga, da leggere tutto d'un fiato.
Riassunto primo volume: Heito è un ingegnere che vuole usare la nanotecnologia per scopi medici, quando però si accorge che i suoi "colleghi" hanno intenzione di usarla per tutt'altro scopo (creare armi super potenti) si rifiuta minacciando di denunciare tutto; viene così punito con l'amputazione delle braccia ma, cosa ancora più grave, con l'uccisione della moglie e della figlia davanti ai suoi occhi. Heito viene soccorso da uno scienziato che sperimenta protesi usando, come mezzo per muovere gli arti, la telecinesi. Una volta appresa tale tecnica, Heito si fa costruire arti di acciaio, cosi parte alla ricerca dei 5 colleghi che hanno distrutto la sua vita. Ovviamente ci sono i colpi di scena, e la storia non è cosi lineare come sembra.
Davvero un bel manga, da leggere tutto d'un fiato.