Dorothea
Ambientato nella Germania del 400 tra caccia alle streghe e staterelli in perenne lotta, Dorothea è la storia di una giovane e splendida ragazza albina e del suo amico d infanzia Guryuk. Nati nel piccolo stato di Nauders ove I bambini albini sono amati e protetti perché considerati portafortuna, i due hanno passato un’infanzia serena presso la Casa del Candore, diretta dalla nonna di Dorothea. Ma fuori di lì, nel resto della Germania, gli albini sono visti come mostri satanici e odiati terribilmente. Così Dorothea, destinata a succedere alla nonna, deve uscire nel mondo per fare esperienza e ottenere una sorta di occhio mistico. Data l‘abilità nell’uso delle armi si unisce ai lanzichenecchi ove Guryuk milita da un paio d’anni e inizia il suo viaggio.
Il problema di questo manga è che finisce con l’essere piuttosto bizzarro proprio perché si prende troppo sul serio. Vuole essere un romanzo storico, una cronaca dei tempi difficili della caccia alle streghe, con tanto di famoso inquisitore realmente vissuto come guest star al penultimo volume. Vuole affrontare grandi temi come il rifiuto del diverso, la superstizione e il pregiudizio che rendono ciechi, per cui gli albini devono essere malvagi. Per non parlare di roghi e torture descritti in tutta la loro crudezza. E lo fa in maniera anche eccessiva, tanto da far pensare che si cada nell’anticattolico. Emblematica l’idea, negli ultimi due volumi, di rendere Dorothea una sorta di anti Giovanna d’Arco, perché percorre un cammino totalmente opposto. Ma alla fine nulla viene risolto veramente bene. Anche il tema sentimentale fa acqua, dato che Guryuk e Dorothea da ragazzi più maturi della loro età si trasformano in mega imbranati non appena si passa ai sentimenti. Per non parlare della fantapolitica in cui cercano di gestire i difficili rapporti tra I vari stati e staterelli in cui era divisa la Germania. La grafica è buona e anche la regia, Dorothea e Guyuk si rivelano personaggi interessanti e così in un qualche modo si riesce ad arrivare alla fine, anche se il risultato è deludente e la sensazione di aver perso un’occasione è palpabile. E dire che si sarebbe potuto realizzare un capolavoro...
Voto 5
Il problema di questo manga è che finisce con l’essere piuttosto bizzarro proprio perché si prende troppo sul serio. Vuole essere un romanzo storico, una cronaca dei tempi difficili della caccia alle streghe, con tanto di famoso inquisitore realmente vissuto come guest star al penultimo volume. Vuole affrontare grandi temi come il rifiuto del diverso, la superstizione e il pregiudizio che rendono ciechi, per cui gli albini devono essere malvagi. Per non parlare di roghi e torture descritti in tutta la loro crudezza. E lo fa in maniera anche eccessiva, tanto da far pensare che si cada nell’anticattolico. Emblematica l’idea, negli ultimi due volumi, di rendere Dorothea una sorta di anti Giovanna d’Arco, perché percorre un cammino totalmente opposto. Ma alla fine nulla viene risolto veramente bene. Anche il tema sentimentale fa acqua, dato che Guryuk e Dorothea da ragazzi più maturi della loro età si trasformano in mega imbranati non appena si passa ai sentimenti. Per non parlare della fantapolitica in cui cercano di gestire i difficili rapporti tra I vari stati e staterelli in cui era divisa la Germania. La grafica è buona e anche la regia, Dorothea e Guyuk si rivelano personaggi interessanti e così in un qualche modo si riesce ad arrivare alla fine, anche se il risultato è deludente e la sensazione di aver perso un’occasione è palpabile. E dire che si sarebbe potuto realizzare un capolavoro...
Voto 5
Dorothea è un manga fantasy che dal primo volume sembrava avere grosse potenzialità, ma che si è perso per strada risultando in una storia confusa e che mischia troppi temi.
Ci troviamo in un medioevo non ben definito, periodo in cui imperversa la lotta tra chiesa cristiana ed eretici e la caccia alle streghe è prassi comune. Tra le "streghe" vengono inclusi anche i bambini albini e la nostra protagonista, Dorothea, è uno di questi. Nel paese dove inizia la storia, Nauders, gli albini portano fortuna e quindi all'inizio della propria vita Dorothea potrà vivere tranquilla ed allenarsi presso la Casa del Candore, governata da sua nonna (lei stessa albina). I problemi nasceranno quando la caccia alle streghe si intensificherà e inizieranno sanguinolente guerre.
