Il viaggio di Shuna
“C'era una volta, sul fondo di un'antica valle scavata da un ghiacciaio, un minuscolo Regno dimenticato dal tempo”
Prima di diventare il massimo esponente dell’animazione giapponese ed uno dei cineasti più influenti degli ultimi cinquant’anni, Hayao Miyazaki è stato anche un mangaka di tutto rispetto. Esattamente nel 1982, appena prima di cimentarsi nel suo magnum opus cartaceo (“Nausicaa della valle del vento”), Miyazaki sperimentava il suo estro creativo attraverso una fiaba illustrata: “Il Viaggio di Shuna”.
In un regno lontano, flagellato da una terribile carestia, Shuna, un principe dal cuore puro, abdica mettendosi in viaggio verso occidente per la Terra degli Esseri Divini, alla ricerca dei leggendari semi d’oro che potrebbero sfamare il suo popolo.
La storia, liberamente ispirata alla leggenda tibetana “Il principe che divenne cane”, si dipana con un incedere narrativo semplice e lineare che ci conduce placidamente al lieto fine annunciato. L’esiguità dei balloon, coadiuvati da alcune note didascaliche al margine, oltre a fornire un’esperienza piuttosto singolare, aiuta il lettore ad immergersi a pieno in tavole ricche di dettagli che si ergono sovente ad autentiche opere d’arte. Più che dalla narrativa in terza persona, che non sempre risulta efficace, si è trasportati nella lettura dalla consecutio immagini mozzafiato.
Il manga si presenta con una vesta grafica dissolvente ed ispirata, confacente alle atmosfere sognanti del racconto. Il delicato tratto pittorico di Miyazaki, esaltato dall’utilizzo degli acquerelli, esplode in tavole visionarie dall’incommensurabile potenza visiva, tutte a colori, da cui già risaltano nitidi i germogli creativi del grande regista che sarebbe diventato.
Forte dell’esperienza consolidata con le serie animate “Anna dai capelli rossi”, “Heidi”, “Marco dagli Appennini alle Ande” e “Conan il ragazzo del futuro”, e dopo essersi già approcciato alla settima arte con il suo primo lungometraggio animato “Lupin III - Il castello di Cagliostro”,
con “Il viaggio di Shuna” il sensei traccia le linee di quella che diventerà la sua semantica autoriale definitiva, destreggiandosi con virtuosa naturalezza tra vallate sconfinate e città in rovina. Si distinguono tracce di “Nausicaa della Valle del vento”, e “Laputa - Castello nel cielo”, anche se le principali analogie sono riscontrabili con “Mononoke-hime”. Il viaggio verso occidente del principe, rimanda a quello che intraprenderà Ashitaka in “Principessa Mononoke”, anche il character design di Ashitaka è ripreso da Shuna, e lo stesso cervo, Yakul, è condiviso dai due principi.
Compaiono inoltre alcuni dei temi che diventeranno dei mantra del corpus opere miyazakiano e dello Studio Ghibli in toto, tra cui: la denuncia contro la guerra e
l’iniquità umana, l’amore per la natura, e l’importanza della salvaguardia del pianeta.
Inizialmente, il sensei avrebbe voluto fare di questa storia un film, poi scartò l’idea in quanto si convinse che in Giappone un incipit così semplice non avrebbe funzionato. Ricordiamoci che all’epoca, fallire in un’impresa impegnativa e dispendiosa come quella di un lungometraggio animato, avrebbe significato rischiare di appendere le proprie velleità artistiche al chiodo.
Presa come opera assestante, “Il viaggio di Shuna” è una fiaba fantasy con una storia d’amore a far da sfondo, che non si distingue per colpi di scena o spessore narrativo; piuttosto funge da tassello fondamentale per i completisti del maestro Miyazaki e per tutti coloro che desiderano avere una visione d’insieme di uno degli artisti più influenti mai usciti dal Sol levante.
A livello tecnico “Il viaggio di Shuna” è cinema su carta, e si colloca in perfetta continuità artistica nel percorso evolutivo di un autore straordinario; tuttavia chi si aspetta di ritrovare l’impatto “morale” o il sottotesto stratificato di alcuni dei massimi capolavori del sensei rischia di rimanere deluso da una storia fin troppo semplice senza arzigogoli né pretese.
“Il viaggio di Shuna” è una fotografia dai colori tenui, un po’ sbiadita, una fiaba classica nei contenuti ed unica nella forma chiusa in un libro impolverato che profuma di nostalgia.
Prima di diventare il massimo esponente dell’animazione giapponese ed uno dei cineasti più influenti degli ultimi cinquant’anni, Hayao Miyazaki è stato anche un mangaka di tutto rispetto. Esattamente nel 1982, appena prima di cimentarsi nel suo magnum opus cartaceo (“Nausicaa della valle del vento”), Miyazaki sperimentava il suo estro creativo attraverso una fiaba illustrata: “Il Viaggio di Shuna”.
In un regno lontano, flagellato da una terribile carestia, Shuna, un principe dal cuore puro, abdica mettendosi in viaggio verso occidente per la Terra degli Esseri Divini, alla ricerca dei leggendari semi d’oro che potrebbero sfamare il suo popolo.
La storia, liberamente ispirata alla leggenda tibetana “Il principe che divenne cane”, si dipana con un incedere narrativo semplice e lineare che ci conduce placidamente al lieto fine annunciato. L’esiguità dei balloon, coadiuvati da alcune note didascaliche al margine, oltre a fornire un’esperienza piuttosto singolare, aiuta il lettore ad immergersi a pieno in tavole ricche di dettagli che si ergono sovente ad autentiche opere d’arte. Più che dalla narrativa in terza persona, che non sempre risulta efficace, si è trasportati nella lettura dalla consecutio immagini mozzafiato.
Il manga si presenta con una vesta grafica dissolvente ed ispirata, confacente alle atmosfere sognanti del racconto. Il delicato tratto pittorico di Miyazaki, esaltato dall’utilizzo degli acquerelli, esplode in tavole visionarie dall’incommensurabile potenza visiva, tutte a colori, da cui già risaltano nitidi i germogli creativi del grande regista che sarebbe diventato.
