Lo Sguardo Sinistro della Luna
Kazuhiro Fujita è il mio mangaka horror preferito, poco da fare, in quasi ogni sua opera c'è qualche elemento orrorifico presente, che si tratti di mostri (bakemono), fantasmi, creature fantastiche o altro. Persino gli esseri umani sono a volte fonte di orrore infinito (si veda in Karakuri Circus, i parenti del piccolo Masaru che erano pronti a farlo assassinare da un gruppo di marionettisti senza scrupoli, per potere intascare l'ingente eredità del ragazzo!). Non sempre gli esseri più inquietanti sono quelli più pericolosi nei manga di Fujita: la "Maschera Bianca" infatti riesce a mimetizzarsi perfettamente ed a causare molte morti e distruzione senza nemmeno utilizzare la sua immensa forza distruttiva (che tuttavia userà una volta messa alle strette).
Ne "Lo sguardo sinistro della luna" l'orrore proviene da una apparentemente normale civetta, il cui sguardo sembra letteralmente succhiare l'anima fuori dai bulbi oculari! Tale civetta sembra inarrestabile, ed ovunque voli porta solo morte e terrore (l'unico modo di sopravvivere è quello di chiudersi in casa ed evitare ogni contatto visivo con l'animale). I più grandi esperti del mondo si interrogano da dove provenga e quale sia il suo obiettivo, senza molta fortuna, ma soprattutto si cerca un modo per eliminare la minaccia per poter permettere alla popolazione di tutto il mondo di tornare ad una vita normale. Viene così approntata una squadra dei migliori tiratori scelti, nella speranza di colpire a morte l'infame creatura. Ovviamente il piano fallirà, ma un eroico gruppo di tre persone, composto da un militare americano, una sacerdotessa giapponese ed un vecchio cacciatore giapponese scorbutico che va in giro portando sempre una maschera (si scoprirà nel finale del manga il motivo).
I disegni di Fujita come al solito sono ottimi, l'uso dei retini è sapiente e mai fuori luogo, l'autore preferisce definire le ombre usando il tratteggio del suo pennino o il nero, creando un contrasto chiaroscurale piuttosto netto, cosa piuttosto tipica dei manga del maestro Fujita.
Senza dubbio un manga che non può mancare nella propria collezione, a patto di amare alla follia le opere dell'autore, ovviamente!
Ne "Lo sguardo sinistro della luna" l'orrore proviene da una apparentemente normale civetta, il cui sguardo sembra letteralmente succhiare l'anima fuori dai bulbi oculari! Tale civetta sembra inarrestabile, ed ovunque voli porta solo morte e terrore (l'unico modo di sopravvivere è quello di chiudersi in casa ed evitare ogni contatto visivo con l'animale). I più grandi esperti del mondo si interrogano da dove provenga e quale sia il suo obiettivo, senza molta fortuna, ma soprattutto si cerca un modo per eliminare la minaccia per poter permettere alla popolazione di tutto il mondo di tornare ad una vita normale. Viene così approntata una squadra dei migliori tiratori scelti, nella speranza di colpire a morte l'infame creatura. Ovviamente il piano fallirà, ma un eroico gruppo di tre persone, composto da un militare americano, una sacerdotessa giapponese ed un vecchio cacciatore giapponese scorbutico che va in giro portando sempre una maschera (si scoprirà nel finale del manga il motivo).
I disegni di Fujita come al solito sono ottimi, l'uso dei retini è sapiente e mai fuori luogo, l'autore preferisce definire le ombre usando il tratteggio del suo pennino o il nero, creando un contrasto chiaroscurale piuttosto netto, cosa piuttosto tipica dei manga del maestro Fujita.
Senza dubbio un manga che non può mancare nella propria collezione, a patto di amare alla follia le opere dell'autore, ovviamente!
"Lo sguardo sinistro della luna" porta la firma di Kazuhiro Fujita, autore del celebre "Ushio e Tora".
Il manga racconta la spaventosa storia di una civetta in grado di uccidere, con la sola vista, qualsiasi essere vivente gli si pari innanzi. L'unico uomo che sia mai riuscito a colpirla grazie al suo fucile e che sia sopravvissuto ad un suo incontro è un cacciatore di nome Uhei. Nelle primissime battute, assistiamo proprio a quello scontro; l'animale colpito dal proiettile ed il protagonista pronto a dargli il colpo di grazia, ma proprio in quel momento l'intervento dell'esercito americano pone fine al tentativo dell'uomo.
Tredici anni dopo, la civetta imperversa per i cieli di Tokyo, dispensando morte e disperazione, e l'unico uomo capace di contrastarla continua ad essere sempre il famoso cacciatore, chiamato d'urgenza dagli Stati Uniti per porre fine alla tragedia.
La storia che Fujita ci propone è davvero particolare e, come spesso accade di leggere nei manga, contrappone la tradizione e le usanze giapponesi con la modernità che avanza. La prima ovviamente incarnata dal cacciatore e da sua figlia Rin, la seconda rappresentata dalle forze di difesa statunitensi. Ma l'avanzata tecnologia e l'enorme potenziale bellico degli ultimi devono piegarsi al vecchio fucile dell'anziano cacciatore ed alle arti magiche della figlia sciamana.
Alla fine, comunque, vedremo come l'autore riuscirà a far coesistere due mondi tanto lontani e con contrapposte visioni del mondo e della vita.
Una chiave di lettura potrebbe essere che nulla va denigrato a priori e che in ogni cosa può potenzialmente esserci del buono.
La narrazione ha un ottimo ritmo e, complice la brevità della trama, si finisce per terminare la lettura in un batter d'occhio. Il manga, pur essendo classificato come seinen a me è parso più che altro indirizzato ad un pubblico giovanile, sia per come vengono proposte certe scene d'azione, sia per la costruzione dei personaggi e la loro interazione.
Questi infatti hanno la grave pecca di essere tutti stereotipati. L'unico a non risentire di questo problema è Uhei, per il resto ci troviamo al cospetto di "macchiette" dalla psicologia davvero elementare, contornata da un tripudio di luoghi comuni.
Nessuno ha lo spessore sufficiente per poter risultare credibile, tranne il protagonista.
Difatti rappresenta anche l'unico motivo che spinge il lettore a proseguire nella lettura. Quell'aura misteriosa che aleggia attorno a quel vecchio con la maschera, gli interrogativi sul suo passato e sul rapporto con la figlia, sono le uniche cose a rendere realmente interessante questo manga.
I disegni sono nella media. Viene posta molta attenzione nell'immagine del protagonista e nei dettagli che lo accompagnano, come ad esempio la maschera, e in tal modo la sua figura, già di per sé carismatica, ne esce ancor più valorizzata.
Gli altri personaggi lasciano a desiderare e la loro rappresentazione coincide perfettamente con la banalità delle loro psicologia.
In sintesi "Lo sguardo sinistro della luna" è un manga piacevole, a tratti anche coinvolgente, ma che non è mai riuscito ad emozionarmi. Alcuni passaggi non sono adeguatamente sottolineati ed anzi, invece di rappresentare il punto di forza della narrazione, finiscono per diventare la sua più grave lacuna, a causa della superficialità che li contraddistingue.
Il mio voto è 6.5
Il manga racconta la spaventosa storia di una civetta in grado di uccidere, con la sola vista, qualsiasi essere vivente gli si pari innanzi. L'unico uomo che sia mai riuscito a colpirla grazie al suo fucile e che sia sopravvissuto ad un suo incontro è un cacciatore di nome Uhei. Nelle primissime battute, assistiamo proprio a quello scontro; l'animale colpito dal proiettile ed il protagonista pronto a dargli il colpo di grazia, ma proprio in quel momento l'intervento dell'esercito americano pone fine al tentativo dell'uomo.
Tredici anni dopo, la civetta imperversa per i cieli di Tokyo, dispensando morte e disperazione, e l'unico uomo capace di contrastarla continua ad essere sempre il famoso cacciatore, chiamato d'urgenza dagli Stati Uniti per porre fine alla tragedia.
