Rumic Theater
Una serie di piccole storie semplici e insieme delicate sui problemi, sui drammi, sulle speranze e sulle gioie (in tutti i casi, questioni piccole per il mondo, enormi per i protagonisti) della quotidianità nipponica, con l'autrice che si conferma ancora come capace di illustrare diversi aspetti dell'animo umano, il tutto accompagnato dai suoi disegni che come sempre sono semplici e allo stesso tempo espressivi, e da una simpatica spruzzata di soprannaturale. Non l'ho trovato proprio un capolavoro, ma è comunque una bella raccolta che fa passare piacevolmente il tempo.
Date le sue serie interminabili, si potrebbe pensare che Rumiko Takahashi non sappia realizzare storie brevi. Niente di più falso, dato che pubblica periodicamente brevi racconti raccolti in antologie, a ben vedere ognuna caratterizzata da un tema, sia nel senso letterale del termine ovvero di argomento trattato nell’opera che musicale, ovvero sottofondo che permea tutte le vicende. In Rumic Theater un tema è dato indubbiamente dalla forza femminile, dato che le protagoniste saranno tutte donne normali, per quel che significhi normale nelle opere di Rumiko, che affrontano difficili situazioni di vita quotidiana. Certo, la surrealità realistica e le piccole e grandi incomprensioni in cui siamo stati abituati da Rumiko non mancheranno, ma gli elementi fantastici improbabili saranno pochi, almeno in quattro racconti, mentre in due saranno presenti ma in modo tanto forte quanto silenzioso, senza nulla togliere al realismo delle vicende. Se come insegnava quel grande artista il compito dell’arte è dato dal mostrare ciò che c’è ma che non riusciamo a vedere, non si può certo negare che Rumic Theater sia l’ennesima opera nata dalla fantasia di mamma Rumiko. Sei storie da leggere con calma, direi una al giorno, e da tenere nel cuore, anche per capire come il Giappone non sia certo un luogo perfetto, ma sia anche molto più vicino a noi di quanto non pensiamo vedi l’episodio su frane esmottamenti e che tutto il mondo sia paese. Grafica e regia tipiche dell’autrice, con un disegno preciso ma non dettagliato all’eccesso e regia delle tavole sapientissima. Ancora una volta… grazie mamma Rumiko!
Un pinguino che non dovrebbe essere lì, una nonnina sensitiva che vola a cavalcioni su una stampella, una donna alle prese con la spazzatura e uno spirito che invade la casa di famiglia... cosa avranno mai in comune tutti loro?
Semplice, Rumiko Takahashi.
La raccolta di storie brevi, "Rumic Theater", nasce nel 1996 grazie ad un'autrice che ha dimostrato fin dal '78 di avere stoffa da vendere nel mondo degli anime e manga: "Urusei Yatsura", "Ranma 1/2", "Maison Ikkoku" e "Inuyasha" sono fra le sue opere più note, ma tante altre hanno contribuito a darle fama, concedendole il titolo di "Principessa dei Manga".
In questo volume ritroviamo sei storie che iniziano nella normalità, ma che finiscono per sfociare in eventi assurdi ricchi di gag e drammi.
L'autrice, attraverso alcuni racconti, ha voluto infondere alcuni significati come il rispetto verso l'ambiente e gli animali, ed è una cosa che mi ha fatto piacere.
Il tratto, classica firma di Rumiko Takahashi, si sposa perfettamente con le scene di vita quotidiana qui presenti, e rende il tutto molto armonioso.
L'edizione, curata dalla Star Comics, si presenta con alcune pagine a colori e in un formato più grande rispetto al solito, ma purtroppo la lettura è all'occidentale.
Quest'opera è uno slice of life molto carino, divertente, con sfumature relative al folkrore giapponese e alle casalinghe, ma perchè no, anche ai salaryman che faranno fare quattro risate a tutti.
Consiglio la lettura a chiunque volesse reperire qualcosa dell'autrice, e a tutti coloro che sono alla ricerca di una nuova lettura fresca e vivace.
Voto: 7
Semplice, Rumiko Takahashi.
La raccolta di storie brevi, "Rumic Theater", nasce nel 1996 grazie ad un'autrice che ha dimostrato fin dal '78 di avere stoffa da vendere nel mondo degli anime e manga: "Urusei Yatsura", "Ranma 1/2", "Maison Ikkoku" e "Inuyasha" sono fra le sue opere più note, ma tante altre hanno contribuito a darle fama, concedendole il titolo di "Principessa dei Manga".
