Ganon - La spada assassina di Juryoku
Basato sulla storia di Kazuo Sakurai trasferita su carta dall’abile tratto di Rokuda Noboru, già famoso per Gigi la Trottola e (in ambito di manga storici) Billy the Kid, prende vita un violento dramma storico ambientato alla fine dell’era del Giappone feudale.
Per i Samurai c’è un pericolo costante che si muove nelle ombre, un misterioso guerriero che sfodera una terribile Naginata il cui unico obbiettivo è ucciderli, senza nemmeno derubarli. A perseguire questa crociata personale è Juryoku, e l’arma da lui utilizzata non è altro che una lunghissima falce usata nell’agricoltura accuratamente modificata, la cui unica impugnatura è una leggera fasciatura nel mezzo. Questa lama grezza, dal filo rovinato e ruvido duramente segnato dagli scontri, rappresenta perfettamente chi la impugna: un contadino che si inventa guerriero dallo stile rozzo e inelegante, guidato e segnato da una vita pervasa d’odio e dolore.
La miniserie composta da due volumi è, a livello narrativo, altalenante e questo incide sulla riuscita complessa del prodotto. I primi passi a fianco del protagonista sono accompagnati da combattimenti che, con la loro breve ma intensa violenza, occupano la maggior parte del primo volume dove, solo nel finale, appare un nuovo personaggio che permette a Juryoku di mostrare una flebile caratterizzazione e un accenno alla trama vera e propria. Difatti solo con il secondo volume si entra veramente nella storia, dove finalmente viene allo scoperto l’incredibile passato di Juryoku, che si rivela un perfetto background psicologico per spiegare la sua dura e fredda personalità che acquisterà un nuovo spessore, ma soprattutto si copre lo scopo della sua vendetta e anche l’antagonista farà la sua apparizione legando così l’intera storia in modo leggero e superficiale agli eventi storici di cui si vede protagonista la fine del Bakufu, che diede inizio all’epoca Meiji. Peccato la preparazione al finale sia più lunga dello stesso che, anche se imprevedibile e inaspettatamente “giusto”, risulta rapida e rocambolesca.
Il vero neo sono i personaggi che, al di fuori dell’approfondimento di Juryoku, risultano tutti superficiali e privi di una vera caratterizzazione che avrebbe potuto far appassionare maggiormente il lettore alla storia, cosa che si nota soprattutto nell’antagonista che si rivela solo verso il finale e risulta incredibilmente anonimo.
Da non sottovalutare è l’inaspettato profilo storico su cui si basa l’intera vicenda. Al di fuori del finale legato agli eventi dell’epoca ci sono altri aspetti che vanno a sottolineare come l'autore voglia puntare il dito contro il durissimo stato in cui vivevano i contadini e la gente di umili origini. Difatti la storia si apre avendo come sfondo la danza di massa chiamata Eejanaika, nata per dimostrare e sfogare la loro insoddisfazione. Non meno importante sarà la storia di Juryoku che decide di seguire la via dell’Oni proprio per via della sua dura infanzia.
I disegni ancora una volta sorprendono per la versatilità del mangaka. Dopo manga comici, storie drammatiche, spokon e azione ambientata nel Far West, arriva fino all’epoca feudale giapponese caratterizzata da durissimi scontri.
Il tratto dell’autore regala un’ambientazione sporca e selvaggia, grazie alle accurate ombreggiature e l’ottimo dosaggio di retini, che risulta in perfetta linea con l’atmosfera dell’opera e soprattutto con i duelli che si rivelano rapidi, brutali e incredibilmente sanguinolenti, ma non dimenticando di inserire anche trovate originali che spezzano qualsiasi ipotesi di ripetitività, che purtroppo risulta presente negli sfondi che si rivelano monotoni e piatti.
Ottima l’espressività dei volti che, come non mai, risulta utilissima a comprendere maggiormente gli stati d’animo e i sentimenti del protagonista, anche nel caso della Badessa del tempio che nonostante la cecità possiede occhi in grado di comunicare al lettore i suoi pensieri. Peccato ancora una volta per la scarsa caratterizzazione che lascia tale dote sprecata.
L’edizione della Magic Press ancora una volta brilla per qualità sotto ogni aspetto. A dispetto del prezzo, non proprio economico, si posso avere due volumetti da poco più di 200 pagine ciascuno. La sovraccoperta protegge il volumetto che vanta una rilegatura flessibile e resistente, perfetta per unire le pagine bianche e spesse che raramente tradiscono qualche trasparenza. Ottima anche la stampa che risulta nitida, dettagliata e accurata soprattutto nell’ottima resa dei retini. Peccato per la mancanza di pagine a colori che avrebbero impreziosito il tutto visto anche il prezzo.
L’adattamento è ottimo e anche nelle tavole ci sono pochissimi ritocchi invisibili, e le onomatopee tradotte sono posizionate, in piccole dimensioni, a lato delle originali lasciando così alle tavole tutto il fascino originale cercando di coprirne il meno possibile. Gradevoli le note alle conclusioni dei volumetti che aiutano i lettori non abituati a particolari termini.
Un manga d’azione violenta e brutale che solo verso la conclusione dissipa la nube sulla trama, acquista senso e approfondisce il protagonista a discapito dei comprimari e dell’antagonista, mentre rivela anche un leggero ma curato approfondimento storico. Consigliato a chi cerca un manga violento con combattimenti tra spadaccini particolarmente sanguinolenti e gradisce un’atmosfera cupa nel Giappone feudale, ignorandone però i comprimari piatti e l’eccessiva compressione degli eventi nella conclusione.