La storia che Fujita ci propone è davvero particolare e, come spesso accade di leggere nei manga, contrappone la tradizione e le usanze giapponesi con la modernità che avanza. La prima ovviamente incarnata dal cacciatore e da sua figlia Rin, la seconda rappresentata dalle forze di difesa statunitensi. Ma l'avanzata tecnologia e l'enorme potenziale bellico degli ultimi devono piegarsi al vecchio fucile dell'anziano cacciatore ed alle arti magiche della figlia sciamana.
Alla fine, comunque, vedremo come l'autore riuscirà a far coesistere due mondi tanto lontani e con contrapposte visioni del mondo e della vita.
Una chiave di lettura potrebbe essere che nulla va denigrato a priori e che in ogni cosa può potenzialmente esserci del buono.
La narrazione ha un ottimo ritmo e, complice la brevità della trama, si finisce per terminare la lettura in un batter d'occhio. Il manga, pur essendo classificato come seinen a me è parso più che altro indirizzato ad un pubblico giovanile, sia per come vengono proposte certe scene d'azione, sia per la costruzione dei personaggi e la loro interazione.
Questi infatti hanno la grave pecca di essere tutti stereotipati. L'unico a non risentire di questo problema è Uhei, per il resto ci troviamo al cospetto di "macchiette" dalla psicologia davvero elementare, contornata da un tripudio di luoghi comuni.
Nessuno ha lo spessore sufficiente per poter risultare credibile, tranne il protagonista.
Difatti rappresenta anche l'unico motivo che spinge il lettore a proseguire nella lettura. Quell'aura misteriosa che aleggia attorno a quel vecchio con la maschera, gli interrogativi sul suo passato e sul rapporto con la figlia, sono le uniche cose a rendere realmente interessante questo manga.
I disegni sono nella media. Viene posta molta attenzione nell'immagine del protagonista e nei dettagli che lo accompagnano, come ad esempio la maschera, e in tal modo la sua figura, già di per sé carismatica, ne esce ancor più valorizzata.
Gli altri personaggi lasciano a desiderare e la loro rappresentazione coincide perfettamente con la banalità delle loro psicologia.
In sintesi "Lo sguardo sinistro della luna" è un manga piacevole, a tratti anche coinvolgente, ma che non è mai riuscito ad emozionarmi. Alcuni passaggi non sono adeguatamente sottolineati ed anzi, invece di rappresentare il punto di forza della narrazione, finiscono per diventare la sua più grave lacuna, a causa della superficialità che li contraddistingue.
Il mio voto è 6.5
Lo sguardo sinistro della Luna è un volume unico di Kazuhiro Fujita (autore famoso per Ushio e Tora, Karakuri Circus, Moonlight Act eun altro volume unico cioè The Black Museum - Springald), questo manga è stato serializzato nel 2007 per concludersi lo stesso anno con 7capitoli.
Essendo un volume unico si può pensare che la storia non sia un granché buona, ma essendo stato scritto (e disegnato) dal sensei Kazuhiro Fujita possiamo essere sicuri che ciò che leggeremo è un opera di alta qualità
perché Fujita è conosciuto per l'abilità di sfornare delle mini-saghe tutte collegate fra di loro, però questo essendo un volume unico la mini-saghe sono delle piccole storie.
"Lo sguardo sinistro della Luna" racconta la storia di una civetta chiamata Ginevra che possiede uno sguardo sinistro ossia appena la guardi un veleno raggiunge gli occhi della vittima e muore. Per questa abilità è stata catturata dal esercito e messa in isolamento, dopo qualche anno a causa di un incidente provato dal esercito che l'aveva catturata, sfugge e semina morti in ogni città che passa, la situazione diventata pericolosa la CIA e l'esercito Giapponese collaborano per impedire che la civetta potesse seminare ulteriori danni, quindi decidono di chiamare il famoso cacciatore Uhei che in passato ha avuto modo di affrontare Ginevra con l'aiuto di sua moglie che era una sciamana in grado di fermare per qualche secondo lo sguardo sinistro della civetta, ma questa durante l'affronto
contro Ginevra morì, così a loro figlia di nome Rin ereditò i suoi poteri da sciamana; da questo momento inizia l'avventura di padre e figlia con l'intento di fermare Ginevra.
La storia è bella per questo gli ho dato un 7, consiglio questa opera per chi cerca una lettura veloce, per li amanti del sensei Fujita e a chi cerca quel manga dove sono presenti delle scene di splatter.
Essendo un volume unico si può pensare che la storia non sia un granché buona, ma essendo stato scritto (e disegnato) dal sensei Kazuhiro Fujita possiamo essere sicuri che ciò che leggeremo è un opera di alta qualità
perché Fujita è conosciuto per l'abilità di sfornare delle mini-saghe tutte collegate fra di loro, però questo essendo un volume unico la mini-saghe sono delle piccole storie.
"Lo sguardo sinistro della Luna" racconta la storia di una civetta chiamata Ginevra che possiede uno sguardo sinistro ossia appena la guardi un veleno raggiunge gli occhi della vittima e muore. Per questa abilità è stata catturata dal esercito e messa in isolamento, dopo qualche anno a causa di un incidente provato dal esercito che l'aveva catturata, sfugge e semina morti in ogni città che passa, la situazione diventata pericolosa la CIA e l'esercito Giapponese collaborano per impedire che la civetta potesse seminare ulteriori danni, quindi decidono di chiamare il famoso cacciatore Uhei che in passato ha avuto modo di affrontare Ginevra con l'aiuto di sua moglie che era una sciamana in grado di fermare per qualche secondo lo sguardo sinistro della civetta, ma questa durante l'affronto
contro Ginevra morì, così a loro figlia di nome Rin ereditò i suoi poteri da sciamana; da questo momento inizia l'avventura di padre e figlia con l'intento di fermare Ginevra.
La storia è bella per questo gli ho dato un 7, consiglio questa opera per chi cerca una lettura veloce, per li amanti del sensei Fujita e a chi cerca quel manga dove sono presenti delle scene di splatter.
Da perfetto profano del mondo manga, quando ho letto la trama de "Lo Sguardo Sinistro della Luna", sono rimasto parecchio affascinato e ho deciso di procurarmi il volumetto.
Col senno di poi sono rimasto molto soddisfatto del mio acquisto.
"Lo Sguardo Sinistro della Luna" è una storia con un incipit assolutamente originale: una strana civetta, che poi verrà ribattezzata Minerva, semina morte e distruzione col suo sguardo.
Eserciti, soldati scelti e cecchini falliscono nel tentativo anche solo di ferirla. Solo un cacciatore di montagna vi riesce, e ora viene ricontattato per liberare l'umanità da questo uccello infernale.
La vicenda è appassionante fino all'ultima pagina, ma l'aspetto che più mi è piaciuto è la caratterizzazione dei due personaggi principali, il cacciatore Uhei e la civetta.
Il primo è il genere di protagonista che adoro: un vecchio schivo e burbero, con alle spalle un passato difficile e pieno di errori, che l'hanno portato e perdere la moglie e ad avere un rapporto burrascoso con la figlia.
Durante l'intera vicenda egli riuscirà a riallacciare i rapporti con la figlia attraverso il classico percorso di redenzione. Uhei inoltre rappresenta il cacciatore orientale che nutre un profondo rispetto per tutte le creature e la natura, e sebbene anche lui uccida gli animali, è sempre contrario ai metodi brutali e alla violenza gratuita.
La civetta Minerva, sebbene abbia dei poteri demoniaci, ha dei tratti assolutamente umani che, soprattutto nel finale, offrono molto spunti di riflessione. Mi riferisco in particolar modo al fatto che a causa dei suoi occhi letali essa non possa trovare la sua anima gemella, essendo così costretta a passare l'intera sua esistenza da sola e in una continua inconcludente ricerca.
