Piece
Recuperata una vecchia prima edizione della Planet Manga, su "Piece" della Ashihara non ho molto da aggiungere, rispetto a quello che è già stato detto in altre recensioni. L' autrice sviluppa in dieci volumi una storia complessa, contorta, intimista e a tratti toccante, non facile da dipanare, gestita però con una certa coerenza fino alla fine.
"Piece" è una sorta di puzzle, elemento richiamato anche dalle copertine dei volumi, che lentamente viene ricomposto attraverso una ricerca della verità fatta dalla protagonista, Mizuho Suga, ragazza introversa, anaffettiva e incapace di aprirsi agli altri; tale indagine diventa un percorso personale alla ricerca di sé stessa, tema senza dubbio affascinante, ma non così semplice da gestire.
L'autrice ci riesce abbastanza bene, dipanando tutti gli elementi attraverso la costruzione della vicenda dei suoi personaggi, tutti tratteggiati con cura psicologica, da Mizuho, ad Haruka Origuchi la ragazza deceduta di cui si cerca di ricostruire gli ultimi episodi misteriosi della sua vita, alla fine, il personaggio forse più bello di tutta la serie, benchè sia una figura introdotta quasi a pretesto per smuovere le dinamiche della trama.
Non posso dire di aver amato questi personaggi, il più delle volte contorti, ossessionati da se stessi o dagli altri, poco empatici come il problematico e autodistruttivo Hikaru Narumi, ragazzo che sembra non lasciarsi toccare da niente e nessuno, il fragile fratello di lui, Hiro, più sensibile e disperato, due fratelli con un vissuto familiare che ho trovato inquietante e al limite della normalità, concetto che qui viene messo in discussione dalle teorie folli di una madre incapace di amare, egoista all'ennesima potenza.
Il rapporto genitoriale - quasi sempre squilibrato - è uno dei temi che l'autrice affronta, ma non so quanto lo risolva, alla luce del finale dell'opera dove sembra voler suggerire che i rapporti interpersonali sono costruiti dai reali o presunti bisogni delle persone, finale che francamente ho trovato molto ambiguo, come se l'autrice avvalorasse certe teorie; un fondo di verità ci può essere, viste le vicende personali infelici di alcuni personaggi, come l'amica Remi, ragazza con problemi di sovrappeso che finisce per innamorarsi della prima persona che le presta un minimo di considerazione e si rivelerà sbagliata, gli amici stessi di Narumi, bulletti e teppistelli pronti ad usare la violenza per risolvere i problemi.
I temi introdotti sono tanti, forse troppi da gestire tutti insieme e mantenere ampio respiro all'opera nella sua interezza: tradimento, gravidanza, aborto, amore non corrisposto, inganno e disillusione, libertà di essere ed esprimere se stessi.
Alla fine, in tutto questo puzzle che l'autrice imbastisce e padroneggia piuttosto bene a livello di trama, la figura che ne esce meglio e rivela una bella immagine di sé è proprio la compianta Haruka Origuchi, per quanto anche la protagonista riesca a compiere un suo percorso di crescita, cambiamento e maturazione.
Quello che per me penalizza molto l'opera è il tratto rigido, disarmonico, troppo geometrico dell'autrice, che non riesco ad apprezzare, come mi era già accaduto leggendo 'La Clessidra', dove più o meno riscontrai gli stessi difetti; la Ashihara a volte imposta le sue tavole in maniera troppo densa e fitta, togliendo respiro all'insieme, senza dare risalto a certi momenti decisivi, salvo qualche caso. Non so dire se una nuova edizione gioverebbe a far risaltare meglio tutto, salvo poter recuperare un josei, quasi introvabile nell'usato.
Retta da un altro stile di disegno, penso che tutta la storia, molto valida nella sua impostazione e sviluppo, ma inusuale nel panorama shoujo/josei, avrebbe avuto tutto un altro impatto su di me.
Da qui, il mio voto non troppo generoso.
"Piece" è una sorta di puzzle, elemento richiamato anche dalle copertine dei volumi, che lentamente viene ricomposto attraverso una ricerca della verità fatta dalla protagonista, Mizuho Suga, ragazza introversa, anaffettiva e incapace di aprirsi agli altri; tale indagine diventa un percorso personale alla ricerca di sé stessa, tema senza dubbio affascinante, ma non così semplice da gestire.
L'autrice ci riesce abbastanza bene, dipanando tutti gli elementi attraverso la costruzione della vicenda dei suoi personaggi, tutti tratteggiati con cura psicologica, da Mizuho, ad Haruka Origuchi la ragazza deceduta di cui si cerca di ricostruire gli ultimi episodi misteriosi della sua vita, alla fine, il personaggio forse più bello di tutta la serie, benchè sia una figura introdotta quasi a pretesto per smuovere le dinamiche della trama.
Non posso dire di aver amato questi personaggi, il più delle volte contorti, ossessionati da se stessi o dagli altri, poco empatici come il problematico e autodistruttivo Hikaru Narumi, ragazzo che sembra non lasciarsi toccare da niente e nessuno, il fragile fratello di lui, Hiro, più sensibile e disperato, due fratelli con un vissuto familiare che ho trovato inquietante e al limite della normalità, concetto che qui viene messo in discussione dalle teorie folli di una madre incapace di amare, egoista all'ennesima potenza.
Il rapporto genitoriale - quasi sempre squilibrato - è uno dei temi che l'autrice affronta, ma non so quanto lo risolva, alla luce del finale dell'opera dove sembra voler suggerire che i rapporti interpersonali sono costruiti dai reali o presunti bisogni delle persone, finale che francamente ho trovato molto ambiguo, come se l'autrice avvalorasse certe teorie; un fondo di verità ci può essere, viste le vicende personali infelici di alcuni personaggi, come l'amica Remi, ragazza con problemi di sovrappeso che finisce per innamorarsi della prima persona che le presta un minimo di considerazione e si rivelerà sbagliata, gli amici stessi di Narumi, bulletti e teppistelli pronti ad usare la violenza per risolvere i problemi.
I temi introdotti sono tanti, forse troppi da gestire tutti insieme e mantenere ampio respiro all'opera nella sua interezza: tradimento, gravidanza, aborto, amore non corrisposto, inganno e disillusione, libertà di essere ed esprimere se stessi.
Alla fine, in tutto questo puzzle che l'autrice imbastisce e padroneggia piuttosto bene a livello di trama, la figura che ne esce meglio e rivela una bella immagine di sé è proprio la compianta Haruka Origuchi, per quanto anche la protagonista riesca a compiere un suo percorso di crescita, cambiamento e maturazione.
Quello che per me penalizza molto l'opera è il tratto rigido, disarmonico, troppo geometrico dell'autrice, che non riesco ad apprezzare, come mi era già accaduto leggendo 'La Clessidra', dove più o meno riscontrai gli stessi difetti; la Ashihara a volte imposta le sue tavole in maniera troppo densa e fitta, togliendo respiro all'insieme, senza dare risalto a certi momenti decisivi, salvo qualche caso. Non so dire se una nuova edizione gioverebbe a far risaltare meglio tutto, salvo poter recuperare un josei, quasi introvabile nell'usato.
Retta da un altro stile di disegno, penso che tutta la storia, molto valida nella sua impostazione e sviluppo, ma inusuale nel panorama shoujo/josei, avrebbe avuto tutto un altro impatto su di me.
Da qui, il mio voto non troppo generoso.
Qualche tempo dopo il noto Sunadokei/La Clessidra, Hinako Ashihara torna a proporre un'altra serie lunga: Piece-Her Memory.
Il manga consta di 10 volumi ed è edito in Italia da Planet Manga in edizione da edicola, con albi auto-sgretolanti e pressoché introvabili, se non usati, come del resto per il suo predecessore, di cui peraltro, per ammissione della stessa Ashihara, Piece rappresenta un nuovo adattamento, con un impianto di base differente.
