Lo squalificato
Interessante adattamento a fumetti del capolavoro di Osamu Dazai. "Lo squalificato" è un romanzo che ha segnato la storia della letteratura giapponese dell'immediato dopoguerra e non smette ancora oggi di impressionare quanti gli si avvicinano per la prima volta: la disperazione e il nichilismo assoluto che trasudano dalle pagine di Dazai non possono non essere familiari a chiunque si sia sentito perso almeno una volta nella vita di fronte ad una quotidianità angosciante. Le vicende di Yozo Oba, per quanto estreme e immorali, celano al loro interno quella insensatezza della realtà, che tutti abbiamo percepito e percepiamo nei momenti più bui. Parlando, dunque, una lingua di sentimenti così universali era inevitabile che intere generazioni di giapponesi rimanessero profondamente affascinate e respinte al tempo stesso dal libro.
Anche Usamaru Furuya corrisponde a questo identikit e scrive il manga in questione non solo come semplice omaggio e personale interpretazione del romanzo, ma tenta un'ardita operazione di aggiornamento, traslando le peripezie di Oba ai giorni nostri. Attraverso uno stratagemma metanarrativo, il mangaka si inserisce come personaggio attivo all'interno dell'opera: immagina di trovare su internet il diario di Yozo, nel quale il protagonista racconta gli eventi che poi faranno da spina dorsale per la storia.
A differenza del romanzo, qui l'infanzia del protagonista non viene rappresentata ma soltanto richiamata tramite alcuni brevissimi flashback, che suggeriscono anche quanto la figura ingombrante del padre tiranno abbia rivestito un ruolo determinante nell’alienazione di Oba nei confronti della società. Furuya dimostra di aver percepito nell'opera originale la grande sensibilità emotiva di Yozo, caratteristica della sua psicologia che lo porta a sentirsi profondamente inadeguato in un mondo cinico e crudele, che non comprende né soddisfa il suo innocente bisogno: essere amato.
La mancanza di affetto spinge il protagonista fra le braccia di donne sempre diverse, da cui si fa mantenere sfruttando la propria avvenenza, solo per soddisfare una mera pulsione sessuale senza alcun sentimento.
Nemmeno le relazioni lavorative e personali sfuggono a questa progressiva perdita di significato: un'amicizia diviene spietata rivalità e un impiego si tramuta in una prigionia con l'unico scopo di ottenere ciò per cui il mondo si muove, ossia il denaro. Yozo sarà alla costante ricerca di soldi, prima per sopravvivere, poi per avere l'attenzione delle donne e infine per procurarsi la droga.
Adattando la materia del romanzo alla nostra epoca della postmodernità, Furuya ci da prova della tremenda attualità de "Lo squalificato" e con le modifiche apportate adatta il racconto alle contraddizioni della società odierna: lo Yozo Oba del manga è lo sconfitto, l'uomo smarrito privo ogni punto di riferimento morale ed etico, in un mondo giovanile fatto di universitari inetti, lavoratori precari e rivoluzionari falliti che non riescono a dare un senso alle proprie giornate.
Davanti ad una realtà così desolante pochi sono gli sprazzi di umanità e di speranza, destinati a soccombere: la bella Ageha, dipendente di un hostess bar, sceglie il suicidio non sopportando più la vita infelice che conduce e anche l'innocente purezza della moglie di Oba, Yoshino, viene sporcata da un gratuito atto di violenza. La discesa verso l'oscurità è inevitabile per tutti i personaggi e lo stesso protagonista sprofonda inesorabilmente con loro, a volte come vittima, altre come carnefice.
Furuya però, come scrive nella postfazione al volume finale, non se l'è sentita di chiudere in maniera del tutto negativa la sua analisi e nelle ultime tavole, attraverso un ulteriore espediente metanarrativo, sembra suggerirci una possibilità di speranza e di redenzione, seppur flebile: un accenno di felicità è forse ancora possibile, se non in questa vita magari in una prossima.
A sostenere un’operazione non facile come questa, ci pensano i consueti disegni dell'autore: riconoscibili ed eleganti, sempre molto puliti e dettagliati, soprattutto nelle sequenze più scabrose. Il tratto di Furuya è qui molto maturo e preciso, anche nella caratterizzazione dei personaggi e nelle espressioni dei volti: in generale esso riesce a trasmettere un senso di inquietudine palpabile e costantemente presente in ogni situazione, perfetto per l'atmosfera generale dell'opera.
Planet Manga ha di recente riproposto in un unico volume di grande formato i tre tankobon originali, al prezzo decisamente alto di 25 €, che però da la possibilità di apprezzare al meglio le ottime tavole. Lettura di spessore caldamente consigliata, anche per seguire l'evoluzione artistica di un autore fra i più importanti ed originali del panorama contemporaneo.
Anche Usamaru Furuya corrisponde a questo identikit e scrive il manga in questione non solo come semplice omaggio e personale interpretazione del romanzo, ma tenta un'ardita operazione di aggiornamento, traslando le peripezie di Oba ai giorni nostri. Attraverso uno stratagemma metanarrativo, il mangaka si inserisce come personaggio attivo all'interno dell'opera: immagina di trovare su internet il diario di Yozo, nel quale il protagonista racconta gli eventi che poi faranno da spina dorsale per la storia.
A differenza del romanzo, qui l'infanzia del protagonista non viene rappresentata ma soltanto richiamata tramite alcuni brevissimi flashback, che suggeriscono anche quanto la figura ingombrante del padre tiranno abbia rivestito un ruolo determinante nell’alienazione di Oba nei confronti della società. Furuya dimostra di aver percepito nell'opera originale la grande sensibilità emotiva di Yozo, caratteristica della sua psicologia che lo porta a sentirsi profondamente inadeguato in un mondo cinico e crudele, che non comprende né soddisfa il suo innocente bisogno: essere amato.
La mancanza di affetto spinge il protagonista fra le braccia di donne sempre diverse, da cui si fa mantenere sfruttando la propria avvenenza, solo per soddisfare una mera pulsione sessuale senza alcun sentimento.
Nemmeno le relazioni lavorative e personali sfuggono a questa progressiva perdita di significato: un'amicizia diviene spietata rivalità e un impiego si tramuta in una prigionia con l'unico scopo di ottenere ciò per cui il mondo si muove, ossia il denaro. Yozo sarà alla costante ricerca di soldi, prima per sopravvivere, poi per avere l'attenzione delle donne e infine per procurarsi la droga.
