Liar Game
«Liar Game» è un manga, disegnato e scritto da Shinobu Kaitani che ci accompagnerà con giochi cervellotici spesso interessanti fino ad un finale deludente.
Liar Game, un insieme di giochi dove tutti mentono, dove usare l'arte dell'inganno sarà la chiave della vittoria, Nao Kanzaki è una ragazza ingenua che non volendo si ritrova costretta a parteciparvi, in suo aiuto il misterioso Shinichi Akiyama dall'acuto ingegno, i due si troveranno ad affrontare diverse prove molto particolari dove affronteranno una moltitudine di individui, costretti a vincere per non avere debiti di sorta visto l'ammontare della posta in palio.
Di certo i giochi d'astuzia hanno sempre un notevole fascino grazie agli scontri di intelligenza che ne derivano e lo dimostrano anche le numerose trasposizioni cinematografiche dell'opera (al momento in cui scrivo si contano 2 live action e 3 serie televisive sempre interpretati da attori, mentre non è stata mai adattata come serie animata), quello che ne giustifica il successo sono l'originalità delle prove. Per essere apprezzata al meglio una prova non deve avere regole molto difficili e le astuzie utilizzate da ambo le parti (sia protagonisti che antagonisti) devono essere facilmente comprensibili, meglio se utilizzate sapientemente, creando pathos con colpi di scena al momento giusto. In alcune prove tutto questo riesce bene all'autore, fra i più riusciti si ricorda la roulette russa o il gioco delle sedie, ma per come è strutturata l'opera poteva rendere molto di più se i giochi si fossero limitati a quelli, neanche pochi, ben costruiti, ma per alcuni invece si viene a perdere quel mordente, la narrazione risulta lenta, troppo verbosa, non si crea quel pathos che potrebbe sopperire a tali mancanze, la lettura ne risente, la lettura stanca.
Shinichi Akiyama è sicuramente il personaggi più riuscito, carismatico, affascinato dal carattere di Nao che saprà sedurre con una intelligenza diversa dei tanti contendenti molti di essi, fra i vari antagonisti si segnalano Yuji Fukunaga e Norihiko Yokoya che spiccheranno fra i tanti nell'utilizzo della loro intelligenza per superare le tante prove.
Il grande problema di fondo dell'opera è che il pretesto per cui nasce, per cui viene organizzato il tutto e l'identità delle varie persone che gestiscono da dietro le quinte queste prove non giustificano in nessun modo quasi tutto di quello che è successo durante il manga. Non si comprende la provenienza dei fondi per le ingenti spese occorse durante l'organizzazione e non si giustifica il numero elevato di prove a cui vengono sottomessi i tanti partecipanti, non parliamo di un organizzazione per quanto fantascientifica di certo più credibile alla Kaiji, parliamo di un qualcosa che stupisce sicuramente ma che non riesce a convincere il lettore. Il tratto è nella norma, talvolta abbozzato mai eccelso.
Consigliato a chi piacciono le sfide di intelligenza a cui non dispiacciano quelle complicate.
Liar Game, un insieme di giochi dove tutti mentono, dove usare l'arte dell'inganno sarà la chiave della vittoria, Nao Kanzaki è una ragazza ingenua che non volendo si ritrova costretta a parteciparvi, in suo aiuto il misterioso Shinichi Akiyama dall'acuto ingegno, i due si troveranno ad affrontare diverse prove molto particolari dove affronteranno una moltitudine di individui, costretti a vincere per non avere debiti di sorta visto l'ammontare della posta in palio.
Di certo i giochi d'astuzia hanno sempre un notevole fascino grazie agli scontri di intelligenza che ne derivano e lo dimostrano anche le numerose trasposizioni cinematografiche dell'opera (al momento in cui scrivo si contano 2 live action e 3 serie televisive sempre interpretati da attori, mentre non è stata mai adattata come serie animata), quello che ne giustifica il successo sono l'originalità delle prove. Per essere apprezzata al meglio una prova non deve avere regole molto difficili e le astuzie utilizzate da ambo le parti (sia protagonisti che antagonisti) devono essere facilmente comprensibili, meglio se utilizzate sapientemente, creando pathos con colpi di scena al momento giusto. In alcune prove tutto questo riesce bene all'autore, fra i più riusciti si ricorda la roulette russa o il gioco delle sedie, ma per come è strutturata l'opera poteva rendere molto di più se i giochi si fossero limitati a quelli, neanche pochi, ben costruiti, ma per alcuni invece si viene a perdere quel mordente, la narrazione risulta lenta, troppo verbosa, non si crea quel pathos che potrebbe sopperire a tali mancanze, la lettura ne risente, la lettura stanca.
Shinichi Akiyama è sicuramente il personaggi più riuscito, carismatico, affascinato dal carattere di Nao che saprà sedurre con una intelligenza diversa dei tanti contendenti molti di essi, fra i vari antagonisti si segnalano Yuji Fukunaga e Norihiko Yokoya che spiccheranno fra i tanti nell'utilizzo della loro intelligenza per superare le tante prove.
Il grande problema di fondo dell'opera è che il pretesto per cui nasce, per cui viene organizzato il tutto e l'identità delle varie persone che gestiscono da dietro le quinte queste prove non giustificano in nessun modo quasi tutto di quello che è successo durante il manga. Non si comprende la provenienza dei fondi per le ingenti spese occorse durante l'organizzazione e non si giustifica il numero elevato di prove a cui vengono sottomessi i tanti partecipanti, non parliamo di un organizzazione per quanto fantascientifica di certo più credibile alla Kaiji, parliamo di un qualcosa che stupisce sicuramente ma che non riesce a convincere il lettore. Il tratto è nella norma, talvolta abbozzato mai eccelso.
Consigliato a chi piacciono le sfide di intelligenza a cui non dispiacciano quelle complicate.
Scrivo questa recensione dopo qualche anno dalla fine della lettura dell'opera in questione, e ripensando ad essa mi viene sempre in mente lo stesso pensiero 'cavolo, devo riuscire a trovare un'altra opera come Liar Game'. Da qui, il mio massimo nella votazione: 10 netto.
Senza entrare troppo nel dettaglio, anche perchè sono passati diversi mesi qualche anno dalla fine della lettura e diversi particolari nonchè diverse scene risultano flebili e sbiadite nella memoria, vorrei analizzare il perchè di questa mia votazione, il perchè la considero un vero capolavoro.
Liar Game è, in poche parole, uno shonen di combattimento di intelligenza dove si svolgono battaglie basate sull'abilità logica dei diversi protagonisti che ne prendono parte, vere e proprie battaglie di ragionamenti, di trucchi, di inganni, e tutto questo è stato steso e sviluppato in maniera assolutamente impeccabile.
Sì, è vero, ci sono piccoli flebili difetti, uno tra i pochi che mi riesco a ricordare è il carattere della protagonista che sin da subito si è resa snervante ai miei occhi, ma con il tempo ci si fa l'abitudine, oppure le caratteristiche di uno dei brevi giochi il cui sviluppo, o meglio, il modo in cui uno dei due protagonisti l'aveva affrontato aveva delle connotazioni quasi impossibili, irrealistiche, ma sono particolari trascurabili se si paragona all'opera intera.
Per quanto riguarda le sfide, le battaglie, il modo in cui sono state create, il modo in cui sono state sviluppate risulta impeccabile e veramente ammirevole, complimenti all'autore, il quale non si esimeva certo dai colpi di scena ben architettati e maestosamente riusciti: esistono due tipi di colpo di scena, quello che non ci si aspetta perchè un qualcosa di esterno alla scena che si sta vivendo interviene ribaltando completamente le situazione, e quello che invece rimane nascosto, proprio sotto i nostri occhi per tutto il tempo ma noi non ce ne accorgiamo perchè l'autore è stato bravo a celarlo sino al momento della sua comparsa, ed è proprio questo colpo di scena quello che l'autore dell'opera in questione riesce a piazzare categoricamente ogni volta, riuscendo nel suo intento: le regole del gioco sono quelle, spiegate in ogni suo particolare dalla A alla Z, eppure lì, in mezzo ad esse, si cela il colpo di scena che i tuoi occhi non sono riusciti a vedere, il colpo di scena che ribalterà completamente la situazione.
Non solo questo, ma ancora ad oggi ho impresso uno dei giochi finali, una rivisitazione del gioco della sedia classico che tutti noi da bambini avremo giocato, il quale ti viene mostrato con occhi totalmente differenti. E' stato veramente una piacevole sorpresa ed ancora oggi un piacevole ricordo.
Non mi resta molto da dire in questa recensione, se non consigliare veramente a chiunque quest'opera.
Il tratto dell'autore è particolare, povero e semplice mi azzarderei di dire, ma non per questo tali aggettivi vanno letti con accezione negativa, semplicemente, a mio modo di vedere, l'autore ha voluto soffermarsi e rendere visibili all'occhio del lettore solo i particolari importanti ai fini della trama.
Credo che il desiderio di ogni autore sia lasciare un segno della sua opera nella mente del lettore, ed è proprio questo ciò che ha fatto Shinobu Kaitani con Liar Game in me: pochi sono i titoli che mi sono rimasti impressi negli anni nella mia mente tra le decine e decine di manga letti e anime visti, chi per un particolare chi per un altro, ma credo che tale opera sia l'unica che mi ha fatto dire e pensare ad anni di distanza e con altrettante opere manga ed anime viste nel frattempo 'cavolo, devo riuscire a trovare un'altra opera come Liar Game', ed è proprio per questo, che tale opera si merita il massimo della votazione da me.
Senza entrare troppo nel dettaglio, anche perchè sono passati diversi mesi qualche anno dalla fine della lettura e diversi particolari nonchè diverse scene risultano flebili e sbiadite nella memoria, vorrei analizzare il perchè di questa mia votazione, il perchè la considero un vero capolavoro.
Liar Game è, in poche parole, uno shonen di combattimento di intelligenza dove si svolgono battaglie basate sull'abilità logica dei diversi protagonisti che ne prendono parte, vere e proprie battaglie di ragionamenti, di trucchi, di inganni, e tutto questo è stato steso e sviluppato in maniera assolutamente impeccabile.
Sì, è vero, ci sono piccoli flebili difetti, uno tra i pochi che mi riesco a ricordare è il carattere della protagonista che sin da subito si è resa snervante ai miei occhi, ma con il tempo ci si fa l'abitudine, oppure le caratteristiche di uno dei brevi giochi il cui sviluppo, o meglio, il modo in cui uno dei due protagonisti l'aveva affrontato aveva delle connotazioni quasi impossibili, irrealistiche, ma sono particolari trascurabili se si paragona all'opera intera.
Per quanto riguarda le sfide, le battaglie, il modo in cui sono state create, il modo in cui sono state sviluppate risulta impeccabile e veramente ammirevole, complimenti all'autore, il quale non si esimeva certo dai colpi di scena ben architettati e maestosamente riusciti: esistono due tipi di colpo di scena, quello che non ci si aspetta perchè un qualcosa di esterno alla scena che si sta vivendo interviene ribaltando completamente le situazione, e quello che invece rimane nascosto, proprio sotto i nostri occhi per tutto il tempo ma noi non ce ne accorgiamo perchè l'autore è stato bravo a celarlo sino al momento della sua comparsa, ed è proprio questo colpo di scena quello che l'autore dell'opera in questione riesce a piazzare categoricamente ogni volta, riuscendo nel suo intento: le regole del gioco sono quelle, spiegate in ogni suo particolare dalla A alla Z, eppure lì, in mezzo ad esse, si cela il colpo di scena che i tuoi occhi non sono riusciti a vedere, il colpo di scena che ribalterà completamente la situazione.
Non solo questo, ma ancora ad oggi ho impresso uno dei giochi finali, una rivisitazione del gioco della sedia classico che tutti noi da bambini avremo giocato, il quale ti viene mostrato con occhi totalmente differenti. E' stato veramente una piacevole sorpresa ed ancora oggi un piacevole ricordo.
Non mi resta molto da dire in questa recensione, se non consigliare veramente a chiunque quest'opera.
Il tratto dell'autore è particolare, povero e semplice mi azzarderei di dire, ma non per questo tali aggettivi vanno letti con accezione negativa, semplicemente, a mio modo di vedere, l'autore ha voluto soffermarsi e rendere visibili all'occhio del lettore solo i particolari importanti ai fini della trama.
Credo che il desiderio di ogni autore sia lasciare un segno della sua opera nella mente del lettore, ed è proprio questo ciò che ha fatto Shinobu Kaitani con Liar Game in me: pochi sono i titoli che mi sono rimasti impressi negli anni nella mia mente tra le decine e decine di manga letti e anime visti, chi per un particolare chi per un altro, ma credo che tale opera sia l'unica che mi ha fatto dire e pensare ad anni di distanza e con altrettante opere manga ed anime viste nel frattempo 'cavolo, devo riuscire a trovare un'altra opera come Liar Game', ed è proprio per questo, che tale opera si merita il massimo della votazione da me.