La storia, infatti, prende avvio dalla morte per tumore di Haruka Origuchi, ex compagna di liceo della protagonista Mizuho Suga, ragazza distaccata, intenta a evitare costantemente ogni tipo di coinvolgimento profondo con gli altri e che, per una serie di motivi, suo malgrado si ritrova invece a dover indagare nel passato della stessa Origuchi per cercare di riportare alla luce alcuni suoi segreti e ricostruirne gli ultimi anni di vita.
Le premesse thriller virano però sin dall'inizio verso un racconto più analitico e introspettivo, in cui a farla da padrone è la vena intimista e malinconica dell'Ashihara, che sfrutta la morte di Origuchi come pretesto per scavare nella psicologia di Mizuho, dell'infantile e provato Hikaru Narumi, suo amore semi-corrisposto (mi si lasci passare la descrizione riduttiva), dell'amica Remi Nishida, della stessa Origuchi, e dei familiari, amici e conoscenze che popolano l'universo narrativo imbastito dall'autrice.
Un cast ampio e variegato, che le permette di affrontare i temi più disparati, dalla crescita, alle relazioni sentimentali e non, violenze sessuali e psicologiche, infedeltà coniugale, problemi di peso, aborto, gravidanza e tanto altro ancora, peraltro sempre in maniera puntuale ed efficace, attenta e sensibile.
Perché quindi un retelling de La Clessidra,che invece partiva da premesse differenti e con protagonisti dal carattere apparentemente più stereotipato e riconoscibile?
Anzitutto perché molti sono i punti in comune tra le due opere, a partire dall'impostazione narrativa: dai volumi divisi in due lunghi capitoli, all'introspezione fine dei personaggi fino ai numerosi flashback, che consentono alla storia di dipanarsi su piani temporali diversi (infanzia, anni del liceo, università).
Soprattutto, a essere presente in entrambe, è il viaggio interiore e la crescita dei protagonisti.
Se nella Clessidra questo percorso veniva scandito dallo scorrere della sabbia e dall'alternarsi delle stagioni, in Piece sono invece le varie tappe di ricostruzione del passato di Haruka Origuchi a orientare questa ricerca.
Origuchi è un personaggio complesso, vivo nella sua assenza, una persona che diventa immensamente forte per la sua grande capacità di amare e che la Ashihara svela poco a poco nel corso della storia.
Ma Origuchi, per Mizuho è anche una sorta di esempio ma soprattutto è colei che le permette, dandole un pretesto, di riesaminare e ridar vita al suo rapporto con Narumi.
Perché Mizuho cerca Narumi.
Per dieci volumi, Mizuho lotta per raccogliere pezzi, ricordi, frammenti dell'unica persona in grado di smuoverla nel profondo e, nel far tutto ciò, finisce per cercare (e trovare) soprattutto se stessa.
In un gioco di specchi, attraverso il rapporto con l'altro, identificato dapprima solo con Hikaru e via via anche con gli altri personaggi, Mizuho inizia a conoscersi, inizia a capire chi è, cosa vuole davvero, ad aprirsi.
A prescindere dall'esito di tutte le sottotrame del manga, il percorso che questa ragazza compie resta notevole e toccante.
Da persona che vive in modo passivo, privo di slanci, applicando in maniera fredda e razionale criteri e regole di altri, senza mai sentirli davvero come propri, Mizuho riesce via via a entrare in contatto con il suo io più profondo e le sue emozioni, senza lasciarsene dominare.
Acquisisce la capacità di farsi vulnerabile per le persone che ama e fiducia in se stessa sufficiente per decidere da sè i passi da compiere e il modo di vivere la propria vita, come un'adulta, senza rinunciare al diritto di definire da sè la propria esistenza (scelta invece più comoda e peraltro intrapresa da altri personaggi della storia).
Il manga è complesso, ma mai noioso o pedante.
Accende e mantiene vivo l'interesse del lettore per tutta la durata dei capitoli, non solo per le riflessioni che propone, per la totale assenza di risposte facili a problemi e domande ostiche, ma anche perché accattivante, grazie ai misteri e agli indizi che l'autrice centellina nel corso dei volumi, senza perdere peraltro mai di ritmo e fluidità.
Soprattutto, a essere interessanti, sono i personaggi e il modo in cui si relazionano tra loro, realistico e quindi spesso tutto fuorché piacevole.
Spesso traggono energia l'uno dall'altro, sia nel senso più positivo di quest'espressione, sia, al contrario, sottraendosi costantemente qualcosa.
I disegni e l'impostazione delle tavole sono perfettamente inseriti nell'economia della storia, contribuendo sia alla sua fluidità e sia al senso di empatia verso le vicende di Mizuho e compagni.
Non do il voto massimo semplicemente perché ritengo che Hinako Ashihara possa ancora superare se stessa.
E, personalmente, attendo con non poca impazienza di leggere altro di suo.
Queste le mie impressioni, che, per quanto tentino di essere oggettive, risentono comunque in maniera profonda dei miei gusti ed esperienze.
Sarei però felice se più lettori dessero una possibilità a questa storia.
Il manga consta di 10 volumi ed è edito in Italia da Planet Manga in edizione da edicola, con albi auto-sgretolanti e pressoché introvabili, se non usati, come del resto per il suo predecessore, di cui peraltro, per ammissione della stessa Ashihara, Piece rappresenta un nuovo adattamento, con un impianto di base differente.
La storia, infatti, prende avvio dalla morte per tumore di Haruka Origuchi, ex compagna di liceo della protagonista Mizuho Suga, ragazza distaccata, intenta a evitare costantemente ogni tipo di coinvolgimento profondo con gli altri e che, per una serie di motivi, suo malgrado si ritrova invece a dover indagare nel passato della stessa Origuchi per cercare di riportare alla luce alcuni suoi segreti e ricostruirne gli ultimi anni di vita.
Le premesse thriller virano però sin dall'inizio verso un racconto più analitico e introspettivo, in cui a farla da padrone è la vena intimista e malinconica dell'Ashihara, che sfrutta la morte di Origuchi come pretesto per scavare nella psicologia di Mizuho, dell'infantile e provato Hikaru Narumi, suo amore semi-corrisposto (mi si lasci passare la descrizione riduttiva), dell'amica Remi Nishida, della stessa Origuchi, e dei familiari, amici e conoscenze che popolano l'universo narrativo imbastito dall'autrice.
Un cast ampio e variegato, che le permette di affrontare i temi più disparati, dalla crescita, alle relazioni sentimentali e non, violenze sessuali e psicologiche, infedeltà coniugale, problemi di peso, aborto, gravidanza e tanto altro ancora, peraltro sempre in maniera puntuale ed efficace, attenta e sensibile.
Perché quindi un retelling de La Clessidra,che invece partiva da premesse differenti e con protagonisti dal carattere apparentemente più stereotipato e riconoscibile?
Anzitutto perché molti sono i punti in comune tra le due opere, a partire dall'impostazione narrativa: dai volumi divisi in due lunghi capitoli, all'introspezione fine dei personaggi fino ai numerosi flashback, che consentono alla storia di dipanarsi su piani temporali diversi (infanzia, anni del liceo, università).
Soprattutto, a essere presente in entrambe, è il viaggio interiore e la crescita dei protagonisti.
Se nella Clessidra questo percorso veniva scandito dallo scorrere della sabbia e dall'alternarsi delle stagioni, in Piece sono invece le varie tappe di ricostruzione del passato di Haruka Origuchi a orientare questa ricerca.
Origuchi è un personaggio complesso, vivo nella sua assenza, una persona che diventa immensamente forte per la sua grande capacità di amare e che la Ashihara svela poco a poco nel corso della storia.
Ma Origuchi, per Mizuho è anche una sorta di esempio ma soprattutto è colei che le permette, dandole un pretesto, di riesaminare e ridar vita al suo rapporto con Narumi.