In questo volume ritroviamo sei storie che iniziano nella normalità, ma che finiscono per sfociare in eventi assurdi ricchi di gag e drammi.
L'autrice, attraverso alcuni racconti, ha voluto infondere alcuni significati come il rispetto verso l'ambiente e gli animali, ed è una cosa che mi ha fatto piacere.
Il tratto, classica firma di Rumiko Takahashi, si sposa perfettamente con le scene di vita quotidiana qui presenti, e rende il tutto molto armonioso.
L'edizione, curata dalla Star Comics, si presenta con alcune pagine a colori e in un formato più grande rispetto al solito, ma purtroppo la lettura è all'occidentale.
Quest'opera è uno slice of life molto carino, divertente, con sfumature relative al folkrore giapponese e alle casalinghe, ma perchè no, anche ai salaryman che faranno fare quattro risate a tutti.
Consiglio la lettura a chiunque volesse reperire qualcosa dell'autrice, e a tutti coloro che sono alla ricerca di una nuova lettura fresca e vivace.
Voto: 7
Rumiko Takahashi è una mangaka versatile e poliedrica; personalmente adoro ogni opera nata dalla sua matita. Nell'olimpo dei suoi strambi personaggi ci sono due categorie che amo in particolare: le casalinghe e i salaryman. "Rumic Theater" è una raccolta di One-shot incentrate proprio sul primo gruppo.
Le sei storie di cui si compone il volume raccontano di quel mondo, a volte impercettibile e troppo spesso dato per scontato, che è la vita quotidiana delle donne di casa alle prese con piccole e grandi incombenze giornaliere. I rapporti con i vicini, le questioni amorose, quelle economiche e familiari sono alla base di questi bei racconti che si districano tra il serio e il faceto, tra l'ironia e la realtà.
Le donne di "Rumic Theater" sono donne forti che portano sulle loro spalle il peso della famiglia e le responsabilità che ne derivano, complici anche dei mariti inetti, troppo indaffarati o troppo intenti ad accontentare i desideri dei propri datori di lavoro. Insomma, niente casalinghe disperate, ma donne comuni, persone tenaci e combattive che ce la mettono tutta per tenere in piedi la famiglia o il lavoro, cercando al contempo la loro personale felicità. Queste cosiddette "madri di famiglia" quindi non rappresentano in toto l'immagine del perfetto angelo del focolare, anzi, sono donne che non si tirano indietro di fronte ai problemi, mettendoci la faccia e affrontando le difficoltà con grande dignità, rendendo giustizia al substrato sociale di cui sono degne rappresentanti.
Anche nel caso in cui la protagonista non è una giovane donna bensì una simpatica vecchietta dai ricordi appannati (mi riferisco alla storia dal titolo "Cent'anni d'amore"), è evidente agli occhi del lettore quella tenacia tutta femminile nel voler portare a termine i compiti assegnati, nel voler vivere pienamente la propria vita con ardore e passione fino alla fine.
La tagliente ironia, la pungente comicità e la capacità della Takahashi di tratteggiare personalità realistiche e dinamiche fanno il resto del lavoro, permettendo al lettore di entrare in perfetto contatto empatico con i personaggi.
Il tratto è quello tipico della mangaka, abbastanza morbido e rotondo ma dalle linee forti e sicure, curato ma privo d'inutili orpelli, chiaro e diretto.
Un volume consigliato a tutti gli amanti delle storie di vita quotidiana e in particolare a chi pensa che le donne siano, sempre e comunque, dotate di una marcia in più.
Le sei storie di cui si compone il volume raccontano di quel mondo, a volte impercettibile e troppo spesso dato per scontato, che è la vita quotidiana delle donne di casa alle prese con piccole e grandi incombenze giornaliere. I rapporti con i vicini, le questioni amorose, quelle economiche e familiari sono alla base di questi bei racconti che si districano tra il serio e il faceto, tra l'ironia e la realtà.