Iniziato nel 2005, composto da 19 volumi ed edito da J-POP, “liar game” è un seinen manga firmato Shinobu Kaitani. Di questo autore avevo già visto ed apprezzato la trasposizione anime di “one outs” (di cui per altro vi è un chiaro richiamo anche in liar game, cosa che apprezzo sempre), ed ero già perciò pronta ad una lettura impegnativa e difficile.
Liar game fa del suo perno la psicologia, legata a strategie di gioco che risultano quasi difficili da seguire, il più delle volte. Ma iniziamo dalla trama.
Alla base di tutto, c’è una misteriosa organizzazione che contatta persone molto diverse tra loro, facendole entrare in un “gioco”, mandando loro delle valigie contenenti la spropositata somma di 100 milioni di yen (circa 700000 euro). I giocatori, una volta accettato di entrare nel gioco, dovranno superare determinati round che potrebbero farli diventare ricchi, oppure indebitati di enormi somme. La protagonista, Nao Kanzaki, è la rappresentazione dell’assioma “l’uomo è la misura di tutte le cose”: onesta e incapace di mentire, Nao continua fortemente a credere che anche le altre persone siano come lei… ma il liar game è per l’appunto il gioco del bugiardo, e non tutti saranno degli alleati disposti ad aiutarsi a vicenda, pur di uscire dall’incubo.
Partiamo subito con i numerosi punti di forza del manga. Kaitani si dimostra un abilissimo autore per il genere psicologico, creando giochi molto diversi tra loro, che catturano senza dubbio l’attenzione del lettore, lasciandolo spesso interdetto sull’evoluzione della strategia adottata dai personaggi… Personalmente avrei preferito un numero più basso di volumi, poiché mi è sembrato un po’ ripetitivo il susseguirsi di così tante prove da superare. Tuttavia, ho notato che è un “difetto” che ho riscontrato praticamente solo io, e mi sento in dovere di aggiungere che sia una valutazione puramente soggettiva, dal momento che il livello di narrazione e di suspense non va mai in ribasso, ma anzi si mantiene sempre su altissimi livelli.
Altro punto di forza è dato, senza dubbio, dai personaggi. Benché ci siano numerose comparse, Kaitani si concentra sui protagonisti.
Nao parte come un personaggio che risulta quasi antipatico, per via della sua onestà inverosimile, e della sua goffaggine… specie nei primi volumi, quando si piange addosso senza pensare a delle soluzioni, e si affida unicamente agli altri perché le risolvano i problemi. Benché, da questo punto di vista, non cambi poi molto, Nao ha una perfetta evoluzione, che le permetterà non solo di diventare più abile nel gioco e più capace di fronteggiare le proprie emozioni, ma la farà divenire in grado di prendere lei stessa le redini del liar game, legando indissolubilmente a sé gli altri giocatori, facendo perno sull’onestà, anziché sull’inganno. E’proprio con questa predisposizione che si approccia alle sfide “Gli esseri umani sono creature molto deboli quando sono soli, ma se lavorano come una squadra sono forti e possono fare grandi cose.”
Al lato opposto abbiamo Akiyama, il co protagonista che Nao contatta per farsi aiutare. Akiyama è esattamente il classico personaggio che viene apprezzato dal grande pubblico: dotato di una sorprendente intelligenza e di sangue freddo, riesce a mantenersi calmo in ogni situazione estrema, decidendo non solo di aiutare la ragazza, ma anche di muovere guerra agli organizzatori del liar game, perché non sopporta chi approfitta delle debolezze altrui. Scelta che per altro si ricollega a un triste passato… La sua presa di posizione iniziale è quindi opposta a quella di Nao. "No. Delle persone si DEVE dubitare. Molte persone non capiscono questo concetto. Dubitare delle persone è semplicemente parte del tentare di conoscerle meglio. "Fidarsi". E' un atto senza dubbio nobile. Ma, sai, ciò che molte persone fanno, e che chiamano "fidarsi", è in realtà arrendersi nel tentare di capire gli altri. E ciò non ha niente a che fare con la "fiducia", è piuttosto... "APATIA". E l'apatia è molto più devastante del dubitare degli altri”
Infine, altro personaggio davvero di rilievo è Norihiko Yokoya, principale villain e sfidante di Akiyama, l’unico che può confrontarsi seriamente con lui. Koyoya è subdolo e manipolatore, intimidatorio e meschino. Fa di ogni personaggio una propria pedina da usare per vincere e instaurare un potere assoluto. Per questo è interessante, oltre che l’ovvio scontro tra lui e Akiyama, il rapporto che si instaura con una personalità apparentemente debole come quella di Nao… sarà proprio la forte convinzione di unità di Nao a creare una forte opposizione con questo personaggio:
“Vinceremo seguendo le nostre convinzioni fino alla fine! Hai perso perché hai abbandonato la convinzione che "il dominio è tutto" e sei ossessionato dall'idea sciocca di fare soldi !!” (Nao).
Degli altri personaggi viene tracciata una storia un po’ più vaga, e ammetto che avrei preferito qualche capitolo dedicato seriamente agli organizzatori con la maschera bianca…
Passiamo quindi ai difetti, uno dei quali incentrato effettivamente su quest’ultimo dettaglio.
Il manga si compone di 19 volumi, 203 capitoli totali. Perciò, da lettrice, mi aspettavo che la genialità dell’autore si sarebbe dimostrata ancora una volta convincente nel distribuire equamente le informazioni e le risposte… invece, a questo proposito, c’è un triste calo. Purtroppo, fino al 202° capitolo, ci sono solo i giochi, mentre tutte le spiegazioni arrivano nelle ultimissime venticinque pagine. Già di suo, trovo la cosa abbastanza insoddisfacente, anche se la spiegazione generale del perché sia nato il Liar game, e di chi siano effettivamente gli organizzatori, non è per nulla brutta… Ma non si può non ammettere che sia incredibilmente frettoloso, rispetto al ritmo narrativo usato per il resto della serie.
Oltre a ciò, le ultime tre pagine aprono nuovamente la questione di base, che si era appena risolta (sempre in maniera fin troppo frettolosa), senza possibilità di avere un seguito. Insomma, il finale è quasi del tutto bocciato, ed è davvero un peccato, vista la grandiosità dell’opera fino al 202° capitolo.
Tuttavia, in linea generale, mi sembra ingiusto bocciare totalmente il titolo per un solo difetto. Kaitani si fa perdonare anche con un tratto di disegno pulito e semplice, che non dispiace affatto.
In ultimo, ricordo agli appassionati del manga, che dall’opera sono state tratte due trasposizioni in drama di grande successo, e due film.
Liar game fa del suo perno la psicologia, legata a strategie di gioco che risultano quasi difficili da seguire, il più delle volte. Ma iniziamo dalla trama.
Alla base di tutto, c’è una misteriosa organizzazione che contatta persone molto diverse tra loro, facendole entrare in un “gioco”, mandando loro delle valigie contenenti la spropositata somma di 100 milioni di yen (circa 700000 euro). I giocatori, una volta accettato di entrare nel gioco, dovranno superare determinati round che potrebbero farli diventare ricchi, oppure indebitati di enormi somme. La protagonista, Nao Kanzaki, è la rappresentazione dell’assioma “l’uomo è la misura di tutte le cose”: onesta e incapace di mentire, Nao continua fortemente a credere che anche le altre persone siano come lei… ma il liar game è per l’appunto il gioco del bugiardo, e non tutti saranno degli alleati disposti ad aiutarsi a vicenda, pur di uscire dall’incubo.
Partiamo subito con i numerosi punti di forza del manga. Kaitani si dimostra un abilissimo autore per il genere psicologico, creando giochi molto diversi tra loro, che catturano senza dubbio l’attenzione del lettore, lasciandolo spesso interdetto sull’evoluzione della strategia adottata dai personaggi… Personalmente avrei preferito un numero più basso di volumi, poiché mi è sembrato un po’ ripetitivo il susseguirsi di così tante prove da superare. Tuttavia, ho notato che è un “difetto” che ho riscontrato praticamente solo io, e mi sento in dovere di aggiungere che sia una valutazione puramente soggettiva, dal momento che il livello di narrazione e di suspense non va mai in ribasso, ma anzi si mantiene sempre su altissimi livelli.
Altro punto di forza è dato, senza dubbio, dai personaggi. Benché ci siano numerose comparse, Kaitani si concentra sui protagonisti.
Nao parte come un personaggio che risulta quasi antipatico, per via della sua onestà inverosimile, e della sua goffaggine… specie nei primi volumi, quando si piange addosso senza pensare a delle soluzioni, e si affida unicamente agli altri perché le risolvano i problemi. Benché, da questo punto di vista, non cambi poi molto, Nao ha una perfetta evoluzione, che le permetterà non solo di diventare più abile nel gioco e più capace di fronteggiare le proprie emozioni, ma la farà divenire in grado di prendere lei stessa le redini del liar game, legando indissolubilmente a sé gli altri giocatori, facendo perno sull’onestà, anziché sull’inganno. E’proprio con questa predisposizione che si approccia alle sfide “Gli esseri umani sono creature molto deboli quando sono soli, ma se lavorano come una squadra sono forti e possono fare grandi cose.”
Al lato opposto abbiamo Akiyama, il co protagonista che Nao contatta per farsi aiutare. Akiyama è esattamente il classico personaggio che viene apprezzato dal grande pubblico: dotato di una sorprendente intelligenza e di sangue freddo, riesce a mantenersi calmo in ogni situazione estrema, decidendo non solo di aiutare la ragazza, ma anche di muovere guerra agli organizzatori del liar game, perché non sopporta chi approfitta delle debolezze altrui. Scelta che per altro si ricollega a un triste passato… La sua presa di posizione iniziale è quindi opposta a quella di Nao. "No. Delle persone si DEVE dubitare. Molte persone non capiscono questo concetto. Dubitare delle persone è semplicemente parte del tentare di conoscerle meglio. "Fidarsi". E' un atto senza dubbio nobile. Ma, sai, ciò che molte persone fanno, e che chiamano "fidarsi", è in realtà arrendersi nel tentare di capire gli altri. E ciò non ha niente a che fare con la "fiducia", è piuttosto... "APATIA". E l'apatia è molto più devastante del dubitare degli altri”
Infine, altro personaggio davvero di rilievo è Norihiko Yokoya, principale villain e sfidante di Akiyama, l’unico che può confrontarsi seriamente con lui. Koyoya è subdolo e manipolatore, intimidatorio e meschino. Fa di ogni personaggio una propria pedina da usare per vincere e instaurare un potere assoluto. Per questo è interessante, oltre che l’ovvio scontro tra lui e Akiyama, il rapporto che si instaura con una personalità apparentemente debole come quella di Nao… sarà proprio la forte convinzione di unità di Nao a creare una forte opposizione con questo personaggio:
“Vinceremo seguendo le nostre convinzioni fino alla fine! Hai perso perché hai abbandonato la convinzione che "il dominio è tutto" e sei ossessionato dall'idea sciocca di fare soldi !!” (Nao).
Degli altri personaggi viene tracciata una storia un po’ più vaga, e ammetto che avrei preferito qualche capitolo dedicato seriamente agli organizzatori con la maschera bianca…
Passiamo quindi ai difetti, uno dei quali incentrato effettivamente su quest’ultimo dettaglio.
Il manga si compone di 19 volumi, 203 capitoli totali. Perciò, da lettrice, mi aspettavo che la genialità dell’autore si sarebbe dimostrata ancora una volta convincente nel distribuire equamente le informazioni e le risposte… invece, a questo proposito, c’è un triste calo. Purtroppo, fino al 202° capitolo, ci sono solo i giochi, mentre tutte le spiegazioni arrivano nelle ultimissime venticinque pagine. Già di suo, trovo la cosa abbastanza insoddisfacente, anche se la spiegazione generale del perché sia nato il Liar game, e di chi siano effettivamente gli organizzatori, non è per nulla brutta… Ma non si può non ammettere che sia incredibilmente frettoloso, rispetto al ritmo narrativo usato per il resto della serie.
Oltre a ciò, le ultime tre pagine aprono nuovamente la questione di base, che si era appena risolta (sempre in maniera fin troppo frettolosa), senza possibilità di avere un seguito. Insomma, il finale è quasi del tutto bocciato, ed è davvero un peccato, vista la grandiosità dell’opera fino al 202° capitolo.
Tuttavia, in linea generale, mi sembra ingiusto bocciare totalmente il titolo per un solo difetto. Kaitani si fa perdonare anche con un tratto di disegno pulito e semplice, che non dispiace affatto.
In ultimo, ricordo agli appassionati del manga, che dall’opera sono state tratte due trasposizioni in drama di grande successo, e due film.