Forte dell’esperienza consolidata con le serie animate “Anna dai capelli rossi”, “Heidi”, “Marco dagli Appennini alle Ande” e “Conan il ragazzo del futuro”, e dopo essersi già approcciato alla settima arte con il suo primo lungometraggio animato “Lupin III - Il castello di Cagliostro”,
con “Il viaggio di Shuna” il sensei traccia le linee di quella che diventerà la sua semantica autoriale definitiva, destreggiandosi con virtuosa naturalezza tra vallate sconfinate e città in rovina. Si distinguono tracce di “Nausicaa della Valle del vento”, e “Laputa - Castello nel cielo”, anche se le principali analogie sono riscontrabili con “Mononoke-hime”. Il viaggio verso occidente del principe, rimanda a quello che intraprenderà Ashitaka in “Principessa Mononoke”, anche il character design di Ashitaka è ripreso da Shuna, e lo stesso cervo, Yakul, è condiviso dai due principi.
Compaiono inoltre alcuni dei temi che diventeranno dei mantra del corpus opere miyazakiano e dello Studio Ghibli in toto, tra cui: la denuncia contro la guerra e
l’iniquità umana, l’amore per la natura, e l’importanza della salvaguardia del pianeta.
Inizialmente, il sensei avrebbe voluto fare di questa storia un film, poi scartò l’idea in quanto si convinse che in Giappone un incipit così semplice non avrebbe funzionato. Ricordiamoci che all’epoca, fallire in un’impresa impegnativa e dispendiosa come quella di un lungometraggio animato, avrebbe significato rischiare di appendere le proprie velleità artistiche al chiodo.
Presa come opera assestante, “Il viaggio di Shuna” è una fiaba fantasy con una storia d’amore a far da sfondo, che non si distingue per colpi di scena o spessore narrativo; piuttosto funge da tassello fondamentale per i completisti del maestro Miyazaki e per tutti coloro che desiderano avere una visione d’insieme di uno degli artisti più influenti mai usciti dal Sol levante.
A livello tecnico “Il viaggio di Shuna” è cinema su carta, e si colloca in perfetta continuità artistica nel percorso evolutivo di un autore straordinario; tuttavia chi si aspetta di ritrovare l’impatto “morale” o il sottotesto stratificato di alcuni dei massimi capolavori del sensei rischia di rimanere deluso da una storia fin troppo semplice senza arzigogoli né pretese.
“Il viaggio di Shuna” è una fotografia dai colori tenui, un po’ sbiadita, una fiaba classica nei contenuti ed unica nella forma chiusa in un libro impolverato che profuma di nostalgia.
“Il viaggio di Shuna” è un manga seinen scritto e disegnato da Hayao Miyazaki, pubblicato in Giappone nel 1982. Arrivato in Italia soltanto nel 2023, il manga a volume singolo è stato edito da Bao Publishing, riscuotendo sin da subito un discreto successo, merito anche della grande fama ottenuta negli anni dal regista giapponese. Effettivamente, in pochi lo sanno, ma oltre ad essersi dedicato per tutta la sua vita a film e serie tv, Miyazaki è stato anche un mangaka, sebbene poco produttivo. Le uniche due opere da lui disegnate sono “Sabaku no Tami” e, per l’appunto, “Il viaggio di Shuna”
Questa storia si ispira a una leggenda tibetana, “Il principe che divenne cane”, in cui un principe, preoccupato per la sopravvivenza del proprio popolo afflitto dalla povertà e senza colture che garantissero loro il sostentamento, decide di intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, al termine del quale sottrae dei chicchi d'orzo al Re Drago. Per questo motivo viene punito e trasformato magicamente in un cane, ma sarà tratto in salvo dall'amore di una ragazza e riuscirà infine a introdurre la coltivazione del cereale nel suo regno. Miyazaki lesse questa storia più di dieci anni prima della pubblicazione del manga e, per molto tempo, ha sognato di adattare questa leggenda in un film di animazione, abbandonando poi l’idea, in quanto fermamente convinto che in Giappone non potesse andare in porto un progetto così semplice e privo di fronzoli.
Non si sa con certezza quando avvennero queste vicende: forse in un passato lontano ormai incerto, o forse in un futuro remoto. C'era una volta, sul fondo di un'antica valle scavata da un ghiacciaio, un minuscolo Regno dimenticato dal tempo. I contadini aravano la terra arida per piantare i germogli di hiwabie, ma essa non restituiva che magri raccolti. Nonostante tutto, gli abitanti erano grati degli scarsi frutti della terra di cui vivevano e continuavano a lavorare fino a morire stremati dalla fame. Il principe di questo popolo rispondeva al nome di Shuna, e un giorno avrebbe ereditato il regno dal re suo padre. Un giorno si imbatté in un uomo che indossava abiti mai visti: doveva provenire da un Paese lontano. Era ormai in fin di vita per la fame e la fatica. Nonostante gli scongiuri e le erbe medicamentose della vecchia strega più potente del regno, salvare la vita a quel povero viandante era ormai impossibile. Il viandante chiamò Shuna al capezzale del suo letto di morte. L’uomo prese tra le mani un piccolo sacchetto che teneva legato al collo e lo mostrò a Shuna. Al suo interno c’erano dei semi mai visti prima. Quei chicchi erano davvero grandi e pesanti e avrebbero permesso al suo popolo di non soffrire più la fame. Il viandante raccontò che a occidente, in un luogo ai confini della terra, c’erano intere distese di questo cereale che ondeggiavano in fremito rigoglioso. Shuna decise così di mettersi in viaggio, per cercare questo miracoloso cereale e garantire un futuro alla sua gente.
