Hokusai
Come a suo tempo Van Gogh e i suoi contemporanei post-impressionisti, anch'io sono sempre stato affascinato dalle famose stampe giapponesi dell'ukiyo-e, il "mondo fluttuante", in voga soprattutto tra il XVIII e il XX secolo. Tra gli autori più importanti di questa forma d'arte si annoverano Hiroshige, Utamaro e Katsushika Hokusai, l'autore della celebre "Grande onda di Kamagawa", riprodotta e riproposta un'infinità di volte, fin quasi ad assumere il ruolo di immagine simbolo del Giappone. Ed è nel voluminoso tomo pubblicato nel 1987 e intitolato proprio Hokusai che l'autore Shōtarō Ishinomori, come ben spiegato nella postfazione, cerca di gettare una luce immaginifica sulla vita e sui trascorsi erotici e artistici di questa colonna portante dell'arte del suo paese. E, forte di un atteggiamento fresco e ironico, Ishinomori ci diverte e affascina a un tempo grazie anche alle splendide opere del maestro, da lui perfettamente ricopiate.
Con una ringkomposition che si apre e si richiude sugli ultimi istanti di Hokusai, l'autore ci porta costantemente avanti e indietro nel tempo analizzando diversi momenti della vita dell'artista: passiamo così dai 42 anni ai 56, poi di nuovo indietro ai 50 e poi avanti ancora fino agli 85, e così via. In tal modo il lettore non ha l'impressione di seguire una semplice narrazione cronologica degli eventi principali della sua esistenza, ma anzi ripercorre insieme a Hokusai i percorsi mentali dei suoi ricordi che, come ben sappiamo, non sempre seguono un filo logico e ordinato. Scopriamo così che Hokusai cambiò nome e abitazione numerosissime volte nel corso dei suoi novant'anni (in un'epoca e in un paese in cui i più anziani arrivavano di solito ai cinquant'anni!), e questo perché amava viaggiare, incontrare persone nuove, visitare posti mai visti, e a ogni suo nuovo nome si auspicava di svecchiare la sua arte e dimostrare che ciò che conta è la qualità delle opere, non il nome famoso che vi sta dietro. Tra una pittura e l'altra, passando anche per le famose "Trentasei vedute del Monte Fuji", Ishinomori si diverte a tratteggiare Hokusai come un simpatico marpione, un edonista del sesso, che è attirato e attira irrimediabilmente donne belle e avvenenti. In proposito, a tratti commovente è la sua sincera affezione verso una povera malata di mente abusata da tutto il villaggio. A condire il tutto sono i problemi derivati dal suo carattere testardo non certo semplice da gestire, nonché quelli relativi ai suoi figli e ai suoi parenti sparsi un po' ovunque sul territorio. A metà tra illuminazione filosofica (il discorso sulla natura che muta a seconda dello sguardo di chi la osserva è straordinariamente profondo) e avventure erotiche, la storia di Hokusai mi ha intrattenuto a dovere per qualche ora.