"Liar Game" è forse il miglior manga psicologico che io abbia letto finora.
I dialoghi e i giochi incalzanti che coinvolgono il lettore in questo turbine di inganni e bugie rivelano i punti sia deboli che forti di ogni personaggio e mettono in luce gli aspetti psicologici di ogni essere umano. La protagonista Kanzaki è la tipica ragazzina ingenua, altruista ed onesta che s'abbatte al primo errore, ma nel corso della vicenda la sua personalità cambierà incredibilmente diventando più forte e più intelligente, grazie anche all'aiuto dell'astuto e misterioso Akiyama che si mostra il miglior risolutore di ogni gioco elaborando o scovando piani ingegnosi e infallibili senza mai battere la fiacca. Il gioco che mi è piaciuto di più è stato quello del contrabbando dove i personaggi tentano di unire le forze, cercare sotterfugi e scampare dalla sconfitta: lo scopo di ogni gioco è quello di mostrare cosa l'uomo può arrivare a compiere per alte somme di denaro, qui i personaggi da una parte hanno paura di perdere e tentano di allearsi ma vengono prontamente raggirati e mandati allo sbaraglio a causa delle loro debolezze o essendo vincolati a qualcuno superiore che riesce a convincerli (Yokoya); dall'altra parte vengono "consolati" e accolti da Kanzaki e Akiyama che offrono tutto il loro aiuto e i loro soldi non per egoismo e perbenismo ma per puro altruismo e orgoglio di sé stessi. L'unica pecca di questo splendido manga è il finale che lascia un po' di amaro in bocca, a parer mio avrebbe dovuto argomentare un po' di più cosa sarebbe successo dopo la scoperta inaspettata del vero scopo degli organizzatori del gioco.
In conclusione manga leggermente pesantuccio con una caratterizzazione dei personaggi ottima ma che non lascia sicuramente troppo delusi .
I dialoghi e i giochi incalzanti che coinvolgono il lettore in questo turbine di inganni e bugie rivelano i punti sia deboli che forti di ogni personaggio e mettono in luce gli aspetti psicologici di ogni essere umano. La protagonista Kanzaki è la tipica ragazzina ingenua, altruista ed onesta che s'abbatte al primo errore, ma nel corso della vicenda la sua personalità cambierà incredibilmente diventando più forte e più intelligente, grazie anche all'aiuto dell'astuto e misterioso Akiyama che si mostra il miglior risolutore di ogni gioco elaborando o scovando piani ingegnosi e infallibili senza mai battere la fiacca. Il gioco che mi è piaciuto di più è stato quello del contrabbando dove i personaggi tentano di unire le forze, cercare sotterfugi e scampare dalla sconfitta: lo scopo di ogni gioco è quello di mostrare cosa l'uomo può arrivare a compiere per alte somme di denaro, qui i personaggi da una parte hanno paura di perdere e tentano di allearsi ma vengono prontamente raggirati e mandati allo sbaraglio a causa delle loro debolezze o essendo vincolati a qualcuno superiore che riesce a convincerli (Yokoya); dall'altra parte vengono "consolati" e accolti da Kanzaki e Akiyama che offrono tutto il loro aiuto e i loro soldi non per egoismo e perbenismo ma per puro altruismo e orgoglio di sé stessi. L'unica pecca di questo splendido manga è il finale che lascia un po' di amaro in bocca, a parer mio avrebbe dovuto argomentare un po' di più cosa sarebbe successo dopo la scoperta inaspettata del vero scopo degli organizzatori del gioco.
In conclusione manga leggermente pesantuccio con una caratterizzazione dei personaggi ottima ma che non lascia sicuramente troppo delusi .
Davvero ben fatto, bello, intelligente, sorprendente, ti fa incollare alla sedia fino all'ultima pagina.
Vi aspetta una storia dalle forti tinte psicologiche e personaggi dalle personalità ben delineate e dalla caratterizzazione eccelsa. Shinobu Kaitani è uno straordinario autore del genere.
Il disegno è chiaro dal tratto molto pulito. Le espressioni dei personaggi, che possono sembrare esagerate, sono segnali di una maggior tendenza a caratterizzarli sotto il profilo interiore: le bocche esageratamente spalancate dal terrore o dalla malignità, così come gli sguardi "stralunati" sono dei chiari esempi.
La qualità dell'edizione J-pop è la stessa a cui ormai abitua i lettori da anni, sempre molto curata e con un buon rapporto qualità/prezzo.
Parlando dei personaggi, Akiyama è all'altezza se non superiore a Light e L di Death Note; Nao Kanzaki è ingenua e buona anche troppo, all'inizio rasenta anche l'idiozia, poi il suo personaggio pian pian evolve in maniera positiva e diventa più autosufficiente.
Che dire, mi appresto a leggere l'ottavo volume e spero che la narrazione e gli sviluppi siano degni se non migliori di quello che sono stati fino adesso, e poi si aspetterà la conclusione di questo bellissimo seinen manga.
In conclusione, la lettura di Liar Game è fortemente consigliata a chi cerca un ottimo seinen che tenga incollati dalla prima all'ultima pagina, e per chi ama i ragionamenti ingegnosi scaturiti dall'osservazione del comportamento umano.
Vi aspetta una storia dalle forti tinte psicologiche e personaggi dalle personalità ben delineate e dalla caratterizzazione eccelsa. Shinobu Kaitani è uno straordinario autore del genere.
Il disegno è chiaro dal tratto molto pulito. Le espressioni dei personaggi, che possono sembrare esagerate, sono segnali di una maggior tendenza a caratterizzarli sotto il profilo interiore: le bocche esageratamente spalancate dal terrore o dalla malignità, così come gli sguardi "stralunati" sono dei chiari esempi.
La qualità dell'edizione J-pop è la stessa a cui ormai abitua i lettori da anni, sempre molto curata e con un buon rapporto qualità/prezzo.
Parlando dei personaggi, Akiyama è all'altezza se non superiore a Light e L di Death Note; Nao Kanzaki è ingenua e buona anche troppo, all'inizio rasenta anche l'idiozia, poi il suo personaggio pian pian evolve in maniera positiva e diventa più autosufficiente.
Che dire, mi appresto a leggere l'ottavo volume e spero che la narrazione e gli sviluppi siano degni se non migliori di quello che sono stati fino adesso, e poi si aspetterà la conclusione di questo bellissimo seinen manga.
In conclusione, la lettura di Liar Game è fortemente consigliata a chi cerca un ottimo seinen che tenga incollati dalla prima all'ultima pagina, e per chi ama i ragionamenti ingegnosi scaturiti dall'osservazione del comportamento umano.
Facciamo un gioco. Voi ascoltatemi; io vi racconto una storia.
Poi, alla fine, mi dite se ci avete creduto, se vi affidate alle mie parole solo parzialmente - ecco, io ve lo dico: sarò sincero, ma con un manga del genere davanti, cui premesse sono già tutte nel titolo, "Liar Game", è davvero bene non dubitare?
Se solo dovesse arrivarvi un pacco, ecco, fate attenzione a non aprirlo, e a leggere ogni appendice e nota allegata; potreste trovarvi in guai seri se, accidentalmente...
Iniziamo. Tinte nere, gialle, variopinte, per un'atmosfera mozzafiato, che gradualmente si fa spazio, fino ad occupare ogni pertugio dello spettatore.
Liar Game è un gioco polifasico, temibile, singolare, indetto da un'organizzazione che sfugge alle solite norme legislative, nascosto dalle luci della società e della cronaca, e che viene mosso da un "Ufficio" fantasma e da coordinatori che si tengono ben lontani dal lasciar trapelare qualunque informazione circa la loro identità o provenienza (spesso, infatti, tali individui sono mascherati).
Vi è mai capitato, di fronte ad un'opera, di citarne un'altra con l'intento fare ulteriore chiarezza sul materiale che si ha sotto gli occhi, per la presenza d'intenti simili o, più semplicemente, col fine d'identificare punti in comune? Nel mio caso, con Liar Game, ho più volte sentito parallelismi con Death Note, così come io stesso durante la lettura del primo volume continuavo a ripetermi di trovarmi di fronte ad un manga dalle tinte giallastre e scure, sulla stessa linea di Meitantei Conan (o Detective Conan), celeberrimo titolo di Gosho Aoyama.
Di fronte a tale atteggiamento, ciò che ne viene fuori è solamente una misera imposizione di paletti, piantati da noi medesimi - talvolta ingenuamente, per abitudine - ed oltre i quali non riusciamo ad ergerci; accostarsi ad un'opera per descriverne un'altra, se non in occasioni particolari e strutturalmente adatte, è oltremodo scomodo. Un'opera non è altro che ciò che è, senza alcun intramezzo: cogliere brandelli simili tra una e l'altra è un gioco che può essere interessante ma, a meno che non sia finalità dell'opera stessa, tale sistema va a compromettere la sua stessa essenza.
Questo m'è stato chiaro durante la lettura del secondo volume. Mi trovavo di fronte ad un'opera straordinariamente unica, nonostante le sue basi s'alzassero su dei canoni che avevo trovato in parecchie altre situazioni. Così volutamente preciso - e così energicamente incalzante ed acuto - è il procedere degli avvenimenti, che immaginare il lavoro che vi sia dietro alla sola sceneggiatura posiziona l'autore su un palco d'avorio rilucente, sotto il quale folleggiano applausi ad ogni atto concluso.
La storia si apre con Nao Kanzaki, protagonista cui peculiarità è quella di essere un'ingenua (da qui il suo soprannome Bakasunao); un giorno qualunque le viene recapitato un pacco misterioso che ella apre senza alcuna esitazione: sul pacco erano state però aggiunte diverse appendici, che l'avvertivano del fatto che dal momento in cui lo avrebbe aperto, sarebbe stata accorpata ad uno dei giochi più gravi e ambigui, appunto il Liar Game. Le fasi del gioco entrano subito nel vivo: il contenuto del pacco era un ingente ammontare di mazzette verdi, le quali Nao doveva proteggere con estrema cura, e al contempo trovare e rubare quanti più soldi al suo rivale, cui indicazioni vengono presto fornite, e che possiede la stessa somma di denaro. Gli sviluppi, però, sono davvero imprevedibili: una ragazza così ingenua può sul serio avanzare in questo gioco? E se sì, come le sarà possibile raggiungere il secondo turno?
Cos'ho trovato, allora, dentro a questo baule è complicato dirlo: sto ancora scavando, e nella rocambolesca ricerca la mia mano precipita nello scrigno, dal quale saltuariamente viene fuori un elemento indecifrabile; tanto criptico che la ricerca di un qualunque tesoro all'interno di esso diviene il piacere stesso. Trasponendo quest'esempio alla lettura, lo svisceramento graduale di ogni reticolato (enigmi, misteri, prove, critiche), parallelamente alla marcia della storia, crea una storia nella storia stessa, nella quale il lettore si diletta in una ricerca attiva, senza subire passivamente nozioni e parole.
L'incipit nel primo volume, anzi, la prima pagina stessa fu per me rivelatrice; sono stato colpito a bruciapelo da quello che già sembrava essere l'intento di raccontare due tipi di storia: una superficiale ed una velata. Esattamente come un sistema a Matrioska, la successione di eventi si fa strada nella lettura, che interpreterei davvero su due piani, così complicati da cogliere nella loro essenza che non saprei descrivere senza l'ausilio di una metafora: si tratta, in questo caso unico, di un conglomerato dinamico di situazioni che si danno la mano a vicenda, senza far vedere ciò che passa tra le mani stesse, che si scambiano bigliettini ed oggetti non definiti, anzi, oggetti mascherati, anzi, non sono oggetti, sono tutto, sono niente.
Di queste acrobazie e di tanti lirismi vorticosi, però, non se ne fa nulla nessuno - cambiamo registro, o qui ci viene il mal di testa; da un'analisi - che è più una profonda disamina - cosa ne viene dunque fuori, lo andiamo adesso a scomporre. E di seguito vediamo l'esplicazione dell'unicità di questa serie, e del modo in cui essa rasenta i livelli più alti della produttività umana in tale ambito (se non anche in altri).
Molteplici sono le ragioni per cui mi sono avvicinato a Liar Game: ovunque se ne parlasse la critica era ottima, i disegni - soprattutto le illustrazioni di copertina - circoscrivono un ambiente carico d'inquietudine, nascosti in essi vi sono differenti richiami a simboli e numeri, si tratta insomma un impatto visivo straordinariamente evocativo, prestante, profondo e sobrio; infine il nome dell'opera stessa, che congiunge i precedenti due punti, volgendoli verso un'apnea di tensione tutta da srotolare.
Piacevolissima l'edizione nostrana, seppur il lavoro degli italiani sulla copertina è da considerarsi mediocre. Nello specifico, col fine di eliminare ogni traccia di scritte giapponesi, si fa ricorso all'utilizzo del contrasto; la mano tuttavia viene calcata così tanto che ne vengono fuori brutture e spiacevoli prodotti, se confrontati con l'origine.