Miyazaki consegna ai posteri un manga a volume unico intriso della sua poetica tanto bello e intenso quanto effimero. Il sensei opta per una scelta coraggiosa, o quanto meno inusuale: la narrazione in terza persona. Le vicende di Shuna vengono filtrate attraverso una voce narrante la cui presenza è fondamentale, seppur mai invasiva. I dialoghi sono ridotti all’osso e il grosso viene lasciato alla bellezza e all’espressività delle tavole, tutte rigorosamente ad acquerello, con l’usuale prevalenza di colori freddi magistralmente combinati con quelli caldi. A dominare le tavole disegnate da Miyazaki c’è la natura, il mondo rurale e campagnolo, in netto contrasto con quello cittadino. Come nelle grandi opere satiriche di inizio Settecento, questi due poli sono concepiti come diametralmente opposti. Il primo è quello della semplicità, del contatto con la natura, del duro lavoro e della fatica, de ‘l’unione fa la forza’ anche quando la ruota della fortuna non gira nel verso giusto. Il secondo è quello della violenza, dell’ipocrisia e dei raggiri, dei conflitti e della sofferenza. Il primo mondo è rappresentato dal Regno di cui Shuna è il principe. Il secondo ha il proprio emblema nella Città Murata, dove la principale merce di scambio sono gli esseri umani. Quello di Shuna finisce così per diventare un viaggio di formazione e di scoperta di quel mondo che il ragazzo capirà a proprie spese essere inesorabilmente diviso tra bene e male. Certamente, ciò che Shuna trova alla fine del viaggio, nella Terra degli Esseri Divini, è fondamentale per la salvezza del suo popolo, ma ancor più importante è ciò che egli ha appreso durante il viaggio. Il giovane Shuna, principe destinato un giorno a diventare re, quando sarà giunto il momento propizio si ricorderà di ciò che ha veduto nella Città Muraria e saprà essere un sovrano giusto e magnanimo, sempre pronto a difendere gli interessi del proprio popolo, quello per cui si è messo in viaggio, rischiando la sua stessa vita.
L’opera trasmette un grande senso di familiarità, merito del tratto inconfondibile di Miyazaki e della presenza, tipica dei film del sensei, di personaggi giovani e per questo non ancora contaminati dalle brutture del mondo reale. Fondamentale, in tal senso, anche la presenza dello yakkul, creatura presente nel ben più celebre e successivo “Princess Mononoke”.
Per un manga a volume singolo ventitré euro non sono pochi, ma l’edizione merita tanto, soprattutto per i disegni a colori. Quindi, complimenti a Bao Publishing, poi, si parla pur sempre di Miyazaki e scusate se è poco.
Questa storia si ispira a una leggenda tibetana, “Il principe che divenne cane”, in cui un principe, preoccupato per la sopravvivenza del proprio popolo afflitto dalla povertà e senza colture che garantissero loro il sostentamento, decide di intraprendere un lungo e pericoloso viaggio, al termine del quale sottrae dei chicchi d'orzo al Re Drago. Per questo motivo viene punito e trasformato magicamente in un cane, ma sarà tratto in salvo dall'amore di una ragazza e riuscirà infine a introdurre la coltivazione del cereale nel suo regno. Miyazaki lesse questa storia più di dieci anni prima della pubblicazione del manga e, per molto tempo, ha sognato di adattare questa leggenda in un film di animazione, abbandonando poi l’idea, in quanto fermamente convinto che in Giappone non potesse andare in porto un progetto così semplice e privo di fronzoli.
Non si sa con certezza quando avvennero queste vicende: forse in un passato lontano ormai incerto, o forse in un futuro remoto. C'era una volta, sul fondo di un'antica valle scavata da un ghiacciaio, un minuscolo Regno dimenticato dal tempo. I contadini aravano la terra arida per piantare i germogli di hiwabie, ma essa non restituiva che magri raccolti. Nonostante tutto, gli abitanti erano grati degli scarsi frutti della terra di cui vivevano e continuavano a lavorare fino a morire stremati dalla fame. Il principe di questo popolo rispondeva al nome di Shuna, e un giorno avrebbe ereditato il regno dal re suo padre. Un giorno si imbatté in un uomo che indossava abiti mai visti: doveva provenire da un Paese lontano. Era ormai in fin di vita per la fame e la fatica. Nonostante gli scongiuri e le erbe medicamentose della vecchia strega più potente del regno, salvare la vita a quel povero viandante era ormai impossibile. Il viandante chiamò Shuna al capezzale del suo letto di morte. L’uomo prese tra le mani un piccolo sacchetto che teneva legato al collo e lo mostrò a Shuna. Al suo interno c’erano dei semi mai visti prima. Quei chicchi erano davvero grandi e pesanti e avrebbero permesso al suo popolo di non soffrire più la fame. Il viandante raccontò che a occidente, in un luogo ai confini della terra, c’erano intere distese di questo cereale che ondeggiavano in fremito rigoglioso. Shuna decise così di mettersi in viaggio, per cercare questo miracoloso cereale e garantire un futuro alla sua gente.
Miyazaki consegna ai posteri un manga a volume unico intriso della sua poetica tanto bello e intenso quanto effimero. Il sensei opta per una scelta coraggiosa, o quanto meno inusuale: la narrazione in terza persona. Le vicende di Shuna vengono filtrate attraverso una voce narrante la cui presenza è fondamentale, seppur mai invasiva. I dialoghi sono ridotti all’osso e il grosso viene lasciato alla bellezza e all’espressività delle tavole, tutte rigorosamente ad acquerello, con l’usuale prevalenza di colori freddi magistralmente combinati con quelli caldi. A dominare le tavole disegnate da Miyazaki c’è la natura, il mondo rurale e campagnolo, in netto contrasto con quello cittadino. Come nelle grandi opere satiriche di inizio Settecento, questi due poli sono concepiti come diametralmente opposti. Il primo è quello della semplicità, del contatto con la natura, del duro lavoro e della fatica, de ‘l’unione fa la forza’ anche quando la ruota della fortuna non gira nel verso giusto. Il secondo è quello della violenza, dell’ipocrisia e dei raggiri, dei conflitti e della sofferenza. Il primo mondo è rappresentato dal Regno di cui Shuna è il principe. Il secondo ha il proprio emblema nella Città Murata, dove la principale merce di scambio sono gli esseri umani. Quello di Shuna finisce così per diventare un viaggio di formazione e di scoperta di quel mondo che il ragazzo capirà a proprie spese essere inesorabilmente diviso tra bene e male. Certamente, ciò che Shuna trova alla fine del viaggio, nella Terra degli Esseri Divini, è fondamentale per la salvezza del suo popolo, ma ancor più importante è ciò che egli ha appreso durante il viaggio. Il giovane Shuna, principe destinato un giorno a diventare re, quando sarà giunto il momento propizio si ricorderà di ciò che ha veduto nella Città Muraria e saprà essere un sovrano giusto e magnanimo, sempre pronto a difendere gli interessi del proprio popolo, quello per cui si è messo in viaggio, rischiando la sua stessa vita.