Le donne di "Rumic Theater" sono donne forti che portano sulle loro spalle il peso della famiglia e le responsabilità che ne derivano, complici anche dei mariti inetti, troppo indaffarati o troppo intenti ad accontentare i desideri dei propri datori di lavoro. Insomma, niente casalinghe disperate, ma donne comuni, persone tenaci e combattive che ce la mettono tutta per tenere in piedi la famiglia o il lavoro, cercando al contempo la loro personale felicità. Queste cosiddette "madri di famiglia" quindi non rappresentano in toto l'immagine del perfetto angelo del focolare, anzi, sono donne che non si tirano indietro di fronte ai problemi, mettendoci la faccia e affrontando le difficoltà con grande dignità, rendendo giustizia al substrato sociale di cui sono degne rappresentanti.
Anche nel caso in cui la protagonista non è una giovane donna bensì una simpatica vecchietta dai ricordi appannati (mi riferisco alla storia dal titolo "Cent'anni d'amore"), è evidente agli occhi del lettore quella tenacia tutta femminile nel voler portare a termine i compiti assegnati, nel voler vivere pienamente la propria vita con ardore e passione fino alla fine.
La tagliente ironia, la pungente comicità e la capacità della Takahashi di tratteggiare personalità realistiche e dinamiche fanno il resto del lavoro, permettendo al lettore di entrare in perfetto contatto empatico con i personaggi.
Il tratto è quello tipico della mangaka, abbastanza morbido e rotondo ma dalle linee forti e sicure, curato ma privo d'inutili orpelli, chiaro e diretto.
Un volume consigliato a tutti gli amanti delle storie di vita quotidiana e in particolare a chi pensa che le donne siano, sempre e comunque, dotate di una marcia in più.
Un manga carino della Takahashi. Purtroppo il fatto che sia una raccolta di storie brevi non mi permette di dargli un voto più alto.
I disegni sono a mio parere di buona qualità, e le pagine a colori danno quel tocco in più.
Le storie, proprio perché brevi, non sono il top del top, però non deludono, sono tutte interessanti e tutte fanno riflettere. Morale: mai nulla è come sembra, mai nessuno è come appare. In fondo, in ogni storia ci sono colpi di scena, più o meno grandi, con personaggi che si ricredono su quello di cui erano tanto sicuri in un primo tempo.
Noterete infine che ci sono molte "Akane" e molte "Kyoko", qualche "Kuno", "Cologne" e "Happosai".
Consigliato.
I disegni sono a mio parere di buona qualità, e le pagine a colori danno quel tocco in più.
Le storie, proprio perché brevi, non sono il top del top, però non deludono, sono tutte interessanti e tutte fanno riflettere. Morale: mai nulla è come sembra, mai nessuno è come appare. In fondo, in ogni storia ci sono colpi di scena, più o meno grandi, con personaggi che si ricredono su quello di cui erano tanto sicuri in un primo tempo.
Noterete infine che ci sono molte "Akane" e molte "Kyoko", qualche "Kuno", "Cologne" e "Happosai".
Consigliato.
Rumic Theater è una raccolta di sei racconti brevi di Rumiko Takahashi, si tratta di storie leggere e simpatica ma tutte con una morale.
Nella prima troviamo una madre di famiglia che dovrà prendersi cura di un pinguino (si, proprio un pinguino, avete capito bene!) nel proprio appartamento, il tutto ovviamente nella più assoluta segretezza visto che il regolamento di condominio vieta esplicitamente il mantenimento di animali, nonché tutta una lunga serie di pesanti restrizioni dovute in larga parte ad un'acidissima ed irreprensibile rappresentante condominiale apparentemente incapace di tollerare il benché minimo disagio, ma forse... beh, il resto dovrete scoprirlo da soli!
Nella seconda storia vedremo una giovane coppia di potenziali fidanzatini che gestiscono una sorta di agenzia matrimoniale ormai caduta in disgrazia, il corso degli eventi li porterà ad organizzare un ultimo matrimonio che forse darà loro nuove motivazioni per tentare di risollevare le sorti della loro attività.
Il terzo racconto è quello che ho trovato più simpatico di tutti. Cosa fareste voi altri se per qualche assurdo motivo la gente del quartiere si mettesse in testa che la zona adiacente al vostro ingresso di casa sia un centro adibito alla raccolta della spazzatura? Sicuramente mettereste dei cartelli per avvisare, ma se ciò non fosse sufficiente? E se, per assurdo, scopriste che la maggior parte delle cianfrusaglie trovate tra la spazzatura appartengono al datore di lavoro di vostro marito, cianfrusaglie detestate da sua moglie ma amate da lui, che magari vi chiederà di raccoglierle e cortesemente rendergliele di nascosto appena possibile? Situazione piuttosto ingarbugliata, non credete? Non mancheranno divertenti sviluppi!