Esempio ridicolo e lampante è quello del Volume X, dove nella copertina Akiyama, uno dei protagonisti, sembra essere scuro di pelle a causa di suddetta lavorazione.
La natura del disegno è semplice, ma non semplicistica; le nozioni di psicologia, e così un forte simbolismo, restano impresse nelle espressioni e nelle mani, le quali spesso e volentieri indicano dei numeri precisi, nascondendo quest'intento nella gesticolazione. È evidente che Kaitani sottoponga i suoi lettori alle sue conoscenze in materia psicologica; basti avvicinarsi al campo, anche per sentito dire, che si sente spesso che il linguaggio del corpo è un codice estremamente importante nel settore.
Stando a tale affermazione, l'intervento seguente è da prendere un po' con le pinze: l'autore, col riversare le sue conoscenze della psicologia in maniera allegorica, genera dunque un fenomeno interessante; in diverse occasioni la gestualità citata, così come l'espressione dei personaggi, è così forte che sembra voler nascondere un preciso studio della postura, degli atteggiamenti e delle attitudini. A dirla tutta, a volte, ad esempio nelle copertine o nelle scene di maggior enfasi, i personaggi fanno segno con le mani indicando un numero. Mi piace supporre che sia un gioco fatto sottobanco su cui l'autore marcia e si diverte, con la speranza che qualcuno riesca a deliziarsi anche di questi piccoli dettagli più opachi e poco evidenti. È possibile vederlo notarlo anche nella prima pagina del primo volume: quello del protagonista, più che un gesto, sembra un voler indicare anche un numero che, in un modo o nell'altro, potrebbe anche essere collegato alla fine della serie stessa. Tuttavia quest'azzardo di ipotesi non porterà da nessuna parte, seppur sia gradevole immaginare che questa visione corrisponda a quella dell'illustratore.
Secondo questescamotage, il lettore - necessariamente curioso - si immerge in un'esperienza di lettura attiva, e così come i personaggi vengono messi alla prova con il Liar Game, lui viene trascinato in un intrattenimento di carattere antifrastico e turbolento.
Meno parole vanno riservati ai fondali. Gli sfondi sono puliti, così come le tavole non eccedono nell'inchiostrazione, le pagine sono limpide, esibiscono tratti sottili e definiti: spesso sembra di veder scorrere le linee bianche e nere una pellicola su carta.
Una considerazione da fare è quella della maturazione dei disegni, i quali si alterano nella direzione di fattezze più dettagliate. Aprire il primo volume, e subito dopo il quinto, è il metodo più veloce per comprendere questa progressiva metamorfosi.
Trasferendoci su una sfera meno formale e più contenutistica, dobbiamo essere pronti ad assestare un altro colpo. L'esplicazione di un reticolato fitto, così come lo (de)scrivevo prima, è ahimè altrettanto complicata; può dilungarsi tanto da annoiare.
In questo ambito, parliamo di Liar Game come se fosse un acchiapparello di concetti e situazioni. Quando pensi di aver idealmente afferrato tale situazione, ecco che ne spuntano due; è un sistema che si risolve quando hai perso il conto. È proprio in questo la capacità di stupire, di creare tensione, seppur su una riga che anche se volesse non riuscirebbe a smentirsi: il crescendo in Liar Game è inarrestabile, la vicenda segue un rigore logico assopito e inverosimile, che gradualmente (con l'ausilio di spiegazioni e chiarimenti) si ribalta, e porta al pettine ogni maglia; è per tale espediente che la narrazione percorre un sentiero che va dalla meraviglia alla realtà, congiungendo due dimensioni per cui il lettore passa, e grazie alle quali la storia non risulta un misero manuale di regole, bensì un conglomerato di idee geniali, congegnate secondo un programma intenso e fitto, oltre il quale spesso nemmeno la perspicacia più acu(i)ta riesce a scrutare.
Ecco, l'imperscrutabilità, ed il suo stesso smantellamento, è il vero segreto di cui fa uso di Liar Game.
Tale processo porta con sé il peso di gravi responsabilità, ed è infatti sostenuto anche dal ritmo di personaggi cui movimenti descrivono abitudini, costumi e attitudini reali; quando questa attendibilità viene a mancare, e la realtà ci sembra lontana ed esagerata - di fronte all'intelligenza fin troppo sviluppata di alcuni personaggi, chi non si farebbe dei dubbi? - a giustificarne l'esistenza ontologica vi sono le spiegazioni a cui ho fatto riferimento poco più sopra.
Insomma, il complesso sistema con cui sono agganciati sceneggiatura e personaggi si presenta così fitto che è impossibile pensare di vedere i fili che li collegano, eppure una sicurezza narrativa di questo spessore deve a tutti i modi essere costruita su basi solidissime.
L'autore, così, si rende tanto più elevato quanto è il tempo in cui riesce a mantenere questa continua ascesa alla bellezza ed alla tensione.
Si nasconde, tra le pagine, anche la forza di sussurrare critiche rivolte alla società e ai pregiudizi, e talvolta di urlarle: l'intento è quello di sradicare le convinzioni germogliate nell'uomo.
L'individuo (in generale), idealmente e nel concreto, viene connotato nel manga come un ingranaggio: esistono ingranaggi più piccoli che sottostanno forzosamente ai più grandi, di cui non possono non seguire il moto, poiché altrimenti rimarrebbero schiacciati. Dunque, l'orologio della società, ed il suo interno, continua a girare, seppure i suoi componenti siano corrotti; qualora se ne aggiungesse uno nuovo, questo non si accorgerebbe nemmeno di far parte di un sistema: penserebbe, piuttosto, di star vivendo la realtà, così per com'è, acriticamente. Si può pertanto asserire che lo scrittore voglia gettar luce su una realtà spaventosa: la normalità. Quella che stiamo vivendo, in altre parole, è già una distopia: non interrogarsi sul nostro stato, la nostra condizione, e la nostra rotta futura, è pensiero stolto; non avere il coraggio di farlo è peggio. Il riferimento è palesemente indirizzato alla nostra epoca, essendo la stessa in cui si muovono i personaggi della storia.
I personaggi non sono altro che il riflesso di queste elucubrazioni: Shinobu Kaitani tratta ogni possibile variante all'interno del "sistema ad orologio" a cui prima facevo riferimento, nelle sue variabili così come nei suoi difetti. I personaggi secondari non vengono messi sotto una luce più o meno importante rispetto ai principali; essi agiscono per ciò che possono fare, ed è attraverso tale inquadratura che si spezza lo stereotipo del protagonista che manda avanti la storia senza alcuna possibilità di fallire o di scomparire dalla scena, d'essere l'unico in grado apportare risvolti e compiere azioni eroiche: insomma, è davvero impossibile aspettarsi qualcosa da Liar Game, se non una sorpresa dietro all'altra.
L'autore inoltre, lanciandoci nella struttura di un gioco che procede per livelli, può utilizzare l'escamotage di ripescaggi per - rispettivamente - portare in scena vecchi personaggi, o aggiungerne di nuovi, il tutto secondo un ordine che non può che apparire naturale, ergo non forzato. La continua trasformazione di scenario e personaggi accentua la tensione, rinnova l'ambiente e gioca sullo stupore.
Inteso come gioco, Liar Game non si limita allo sviluppo dell'emozione - ansia, inquietudine, tensione, indecisione... -, ma in esso si manifesta quello che potremmo definire un fenomeno nozionistico valido e non indifferente, nel quale per ogni livello del Liar Game sono presenti informazioni e sessioni di giochi esistenti, talvolta alterati rispetto a come li conosciamo, e talvolta appartenenti ad una cultura che probabilmente ignoriamo.
Anche le nozioni psicologiche sono presenti, seppur in maniera più limitata; alcuni dei personaggi hanno frequentato psicologia all'università, ed è dalle loro conoscenze che emergono considerazioni allucinanti e studi scientifici che esaminano e traducono il comportamento umano. Uno sguardo davvero interessante.
Combinate agli apprendimenti sopracitati s'individua di scorcio qualche citazione, ogni tanto.
Liar Game lancia un appello straziante, urlante, digrignando i denti ma nascondendolo dietro ad un sorriso: se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo essere pronti a rinunciare. O, se vogliamo vederla come Kaitani, dobbiamo essere pronti riscrivere le nostre priorità [/i]sulla base di un ordine slegato dai preconcetti, e costruito sulla critica di ciò che riteniamo davvero importante, e sul coraggio di poterlo affrontare[/i].
In conclusione, Liar Game è un gioiello prezioso, ricolmo di cura e raffinatezza. Risalta nel panorama odierno, così per la sua peculiarità come per il suo dinamismo, e si conferma (s)oggetto prestante di lettura, di analisi e di approfondimenti. Il suo connubio formale e contenutistico rasenta la perfezione, e si prende la responsabilità di esibire un messaggio attraverso meraviglia e speculazioni.
Shinobu Kaitani ci ha, insomma, donato la concreta possibilità di cambiare il nostro sistema.
Cos'è, dopotutto, la vita, se non la nostra ambigua partita da giocare?
Il nostro Liar Game è iniziato da tempo.
Poi, alla fine, mi dite se ci avete creduto, se vi affidate alle mie parole solo parzialmente - ecco, io ve lo dico: sarò sincero, ma con un manga del genere davanti, cui premesse sono già tutte nel titolo, "Liar Game", è davvero bene non dubitare?
Se solo dovesse arrivarvi un pacco, ecco, fate attenzione a non aprirlo, e a leggere ogni appendice e nota allegata; potreste trovarvi in guai seri se, accidentalmente...
Iniziamo. Tinte nere, gialle, variopinte, per un'atmosfera mozzafiato, che gradualmente si fa spazio, fino ad occupare ogni pertugio dello spettatore.
Liar Game è un gioco polifasico, temibile, singolare, indetto da un'organizzazione che sfugge alle solite norme legislative, nascosto dalle luci della società e della cronaca, e che viene mosso da un "Ufficio" fantasma e da coordinatori che si tengono ben lontani dal lasciar trapelare qualunque informazione circa la loro identità o provenienza (spesso, infatti, tali individui sono mascherati).
Vi è mai capitato, di fronte ad un'opera, di citarne un'altra con l'intento fare ulteriore chiarezza sul materiale che si ha sotto gli occhi, per la presenza d'intenti simili o, più semplicemente, col fine d'identificare punti in comune? Nel mio caso, con Liar Game, ho più volte sentito parallelismi con Death Note, così come io stesso durante la lettura del primo volume continuavo a ripetermi di trovarmi di fronte ad un manga dalle tinte giallastre e scure, sulla stessa linea di Meitantei Conan (o Detective Conan), celeberrimo titolo di Gosho Aoyama.
Di fronte a tale atteggiamento, ciò che ne viene fuori è solamente una misera imposizione di paletti, piantati da noi medesimi - talvolta ingenuamente, per abitudine - ed oltre i quali non riusciamo ad ergerci; accostarsi ad un'opera per descriverne un'altra, se non in occasioni particolari e strutturalmente adatte, è oltremodo scomodo. Un'opera non è altro che ciò che è, senza alcun intramezzo: cogliere brandelli simili tra una e l'altra è un gioco che può essere interessante ma, a meno che non sia finalità dell'opera stessa, tale sistema va a compromettere la sua stessa essenza.
Questo m'è stato chiaro durante la lettura del secondo volume. Mi trovavo di fronte ad un'opera straordinariamente unica, nonostante le sue basi s'alzassero su dei canoni che avevo trovato in parecchie altre situazioni. Così volutamente preciso - e così energicamente incalzante ed acuto - è il procedere degli avvenimenti, che immaginare il lavoro che vi sia dietro alla sola sceneggiatura posiziona l'autore su un palco d'avorio rilucente, sotto il quale folleggiano applausi ad ogni atto concluso.
La storia si apre con Nao Kanzaki, protagonista cui peculiarità è quella di essere un'ingenua (da qui il suo soprannome Bakasunao); un giorno qualunque le viene recapitato un pacco misterioso che ella apre senza alcuna esitazione: sul pacco erano state però aggiunte diverse appendici, che l'avvertivano del fatto che dal momento in cui lo avrebbe aperto, sarebbe stata accorpata ad uno dei giochi più gravi e ambigui, appunto il Liar Game. Le fasi del gioco entrano subito nel vivo: il contenuto del pacco era un ingente ammontare di mazzette verdi, le quali Nao doveva proteggere con estrema cura, e al contempo trovare e rubare quanti più soldi al suo rivale, cui indicazioni vengono presto fornite, e che possiede la stessa somma di denaro. Gli sviluppi, però, sono davvero imprevedibili: una ragazza così ingenua può sul serio avanzare in questo gioco? E se sì, come le sarà possibile raggiungere il secondo turno?