Il disegno di Ishinomori è qui al massimo del suo potenziale, dettagliato e curato al punto giusto, con grandi tavole e vignette sempre disposte in modo chiaro e preciso. Abile nel delineare i vari volti di Hokusai (dal più giovane al più vecchio) e i sinuosi e formosi corpi delle sue amanti, Ishinomori ci regala una vera perla del fumetto orientale, sbarcata nel nostro paese grazie alla J-Pop alla non certo modica cifra di 12 €. Considerando però il numero delle pagine (quasi seicento) e l'elevata qualità di carta e stampa, il prezzo è più che adeguato. Consiglio Hokusai a chi ama i racconti biografici e la cultura giapponese, nonché a chi è interessato a dare un'occhiata inedita a uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
Con una ringkomposition che si apre e si richiude sugli ultimi istanti di Hokusai, l'autore ci porta costantemente avanti e indietro nel tempo analizzando diversi momenti della vita dell'artista: passiamo così dai 42 anni ai 56, poi di nuovo indietro ai 50 e poi avanti ancora fino agli 85, e così via. In tal modo il lettore non ha l'impressione di seguire una semplice narrazione cronologica degli eventi principali della sua esistenza, ma anzi ripercorre insieme a Hokusai i percorsi mentali dei suoi ricordi che, come ben sappiamo, non sempre seguono un filo logico e ordinato. Scopriamo così che Hokusai cambiò nome e abitazione numerosissime volte nel corso dei suoi novant'anni (in un'epoca e in un paese in cui i più anziani arrivavano di solito ai cinquant'anni!), e questo perché amava viaggiare, incontrare persone nuove, visitare posti mai visti, e a ogni suo nuovo nome si auspicava di svecchiare la sua arte e dimostrare che ciò che conta è la qualità delle opere, non il nome famoso che vi sta dietro. Tra una pittura e l'altra, passando anche per le famose "Trentasei vedute del Monte Fuji", Ishinomori si diverte a tratteggiare Hokusai come un simpatico marpione, un edonista del sesso, che è attirato e attira irrimediabilmente donne belle e avvenenti. In proposito, a tratti commovente è la sua sincera affezione verso una povera malata di mente abusata da tutto il villaggio. A condire il tutto sono i problemi derivati dal suo carattere testardo non certo semplice da gestire, nonché quelli relativi ai suoi figli e ai suoi parenti sparsi un po' ovunque sul territorio. A metà tra illuminazione filosofica (il discorso sulla natura che muta a seconda dello sguardo di chi la osserva è straordinariamente profondo) e avventure erotiche, la storia di Hokusai mi ha intrattenuto a dovere per qualche ora.
Il disegno di Ishinomori è qui al massimo del suo potenziale, dettagliato e curato al punto giusto, con grandi tavole e vignette sempre disposte in modo chiaro e preciso. Abile nel delineare i vari volti di Hokusai (dal più giovane al più vecchio) e i sinuosi e formosi corpi delle sue amanti, Ishinomori ci regala una vera perla del fumetto orientale, sbarcata nel nostro paese grazie alla J-Pop alla non certo modica cifra di 12 €. Considerando però il numero delle pagine (quasi seicento) e l'elevata qualità di carta e stampa, il prezzo è più che adeguato. Consiglio Hokusai a chi ama i racconti biografici e la cultura giapponese, nonché a chi è interessato a dare un'occhiata inedita a uno dei più grandi artisti di tutti i tempi.
"Siate affamati, siate folli", diceva Steve Jobs, laddove per fame, prima ancora che quella fisica, si intende quella di vita. E affamato Hokusai doveva esserlo sul serio, e non soltanto perché era perennemente in bolletta: egli, infatti, non smise mai di mettere in discussione sia il suo nome che la sua arte, rifiutando di cedere alla tentazione di iniziare a vivere di rendita. Quanto alla follia, egli stesso si definiva "pazzo per la pittura", un'espressione che, presa alla lettera, sottintende un legame simbiotico con essa, vissuto, oserei dire, con la religiosa abnegazione tipica dell'artista. La neurologia ci insegna che la nostra capacità di riprodurre un'immagine deriva dal grado di coordinazione tra mano e occhio, ma l'impronta che, più o meno consapevolmente, conferiamo ad un disegno non ha nulla a che vedere con tutto questo: è piuttosto una questione di cuore o, per i meno romantici, di pancia. Difficile, se non impossibile, dire quale definizione avrebbe adottato il vero Hokusai, ma sospetto che quello di Ishinomori avrebbe preferito la seconda.
Nato nel 1760 e morto nel 1849, nel corso della sua lunga e prolifica carriera Hokusai ha cambiato più volte nome, casa, stile, discepoli... e donna. Più interessato a coglierne il lato umano rispetto a quello di nume della pittura giapponese, Ishinomori sceglie di non attenersi all'ordine cronologico degli eventi, facendo altresì corrispondere a ciascun capitolo un determinato episodio della vita del maestro, affinché la sua personalità abbia modo di delinearsi con sempre più chiarezza e profondità; fanno eccezione i due che aprono e chiudono questo corposo volume unico, dedicati ai suoi ultimi istanti su questa Terra. Non si contano, com'è ovvio, i riferimenti alle numerose correnti nelle quali si cimentò, dall'incisione sul legno alle acqueforti olandesi: il lettore occidentale, presumibilmente digiuno di nozioni sull'argomento, potrebbe scoraggiarsi di fronte alla mole di asterischi disseminati tra le pagine, ma al tempo stesso un così vasto assortimento di stili non fa che mettere in evidenza quanto gli appetiti - in questo caso professionali - di questo incommensurabile artista fossero fuori dal comune per veemenza e varietà.