A livello grafico, ho trovato il disegno dell'opera particolare e originale. Inoltre alcune tavole mi sono sembrate assolutamente pregevoli ed evocative.
In generale l'opera mi sembra un piccolo gioiellino che mi sento di consigliare a tutti considerando anche l'ottimo rapporto qualità-prezzo prezzo del volume.
Col senno di poi sono rimasto molto soddisfatto del mio acquisto.
"Lo Sguardo Sinistro della Luna" è una storia con un incipit assolutamente originale: una strana civetta, che poi verrà ribattezzata Minerva, semina morte e distruzione col suo sguardo.
Eserciti, soldati scelti e cecchini falliscono nel tentativo anche solo di ferirla. Solo un cacciatore di montagna vi riesce, e ora viene ricontattato per liberare l'umanità da questo uccello infernale.
La vicenda è appassionante fino all'ultima pagina, ma l'aspetto che più mi è piaciuto è la caratterizzazione dei due personaggi principali, il cacciatore Uhei e la civetta.
Il primo è il genere di protagonista che adoro: un vecchio schivo e burbero, con alle spalle un passato difficile e pieno di errori, che l'hanno portato e perdere la moglie e ad avere un rapporto burrascoso con la figlia.
Durante l'intera vicenda egli riuscirà a riallacciare i rapporti con la figlia attraverso il classico percorso di redenzione. Uhei inoltre rappresenta il cacciatore orientale che nutre un profondo rispetto per tutte le creature e la natura, e sebbene anche lui uccida gli animali, è sempre contrario ai metodi brutali e alla violenza gratuita.
La civetta Minerva, sebbene abbia dei poteri demoniaci, ha dei tratti assolutamente umani che, soprattutto nel finale, offrono molto spunti di riflessione. Mi riferisco in particolar modo al fatto che a causa dei suoi occhi letali essa non possa trovare la sua anima gemella, essendo così costretta a passare l'intera sua esistenza da sola e in una continua inconcludente ricerca.
A livello grafico, ho trovato il disegno dell'opera particolare e originale. Inoltre alcune tavole mi sono sembrate assolutamente pregevoli ed evocative.
In generale l'opera mi sembra un piccolo gioiellino che mi sento di consigliare a tutti considerando anche l'ottimo rapporto qualità-prezzo prezzo del volume.
Lo sguardo sinistro della luna
Autoconclusivo seinen-soprannaturale-slatter di Kazuhiro Fujita.
Grafica:
Tratti sporchissimi e nasi a punta all'insù, questo è Fujita! Uno stile che si riconosce subito e che non è detto che piaccia. Da parte mia in questo autoconclusivo si è comportato molto bene usando questo suo tratto spiccato nelle scene più concitate e violente, ovvero quelle in cui la civetta "Minerva" compie i suoi massacri e quelle in cui le forze armate di Tokyo tentano l'impossibile per evitare ulteriori stragi. Nelle scene ambientate in montagna ed in particolare per la rappresentazione della vegetazione ha preferito l'uso di chiaro-scuri molto netti ed in alcuni casi vere e proprie silhouette. Per quanto riguarda il discorso retini, il loro utilizzo è stato limitato ai soli sfondi notturni ed ad alcuni elementi del vestiario. Una tecnica più da shonen è invece apprezzabile nelle restanti parti del manga con elementi di face-mophing nelle scene più spassose. Voto: 4/5.
Trama:
La storia comincia con una libera interpretazione del famoso incipit di Ernst H.Gombrick preso dal libro "Breve storia del mondo" che recita: "Tutte le storie cominciano con C'era un volta" ed è proprio questo il fine di questo manga, raccontare una storia, o meglio, una sorta di favola "nera"! L'inizio è semplice ed immediato, come le favole che ci recitavano da bambini, più o meno! Si narra di un uccello leggendario, una civetta di nome Minerva, capace di uccidere con il solo sguardo e di un cacciatore di nome Uhei che per ferire tale bestia perde la sua ex-moglie ed il suo cane da caccia. La preda gli venne sottratta dall'Intelligence Americana prima di aver potuto dargli il colpo di grazia ma 13 anni dopo riesce a fuggire dalla sua gabbia seminando per la seconda volta il panico a Tokyo e dintorni. Questo è l'inizio di questo bellissimo manga di cui non voglio svelare altro per non rovinare la lettura a coloro che vorranno acquistarlo. Voto: 4/5.
Rapporto Qualità/Prezzo:
Volume autoconclusivo da 5,90 euro della JPOP. Circa 200 pagine, quattro pagine a colori ed inchiostro di media qualità. Ottimo prezzo, non se ne vedono di autoconclusivi di qualità come questo a queste cifre. Voto: 5/5.
Riassumendo: La media dei miei voti è 8,66. Arrotondato per difetto ecco il mio 8.
Autoconclusivo seinen-soprannaturale-slatter di Kazuhiro Fujita.
Grafica:
Tratti sporchissimi e nasi a punta all'insù, questo è Fujita! Uno stile che si riconosce subito e che non è detto che piaccia. Da parte mia in questo autoconclusivo si è comportato molto bene usando questo suo tratto spiccato nelle scene più concitate e violente, ovvero quelle in cui la civetta "Minerva" compie i suoi massacri e quelle in cui le forze armate di Tokyo tentano l'impossibile per evitare ulteriori stragi. Nelle scene ambientate in montagna ed in particolare per la rappresentazione della vegetazione ha preferito l'uso di chiaro-scuri molto netti ed in alcuni casi vere e proprie silhouette. Per quanto riguarda il discorso retini, il loro utilizzo è stato limitato ai soli sfondi notturni ed ad alcuni elementi del vestiario. Una tecnica più da shonen è invece apprezzabile nelle restanti parti del manga con elementi di face-mophing nelle scene più spassose. Voto: 4/5.
Trama:
La storia comincia con una libera interpretazione del famoso incipit di Ernst H.Gombrick preso dal libro "Breve storia del mondo" che recita: "Tutte le storie cominciano con C'era un volta" ed è proprio questo il fine di questo manga, raccontare una storia, o meglio, una sorta di favola "nera"! L'inizio è semplice ed immediato, come le favole che ci recitavano da bambini, più o meno! Si narra di un uccello leggendario, una civetta di nome Minerva, capace di uccidere con il solo sguardo e di un cacciatore di nome Uhei che per ferire tale bestia perde la sua ex-moglie ed il suo cane da caccia. La preda gli venne sottratta dall'Intelligence Americana prima di aver potuto dargli il colpo di grazia ma 13 anni dopo riesce a fuggire dalla sua gabbia seminando per la seconda volta il panico a Tokyo e dintorni. Questo è l'inizio di questo bellissimo manga di cui non voglio svelare altro per non rovinare la lettura a coloro che vorranno acquistarlo. Voto: 4/5.
Rapporto Qualità/Prezzo:
Volume autoconclusivo da 5,90 euro della JPOP. Circa 200 pagine, quattro pagine a colori ed inchiostro di media qualità. Ottimo prezzo, non se ne vedono di autoconclusivi di qualità come questo a queste cifre. Voto: 5/5.
Riassumendo: La media dei miei voti è 8,66. Arrotondato per difetto ecco il mio 8.
Ho comprato questo volume per curiosità, attirato dalla copertina, Fujita lo conoscevo solo di nome e di fama, e devo dire che mi ha lasciato un po perplesso. Tralasciando il racconto della trama, devo dire che questo manga si è dimostrato abbastanza carente sotto molti aspetti.
Prima di tutto i disegni; assolutamente precisi e godibili, senza troppe sbavature ma, a mio avviso, oltremodo "vecchi". Uno stile che apparteneva ai manga di vent'anni fa e che penso sia ormai superato. Allo stesso modo la storia; non si può dire sia banale ma risulta un po' datata. Elogio, invece, a come la storia viene raccontata, devo dire che nonostante la trama non mi avesse convinto molto il tutto è stato reso più godibile da un buon ritmo quasi senza cali, e creando un'atmosfera (perlomeno nell'incipit e nel finale) suggestiva.