Cos'ho trovato, allora, dentro a questo baule è complicato dirlo: sto ancora scavando, e nella rocambolesca ricerca la mia mano precipita nello scrigno, dal quale saltuariamente viene fuori un elemento indecifrabile; tanto criptico che la ricerca di un qualunque tesoro all'interno di esso diviene il piacere stesso. Trasponendo quest'esempio alla lettura, lo svisceramento graduale di ogni reticolato (enigmi, misteri, prove, critiche), parallelamente alla marcia della storia, crea una storia nella storia stessa, nella quale il lettore si diletta in una ricerca attiva, senza subire passivamente nozioni e parole.
L'incipit nel primo volume, anzi, la prima pagina stessa fu per me rivelatrice; sono stato colpito a bruciapelo da quello che già sembrava essere l'intento di raccontare due tipi di storia: una superficiale ed una velata. Esattamente come un sistema a Matrioska, la successione di eventi si fa strada nella lettura, che interpreterei davvero su due piani, così complicati da cogliere nella loro essenza che non saprei descrivere senza l'ausilio di una metafora: si tratta, in questo caso unico, di un conglomerato dinamico di situazioni che si danno la mano a vicenda, senza far vedere ciò che passa tra le mani stesse, che si scambiano bigliettini ed oggetti non definiti, anzi, oggetti mascherati, anzi, non sono oggetti, sono tutto, sono niente.
Di queste acrobazie e di tanti lirismi vorticosi, però, non se ne fa nulla nessuno - cambiamo registro, o qui ci viene il mal di testa; da un'analisi - che è più una profonda disamina - cosa ne viene dunque fuori, lo andiamo adesso a scomporre. E di seguito vediamo l'esplicazione dell'unicità di questa serie, e del modo in cui essa rasenta i livelli più alti della produttività umana in tale ambito (se non anche in altri).
Molteplici sono le ragioni per cui mi sono avvicinato a Liar Game: ovunque se ne parlasse la critica era ottima, i disegni - soprattutto le illustrazioni di copertina - circoscrivono un ambiente carico d'inquietudine, nascosti in essi vi sono differenti richiami a simboli e numeri, si tratta insomma un impatto visivo straordinariamente evocativo, prestante, profondo e sobrio; infine il nome dell'opera stessa, che congiunge i precedenti due punti, volgendoli verso un'apnea di tensione tutta da srotolare.
Piacevolissima l'edizione nostrana, seppur il lavoro degli italiani sulla copertina è da considerarsi mediocre. Nello specifico, col fine di eliminare ogni traccia di scritte giapponesi, si fa ricorso all'utilizzo del contrasto; la mano tuttavia viene calcata così tanto che ne vengono fuori brutture e spiacevoli prodotti, se confrontati con l'origine.
Esempio ridicolo e lampante è quello del Volume X, dove nella copertina Akiyama, uno dei protagonisti, sembra essere scuro di pelle a causa di suddetta lavorazione.
La natura del disegno è semplice, ma non semplicistica; le nozioni di psicologia, e così un forte simbolismo, restano impresse nelle espressioni e nelle mani, le quali spesso e volentieri indicano dei numeri precisi, nascondendo quest'intento nella gesticolazione. È evidente che Kaitani sottoponga i suoi lettori alle sue conoscenze in materia psicologica; basti avvicinarsi al campo, anche per sentito dire, che si sente spesso che il linguaggio del corpo è un codice estremamente importante nel settore.
Stando a tale affermazione, l'intervento seguente è da prendere un po' con le pinze: l'autore, col riversare le sue conoscenze della psicologia in maniera allegorica, genera dunque un fenomeno interessante; in diverse occasioni la gestualità citata, così come l'espressione dei personaggi, è così forte che sembra voler nascondere un preciso studio della postura, degli atteggiamenti e delle attitudini. A dirla tutta, a volte, ad esempio nelle copertine o nelle scene di maggior enfasi, i personaggi fanno segno con le mani indicando un numero. Mi piace supporre che sia un gioco fatto sottobanco su cui l'autore marcia e si diverte, con la speranza che qualcuno riesca a deliziarsi anche di questi piccoli dettagli più opachi e poco evidenti. È possibile vederlo notarlo anche nella prima pagina del primo volume: quello del protagonista, più che un gesto, sembra un voler indicare anche un numero che, in un modo o nell'altro, potrebbe anche essere collegato alla fine della serie stessa. Tuttavia quest'azzardo di ipotesi non porterà da nessuna parte, seppur sia gradevole immaginare che questa visione corrisponda a quella dell'illustratore.
Secondo questescamotage, il lettore - necessariamente curioso - si immerge in un'esperienza di lettura attiva, e così come i personaggi vengono messi alla prova con il Liar Game, lui viene trascinato in un intrattenimento di carattere antifrastico e turbolento.
Meno parole vanno riservati ai fondali. Gli sfondi sono puliti, così come le tavole non eccedono nell'inchiostrazione, le pagine sono limpide, esibiscono tratti sottili e definiti: spesso sembra di veder scorrere le linee bianche e nere una pellicola su carta.
Una considerazione da fare è quella della maturazione dei disegni, i quali si alterano nella direzione di fattezze più dettagliate. Aprire il primo volume, e subito dopo il quinto, è il metodo più veloce per comprendere questa progressiva metamorfosi.
Trasferendoci su una sfera meno formale e più contenutistica, dobbiamo essere pronti ad assestare un altro colpo. L'esplicazione di un reticolato fitto, così come lo (de)scrivevo prima, è ahimè altrettanto complicata; può dilungarsi tanto da annoiare.
In questo ambito, parliamo di Liar Game come se fosse un acchiapparello di concetti e situazioni. Quando pensi di aver idealmente afferrato tale situazione, ecco che ne spuntano due; è un sistema che si risolve quando hai perso il conto. È proprio in questo la capacità di stupire, di creare tensione, seppur su una riga che anche se volesse non riuscirebbe a smentirsi: il crescendo in Liar Game è inarrestabile, la vicenda segue un rigore logico assopito e inverosimile, che gradualmente (con l'ausilio di spiegazioni e chiarimenti) si ribalta, e porta al pettine ogni maglia; è per tale espediente che la narrazione percorre un sentiero che va dalla meraviglia alla realtà, congiungendo due dimensioni per cui il lettore passa, e grazie alle quali la storia non risulta un misero manuale di regole, bensì un conglomerato di idee geniali, congegnate secondo un programma intenso e fitto, oltre il quale spesso nemmeno la perspicacia più acu(i)ta riesce a scrutare.
Ecco, l'imperscrutabilità, ed il suo stesso smantellamento, è il vero segreto di cui fa uso di Liar Game.
Tale processo porta con sé il peso di gravi responsabilità, ed è infatti sostenuto anche dal ritmo di personaggi cui movimenti descrivono abitudini, costumi e attitudini reali; quando questa attendibilità viene a mancare, e la realtà ci sembra lontana ed esagerata - di fronte all'intelligenza fin troppo sviluppata di alcuni personaggi, chi non si farebbe dei dubbi? - a giustificarne l'esistenza ontologica vi sono le spiegazioni a cui ho fatto riferimento poco più sopra.
Insomma, il complesso sistema con cui sono agganciati sceneggiatura e personaggi si presenta così fitto che è impossibile pensare di vedere i fili che li collegano, eppure una sicurezza narrativa di questo spessore deve a tutti i modi essere costruita su basi solidissime.
L'autore, così, si rende tanto più elevato quanto è il tempo in cui riesce a mantenere questa continua ascesa alla bellezza ed alla tensione.
Si nasconde, tra le pagine, anche la forza di sussurrare critiche rivolte alla società e ai pregiudizi, e talvolta di urlarle: l'intento è quello di sradicare le convinzioni germogliate nell'uomo.
L'individuo (in generale), idealmente e nel concreto, viene connotato nel manga come un ingranaggio: esistono ingranaggi più piccoli che sottostanno forzosamente ai più grandi, di cui non possono non seguire il moto, poiché altrimenti rimarrebbero schiacciati. Dunque, l'orologio della società, ed il suo interno, continua a girare, seppure i suoi componenti siano corrotti; qualora se ne aggiungesse uno nuovo, questo non si accorgerebbe nemmeno di far parte di un sistema: penserebbe, piuttosto, di star vivendo la realtà, così per com'è, acriticamente. Si può pertanto asserire che lo scrittore voglia gettar luce su una realtà spaventosa: la normalità. Quella che stiamo vivendo, in altre parole, è già una distopia: non interrogarsi sul nostro stato, la nostra condizione, e la nostra rotta futura, è pensiero stolto; non avere il coraggio di farlo è peggio. Il riferimento è palesemente indirizzato alla nostra epoca, essendo la stessa in cui si muovono i personaggi della storia.
I personaggi non sono altro che il riflesso di queste elucubrazioni: Shinobu Kaitani tratta ogni possibile variante all'interno del "sistema ad orologio" a cui prima facevo riferimento, nelle sue variabili così come nei suoi difetti. I personaggi secondari non vengono messi sotto una luce più o meno importante rispetto ai principali; essi agiscono per ciò che possono fare, ed è attraverso tale inquadratura che si spezza lo stereotipo del protagonista che manda avanti la storia senza alcuna possibilità di fallire o di scomparire dalla scena, d'essere l'unico in grado apportare risvolti e compiere azioni eroiche: insomma, è davvero impossibile aspettarsi qualcosa da Liar Game, se non una sorpresa dietro all'altra.
L'autore inoltre, lanciandoci nella struttura di un gioco che procede per livelli, può utilizzare l'escamotage di ripescaggi per - rispettivamente - portare in scena vecchi personaggi, o aggiungerne di nuovi, il tutto secondo un ordine che non può che apparire naturale, ergo non forzato. La continua trasformazione di scenario e personaggi accentua la tensione, rinnova l'ambiente e gioca sullo stupore.
Inteso come gioco, Liar Game non si limita allo sviluppo dell'emozione - ansia, inquietudine, tensione, indecisione... -, ma in esso si manifesta quello che potremmo definire un fenomeno nozionistico valido e non indifferente, nel quale per ogni livello del Liar Game sono presenti informazioni e sessioni di giochi esistenti, talvolta alterati rispetto a come li conosciamo, e talvolta appartenenti ad una cultura che probabilmente ignoriamo.
Anche le nozioni psicologiche sono presenti, seppur in maniera più limitata; alcuni dei personaggi hanno frequentato psicologia all'università, ed è dalle loro conoscenze che emergono considerazioni allucinanti e studi scientifici che esaminano e traducono il comportamento umano. Uno sguardo davvero interessante.
Combinate agli apprendimenti sopracitati s'individua di scorcio qualche citazione, ogni tanto.
Liar Game lancia un appello straziante, urlante, digrignando i denti ma nascondendolo dietro ad un sorriso: se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo essere pronti a rinunciare. O, se vogliamo vederla come Kaitani, dobbiamo essere pronti riscrivere le nostre priorità [/i]sulla base di un ordine slegato dai preconcetti, e costruito sulla critica di ciò che riteniamo davvero importante, e sul coraggio di poterlo affrontare[/i].
In conclusione, Liar Game è un gioiello prezioso, ricolmo di cura e raffinatezza. Risalta nel panorama odierno, così per la sua peculiarità come per il suo dinamismo, e si conferma (s)oggetto prestante di lettura, di analisi e di approfondimenti. Il suo connubio formale e contenutistico rasenta la perfezione, e si prende la responsabilità di esibire un messaggio attraverso meraviglia e speculazioni.
Shinobu Kaitani ci ha, insomma, donato la concreta possibilità di cambiare il nostro sistema.
Cos'è, dopotutto, la vita, se non la nostra ambigua partita da giocare?
Il nostro Liar Game è iniziato da tempo.
Nonostante il disegno non proprio impeccabile ques'opera ha saputo entusiasmarmi sin dal primo volume. Finisco spesso per essere catapultato all'interno della storia, dove ingegno, coscenza e astuzia vengono messi alla prova per una lotta non tanto contro gli altri, ma per una conoscenza sempre maggiore di se stessi. Riusciamo a fidarci del prossimo? È più importante il gioco di squadra o l'interesse personale? Mal comune o mezzo gaudio? Capitolo dopo capitolo i "nostri" verranno messi alla prova in questo "gioco delle bugie", intrinso di situazioni intricate ed enigmi sempre più difficili, a cui anch'io, sono sincero, ho avuto a volte serie difficoltà a trovar soluzione.
Sarà davvero il miglior bugiardo quello che i misteriosi esecutori del gioco stanno cercando, o al contrario il Liar Game sta mettendo alla prova l'animo delle persone per spingerli a cambiare?
9 pieno fino ad ora, per il 10 attendo il finale che son certo, o almeno lo spero vivamente, non deluderà!
Sarà davvero il miglior bugiardo quello che i misteriosi esecutori del gioco stanno cercando, o al contrario il Liar Game sta mettendo alla prova l'animo delle persone per spingerli a cambiare?
