Toriyama World
“Toriyama World” è una raccolta di storie brevi scritte e disegnate da Akira Toriyama tra la fine degli anni Settanta e la metà dei Novanta, opere che nella loro brevità hanno accompagnato la produzione artistica dell’autore dagli esordi fino al periodo in cui Dragon Ball era ormai entrato nel suo arco narrativo finale.
Nel complesso si tratta di una raccolta molto piacevole e interessante, anche se il livello qualitativo delle singole storie è naturalmente molto altalenante. Per alcune, quasi dispiace che siano stati pubblicati così pochi capitoli, per altre invece non stupisce il fatto che non siano proseguite. Nel complesso però sono tutte storie simpatiche e divertenti, e aver letto precedentemente “Dr. Slump” o “Dragon Ball” potrebbe risultare un valore aggiunto, in quanto molti elementi e personaggi di tali opere vedono qui un loro grezzo esordio. Particolarmente interessanti sono tutte le vignette autobiografiche con le quali l’autore ci racconta la sua carriera, dalle prime ispirazioni al cinema da semplice spettatore, alle prime fatiche da professionista. Queste aggiunte aiutano notevolmente a contestualizzare delle opere che in alternativa apparirebbero ben più modeste. Personalmente l’aspetto che ho apprezzato maggiormente di questa raccolta è stato il fatto di poter osservare storia dopo storia l’evoluzione dello stile grafico dell’autore, nonostante a mio avviso, il disegno di Toriyama degli anni 80 fosse molto più apprezzabile di quello degli anni 90.
In definitiva, per gli amanti dell’autore, “Toriyama World” è una lettura quasi obbligatoria, e francamente mi sentirei di consigliare maggiormente quest’opera rispetto al "Akira Toriyama menù à la carte" uscito diversi anni dopo, in quanto quest’ultimo, al netto di un paio di storie in più, presenta le medesime opere in ordine sparso e non seguendo la cronologia delle pubblicazioni originali.
Nel complesso si tratta di una raccolta molto piacevole e interessante, anche se il livello qualitativo delle singole storie è naturalmente molto altalenante. Per alcune, quasi dispiace che siano stati pubblicati così pochi capitoli, per altre invece non stupisce il fatto che non siano proseguite. Nel complesso però sono tutte storie simpatiche e divertenti, e aver letto precedentemente “Dr. Slump” o “Dragon Ball” potrebbe risultare un valore aggiunto, in quanto molti elementi e personaggi di tali opere vedono qui un loro grezzo esordio. Particolarmente interessanti sono tutte le vignette autobiografiche con le quali l’autore ci racconta la sua carriera, dalle prime ispirazioni al cinema da semplice spettatore, alle prime fatiche da professionista. Queste aggiunte aiutano notevolmente a contestualizzare delle opere che in alternativa apparirebbero ben più modeste. Personalmente l’aspetto che ho apprezzato maggiormente di questa raccolta è stato il fatto di poter osservare storia dopo storia l’evoluzione dello stile grafico dell’autore, nonostante a mio avviso, il disegno di Toriyama degli anni 80 fosse molto più apprezzabile di quello degli anni 90.
In definitiva, per gli amanti dell’autore, “Toriyama World” è una lettura quasi obbligatoria, e francamente mi sentirei di consigliare maggiormente quest’opera rispetto al "Akira Toriyama menù à la carte" uscito diversi anni dopo, in quanto quest’ultimo, al netto di un paio di storie in più, presenta le medesime opere in ordine sparso e non seguendo la cronologia delle pubblicazioni originali.
A partire dalla seconda metà degli anni '90, fino ai primi mesi del 2000, Akira Toriyama non abbandonò mai le edicole e fumetterie italiane, presentandosi ogni mese con qualcosa di nuovo con cui allietare i propri lettori. Così, insieme alle sue due opere più lunghe e celebri, arrivò nel nostro paese anche questa miniserie, che raccoglie i tre volumi chiamati "Akira Toriyama's Manga Theater", nei quali sono contenute quasi tutte le storie brevi realizzate dal maestro nel corso della sua carriera.