Il quarto racconto è riflessivo, triste e vagamente macabro.
Una giovane donna rimasta vedova lascia in cura ad una vicina alcuni vasi per un breve periodo di tempo durante il quale si sarebbe dovuta assentare, cadendo un vaso rivelerà la presenza di frammenti di ossa umane. Chiedendo informazioni sommarie la vicina verrà a sapere che la donna in questione è malvista e temuta da buona parte del vicinato e le dicerie sul suo conto sono brutte e pesanti.
Le voci saranno fondate o è il classico caso di malignità prive di fondamento? Che segreto potrà mai nascondere la giovane vedova?
Divertente, fantasioso e profondo il quinto racconto, dove una stravagante nonnina in un ospedale ripercorre il suo passato, andando sino ai tempi in cui era innamorata di un giovane che assomiglia in modo impressionante ad un ragazzo conosciuto in ospedale. L'anziana signora ha ricordi non certo freschissimi, ma in compenso possiede dei poteri particolari che le consentiranno di essere d'aiuto al giovane per dichiararsi alla ragazza amata. Il finale è particolarmente simpatico.
Il sesto ed ultimo racconto è tra i miei preferiti di questa raccolta, nonostante all'inizio non mi avesse fatto una buona impressione. Una coppia di giovani sposi che accoglie a vivere con loro la madre di lui, in cambio la madre concederà loro il prestito necessario per lasciare quel piccolo appartamento e trasferirsi nella villa dei loro sogni. La giovane sposina parte coi migliori propositi per fare una buona impressione alla suocera, ma non aveva certo fatto i conti con l'ingombrante ed inquietante presenza che entra nel loro appartamento a seguito dell'anziana signora. È subito chiaro che non si tratta di un essere umano e che solo la giovane sposina riesce a vederlo, ha l'aspetto di un enorme bambolotto che scompare e riappare nei momenti meno opportuni facendola, comprensibilmente, passare per matta di fronte al marito e alla suocera. Quali sono le intenzioni di questa creatura? Vuole davvero rendere la loro vita un inferno? Oppure la sua presenza ha altre motivazioni? Alla fine del racconto sarà tutto molto più chiaro.
I disegni hanno uno stile un po' retrò, si tratta pur sempre di un'opera del '96, ma il tratto della Takahashi è pulito e gradevole. Rumic Theater è un ottimo esempio di come si possano realizzare racconti brevi che abbiano una certa leggerezza e allo stesso tempo che siano capaci di colpire e far riflettere.
Nella prima troviamo una madre di famiglia che dovrà prendersi cura di un pinguino (si, proprio un pinguino, avete capito bene!) nel proprio appartamento, il tutto ovviamente nella più assoluta segretezza visto che il regolamento di condominio vieta esplicitamente il mantenimento di animali, nonché tutta una lunga serie di pesanti restrizioni dovute in larga parte ad un'acidissima ed irreprensibile rappresentante condominiale apparentemente incapace di tollerare il benché minimo disagio, ma forse... beh, il resto dovrete scoprirlo da soli!
Nella seconda storia vedremo una giovane coppia di potenziali fidanzatini che gestiscono una sorta di agenzia matrimoniale ormai caduta in disgrazia, il corso degli eventi li porterà ad organizzare un ultimo matrimonio che forse darà loro nuove motivazioni per tentare di risollevare le sorti della loro attività.
Il terzo racconto è quello che ho trovato più simpatico di tutti. Cosa fareste voi altri se per qualche assurdo motivo la gente del quartiere si mettesse in testa che la zona adiacente al vostro ingresso di casa sia un centro adibito alla raccolta della spazzatura? Sicuramente mettereste dei cartelli per avvisare, ma se ciò non fosse sufficiente? E se, per assurdo, scopriste che la maggior parte delle cianfrusaglie trovate tra la spazzatura appartengono al datore di lavoro di vostro marito, cianfrusaglie detestate da sua moglie ma amate da lui, che magari vi chiederà di raccoglierle e cortesemente rendergliele di nascosto appena possibile? Situazione piuttosto ingarbugliata, non credete? Non mancheranno divertenti sviluppi!