Perché Mizuho cerca Narumi.
Per dieci volumi, Mizuho lotta per raccogliere pezzi, ricordi, frammenti dell'unica persona in grado di smuoverla nel profondo e, nel far tutto ciò, finisce per cercare (e trovare) soprattutto se stessa.
In un gioco di specchi, attraverso il rapporto con l'altro, identificato dapprima solo con Hikaru e via via anche con gli altri personaggi, Mizuho inizia a conoscersi, inizia a capire chi è, cosa vuole davvero, ad aprirsi.
A prescindere dall'esito di tutte le sottotrame del manga, il percorso che questa ragazza compie resta notevole e toccante.
Da persona che vive in modo passivo, privo di slanci, applicando in maniera fredda e razionale criteri e regole di altri, senza mai sentirli davvero come propri, Mizuho riesce via via a entrare in contatto con il suo io più profondo e le sue emozioni, senza lasciarsene dominare.
Acquisisce la capacità di farsi vulnerabile per le persone che ama e fiducia in se stessa sufficiente per decidere da sè i passi da compiere e il modo di vivere la propria vita, come un'adulta, senza rinunciare al diritto di definire da sè la propria esistenza (scelta invece più comoda e peraltro intrapresa da altri personaggi della storia).
Il manga è complesso, ma mai noioso o pedante.
Accende e mantiene vivo l'interesse del lettore per tutta la durata dei capitoli, non solo per le riflessioni che propone, per la totale assenza di risposte facili a problemi e domande ostiche, ma anche perché accattivante, grazie ai misteri e agli indizi che l'autrice centellina nel corso dei volumi, senza perdere peraltro mai di ritmo e fluidità.
Soprattutto, a essere interessanti, sono i personaggi e il modo in cui si relazionano tra loro, realistico e quindi spesso tutto fuorché piacevole.
Spesso traggono energia l'uno dall'altro, sia nel senso più positivo di quest'espressione, sia, al contrario, sottraendosi costantemente qualcosa.
I disegni e l'impostazione delle tavole sono perfettamente inseriti nell'economia della storia, contribuendo sia alla sua fluidità e sia al senso di empatia verso le vicende di Mizuho e compagni.
Non do il voto massimo semplicemente perché ritengo che Hinako Ashihara possa ancora superare se stessa.
E, personalmente, attendo con non poca impazienza di leggere altro di suo.
Queste le mie impressioni, che, per quanto tentino di essere oggettive, risentono comunque in maniera profonda dei miei gusti ed esperienze.
Sarei però felice se più lettori dessero una possibilità a questa storia.
"I'm an alien, I'm a legal alien
I'm an Englishman in New York."
(Sting, "Englishman in New York")
La cosa buffa di "Piece" è che per molti versi la sua lunghezza calza alla vicenda ivi narrata come un guanto, mentre in altre circostanze si ha come l'impressione che le conferisca, a seconda delle occasioni, una "taglia" in più o in meno rispetto a quella che dovrebbe portare. Non ha molto senso, lo so. Non è previsto che ne abbia. Ma non è neppure previsto che un simile paradosso abbia luogo. Chiariamoci: a livello di intrattenimento e di scavo introspettivo non vi è nulla da rimproverare a Hinako Ashihara, che anzi denota un'innegabile avvedutezza in entrambi gli ambiti; il problema, semmai, è la dispersività di un impianto narrativo le cui propaggini, per quanto promettenti, lasciano un po' di amaro in bocca per come si amalgamano - o non - fra loro.
Fredda, anodina, sussiegosa, anaffettiva: a soli diciannove anni Mizuho Suga gode di una nomea tutt'altro che invidiabile tra amici e conoscenti, per non parlare di come anche i suoi genitori, in particolar modo la madre, non abbiano la più pallida idea di cosa le passi per la testa. La sua tendenza a razionalizzare ogni cosa non le permette di vedere il quadro d'insieme e, conseguentemente, prendere coscienza di quanto la sua inadeguatezza sociale minacci di rovinarle la vita. A riscuoterla da questo stato di torpore emotivo è la morte di Haruka Origuchi, una sua ex compagna di classe che, a dispetto della fugacità delle loro interazioni, sembrava tenerla in grande considerazione - così grande, in effetti, da spacciarla con sua madre per la sua unica amica. Mizuho sa di non meritare i ringraziamenti in cui la donna, che non ha mai saputo come prendere la figlia, si profonde per esserle stata vicino fino alla fine, ciononostante si lascia persuadere a far luce su un aspetto a dir poco sconcertante della sua breve vita, non avendo il benché minimo sentore di quanto questo viaggio nella memoria - la sua prima ancora di quella della ragazza - finirà per cambiarla.
Che il mistero di Haruka sia il motore immobile della storia e non la storia risulta lampante fin dall'inizio, che infatti non ha nulla a che vedere con lei: del resto è Mizuho che il lettore vuole vedere sbocciare, e se questa è la molla di cui ha bisogno l'innegabile comodità di siffatto espediente narrativo - che badate bene, di per sé è più che legittimo - passa tranquillamente in secondo piano. E allora qual è il problema? È presto detto: il fatto che l'interrogativo originale non sia il più importante non significa che meriti una risposta raffazzonata. E il modo in cui la Ashihara, peraltro dopo essersi presa tutto il tempo del mondo, liquida la spinosa faccenda è quantomai maldestro, neghittoso, sbrigativo, inconsistente. Spiace dirlo, e molto, perché le intenzioni erano certamente delle migliori, ma tant'è. Qualche segno premonitore, in retrospettiva, ci sarebbe, ma nessuno di questi è il tarlo da cui il lettore, pur distratto dalle varie sottotrame, dovrebbe venir roso. In altre parole non si capisce quanto la Ashihara avesse premeditato la cosa fin dall'inizio e quanto, invece, si sia risolta soltanto in seguito a fare della proverbiale mosca un elefante azzoppato.
Una grave pecca, d'accordo. Cionondimeno sarebbe disonesto da parte mia affermare di aver mai avuto la sensazione di stare perdendo il mio tempo, ed è proprio per questo che la delusione è tanta. Perché okay, magari Haruka è un pelino troppo immobile persino per gli standard dei motori immobili (il che è anche comprensibile, dato il suo status di personaggio postumo), ma quel che c'è in mezzo vale il prezzo del biglietto. E allora di nuovo: qual è il problema? Che non tutta la carne che c'è sul fuoco, per quanto succulenta, ha la medesima rilevanza. "È la vita", potrebbe obiettare qualcuno. Ma per quanto possa - e debba - assomigliarle "Piece" rimane un'opera di finzione con l'obbligo di avere delle priorità ben definite. Ciò detto, se mai la Ashihara decidesse di creare uno spin-off dedicato, poniamo, a Maruo lo sdentato, al piccolo Akito o alla signora Narumi da giovane sarei pronta a seguirla fino in capo al mondo.
Sembrerà scontato dal momento che si tratta di un manga dalla spiccata vena intimista, ma i personaggi di "Piece" sono senza ombra di dubbio il suo piatto forte. Hinako Ashihara sa come andare oltre ciò che risulta visibile e portare alla luce veri e propri tesori che gli eventi avevano costretto i proprietari a seppellire, come nel caso di Remi o di Hiro, il dolce e tormentato fratello di quello che è l'indiscusso catalizzatore per Mizuho, vale a dire Hikaru Narumi. Se avete letto "Bokura ga Ita" avrete presente il tipo: belloccio, sfuggente, manipolatore e a un tempo vittima e carnefice di se stesso, proprio come Motoharu Yano, che tuttavia ha dalla sua una voglia di migliorarsi che nel primo, il più delle volte, latita.