L’opera trasmette un grande senso di familiarità, merito del tratto inconfondibile di Miyazaki e della presenza, tipica dei film del sensei, di personaggi giovani e per questo non ancora contaminati dalle brutture del mondo reale. Fondamentale, in tal senso, anche la presenza dello yakkul, creatura presente nel ben più celebre e successivo “Princess Mononoke”.
Per un manga a volume singolo ventitré euro non sono pochi, ma l’edizione merita tanto, soprattutto per i disegni a colori. Quindi, complimenti a Bao Publishing, poi, si parla pur sempre di Miyazaki e scusate se è poco.
Fiaba contadina, agreste ed ecologista, proveniente da un mondo antico e pre-moderno, che forse sarebbe piaciuta a Pasolini.
Leggenda di ispirazione tibetana "intrisa di gratitudine verso i prodotti della terra".
Cammino iniziatico che parte dalla materia per arrivare all'oro alchemico.
Viaggio di formazione dove un giovane principe, come Siddharta, esce dal suo palazzo per scoprire il mondo e salvare il suo popolo.
Verrà a contatto con la violenza, la sete di ricchezza, la sopraffazione dell'uomo sull'uomo, i conflitti e la sofferenza. La città, la realtà urbana, si rivela essere lo spazio della corruzione, del mercantilismo e della decadenza. Ai suoi antipodi sono invece gli incontaminati villaggi montani, rurali, dove la vita è dura e difficile, ma anche onesta e fortificata da un grande spirito comunitario. Altri sono i loro problemi, a cominciare dall'immobilismo che li condannerebbe ad una estinzione certa.
Alla richiesta di Shuna di uscire dal villaggio per cercare quei semi in grado di generare un raccolto tale che potrebbe sostentare i suoi abitanti afflitti dalla fame e dalle carestie, i vecchi, ormai lontani dall'animo di un giovane desideroso di crescere, esplorare e fare esperienza, cercano di convincere il ragazzo ad accettare la sorte che il destino ha riservato per loro, anche se questo significasse morire di stenti e miseria.
Ma i giovani, simboli di bellezza, restano una fonte di speranza, chiamati come sono a seguire la loro strada e a non ripetere gli errori delle generazioni che li hanno preceduti e che si trovano ad ereditare. Ed ecco che Shuna parte lo stesso.
Shuna, come l'Ashitaka di "Principessa Mononoke", è un nobile, eroico e altruista cavaliere, pieno di coraggio e umanità, che agisce non per se stesso ma per gli altri, guidato dal principio dell'impersonalità, disposto al sacrificio per il suo popolo e pronto ad insorgere contro il fatalismo.
E quando il suo titanico e mitico "viaggio in Occidente", irto di pericoli e prove da superare, lo condurrà fino alla Terra degli Esseri Divini, ruberà agli Dei, novello Prometeo, non il fuoco, ma il grano.
Come Icaro, Shuna rimane però scottato.
Il giovane sembra perdere tutto, pure quei sentimenti che rendono umani. Ormai più simile ad un cane che non ad un uomo, il ragazzo, dopo tutto il dolore e il male che ha visto, e dopo aver conosciuto il vero volto della realtà, pare volersi rinchiudere in se stesso, traumatizzato e segnato (la sua è una parabola simile a quella di Marco Pagot, che però diventava un maiale, Howl e Mahito).
Perde fiducia in se stesso e nel suo viaggio, cerca una fuga escapista e si chiude nel suo guscio, all'interno del suo piccolo riparo. Non vuole avere più nulla a che fare con il mondo esterno, non vuole nemmeno più comunicare (privazione del logos, pensiero e parola come caratteristiche necessarie per dirsi uomini).
Ma arriva il momento in cui bisogna imparare a fare i conti con la realtà, in cui, come in "Si alza il vento", bisogna tentare di vivere.
Perché scappare non risolve nulla e fuggire non è una soluzione, non cambia niente.
Anche con il suo rifiuto di affrontare la realtà, il suo villaggio continuerebbe a morire di fame.
Il mondo non è perfetto perché sono gli uomini ad essere imperfetti. Anche gli Dei, a metà tra "2001: Odissea nello spazio" e gli "Antichi Astronauti", non si sottraggono a questa verità. Il loro mondo, apparentemente idilliaco, nasconde in realtà un oscuro segreto (e pure il mondo di un potente e sapiente mago, come si capirà in "Il ragazzo e l'airone", è in fondo un mondo di morte.)
Ma nonostante questo, esistono lo stesso motivi per cui vale la pena vivere (anche Mahito se ne renderà conto). La natura può essere matrigna sterile, ma anche madre fertile.
Già Marco Pagot capiva che "l'umanità non è poi così da buttar via". Riacquistava fiducia verso l'umanità e il mondo, tornava ad agire nella realtà, a vivere pienamente, e, nel farlo, spezzava l'incantesimo che lo obbligava alle fattezze di un maiale. Guariva dalle sue ferite e tornava uomo.
Lo stesso vale per Shuna, solo che per lui non c'è Fio, ma la Grazia, la fiducia e l'amore di Thea, la bellezza della vita che torna a nascere dopo la morte, della primavera dopo l'inverno, delle distese di grano dorato che ondeggiano in un fremito rigoglioso.