Per proteggere il proprio paese la protagonista si arruolerà nella truppa mercenaria dei lanzichenecchi insieme al proprio amico di infanzia e la storia prenderà il via.
In questo manga troviamo una componente storica molto abbozzata, una trama molto shonen in cui i combattimenti la fanno da padrone, una buona descrizione delle crudeltà della guerra, ma tutto ciò si mischia molto con temi quali l'amicizia, l'amore non corrisposto e vari triangoli amorosi.
Tutto questo insieme, unito ad una narrazione non sempre efficace e con alcuni buchi, non fa altro che portare confusione durante la lettura.
Il disegno è la parte più buona dato che è molto ben fatto e curato.
In conclusione devo dire che portare a termine la lettura di questi 6 volumi un po' di fatica mi è costata perché la storia prende poco. Sinceramente è un manga di cui difficilmente consiglierei la lettura!
Ci troviamo in un medioevo non ben definito, periodo in cui imperversa la lotta tra chiesa cristiana ed eretici e la caccia alle streghe è prassi comune. Tra le "streghe" vengono inclusi anche i bambini albini e la nostra protagonista, Dorothea, è uno di questi. Nel paese dove inizia la storia, Nauders, gli albini portano fortuna e quindi all'inizio della propria vita Dorothea potrà vivere tranquilla ed allenarsi presso la Casa del Candore, governata da sua nonna (lei stessa albina). I problemi nasceranno quando la caccia alle streghe si intensificherà e inizieranno sanguinolente guerre.
Per proteggere il proprio paese la protagonista si arruolerà nella truppa mercenaria dei lanzichenecchi insieme al proprio amico di infanzia e la storia prenderà il via.
In questo manga troviamo una componente storica molto abbozzata, una trama molto shonen in cui i combattimenti la fanno da padrone, una buona descrizione delle crudeltà della guerra, ma tutto ciò si mischia molto con temi quali l'amicizia, l'amore non corrisposto e vari triangoli amorosi.
Tutto questo insieme, unito ad una narrazione non sempre efficace e con alcuni buchi, non fa altro che portare confusione durante la lettura.
Il disegno è la parte più buona dato che è molto ben fatto e curato.
In conclusione devo dire che portare a termine la lettura di questi 6 volumi un po' di fatica mi è costata perché la storia prende poco. Sinceramente è un manga di cui difficilmente consiglierei la lettura!
I Cuvie sono un gruppo di mangaka diventato famoso nel campo delle doujinshi e soprattutto dei manga hentai, firmando alcuni lavori che sono tra i più rinomati tra i fan del settore grazie anche alla loro abilità di scrivere e disegnare storie erotiche ma dal buon spessore sentimentale.
Questa volta decidono di creare una storia basata su numerosi fatti reali svoltisi nell’Europa Centrale del XV secolo (all’incirca), e decidono di condire il tutto con la consona dose di amore ed amicizia, ma rovinando così il tutto in un’opera che risulta abbozzata e mal riuscita su molti fronti.
Per il mondo dilaga la paura delle streghe, donne dai capelli e pelle candidi con occhi rossi, spingendo così la gente a denunciarle alla chiesa per mandarle al rogo dopo un doveroso interrogatorio effettuato dall’Inquisizione. Fortunatamente ci sono piccoli villaggi che credono di più alle proprie culture, tra questi c’è Nauders, dove si è sempre pensato che le persone albine portassero fortuna, ed è qui che si trova “La casa del candore”, un orfanotrofio dove vengono accolti i bambini albini per dare loro una casa sicura. Tra questi ospiti c’è anche Dorothea, ormai una ragazza, che dovrà viaggiare nel mondo per ottenere la saggezza, in modo da sostituire l’anziana donna che governa la casa del candore. Decide così di partire con Gyurk, l’amico d’infanzia divenuto mercenario, per diventare forte e poter proteggere il suo villaggio.
Ovviamente la ragazza è già pratica di combattimenti, ma la facilità con cui entrerà nelle fila dei mercenari potrebbe far storcere il naso, così come l’improba quantità di albini presenti, però pensando che sia solo l’inizio si cerca di concedere una “licenza poetica” e si continua con la lettura, ma purtroppo non migliorerà affatto, anzi.
