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Illidan

Volumi letti: 13/13 --- Voto 8
Promemoria: la prossima volta che leggerò uno School Life da più di 8 volumi, dovrò prepararmi alla solita odissea. Eh, già: per quanto valevole possa essere un'opera, tirare troppo per le lunghe rappresenta sempre e comunque l'idea migliore per fracassare gli zebedei del lettore. Ci ricasco ogni volta, accidenti.

Non che l'autrice non ne avesse, di cose da dirne... nel bene, o nel male. Insomma, non meniamo il can per l'aia: tutti coloro che hanno avuto l'accortezza di leggere "Lolicon" nella lista dei generi cui appartiene questo manga sapranno sicuramente cosa finiranno per trovare fra le sue pagine, qualora sentissero mai il desiderio di sfogliarle. A questo punto, bisogna distinguere due aspetti all'interno della storia, per quanto essi siano correlati e s'intreccino, si confondano e si mescolino per tutto il corso della vicenda: rispettivamente, l'aspetto riflessivo e l'aspetto "scandalistico" della trama. Ritengo che queste due parti meritino un'analisi separata, per quanto, come ho già sottolineato, all'interno del manga tale distinzione non si palesi. Cominciamo dall'aspetto riflessivo.

Ciò che, probabilmente, ho apprezzato di più all'interno di questo manga è la capacità dell'autrice di dare un forte carico emotivo ad ogni evento che accade. Si tratta di un pregio che, secondo me, non è riscontrabile in molti fumetti - o, quantomeno, non è altrettanto evidente. Sono dell'idea che tutti coloro che leggeranno queste parole abbiano la misura del gusto tutto giapponese nei riguardi dell'esplorazione psicologica, della ricerca dei motivi di fondo che spingono i personaggi di un'opera ad agire nel modo in cui agiscono, dunque non mi soffermerò su questo: basti dire che in Kodomo no Jikan questa ricerca interiore è esposta sempre in maniera coerente, e nella giusta misura. Altro aspetto che ho apprezzato della parte "riflessiva" della storia è l'esposizione di importanti tematiche - tra le quali, ovviamente, gli albori della pubertà, ma di questo parlerò dopo: dalle eredità lasciate dagli insegnanti e dai genitori, fino al dolore causato dalla conclusione di ogni avventura scolastica, passando per le riflessioni sull'amicizia, sull'attrazione fisica, sullo scopo dell'esistenza, perfino sulla memoria. Si parla dell'educazione in tutte le sue sfumature, in tutti i suoi aspetti, tutti i suoi risvolti; si riflette sul ruolo dell'insegnante, sul dualismo fra il ruolo dell'educatore e quello dell'essere umano dotato di sentimenti, e molto altro ancora. In alcuni casi, tuttavia, si accusa un certo grado di sciatteria, e vi sono anche dei particolari che non convincono. Com'è possibile, ad esempio, che in una scuola vi siano solo quattro insegnanti? L'autrice stava forse cercando di omettere quelle parti che non erano funzionali alla sua storia? E Daisuke, accidenti, sembra quasi che insegni in una classe composta da tre soli elementi. Male, molto male. Sarebbe stato sensato esporre le cose in maniera più ampia. Tredici volumi, dannazione: possibile che non avesse il tempo di farci conoscere altri personaggi, se non altro di sfuggita?

E adesso parliamo della parte "scandalistica" della storia. Sinceramente, a causa di questo aspetto, non so ancora come considerare il manga nel suo insieme. Chiariamo che questo è il primo Lolicon che io abbia mai letto, e che non ho nessuna intenzione di leggerne altri: troppo imbarazzanti, questi Lolicon, troppo... come dire... inappropriati. Quando ho concluso l'ultimo volume, ero già pronto ad etichettare Kodomo no Jikan come una schifezza da pedofili malati, frutto di una mente contorta e perversa, e adatta solo per quei figli di una buona donna le cui belle imprese ci vengono descritte ogni giorno dai mezzi di comunicazione. Sennonché... ho notato un piccolo particolare.

L'autore di questo manga è una donna.