Un'altra pecca sta nella brevità, il volume unico è secondo me troppo poco per quello che l'autore penso volesse comunicare. Tralasciando la "sveltezza" dell'inizio, forse una più accurata spiegazione delle origini della civetta, del rapporto tra il cacciatore e sua figlia o del passato degli altri personaggi avrebbe reso il tutto più concreto e meno sbrigativo.
Insomma, tirando le somme non posso dire che questo manga non mi sia piaciuto, ma non posso dire neanche l'opposto. Ho creduto durante tutta la lettura che fosse stato disegnato al più tardi durante i primi anni '90, quando ho scoperto che invece è una storia del 2007 sono rimasto sorpreso, in aggiunta penso che il fatto di non aver letto nessun altro manga di Fujita abbia l'imitato la godibilità dell'opera, che sarebbe stata molto apprezzata a mio avviso una ventina di anni fa e che oggi vivrebbe di un bellissimo effetto nostalgia.
Prima di tutto i disegni; assolutamente precisi e godibili, senza troppe sbavature ma, a mio avviso, oltremodo "vecchi". Uno stile che apparteneva ai manga di vent'anni fa e che penso sia ormai superato. Allo stesso modo la storia; non si può dire sia banale ma risulta un po' datata. Elogio, invece, a come la storia viene raccontata, devo dire che nonostante la trama non mi avesse convinto molto il tutto è stato reso più godibile da un buon ritmo quasi senza cali, e creando un'atmosfera (perlomeno nell'incipit e nel finale) suggestiva.
Un'altra pecca sta nella brevità, il volume unico è secondo me troppo poco per quello che l'autore penso volesse comunicare. Tralasciando la "sveltezza" dell'inizio, forse una più accurata spiegazione delle origini della civetta, del rapporto tra il cacciatore e sua figlia o del passato degli altri personaggi avrebbe reso il tutto più concreto e meno sbrigativo.
Insomma, tirando le somme non posso dire che questo manga non mi sia piaciuto, ma non posso dire neanche l'opposto. Ho creduto durante tutta la lettura che fosse stato disegnato al più tardi durante i primi anni '90, quando ho scoperto che invece è una storia del 2007 sono rimasto sorpreso, in aggiunta penso che il fatto di non aver letto nessun altro manga di Fujita abbia l'imitato la godibilità dell'opera, che sarebbe stata molto apprezzata a mio avviso una ventina di anni fa e che oggi vivrebbe di un bellissimo effetto nostalgia.
Lo Sguardo Sinistro della Luna propone un incipit affascinante e fonda la sua trama su un soggetto davvero suggestivo. Una civetta di nome Minerva sta portando morte e disperazione in tutto il Giappone: basta che posi il suo sguardo su di voi e morirete in modo istantaneo con il sangue che sgorga fuori dalle vostre orbite. Un cacciatore decide di rischiare la propria vita e, impugnando il suo fucile, la sfida. Il prezzo che pagherà sarà elevatissimo, ma riuscirà alla fine a colpirla.
La preda gli sarà tuttavia sottratta prima che potesse infliggerle il colpa di grazia che avrebbe finalmente messo la parola fine a questo incubo: l'esercito americano, infatti, vede in questo essere una potenziale arma e lo sequestra per studiarlo.
Sono passati molti anni da allora, lo stesso Giappone è cambiato, trasformandosi nel Paese moderno che conosciamo. A seguito di un incidente Minerva fugge e torna in circolazione, iniziando di nuovo a portare morte e disperazione. Per porre fine a questa emergenza vengono ingaggiati i migliori professionisti provenienti da tutto il mondo, compreso ovviamente l'ormai vecchio cacciatore, deciso a rinnovare la sfida con Minerva in quella che sarà, probabilmente, l'ultima della sua vita.
La trama, come detto, è interessante e inizia alla grande, senza contare che il tratto Fujita si dimostra perfetto per il soggetto descritto. Si tratta di un volumetto autoconclusivo, per cui non vi è molto spazio per approfondire i personaggi, ciò nonostante i protagonisti si dimostrano abbastanza ben caratterizzati. Non si può dire lo stesso di quelli secondari, tra i quali spicca la curiosa e stereotipata rappresentazione degli americani, descritti con connotazione negativa come i classici spacconi, tanto bravi con le parole ma poco nei fatti.
Il problema di quest'opera è che la trama degenera man mano che si procede nella lettura. L'ottimo spunto iniziale inizia a scemare quando viene introdotta l'ambientazione moderna, andando a rovinare il fascino creato dal soggetto originale e finendo per diventare la classica americanata. Probabilmente il tentativo di Fujita era quello di unire leggende, cultura e ambientazione giapponese con la frenesia dei prodotti d'azione occidentali. Il risultato, tuttavia, non mi è affatto piaciuto e sfocia in un finale piuttosto tamarro che stona con lo splendido incipit.
Nel complesso comunque si legge volentieri, per cui non me la sento di dargli un'insufficienza. Peccato però, il voto potrebbe essere stato ben superiore perché l'idea è davvero bellissima, sfortunatamente viene sviluppata secondo me in modo inadeguato.
La preda gli sarà tuttavia sottratta prima che potesse infliggerle il colpa di grazia che avrebbe finalmente messo la parola fine a questo incubo: l'esercito americano, infatti, vede in questo essere una potenziale arma e lo sequestra per studiarlo.
Sono passati molti anni da allora, lo stesso Giappone è cambiato, trasformandosi nel Paese moderno che conosciamo. A seguito di un incidente Minerva fugge e torna in circolazione, iniziando di nuovo a portare morte e disperazione. Per porre fine a questa emergenza vengono ingaggiati i migliori professionisti provenienti da tutto il mondo, compreso ovviamente l'ormai vecchio cacciatore, deciso a rinnovare la sfida con Minerva in quella che sarà, probabilmente, l'ultima della sua vita.
La trama, come detto, è interessante e inizia alla grande, senza contare che il tratto Fujita si dimostra perfetto per il soggetto descritto. Si tratta di un volumetto autoconclusivo, per cui non vi è molto spazio per approfondire i personaggi, ciò nonostante i protagonisti si dimostrano abbastanza ben caratterizzati. Non si può dire lo stesso di quelli secondari, tra i quali spicca la curiosa e stereotipata rappresentazione degli americani, descritti con connotazione negativa come i classici spacconi, tanto bravi con le parole ma poco nei fatti.
Il problema di quest'opera è che la trama degenera man mano che si procede nella lettura. L'ottimo spunto iniziale inizia a scemare quando viene introdotta l'ambientazione moderna, andando a rovinare il fascino creato dal soggetto originale e finendo per diventare la classica americanata. Probabilmente il tentativo di Fujita era quello di unire leggende, cultura e ambientazione giapponese con la frenesia dei prodotti d'azione occidentali. Il risultato, tuttavia, non mi è affatto piaciuto e sfocia in un finale piuttosto tamarro che stona con lo splendido incipit.
Nel complesso comunque si legge volentieri, per cui non me la sento di dargli un'insufficienza. Peccato però, il voto potrebbe essere stato ben superiore perché l'idea è davvero bellissima, sfortunatamente viene sviluppata secondo me in modo inadeguato.
Avevo preventivamente dato un'occhiata alle scan di questo manga, e sinceramente non mi aspettavo chissà quale capolavoro, ma un titolo action/horror un un bel po' esagerato.
Be' in buona sostanza leggerlo mi ha confermato tali impressioni, però molto semplicemente ho trovato al sua lettura molto appassionante e piacevole, in un modo che non mi capitava da molto.