D'altronde Shuna avrebbe tranquillamente potuto rimanere o tornare alla sua vita da principe agiata e protetta, e aspettare così, pacificamente, la fine dei suoi giorni e del suo villaggio. Avrebbe potuto restare chiuso nel suo mondo ma non lo ha fatto, perché sapeva che non era ciò che era giusto fare. Sapeva di dover uscire e agire nel mondo per crescere e diventare adulto. Sapeva di dover affrontare la realtà per poterla cambiare.
Non tutto si aggiusterà, e non tutte le domande avranno una risposta, le violenze e i conflitti continueranno, però si andrà avanti prendendo e facendo fruttare quanto di meglio la vita ha da offrire, con un nuovo approccio all'esistenza.
Bisogna prendersi cura e coltivare quel che di buono esiste nel mondo, lottare per il bene anche se è difficile da ottenere e preservare. E chissà che un giorno si raggiunga davvero un lieto fine (in tal senso, Il dono dei semi d'oro all'umanità e la loro coltivazione sono forse la metafora dell'inizio della restaurazione dell'età dell'oro). Finché c'è vita c'è speranza.
“Vivere è cosa sinceramente dolorosa e difficile; maledico il mondo, maledico gli uomini… eppure voglio vivere”, diceva un lebbroso in "Principessa Mononoke" (un'esortazione alla vita, la chiamata naturale alla vita che sentono tutti gli uomini).
Al termine del racconto, Shuna tornerà dalla sua avventura con rinnovata consapevolezza e nuova conoscenza, trasformato e cambiato.
Tante le immagini liriche, come il paragone tra la condizione umana, la vita dell'uomo, e la vita del grano.
Un'opera d'arte, con illustrazioni enormemente evocative e dalla grande forza poetica.
Fondamentale per capire Miyazaki.
Leggenda di ispirazione tibetana "intrisa di gratitudine verso i prodotti della terra".
Cammino iniziatico che parte dalla materia per arrivare all'oro alchemico.
Viaggio di formazione dove un giovane principe, come Siddharta, esce dal suo palazzo per scoprire il mondo e salvare il suo popolo.
Verrà a contatto con la violenza, la sete di ricchezza, la sopraffazione dell'uomo sull'uomo, i conflitti e la sofferenza. La città, la realtà urbana, si rivela essere lo spazio della corruzione, del mercantilismo e della decadenza. Ai suoi antipodi sono invece gli incontaminati villaggi montani, rurali, dove la vita è dura e difficile, ma anche onesta e fortificata da un grande spirito comunitario. Altri sono i loro problemi, a cominciare dall'immobilismo che li condannerebbe ad una estinzione certa.
Alla richiesta di Shuna di uscire dal villaggio per cercare quei semi in grado di generare un raccolto tale che potrebbe sostentare i suoi abitanti afflitti dalla fame e dalle carestie, i vecchi, ormai lontani dall'animo di un giovane desideroso di crescere, esplorare e fare esperienza, cercano di convincere il ragazzo ad accettare la sorte che il destino ha riservato per loro, anche se questo significasse morire di stenti e miseria.
Ma i giovani, simboli di bellezza, restano una fonte di speranza, chiamati come sono a seguire la loro strada e a non ripetere gli errori delle generazioni che li hanno preceduti e che si trovano ad ereditare. Ed ecco che Shuna parte lo stesso.
Shuna, come l'Ashitaka di "Principessa Mononoke", è un nobile, eroico e altruista cavaliere, pieno di coraggio e umanità, che agisce non per se stesso ma per gli altri, guidato dal principio dell'impersonalità, disposto al sacrificio per il suo popolo e pronto ad insorgere contro il fatalismo.
E quando il suo titanico e mitico "viaggio in Occidente", irto di pericoli e prove da superare, lo condurrà fino alla Terra degli Esseri Divini, ruberà agli Dei, novello Prometeo, non il fuoco, ma il grano.
Come Icaro, Shuna rimane però scottato.
Il giovane sembra perdere tutto, pure quei sentimenti che rendono umani. Ormai più simile ad un cane che non ad un uomo, il ragazzo, dopo tutto il dolore e il male che ha visto, e dopo aver conosciuto il vero volto della realtà, pare volersi rinchiudere in se stesso, traumatizzato e segnato (la sua è una parabola simile a quella di Marco Pagot, che però diventava un maiale, Howl e Mahito).
Perde fiducia in se stesso e nel suo viaggio, cerca una fuga escapista e si chiude nel suo guscio, all'interno del suo piccolo riparo. Non vuole avere più nulla a che fare con il mondo esterno, non vuole nemmeno più comunicare (privazione del logos, pensiero e parola come caratteristiche necessarie per dirsi uomini).
Ma arriva il momento in cui bisogna imparare a fare i conti con la realtà, in cui, come in "Si alza il vento", bisogna tentare di vivere.
Perché scappare non risolve nulla e fuggire non è una soluzione, non cambia niente.
Anche con il suo rifiuto di affrontare la realtà, il suo villaggio continuerebbe a morire di fame.
Il mondo non è perfetto perché sono gli uomini ad essere imperfetti. Anche gli Dei, a metà tra "2001: Odissea nello spazio" e gli "Antichi Astronauti", non si sottraggono a questa verità. Il loro mondo, apparentemente idilliaco, nasconde in realtà un oscuro segreto (e pure il mondo di un potente e sapiente mago, come si capirà in "Il ragazzo e l'airone", è in fondo un mondo di morte.)
Ma nonostante questo, esistono lo stesso motivi per cui vale la pena vivere (anche Mahito se ne renderà conto). La natura può essere matrigna sterile, ma anche madre fertile.
Già Marco Pagot capiva che "l'umanità non è poi così da buttar via". Riacquistava fiducia verso l'umanità e il mondo, tornava ad agire nella realtà, a vivere pienamente, e, nel farlo, spezzava l'incantesimo che lo obbligava alle fattezze di un maiale. Guariva dalle sue ferite e tornava uomo.