E' incredibile come una piccolezza possa stravolgere da cima a fondo la nostra percezione delle cose. E trovo altrettanto incredibile come solo un decennio possa dividere il mondo degli adulti cui ormai appartengo da quello spensierato e privo di pregiudizi cui appartengono invece i bambini nell'ultima fase della loro infanzia. Un decennio: 3650 lunghi giorni mi dividono dalla mia vecchia vita da pre-adolescente alla scoperta delle cose del mondo, e già non so più riconoscere come possibili, come plausibili, quegli atti maliziosi ma innocenti che caratterizzano il comportamento dei bambini in quest'età (sebbene nel manga siano esposti in maniera un po' oscena, ma ci ritornerò più tardi).

Facciamo un passo indietro nel tempo, dunque, e neanche di tanto. Allora... quand'è che ho letto Lolita - il capostipite, il romanzo che ha dato ai Lolicon il loro stesso nome? Sei mesi, un anno fa? Bene, molto bene. Cosa pensai di Lolita, quando finii di leggerlo? Che era il prodotto di una mente malata? Non mi risulta, sapevo bene che la figura di Nabokov, per quanto fosse stata demolita dai soliti moralisti e dagli haters anni '50, non era mai stata macchiata da una seria accusa di pedofilia. E il romanzo? Lo trovai osceno, scandaloso? No, ma è anche vero che Nabokov non si è mai soffermato a descrivere nei dettagli i particolari più piccanti della sua storia; e comunque, il libro era molto di più che la biografia di un vecchio pazzo rimasto traumatizzato dalla morte della sua fidanzatina... tombola! Ecco perché Lolita non mi è rimasto impresso come il frutto di un intelletto perverso: perché era più di questo. Kodomo no Jikan è esattamente come Lolita, e non solo per le sue tematiche, ma perché è molto più di quel che appare. Nabokov non era malato, e neanche Kaworu Watashiya lo è (almeno credo, eh). Perché due autori così valenti hanno scelto di scrivere delle storie così provocatorie? La risposta è nella domanda stessa: perché sono provocatorie, e non avrebbero ottenuto lo stesso impatto se fossero stati un casto romanzo d'amore o un ancor più casto (e, sinceramente, più ridicolo perfino di un Lolicon) Shojo. Come dite? Che hanno solo sfruttato la loro scandalosità per coprire la loro mediocrità, per innalzarsi al di sopra degli altri? Cioè, fatemi capire: quale scrittore o mangaka, fra quelli che conoscete, scrive senza volere dei riconoscimenti, senza cercare se non la fama, quantomeno la notorietà?

Potrei dire molto altro: potrei analizzare i personaggi, potrei prendere in esame i disegni (che comunque in generale non mi sono piaciuti affatto, sia chiaro), potrei scagliarmi contro alcune delle scelte compiute dalla mangaka sulle quali non sono d'accordo, ma mi fermerò qui. In parte, perché ho già scritto molto, e l'immagine di Rin col kimono azzurro a fiori accanto al rettangolo della recensione mi sta dando alla testa; in parte, perché credo che quanto volevate davvero leggere lo avete già avuto da me. Posso solo passare agli ultimi consigli. Come ho già detto molte volte, vi suggerisco di sfruttare la vostra capacità di sospensione dell'incredulità, e di lasciarvi coinvolgere dal sentimentalismo presente in quest'opera, perché è ciò in cui eccelle. Non fatevi assalire dai pregiudizi, e non chiudete la finestra del browser appena comparirà la prima scena pedo-hot. Sì, sto parlando come se lo doveste leggere per forza online: per citare il tizio che ha tradotto la versione che ho letto...

"[...] ancore convinti che questo manga vedrà la luce su questo lato del Pacifico? Continuate a sognare."


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WonderLOL

Volumi letti: 9/13 --- Voto 7
Quando ho letto Kodomo no jikan ho pensato subito dallo stile che fosse un semplice manga per pedofili, lo stile non mi trasmetteva niente di più.
Ma giusto per curiosità volevo vedere fino a che punto sarebbe arrivato un manga con un plot del genere e devo confessarmi molto stupita dagli sviluppi seri che vanno ad intrecciare i personaggi, soprattutto i due protagonisti principali.