Il quarto racconto è riflessivo, triste e vagamente macabro.
Una giovane donna rimasta vedova lascia in cura ad una vicina alcuni vasi per un breve periodo di tempo durante il quale si sarebbe dovuta assentare, cadendo un vaso rivelerà la presenza di frammenti di ossa umane. Chiedendo informazioni sommarie la vicina verrà a sapere che la donna in questione è malvista e temuta da buona parte del vicinato e le dicerie sul suo conto sono brutte e pesanti.
Le voci saranno fondate o è il classico caso di malignità prive di fondamento? Che segreto potrà mai nascondere la giovane vedova?
Divertente, fantasioso e profondo il quinto racconto, dove una stravagante nonnina in un ospedale ripercorre il suo passato, andando sino ai tempi in cui era innamorata di un giovane che assomiglia in modo impressionante ad un ragazzo conosciuto in ospedale. L'anziana signora ha ricordi non certo freschissimi, ma in compenso possiede dei poteri particolari che le consentiranno di essere d'aiuto al giovane per dichiararsi alla ragazza amata. Il finale è particolarmente simpatico.
Il sesto ed ultimo racconto è tra i miei preferiti di questa raccolta, nonostante all'inizio non mi avesse fatto una buona impressione. Una coppia di giovani sposi che accoglie a vivere con loro la madre di lui, in cambio la madre concederà loro il prestito necessario per lasciare quel piccolo appartamento e trasferirsi nella villa dei loro sogni. La giovane sposina parte coi migliori propositi per fare una buona impressione alla suocera, ma non aveva certo fatto i conti con l'ingombrante ed inquietante presenza che entra nel loro appartamento a seguito dell'anziana signora. È subito chiaro che non si tratta di un essere umano e che solo la giovane sposina riesce a vederlo, ha l'aspetto di un enorme bambolotto che scompare e riappare nei momenti meno opportuni facendola, comprensibilmente, passare per matta di fronte al marito e alla suocera. Quali sono le intenzioni di questa creatura? Vuole davvero rendere la loro vita un inferno? Oppure la sua presenza ha altre motivazioni? Alla fine del racconto sarà tutto molto più chiaro.
I disegni hanno uno stile un po' retrò, si tratta pur sempre di un'opera del '96, ma il tratto della Takahashi è pulito e gradevole. Rumic Theater è un ottimo esempio di come si possano realizzare racconti brevi che abbiano una certa leggerezza e allo stesso tempo che siano capaci di colpire e far riflettere.
Rumic Theater è un volume unico contenente sei storie autoconclusive di Rumiko Takahashi.
Nelle sei storie raccolte nel volume i protagonisti sono persone comuni alle prese con piccoli problemi della vita quotidiana, come ad esempio vivere in un condominio dove è vietato avere animali domestici, o problemi con il vicinato che pensa che il muretto di un’abitazione sia il luogo di raccolta dei rifiuti, creando non pochi fastidi a chi vi abita. Per tutto il volume quindi la mangaka ritrae uno spaccato di vita quotidiana. Le storie sono molto gradevoli e leggere, ma anche divertenti a tratti, nelle ultime due c’è anche un piccolo elemento sovrannaturale, che però rimane perfettamente in sintonia con l’atmosfera creata con i racconti precedenti. I disegni sono molto ben realizzati, rendono bene le situazioni raccontate, anche perché le scene sono abbastanza statiche.
L’edizione italiana di Star Comics è molto buona, formato un po’ più grande rispetto allo standard, pagine a colori, peccato che il senso di lettura sia ribaltato rispetto all’originale.
Consigliato a chi apprezza i manga della Takahashi, qui molto diversa dai suoi manga più famosi, o a chi cerca un bel manga da leggere in leggerezza.
Nelle sei storie raccolte nel volume i protagonisti sono persone comuni alle prese con piccoli problemi della vita quotidiana, come ad esempio vivere in un condominio dove è vietato avere animali domestici, o problemi con il vicinato che pensa che il muretto di un’abitazione sia il luogo di raccolta dei rifiuti, creando non pochi fastidi a chi vi abita. Per tutto il volume quindi la mangaka ritrae uno spaccato di vita quotidiana. Le storie sono molto gradevoli e leggere, ma anche divertenti a tratti, nelle ultime due c’è anche un piccolo elemento sovrannaturale, che però rimane perfettamente in sintonia con l’atmosfera creata con i racconti precedenti. I disegni sono molto ben realizzati, rendono bene le situazioni raccontate, anche perché le scene sono abbastanza statiche.