Per i Samurai c’è un pericolo costante che si muove nelle ombre, un misterioso guerriero che sfodera una terribile Naginata il cui unico obbiettivo è ucciderli, senza nemmeno derubarli. A perseguire questa crociata personale è Juryoku, e l’arma da lui utilizzata non è altro che una lunghissima falce usata nell’agricoltura accuratamente modificata, la cui unica impugnatura è una leggera fasciatura nel mezzo. Questa lama grezza, dal filo rovinato e ruvido duramente segnato dagli scontri, rappresenta perfettamente chi la impugna: un contadino che si inventa guerriero dallo stile rozzo e inelegante, guidato e segnato da una vita pervasa d’odio e dolore.
La miniserie composta da due volumi è, a livello narrativo, altalenante e questo incide sulla riuscita complessa del prodotto. I primi passi a fianco del protagonista sono accompagnati da combattimenti che, con la loro breve ma intensa violenza, occupano la maggior parte del primo volume dove, solo nel finale, appare un nuovo personaggio che permette a Juryoku di mostrare una flebile caratterizzazione e un accenno alla trama vera e propria. Difatti solo con il secondo volume si entra veramente nella storia, dove finalmente viene allo scoperto l’incredibile passato di Juryoku, che si rivela un perfetto background psicologico per spiegare la sua dura e fredda personalità che acquisterà un nuovo spessore, ma soprattutto si copre lo scopo della sua vendetta e anche l’antagonista farà la sua apparizione legando così l’intera storia in modo leggero e superficiale agli eventi storici di cui si vede protagonista la fine del Bakufu, che diede inizio all’epoca Meiji. Peccato la preparazione al finale sia più lunga dello stesso che, anche se imprevedibile e inaspettatamente “giusto”, risulta rapida e rocambolesca.
Il vero neo sono i personaggi che, al di fuori dell’approfondimento di Juryoku, risultano tutti superficiali e privi di una vera caratterizzazione che avrebbe potuto far appassionare maggiormente il lettore alla storia, cosa che si nota soprattutto nell’antagonista che si rivela solo verso il finale e risulta incredibilmente anonimo.
Da non sottovalutare è l’inaspettato profilo storico su cui si basa l’intera vicenda. Al di fuori del finale legato agli eventi dell’epoca ci sono altri aspetti che vanno a sottolineare come l'autore voglia puntare il dito contro il durissimo stato in cui vivevano i contadini e la gente di umili origini. Difatti la storia si apre avendo come sfondo la danza di massa chiamata Eejanaika, nata per dimostrare e sfogare la loro insoddisfazione. Non meno importante sarà la storia di Juryoku che decide di seguire la via dell’Oni proprio per via della sua dura infanzia.
I disegni ancora una volta sorprendono per la versatilità del mangaka. Dopo manga comici, storie drammatiche, spokon e azione ambientata nel Far West, arriva fino all’epoca feudale giapponese caratterizzata da durissimi scontri.
Il tratto dell’autore regala un’ambientazione sporca e selvaggia, grazie alle accurate ombreggiature e l’ottimo dosaggio di retini, che risulta in perfetta linea con l’atmosfera dell’opera e soprattutto con i duelli che si rivelano rapidi, brutali e incredibilmente sanguinolenti, ma non dimenticando di inserire anche trovate originali che spezzano qualsiasi ipotesi di ripetitività, che purtroppo risulta presente negli sfondi che si rivelano monotoni e piatti.
Ottima l’espressività dei volti che, come non mai, risulta utilissima a comprendere maggiormente gli stati d’animo e i sentimenti del protagonista, anche nel caso della Badessa del tempio che nonostante la cecità possiede occhi in grado di comunicare al lettore i suoi pensieri. Peccato ancora una volta per la scarsa caratterizzazione che lascia tale dote sprecata.
L’edizione della Magic Press ancora una volta brilla per qualità sotto ogni aspetto. A dispetto del prezzo, non proprio economico, si posso avere due volumetti da poco più di 200 pagine ciascuno. La sovraccoperta protegge il volumetto che vanta una rilegatura flessibile e resistente, perfetta per unire le pagine bianche e spesse che raramente tradiscono qualche trasparenza. Ottima anche la stampa che risulta nitida, dettagliata e accurata soprattutto nell’ottima resa dei retini. Peccato per la mancanza di pagine a colori che avrebbero impreziosito il tutto visto anche il prezzo.
L’adattamento è ottimo e anche nelle tavole ci sono pochissimi ritocchi invisibili, e le onomatopee tradotte sono posizionate, in piccole dimensioni, a lato delle originali lasciando così alle tavole tutto il fascino originale cercando di coprirne il meno possibile. Gradevoli le note alle conclusioni dei volumetti che aiutano i lettori non abituati a particolari termini.
Un manga d’azione violenta e brutale che solo verso la conclusione dissipa la nube sulla trama, acquista senso e approfondisce il protagonista a discapito dei comprimari e dell’antagonista, mentre rivela anche un leggero ma curato approfondimento storico. Consigliato a chi cerca un manga violento con combattimenti tra spadaccini particolarmente sanguinolenti e gradisce un’atmosfera cupa nel Giappone feudale, ignorandone però i comprimari piatti e l’eccessiva compressione degli eventi nella conclusione.