Non conosco l'opera di Ishinomori, a sua volta così fecondo dall'essere entrato del "Guinness dei primati", così a fondo da poter fare dei paragoni tra un titolo e l'altro, ma rispetto ad un altro suo manga biografico che ho avuto modo di leggere, "Miyamoto Musashi", la sceneggiatura di "Hokusai" mi è parsa decisamente più fluida, quasi giocosa nella sua semplicità, anche se esistono altri segni di interpunzione oltre agli onnipresenti puntini di sospensione con i quali egli insiste nello spezzettare il testo con il rischio di appiattirlo in certi punti.
Che corrisponda o meno all'Hokusai in carne e ossa, dal punto di vista dello scavo introspettivo quello cartaceo risulta un piacevole mix di rozzezza, joie de vivre, intelligenza, sensibilità, inquietudine e sano egocentrismo, perfetta e riverberante incarnazione dell'ideale di genio e sregolatezza che, in quantità variabili, è proprio dell'artista come lo immaginiamo noi comuni mortali. Resta ben poco spazio per gli altri personaggi, ma è quello che purtroppo succede quando si ha a che fare con un individuo dalla personalità eccezionalmente pronunciata: volente o nolente, egli finirà per schiacciare quella di chiunque abbia intorno. L'Hokusai di Ishinomori, tuttavia, varrebbe bene il rischio, con tutte le storie che avrebbe da raccontare in merito al suo peregrinare per il Giappone alla ricerca di nuovi spunti.
Il tratto di Ishinomori, si sa, incarna a meraviglia lo spirito che caratterizza i manga d'annata, con tavole improntate alla funzionalità, una grande attenzione per i dettagli di scena e un character design grezzo che capitalizza molto sull'espressività dei volti. Il contrasto con i disegni in "stile Hokusai" - qualunque cosa voglia dire, dato che il primo a non averne che una vaga idea era egli stesso - è quasi commovente: sarebbe stato un peccato, del resto, se la sua arte non ci venisse mostrata ma soltanto raccontata, indipendentemente da cosa se ne può pensare.
Va da sé che per chiunque voglia conoscere la vita e il genio di Hokusai è impensabile fermarsi a questo titolo; potrebbe, tuttavia, costituire un buon punto di partenza per cominciare ad avvicinarsi alle sue opere e al grande uomo che, come traspare da esse, si cela dietro ogni chicco di riso decorato, ogni dipinto da centocinquanta tatami, ogni libro che ha illustrato nel corso dei suoi ottantanove anni vissuti al massimo.
Nato nel 1760 e morto nel 1849, nel corso della sua lunga e prolifica carriera Hokusai ha cambiato più volte nome, casa, stile, discepoli... e donna. Più interessato a coglierne il lato umano rispetto a quello di nume della pittura giapponese, Ishinomori sceglie di non attenersi all'ordine cronologico degli eventi, facendo altresì corrispondere a ciascun capitolo un determinato episodio della vita del maestro, affinché la sua personalità abbia modo di delinearsi con sempre più chiarezza e profondità; fanno eccezione i due che aprono e chiudono questo corposo volume unico, dedicati ai suoi ultimi istanti su questa Terra. Non si contano, com'è ovvio, i riferimenti alle numerose correnti nelle quali si cimentò, dall'incisione sul legno alle acqueforti olandesi: il lettore occidentale, presumibilmente digiuno di nozioni sull'argomento, potrebbe scoraggiarsi di fronte alla mole di asterischi disseminati tra le pagine, ma al tempo stesso un così vasto assortimento di stili non fa che mettere in evidenza quanto gli appetiti - in questo caso professionali - di questo incommensurabile artista fossero fuori dal comune per veemenza e varietà.