Personaggi come Mizuho, per quanto molto realistici, costituiscono sempre un azzardo per un autore che voglia impiegarli come protagonisti. In tal senso la Ashihara - altro paradosso - ha talvolta la tendenza a peccare di troppo zelo, trasformando le sue riflessioni, peraltro molto puntuali e interessanti, in "compiti per casa" a suo esclusivo uso e consumo: un peccato con un suo perché, ma pur sempre un peccato. In altre parole la sua splendida voce interiore, che lei per prima non è ancora avvezza a udire, rischia di stuccare nel tentativo di recuperare il tempo perduto.
Fermo restando che non saprei fare di meglio, devo confessare che il tratto della Ashihara non mi entusiasma: sa discernere con esattezza ciò che è superfluo da ciò che non lo è, dote che traspare ampiamente da come costruisce le tavole, ma a livello anatomico costringe il lettore ad assistere ad un'orgia di sguardi vacui, teste sproporzionate, nasi piatti, schiene curve e braccette scheletriche a cui può essere difficile fare l'abitudine. Per una storia come questa, che si ripropone - peraltro con successo - di elevarsi rispetto agli standard contenutistici degli shoujo odierni, ci sarebbe voluta una mano capace di combinare rigore e armonia in modo da trarre il meglio da entrambe... a meno di non trasformare questa sua legnosità in un punto di forza, un discorso, nel caso dell'autrice in questione, di assai impervia applicazione. Provate a immaginare lo stesso manga disegnato, che so, da una Fuyumi Soryo: non sarebbe stato una cannonata?
Arrivati a questo punto spero sia chiaro che nel mio 7 non c'è alcunché di punitivo e che se mi sono presa la libertà di bacchettare la Ashihara è solo perché ritengo che abbia del potenziale. Sono autori come lei che rendono lo "sporco lavoro" di chi, suo malgrado, si ritrova a dover scrivere una recensione non proprio accomodante un onore.
I'm an Englishman in New York."
(Sting, "Englishman in New York")
La cosa buffa di "Piece" è che per molti versi la sua lunghezza calza alla vicenda ivi narrata come un guanto, mentre in altre circostanze si ha come l'impressione che le conferisca, a seconda delle occasioni, una "taglia" in più o in meno rispetto a quella che dovrebbe portare. Non ha molto senso, lo so. Non è previsto che ne abbia. Ma non è neppure previsto che un simile paradosso abbia luogo. Chiariamoci: a livello di intrattenimento e di scavo introspettivo non vi è nulla da rimproverare a Hinako Ashihara, che anzi denota un'innegabile avvedutezza in entrambi gli ambiti; il problema, semmai, è la dispersività di un impianto narrativo le cui propaggini, per quanto promettenti, lasciano un po' di amaro in bocca per come si amalgamano - o non - fra loro.
Fredda, anodina, sussiegosa, anaffettiva: a soli diciannove anni Mizuho Suga gode di una nomea tutt'altro che invidiabile tra amici e conoscenti, per non parlare di come anche i suoi genitori, in particolar modo la madre, non abbiano la più pallida idea di cosa le passi per la testa. La sua tendenza a razionalizzare ogni cosa non le permette di vedere il quadro d'insieme e, conseguentemente, prendere coscienza di quanto la sua inadeguatezza sociale minacci di rovinarle la vita. A riscuoterla da questo stato di torpore emotivo è la morte di Haruka Origuchi, una sua ex compagna di classe che, a dispetto della fugacità delle loro interazioni, sembrava tenerla in grande considerazione - così grande, in effetti, da spacciarla con sua madre per la sua unica amica. Mizuho sa di non meritare i ringraziamenti in cui la donna, che non ha mai saputo come prendere la figlia, si profonde per esserle stata vicino fino alla fine, ciononostante si lascia persuadere a far luce su un aspetto a dir poco sconcertante della sua breve vita, non avendo il benché minimo sentore di quanto questo viaggio nella memoria - la sua prima ancora di quella della ragazza - finirà per cambiarla.
Che il mistero di Haruka sia il motore immobile della storia e non la storia risulta lampante fin dall'inizio, che infatti non ha nulla a che vedere con lei: del resto è Mizuho che il lettore vuole vedere sbocciare, e se questa è la molla di cui ha bisogno l'innegabile comodità di siffatto espediente narrativo - che badate bene, di per sé è più che legittimo - passa tranquillamente in secondo piano. E allora qual è il problema? È presto detto: il fatto che l'interrogativo originale non sia il più importante non significa che meriti una risposta raffazzonata. E il modo in cui la Ashihara, peraltro dopo essersi presa tutto il tempo del mondo, liquida la spinosa faccenda è quantomai maldestro, neghittoso, sbrigativo, inconsistente. Spiace dirlo, e molto, perché le intenzioni erano certamente delle migliori, ma tant'è. Qualche segno premonitore, in retrospettiva, ci sarebbe, ma nessuno di questi è il tarlo da cui il lettore, pur distratto dalle varie sottotrame, dovrebbe venir roso. In altre parole non si capisce quanto la Ashihara avesse premeditato la cosa fin dall'inizio e quanto, invece, si sia risolta soltanto in seguito a fare della proverbiale mosca un elefante azzoppato.
Una grave pecca, d'accordo. Cionondimeno sarebbe disonesto da parte mia affermare di aver mai avuto la sensazione di stare perdendo il mio tempo, ed è proprio per questo che la delusione è tanta. Perché okay, magari Haruka è un pelino troppo immobile persino per gli standard dei motori immobili (il che è anche comprensibile, dato il suo status di personaggio postumo), ma quel che c'è in mezzo vale il prezzo del biglietto. E allora di nuovo: qual è il problema? Che non tutta la carne che c'è sul fuoco, per quanto succulenta, ha la medesima rilevanza. "È la vita", potrebbe obiettare qualcuno. Ma per quanto possa - e debba - assomigliarle "Piece" rimane un'opera di finzione con l'obbligo di avere delle priorità ben definite. Ciò detto, se mai la Ashihara decidesse di creare uno spin-off dedicato, poniamo, a Maruo lo sdentato, al piccolo Akito o alla signora Narumi da giovane sarei pronta a seguirla fino in capo al mondo.
Sembrerà scontato dal momento che si tratta di un manga dalla spiccata vena intimista, ma i personaggi di "Piece" sono senza ombra di dubbio il suo piatto forte. Hinako Ashihara sa come andare oltre ciò che risulta visibile e portare alla luce veri e propri tesori che gli eventi avevano costretto i proprietari a seppellire, come nel caso di Remi o di Hiro, il dolce e tormentato fratello di quello che è l'indiscusso catalizzatore per Mizuho, vale a dire Hikaru Narumi. Se avete letto "Bokura ga Ita" avrete presente il tipo: belloccio, sfuggente, manipolatore e a un tempo vittima e carnefice di se stesso, proprio come Motoharu Yano, che tuttavia ha dalla sua una voglia di migliorarsi che nel primo, il più delle volte, latita.
Personaggi come Mizuho, per quanto molto realistici, costituiscono sempre un azzardo per un autore che voglia impiegarli come protagonisti. In tal senso la Ashihara - altro paradosso - ha talvolta la tendenza a peccare di troppo zelo, trasformando le sue riflessioni, peraltro molto puntuali e interessanti, in "compiti per casa" a suo esclusivo uso e consumo: un peccato con un suo perché, ma pur sempre un peccato. In altre parole la sua splendida voce interiore, che lei per prima non è ancora avvezza a udire, rischia di stuccare nel tentativo di recuperare il tempo perduto.