In buona sostanza la storia tratta di una caccia mortale ad uno strano uccello, Minerva, una civetta in grado di far crepare in un lago di sangue ogni essere su cui lei posi lo sguardo. Un animale tremendamente letale ed astuto, contro il quale un intero esercito pare impotente. Ed è qui che entrano in gioco Uhei, un vecchio cacciatore di montagna, e sua figlia (?) esorcista.
Ci son pochi altri personaggi in questo manga ma, nonostante la brevità dell'opera, tutti son molto ben caratterizzati, civetta diabolica compresa; Fujita si dimostra un asso in questo quando si impegna. Infatti tra un agguato e l'altro, la narrazione non risparmia flashback e approfondimenti vari sui trascorsi dei protagonisti e le loro motivazioni; e soprattutto il credo di Uhei risulta molto importante ai fini dello svolgimento della trama stessa.
Il disegno energico, dinamico e pieno di particolari di Fujita poi si sposa meravigliosamente con il ritmo incalzante dell'opera; Minerva soprattutto è meravigliosamente inquietante con le sue orbite che grondano sangue a litri. Ogni volta che la si vede spuntare fuori in qualche vignetta, viene da pensare <i>"Occacchio, eccola!"</i>.
Ovviamente ben si intuisce come questo manga sia pieno di esagerazioni e forzature, ma credo vadano accettate col sorriso, perché in buona sostanza questo manga si mostra con onestà per quello che è sin dall'inizio: un titolo action con un elemento fantastico che non lesina su passaggi spesso grotteschi (la stessa civetta ad esempio) e colpi di scena a iosa.
Il volume mi ha ricordato molto la caccia alla tigre mangia uomini che si trova in Karakuri Circus, e infatti mi ha dato le stesse sensazioni.
Non siamo quindi di fronte ad un capolavoro, ma sicuramente ad un volume adatto a chi è in cerca di una lettura che può vantare un ritmo da far venire il fiatone.
Chiudo volentieri un occhio su qualche difetto ed assegno un bell'otto.
Be' in buona sostanza leggerlo mi ha confermato tali impressioni, però molto semplicemente ho trovato al sua lettura molto appassionante e piacevole, in un modo che non mi capitava da molto.
In buona sostanza la storia tratta di una caccia mortale ad uno strano uccello, Minerva, una civetta in grado di far crepare in un lago di sangue ogni essere su cui lei posi lo sguardo. Un animale tremendamente letale ed astuto, contro il quale un intero esercito pare impotente. Ed è qui che entrano in gioco Uhei, un vecchio cacciatore di montagna, e sua figlia (?) esorcista.
Ci son pochi altri personaggi in questo manga ma, nonostante la brevità dell'opera, tutti son molto ben caratterizzati, civetta diabolica compresa; Fujita si dimostra un asso in questo quando si impegna. Infatti tra un agguato e l'altro, la narrazione non risparmia flashback e approfondimenti vari sui trascorsi dei protagonisti e le loro motivazioni; e soprattutto il credo di Uhei risulta molto importante ai fini dello svolgimento della trama stessa.
Il disegno energico, dinamico e pieno di particolari di Fujita poi si sposa meravigliosamente con il ritmo incalzante dell'opera; Minerva soprattutto è meravigliosamente inquietante con le sue orbite che grondano sangue a litri. Ogni volta che la si vede spuntare fuori in qualche vignetta, viene da pensare <i>"Occacchio, eccola!"</i>.
Ovviamente ben si intuisce come questo manga sia pieno di esagerazioni e forzature, ma credo vadano accettate col sorriso, perché in buona sostanza questo manga si mostra con onestà per quello che è sin dall'inizio: un titolo action con un elemento fantastico che non lesina su passaggi spesso grotteschi (la stessa civetta ad esempio) e colpi di scena a iosa.
Il volume mi ha ricordato molto la caccia alla tigre mangia uomini che si trova in Karakuri Circus, e infatti mi ha dato le stesse sensazioni.
Non siamo quindi di fronte ad un capolavoro, ma sicuramente ad un volume adatto a chi è in cerca di una lettura che può vantare un ritmo da far venire il fiatone.
Chiudo volentieri un occhio su qualche difetto ed assegno un bell'otto.
L'inizio di questo manga sembra una favola di quelle che ci venivano lette da piccolini. C'era una volta un cattivo, poi arrivo il buono e vissero tutti felici e contenti. Il ritorno di Fujita che tanto avevo ammirato in Ushio & Tora lo aspettavo con ansia, e se per quanto riguarda la tematica trattata non sono rimasto deluso sul procedimento della stessa invece sì. È un volume unico quindi è normale che il tutto sia incisivo e che scorra velocemente, però un finale così lo si poteva pensare meglio. La trama è perlomeno interessante e letteralmente favolosa, però come è stata strutturata non mi è piaciuta per nulla.
Il disegno di Fujita è migliorato, si è evoluto e se in Ushio & Tora a me sembrava quasi incomprensibile a tratti qui invece è affascinante. L'edizione JPOP mi è piaciuta, non ha lucrato sul fattore "volume unico" ma lo ha proposto allo stesso prezzo delle altre sue opere e con qualche pagina a colori. Design anche azzeccato per l'opera. In generale a questo manga do la sufficienza perché l'idea è ottima, ma secondo me Fujita può fare di meglio anche in un volume unico.
Il disegno di Fujita è migliorato, si è evoluto e se in Ushio & Tora a me sembrava quasi incomprensibile a tratti qui invece è affascinante. L'edizione JPOP mi è piaciuta, non ha lucrato sul fattore "volume unico" ma lo ha proposto allo stesso prezzo delle altre sue opere e con qualche pagina a colori. Design anche azzeccato per l'opera. In generale a questo manga do la sufficienza perché l'idea è ottima, ma secondo me Fujita può fare di meglio anche in un volume unico.
Quanto mi è mancato Fujita! Mi ricordo: era un'estate degli anni '90, andavo in giro in motorino, la musica rock si meritava ancora 'sto nome e in un'edicola comprai, per provare, “Ushio e Tora”. La prima cosa che pensai fu: ”Certo che se faccio un corso di una settimana io disegno meglio!” Per fortuna i mangaka devono anche avere delle storie da raccontare e in quelle pagine si raccontava: esseri umani dai particolari poteri, spiriti e mostri che nella maggior parte dei casi erano in lotta tra loro, ma tra i quali c'era anche chi faceva qualcosa di più, provava ad essere amici.
Dinamiche che si ritrovano in “Lo Sguardo sinistro della Luna”, dove si narrano le vicende di Uhei, vecchio cacciatore che anni prima, grazie anche al sacrificio della moglie, era quasi riuscito ad eliminare una civetta capace di uccidere ogni essere vivente semplicemente guardandolo ma che, proprio al momento di darle il colpo di grazia, era stata catturata dall'esercito americano. Ora però Minerva, questo il nome dato al rapace, è di nuovo in libertà e si aggira addirittura per Tokyo. Sta ad un agente della Cia e a uno della Delta Force convincere il vecchio a riprendere la caccia. Peccato che Uhei ormai obbedisca solo a Rin, giovane sacerdotessa e soprattutto sua figlia.
Il punto di forza della storia sono proprio i personaggi sopra elencati, e, più precisamente, le loro relazioni. Personaggi che hanno caratteristiche care a Fujita, tra le quali la capacità di fidarsi degli altri, o meglio il saper riconoscere chi è degno di fiducia attraverso uno sguardo o una battuta, e che porta ad accettare e a lasciarsi convincere dagli altri, magari anche solo per indossare per la prima volta un paio di scarpe da ginnastica ultimo modello. La trama, oltre a riprendere topos classici della letteratura, come la lotta tra un vecchio cacciatore e le forze oscure della natura, cerca di mescolare situazioni da film d'azione americano alla “Die Hard” con elementi tipici dei manga che parlano di spiriti e affini.