9 pieno fino ad ora, per il 10 attendo il finale che son certo, o almeno lo spero vivamente, non deluderà!
Premetto di non aver avuto modo di leggere l'edizione della Jpop, ma sono assolutamente convinta che me ne sarei pentita. Ho iniziato a leggere questo manga dopo aver guardato l'anime di One Outs, frutto del lavoro dello stesso mangaka, Shinobu Kaitani, e confesso di esserne rimasta soddisfatta, ma non mi dilungo oltre in cose che c'entrano ben poco.
In ogni caso questo manga nonostante tutto è accomunabile al classico survival, anzi forse dire classico è improprio dato che questa "moda" si è diffusa solo negli ultimi anni.
Preferirei iniziare fin da subito a parlare dei personaggi dell'opera: in realtà è proprio classico che in questo genere vi siano come protagonisti dei tipi sinceri e di buonanima ed è proprio questo che forse in fondo gran parte dei manga di questo genere non mi vanno a genio. (eppure sarebbe tutto così bello se i personaggi avessero carattere e un pizzico di carisma).
NB: Non avendo per il momento letto i volumi successivi al quinto non ho idea della crescita che i personaggi in futuro potrebbero intraprendere, quindi mi limito ad un giudizio che si voglia dire "temporaneo".
Innanzitutto non posso fare a meno di soffermarmi sulla prima cosa che balza all'occhio del lettore già dalle prime pagine: la rimbecillita protagonista che questo manga si ritrova ad avere. Perché non solo è la tipica protagonista sciatta e carina che troveremo in un qualsiasi shojo (tenendo ben presente che questo non lo è), ma vanta oltremodo delle qualità di essere perbenista, premurosa e onesta: tu guarda proprio in un manga che si chiama 'LIAR game'.
Il fastidioso non è solo che questa in ogni pagina piagnucola a destra e manca o che in ogni situazione dimostra il suo quoziente intellettivo inferiore a quello di un criceto ma il fatto che codesta graziosa ragazza venga costantemente aiutata da un belloccio ragazzino, il quale si presenta come un infallibile stratega. Infatti egli non è un semplicissimo poppante, ma uno che da solo è riuscito a far fallire un' intera multinazionale. Diciamocelo, anche se sono comunque opinioni strettamente personali io mi sarei aspettata più un vecchio barbuto o comunque uno che in quel campo ne sapeva da secoli e invece no: è un bimbo ed è pure uno dei ragazzi più fighi di tutto il manga.
Certo, è un delinquente ed è pure finito in prigione. Eppure cosa fa appena esce dal carcere? Si mette ad aiutare una poveretta coi lacrimoni che gli chiede aiuto... ovvio!
Quindi il gran truffatore Akiyama si dimostrerà in realtà una persona superdisponibile nei confronti della ragazza (senza ovviamente alcun motivo) e anche un tizio alla quale dei soldi non importa un bel niente al contrario delle diecimila persone presenti nel manga, assetate di assegni o di qualsiasi possesso.
Quindi, come avrete ben capito, ciò che penalizza completamente il mio voto è la caratterizzazione dei personaggi che a mio parere cercano più di essere odiati dal lettore che in qualche modo apprezzati.
Purtroppo con i personaggi non ho ancora finito.
Ecco che arriva il bello: entrambi i protagonisti, se non tutti i personaggi della storia, godono di un background fatto di poco piacevoli ricordi.
Strano che si trovi un personaggio con entrambi i genitori o che qualcuno (sì, anche le bimbe delle scuole medie) non abbia un debito di qualche "milioncello". In sintesi si cerca sempre di giustificare i comportamenti dei personaggi con qualcosa di tragico che gli è successo.
Ora passiamo alla trama in sé.
Ecco il punto "forte" diciamo di questo manga: il Liar game ci porta di fronte a delle prove che nel più e nel meno sono qualche cosa che si potrebbe definire originale, infatti è curioso come queste si svolgono e non mancano i colpi di scena tipici del genere. Forse alcune cose sono alle volte improbabili (se non impossibili), infatti ci si ritrova davanti a stratagemmi inventati sul momento o ad infallibili piani e "contropiani" che hanno spesso poca credibilità. Devo ammettere però che alcune cose sono davvero ben fatte: alcune risoluzioni fanno perdere i capelli! Ci vuole una certa mente per architettare certe cose e riconosco le abilità che spettano all'autore.
Riassumendo, nonostante il mio crudo giudizio, è un manga godibile (anche se non eccellente come tutti quanti invece testimoniano) che "scintilla" in mezzo alla massa di spazzatura partorita negli ultimi tempi. Insomma è consigliatissimo agli amanti del genere, ma non a chi vuole sperimentarlo. Il mangaka è capace di intrattenere il lettore fino alla conclusione di ogni enigma con perizia, tuttavia a mio parere questo non riesce a colmare le profonde lacune costituite dai pilastri veri e propri dell'opera sopra citati.
In ogni caso questo manga nonostante tutto è accomunabile al classico survival, anzi forse dire classico è improprio dato che questa "moda" si è diffusa solo negli ultimi anni.
Preferirei iniziare fin da subito a parlare dei personaggi dell'opera: in realtà è proprio classico che in questo genere vi siano come protagonisti dei tipi sinceri e di buonanima ed è proprio questo che forse in fondo gran parte dei manga di questo genere non mi vanno a genio. (eppure sarebbe tutto così bello se i personaggi avessero carattere e un pizzico di carisma).
NB: Non avendo per il momento letto i volumi successivi al quinto non ho idea della crescita che i personaggi in futuro potrebbero intraprendere, quindi mi limito ad un giudizio che si voglia dire "temporaneo".
Innanzitutto non posso fare a meno di soffermarmi sulla prima cosa che balza all'occhio del lettore già dalle prime pagine: la rimbecillita protagonista che questo manga si ritrova ad avere. Perché non solo è la tipica protagonista sciatta e carina che troveremo in un qualsiasi shojo (tenendo ben presente che questo non lo è), ma vanta oltremodo delle qualità di essere perbenista, premurosa e onesta: tu guarda proprio in un manga che si chiama 'LIAR game'.
Il fastidioso non è solo che questa in ogni pagina piagnucola a destra e manca o che in ogni situazione dimostra il suo quoziente intellettivo inferiore a quello di un criceto ma il fatto che codesta graziosa ragazza venga costantemente aiutata da un belloccio ragazzino, il quale si presenta come un infallibile stratega. Infatti egli non è un semplicissimo poppante, ma uno che da solo è riuscito a far fallire un' intera multinazionale. Diciamocelo, anche se sono comunque opinioni strettamente personali io mi sarei aspettata più un vecchio barbuto o comunque uno che in quel campo ne sapeva da secoli e invece no: è un bimbo ed è pure uno dei ragazzi più fighi di tutto il manga.
Certo, è un delinquente ed è pure finito in prigione. Eppure cosa fa appena esce dal carcere? Si mette ad aiutare una poveretta coi lacrimoni che gli chiede aiuto... ovvio!
Quindi il gran truffatore Akiyama si dimostrerà in realtà una persona superdisponibile nei confronti della ragazza (senza ovviamente alcun motivo) e anche un tizio alla quale dei soldi non importa un bel niente al contrario delle diecimila persone presenti nel manga, assetate di assegni o di qualsiasi possesso.
Quindi, come avrete ben capito, ciò che penalizza completamente il mio voto è la caratterizzazione dei personaggi che a mio parere cercano più di essere odiati dal lettore che in qualche modo apprezzati.
Purtroppo con i personaggi non ho ancora finito.
Ecco che arriva il bello: entrambi i protagonisti, se non tutti i personaggi della storia, godono di un background fatto di poco piacevoli ricordi.
Strano che si trovi un personaggio con entrambi i genitori o che qualcuno (sì, anche le bimbe delle scuole medie) non abbia un debito di qualche "milioncello". In sintesi si cerca sempre di giustificare i comportamenti dei personaggi con qualcosa di tragico che gli è successo.
Ora passiamo alla trama in sé.
Ecco il punto "forte" diciamo di questo manga: il Liar game ci porta di fronte a delle prove che nel più e nel meno sono qualche cosa che si potrebbe definire originale, infatti è curioso come queste si svolgono e non mancano i colpi di scena tipici del genere. Forse alcune cose sono alle volte improbabili (se non impossibili), infatti ci si ritrova davanti a stratagemmi inventati sul momento o ad infallibili piani e "contropiani" che hanno spesso poca credibilità. Devo ammettere però che alcune cose sono davvero ben fatte: alcune risoluzioni fanno perdere i capelli! Ci vuole una certa mente per architettare certe cose e riconosco le abilità che spettano all'autore.
Riassumendo, nonostante il mio crudo giudizio, è un manga godibile (anche se non eccellente come tutti quanti invece testimoniano) che "scintilla" in mezzo alla massa di spazzatura partorita negli ultimi tempi. Insomma è consigliatissimo agli amanti del genere, ma non a chi vuole sperimentarlo. Il mangaka è capace di intrattenere il lettore fino alla conclusione di ogni enigma con perizia, tuttavia a mio parere questo non riesce a colmare le profonde lacune costituite dai pilastri veri e propri dell'opera sopra citati.
A mio parere questo manga ha un unico, insormontabile difetto: è ancora in corso. Quando si chiuderà l'ultimo capitolo, sarà perfetto.
Dopo aver letto tutto il disponibile nel giro di pochi giorni, rimanere appesi in mezzo ad una sfida è molto sconfortante. Lasciate ogni speranza, o voi che entrate: se vi piacciono le competizioni psico-logico-matematiche cervellotiche e machiavelliche, questa è l'opera che fa per voi. Sappiate, però, che se vi lasciate ingenuamente irretire, non riuscirete più a tirarvene fuori…
Questo è quello che capita, almeno in principio, alla giovane, ingenua ed onestissima Kanzaki Nao. Inconsapevolmente, apre una scatola contenente 100 milioni di yen ed un invito a partecipare al "Liar game" (letteralmente "Gioco del Bugiardo" o, più artisticamente, "Torneo delle Menzogne" o "Fiera delle Falsità"). E' un'offerta che, letteralmente, "non può rifiutare". Purtroppo, essendo la sua natura ingenua e gentile, riesce subito a farsi rubare i soldi dal suo avversario e a cacciarsi nei pasticci, dai quali la tirerà fuori, come un coniglio da un cappello troppo stretto, l'ex detenuto per truffa Akiyama Shinichi. E se l'espediente con cui il biondo furfantello risolve la situazione vi sembrerà geniale, aspettate di vedere cosa escogiterà nei round successivi, quando i nostri si scontreranno con avversari ben più pericolosi di un semplice insegnante…
Questo manga può essere letto su due livelli: ce n'è uno più spettacolare, che è quello che cattura l'attenzione e tiene incollati alla sedia, ed un altro più profondo che, come un vero "Liar Game", si insinua sottile sotto pelle, inoculando nel lettore il germe di un pensiero gentile, parole di cooperazione, altruismo, sincerità, fiducia. Si può parlare di questi sentimenti nel Liar Game? Se si tratta di Kanzaki Nao allora sì, si può. La ragazzina è forse finora (capitolo 152, sissignori, 152 e uno più bello dell'altro!) il personaggio che intraprende il cambiamento più sostanziale. Nelle prime decine di capitoli è talmente sciropposamente "buona" e onesta che viene voglia di ucciderla. In un paio di occasioni rasenta addirittura l'idiozia. Ma, poco a poco, il suo personaggio si evolve e comincia a partecipare attivamente alle varie sfide che il torneo la porterà via via ad intraprendere, invece di continuare ad appoggiarsi ciecamente al compagno. Ci saranno momenti in cui sarà la personalità vincente di lei a spostare l'ago della bilancia, piuttosto che il genio di lui: saranno le relazioni fra le persone, piuttosto che la logica, l'inganno o la paura, a costituire la strategia vincente. E, nel corso dei vari round, Kanzaki imparerà anche a recitare e a mentire. A fin di bene, si intende. Lo stesso padre della ragazza, malato terminale e all'oscuro della situazione della figlia, le farà notare che negli ultimi tempi è molto cambiata: ora, guarda la gente negli occhi.
Ma come funziona questo terribile Gioco? In modo semplice: ti prestano molti soldi e ti costringono a scontrarti con altri giocatori. Alla fine del round, si aprono alcune alternative: se hai vinto, puoi andare avanti, o uscirne pagando metà della tua vincita, se sei stato eliminato ti sbattono fuori con un debito immenso, se sei ancora in gioco ma hai dei debiti che non puoi rifondere, non ti resta che andare avanti al livello successivo, e sperare di rifarti. Su tutti, incombe plumbea la cappa dell'immenso debito: gli iniziali 100 milioni di yen - ma crescono! - sono circa 1 milione di euro, che gli organizzatori del torneo si riprenderanno con ogni mezzo, ma non si sa quale. Fra i giocatori girano voci di schiavitù, vendita di organi e quant'altro ma, finora, non abbiamo ancora saputo nulla delle sorti di chi è stato eliminato dal gioco con un debito. Né sappiamo se sia per soldi che si tiene il torneo, chi siano i tizi mascherati che fanno funzionare il gioco, né conosciamo l'identità del burattinaio che tira le fila.