L’edizione italiana di Star Comics è molto buona, formato un po’ più grande rispetto allo standard, pagine a colori, peccato che il senso di lettura sia ribaltato rispetto all’originale.
Consigliato a chi apprezza i manga della Takahashi, qui molto diversa dai suoi manga più famosi, o a chi cerca un bel manga da leggere in leggerezza.
In questo volume unico contenente sei storie brevi, la mangaka Rumiko Takahashi abbandona un po’ la ventata piuttosto ironica offerta in <b>Rumic Short</b> per offrire uno sguardo più intimistico, legato ai sentimenti e a quel pizzico di soprannaturale dettato dalle leggende nipponiche.
I soggetti sono tutti adulti, e sembra quasi che la Takahashi approfitti delle sue storie brevi per rivolgere l’attenzione su squarci della società nipponica che non è fatta solo di studenti liceali alle prese con esami o storie d’amore.
- Il lato più pungente ed al contempo tremendamente realistico lo si vede nella bellissima storia <i>“La Tragedia di P”</i> in cui il pinguino Pitt viene ospitato in condominio, per soddisfare una richiesta di un amico di famiglia. Com’è facile immaginare, il regolamento lo proibisce, e sorgono diverse situazioni al contempo imbarazzanti e divertenti che ruoteranno attorno allo strano animale domestico.
- In <i>“Mercante d’Amore”</i> ci viene mostrata la giovane Yukari alle prese con una sala per matrimoni ereditata sulla via del fallimento, l’onere dei dipendenti da pagare e un ultimo matrimonio da celebrare.
- <i>“La Casa dell’Immondizia”</i> ci svela il problema del muretto della famiglia Hirooka, scambiata da tutti per deposito immondizia. Quando poi compaiono souvenir esotici e si scopre che provengono dal superiore del signor Hirooka, sono guai per entrambe le famiglie.
- <i>“Dentro il Vaso”</i> offre una storia di mistero in cui, in un semplice vaso di fiori, aleggia l’ombra di un possibile omicidio in famiglia.
- In <i>“Cent’Anni d’Amore”</i> l’arzilla vecchietta Risa muore, resuscitando qualche attimo dopo con poteri extrasensoriali, poteri che Risa utilizzerà per avvicinarsi al giovane Takanezawa, così somigliante al suo primo amore di gioventù. Ma i ricordi si offuscano, e le cose non sono poi così romanzate come sembrano.
- <i>“Felicità Extra Large”</i> ci racconta delle incomprensioni tra Hanako e la suocera: un enorme e dispettoso spirito sembra infatti voler mettere a tutti i costi i bastoni fra le ruote ad Hanako, impedendole di acquistare una casa nuova.
I disegni sono curati e senza troppi fronzoli, mai così adatti a tratteggiare storie di questo tipo; il tratto della mangaka è già sicuro, rotondo e molto apprezzabile, poiché questa raccolta è stata elaborata quando l’autrice già aveva una più che solida esperienza nel campo.
L’edizione di Star Comics è alla pari di altri volumi unici della Takahashi, senza sovraccopertina, con carta bianca ma a ben vedere un po’ trasparente; infine il senso di lettura rimane invertito, ovvero all’occidentale.
Il formato del manga è più ampio di un tankobon standard, ma si presenta comunque maneggevole, con carta bianca impreziosita anche da tavole a colori. Come in Rumic Short, la copertina ritrae molti dei personaggi delle storie che si rincorrono dal fronte al retro del volume.
Consiglio questo volume unico a tutti perché davvero non vi trovo difetti: il contesto giapponese che fa da cornice a tutte le storie spazia ampiamente mescolando la quotidianità all’ironia e al soprannaturale, tingendo talvolta un velo di "assurdo" su una realtà mai banale né ripetitiva.
L’unico problema diventa, onestamente, il dover reperire anche il volume unico Rumic Short, poiché i due tomi sembrano quasi ipotetiche metà di un’unica opera; è molto evidente, infatti, il parallelismo tra i due. Rumic Theater si presta dunque benissimo a portare avanti il percorso iniziato in Rumic Short, e ne sembra quasi l’ideale compimento, come suggeriscono sia i protagonisti delle storie, sia la modalità scelta per illustrare la copertina.