Lo stesso vale per Shuna, solo che per lui non c'è Fio, ma la Grazia, la fiducia e l'amore di Thea, la bellezza della vita che torna a nascere dopo la morte, della primavera dopo l'inverno, delle distese di grano dorato che ondeggiano in un fremito rigoglioso.
D'altronde Shuna avrebbe tranquillamente potuto rimanere o tornare alla sua vita da principe agiata e protetta, e aspettare così, pacificamente, la fine dei suoi giorni e del suo villaggio. Avrebbe potuto restare chiuso nel suo mondo ma non lo ha fatto, perché sapeva che non era ciò che era giusto fare. Sapeva di dover uscire e agire nel mondo per crescere e diventare adulto. Sapeva di dover affrontare la realtà per poterla cambiare.
Non tutto si aggiusterà, e non tutte le domande avranno una risposta, le violenze e i conflitti continueranno, però si andrà avanti prendendo e facendo fruttare quanto di meglio la vita ha da offrire, con un nuovo approccio all'esistenza.
Bisogna prendersi cura e coltivare quel che di buono esiste nel mondo, lottare per il bene anche se è difficile da ottenere e preservare. E chissà che un giorno si raggiunga davvero un lieto fine (in tal senso, Il dono dei semi d'oro all'umanità e la loro coltivazione sono forse la metafora dell'inizio della restaurazione dell'età dell'oro). Finché c'è vita c'è speranza.
“Vivere è cosa sinceramente dolorosa e difficile; maledico il mondo, maledico gli uomini… eppure voglio vivere”, diceva un lebbroso in "Principessa Mononoke" (un'esortazione alla vita, la chiamata naturale alla vita che sentono tutti gli uomini).
Al termine del racconto, Shuna tornerà dalla sua avventura con rinnovata consapevolezza e nuova conoscenza, trasformato e cambiato.
Tante le immagini liriche, come il paragone tra la condizione umana, la vita dell'uomo, e la vita del grano.
Un'opera d'arte, con illustrazioni enormemente evocative e dalla grande forza poetica.
Fondamentale per capire Miyazaki.
"Il viaggio di Shuna" è un seinen manga di un solo volume, scritto e disegnato da Hayao Miyazaki nel 1982 e arrivato successivamente qui in Italia solo nel 2023 grazie alla Bao Publishing, pubblicato in Giappone dalla Tokuma Shoten; il protagonista di questa storia è per lo appunto Shuna, un principe dal cuore d'oro che un giorno si mette in testa di salvare dalla fame e la povertà il suo popolo così si mette in viaggio con il suo Yakkul alla ricerca dei famosi semi che possono aiutare la sua civiltà, ma non sarà per niente facile, sarà un viaggio pieno di insidie ma anche piacevoli sorprese.
Il disegno di Hayao Miyazaki è davvero bello e molto piacevole per il lettore, disegna in maniera molto leggera senza andare mai fuori dal margine e senza calcare troppo, ha una mano perfetta per questo tipo di opere che solo lui sa realizzare, con il suo tratto riesce a far immergere il lettore nel suo magico mondo il tutto colorato in modo perfetto.
Per quanto riguarda l'edizione la Bao Publishing ci offre un singolo volume con edizione di lusso, al prezzo di 23,00 €, rigida copertina senza sovraccoperta e le pagine sono tutte a colori, è un bel volume di 152 pagine con tanto di curiosità sull'autore a fine albo, poi la carta si presenta leggermente ruvida, ma molto spessa e per nulla trasparente che non sporcano i polpastrelli.
Finisco col dire che inizialmente ero un po' titubante su questa lettura poiché è una fiaba fatta a manga e una cosa del genere non l'avevo mai letta pima, poi leggendolo fino alla fine sono rimasto molto colpito dalla storia, dai disegni e dalle tematiche che affronta l'autore qui, mi ha ricordato i vecchi anime di genere Meisaku che vedevo da bambino, dove il protagonista è un ragazzo/a non troppo grande che ha una generosità immensa e aiuta sempre il prossimo, proprio come Shuna, il protagonista di questa storia, che rischia la sua vita per il benessere del suo popolo; lo consiglio a chiunque voglia leggere qualcosa di diverso e di significativo.
Voto finale: 8
Il disegno di Hayao Miyazaki è davvero bello e molto piacevole per il lettore, disegna in maniera molto leggera senza andare mai fuori dal margine e senza calcare troppo, ha una mano perfetta per questo tipo di opere che solo lui sa realizzare, con il suo tratto riesce a far immergere il lettore nel suo magico mondo il tutto colorato in modo perfetto.
Per quanto riguarda l'edizione la Bao Publishing ci offre un singolo volume con edizione di lusso, al prezzo di 23,00 €, rigida copertina senza sovraccoperta e le pagine sono tutte a colori, è un bel volume di 152 pagine con tanto di curiosità sull'autore a fine albo, poi la carta si presenta leggermente ruvida, ma molto spessa e per nulla trasparente che non sporcano i polpastrelli.
Finisco col dire che inizialmente ero un po' titubante su questa lettura poiché è una fiaba fatta a manga e una cosa del genere non l'avevo mai letta pima, poi leggendolo fino alla fine sono rimasto molto colpito dalla storia, dai disegni e dalle tematiche che affronta l'autore qui, mi ha ricordato i vecchi anime di genere Meisaku che vedevo da bambino, dove il protagonista è un ragazzo/a non troppo grande che ha una generosità immensa e aiuta sempre il prossimo, proprio come Shuna, il protagonista di questa storia, che rischia la sua vita per il benessere del suo popolo; lo consiglio a chiunque voglia leggere qualcosa di diverso e di significativo.
Voto finale: 8
Ho visto quasi tutti i film del famoso regista Hayao Miyazaki ( premio Oscar per "La città incantata" per intenderci), non tutti personalmente mi son piaciuti, non sono quindi una fan, ma ne ho amato uno in particolare: "Principessa Mononoke".