E ci si pongono davvero molte domande: cosa ne è stato dei perdenti? A Kanzaki il nome di Akiyama è stato fatto per caso, o faceva parte dei programmi dell'organizzazione? Qual è lo scopo ultimo del torneo? In definitiva, come sono stati scelti i partecipanti? Queste, e molte altre domande, sono ancora senza una risposta.
Uno dei punti di forza di questo manga è l'approfondimento psicologico dei personaggi. Di molti di loro conosciamo la storia, scopriamo le motivazioni che li fanno rimanere nel gioco, a volte anche oltre il necessario, li vediamo cambiare sotto i nostri occhi, lentamente, un round dopo l'altro. E se ci saranno nemici irriducibili, pronti a far sputare sangue ad Akiyama & soci per puro spirito di vendetta e desiderio di predominio, ce ne saranno anche altri che, col tempo, potranno diventare alleati preziosi. Chissà, magari anche amici. E perché non qualcosa di più? Ecco, una cosa che non troveremo in queste tavole è la relazione amorosa "d'obbligo" per ogni manga: qui, finora, non ve n'è che una lievissima traccia, e nemmeno fra i due personaggi principali.
In compenso, abbiamo una messe infinita di inganni, intrighi, giochi di alleanze, calcoli, strategie, tradimenti, voltafaccia. Vengono sviscerati a fondo i meccanismi dell'avidità umana e dell'umana paura. Il tutto si interseca con calcoli di probabilità, giochi logico matematici e psicologia del singolo e delle masse. Per una mente essenzialmente non matematica e ben poco logica come la mia, i colpi di scena, gli inghippi nascosti, le trappole invisibili fino alla fine sono catene potenti che tengono il lettore incatenato alla sedia fino a notte inoltrata. Un uso sapiente della suspense costringe, volenti o nolenti, a continuare la lettura almeno fino alla fine di ogni round del gioco. Impensabile, almeno per me, staccarsene prima.
Tutti questi ottimi motivi fanno dimenticare prestissimo che i disegni non sono effettivamente eccelsi. Ovvero: non sono curatissimi e patinati come possono essere tanti altri. In effetti, però, sono molto efficaci: il tratto è forte e deciso e i personaggi sono tutti ben caratterizzati e facilmente riconoscibili. Gli sfondi non sono particolarmente curati, ma bisogna anche dire che, ai fini della lettura, non sono fondamentali: sono le espressioni dei protagonisti, le cose veramente importanti, e il progredire delle vicende.
Sorge spontaneo paragonare questa storia a Death Note. Non a Code Geass, che, mi spiace per lui, per quanto mi sia piaciuto tantissimo, è tutta un'altra parrocchia. In effetti, si assiste in "Liar Game" ad una spietata battaglia tra il fronte Akiyama-Kanzaki, che si batte per scopi nobili, ed un certo Yokoya, un mezzo psicopatico con la fissa del dominio sul prossimo e la mania di girare con dei topolini bianchi in mano. Pare gli vengano comodi per schiacciarli quando è arrabbiato. E' geniale, e pure ricco, quindi i debiti non lo spaventano. Ovviamente, è pure spietato. Quando nell'equazione entra anche tale Harimoto, altro personaggio astuto e pieno di carisma, la miscela da volatile diventa esplosiva.
Devo dire che, finora, avevo pensato che, in quanto a battaglie d'intelletto, Death Note fosse inarrivabile. Ho dovuto ricredermi. In "Liar Game" c'è molto più intrigo, molta più suspense, più logica e varietà di situazioni. Proprio non c'è paragone. Del resto, non ci sono nemmeno gli Shinigami: sono due manga che si possono paragonare solo fino ad un certo punto.
Dire che Akiyama sembra L - però ha delle belle borse sotto gli occhi - e che Yokoya potrebbe essere Light sarebbe riduttivo, oltre che inesatto. Sono due cose ben diverse. Per fortuna.
Dopo questo irrefrenabile sproloquio, mi rassegnerò ad attribuire un 10, non essendo previsto un voto superiore.
Dopo aver letto tutto il disponibile nel giro di pochi giorni, rimanere appesi in mezzo ad una sfida è molto sconfortante. Lasciate ogni speranza, o voi che entrate: se vi piacciono le competizioni psico-logico-matematiche cervellotiche e machiavelliche, questa è l'opera che fa per voi. Sappiate, però, che se vi lasciate ingenuamente irretire, non riuscirete più a tirarvene fuori…
Questo è quello che capita, almeno in principio, alla giovane, ingenua ed onestissima Kanzaki Nao. Inconsapevolmente, apre una scatola contenente 100 milioni di yen ed un invito a partecipare al "Liar game" (letteralmente "Gioco del Bugiardo" o, più artisticamente, "Torneo delle Menzogne" o "Fiera delle Falsità"). E' un'offerta che, letteralmente, "non può rifiutare". Purtroppo, essendo la sua natura ingenua e gentile, riesce subito a farsi rubare i soldi dal suo avversario e a cacciarsi nei pasticci, dai quali la tirerà fuori, come un coniglio da un cappello troppo stretto, l'ex detenuto per truffa Akiyama Shinichi. E se l'espediente con cui il biondo furfantello risolve la situazione vi sembrerà geniale, aspettate di vedere cosa escogiterà nei round successivi, quando i nostri si scontreranno con avversari ben più pericolosi di un semplice insegnante…
Questo manga può essere letto su due livelli: ce n'è uno più spettacolare, che è quello che cattura l'attenzione e tiene incollati alla sedia, ed un altro più profondo che, come un vero "Liar Game", si insinua sottile sotto pelle, inoculando nel lettore il germe di un pensiero gentile, parole di cooperazione, altruismo, sincerità, fiducia. Si può parlare di questi sentimenti nel Liar Game? Se si tratta di Kanzaki Nao allora sì, si può. La ragazzina è forse finora (capitolo 152, sissignori, 152 e uno più bello dell'altro!) il personaggio che intraprende il cambiamento più sostanziale. Nelle prime decine di capitoli è talmente sciropposamente "buona" e onesta che viene voglia di ucciderla. In un paio di occasioni rasenta addirittura l'idiozia. Ma, poco a poco, il suo personaggio si evolve e comincia a partecipare attivamente alle varie sfide che il torneo la porterà via via ad intraprendere, invece di continuare ad appoggiarsi ciecamente al compagno. Ci saranno momenti in cui sarà la personalità vincente di lei a spostare l'ago della bilancia, piuttosto che il genio di lui: saranno le relazioni fra le persone, piuttosto che la logica, l'inganno o la paura, a costituire la strategia vincente. E, nel corso dei vari round, Kanzaki imparerà anche a recitare e a mentire. A fin di bene, si intende. Lo stesso padre della ragazza, malato terminale e all'oscuro della situazione della figlia, le farà notare che negli ultimi tempi è molto cambiata: ora, guarda la gente negli occhi.
Ma come funziona questo terribile Gioco? In modo semplice: ti prestano molti soldi e ti costringono a scontrarti con altri giocatori. Alla fine del round, si aprono alcune alternative: se hai vinto, puoi andare avanti, o uscirne pagando metà della tua vincita, se sei stato eliminato ti sbattono fuori con un debito immenso, se sei ancora in gioco ma hai dei debiti che non puoi rifondere, non ti resta che andare avanti al livello successivo, e sperare di rifarti. Su tutti, incombe plumbea la cappa dell'immenso debito: gli iniziali 100 milioni di yen - ma crescono! - sono circa 1 milione di euro, che gli organizzatori del torneo si riprenderanno con ogni mezzo, ma non si sa quale. Fra i giocatori girano voci di schiavitù, vendita di organi e quant'altro ma, finora, non abbiamo ancora saputo nulla delle sorti di chi è stato eliminato dal gioco con un debito. Né sappiamo se sia per soldi che si tiene il torneo, chi siano i tizi mascherati che fanno funzionare il gioco, né conosciamo l'identità del burattinaio che tira le fila.
E ci si pongono davvero molte domande: cosa ne è stato dei perdenti? A Kanzaki il nome di Akiyama è stato fatto per caso, o faceva parte dei programmi dell'organizzazione? Qual è lo scopo ultimo del torneo? In definitiva, come sono stati scelti i partecipanti? Queste, e molte altre domande, sono ancora senza una risposta.
Uno dei punti di forza di questo manga è l'approfondimento psicologico dei personaggi. Di molti di loro conosciamo la storia, scopriamo le motivazioni che li fanno rimanere nel gioco, a volte anche oltre il necessario, li vediamo cambiare sotto i nostri occhi, lentamente, un round dopo l'altro. E se ci saranno nemici irriducibili, pronti a far sputare sangue ad Akiyama & soci per puro spirito di vendetta e desiderio di predominio, ce ne saranno anche altri che, col tempo, potranno diventare alleati preziosi. Chissà, magari anche amici. E perché non qualcosa di più? Ecco, una cosa che non troveremo in queste tavole è la relazione amorosa "d'obbligo" per ogni manga: qui, finora, non ve n'è che una lievissima traccia, e nemmeno fra i due personaggi principali.
In compenso, abbiamo una messe infinita di inganni, intrighi, giochi di alleanze, calcoli, strategie, tradimenti, voltafaccia. Vengono sviscerati a fondo i meccanismi dell'avidità umana e dell'umana paura. Il tutto si interseca con calcoli di probabilità, giochi logico matematici e psicologia del singolo e delle masse. Per una mente essenzialmente non matematica e ben poco logica come la mia, i colpi di scena, gli inghippi nascosti, le trappole invisibili fino alla fine sono catene potenti che tengono il lettore incatenato alla sedia fino a notte inoltrata. Un uso sapiente della suspense costringe, volenti o nolenti, a continuare la lettura almeno fino alla fine di ogni round del gioco. Impensabile, almeno per me, staccarsene prima.
Tutti questi ottimi motivi fanno dimenticare prestissimo che i disegni non sono effettivamente eccelsi. Ovvero: non sono curatissimi e patinati come possono essere tanti altri. In effetti, però, sono molto efficaci: il tratto è forte e deciso e i personaggi sono tutti ben caratterizzati e facilmente riconoscibili. Gli sfondi non sono particolarmente curati, ma bisogna anche dire che, ai fini della lettura, non sono fondamentali: sono le espressioni dei protagonisti, le cose veramente importanti, e il progredire delle vicende.
Sorge spontaneo paragonare questa storia a Death Note. Non a Code Geass, che, mi spiace per lui, per quanto mi sia piaciuto tantissimo, è tutta un'altra parrocchia. In effetti, si assiste in "Liar Game" ad una spietata battaglia tra il fronte Akiyama-Kanzaki, che si batte per scopi nobili, ed un certo Yokoya, un mezzo psicopatico con la fissa del dominio sul prossimo e la mania di girare con dei topolini bianchi in mano. Pare gli vengano comodi per schiacciarli quando è arrabbiato. E' geniale, e pure ricco, quindi i debiti non lo spaventano. Ovviamente, è pure spietato. Quando nell'equazione entra anche tale Harimoto, altro personaggio astuto e pieno di carisma, la miscela da volatile diventa esplosiva.
Devo dire che, finora, avevo pensato che, in quanto a battaglie d'intelletto, Death Note fosse inarrivabile. Ho dovuto ricredermi. In "Liar Game" c'è molto più intrigo, molta più suspense, più logica e varietà di situazioni. Proprio non c'è paragone. Del resto, non ci sono nemmeno gli Shinigami: sono due manga che si possono paragonare solo fino ad un certo punto.
Dire che Akiyama sembra L - però ha delle belle borse sotto gli occhi - e che Yokoya potrebbe essere Light sarebbe riduttivo, oltre che inesatto. Sono due cose ben diverse. Per fortuna.
Dopo questo irrefrenabile sproloquio, mi rassegnerò ad attribuire un 10, non essendo previsto un voto superiore.
Il manga più bello che abbia mai letto in vita mia.
Dopo aver dato uno sguardo al primo volume mi innamorai di questo manga, a tal punto che iniziai a leggerlo in inglese dal quarto volume in poi, di cui non esistono traduzioni, tanto meno pubblicazioni italiane già promesse da tempo.
Questo può fermare un grande appassionato? Ovviamente no.
Ora, al quattordicesimo volume (in corso, dopo essere rimasto fermo per un anno e mezzo al tredicesimo), sono sempre più stupito di quanto l'autore riesca a mantenere viva la suspence e di come la trama riesca ancora a coinvolgere il lettore in questo modo (perché portare avanti un manga del genere è davvero un' "impresa" degna di nota).