Fermo restando che non saprei fare di meglio, devo confessare che il tratto della Ashihara non mi entusiasma: sa discernere con esattezza ciò che è superfluo da ciò che non lo è, dote che traspare ampiamente da come costruisce le tavole, ma a livello anatomico costringe il lettore ad assistere ad un'orgia di sguardi vacui, teste sproporzionate, nasi piatti, schiene curve e braccette scheletriche a cui può essere difficile fare l'abitudine. Per una storia come questa, che si ripropone - peraltro con successo - di elevarsi rispetto agli standard contenutistici degli shoujo odierni, ci sarebbe voluta una mano capace di combinare rigore e armonia in modo da trarre il meglio da entrambe... a meno di non trasformare questa sua legnosità in un punto di forza, un discorso, nel caso dell'autrice in questione, di assai impervia applicazione. Provate a immaginare lo stesso manga disegnato, che so, da una Fuyumi Soryo: non sarebbe stato una cannonata?
Arrivati a questo punto spero sia chiaro che nel mio 7 non c'è alcunché di punitivo e che se mi sono presa la libertà di bacchettare la Ashihara è solo perché ritengo che abbia del potenziale. Sono autori come lei che rendono lo "sporco lavoro" di chi, suo malgrado, si ritrova a dover scrivere una recensione non proprio accomodante un onore.
"Piece - Kanojo no kioku", edito in Italia semplicemente come "Piece" è l'ultima serie edita della famosa mangaka Hinako Ashihara, fiorente autrice e conosciuta per opere come "La Classidra", "Sos", "La forma delle nuvole" e altre. Iniziata nel lontano 2008 si è conclusa a maggio 2013 in Giappone, e qui a dicembre 2013. Si compone di 10 numeri "interi" (niente storie extra oppure pagine di commenti), di cui il costo è aumentavo non di moltissimo col variare del numero di pagine. La trama: Mizuho viene presentata come una studentessa dal carattere freddo e distaccato, ma anche forte e riservata. All'apparenza nella sua vita le cose procedono normalmente ma dopo il tradimento del ragazzo e la successiva partecipazione alla cerimonia funebre di una ex compagna dei tempi del liceo morta a causa di un tumore, il suo mondo cambia. Moltissime persone hanno influenzato il carattere della ragazza, e innumerevoli esperienze continueranno a farlo durante tutti e 10 i numeri, alla disperata ricerca di tante diverse verità, di chiarimenti e forse anche dell'amore; ripercorrendo man mano l'infanzia, l'adolescenza e la vita familiare sua e dei protagonisti. Le vicende si snodano nel corso di anni, anche se la narrazione è al presente. I personaggi di questo manga sono, come rare volte capita di vedere, persone in carne ed ossa. Non eroi, non persone senza peccato e senza macchia, non famigliole felici, ma persone umane con le loro paure, i loro difetti, le loro insicurezze, i loro vizi e anche i loro pregi e qualità. In certi punti la trama risulta un po' ingarbugliata per via degli innumerevoli personaggi che si muovono sulla scacchiera del "tempo", perchè oltre al loro presente spessissimo veniamo a conoscenza del loro passato, ma comunque man mano ogni mistero o stranezza vengono risolti o spiegati. A tratti realmente cruda, a tratti incredibile, la storia nelle pagine di Piece rimane sempre e comunque umana e quasi reale. A livello grafico i disegni e le tavole di questa mangaka (di cui ho letto e recensito tutte le opere, e notato la crescita a livello estetico) sono puliti e precisi, le espressioni molto belle e i volti espressivi e luminosi. Belle anche le copertine e la scelta di variare i titoli di un colore differente ogni volta. Continuo a ripetere che comunque l'opera migliore di questa mangaka rimarrà La Clessidra, che crea un vero e proprio universo vivo e reale in cui il lettore si perde, ma anche questo manga raggiunge quasi questo livello, e riesce a mio parere a coinvolgere facilmente. Solo due pecche: il finale a mio parere è troppo "aperto" per una storia così esasperata per certi punti di vista, e il fatto che sia uscito con mesi di distanza non ha giovato a tenere alta l'attenzione (ma chi magari lo recupera tutto insieme non avrà questo problema). In conclusione do un 9 e mezzo all'opera, perchè 10 vale solo per Sunandokei, ma in ogni caso è consigliatissimo per tutti e una gran bell'opera, profonda e che porta alla luce l'umanità così com'è, senza inventarsi nulla.
Per me è difficile iniziare una recensione di questo manga, perché è una di quelle rarissime opere che posso dire mi ha davvero folgorata.
Con la mole di manga che ho in mio possesso, frutto di un collezionismo lungo ormai undici anni, ho una valanga di opere che mi sono piaciute moltissimo e molte che ho sinceramente amato. Ma la folgorazione è diversa. È quella che quando chiudi un volumetto invece di sentirti appagato ti senti dentro l'angoscia: vuoi perché sei impaziente di leggere il seguito, oppure per come ciò che hai appena letto è riuscito a scuoterti nel profondo.
Hinako Ashihara è un'autrice che ho reputato nettamente superiore alla media sin dalla sua prima opera arrivata in Italia, "La clessidra". Di lei ho quindi comprato ogni volume di storie brevi uscito, amandola sempre più, finché non sono giunta a questo suo ultimo lavoro.
Non lo considero superiore al primo né per disegni né per tematica, visto che già ne "La clessidra" l'autrice aveva una piena maturità stilistica e mentale che le aveva permesso di creare un'opera praticamente perfetta nel suo genere. Tuttavia "Piece" ha compiuto il passo da "manga reputato oggettivamente bellissimo e molto amato " a "manga folgorazione" per un motivo puramente soggettivo: la coppia protagonista.
Ovviamente la concezione d'amore dell'autrice è sempre la stessa, quella che amo io. In un panorama dove lo shoujo moderno pare essersi votato agli amori usa e getta, tanto realistici quanto sgradevoli ai miei occhi, la Ashihara torna al vecchio ideale d'amore da anima gemella: lei amerà il suo primo e unico lui per sempre, anche dopo anni e anni di lontananza, e lui farà altrettanto senza concepire di poter amare un'altra.
Onestamente questo ideale era purissimo ne "La clessidra", mentre in "Piece" è reso più difficoltoso dal carattere di Mizuho e Hikaru. Ma proprio questa difficoltà rende la loro storia doppiamente affascinante, irresistibile come una calamita per me.
Di Mizuho viene detto che "assomiglia molto a Hikaru, quasi al punto di essere identica a lui. Si finge fredda e distaccata quando in realtà è assolutamente avida di affetto. È imbranata e incapace di esprimersi, capricciosa e infantile".
Quando ho letto queste frasi non ho potuto fare a meno di amarli di cuore, ed è rarissimo che inizi a tifare con questo trasporto per una coppia. Oltre a Hikaru/Mizuho in undici anni di onorata carriera di collezionista mi è capitato solo per altre tre coppie.
Staccandomi un attimo dal perno principale del mio commento assicuro che anche tutti gli altri personaggi sono caratterizzati in modo perfetto, dal fratello di Hikaru a Remi (un personaggio che trovo piuttosto originale visto che, essendo l'alimentazione giapponese ben poco calorica, è raro trovare una ragazza chiaramente sovrappeso).
Ma non solo loro. Lo sono anche la dolce Madoka e il senpai Yanai, apparentemente perfetto ma fin troppo "giusto" per piacere alle donne visto che, e trovo sia un'osservazione dell'autrice molto azzeccata, loro tendono a trovare noiosi i ragazzi così totalmente equilibrati.
Shizuka poi, che più si va avanti con i flashback e più a effetto retroattivo si prova una gran tristezza per la sua morte così precoce.
Un manga che consiglio e riconsiglio. Il mio unico dispiacere è che sia in mano alla Planet con la sua orribile, nuova carta riciclata che si sfoglia in modo terribile.
Con la mole di manga che ho in mio possesso, frutto di un collezionismo lungo ormai undici anni, ho una valanga di opere che mi sono piaciute moltissimo e molte che ho sinceramente amato. Ma la folgorazione è diversa. È quella che quando chiudi un volumetto invece di sentirti appagato ti senti dentro l'angoscia: vuoi perché sei impaziente di leggere il seguito, oppure per come ciò che hai appena letto è riuscito a scuoterti nel profondo.