Adattando la materia del romanzo alla nostra epoca della postmodernità, Furuya ci da prova della tremenda attualità de "Lo squalificato" e con le modifiche apportate adatta il racconto alle contraddizioni della società odierna: lo Yozo Oba del manga è lo sconfitto, l'uomo smarrito privo ogni punto di riferimento morale ed etico, in un mondo giovanile fatto di universitari inetti, lavoratori precari e rivoluzionari falliti che non riescono a dare un senso alle proprie giornate.
Davanti ad una realtà così desolante pochi sono gli sprazzi di umanità e di speranza, destinati a soccombere: la bella Ageha, dipendente di un hostess bar, sceglie il suicidio non sopportando più la vita infelice che conduce e anche l'innocente purezza della moglie di Oba, Yoshino, viene sporcata da un gratuito atto di violenza. La discesa verso l'oscurità è inevitabile per tutti i personaggi e lo stesso protagonista sprofonda inesorabilmente con loro, a volte come vittima, altre come carnefice.
Furuya però, come scrive nella postfazione al volume finale, non se l'è sentita di chiudere in maniera del tutto negativa la sua analisi e nelle ultime tavole, attraverso un ulteriore espediente metanarrativo, sembra suggerirci una possibilità di speranza e di redenzione, seppur flebile: un accenno di felicità è forse ancora possibile, se non in questa vita magari in una prossima.
A sostenere un’operazione non facile come questa, ci pensano i consueti disegni dell'autore: riconoscibili ed eleganti, sempre molto puliti e dettagliati, soprattutto nelle sequenze più scabrose. Il tratto di Furuya è qui molto maturo e preciso, anche nella caratterizzazione dei personaggi e nelle espressioni dei volti: in generale esso riesce a trasmettere un senso di inquietudine palpabile e costantemente presente in ogni situazione, perfetto per l'atmosfera generale dell'opera.
Planet Manga ha di recente riproposto in un unico volume di grande formato i tre tankobon originali, al prezzo decisamente alto di 25 €, che però da la possibilità di apprezzare al meglio le ottime tavole. Lettura di spessore caldamente consigliata, anche per seguire l'evoluzione artistica di un autore fra i più importanti ed originali del panorama contemporaneo.
Avevo letto ottime recensioni di questo manga ed ero curiosa, perciò non appena la Planet manga ha portato la Complete edition, nonostante il prezzo scoraggiante e molto alto (25€), l'ho comprato al volo.
Mai tale somma è stata così ben spesa! La Complete edition è un libro enorme e pesante di 600 pagine, ma le tavole sono stupende e le pagine così grandi non fanno che immergerti più profondamente nell'atmosfera di questa storia.
Si tratta di un adattamento del romanzo "Lo Squalificato" di Osamu Dazai molto famoso in Giappone.
Qui, Usamaru Furuya ha dato prova magistrale con disegni fenomenali e una trama ben strutturata e avvincente, dove gli eventi del romanzo (risalenti al secondo dopoguerra) vengono riproposti in epoca moderna. L'autore stesso si autocita nel manga e sottolinea l'impatto emotivo di quel romanzo su di sè.
Le vicende narrano la vita di Yozo Ohba, un ragazzo dotato di straordinaria bellezza, ma da sempre tormentato e terrorizzato dalla società. Non la comprende. Un continuo senso di smarrimento, di disadattamento, depressione e angoscia, saranno i compagni del protagonista, che sfrutta la sua bellezza per togliersi da numerosi guai.
Numerose le tematiche trattate: il rapporto tormentato e freddo col padre; le costrizioni della famiglia e della società sempre opprimenti; l'influenza sulle donne e il desiderio di sfruttarle, anche cinicamente; l'infanzia passata a fare il burlone, tenere una maschera ironica per farsi accettare, quando invece la vera personalità è l'esatto opposto; l'Apatia, la disperazione, la fuga, il sesso, il tentato suicidio, l'amore.
Yozo Ohba è un personaggio che non a caso è diventato famoso grazie al romanzo e riadattato da molti mangaka (anche da Junji Ito).
Parliamo di una personalità sfaccettata e intensa dove non si può non trovare punti empatici.
La vita del protagonista è tremendamente travagliata, spesso leggendo è come ricevere un pugno nello stomaco, si sente tutta la frustazione, il senso di disadattamento, e di disperazione. La trama non cade mai nel banale, strutturata senza mai appesantire il flusso degli eventi, le pagine scorrono veloci e ti resta sempre la voglia di sapere come andrà a finire.
Lode a Usamaru Furuya per lo splendido adattamento e per la Planet per aver fatto un'edizione di pregio per quest'opera.
Ne consiglio assolutamente la lettura.
Mai tale somma è stata così ben spesa! La Complete edition è un libro enorme e pesante di 600 pagine, ma le tavole sono stupende e le pagine così grandi non fanno che immergerti più profondamente nell'atmosfera di questa storia.
Si tratta di un adattamento del romanzo "Lo Squalificato" di Osamu Dazai molto famoso in Giappone.
Qui, Usamaru Furuya ha dato prova magistrale con disegni fenomenali e una trama ben strutturata e avvincente, dove gli eventi del romanzo (risalenti al secondo dopoguerra) vengono riproposti in epoca moderna. L'autore stesso si autocita nel manga e sottolinea l'impatto emotivo di quel romanzo su di sè.
Le vicende narrano la vita di Yozo Ohba, un ragazzo dotato di straordinaria bellezza, ma da sempre tormentato e terrorizzato dalla società. Non la comprende. Un continuo senso di smarrimento, di disadattamento, depressione e angoscia, saranno i compagni del protagonista, che sfrutta la sua bellezza per togliersi da numerosi guai.
Numerose le tematiche trattate: il rapporto tormentato e freddo col padre; le costrizioni della famiglia e della società sempre opprimenti; l'influenza sulle donne e il desiderio di sfruttarle, anche cinicamente; l'infanzia passata a fare il burlone, tenere una maschera ironica per farsi accettare, quando invece la vera personalità è l'esatto opposto; l'Apatia, la disperazione, la fuga, il sesso, il tentato suicidio, l'amore.
Yozo Ohba è un personaggio che non a caso è diventato famoso grazie al romanzo e riadattato da molti mangaka (anche da Junji Ito).
Parliamo di una personalità sfaccettata e intensa dove non si può non trovare punti empatici.
La vita del protagonista è tremendamente travagliata, spesso leggendo è come ricevere un pugno nello stomaco, si sente tutta la frustazione, il senso di disadattamento, e di disperazione. La trama non cade mai nel banale, strutturata senza mai appesantire il flusso degli eventi, le pagine scorrono veloci e ti resta sempre la voglia di sapere come andrà a finire.