Ebbene si, carriera, poiché il nome di Toriyama, a dispetto di quello che pensano oggi i suoi sedicenti fans italiani, non è legato solo ad alieni biondi che urlano, si gonfiano i muscoli e sparano colpi energetici. Anzi, come sottolineatoci da questa raccolta, il maestro si dimostra un autore prolifico, esperto e capace di spaziare in più generi e stili di disegno e narrazione.
Il primo volumetto contiene una serie di storie realizzate tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Abbiamo l’isola insensata e divertente di “Wonder Island” (vera e propria opera d’esordio dell’autore, che sarà poi citata a più riprese nei successivi “Dr. Slump & Arale” e “Dr. Slump colpisce ancora”), i poliziotti ridicoli di “Wonder Island 2”, il demenziale dentista di “L’isola delle meraviglie”, e, ancora un distretto di polizia tutto da ridere in “Tomato Police Woman”.
Questo quartetto di storie mette già in luce le caratteristiche grafico-narrative che poi faranno la fortuna dell’autore, e mostra prototipi di personaggi, luoghi e situazioni che poi saranno riutilizzate nella sua opera lunga (vedasi il dottore-capra, il preside della scuola o i poliziotti).
Chiude il primo volumetto la mini-saga di “Pola & Roid”, scritta durante la serializzazione di “Dr. Slump & Arale”, di cui eredita lo stile di disegno dei volumi più avanzati e a cui fa persino un paio di citazioni.
Il secondo volumetto contiene storie realizzate nel solo 1982 e mostrano un’evidente maturazione stilistica dell’autore: il corto “Escape” interamente a colori, “Mad Matic”, opera dalle tinte fantasy-steampunk, il racconto di criminalità e azione “Pink: The rain jack story” (trasposto persino in animazione) e “Chobit”, la storia di un singolare genio della lampada.
Nel terzo volumetto, che raccoglie le storie del 1983, si chiude la storia di “Chobit”, inoltre vengono presentati due racconti, “Dragon Boy” e “Tong Pu”, abbastanza particolari, poiché presentano innumerevoli elementi (quali un bimbo esperto di arti marziali, puro e forte fisicamente, l’incontro con una ragazza che lo spinge a viaggiare, le Capsule, gli animaletti trasformisti, i grandi robot) che poi saranno alla base della successiva opera lunga dell’autore che avrebbe debuttato l’anno successivo, ossia Dragon Ball.
Nel quarto volume sono contenute storie scritte nel periodo 1986-1989, mentre l’autore lavorava alla prima serie di Dragon Ball (e si nota a colpo d’occhio la maturazione raggiunta dalle storie dei primi volumi): il malinconico racconto contro la guerra “Mr. Ho”, il giapponesissimo “Il signorino Kennosuke”, la storia di un tosto e attempato sindaco “Sonchou”, la fuga da casa del teppistello in erba “Mamejiro” e un racconto puramente giapponese, un po’ storico e un po’ demenziale, “Karamaru sotto un bel cielo sereno”. In queste storie ritroviamo, pur con un diverso ruolo, personaggi simili a volti già noti come Yamcha, il Red Ribbon e persino il buon, vecchio e mai dimenticato Senbei Norimaki.
Il quinto volume, il più recente, raccoglie storie scritte nella prima metà degli anni ’90 (1991-1994), e mostrano non soltanto il cambiamento stilistico-narrativo di Toriyama avvenuto col passaggio alla nuova decade, ma anche i frutti del suo lavoro come character designer di videogiochi. Abbiamo “Cashman”, storia di extraterrestri e supereroi che ricorda moltissimo le atmosfere della parte “Z” di Dragon Ball, la mini-saga del bulletto Dub e del suo amico-schiavetto Peter e la demenziale avventura di Ackman, mostriciattolo a cui sono anche stati dedicati un cortometraggio animato e una serie di videogiochi per le console Nintendo dell’epoca.
Essendo una raccolta di racconti appartenenti a diverse fasi dell’operato di Toriyama, Toriyama World presenta tutti i pregi e i difetti di questo tipo di produzioni.