Man mano che Kodomo no Jikan va avanti, lo stile grafico si trasforma, da semplice mano adatta solo al lolicon diventa un tocco leggero e "paffuto" adatto a disegnare bambine e in genere ad alleggerire le atmosfere tese che vengono a crearsi sempre più spesso nello svilupparsi della storia. Mi aspettavo semplicemente una commedia pseudo-sentimentale, invece mi sono trovata davanti tematiche di tre bambine che affrontano lo svilupparsi di se stesse nel confrontarsi con problemi difficili da gestire, soprattutto per bambine della loro età.
Tra comicità e serietà, il manga presenta le situazioni di un po' tutti i personaggi nella storia;

Daisuke Aoki è il maestro appena trasferito nella classe di quelle che saranno le tre "pesti" della storia: Rin, Kuro e Usa.
Sotto tutte le malizie di Rin, si troverà ben presto ad affrontare il lato oscuro di quella che sembra una ragazzina innocente. Infatti Rin è un lupo vestito da agnello e Aoki non tarderà a scoprirlo.

Kalaz89

Volumi letti: 10/13 --- Voto 9
Kodomo no Jikan (l'ora dei bambini) è un titolo che, nonostante la fama negativa di cui gode (causa decreto Anti-Lolicon), è consigliabile a tutto il pubblico adulto e serio, interessato non alla solita storiella pudica e semplice, ma a tematiche pesanti espresse in maniera esplicita, anche se forzate ed estremizzate in alcuni ambiti (e qui rimembro l'ottimo Onanie Master Kurosawa...).
Kojika è questo, e questo logicamente non piace alla frangia perbenista della società (motivo per cui è impossibile che arrivi in Italia) che accusa la serie di "pedopornografia" senza badare al contesto in cui è visionata.

La storia infatti racconta della vita scolastica del giovane insegnante Daisuke Aoki e del trio problematico della sua classe elementare: Kokonoe Rin, Kagami Kuro e Usa Mimi. Spesso e volentieri la trama si sofferma sull'esplorazione della propria sessualità da parte delle 3 giovani: Usa, col suo corpo troppo maturo in cui non riesce a riconoscersi; Kagami e le sue tendenze pseudolesbiche verso Kokonoe, sentimenti che fatica ad amalgamare con quelli di amicizia verso la stessa, ed infine Kokonoe, su cui si sofferma maggiormente la trama, che dopo essersi autoproclamata fidanzata di Aoki, si mostra spavalda ed esageratamente esperta (più che altro a parole) per la sua età, rendendo la vita del poveretto fin troppo movimentata. Peccato che sia tutta una maschera per nascondere la sua fragilità infantile.

Criticare però Kojika solo rispetto a questo è però riduttivo e inaccettabile, poiché la trama verte anche su altre tematiche quali i problemi familiari, lavorativi, morali, educativi e soprattutto quelli riguardanti la crescita e la maturazione; tutte importanti e trattate seriamente attraverso l'ausilio dei coprotagonisti della storia che, ottimamente delineati dal punto di vista psicologico, lasciano il segno nel lettore (vedi Shirai-sensei), forse anche più del protagonista.
Nonostante la presenza di scene spinte che hanno avuto la capacità di scuotere persino la mia imperturbabile personalità, la serie è comunque di piacevole lettura, perché risulterà più una commedia (romantico)-scolastica che un dramma, infatti unisce bene felicità e tristezza, senza generare mai grandi strappi nel passaggio dall'una all'altra.

Sotto il punto di vista grafico l'autrice possiede uno stile morbido, delicato e "pieno", pulito, nitido e con personaggi ben proporzionati; l'uso dei fondali è ottimo e non invasivo mentre le pagine risultano ordinate e poco complesse, donando così all'opera una certa fluidità nella lettura. Le pagine a colori poi sono vere opere d'arte (continuo a ricordare che non essendo un critico d'arte questa è solo la mia modesta opinione IMHO).

Quindi lo consiglio caldamente solo a chi "ha abbastanza sale in zucca" da comprendere che non si può parlare di sessualità senza menzionare il sesso, anche quando il target e così pericoloso come l'infanzia (tematica a mio avviso quanto mai attuale).
Grazie di aver letto la recensione fino alla fine. Spero che ora abbiate un'idea un po' migliore di questa fantomatica serie tanto criticata e spero che vi venga voglia di darle una letta.