Lode a Usamaru Furuya per lo splendido adattamento e per la Planet per aver fatto un'edizione di pregio per quest'opera.
Ne consiglio assolutamente la lettura.
Quando un artista del calibro di Osamu Dazai incontra la qualità grafica di un mangaka del livello di Usumaru Furuya dovremmo aspettarci se non un capolavoro, quantomeno una lettura capace di appassionare, interessare, colpire.
Purtroppo invece l'unico merito de Lo Squalificato, appare essere quello di stimolare in noi la curiosità di leggerne il romanzo per riuscire a meglio comprendere, o se volete, approfondire, ciò che nel manga rimane solo in superfice. Ed è proprio questa la parola chiave di questo adattamento:
superficialità. Carenza di riflessione dovuta molto probabilmente all'incapacità dell' autore, tra l'altro da lui stesso attestata in sede di posfazione, di comprenderne e renderne la vera essenza. Un'abbondante sufficienza comunque in sede di votazione gliela concediamo volentieri, vista la titanica impresa in cui Furuya si è cimentato, nonostante la trasposizione ai nostri giorni di un romanzo pubblicato nel '48, lo trasformi in una sorta di Slice of Life, seppur particolare e per certi versi insolito, permeato di tutte quelle ingenuità proprie di molti manga.
Purtroppo invece l'unico merito de Lo Squalificato, appare essere quello di stimolare in noi la curiosità di leggerne il romanzo per riuscire a meglio comprendere, o se volete, approfondire, ciò che nel manga rimane solo in superfice. Ed è proprio questa la parola chiave di questo adattamento:
superficialità. Carenza di riflessione dovuta molto probabilmente all'incapacità dell' autore, tra l'altro da lui stesso attestata in sede di posfazione, di comprenderne e renderne la vera essenza. Un'abbondante sufficienza comunque in sede di votazione gliela concediamo volentieri, vista la titanica impresa in cui Furuya si è cimentato, nonostante la trasposizione ai nostri giorni di un romanzo pubblicato nel '48, lo trasformi in una sorta di Slice of Life, seppur particolare e per certi versi insolito, permeato di tutte quelle ingenuità proprie di molti manga.
Trama: Ningen Shikkaku, letteralmente "Non più umano" mostra la vita di Yozo Ohba, un'anima tormentata costretta a mantenere una facciata di normalità, celando al suo interno il vuoto e la disperazione.
Un manga veramente bello, alternativo e soprattutto ben fatto da ogni punto di vista.
La trama è coinvolgente e rappresenta la vita non solo di Yozo, ma di molti ragazzi del giorno d'oggi.
Il disegno non è perfetto, ma è ben scritto.
Il terzo libro è quello che colpisce di più, se ben capita la storia e anche il finale è veramente triste.
Già dalla fine del primo volume si inizia a capire il rapidissimo cambiamento nella vita del protagonista e alcune scene lasciano completamente "di stucco" il lettore.
Manga originale inoltre, non ne conosco altri così ben fatti e che trattano queste problematiche.
L'edizione è ben fatta, come quasi sempre fa la panini comics, il prezzo magari è un po' elevato, ma son soldi ben spesi.
Consigliato.
Voto Trama: 8.5
Voto disegno: 6
Voto sceneggiatura: 7
Voto edizione: 8
Voto Manga: 8
Un manga veramente bello, alternativo e soprattutto ben fatto da ogni punto di vista.
La trama è coinvolgente e rappresenta la vita non solo di Yozo, ma di molti ragazzi del giorno d'oggi.
Il disegno non è perfetto, ma è ben scritto.
Il terzo libro è quello che colpisce di più, se ben capita la storia e anche il finale è veramente triste.
Già dalla fine del primo volume si inizia a capire il rapidissimo cambiamento nella vita del protagonista e alcune scene lasciano completamente "di stucco" il lettore.
Manga originale inoltre, non ne conosco altri così ben fatti e che trattano queste problematiche.
L'edizione è ben fatta, come quasi sempre fa la panini comics, il prezzo magari è un po' elevato, ma son soldi ben spesi.
Consigliato.
Voto Trama: 8.5
Voto disegno: 6
Voto sceneggiatura: 7
Voto edizione: 8
Voto Manga: 8
Nel 1948 Osamu Dazai scrisse "Ningen Shikkaku" (Non più umano), capolavoro della letteratura giapponese pregno di velature autobiografiche e simbolicamente riconosciuto come espressione del disagio degli scrittori nipponici del secondo dopoguerra. Il romanzo, edito anche in Italia con il titolo "Lo Squalificato", ha goduto di vari adattamenti nel mondo dell'entertainment giapponese: i quattro episodi dedicatigli nella serie animata "Aoi Bungaku", il live action internazionalmente conosciuto con il titolo "The Fallen Angel" e il manga scritto e disegnato da Usamaru Furuya.
Il mangaka trasporta le vicende de "Lo Squalificato" in epoca moderna, mostrandoci un giovane protagonista che, apparentemente, vive la vita di un normale liceale.
"La mia è stata una vita di grande vergogna"; con queste parole inizia la storia di Yozo Ooba, un bambino, un ragazzo e poi un uomo che non riesce a trovare il suo posto nel mondo. Yozo si nasconde dietro la maschera del pagliaccio e incarna il ruolo del buffone di classe per accaparrarsi la simpatia di coloro che lo circondano, usando un sorriso artificioso per farsi benvolere da quegli esseri incomprensibili e spaventosi di cui il mondo è popolato. Guidato dalla sua incapacità di credere in sé e nella sua stessa essenza di essere umano, la vita di Yozo segue una parabola discendente che lo porta a costruire un'esistenza di menzogna e maschere, capaci di cadere solo nei momenti in cui può affogare nel piacere, nei frangenti in cui crede di potersi affrancare da tutti i suoi tormenti.