Hinako Ashihara è un'autrice che ho reputato nettamente superiore alla media sin dalla sua prima opera arrivata in Italia, "La clessidra". Di lei ho quindi comprato ogni volume di storie brevi uscito, amandola sempre più, finché non sono giunta a questo suo ultimo lavoro.
Non lo considero superiore al primo né per disegni né per tematica, visto che già ne "La clessidra" l'autrice aveva una piena maturità stilistica e mentale che le aveva permesso di creare un'opera praticamente perfetta nel suo genere. Tuttavia "Piece" ha compiuto il passo da "manga reputato oggettivamente bellissimo e molto amato " a "manga folgorazione" per un motivo puramente soggettivo: la coppia protagonista.
Ovviamente la concezione d'amore dell'autrice è sempre la stessa, quella che amo io. In un panorama dove lo shoujo moderno pare essersi votato agli amori usa e getta, tanto realistici quanto sgradevoli ai miei occhi, la Ashihara torna al vecchio ideale d'amore da anima gemella: lei amerà il suo primo e unico lui per sempre, anche dopo anni e anni di lontananza, e lui farà altrettanto senza concepire di poter amare un'altra.
Onestamente questo ideale era purissimo ne "La clessidra", mentre in "Piece" è reso più difficoltoso dal carattere di Mizuho e Hikaru. Ma proprio questa difficoltà rende la loro storia doppiamente affascinante, irresistibile come una calamita per me.
Di Mizuho viene detto che "assomiglia molto a Hikaru, quasi al punto di essere identica a lui. Si finge fredda e distaccata quando in realtà è assolutamente avida di affetto. È imbranata e incapace di esprimersi, capricciosa e infantile".
Quando ho letto queste frasi non ho potuto fare a meno di amarli di cuore, ed è rarissimo che inizi a tifare con questo trasporto per una coppia. Oltre a Hikaru/Mizuho in undici anni di onorata carriera di collezionista mi è capitato solo per altre tre coppie.
Staccandomi un attimo dal perno principale del mio commento assicuro che anche tutti gli altri personaggi sono caratterizzati in modo perfetto, dal fratello di Hikaru a Remi (un personaggio che trovo piuttosto originale visto che, essendo l'alimentazione giapponese ben poco calorica, è raro trovare una ragazza chiaramente sovrappeso).
Ma non solo loro. Lo sono anche la dolce Madoka e il senpai Yanai, apparentemente perfetto ma fin troppo "giusto" per piacere alle donne visto che, e trovo sia un'osservazione dell'autrice molto azzeccata, loro tendono a trovare noiosi i ragazzi così totalmente equilibrati.
Shizuka poi, che più si va avanti con i flashback e più a effetto retroattivo si prova una gran tristezza per la sua morte così precoce.
Un manga che consiglio e riconsiglio. Il mio unico dispiacere è che sia in mano alla Planet con la sua orribile, nuova carta riciclata che si sfoglia in modo terribile.
Ho letto i numeri disponibili finora, ovvero dal numero 1 al numero 6, nel giro di una settimana o qualcosina in piu'. Si entra subito in un vortice fatto di diversi personaggi. La protagonista, Suga, viene "incaricata" dalla madre di una sua ex compagna di Liceo, tale Origuchi, di trovare "i tasselli" della vita privata della ragazza che purtroppo è venuta a mancare a causa di un cancro.
Origuchi era una ragazza poco appariscente e con pochissimi amici, quindi la ricerca di Suga è molto difficoltosa. Quel che sa è che la ragazza aveva abortito, quindi la ricerca principale è "trovare il ragazzo che Origuchi frequentava prima che morisse". Suga, la protagonista di questo manga, si fa aiutare da altri ex compagni di liceo, mentre si scopre il suo rapporto con Hikaru, il classico donnaiolo con un'infanzia difficile alle spalle, causata dagli strani comportamenti della madre.
Tra i vari personaggi spicca Remi, una ragazza sovrappeso che pensava di aver trovato in Suga un'amica ai tempi del liceo, quando in realtà capisce solo che aveva idealizzato troppo la ragazza e comprende che in realtà i sentimenti di amicizia che lei prova per Suga non sono proprio gli stessi dall'altra parte. Ecco questa cosa mi ha colpito molto, poichè spesso ci troviamo a idealizzare gli amici, pensando che anche loro provano gli stessi sentimenti d'amiciza che noi proviamo, ma in realtà ci troviamo a capire che quella che per noi è amicizia per l'altro puo' essere un'amicizia superficiale o giu' di li. L'autrice spiega benissimo questo disagio che prova Remi (e che ho provato pure io).
Per ora metto solo 8 come voto perchè il manga è ancora in corso ma penso proprio che finirà intorno al volume 8 o 9. Spero non si allungherà troppo, ma non credo, l'autrice infatti originariamente aveva concepito la storia per un massimo di 3 volumi.
L'edizione Planet è senza infamia nè lode, con 4,30 non si puo' pretendere chissà cosa. La carta pero' l'ho trovata abbastanza buona e il lettering mi piace un sacco. Ho dovuto sostituire il volume 2 poichè era praticamente scollato.
Origuchi era una ragazza poco appariscente e con pochissimi amici, quindi la ricerca di Suga è molto difficoltosa. Quel che sa è che la ragazza aveva abortito, quindi la ricerca principale è "trovare il ragazzo che Origuchi frequentava prima che morisse". Suga, la protagonista di questo manga, si fa aiutare da altri ex compagni di liceo, mentre si scopre il suo rapporto con Hikaru, il classico donnaiolo con un'infanzia difficile alle spalle, causata dagli strani comportamenti della madre.
Tra i vari personaggi spicca Remi, una ragazza sovrappeso che pensava di aver trovato in Suga un'amica ai tempi del liceo, quando in realtà capisce solo che aveva idealizzato troppo la ragazza e comprende che in realtà i sentimenti di amicizia che lei prova per Suga non sono proprio gli stessi dall'altra parte. Ecco questa cosa mi ha colpito molto, poichè spesso ci troviamo a idealizzare gli amici, pensando che anche loro provano gli stessi sentimenti d'amiciza che noi proviamo, ma in realtà ci troviamo a capire che quella che per noi è amicizia per l'altro puo' essere un'amicizia superficiale o giu' di li. L'autrice spiega benissimo questo disagio che prova Remi (e che ho provato pure io).
Per ora metto solo 8 come voto perchè il manga è ancora in corso ma penso proprio che finirà intorno al volume 8 o 9. Spero non si allungherà troppo, ma non credo, l'autrice infatti originariamente aveva concepito la storia per un massimo di 3 volumi.
L'edizione Planet è senza infamia nè lode, con 4,30 non si puo' pretendere chissà cosa. La carta pero' l'ho trovata abbastanza buona e il lettering mi piace un sacco. Ho dovuto sostituire il volume 2 poichè era praticamente scollato.
Mizuho Suga è una ragazza distaccata da tutto ciò che la circonda e profondamente incompleta. Al primo anno di università si ritrova a dover investigare sul passato di Haruka Origuchi, una sua compagna di classe del liceo morta di malattia. Piano piano Mizuho incomincia a conoscere meglio sé stessa, ciò che le piace e quello che invece odia e le dà fastidio. Inizia ad accorgersi delle persone che le stanno accanto e dei loro desideri. Apparentemente sembrerebbe una ragazza insensibile, fredda e razionale; in realtà ha una sensibilità per nulla superficiale, ma molto molto fragile. E' volubile, emotiva e solo per difendersi da possibili dolori o emozioni negative non si coinvolge pienamente e con passione in tutto quello che fa. Il cambiamento giunge quando torna nella sua vita un ragazzo, Hikaru Narumi, al quale si era legata con affetto al liceo, apparentemente lasciandosi trasportare dagli eventi, presa da una forte curiosità per lui. Narumi è considerato da tutti uno sciupafemmine, un ragazzo scansafatiche e privo di tatto. Mizuho, nonostante sappia queste cose di lui, ne è attratta e vuole conoscerlo meglio. Lei è il tipo che "pur sapendo di aver preso l'autobus sbagliato, resta comunque a bordo."