Disegni: i disegni tendono a migliorare col passare del tempo, lo stile è davvero unico.
Trama: il punto forte del manga è sicuramente la trama: una ragazza (così onesta da far paura) riceve un pacco contenente cento milioni di yen e un biglietto di partecipazione ad un "gioco", nel quale, suo malgrado, verrà trascinata.
Rubare i soldi ad un'altra persona che ha ricevuto la stessa quantità di denaro, è questa la regola del gioco.
Per sopravvivere all'avversario, ella decide di chiedere aiuto ad un ex detenuto (la cui intelligenza non ha paragoni).
Ma questo è solo il primo dei tanti "giochi" ai quali verranno sottoposti i due.
Personaggi: i personaggi, uno più intelligente dell'altro, sono davvero il massimo. Hanno tutti un ruolo non indifferente nella trama, anche quelli secondari, mai trascurati.
Altre considerazioni: il tema trattato dal manga è degno di un'opera di questo livello: la psicologia umana.
Ogni personaggio combatte per un motivo differente, quando ci sono di mezzo somme di denaro così elevate nascono poi l'egoismo e l'avidità, quindi l'inganno.
Devi guardarti le spalle da tutti, nessuno escluso, l'egoismo fa parte degli uomini, che in situazioni fuori dal normale feriscono gli altri pur di conservare il proprio benessere.
Questo è il tema trattato da "Liar Game".
Un grande manga che consiglierei a chiunque, poco conosciuto (un vero peccato), merita davvero.
Un voto pari a 10 è limitativo, meriterebbe molto di più.
Dopo aver dato uno sguardo al primo volume mi innamorai di questo manga, a tal punto che iniziai a leggerlo in inglese dal quarto volume in poi, di cui non esistono traduzioni, tanto meno pubblicazioni italiane già promesse da tempo.
Questo può fermare un grande appassionato? Ovviamente no.
Ora, al quattordicesimo volume (in corso, dopo essere rimasto fermo per un anno e mezzo al tredicesimo), sono sempre più stupito di quanto l'autore riesca a mantenere viva la suspence e di come la trama riesca ancora a coinvolgere il lettore in questo modo (perché portare avanti un manga del genere è davvero un' "impresa" degna di nota).
Disegni: i disegni tendono a migliorare col passare del tempo, lo stile è davvero unico.
Trama: il punto forte del manga è sicuramente la trama: una ragazza (così onesta da far paura) riceve un pacco contenente cento milioni di yen e un biglietto di partecipazione ad un "gioco", nel quale, suo malgrado, verrà trascinata.
Rubare i soldi ad un'altra persona che ha ricevuto la stessa quantità di denaro, è questa la regola del gioco.
Per sopravvivere all'avversario, ella decide di chiedere aiuto ad un ex detenuto (la cui intelligenza non ha paragoni).
Ma questo è solo il primo dei tanti "giochi" ai quali verranno sottoposti i due.
Personaggi: i personaggi, uno più intelligente dell'altro, sono davvero il massimo. Hanno tutti un ruolo non indifferente nella trama, anche quelli secondari, mai trascurati.
Altre considerazioni: il tema trattato dal manga è degno di un'opera di questo livello: la psicologia umana.
Ogni personaggio combatte per un motivo differente, quando ci sono di mezzo somme di denaro così elevate nascono poi l'egoismo e l'avidità, quindi l'inganno.
Devi guardarti le spalle da tutti, nessuno escluso, l'egoismo fa parte degli uomini, che in situazioni fuori dal normale feriscono gli altri pur di conservare il proprio benessere.
Questo è il tema trattato da "Liar Game".
Un grande manga che consiglierei a chiunque, poco conosciuto (un vero peccato), merita davvero.
Un voto pari a 10 è limitativo, meriterebbe molto di più.
Un manga decisamente cervellotico e complesso. Psicologico e intrigante. Tanti fattori ne fanno un manga da non perdere e che in Italia finora è stato sfortunato visto che i diritti sono stati acquistati ma in sostanza resta interrotto ancor prima di cominciare.
La storia vede due protagonisti principali, la ragazza estremamente ingenua e facilmente raggirabile e il genio della psicologia, intelligente e difficilmente superabile. Figuratevi quando vengono chiamati a partecipare ad un gioco dove la psicologia è in sostanza tutto. All'inizio il gioco è semplice, 1 contro 1, e la ragazza, ovviamente in svantaggio, chiede aiuto al ragazzo incontrato quasi per caso. In due fanno "amicizia" e diventano inseparabili quasi per forza. Questo gioco in sostanza potrebbe non finire mai, i due sono obbligati a parteciparvi se non vogliono pagare. Finito questo primo gioco dunque cominciano ad entrare in scena altri personaggi, perspicaci quanto il protagonista in altri giochi magari in un tutti contro tutti veramente avvincente. Anche la ragazza ha un ruolo importante perché essendo come dicevo sopra incentrati quasi tutti sulla psicologia il suo animo puro è difficilmente interpretabile.
Le regole dei giochi sono abbastanza semplici in realtà, il lettore non deve ragionare molto su questo. Il complesso è cercare di comprendere le decine di ragionamenti anche piuttosto plausibili che fanno venire il mal di testa ma che restano alla fine geniali. In palio ci sono tantissimi soldi e ovviamente nessuno vorrebbe lasciarseli sfuggire.
Un manga originale e ben pensato che spero di leggere su carta molto presto. Il disegno sembra stilizzato ma in questo genere di storia ci può stare. Non serve che ci siano chissà quali scenografie o fondali. Si gioca quasi sempre in stanze chiuse quindi anche per l'autore è facile concentrarsi sui dialoghi, che sono forse la parte migliore del manga. Consigliato con un bel pacchetto di aspirine in mano.
La storia vede due protagonisti principali, la ragazza estremamente ingenua e facilmente raggirabile e il genio della psicologia, intelligente e difficilmente superabile. Figuratevi quando vengono chiamati a partecipare ad un gioco dove la psicologia è in sostanza tutto. All'inizio il gioco è semplice, 1 contro 1, e la ragazza, ovviamente in svantaggio, chiede aiuto al ragazzo incontrato quasi per caso. In due fanno "amicizia" e diventano inseparabili quasi per forza. Questo gioco in sostanza potrebbe non finire mai, i due sono obbligati a parteciparvi se non vogliono pagare. Finito questo primo gioco dunque cominciano ad entrare in scena altri personaggi, perspicaci quanto il protagonista in altri giochi magari in un tutti contro tutti veramente avvincente. Anche la ragazza ha un ruolo importante perché essendo come dicevo sopra incentrati quasi tutti sulla psicologia il suo animo puro è difficilmente interpretabile.
Le regole dei giochi sono abbastanza semplici in realtà, il lettore non deve ragionare molto su questo. Il complesso è cercare di comprendere le decine di ragionamenti anche piuttosto plausibili che fanno venire il mal di testa ma che restano alla fine geniali. In palio ci sono tantissimi soldi e ovviamente nessuno vorrebbe lasciarseli sfuggire.
Un manga originale e ben pensato che spero di leggere su carta molto presto. Il disegno sembra stilizzato ma in questo genere di storia ci può stare. Non serve che ci siano chissà quali scenografie o fondali. Si gioca quasi sempre in stanze chiuse quindi anche per l'autore è facile concentrarsi sui dialoghi, che sono forse la parte migliore del manga. Consigliato con un bel pacchetto di aspirine in mano.
La storia parte con la protagonista che riceve un pacco con all'interno un 100.000.000 yen e una cartolina che le dà il benvenuto all'interno di uno strano gioco chiamato Liar Game e le spiega che dovrà custodirli per trenta giorni, fino all'arrivo di alcuni funzionari del gioco che verranno a ritirali. Inoltre le viene indicato un avversario a cui è stata consegnata la medesima somma, e spiegato che il denaro sottratto all'avversario può essere trattenuto come vincita, ma se non si consegna una parte della somma si contrae un debito di uguale valore. Tuttavia l'onestà e ingenuità della giovane Nao sono tali da potarla stupidamente a fidarsi eccessivamente delle altre persone. Fortunatamente troverà l'aiuto dell'intelligente quanto astuto Akiyama, che si ritroverà così anche lui catapultato all'interno del gioco.
Man mano che si va avanti i giochi diventano più complessi gli avversari più astuti e le somme che i giocatori mettono in palio maggiori. Assistiamo così ad Akiyama che escogita piani di gioco ma non solo, infatti ci troviamo dinanzi a vere e proprie sfide psicologiche, dove perdere il controllo di se può significare la sconfitta certa.
Il disegno è molto semplice ma allo stesso tempo adattissimo alla sua funzione, creando un ambientazione perfetta per quest'opera.
Seinen consigliatissimo a chi adora le sfide intellettuali-psicologiche, non rimarrete delusi.
Man mano che si va avanti i giochi diventano più complessi gli avversari più astuti e le somme che i giocatori mettono in palio maggiori. Assistiamo così ad Akiyama che escogita piani di gioco ma non solo, infatti ci troviamo dinanzi a vere e proprie sfide psicologiche, dove perdere il controllo di se può significare la sconfitta certa.
Il disegno è molto semplice ma allo stesso tempo adattissimo alla sua funzione, creando un ambientazione perfetta per quest'opera.
Seinen consigliatissimo a chi adora le sfide intellettuali-psicologiche, non rimarrete delusi.
Stupendo manga di ragionamenti. Qui gli intrighi, i piani, i contropiani e i piani alternativi si sprecano.
Pensate che L e Light siano intelligenti? Leggete cosa sanno escogitare personaggi come Akiyama e Yokoya e poi mi direte!
La protagonista è una ragazza ingenua ma buona, che viene suo malgrado attirata da una misteriosa quanto losca organizzazione che idea giochi sempre più sofisticati dove bisogna fregare con l'astuzia e gli inganni i soldi degli altri giocatori. Il meccanismo sembra senza scampo, ma per fortuna la protagonista conoscerà un uomo, ex detenuto, dall'intelligenza non comune, Akiyama, che l'aiuterà per alcuni motivi che si scopriranno nel corso della storia.
Oltre a loro si alternano degli antagonisti tanto perfidi quanto astuti in giochi sempre più tesi, dove la posta in gioco sarà sempre più alta.
Ogni personaggio poi ha una storia alle spalle davvero interessante e a volte anche quelli più insignificanti si riveleranno degli alleati o dei nemici inaspettati.
Ma il vero nemico da sconfiggere non è che questa organizzazione tanto spietata quanto misteriosa.
I disegni non sono granché, specialmente all'inizio, ma si adattano bene all'ambientazione e al clima dell'opera senza contare che l'autore migliora il suo stile in maniera considerevole.
Il manga purtroppo non è ancora arrivato in Italia (uno dei tanti manga splendidi annunciati dalla Planeta ma mai pubblicati purtroppo, il che mi aumenta l'antipatia per questa casa editrice), sperando di goderci al più presto di una buona edizione italiana consiglio a tutti coloro che sono appassionati di gialli o che hanno apprezzato i primi volumi di Death Note a provare questo manga, magari spingendo così per una sua pubblicazione.
Pensate che L e Light siano intelligenti? Leggete cosa sanno escogitare personaggi come Akiyama e Yokoya e poi mi direte!
La protagonista è una ragazza ingenua ma buona, che viene suo malgrado attirata da una misteriosa quanto losca organizzazione che idea giochi sempre più sofisticati dove bisogna fregare con l'astuzia e gli inganni i soldi degli altri giocatori. Il meccanismo sembra senza scampo, ma per fortuna la protagonista conoscerà un uomo, ex detenuto, dall'intelligenza non comune, Akiyama, che l'aiuterà per alcuni motivi che si scopriranno nel corso della storia.
Oltre a loro si alternano degli antagonisti tanto perfidi quanto astuti in giochi sempre più tesi, dove la posta in gioco sarà sempre più alta.
Ogni personaggio poi ha una storia alle spalle davvero interessante e a volte anche quelli più insignificanti si riveleranno degli alleati o dei nemici inaspettati.
Ma il vero nemico da sconfiggere non è che questa organizzazione tanto spietata quanto misteriosa.
I disegni non sono granché, specialmente all'inizio, ma si adattano bene all'ambientazione e al clima dell'opera senza contare che l'autore migliora il suo stile in maniera considerevole.
Il manga purtroppo non è ancora arrivato in Italia (uno dei tanti manga splendidi annunciati dalla Planeta ma mai pubblicati purtroppo, il che mi aumenta l'antipatia per questa casa editrice), sperando di goderci al più presto di una buona edizione italiana consiglio a tutti coloro che sono appassionati di gialli o che hanno apprezzato i primi volumi di Death Note a provare questo manga, magari spingendo così per una sua pubblicazione.