Yozo si definisce "squalificato dalla vita", incapace di adattarsi ad essa e di comprendere se stesso e gli altri, oppresso dal continuo tormento della figura paterna, dell'amore delle donne e dell'impossibilità di trovare un posto in cui semplicemente "essere", senza maschere e artifici. Il tormentato mondo che Yozo costruisce nella sua mente lo porta al tentato suicidio, a imbarcarsi in relazioni (romantiche e amicali) basate sul guadagno e il profitto, nonostante lo spasmodico e sincero desiderio di amare ed essere amato come un qualsiasi essere umano. Yozo vive quindi la contraddizione tra chi è e chi vorrebbe essere, tra il suo tormento interiore e le inquietanti e incomprensibili figure che entrano ed escono dalla sua vita, in un'estenuante ricerca della "riabilitazione". Si potrebbe rimproverare a Yozo di aver distrutto con le sue mani ogni piccola buona cosa che aveva faticosamente costruito, e che forse, lontano da quanto accade nella realtà, si è fatto vittima estrema e consapevole di una "profezia che si autoadempie", riuscendo per sua stessa volontà a farsi sfuggire ogni spiraglio di felicità. Se in effetti l'escalation d'infelicità di Yozo può sembrare eccessiva e surreale anche per il peggiore dei disadattati, lo scopo de "Lo Squalificato", forse non è quello di mostrare la concreta realtà dei fatti di una persona incapace di considerarsi umano tra gli umani, forse Dazai prima e Furuya dopo, volevano illustrare, tramite accadimenti concreti, il mondo interiore di una persona tormentata dalla sua stessa natura, che bramosa di amare ed essere amata ma convintasi di non essere adatta a questo mondo, si è lasciata sconfiggere dal dolore e dall'oppressione. Yozo è quindi un debole? Un codardo? Un approfittatore? O è forse un'entità nata in un universo che non riesce a fare suo? Credo che se la risposta fosse così semplice, se "Lo Squalificato" fosse semplicemente la storia di un vigliacco o di un debole, non avrebbe avuto il successo che effettivamente ha riscosso.
Furuya narra la storia de "Lo Squalificato" tramite una meta narrazione di cui lui stesso si fa protagonista, ambientandola in epoca moderna ma mantenendo comunque il senso di tormento e oppressione dell'opera originale. Seppur la sceneggiatura trasudi angoscia e soprattutto renda palpabile il senso di disillusione e scoramento che coglie Yozo dopo ogni fallimento, Furuya dichiara di non essere in grado di rappresentare la disperazione dell'opera originale, proponendoci una storia che accenna forse ad una possibilità di salvezza. La narrazione forte e cruda è accompagnata da un tratto deciso ed elegante che sa farsi esplicito e destabilizzante; alla delicata espressività dei personaggi di Furuya se ne accosta una di tipo diverso, più inquietante e malsana, capace di rendere al meglio i sentimenti e i pensieri dei soggetti protagonisti. Ogni tavola sembra costruita per permettere al lettore di entrare nella psiche di Yozo, specie nei momenti in cui vede il mondo in modo deformato ed esasperante. Le belle illustrazioni a tutta pagina, le pin-up, i primi piani sui volti e quelli su dettagli come labbra e occhi riescono a coinvolgere emotivamente, come se si stesse osservando un quadro dall'attrattiva magnetica.
Lungi da me il volermi ergere a esperta dell'opera di Dazai, o anche solo a persona minimamente capace di comprendere il complesso universo di un letterato che ha fatto storia, le mie parole su quest'opera sono frutto delle sensazioni che essa mi ha suscitato, idee e riflessioni personali che poco potrebbero coincidere con la vera essenza del romanzo da cui questo manga è tratto. Allo stesso tempo però, credo che se una storia tanto complessa sia stata adattata ad un medium "popolare" quale il manga, l'idea di Furuya era forse quella di offrire la sua visione de "Lo Squalificato" ai suoi lettori, con tutte il carico di emozioni e sensazioni che la sua arte è in grado di offrire. Non credo che l'opera sia accessibile al pubblico più disparato ma non credo nemmeno che sia necessario essere esperti di letteratura giapponese per riuscire a coglierne l'essenza e amarla. Forse "Lo Squalificato" si presta a più chiavi di lettura, ma in ogni caso, mi sento di dire che si tratta di un'opera che lascia sicuramente qualcosa, dopotutto la storia di un uomo "squalificato dalla vita" potrebbe essere la storia di tante persone comuni, quelle che vivono accanto a noi e che dietro la maschera del pagliaccio sorridente nascondono un tormento che li consuma dentro. Consiglio questo manga non tanto agli "stomaci forti" ma a chiunque non abbia paura di guardare l'animo umano nei suoi meandri più nascosti, inquietanti e opprimenti, perché non credo che il tormento di Yozo sia, almeno in piccolissima parte, del tutto incomprensibile ai più; sarà capitato a molti di sentirsi, almeno una volta nella vita, "squalificati" e oppressi da un'angoscia dalla natura sconosciuta, impalpabile e ingestibile.
Il mangaka trasporta le vicende de "Lo Squalificato" in epoca moderna, mostrandoci un giovane protagonista che, apparentemente, vive la vita di un normale liceale.
"La mia è stata una vita di grande vergogna"; con queste parole inizia la storia di Yozo Ooba, un bambino, un ragazzo e poi un uomo che non riesce a trovare il suo posto nel mondo. Yozo si nasconde dietro la maschera del pagliaccio e incarna il ruolo del buffone di classe per accaparrarsi la simpatia di coloro che lo circondano, usando un sorriso artificioso per farsi benvolere da quegli esseri incomprensibili e spaventosi di cui il mondo è popolato. Guidato dalla sua incapacità di credere in sé e nella sua stessa essenza di essere umano, la vita di Yozo segue una parabola discendente che lo porta a costruire un'esistenza di menzogna e maschere, capaci di cadere solo nei momenti in cui può affogare nel piacere, nei frangenti in cui crede di potersi affrancare da tutti i suoi tormenti.
Yozo si definisce "squalificato dalla vita", incapace di adattarsi ad essa e di comprendere se stesso e gli altri, oppresso dal continuo tormento della figura paterna, dell'amore delle donne e dell'impossibilità di trovare un posto in cui semplicemente "essere", senza maschere e artifici. Il tormentato mondo che Yozo costruisce nella sua mente lo porta al tentato suicidio, a imbarcarsi in relazioni (romantiche e amicali) basate sul guadagno e il profitto, nonostante lo spasmodico e sincero desiderio di amare ed essere amato come un qualsiasi essere umano. Yozo vive quindi la contraddizione tra chi è e chi vorrebbe essere, tra il suo tormento interiore e le inquietanti e incomprensibili figure che entrano ed escono dalla sua vita, in un'estenuante ricerca della "riabilitazione". Si potrebbe rimproverare a Yozo di aver distrutto con le sue mani ogni piccola buona cosa che aveva faticosamente costruito, e che forse, lontano da quanto accade nella realtà, si è fatto vittima estrema e consapevole di una "profezia che si autoadempie", riuscendo per sua stessa volontà a farsi sfuggire ogni spiraglio di felicità. Se in effetti l'escalation d'infelicità di Yozo può sembrare eccessiva e surreale anche per il peggiore dei disadattati, lo scopo de "Lo Squalificato", forse non è quello di mostrare la concreta realtà dei fatti di una persona incapace di considerarsi umano tra gli umani, forse Dazai prima e Furuya dopo, volevano illustrare, tramite accadimenti concreti, il mondo interiore di una persona tormentata dalla sua stessa natura, che bramosa di amare ed essere amata ma convintasi di non essere adatta a questo mondo, si è lasciata sconfiggere dal dolore e dall'oppressione. Yozo è quindi un debole? Un codardo? Un approfittatore? O è forse un'entità nata in un universo che non riesce a fare suo? Credo che se la risposta fosse così semplice, se "Lo Squalificato" fosse semplicemente la storia di un vigliacco o di un debole, non avrebbe avuto il successo che effettivamente ha riscosso.