In ciò il tratto sgraziato ed un po' sporco dell'autore aiuta molto nel rendere sia le scene d'azione, tra esplosioni e inseguimenti, che quelle più “splatter”. E nel disegno dei personaggi non mancano le auto-citazioni: Uhei accucciato in un angolo, con i lunghi capelli arruffati e una maschera che gli copre le ferite riportate nel primo scontro con Minerva non può non ricordare Tora!
Ma la parte grafica ha pure i suoi difetti: in alcune tavole il disegno è davvero troppo elementare e fa pensare ad una scarsa cura e attenzione. Altra pecca sono alcune scelte narrative anch'esse troppo semplici, ormai abusate e artefatte, come il modo di introdurre alcuni personaggi.
Tuttavia “Lo sguardo sinistro della Luna” si è rivelato una lettura piacevole, forse non al livello di opere precedenti, ma può rappresentare un buon “antipasto” per chi volesse entrare nel mondo di Fujita, incentivati inoltre dall'edizione Jpop: sopracopertina, carta di buona qualità, prime pagine a colori e il tutto ad un prezzo contenuto.
Dinamiche che si ritrovano in “Lo Sguardo sinistro della Luna”, dove si narrano le vicende di Uhei, vecchio cacciatore che anni prima, grazie anche al sacrificio della moglie, era quasi riuscito ad eliminare una civetta capace di uccidere ogni essere vivente semplicemente guardandolo ma che, proprio al momento di darle il colpo di grazia, era stata catturata dall'esercito americano. Ora però Minerva, questo il nome dato al rapace, è di nuovo in libertà e si aggira addirittura per Tokyo. Sta ad un agente della Cia e a uno della Delta Force convincere il vecchio a riprendere la caccia. Peccato che Uhei ormai obbedisca solo a Rin, giovane sacerdotessa e soprattutto sua figlia.
Il punto di forza della storia sono proprio i personaggi sopra elencati, e, più precisamente, le loro relazioni. Personaggi che hanno caratteristiche care a Fujita, tra le quali la capacità di fidarsi degli altri, o meglio il saper riconoscere chi è degno di fiducia attraverso uno sguardo o una battuta, e che porta ad accettare e a lasciarsi convincere dagli altri, magari anche solo per indossare per la prima volta un paio di scarpe da ginnastica ultimo modello. La trama, oltre a riprendere topos classici della letteratura, come la lotta tra un vecchio cacciatore e le forze oscure della natura, cerca di mescolare situazioni da film d'azione americano alla “Die Hard” con elementi tipici dei manga che parlano di spiriti e affini.
In ciò il tratto sgraziato ed un po' sporco dell'autore aiuta molto nel rendere sia le scene d'azione, tra esplosioni e inseguimenti, che quelle più “splatter”. E nel disegno dei personaggi non mancano le auto-citazioni: Uhei accucciato in un angolo, con i lunghi capelli arruffati e una maschera che gli copre le ferite riportate nel primo scontro con Minerva non può non ricordare Tora!
Ma la parte grafica ha pure i suoi difetti: in alcune tavole il disegno è davvero troppo elementare e fa pensare ad una scarsa cura e attenzione. Altra pecca sono alcune scelte narrative anch'esse troppo semplici, ormai abusate e artefatte, come il modo di introdurre alcuni personaggi.
Tuttavia “Lo sguardo sinistro della Luna” si è rivelato una lettura piacevole, forse non al livello di opere precedenti, ma può rappresentare un buon “antipasto” per chi volesse entrare nel mondo di Fujita, incentivati inoltre dall'edizione Jpop: sopracopertina, carta di buona qualità, prime pagine a colori e il tutto ad un prezzo contenuto.
Per molti manga, la struttura a volume unico è la migliore. Assicura infatti maggior incisività rispetto alla serie lunga, e quindi si adatta molto bene al genere di storie che hanno come fattore di rilevanza massimo un avvenimento o che si propongono di raccontare una storia. Ed infatti "Lo sguardo sinistro della luna" è proprio un volume volto interamente a raccontare una storia: la storia di Minerva, la civetta che porta la morte col solo potere di uno sguardo. Una storia che sembra quasi rivolta ai bambini, una fiaba, che inizia col caratteristico "C'era una volta...", se non fosse per la nostra distorta etica che ci porta a pensare che la morte non sia un argomento da toccare quando si parla coi bambini. Una fiaba seinen, insomma.
Avrete già capito che quest'opera ha molti elementi pulp o anche volutamente splatter, ma non si punta troppo su quest'elemento, difatti non avremo sbudellamenti, ma una semplice ed istantanea morte con sangue dagli occhi non appena incappate nel (malefico?) sguardo della civetta.
Arrivata a Tokyo e mietute centinaia di vittime, la civetta dovrà vedersi venir contro forze di autodifesa giapponesi, CIA e pure Delta Force. Ma nessuna di queste organizzazioni militari potrà nulla, quindi l'ultima carta rimasta al Governo è chiedere aiuto al cacciatore che anni prima aveva colpito Minerva, l'unico e il solo ad avercela fatta e l'unico non morto nel tentativo. I cacciatore in questione, Uhei, vecchio montanaro testardo, accetterà di combattere la civetta anche se a malincuore.
C'è chi dice che Fujita sia uno dei peggiori disegnatori che siano mai esistiti, ed è facile notare lo stile apparentemente grezzo e malfatto ma ad un secondo sguardo adatto al contesto e effettivamente, per quanto brutto, raffinato da anni di lavoro. Quindi in generale è un disegno che si presta bene al manga, oltre che allo stile seinen in generale.
La morale è vasta e profonda. C'è senza dubbio critica alla militarizzazione eccessiva e alle correlate guerre insensate, ma anche un po' di invito al rispetto e alla tutela delle tradizioni. Inoltre, la fiaba in generale ha un che di "rispetto della natura", interpretabile anche come un "rispetto dell'altro".
Quindi, in conclusione, il manga è senza dubbio più che sufficiente, e lo consiglio molto a chi è alla ricerca di un seinen psicologico di alto livello senza dover sconfinare in opere colossali e particolarmente lunghe.
Avrete già capito che quest'opera ha molti elementi pulp o anche volutamente splatter, ma non si punta troppo su quest'elemento, difatti non avremo sbudellamenti, ma una semplice ed istantanea morte con sangue dagli occhi non appena incappate nel (malefico?) sguardo della civetta.
Arrivata a Tokyo e mietute centinaia di vittime, la civetta dovrà vedersi venir contro forze di autodifesa giapponesi, CIA e pure Delta Force. Ma nessuna di queste organizzazioni militari potrà nulla, quindi l'ultima carta rimasta al Governo è chiedere aiuto al cacciatore che anni prima aveva colpito Minerva, l'unico e il solo ad avercela fatta e l'unico non morto nel tentativo. I cacciatore in questione, Uhei, vecchio montanaro testardo, accetterà di combattere la civetta anche se a malincuore.
C'è chi dice che Fujita sia uno dei peggiori disegnatori che siano mai esistiti, ed è facile notare lo stile apparentemente grezzo e malfatto ma ad un secondo sguardo adatto al contesto e effettivamente, per quanto brutto, raffinato da anni di lavoro. Quindi in generale è un disegno che si presta bene al manga, oltre che allo stile seinen in generale.
La morale è vasta e profonda. C'è senza dubbio critica alla militarizzazione eccessiva e alle correlate guerre insensate, ma anche un po' di invito al rispetto e alla tutela delle tradizioni. Inoltre, la fiaba in generale ha un che di "rispetto della natura", interpretabile anche come un "rispetto dell'altro".
Quindi, in conclusione, il manga è senza dubbio più che sufficiente, e lo consiglio molto a chi è alla ricerca di un seinen psicologico di alto livello senza dover sconfinare in opere colossali e particolarmente lunghe.
Non sono un grande fan di Fujita, però devo dire che questo volume mi è piaciuto, i disegni sono ottimi a differenza di qualche altra sua opera e l'edizione J-Pop qui è ancora meglio delle altre, solita sovraccoperta e ci sono ben 6 pagine a colori sempre a 5,90 euro, tanto per fare polemica qualche editore dovrebbe imparare da loro!