La storia è un giallo, una ricerca verso la verità compiuta da un gruppo di ragazzi tra i 19 e i 20 anni che si mostrano per quello che sono, con i loro difetti e le loro insicurezze. In ognuno di loro è possibile scoprire un pezzo, un frammento del loro carattere in cui ritrovare qualcosa di familiare e conosciuto. E' questa l'attrattiva maggiore di questo shojo fuori dalle linee: le sfaccettature e la complessità della caratterizzazione dei personaggi.
La Ashihara dopo "la Clessidra" non delude affatto! Il plot può apparire confuso, ma come i pezzi di un puzzle si incastrano per dar forma a un disegno completo, così i fili della trama si intrecciano volume dopo volume e danno vita ad un'opera davvero interessante!
La storia è un giallo, una ricerca verso la verità compiuta da un gruppo di ragazzi tra i 19 e i 20 anni che si mostrano per quello che sono, con i loro difetti e le loro insicurezze. In ognuno di loro è possibile scoprire un pezzo, un frammento del loro carattere in cui ritrovare qualcosa di familiare e conosciuto. E' questa l'attrattiva maggiore di questo shojo fuori dalle linee: le sfaccettature e la complessità della caratterizzazione dei personaggi.
La Ashihara dopo "la Clessidra" non delude affatto! Il plot può apparire confuso, ma come i pezzi di un puzzle si incastrano per dar forma a un disegno completo, così i fili della trama si intrecciano volume dopo volume e danno vita ad un'opera davvero interessante!
Grazie ad un amico ho scoperto questo bellissimo manga, molto particolare e commovente a tratti. È Piece di Hinako Ashihara, che molti appassionati di shoujo conoscono grazie a La Clessidra-Ricordi d'Amore, un manga molto dolce e maturo.
La storia di questa nuova opera è molto particolare ed inizia partendo da un fatto triste: la morte di una ragazza. Mizuho era la compagna di classe della defunta e, come molti altri, presenzia al suo funerale per senso di dovere e non perché legate da un rapporto di amicizia particolare. Haruka Origuchi, questo il nome della giovine scomparsa, era piuttosto silenziosa e schiva, apparentemente isolata e senza un vero amico, ma per qualche strano motivo aveva segnalato alla madre di avere una cara amica, Mizuho per l'appunto, che la sosteneva e aiutava. La madre, sconvolta per la perdita della figlia, ringrazia Mizuho suscitando in lei grande stupore e perplessità perché non esisteva nessun genere di amicizia tra le due. Ma allora perché Haruka ha mentito?
Inizia un lento cammino volto alla scoperta della verità su quell'esistenza sconosciuta a molti e sulle motivazioni che l'hanno portata a mentire, iniziando a cercare il ragazzo che l'aveva messa incinta e di cui nessuno conosce l'identità. Un puzzle di mille pezzi si prospetta davanti a Mizuho, un puzzle dove ogni tassello trovato può ricondurla alla verità di Haruka e anche alla verità che cela il suo cuore. Infatti la protagonista è anch'essa una ragazza fredda, talvolta incapace di emozionarsi davanti ai fatti e alle persone accanto a lei, incapace di vivere, e grazie a questo misterioso decesso riuscirà a far luce dentro di se, alla scoperta del mondo.
Piece è un manga molto interessante sotto ogni punto di vista. Lo stile di disegno che a tratti mi ricorda Koibana! (di un'altra mangaka) è così elegante e raffinato, senza troppi dettagli che lo renderebbero spiacevole alla vista e lettura. La trama come detto è molto appassionante e particolare, non il classico shoujo tutto pizzi e cuoricini a cui siamo abituati negli ultimi anni. Ogni personaggio ha una personalità determinante ai fini della storia e una sua introspezione molto affascinante.
Lo consiglio assolutamente a chi vuole per una volta leggere qualcosa di diverso e non troppo romantico (nei limiti) perché ne vale veramente la pena.
Voto: un bel nove pieno!
La storia di questa nuova opera è molto particolare ed inizia partendo da un fatto triste: la morte di una ragazza. Mizuho era la compagna di classe della defunta e, come molti altri, presenzia al suo funerale per senso di dovere e non perché legate da un rapporto di amicizia particolare. Haruka Origuchi, questo il nome della giovine scomparsa, era piuttosto silenziosa e schiva, apparentemente isolata e senza un vero amico, ma per qualche strano motivo aveva segnalato alla madre di avere una cara amica, Mizuho per l'appunto, che la sosteneva e aiutava. La madre, sconvolta per la perdita della figlia, ringrazia Mizuho suscitando in lei grande stupore e perplessità perché non esisteva nessun genere di amicizia tra le due. Ma allora perché Haruka ha mentito?
Inizia un lento cammino volto alla scoperta della verità su quell'esistenza sconosciuta a molti e sulle motivazioni che l'hanno portata a mentire, iniziando a cercare il ragazzo che l'aveva messa incinta e di cui nessuno conosce l'identità. Un puzzle di mille pezzi si prospetta davanti a Mizuho, un puzzle dove ogni tassello trovato può ricondurla alla verità di Haruka e anche alla verità che cela il suo cuore. Infatti la protagonista è anch'essa una ragazza fredda, talvolta incapace di emozionarsi davanti ai fatti e alle persone accanto a lei, incapace di vivere, e grazie a questo misterioso decesso riuscirà a far luce dentro di se, alla scoperta del mondo.
Piece è un manga molto interessante sotto ogni punto di vista. Lo stile di disegno che a tratti mi ricorda Koibana! (di un'altra mangaka) è così elegante e raffinato, senza troppi dettagli che lo renderebbero spiacevole alla vista e lettura. La trama come detto è molto appassionante e particolare, non il classico shoujo tutto pizzi e cuoricini a cui siamo abituati negli ultimi anni. Ogni personaggio ha una personalità determinante ai fini della storia e una sua introspezione molto affascinante.
Lo consiglio assolutamente a chi vuole per una volta leggere qualcosa di diverso e non troppo romantico (nei limiti) perché ne vale veramente la pena.
Voto: un bel nove pieno!
Piece non è classico Shoujo, è qualcosa di più, è una storia di introspezione, un giallo sentimentale dove vari personaggi finiscono per essere analizzati nel loro animo, la storia mi è piaciuta molto, non solo per gli ovvi aspetti psicologici ma perché viene rappresentata la realtà universitaria, cioè un mondo meno infantile di quello che siamo soliti leggere in questo genere di manga, e che sento più vicino alla mia realtà, i disegni sono gradevoli, soprattutto mi ha colpita la delicatezza delle immagini presenti in copertina; il prezzo non è basso ma rientra nella media, unica nota negativa è la qualità della carta, che mi sembra molto delicata.
Il manga tratta la storia di una ragazza, Mizuho, la quale ha un carattere molto particolare, si prende cura del suo "nocciolo", un luogo interiore in cui non entra mai nessuno, lo fa perché ha paura di essere ferita e quindi appare fredda a tutti coloro che non sanno vedere al di là delle apparenze. Questo suo carattere la porta ad avere problemi con gli altri, infatti adesso che è all'università non riesce a far funzionare il rapporto col fidanzato che finisce per tradirla, e nonostante la cosa non la lasci indifferente, esteriormente sembra non scalfirla nemmeno, fredda e impassibile pone fine alla storia e va avanti. Mizuho tende sempre a far affiorare la sua razionalità, cioè tende sempre a fare cioè che è più sensato, più utile, più pratico piuttosto che ciò che le piace.