Furuya narra la storia de "Lo Squalificato" tramite una meta narrazione di cui lui stesso si fa protagonista, ambientandola in epoca moderna ma mantenendo comunque il senso di tormento e oppressione dell'opera originale. Seppur la sceneggiatura trasudi angoscia e soprattutto renda palpabile il senso di disillusione e scoramento che coglie Yozo dopo ogni fallimento, Furuya dichiara di non essere in grado di rappresentare la disperazione dell'opera originale, proponendoci una storia che accenna forse ad una possibilità di salvezza. La narrazione forte e cruda è accompagnata da un tratto deciso ed elegante che sa farsi esplicito e destabilizzante; alla delicata espressività dei personaggi di Furuya se ne accosta una di tipo diverso, più inquietante e malsana, capace di rendere al meglio i sentimenti e i pensieri dei soggetti protagonisti. Ogni tavola sembra costruita per permettere al lettore di entrare nella psiche di Yozo, specie nei momenti in cui vede il mondo in modo deformato ed esasperante. Le belle illustrazioni a tutta pagina, le pin-up, i primi piani sui volti e quelli su dettagli come labbra e occhi riescono a coinvolgere emotivamente, come se si stesse osservando un quadro dall'attrattiva magnetica.
Lungi da me il volermi ergere a esperta dell'opera di Dazai, o anche solo a persona minimamente capace di comprendere il complesso universo di un letterato che ha fatto storia, le mie parole su quest'opera sono frutto delle sensazioni che essa mi ha suscitato, idee e riflessioni personali che poco potrebbero coincidere con la vera essenza del romanzo da cui questo manga è tratto. Allo stesso tempo però, credo che se una storia tanto complessa sia stata adattata ad un medium "popolare" quale il manga, l'idea di Furuya era forse quella di offrire la sua visione de "Lo Squalificato" ai suoi lettori, con tutte il carico di emozioni e sensazioni che la sua arte è in grado di offrire. Non credo che l'opera sia accessibile al pubblico più disparato ma non credo nemmeno che sia necessario essere esperti di letteratura giapponese per riuscire a coglierne l'essenza e amarla. Forse "Lo Squalificato" si presta a più chiavi di lettura, ma in ogni caso, mi sento di dire che si tratta di un'opera che lascia sicuramente qualcosa, dopotutto la storia di un uomo "squalificato dalla vita" potrebbe essere la storia di tante persone comuni, quelle che vivono accanto a noi e che dietro la maschera del pagliaccio sorridente nascondono un tormento che li consuma dentro. Consiglio questo manga non tanto agli "stomaci forti" ma a chiunque non abbia paura di guardare l'animo umano nei suoi meandri più nascosti, inquietanti e opprimenti, perché non credo che il tormento di Yozo sia, almeno in piccolissima parte, del tutto incomprensibile ai più; sarà capitato a molti di sentirsi, almeno una volta nella vita, "squalificati" e oppressi da un'angoscia dalla natura sconosciuta, impalpabile e ingestibile.
Il mio primo approccio alle opere del maestro Usamaru Furuya è stato un pugno nello stomaco, esattamente come lo è il diario del protagonista di questo manga. Avvicinarsi ad un autore leggendo un fumetto ispirato ad un libro è sempre un'incognita, perché viene da domandarsi: quali saranno le differenze fra le due opere? Avrà reso giustizia al romanzo? Sarà in grado di emozionare?
La verità, ed è giusto che lo scriva in questa recensione, è che quando ho acquistato il primo volume de Lo Squalificato conoscevo Usamaru Furuya solo di nome e, ahimè, non avevo mai sentito parlare di Osamu Dazai. Ciononostante ho deciso di comprare questo manga attirata dagli splendidi disegni del maestro e dal fatto che la serie è composta da soli tre volumi; meno male che l'ho fatto.
Dopo aver letto i primi due volumi, ho subito acquistato il libro di Osamu Dazai, notando con piacere come Furuya sia rimasto fedele alla storia originale (ha apportato alcuni cambiamenti ai nomi dei personaggi e sul finale, ma niente che mi abbia infastidita), nonostante abbia cambiato l'epoca in cui si svolgono i fatti.
Non è un manga per tutti. E' crudo, realistico e pesante, nel senso che alla fine di ogni capitolo ho avuto bisogno di un po' di tempo per ponderare su quanto avevo appena letto; questo perché la vita del protagonista, Yozo, è fatta di dolore ed è una costante discesa nelle tenebre, illuminata unicamente, qua e là, da qualche effimero sprazzo di felicità di cui lui ha un'immane paura.
Attenzione, spoiler!