Questa è la storia di un mostruoso uccello, una civetta, dallo sguardo che uccide, nessuno può fermarlo perché percepisce l'arrivo dei proiettili; solo un uomo è in grado ti fermarlo, un anziano cacciatore di nome Uhei che 13 anni prima l'ha catturato. Inizia qui la caccia a questo improbabile animale dallo sguardo sinistro con Uhei e altri personaggi che lo affiancheranno. Tutto si svolge a Tokyo, dove l'animale riesce a fuggire dalla nave che lo teneva prigioniero e inizia a mietere vittime lungo il suo cammino fino al centro di Tokyo, le persone si nascondono, l'esercito prova con tutti i mezzi ma non riesce nemmeno a colpirlo.
Fujita ci presenta questo volume come una favola, con quel "c'era una volta" che tutti conosciamo bene, la trama è ben strutturata, la storia scorre senza troppi intoppi.
Un buon volume unico, veramente consigliato.
Questa è la storia di un mostruoso uccello, una civetta, dallo sguardo che uccide, nessuno può fermarlo perché percepisce l'arrivo dei proiettili; solo un uomo è in grado ti fermarlo, un anziano cacciatore di nome Uhei che 13 anni prima l'ha catturato. Inizia qui la caccia a questo improbabile animale dallo sguardo sinistro con Uhei e altri personaggi che lo affiancheranno. Tutto si svolge a Tokyo, dove l'animale riesce a fuggire dalla nave che lo teneva prigioniero e inizia a mietere vittime lungo il suo cammino fino al centro di Tokyo, le persone si nascondono, l'esercito prova con tutti i mezzi ma non riesce nemmeno a colpirlo.
Fujita ci presenta questo volume come una favola, con quel "c'era una volta" che tutti conosciamo bene, la trama è ben strutturata, la storia scorre senza troppi intoppi.
Un buon volume unico, veramente consigliato.
Una gradevole sorpresa questo manga, volume autoconclusivo di Kazuhiro Fujita.
Dalle prime battute "C'era una volta..." si capisce subito dell'intento dell'autore, cioè del raccontare una semplice favola, senza troppe pretese.
Nonostante questo, il manga trasuda di raffinatezza in diverse scene, dove viene a galla la qualità e la bravura di questo mangaka, che sa amalgamare al punto giusto le sequenze d'azione e i discorsi, questi mai banali e da cui traspare una certa maturità, cosa che al giorno d'oggi si riscontra in non molte opere.
Per quanto riguarda la trama, essa consiste nell'uccidere una civetta che uccide chiunque solo attraverso lo sguardo, e non ci sono schermi (tv) o barriere che tengano.
Direi che il punto forte di quest'opera è la caratterizzazione dei personaggi, che nonostante le poche pagine a disposizione (appunto, un volume solo), risulta ottima e ben definita, che dà loro un tocco pulito di realismo e veridicità, soprattutto nelle azioni che compiono e nei dialoghi.
È l'intreccio narrativo che appare ben ideato e di spessore, conferendo una particolare aura ai personaggi principali, le cui azioni e comportamenti riflettono appunto i loro pensieri e le loro esperienze passate.
I disegni sono a volte un po' sbrigativi, e i fondali non sempre presenti, ma tutto sommato sono adatti, ben dettagliati e piacevoli da guardare e da seguire, e "magici" nel conferire quell'aspetto terrificante e inquietante alla civetta, attraverso il design degli occhi.
In sostanza, se cercate un bel manga da leggere che non sia troppo impegnativo, questo è ciò che fa per voi, senza dimenticarvi che nonostante la lettura sia piuttosto scorrevole l'opera non è affatto banale o semplicistica, ma è dotata di una certa profondità al livello dei personaggi e di una maturità in generale.
Poi aggiungiamoci un'edizione eccezionale al modico prezzo di 5,90 euro e il gioco è fatto: non che sia imperdibile, ma se cercate qualcosa un po' sopra le righe e leggermente diverso dal solito potete correre in fumetteria.
Dalle prime battute "C'era una volta..." si capisce subito dell'intento dell'autore, cioè del raccontare una semplice favola, senza troppe pretese.
Nonostante questo, il manga trasuda di raffinatezza in diverse scene, dove viene a galla la qualità e la bravura di questo mangaka, che sa amalgamare al punto giusto le sequenze d'azione e i discorsi, questi mai banali e da cui traspare una certa maturità, cosa che al giorno d'oggi si riscontra in non molte opere.
Per quanto riguarda la trama, essa consiste nell'uccidere una civetta che uccide chiunque solo attraverso lo sguardo, e non ci sono schermi (tv) o barriere che tengano.
Direi che il punto forte di quest'opera è la caratterizzazione dei personaggi, che nonostante le poche pagine a disposizione (appunto, un volume solo), risulta ottima e ben definita, che dà loro un tocco pulito di realismo e veridicità, soprattutto nelle azioni che compiono e nei dialoghi.
È l'intreccio narrativo che appare ben ideato e di spessore, conferendo una particolare aura ai personaggi principali, le cui azioni e comportamenti riflettono appunto i loro pensieri e le loro esperienze passate.
I disegni sono a volte un po' sbrigativi, e i fondali non sempre presenti, ma tutto sommato sono adatti, ben dettagliati e piacevoli da guardare e da seguire, e "magici" nel conferire quell'aspetto terrificante e inquietante alla civetta, attraverso il design degli occhi.
In sostanza, se cercate un bel manga da leggere che non sia troppo impegnativo, questo è ciò che fa per voi, senza dimenticarvi che nonostante la lettura sia piuttosto scorrevole l'opera non è affatto banale o semplicistica, ma è dotata di una certa profondità al livello dei personaggi e di una maturità in generale.
Poi aggiungiamoci un'edizione eccezionale al modico prezzo di 5,90 euro e il gioco è fatto: non che sia imperdibile, ma se cercate qualcosa un po' sopra le righe e leggermente diverso dal solito potete correre in fumetteria.
<i>“C’era una volta…” Il sipario di ogni favola si apre con “c’era una volta”. Come scrisse lo storico dell’arte Ernst Gombrich… Per questo anche questa favola inizia con “c’era una volta”.</i>
Queste le parole che ci accoglieranno nel prologo di questo volume unico, parole che subito rapiranno il lettore per scagliarlo nel mondo oscuro di Kazuhiro Fujita, lo stesso di Moonlight Act e The Black Museum Springald, e proprio come in quest’ultima opera riesce a creare una chiave di lettura che lascia la porta aperta a future storie ricollegabili tra loro potendo creare così una miniserie, peccato però non ritrovare una simpatica guida dai capelli biondi!
Un giorno la Divinità della Montagna, adirata dal comportamento degli uomini, decide di mandare una sua creatura come punizione, una candida civetta con un terribile potere, quello di uccidere chiunque venga visto da quei terribili occhi. Nessuno poteva fermarla, avvicinarsi era impossibile e sparare da lontano era inutile; tutti morirono prima di riuscire nell’intento tranne uno, un cacciatore che grazie ad un sacrificio enorme riuscì a colpire la diabolica creatura, ma prima di compiere il Sajinawaseru, il colpo di grazia rituale tra il cacciatore e la preda nel rispetto della natura, dei militari portarono via Minerva, questo è il nome che diedero alla civetta assassina.
Tredici anni dopo una portaerei americana si schianta nel porto di Tokyo: a bordo tutti sono morti nello stesso modo, lo stesso di tantissima altra gente della città, perché il mostro è tornato libero, l’unico modo per salvare il mondo da questa fine è ritrovare quel cacciatore e sperare che decida di compiere quell’atto incompiuto.