Chi già apprezza la Takahashi non può certamente farselo scappare, ma la lettura è senz’altro obbligata anche per coloro che amano senza riguardi il Giappone e bramano, perché no, di sapere se la realtà nipponica è davvero così entusiasmante come sembra da fuori, o se invece si nasconde qualcosa dietro all’impenetrabile sorriso di una casalinga qualunque.
I soggetti sono tutti adulti, e sembra quasi che la Takahashi approfitti delle sue storie brevi per rivolgere l’attenzione su squarci della società nipponica che non è fatta solo di studenti liceali alle prese con esami o storie d’amore.
- Il lato più pungente ed al contempo tremendamente realistico lo si vede nella bellissima storia <i>“La Tragedia di P”</i> in cui il pinguino Pitt viene ospitato in condominio, per soddisfare una richiesta di un amico di famiglia. Com’è facile immaginare, il regolamento lo proibisce, e sorgono diverse situazioni al contempo imbarazzanti e divertenti che ruoteranno attorno allo strano animale domestico.
- In <i>“Mercante d’Amore”</i> ci viene mostrata la giovane Yukari alle prese con una sala per matrimoni ereditata sulla via del fallimento, l’onere dei dipendenti da pagare e un ultimo matrimonio da celebrare.
- <i>“La Casa dell’Immondizia”</i> ci svela il problema del muretto della famiglia Hirooka, scambiata da tutti per deposito immondizia. Quando poi compaiono souvenir esotici e si scopre che provengono dal superiore del signor Hirooka, sono guai per entrambe le famiglie.
- <i>“Dentro il Vaso”</i> offre una storia di mistero in cui, in un semplice vaso di fiori, aleggia l’ombra di un possibile omicidio in famiglia.
- In <i>“Cent’Anni d’Amore”</i> l’arzilla vecchietta Risa muore, resuscitando qualche attimo dopo con poteri extrasensoriali, poteri che Risa utilizzerà per avvicinarsi al giovane Takanezawa, così somigliante al suo primo amore di gioventù. Ma i ricordi si offuscano, e le cose non sono poi così romanzate come sembrano.
- <i>“Felicità Extra Large”</i> ci racconta delle incomprensioni tra Hanako e la suocera: un enorme e dispettoso spirito sembra infatti voler mettere a tutti i costi i bastoni fra le ruote ad Hanako, impedendole di acquistare una casa nuova.
I disegni sono curati e senza troppi fronzoli, mai così adatti a tratteggiare storie di questo tipo; il tratto della mangaka è già sicuro, rotondo e molto apprezzabile, poiché questa raccolta è stata elaborata quando l’autrice già aveva una più che solida esperienza nel campo.
L’edizione di Star Comics è alla pari di altri volumi unici della Takahashi, senza sovraccopertina, con carta bianca ma a ben vedere un po’ trasparente; infine il senso di lettura rimane invertito, ovvero all’occidentale.
Il formato del manga è più ampio di un tankobon standard, ma si presenta comunque maneggevole, con carta bianca impreziosita anche da tavole a colori. Come in Rumic Short, la copertina ritrae molti dei personaggi delle storie che si rincorrono dal fronte al retro del volume.
Consiglio questo volume unico a tutti perché davvero non vi trovo difetti: il contesto giapponese che fa da cornice a tutte le storie spazia ampiamente mescolando la quotidianità all’ironia e al soprannaturale, tingendo talvolta un velo di "assurdo" su una realtà mai banale né ripetitiva.
L’unico problema diventa, onestamente, il dover reperire anche il volume unico Rumic Short, poiché i due tomi sembrano quasi ipotetiche metà di un’unica opera; è molto evidente, infatti, il parallelismo tra i due. Rumic Theater si presta dunque benissimo a portare avanti il percorso iniziato in Rumic Short, e ne sembra quasi l’ideale compimento, come suggeriscono sia i protagonisti delle storie, sia la modalità scelta per illustrare la copertina.
Chi già apprezza la Takahashi non può certamente farselo scappare, ma la lettura è senz’altro obbligata anche per coloro che amano senza riguardi il Giappone e bramano, perché no, di sapere se la realtà nipponica è davvero così entusiasmante come sembra da fuori, o se invece si nasconde qualcosa dietro all’impenetrabile sorriso di una casalinga qualunque.