La storia si apre con lo stesso Usamaru Furuya che sta cercando sul web degli spunti su un nuovo manga, e quando sembra aver perso la speranza s'imbatte nel diario di un uomo chiamato Yozo Ooba. Rimane colpito soprattutto dalle foto dell'autore, che sono tre e lo mostrano dapprima da bambino, assieme ai familiari, con sul volto un sorriso visibilmente falso, come se qualcuno lo stesse costringendo a mostrarsi felice nonostante non lo sia davvero. Nella seconda Yozo è adolescente, è bello e anche se il suo sorriso sembra ancora finto, emana un'aura fascinosa e di mistero, sicuramente un uomo che risulterebbe attraente agli occhi di qualunque donna. Nell'ultima, sebbene la didascalia dica "Yozo a 25 anni", l'uomo sembra un vecchio oramai in fin di vita. Nel post scriptum di Furuya, in fondo al terzo volume, apprendiamo che egli lesse per la prima volta il libro di Dazai al liceo, e che egli vive vicino al canale dove il corpo dello scrittore, suicida, venne ritrovato. Le emozioni provate dal mangaka leggendo l'opera di Dazai le ritroviamo nel suo manga, che dopo questa breve prefazione inizia a narrare la storia di Yozo Ooba, un ragazzo bello, intelligente e di buona famiglia che vive un'esistenza volta a soddisfare il proprio padre; egli, fin da piccolo, vive come una sorta di marionetta, o un pagliaccio se vogliamo, che indossa una maschera di fronte a chiunque gli dia confidenza. Per questo Yozo, per non disonorare la figura del padre, non viene conosciuto da nessuno per quello che è, ma solamente per come appare. Questa è la causa scatenante delle tenebre che pian piano lo avvolgono nella loro morsa, a cominciare da quando il giovane decide di andare ad abitare da solo e incontra Masao Horiki, colui che sarà il suo unico amico; questi lo porta in giro per locali a bere, a frequentare prostitute, finché Yozo non diventa dipendente dall'alcool e sperpera tutti i suoi averi in bevute, sigarette e partner occasionali. La sua bravura nell'irretire le donne di qualunque età con il suo innegabile fascino infastidisce Horiki, che nonostante gli sia amico lo definisce più volte un poco di buono, anche perché Yozo riesce con una facilità spaventosa a portarsi a letto praticamente ogni ragazza che fa parte della vita sua e di quella dello stesso Horiki (prima Misaki, e poi Shizuko).
La prima flebile luce di speranza si accende quando, in un locale notturno, Yozo incontra la prostituta Ageha, una donna più grande di lui e disperata forse addirittura più del giovane. I due, in una meravigliosa e straziante scena fra le più romantiche che abbia mai visto - forse non molti la definirebbero così, ma credo che il rapporto tra i due sia uno dei più intensi mai rappresentati in un fumetto, per quanto breve esso sia -, tentano un suicidio di coppia in mare, ma solo la donna muore, mentre Yozo, stranamente aggrappato ad una speranza che lo spinge a cercare di continuare a vivere, viene tratto in salvo.
Indagato per complicità in suicidio, viene arrestato, ma la cauzione viene pagata dal padre, che poi incarica un suo "tirapiedi" (forse non è il termine adatto, ma credo renda l'idea) di prendersi cura del figlio, oramai alcolista e squattrinato.
Quando però il ragazzo decide di tentare la carriera dei suoi sogni, ossia diventare un mangaka, fugge e si rifugia da Shizuko, un'altra donna più grande di lui e madre di una bambina, che s'innamora perdutamente di Yozo e gli dona mesi di vita piena e soddisfacente, finché il giovane non scorge, negli occhi speranzosi e ancora innocenti della figlia di Shizuko, un futuro nemico.
Yozo è spaventato dalla felicità, e anche se vorrebbe provarla, quando viene toccato da essa lo assale una sorta di repulsione. Così se ne va, abbandonando coloro che lo amano, per paura di sporcarle irrimediabilmente.
Toccante la scena in cui prega che a loro non venga mai portata via la felicità e quella luce che le rende così umane.
Yozo cresce, continua a bere e a fumare e ad avere paura di tutti gli esseri umani, intrappolato ancora dietro la sua maschera, che lo sta irrimediabilmente soffocando. Questo va avanti finché non conosce Yoshino, una ragazza di due anni più giovane di lui, e se ne innamora. Lei lo ricambia e, nonostante i genitori di lei non approvino, i due si sposano. Non hanno molti soldi, perché il padre di Yozo non lo aiuta più ormai da tempo, però il ragazzo continua a disegnare fumetti e crea una serie di discreto successo. Riallaccia il rapporto d'amicizia con Horiki (che però lo invidia palesemente), e tutto sembra andare per il meglio. Purtroppo, però, l'oscurità è sempre dietro l'angolo, pronta ad inghiottirti.
La moglie di Yozo, Yoshino, era "un genio nell'arte del fidarsi del prossimo". Proprio per questo Yozo la ama, ma proprio per questo la giovane a causa della sua ingenuità viene violentata dall'editor del marito, durante i fuochi d'artificio, mentre Yozo e Horiki sono sul terrazzo a godersi la vista. Mi ha colpita molto il gesto di Horiki, che vede la scena e invece di fermare l'uomo va a chiamare l'amico per mostrargli la scena. Yozo è impietrito e non riesce ad aiutare la moglie, ma si limita a piangere e a chiedersi se siano davvero questi gli esseri umani. Ed è qui, nel luogo e nel momento che Horiki impietosamente definisce un inferno, che Yozo decide definitivamente di abbandonare la sua condizione di essere umano (sebbene non si sia mai sentito tale); il declino inizia quando diventa dipendente, oltre che dall'alcool, dalla droga. Maltratta la moglie ed è convinto che ella vada a letto con chi le capita, perde il lavoro, cerca di convincere Yoshino e prostituirsi nonostante la donna sia incinta. Quando sembra aver deciso di smettere con le droghe, gli giunge la notizia della morte del padre, ed è qui che accade l'irreparabile; Yozo perde completamente il senno, costringendo Yoshino ad un aborto da stress e ad un successivo atto disperato (i due divorziano), nonostante lei lo ami ancora come il primo giorno.
Ho trovato azzeccate le allucinazioni mostrate dal maestro Furuya sul finale, specie il fiume di sangue ove Yozo teme che il padre ritorni in vita, il momento in cui gli viene dato un passaggio da un camionista in cui lui vede la figura del padre, e quando chiede a quest'ultimo di mettere nelle camere a gas i membri della servitù che a detta sua, quand'era piccolo, avevano abusato di lui. Ciò dimostra come il declino di Yozo sia causato unicamente dal padre e dal ruolo che questi lo aveva obbligato ad interpretare. Un burattino perfetto, una marionetta con una povera anima segregata dentro di sé, destinata a straripare in un fiume di dolore e disperazione.
Ho trovato poetica e al tempo stesso straziante la scena in cui Yozo torna sulla riva del mare in cui aveva tentato il suicidio e vede il cadavere di Ageha accanto a sé, nonché azzeccatissima e geniale quella in cui l'uomo - o l'ombra che ne è rimasta - cammina per la città sputando sangue, e mentre sente che sta per morire, tutte le insegne luminose attorno a lui recano una sola parola: SQUALIFICATO.
E' così che Yozo comprende che il mondo è ormai stanco di lui, o che forse è lui ad essere stanco di quel mondo che non riesce a comprenderlo.