Se anche voi vi siete innamorati di quel film, amerete tantissimo anche questo manga poiché ha molte cose in comune col film : un ragazzo valoroso, coraggioso e generoso in sella al suo fedele yakkul ; una ricerca e un'avventura epica; il rapporto tra uomo e natura; una delicata storia d'amore.
Ha similitudini anche con "Nausicaa della valle del vento", queste due opere furono create quasi contemporaneamente dall'autore.
Nonostante il tratto molto semplice, le tavole sono ricche di dettagli che ho amato moltissimo perché richiamano usi e costumi di un'epoca lontana, legata all'agricoltura dell'Asia Occidentale, alla coltivazione del bestiame e alla filatura, tutte colorate ad acquerello dai colori leggeri e delicati.
La struttura di questo manga non è quella usuale, pare quasi di leggere più una fiaba illustrata: il volume propone tavole con a fianco didascalie che narrano le vicende, spesso non suddivise in vignette, i classici balloon sono rari ed essenziali.
Tuttavia la lettura è scorrevole e godibilissima, ti permette di immergerti meglio nei dettagli dei disegni, spesso evocativi.
La lettura, legata alle tradizioni di popoli lontani sulle montagne coi suoi usi e costumi, mi ha ricordato un altro bellissimo manga: "i giorni della Sposa" di Kaoru Mori, anche se in quest'ultimo è totalmente assente la componente fantasy e si ispirò anche agli usi della popolazione Mongola;
Miyazaki invece ha dichiarato di essersi ispirato ad una leggenda Tibetana "il principe che divenne cane", una pregevole storia antica intrisa della gratitudine del popolo tibetano verso i prodotti della terra.
La trama è semplice e lineare: Shuna è il principe di un piccolo villaggio in fondo a una valle scavata nel ghiacciaio dove il sole non batte mai, il clima è molto ventoso e la terra arida non permette di produrre che magri raccolti; nel tentativo di salvare la sua popolazione dalla fame e dalla miseria Shuna si incammina per un lungo viaggio, insieme al suo yakkul (animale romanzesco creato da Miyazaki simile a un'antilope, e presente anche nel film "Principessa Mononoke") alla ricerca dei semi d'oro, un cereale che attecchisce anche nelle terre più aride e permette raccolti abbondanti.
Il viaggio sarà pieno di pericoli e insidie, Shuna si scontrerà con realtà dure come lo schiavismo e il traffico di esseri umani, fino alla terra degli esseri Divini che pare sospesa nel tempo e piena di magia e inquietudine.
Verranno trattate tematiche care a Miyazaki come l'ambientalismo, il rapporto tra bene e male, il pacifismo, l'amore sincero che sboccia tra due persone.
La Bao Pubblishing ha portato questo manga per la prima volta al di fuori dal Giappone, facendone un'edizione cartonata bellissima e di qualità, già la copertina mi piacque tantissimo, è davvero intrigante, complimenti davvero per questa edizione.
Consigliato a tutti i fan di Miyazaki ovviamente, ma anche a chi vuole leggere una storia che ti immerge in un'epoca lontana e caratteristica legata alle tradizioni di popoli antichi che vivevano sulle montagne, ricca di avventura e sentimento.
Se anche voi vi siete innamorati di quel film, amerete tantissimo anche questo manga poiché ha molte cose in comune col film : un ragazzo valoroso, coraggioso e generoso in sella al suo fedele yakkul ; una ricerca e un'avventura epica; il rapporto tra uomo e natura; una delicata storia d'amore.
Ha similitudini anche con "Nausicaa della valle del vento", queste due opere furono create quasi contemporaneamente dall'autore.
Nonostante il tratto molto semplice, le tavole sono ricche di dettagli che ho amato moltissimo perché richiamano usi e costumi di un'epoca lontana, legata all'agricoltura dell'Asia Occidentale, alla coltivazione del bestiame e alla filatura, tutte colorate ad acquerello dai colori leggeri e delicati.
La struttura di questo manga non è quella usuale, pare quasi di leggere più una fiaba illustrata: il volume propone tavole con a fianco didascalie che narrano le vicende, spesso non suddivise in vignette, i classici balloon sono rari ed essenziali.
Tuttavia la lettura è scorrevole e godibilissima, ti permette di immergerti meglio nei dettagli dei disegni, spesso evocativi.
La lettura, legata alle tradizioni di popoli lontani sulle montagne coi suoi usi e costumi, mi ha ricordato un altro bellissimo manga: "i giorni della Sposa" di Kaoru Mori, anche se in quest'ultimo è totalmente assente la componente fantasy e si ispirò anche agli usi della popolazione Mongola;
Miyazaki invece ha dichiarato di essersi ispirato ad una leggenda Tibetana "il principe che divenne cane", una pregevole storia antica intrisa della gratitudine del popolo tibetano verso i prodotti della terra.
La trama è semplice e lineare: Shuna è il principe di un piccolo villaggio in fondo a una valle scavata nel ghiacciaio dove il sole non batte mai, il clima è molto ventoso e la terra arida non permette di produrre che magri raccolti; nel tentativo di salvare la sua popolazione dalla fame e dalla miseria Shuna si incammina per un lungo viaggio, insieme al suo yakkul (animale romanzesco creato da Miyazaki simile a un'antilope, e presente anche nel film "Principessa Mononoke") alla ricerca dei semi d'oro, un cereale che attecchisce anche nelle terre più aride e permette raccolti abbondanti.
Il viaggio sarà pieno di pericoli e insidie, Shuna si scontrerà con realtà dure come lo schiavismo e il traffico di esseri umani, fino alla terra degli esseri Divini che pare sospesa nel tempo e piena di magia e inquietudine.
Verranno trattate tematiche care a Miyazaki come l'ambientalismo, il rapporto tra bene e male, il pacifismo, l'amore sincero che sboccia tra due persone.
La Bao Pubblishing ha portato questo manga per la prima volta al di fuori dal Giappone, facendone un'edizione cartonata bellissima e di qualità, già la copertina mi piacque tantissimo, è davvero intrigante, complimenti davvero per questa edizione.