Inaspettatamente l’opera prende la piega dell’intrigo politico mettendo in campo numerose forze contrappose, però il tutto avverrà frettolosamente ed in malo modo, creando solamente confusione ed appesantendo enormemente la lettura, in modo da far calare l’attenzione e aumentando ancor di più il disordine nella mente del povero lettore.
In tutto questo si svilupperà, anzi, involverà la storia tra Dorothea e Gyurk. Sin dall’inizio si capirà che genere di rapporto nasce tra i due e dopo le prime battute dirette il tutto arretra, in ogni senso. Sembra che il fatto sia subito dimenticato da entrambi e dopo cominceranno a comportarsi come dei bambini alle prese con le prime cotte, il che non sarebbe sbagliato, ma è un gravissimo errore perché al di fuori di questo contesto, ovvero nei dialoghi politici e sui campi da guerra, i due sembrano incredibilmente maturi ed adulti, anche troppo per la loro età, inoltre questa regressione continuerà fino alla fine.
Narrativamente, ignorando i pezzi inutilmente appesantiti anche dai dialoghi dalle innumerevoli ed inutili simbologie e metafore, si può dire che è ben costruito, la storia è ben costruita e procede celermente senza troppe forzature o paradossi di sorta, ci sono un paio di colpi di scena prevedibili come i classici salvataggi all’ultimo secondo da parte di soliti noti, e nel finale ci sono delle rivelazioni tanto inaspettate quanto inutili, se non fossero state scritte non avremmo mai avuto risposte a domande mai fatte, quindi il danno sarebbe stato marginale.
Piccola nota, l’opera offre alcuni punti di confronto con Giovanna D’Arco, ma la maggior parte sono campati in aria e senza senso.
I disegni sono indubbiamente il profilo maggiormente riuscito dell’opera, forse l’unico. Il tratto dei Cuvie è ben affinato dall’esperienza e si nota immediatamente come sia deciso e pulito. Lo stile, indubbiamente ben dettagliato e particolareggiato, si rivela sterile e piatto e difficilmente si può distinguere dalle comuni opere di massa, o cosiddette “Mainstream”. L’abilità del team si nota solo nelle pagine a colori e nelle pin-up all’inizio dei capitoli, dove sfoggiano ottime inquadrature e una buona simbologia.
Il fan service si penserebbe sia presente in buone dosi dato il passato degli autori, ma ci saranno pochissime scene ecchi e solamente un paio di sequenze nell’ultimo volume dove la storia lo necessita che si possono definire realmente fan service.
L’edizione della GP è una delle più mutevoli che è possibile acquistare, fortunatamente non per il prezzo ma per i materiali e la qualità.
I primi due volumi avranno qualche effetto metallizzato che andrà perso negli ultimi quattro, però tutte saranno di buona fattura e dai colori sgargianti, tutti però avranno alcune pagine a colori di ottima fattura su carta patinata, peccato che sembrino stampata su carta sempre più sottile e trasparente. La carta per le classiche pagine in bianco e nero invece soffre del procedimento inverso, proseguendo perderà leggermente il tono giallastro e aumenterà di spessore, inoltre la stampa, che inizialmente non è molto precisa, si affinerà e diventerà il fiore all’occhiello dell’edizione.
Nel complesso un’opera che risulta confusa, e grazie ai momenti eccessivamente appesantiti finisce con lo stufare il lettore che continuerà la lettura solo per inerzia, il che è un peccato perché qualche cosa di buono l’opera lo offre, ma vuole dare al lettore troppe cose ignorandone la forma.
Questa volta decidono di creare una storia basata su numerosi fatti reali svoltisi nell’Europa Centrale del XV secolo (all’incirca), e decidono di condire il tutto con la consona dose di amore ed amicizia, ma rovinando così il tutto in un’opera che risulta abbozzata e mal riuscita su molti fronti.