Ci sono, ovviamente, racconti più o meno riusciti, ma risultano tutti abbastanza piacevoli da leggere. Si può notare, proseguendo nella lettura, un’evoluzione stilistica dell’autore (per quanto io preferisca il tratto anni ’80 a quello anni ’90), e ben palpabili sono le sue tematiche classiche, che si riscontrano in ogni suo scritto: il contrapporsi della purezza dei bambini e della grettezza degli adulti, la presa in giro dello stereotipo da film d’azione occidentale dell’uomo duro e macho (sia esso un poliziotto, un motociclista o un supercattivo), l’umorismo, il gusto per le parodie, i movimentati combattimenti, la passione per la fantascienza, i macchinari, i motori, i film americani, il cinema d’azione orientale.
Lo stile di disegno sarà, per le produzioni degli anni ’80, morbidissimo, tondeggiante, caricaturale, “da fumetto”, per farsi poi più spigoloso ma sempre molto immediato ed espressivo, con una rappresentazione più realistica e marcata delle muscolature, via via che si scivola negli anni ’90.
Questi cinque volumetti sono un ottimo compendio dell’arte di Toriyama, in quanto vi sono presenti tutti gli elementi caratteristici della sua narrativa, e il lettore riuscirà a trovare il vero Toriyama, quello che i suoi sedicenti fans attuali, nel nostro paese, non conoscono. L’atmosfera sarà quella di una raccolta di favole, talvolta di formazione, talvolta anche un po’ nere, talvolta avventurose, talvolta romantiche, ma sempre estremamente divertenti e sempre pregne di qualche significato per chi legge, oltre che popolate di un cast di personaggi di irresistibile simpatia, dove persino il perfido imperatore spaziale Gagambo o il malvagio, massiccio e barbuto Honsmell vengono dipinti con bonaria umanità e si rendono simpatici al lettore.
Consigliatissimo ai fans dell’autore, in particolar modo a quelli che hanno amato Dr. Slump & Arale, di cui ritroveranno in questa raccolta parecchi elementi. I lettori più “casual”, forse, farebbero prima, appunto, a dirottare sulla storia del dottore e della robottina e a recuperare poi, in seguito, questa raccolta.
Ebbene si, carriera, poiché il nome di Toriyama, a dispetto di quello che pensano oggi i suoi sedicenti fans italiani, non è legato solo ad alieni biondi che urlano, si gonfiano i muscoli e sparano colpi energetici. Anzi, come sottolineatoci da questa raccolta, il maestro si dimostra un autore prolifico, esperto e capace di spaziare in più generi e stili di disegno e narrazione.
Il primo volumetto contiene una serie di storie realizzate tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Abbiamo l’isola insensata e divertente di “Wonder Island” (vera e propria opera d’esordio dell’autore, che sarà poi citata a più riprese nei successivi “Dr. Slump & Arale” e “Dr. Slump colpisce ancora”), i poliziotti ridicoli di “Wonder Island 2”, il demenziale dentista di “L’isola delle meraviglie”, e, ancora un distretto di polizia tutto da ridere in “Tomato Police Woman”.
Questo quartetto di storie mette già in luce le caratteristiche grafico-narrative che poi faranno la fortuna dell’autore, e mostra prototipi di personaggi, luoghi e situazioni che poi saranno riutilizzate nella sua opera lunga (vedasi il dottore-capra, il preside della scuola o i poliziotti).
Chiude il primo volumetto la mini-saga di “Pola & Roid”, scritta durante la serializzazione di “Dr. Slump & Arale”, di cui eredita lo stile di disegno dei volumi più avanzati e a cui fa persino un paio di citazioni.
Il secondo volumetto contiene storie realizzate nel solo 1982 e mostrano un’evidente maturazione stilistica dell’autore: il corto “Escape” interamente a colori, “Mad Matic”, opera dalle tinte fantasy-steampunk, il racconto di criminalità e azione “Pink: The rain jack story” (trasposto persino in animazione) e “Chobit”, la storia di un singolare genio della lampada.