Consigliato a tutti i fan di Miyazaki ovviamente, ma anche a chi vuole leggere una storia che ti immerge in un'epoca lontana e caratteristica legata alle tradizioni di popoli antichi che vivevano sulle montagne, ricca di avventura e sentimento.
<b>[Attenzione, Possibili Spoiler]</b>
Hayao Miyazaki è il più famoso regista giapponese d'animazione, creatore di bellissimi film come Totoro, La Principessa Mononoke, La Città Incantata, Il Castello Errante di Hawl, etc.
Non tutti sanno che la sua passione per il cinema è accompagnata anche dalla sua capacità di disegnatore su carta; si è dilettato a fare il mangaka con la sua opera principale: Nausicaa. In precedenza aveva realizzato questo breve manga in un volume unico : Il Viaggio di Shuna.
Il racconto parte da una piccolo regno situato in una regione sperduta e montagnosa, dove la natura da un lato è splendida e dall'altro avara di materie prime per sfamarsi. Sia l'agricoltura che la caccia sono molto limitati rendendo la vita molto difficoltosa.
Shuna è un giovane adolescente che presto diventerà il principe di questo minuscolo regno.
Un giorno giunge un viandante ormai stremato e morente che, in cambio dell'ospitalità e del calore ricevuto, spiega a Shuna che esistono dei semi di grano dorati in grado di sfamare tutto il villaggio risolvendo il grave problema della carestia che attanaglia la popolazione.
Dopo la morte del vecchio viaggiatore, Shuna decide di infrangere una legge del regno partendo alla ricerca dei misteriosi semi dorati.
Questo manga si può definire il precursore di Nausicaa, l'ambientazione è la medesima e i tratti somatici dei personaggi si assomigliano molto.
Le tavole sono a colori, particolareggiate, splendidamente disegnate, evocano un mondo variegato e spietato.
La civiltà alberga nei villaggi sperduti mentre le città sono sinonimo di corruzione, commercio di schiavi, aridità dello spirito umano, semplice centro di scambi commerciali. L'integrità morale di Shuna discende dai sacrifici fatti per vivere in una terra di stenti dove solo un forte senso comunitario permette la sopravvivenza.
Armato con un solo fucile e accompagnato dal suo fido Yakkul, intraprende un viaggio con meta sconosciuta e irto di pericoli non per se stesso o per eroismo, ma per migliorare la vita della sua famiglia e di tutti gli abitanti del regno.
Durante il suo lungo e spossante viaggio Shuna avrà l'occasione di fare la conoscenza della giovane Thea, una ragazzina tenuta in schiavitù da un becero mercante di schiavi. Grazie all'altruismo verso di lei, nella parte finale del manga, Shuna verrà salvato dalla dedizione e dall'amore della ragazzina che gli evitano una vita confinata nell'oblio.
Come talvolta accade con Miyazaki, non tutti i misteri vengono svelati, ad esempio rimane taciuta l'origine degli Uomini-Dei ed anche il passato degli eventi è solo accennato.
Attualmente non esiste una versione italiana del manga, speriamo che presto un editore ne acquisti i diritti per donarci un'altra preziosa opera di Miyazaki.
Ne consiglio la lettura a tutti per i disegni e per la storia toccante.
Hayao Miyazaki è il più famoso regista giapponese d'animazione, creatore di bellissimi film come Totoro, La Principessa Mononoke, La Città Incantata, Il Castello Errante di Hawl, etc.
Non tutti sanno che la sua passione per il cinema è accompagnata anche dalla sua capacità di disegnatore su carta; si è dilettato a fare il mangaka con la sua opera principale: Nausicaa. In precedenza aveva realizzato questo breve manga in un volume unico : Il Viaggio di Shuna.
Il racconto parte da una piccolo regno situato in una regione sperduta e montagnosa, dove la natura da un lato è splendida e dall'altro avara di materie prime per sfamarsi. Sia l'agricoltura che la caccia sono molto limitati rendendo la vita molto difficoltosa.
Shuna è un giovane adolescente che presto diventerà il principe di questo minuscolo regno.
Un giorno giunge un viandante ormai stremato e morente che, in cambio dell'ospitalità e del calore ricevuto, spiega a Shuna che esistono dei semi di grano dorati in grado di sfamare tutto il villaggio risolvendo il grave problema della carestia che attanaglia la popolazione.
Dopo la morte del vecchio viaggiatore, Shuna decide di infrangere una legge del regno partendo alla ricerca dei misteriosi semi dorati.
Questo manga si può definire il precursore di Nausicaa, l'ambientazione è la medesima e i tratti somatici dei personaggi si assomigliano molto.
Le tavole sono a colori, particolareggiate, splendidamente disegnate, evocano un mondo variegato e spietato.
La civiltà alberga nei villaggi sperduti mentre le città sono sinonimo di corruzione, commercio di schiavi, aridità dello spirito umano, semplice centro di scambi commerciali. L'integrità morale di Shuna discende dai sacrifici fatti per vivere in una terra di stenti dove solo un forte senso comunitario permette la sopravvivenza.
Armato con un solo fucile e accompagnato dal suo fido Yakkul, intraprende un viaggio con meta sconosciuta e irto di pericoli non per se stesso o per eroismo, ma per migliorare la vita della sua famiglia e di tutti gli abitanti del regno.
Durante il suo lungo e spossante viaggio Shuna avrà l'occasione di fare la conoscenza della giovane Thea, una ragazzina tenuta in schiavitù da un becero mercante di schiavi. Grazie all'altruismo verso di lei, nella parte finale del manga, Shuna verrà salvato dalla dedizione e dall'amore della ragazzina che gli evitano una vita confinata nell'oblio.
Come talvolta accade con Miyazaki, non tutti i misteri vengono svelati, ad esempio rimane taciuta l'origine degli Uomini-Dei ed anche il passato degli eventi è solo accennato.
Attualmente non esiste una versione italiana del manga, speriamo che presto un editore ne acquisti i diritti per donarci un'altra preziosa opera di Miyazaki.
Ne consiglio la lettura a tutti per i disegni e per la storia toccante.