Per il mondo dilaga la paura delle streghe, donne dai capelli e pelle candidi con occhi rossi, spingendo così la gente a denunciarle alla chiesa per mandarle al rogo dopo un doveroso interrogatorio effettuato dall’Inquisizione. Fortunatamente ci sono piccoli villaggi che credono di più alle proprie culture, tra questi c’è Nauders, dove si è sempre pensato che le persone albine portassero fortuna, ed è qui che si trova “La casa del candore”, un orfanotrofio dove vengono accolti i bambini albini per dare loro una casa sicura. Tra questi ospiti c’è anche Dorothea, ormai una ragazza, che dovrà viaggiare nel mondo per ottenere la saggezza, in modo da sostituire l’anziana donna che governa la casa del candore. Decide così di partire con Gyurk, l’amico d’infanzia divenuto mercenario, per diventare forte e poter proteggere il suo villaggio.
Ovviamente la ragazza è già pratica di combattimenti, ma la facilità con cui entrerà nelle fila dei mercenari potrebbe far storcere il naso, così come l’improba quantità di albini presenti, però pensando che sia solo l’inizio si cerca di concedere una “licenza poetica” e si continua con la lettura, ma purtroppo non migliorerà affatto, anzi.
Inaspettatamente l’opera prende la piega dell’intrigo politico mettendo in campo numerose forze contrappose, però il tutto avverrà frettolosamente ed in malo modo, creando solamente confusione ed appesantendo enormemente la lettura, in modo da far calare l’attenzione e aumentando ancor di più il disordine nella mente del povero lettore.
In tutto questo si svilupperà, anzi, involverà la storia tra Dorothea e Gyurk. Sin dall’inizio si capirà che genere di rapporto nasce tra i due e dopo le prime battute dirette il tutto arretra, in ogni senso. Sembra che il fatto sia subito dimenticato da entrambi e dopo cominceranno a comportarsi come dei bambini alle prese con le prime cotte, il che non sarebbe sbagliato, ma è un gravissimo errore perché al di fuori di questo contesto, ovvero nei dialoghi politici e sui campi da guerra, i due sembrano incredibilmente maturi ed adulti, anche troppo per la loro età, inoltre questa regressione continuerà fino alla fine.
Narrativamente, ignorando i pezzi inutilmente appesantiti anche dai dialoghi dalle innumerevoli ed inutili simbologie e metafore, si può dire che è ben costruito, la storia è ben costruita e procede celermente senza troppe forzature o paradossi di sorta, ci sono un paio di colpi di scena prevedibili come i classici salvataggi all’ultimo secondo da parte di soliti noti, e nel finale ci sono delle rivelazioni tanto inaspettate quanto inutili, se non fossero state scritte non avremmo mai avuto risposte a domande mai fatte, quindi il danno sarebbe stato marginale.
Piccola nota, l’opera offre alcuni punti di confronto con Giovanna D’Arco, ma la maggior parte sono campati in aria e senza senso.
I disegni sono indubbiamente il profilo maggiormente riuscito dell’opera, forse l’unico. Il tratto dei Cuvie è ben affinato dall’esperienza e si nota immediatamente come sia deciso e pulito. Lo stile, indubbiamente ben dettagliato e particolareggiato, si rivela sterile e piatto e difficilmente si può distinguere dalle comuni opere di massa, o cosiddette “Mainstream”. L’abilità del team si nota solo nelle pagine a colori e nelle pin-up all’inizio dei capitoli, dove sfoggiano ottime inquadrature e una buona simbologia.
Il fan service si penserebbe sia presente in buone dosi dato il passato degli autori, ma ci saranno pochissime scene ecchi e solamente un paio di sequenze nell’ultimo volume dove la storia lo necessita che si possono definire realmente fan service.
L’edizione della GP è una delle più mutevoli che è possibile acquistare, fortunatamente non per il prezzo ma per i materiali e la qualità.
I primi due volumi avranno qualche effetto metallizzato che andrà perso negli ultimi quattro, però tutte saranno di buona fattura e dai colori sgargianti, tutti però avranno alcune pagine a colori di ottima fattura su carta patinata, peccato che sembrino stampata su carta sempre più sottile e trasparente. La carta per le classiche pagine in bianco e nero invece soffre del procedimento inverso, proseguendo perderà leggermente il tono giallastro e aumenterà di spessore, inoltre la stampa, che inizialmente non è molto precisa, si affinerà e diventerà il fiore all’occhiello dell’edizione.
Nel complesso un’opera che risulta confusa, e grazie ai momenti eccessivamente appesantiti finisce con lo stufare il lettore che continuerà la lettura solo per inerzia, il che è un peccato perché qualche cosa di buono l’opera lo offre, ma vuole dare al lettore troppe cose ignorandone la forma.