Sul finale rivediamo Furuya che legge l'epilogo del diario di Yozo Ooba, e la nota lasciata da Masao Horiki, che narra di come il suo amico avesse trascorso gli ultimi tempi prima di scomparire, all'interno di una clinica specializzata. Yozo però fugge, ed è disperso.
Furuya lo va a cercare nei locali che era solito frequentare, e nella casa editrice per la quale lavorava, e ognuna delle persone a cui chiede di lui gli risponde allo stesso modo: "Beveva, ma era una brava persona. Era un angelo, una persona buona."
Bellissima l'immagine finale, Furuya cammina per la strada e vede un povero vecchio decrepito fra i sacchi di rifiuti, buttato lì come spazzatura, come un rifiuto umano, come per l'appunto uno "squalificato". L'uomo, che in verità vecchio non è, pronuncia le sue ultime parole: "Finalmente è iniziato il viaggio per la nuova dimensione."
A differenza del romanzo, Furuya dona qualche speranza in più con questa frase, e ci fa pensare che forse Yozo volerà in paradiso, nonostante tutto. Che forse, dopo la morte, c'è un'altra vita in cui lui potrà mostrarsi per quello che è realmente.
Fine spoiler
L'opera di Usamaru Furuya, perfetta sotto ogni aspetto, rende giustizia ad uno dei più bei romanzi che io abbia mai letto (lo consiglio a tutti!), ed è caratterizzata da ottimi disegni e ambientazioni realistiche e curate.
Il prezzo è un po' alto (6,50€), ma comunque si tratta di soli tre volumi e l'edizione Planet Manga è molto buona.
Lo consiglio assolutamente, è un manga che esula dai generi che leggo di solito ma che si merita comunque un posto nella mia top ten. E' un'opera che tocca il cuore, che sconvolge e appassiona, che ti fa amare Yozo e provare pena per lui e per la sua condizione di squalificato, ossia non più umano.
Un'opera che spinge a mostrarsi per come si è senza temere il giudizio degli altri, e che dimostra quanto sia difficile vivere cercando l'approvazione di tutti attraverso finti sorrisi.
In definitiva un manga splendido e speciale, che non mancherà di farvi versare qualche lacrima.
La verità, ed è giusto che lo scriva in questa recensione, è che quando ho acquistato il primo volume de Lo Squalificato conoscevo Usamaru Furuya solo di nome e, ahimè, non avevo mai sentito parlare di Osamu Dazai. Ciononostante ho deciso di comprare questo manga attirata dagli splendidi disegni del maestro e dal fatto che la serie è composta da soli tre volumi; meno male che l'ho fatto.
Dopo aver letto i primi due volumi, ho subito acquistato il libro di Osamu Dazai, notando con piacere come Furuya sia rimasto fedele alla storia originale (ha apportato alcuni cambiamenti ai nomi dei personaggi e sul finale, ma niente che mi abbia infastidita), nonostante abbia cambiato l'epoca in cui si svolgono i fatti.
Non è un manga per tutti. E' crudo, realistico e pesante, nel senso che alla fine di ogni capitolo ho avuto bisogno di un po' di tempo per ponderare su quanto avevo appena letto; questo perché la vita del protagonista, Yozo, è fatta di dolore ed è una costante discesa nelle tenebre, illuminata unicamente, qua e là, da qualche effimero sprazzo di felicità di cui lui ha un'immane paura.
Attenzione, spoiler!
La storia si apre con lo stesso Usamaru Furuya che sta cercando sul web degli spunti su un nuovo manga, e quando sembra aver perso la speranza s'imbatte nel diario di un uomo chiamato Yozo Ooba. Rimane colpito soprattutto dalle foto dell'autore, che sono tre e lo mostrano dapprima da bambino, assieme ai familiari, con sul volto un sorriso visibilmente falso, come se qualcuno lo stesse costringendo a mostrarsi felice nonostante non lo sia davvero. Nella seconda Yozo è adolescente, è bello e anche se il suo sorriso sembra ancora finto, emana un'aura fascinosa e di mistero, sicuramente un uomo che risulterebbe attraente agli occhi di qualunque donna. Nell'ultima, sebbene la didascalia dica "Yozo a 25 anni", l'uomo sembra un vecchio oramai in fin di vita. Nel post scriptum di Furuya, in fondo al terzo volume, apprendiamo che egli lesse per la prima volta il libro di Dazai al liceo, e che egli vive vicino al canale dove il corpo dello scrittore, suicida, venne ritrovato. Le emozioni provate dal mangaka leggendo l'opera di Dazai le ritroviamo nel suo manga, che dopo questa breve prefazione inizia a narrare la storia di Yozo Ooba, un ragazzo bello, intelligente e di buona famiglia che vive un'esistenza volta a soddisfare il proprio padre; egli, fin da piccolo, vive come una sorta di marionetta, o un pagliaccio se vogliamo, che indossa una maschera di fronte a chiunque gli dia confidenza. Per questo Yozo, per non disonorare la figura del padre, non viene conosciuto da nessuno per quello che è, ma solamente per come appare. Questa è la causa scatenante delle tenebre che pian piano lo avvolgono nella loro morsa, a cominciare da quando il giovane decide di andare ad abitare da solo e incontra Masao Horiki, colui che sarà il suo unico amico; questi lo porta in giro per locali a bere, a frequentare prostitute, finché Yozo non diventa dipendente dall'alcool e sperpera tutti i suoi averi in bevute, sigarette e partner occasionali. La sua bravura nell'irretire le donne di qualunque età con il suo innegabile fascino infastidisce Horiki, che nonostante gli sia amico lo definisce più volte un poco di buono, anche perché Yozo riesce con una facilità spaventosa a portarsi a letto praticamente ogni ragazza che fa parte della vita sua e di quella dello stesso Horiki (prima Misaki, e poi Shizuko).
La prima flebile luce di speranza si accende quando, in un locale notturno, Yozo incontra la prostituta Ageha, una donna più grande di lui e disperata forse addirittura più del giovane. I due, in una meravigliosa e straziante scena fra le più romantiche che abbia mai visto - forse non molti la definirebbero così, ma credo che il rapporto tra i due sia uno dei più intensi mai rappresentati in un fumetto, per quanto breve esso sia -, tentano un suicidio di coppia in mare, ma solo la donna muore, mentre Yozo, stranamente aggrappato ad una speranza che lo spinge a cercare di continuare a vivere, viene tratto in salvo.