Nel terzo volumetto, che raccoglie le storie del 1983, si chiude la storia di “Chobit”, inoltre vengono presentati due racconti, “Dragon Boy” e “Tong Pu”, abbastanza particolari, poiché presentano innumerevoli elementi (quali un bimbo esperto di arti marziali, puro e forte fisicamente, l’incontro con una ragazza che lo spinge a viaggiare, le Capsule, gli animaletti trasformisti, i grandi robot) che poi saranno alla base della successiva opera lunga dell’autore che avrebbe debuttato l’anno successivo, ossia Dragon Ball.
Nel quarto volume sono contenute storie scritte nel periodo 1986-1989, mentre l’autore lavorava alla prima serie di Dragon Ball (e si nota a colpo d’occhio la maturazione raggiunta dalle storie dei primi volumi): il malinconico racconto contro la guerra “Mr. Ho”, il giapponesissimo “Il signorino Kennosuke”, la storia di un tosto e attempato sindaco “Sonchou”, la fuga da casa del teppistello in erba “Mamejiro” e un racconto puramente giapponese, un po’ storico e un po’ demenziale, “Karamaru sotto un bel cielo sereno”. In queste storie ritroviamo, pur con un diverso ruolo, personaggi simili a volti già noti come Yamcha, il Red Ribbon e persino il buon, vecchio e mai dimenticato Senbei Norimaki.
Il quinto volume, il più recente, raccoglie storie scritte nella prima metà degli anni ’90 (1991-1994), e mostrano non soltanto il cambiamento stilistico-narrativo di Toriyama avvenuto col passaggio alla nuova decade, ma anche i frutti del suo lavoro come character designer di videogiochi. Abbiamo “Cashman”, storia di extraterrestri e supereroi che ricorda moltissimo le atmosfere della parte “Z” di Dragon Ball, la mini-saga del bulletto Dub e del suo amico-schiavetto Peter e la demenziale avventura di Ackman, mostriciattolo a cui sono anche stati dedicati un cortometraggio animato e una serie di videogiochi per le console Nintendo dell’epoca.
Essendo una raccolta di racconti appartenenti a diverse fasi dell’operato di Toriyama, Toriyama World presenta tutti i pregi e i difetti di questo tipo di produzioni.
Ci sono, ovviamente, racconti più o meno riusciti, ma risultano tutti abbastanza piacevoli da leggere. Si può notare, proseguendo nella lettura, un’evoluzione stilistica dell’autore (per quanto io preferisca il tratto anni ’80 a quello anni ’90), e ben palpabili sono le sue tematiche classiche, che si riscontrano in ogni suo scritto: il contrapporsi della purezza dei bambini e della grettezza degli adulti, la presa in giro dello stereotipo da film d’azione occidentale dell’uomo duro e macho (sia esso un poliziotto, un motociclista o un supercattivo), l’umorismo, il gusto per le parodie, i movimentati combattimenti, la passione per la fantascienza, i macchinari, i motori, i film americani, il cinema d’azione orientale.
Lo stile di disegno sarà, per le produzioni degli anni ’80, morbidissimo, tondeggiante, caricaturale, “da fumetto”, per farsi poi più spigoloso ma sempre molto immediato ed espressivo, con una rappresentazione più realistica e marcata delle muscolature, via via che si scivola negli anni ’90.
Questi cinque volumetti sono un ottimo compendio dell’arte di Toriyama, in quanto vi sono presenti tutti gli elementi caratteristici della sua narrativa, e il lettore riuscirà a trovare il vero Toriyama, quello che i suoi sedicenti fans attuali, nel nostro paese, non conoscono. L’atmosfera sarà quella di una raccolta di favole, talvolta di formazione, talvolta anche un po’ nere, talvolta avventurose, talvolta romantiche, ma sempre estremamente divertenti e sempre pregne di qualche significato per chi legge, oltre che popolate di un cast di personaggi di irresistibile simpatia, dove persino il perfido imperatore spaziale Gagambo o il malvagio, massiccio e barbuto Honsmell vengono dipinti con bonaria umanità e si rendono simpatici al lettore.
Consigliatissimo ai fans dell’autore, in particolar modo a quelli che hanno amato Dr. Slump & Arale, di cui ritroveranno in questa raccolta parecchi elementi. I lettori più “casual”, forse, farebbero prima, appunto, a dirottare sulla storia del dottore e della robottina e a recuperare poi, in seguito, questa raccolta.