Un giorno, però, accade qualcosa di insolito: Mizuho viene informata che una sua ex compagna di classe del liceo è morta, la ragazza si reca così al funerale, senza nemmeno ricordarsi bene chi fosse questa ragazza. Durante la cerimonia funebre la madre della defunta si avvicina alla protagonista, ringraziandola per essere stata l'unica amica della figlia. Ovviamente questa non è la verità... e Mizuho lo sa. Nonostante ciò, qualcosa ha scalfito la sua corazza, e incredibilmente si ritrova ad offrire alla madre un aiuto, un conforto, per la prima volta fa qualcosa che va al di là del raziocinio.
La madre della defunta le chiede di indagare sulla vita della figlia, poiché dietro tutto l'accaduto si cela un segreto, Mizuho accetta e si ritrova a contattare vecchi compagni di liceo, in cerca di un indizio che faccia luce sulla vicenda, ma mentre pensa di star solamente cercando di scoprire qualcosa sulla vita della povera ragazza defunta, inconsapevolmente comincia a capire qualcosa in più anche su se stessa...
Il manga tratta la storia di una ragazza, Mizuho, la quale ha un carattere molto particolare, si prende cura del suo "nocciolo", un luogo interiore in cui non entra mai nessuno, lo fa perché ha paura di essere ferita e quindi appare fredda a tutti coloro che non sanno vedere al di là delle apparenze. Questo suo carattere la porta ad avere problemi con gli altri, infatti adesso che è all'università non riesce a far funzionare il rapporto col fidanzato che finisce per tradirla, e nonostante la cosa non la lasci indifferente, esteriormente sembra non scalfirla nemmeno, fredda e impassibile pone fine alla storia e va avanti. Mizuho tende sempre a far affiorare la sua razionalità, cioè tende sempre a fare cioè che è più sensato, più utile, più pratico piuttosto che ciò che le piace.
Un giorno, però, accade qualcosa di insolito: Mizuho viene informata che una sua ex compagna di classe del liceo è morta, la ragazza si reca così al funerale, senza nemmeno ricordarsi bene chi fosse questa ragazza. Durante la cerimonia funebre la madre della defunta si avvicina alla protagonista, ringraziandola per essere stata l'unica amica della figlia. Ovviamente questa non è la verità... e Mizuho lo sa. Nonostante ciò, qualcosa ha scalfito la sua corazza, e incredibilmente si ritrova ad offrire alla madre un aiuto, un conforto, per la prima volta fa qualcosa che va al di là del raziocinio.
La madre della defunta le chiede di indagare sulla vita della figlia, poiché dietro tutto l'accaduto si cela un segreto, Mizuho accetta e si ritrova a contattare vecchi compagni di liceo, in cerca di un indizio che faccia luce sulla vicenda, ma mentre pensa di star solamente cercando di scoprire qualcosa sulla vita della povera ragazza defunta, inconsapevolmente comincia a capire qualcosa in più anche su se stessa...
Ho appena finito di leggere il numero uno. Le prime impressioni? Molto bello! Lontano dai soliti canoni dei normali shojo manga, PIECE è molto introspettivo, con bei disegni, una bella storia dietro e con dei personaggi dai background davvero interessanti.
La protagonista è la prima cosa fuori dai normali canoni di questo tipo di fumetti. Non la classica ragazzina che vuole conquistare il ragazzo che le piace, ma una ragazza piena di complessi che vuole cambiare il suo stile di vita.
I disegni sono molto gradevoli, di facile comprensione e molto scorrevoli, anche questi lontani dai soliti canoni (quelli con i classici occhini da shojo manga, per intenderci).
Ma il punto forte del manga rimane comunque la storia, molto complessa e piena di misteri ai quali la protagonista cerca di dare una spiegazione, anche se non è facile riuscire nell’impresa.
Sono stato molto vago nel raccontare la storia perché non voglio togliere a nessuno il gusto di scoprire i dettagli, in quanto consiglio caldamente la lettura di quest’opera.
La protagonista è la prima cosa fuori dai normali canoni di questo tipo di fumetti. Non la classica ragazzina che vuole conquistare il ragazzo che le piace, ma una ragazza piena di complessi che vuole cambiare il suo stile di vita.
I disegni sono molto gradevoli, di facile comprensione e molto scorrevoli, anche questi lontani dai soliti canoni (quelli con i classici occhini da shojo manga, per intenderci).
Ma il punto forte del manga rimane comunque la storia, molto complessa e piena di misteri ai quali la protagonista cerca di dare una spiegazione, anche se non è facile riuscire nell’impresa.
Sono stato molto vago nel raccontare la storia perché non voglio togliere a nessuno il gusto di scoprire i dettagli, in quanto consiglio caldamente la lettura di quest’opera.
Ho letto solo un volume di questa opera, pensando erroneamente che fosse un volume unico (ora fremo per gli altri), ma devo dire che davvero mi ispira molto: la trama, i personaggi, i disegni a qualcuno potranno non piacere, ma a me attirano tantissimo.
La protagonista è particolare, non la solita stupidotta piena di complessi: è un'insensibile cinica ossessionata dall'analisi delle persone. Ed è proprio per questo motivo che verrà tradita dal fidanzato, che la considerava troppo fredda e distaccata.
Man mano che va avanti la storia verranno a scoprirsi dettagli del, credo, primo amore della ragazza (non il ragazzo che la tradisce), un ragazzo misterioso e abbastanza "donnaiolo" (va a letto con tutte e poi le lascia) e i tanti motivi che ha portato queste due diverse entità a "piacersi/innamorarsi".
La storia principale comunque si incentra in special modo sulle ricerche della protagonista, sotto richiesta della defunta madre della ragazza, sulla vita passata della medesima, che non aveva la fama di ragazza estroversa o amichevole. Essa infatti non era conosciuta da nessuno (nemmeno dalla protagonista, che si ritrova ad accettare la richiesta per "curiosità), ma nascondeva un segreto di cui nessuno sospettava, perché troppo "distante dall'idea che tutti avevano di lei", di cui la madre vuole sapere di più: chi era coinvolto, come, quando e perché è tutto finito così.
A me ispira tantissimo. Tra l'altro, NESSUNA delle altre opere della Ashihara mi ha deluso. Sa come gestire le trame e quando vanno finite senza prolungarsi troppo. Mi aspetto molto da questo manga. Speriamo riesca a coinvolgermi come gli altri suoi lavori.
La protagonista è particolare, non la solita stupidotta piena di complessi: è un'insensibile cinica ossessionata dall'analisi delle persone. Ed è proprio per questo motivo che verrà tradita dal fidanzato, che la considerava troppo fredda e distaccata.
Man mano che va avanti la storia verranno a scoprirsi dettagli del, credo, primo amore della ragazza (non il ragazzo che la tradisce), un ragazzo misterioso e abbastanza "donnaiolo" (va a letto con tutte e poi le lascia) e i tanti motivi che ha portato queste due diverse entità a "piacersi/innamorarsi".
La storia principale comunque si incentra in special modo sulle ricerche della protagonista, sotto richiesta della defunta madre della ragazza, sulla vita passata della medesima, che non aveva la fama di ragazza estroversa o amichevole. Essa infatti non era conosciuta da nessuno (nemmeno dalla protagonista, che si ritrova ad accettare la richiesta per "curiosità), ma nascondeva un segreto di cui nessuno sospettava, perché troppo "distante dall'idea che tutti avevano di lei", di cui la madre vuole sapere di più: chi era coinvolto, come, quando e perché è tutto finito così.
A me ispira tantissimo. Tra l'altro, NESSUNA delle altre opere della Ashihara mi ha deluso. Sa come gestire le trame e quando vanno finite senza prolungarsi troppo. Mi aspetto molto da questo manga. Speriamo riesca a coinvolgermi come gli altri suoi lavori.