Indagato per complicità in suicidio, viene arrestato, ma la cauzione viene pagata dal padre, che poi incarica un suo "tirapiedi" (forse non è il termine adatto, ma credo renda l'idea) di prendersi cura del figlio, oramai alcolista e squattrinato.
Quando però il ragazzo decide di tentare la carriera dei suoi sogni, ossia diventare un mangaka, fugge e si rifugia da Shizuko, un'altra donna più grande di lui e madre di una bambina, che s'innamora perdutamente di Yozo e gli dona mesi di vita piena e soddisfacente, finché il giovane non scorge, negli occhi speranzosi e ancora innocenti della figlia di Shizuko, un futuro nemico.
Yozo è spaventato dalla felicità, e anche se vorrebbe provarla, quando viene toccato da essa lo assale una sorta di repulsione. Così se ne va, abbandonando coloro che lo amano, per paura di sporcarle irrimediabilmente.
Toccante la scena in cui prega che a loro non venga mai portata via la felicità e quella luce che le rende così umane.
Yozo cresce, continua a bere e a fumare e ad avere paura di tutti gli esseri umani, intrappolato ancora dietro la sua maschera, che lo sta irrimediabilmente soffocando. Questo va avanti finché non conosce Yoshino, una ragazza di due anni più giovane di lui, e se ne innamora. Lei lo ricambia e, nonostante i genitori di lei non approvino, i due si sposano. Non hanno molti soldi, perché il padre di Yozo non lo aiuta più ormai da tempo, però il ragazzo continua a disegnare fumetti e crea una serie di discreto successo. Riallaccia il rapporto d'amicizia con Horiki (che però lo invidia palesemente), e tutto sembra andare per il meglio. Purtroppo, però, l'oscurità è sempre dietro l'angolo, pronta ad inghiottirti.
La moglie di Yozo, Yoshino, era "un genio nell'arte del fidarsi del prossimo". Proprio per questo Yozo la ama, ma proprio per questo la giovane a causa della sua ingenuità viene violentata dall'editor del marito, durante i fuochi d'artificio, mentre Yozo e Horiki sono sul terrazzo a godersi la vista. Mi ha colpita molto il gesto di Horiki, che vede la scena e invece di fermare l'uomo va a chiamare l'amico per mostrargli la scena. Yozo è impietrito e non riesce ad aiutare la moglie, ma si limita a piangere e a chiedersi se siano davvero questi gli esseri umani. Ed è qui, nel luogo e nel momento che Horiki impietosamente definisce un inferno, che Yozo decide definitivamente di abbandonare la sua condizione di essere umano (sebbene non si sia mai sentito tale); il declino inizia quando diventa dipendente, oltre che dall'alcool, dalla droga. Maltratta la moglie ed è convinto che ella vada a letto con chi le capita, perde il lavoro, cerca di convincere Yoshino e prostituirsi nonostante la donna sia incinta. Quando sembra aver deciso di smettere con le droghe, gli giunge la notizia della morte del padre, ed è qui che accade l'irreparabile; Yozo perde completamente il senno, costringendo Yoshino ad un aborto da stress e ad un successivo atto disperato (i due divorziano), nonostante lei lo ami ancora come il primo giorno.
Ho trovato azzeccate le allucinazioni mostrate dal maestro Furuya sul finale, specie il fiume di sangue ove Yozo teme che il padre ritorni in vita, il momento in cui gli viene dato un passaggio da un camionista in cui lui vede la figura del padre, e quando chiede a quest'ultimo di mettere nelle camere a gas i membri della servitù che a detta sua, quand'era piccolo, avevano abusato di lui. Ciò dimostra come il declino di Yozo sia causato unicamente dal padre e dal ruolo che questi lo aveva obbligato ad interpretare. Un burattino perfetto, una marionetta con una povera anima segregata dentro di sé, destinata a straripare in un fiume di dolore e disperazione.
Ho trovato poetica e al tempo stesso straziante la scena in cui Yozo torna sulla riva del mare in cui aveva tentato il suicidio e vede il cadavere di Ageha accanto a sé, nonché azzeccatissima e geniale quella in cui l'uomo - o l'ombra che ne è rimasta - cammina per la città sputando sangue, e mentre sente che sta per morire, tutte le insegne luminose attorno a lui recano una sola parola: SQUALIFICATO.
E' così che Yozo comprende che il mondo è ormai stanco di lui, o che forse è lui ad essere stanco di quel mondo che non riesce a comprenderlo.
Sul finale rivediamo Furuya che legge l'epilogo del diario di Yozo Ooba, e la nota lasciata da Masao Horiki, che narra di come il suo amico avesse trascorso gli ultimi tempi prima di scomparire, all'interno di una clinica specializzata. Yozo però fugge, ed è disperso.
Furuya lo va a cercare nei locali che era solito frequentare, e nella casa editrice per la quale lavorava, e ognuna delle persone a cui chiede di lui gli risponde allo stesso modo: "Beveva, ma era una brava persona. Era un angelo, una persona buona."
Bellissima l'immagine finale, Furuya cammina per la strada e vede un povero vecchio decrepito fra i sacchi di rifiuti, buttato lì come spazzatura, come un rifiuto umano, come per l'appunto uno "squalificato". L'uomo, che in verità vecchio non è, pronuncia le sue ultime parole: "Finalmente è iniziato il viaggio per la nuova dimensione."
A differenza del romanzo, Furuya dona qualche speranza in più con questa frase, e ci fa pensare che forse Yozo volerà in paradiso, nonostante tutto. Che forse, dopo la morte, c'è un'altra vita in cui lui potrà mostrarsi per quello che è realmente.
Fine spoiler
L'opera di Usamaru Furuya, perfetta sotto ogni aspetto, rende giustizia ad uno dei più bei romanzi che io abbia mai letto (lo consiglio a tutti!), ed è caratterizzata da ottimi disegni e ambientazioni realistiche e curate.
Il prezzo è un po' alto (6,50€), ma comunque si tratta di soli tre volumi e l'edizione Planet Manga è molto buona.
Lo consiglio assolutamente, è un manga che esula dai generi che leggo di solito ma che si merita comunque un posto nella mia top ten. E' un'opera che tocca il cuore, che sconvolge e appassiona, che ti fa amare Yozo e provare pena per lui e per la sua condizione di squalificato, ossia non più umano.
Un'opera che spinge a mostrarsi per come si è senza temere il giudizio degli altri, e che dimostra quanto sia difficile vivere cercando l'approvazione di tutti attraverso finti sorrisi.
In definitiva un manga splendido e speciale, che non mancherà di farvi versare qualche lacrima.