Il finale sarà ovvio e prevedibile, se si esclude l’ultimo colpo di scena nelle ultime tavole, ma saprà deliziarci con una sequenza adrenalinica incredibile, forse la migliore di tutto l’albo, e quando Rin userà il suo potere per raccontarci gli ultimi attimi da un altro punto di vista ci scapperà un sorriso sul volto al pensiero di quanto sia beffardo il destino in certi casi, anche pensando a quanto questo mangaka sia pieno di idee assurde e sicuramente d’effetto.
Senza dubbio una storia particolare, forse troppo frivola o demente di primo acchito, ma subito capiremo che invece è un’altra genialata di quest’autore, un ritmo narrativo frenetico e continuo ci accompagnerà durante questa storia dallo sviluppo lineare senza troppi colpi di scena, ma dandoci sempre una giusta dose di suspense, umorismo e momenti di riflessione.
I disegni sono nello standard di Fujita, vacillano da attimi di pulizia e precisione ad altri apparentemente più abbozzati e sporchi che sapranno mostrarci ancora una volta l’abilità dell’autore capace di giostrarsi in diversi stili per usare sempre quello più consono alla scena raggiungendo picchi di qualità in particolari scene d’azione in un tripudio di chiaroscuro, senza dimenticare le scene di devastazione e morte dispensate dalla civetta, sempre inquietanti e spaventose; l’unico elemento comune è la perenne attenzione prestata ai dettagli visibili negli scenari, presenti in abbondanza in tutte le tavole.
Fujita ancora una volta riesce ad inserire un tema inaspettato in una sua opera, questa volta pare accentuare la differenza dei cacciatori di una volta dell’antico Giappone che rispettavano la natura, che cacciavano per necessità di vita in modo quasi rituale, e i moderni cacciatori che sarebbe più corretto definire Killer, visto che prevale solamente la voglia di uccidere. Ovviamente il contrasto tra passato e presente sarà individuabile in altre occasioni, ma non sarà il solo tema che ci farà pensare, ci saranno anche piccole divagazione sui vari tipi di amore che si possono provare: Uhei, il cacciatore, è scontroso con tutti e vive da solo nella sofferenza per la perdita del suo cane e viene “domato” solo da sua figlia adottiva Rin, alla quale obbedisce come un cucciolo, anche se non fa altro che trattarlo con rabbia per via della scomparsa della madre; anche la natura dell’odio di Minerva ha un’origine inaspettata, ma questo sta a voi scoprirlo.
Questa volta Fujita viene edito dalla J-Pop ed è giusto così perché la qualità di questa casa editrice rispecchia il valore delle opere del maestro: sovraccoperta, albo resistente e flessibile, pagine a colori patinate e fogli privi di trasparenze, spessi e bianchissimi ad un prezzo irrisorio di 5,90 €, in modo da permettersi di godere dell’arte di questo mangaka in ogni sfumatura senza spendere troppo.
Un titolo che non riesce a reggere il confronto con altre opere dell’autore, ma rimane comunque un ottimo volume unico, imperdibile per ogni fan e con cui cimentarsi nella lettura se si è alla ricerca di un thriller d’azione con tinte horror.
Se volete conoscere la magia che pervade le opere di quest’autore potete cominciare da questo albo o da una qualsiasi altra sua opera, perché tanto una volta conosciuto non si potrà più farne a meno.
Queste le parole che ci accoglieranno nel prologo di questo volume unico, parole che subito rapiranno il lettore per scagliarlo nel mondo oscuro di Kazuhiro Fujita, lo stesso di Moonlight Act e The Black Museum Springald, e proprio come in quest’ultima opera riesce a creare una chiave di lettura che lascia la porta aperta a future storie ricollegabili tra loro potendo creare così una miniserie, peccato però non ritrovare una simpatica guida dai capelli biondi!
Un giorno la Divinità della Montagna, adirata dal comportamento degli uomini, decide di mandare una sua creatura come punizione, una candida civetta con un terribile potere, quello di uccidere chiunque venga visto da quei terribili occhi. Nessuno poteva fermarla, avvicinarsi era impossibile e sparare da lontano era inutile; tutti morirono prima di riuscire nell’intento tranne uno, un cacciatore che grazie ad un sacrificio enorme riuscì a colpire la diabolica creatura, ma prima di compiere il Sajinawaseru, il colpo di grazia rituale tra il cacciatore e la preda nel rispetto della natura, dei militari portarono via Minerva, questo è il nome che diedero alla civetta assassina.
Tredici anni dopo una portaerei americana si schianta nel porto di Tokyo: a bordo tutti sono morti nello stesso modo, lo stesso di tantissima altra gente della città, perché il mostro è tornato libero, l’unico modo per salvare il mondo da questa fine è ritrovare quel cacciatore e sperare che decida di compiere quell’atto incompiuto.
Il finale sarà ovvio e prevedibile, se si esclude l’ultimo colpo di scena nelle ultime tavole, ma saprà deliziarci con una sequenza adrenalinica incredibile, forse la migliore di tutto l’albo, e quando Rin userà il suo potere per raccontarci gli ultimi attimi da un altro punto di vista ci scapperà un sorriso sul volto al pensiero di quanto sia beffardo il destino in certi casi, anche pensando a quanto questo mangaka sia pieno di idee assurde e sicuramente d’effetto.
Senza dubbio una storia particolare, forse troppo frivola o demente di primo acchito, ma subito capiremo che invece è un’altra genialata di quest’autore, un ritmo narrativo frenetico e continuo ci accompagnerà durante questa storia dallo sviluppo lineare senza troppi colpi di scena, ma dandoci sempre una giusta dose di suspense, umorismo e momenti di riflessione.
I disegni sono nello standard di Fujita, vacillano da attimi di pulizia e precisione ad altri apparentemente più abbozzati e sporchi che sapranno mostrarci ancora una volta l’abilità dell’autore capace di giostrarsi in diversi stili per usare sempre quello più consono alla scena raggiungendo picchi di qualità in particolari scene d’azione in un tripudio di chiaroscuro, senza dimenticare le scene di devastazione e morte dispensate dalla civetta, sempre inquietanti e spaventose; l’unico elemento comune è la perenne attenzione prestata ai dettagli visibili negli scenari, presenti in abbondanza in tutte le tavole.
Fujita ancora una volta riesce ad inserire un tema inaspettato in una sua opera, questa volta pare accentuare la differenza dei cacciatori di una volta dell’antico Giappone che rispettavano la natura, che cacciavano per necessità di vita in modo quasi rituale, e i moderni cacciatori che sarebbe più corretto definire Killer, visto che prevale solamente la voglia di uccidere. Ovviamente il contrasto tra passato e presente sarà individuabile in altre occasioni, ma non sarà il solo tema che ci farà pensare, ci saranno anche piccole divagazione sui vari tipi di amore che si possono provare: Uhei, il cacciatore, è scontroso con tutti e vive da solo nella sofferenza per la perdita del suo cane e viene “domato” solo da sua figlia adottiva Rin, alla quale obbedisce come un cucciolo, anche se non fa altro che trattarlo con rabbia per via della scomparsa della madre; anche la natura dell’odio di Minerva ha un’origine inaspettata, ma questo sta a voi scoprirlo.
Questa volta Fujita viene edito dalla J-Pop ed è giusto così perché la qualità di questa casa editrice rispecchia il valore delle opere del maestro: sovraccoperta, albo resistente e flessibile, pagine a colori patinate e fogli privi di trasparenze, spessi e bianchissimi ad un prezzo irrisorio di 5,90 €, in modo da permettersi di godere dell’arte di questo mangaka in ogni sfumatura senza spendere troppo.
Un titolo che non riesce a reggere il confronto con altre opere dell’autore, ma rimane comunque un ottimo volume unico, imperdibile per ogni fan e con cui cimentarsi nella lettura se si è alla ricerca di un thriller d’azione con tinte horror.
Se volete conoscere la magia che pervade le opere di quest’autore potete cominciare da questo albo o da una qualsiasi altra sua opera, perché tanto una volta conosciuto non si potrà più farne a meno.