Non conosco l'opera di Ishinomori, a sua volta così fecondo dall'essere entrato del "Guinness dei primati", così a fondo da poter fare dei paragoni tra un titolo e l'altro, ma rispetto ad un altro suo manga biografico che ho avuto modo di leggere, "Miyamoto Musashi", la sceneggiatura di "Hokusai" mi è parsa decisamente più fluida, quasi giocosa nella sua semplicità, anche se esistono altri segni di interpunzione oltre agli onnipresenti puntini di sospensione con i quali egli insiste nello spezzettare il testo con il rischio di appiattirlo in certi punti.
Che corrisponda o meno all'Hokusai in carne e ossa, dal punto di vista dello scavo introspettivo quello cartaceo risulta un piacevole mix di rozzezza, joie de vivre, intelligenza, sensibilità, inquietudine e sano egocentrismo, perfetta e riverberante incarnazione dell'ideale di genio e sregolatezza che, in quantità variabili, è proprio dell'artista come lo immaginiamo noi comuni mortali. Resta ben poco spazio per gli altri personaggi, ma è quello che purtroppo succede quando si ha a che fare con un individuo dalla personalità eccezionalmente pronunciata: volente o nolente, egli finirà per schiacciare quella di chiunque abbia intorno. L'Hokusai di Ishinomori, tuttavia, varrebbe bene il rischio, con tutte le storie che avrebbe da raccontare in merito al suo peregrinare per il Giappone alla ricerca di nuovi spunti.
Il tratto di Ishinomori, si sa, incarna a meraviglia lo spirito che caratterizza i manga d'annata, con tavole improntate alla funzionalità, una grande attenzione per i dettagli di scena e un character design grezzo che capitalizza molto sull'espressività dei volti. Il contrasto con i disegni in "stile Hokusai" - qualunque cosa voglia dire, dato che il primo a non averne che una vaga idea era egli stesso - è quasi commovente: sarebbe stato un peccato, del resto, se la sua arte non ci venisse mostrata ma soltanto raccontata, indipendentemente da cosa se ne può pensare.
Va da sé che per chiunque voglia conoscere la vita e il genio di Hokusai è impensabile fermarsi a questo titolo; potrebbe, tuttavia, costituire un buon punto di partenza per cominciare ad avvicinarsi alle sue opere e al grande uomo che, come traspare da esse, si cela dietro ogni chicco di riso decorato, ogni dipinto da centocinquanta tatami, ogni libro che ha illustrato nel corso dei suoi ottantanove anni vissuti al massimo.
Quelle di Hokusai non sono le famose "immagini irrilevanti" dell'artista di Kitashika ma un manga sul grande maestro che inventò una nuova forma di linguaggio visivo, imparando a calarsi nel paesaggio fino a comprenderne ogni più piccolo movimento, ogni minima sfumatura, ogni cambiamento della luce. Il suo viaggiare alla ricerca della perfezione non lo allontanò dalla vita, anzi ogni tappa del cammino lo lasciava totalmente intriso di un'esperienza che si faceva segno e disegno, figura in funzione di un testo e testo in funzione delle figure. Peregrinando incessantemente tra i paesaggi silenziosi alle pendici del monte Fuji, le marine sonore e volubili e le folle animate delle grandi città, il pittore sperimentò innumerevoli forme d'espressione, cambiando spesso nome e ispirazione ma restando sempre fedele a un'istintiva sete di avventure.
Il fumetto di Shotarô Ishinomori è un gioiello d'arte grafica che integra perfettamente l'ukiyo-e e le tavole, dimostrando la continuità della narrazione giapponese in sequenza. Ogni pagina è piena di cultura nipponica e rimanda ad atmosfere e luoghi che hanno influenzato profondamente lo spirito della società contemporanea che, cresciuta nella rapidità degli scambi comunicativi, non ha dimenticato la lieve poesia degli istanti. In Ishinomori, uno dei padri fondatori del manga moderno, la costruzione di dimensioni alternative - fantastiche e fantascientifiche - ha sempre convissuto con l'indagine storica. Certo, il tratto è quello della vecchia scuola: poco realistico, ancora legato a certi stilemi che rileggevano e filtravano le lezioni che venivano dall'Occidente, ma forse è proprio questa morbidezza a consentire la completa penetrazione dei protagonisti nella natura, la trasformazione dell'elemento umano in parte di un ambiente mutevole.
È seguendo lo stesso principio impressionistico basato sulla percezione e sugli slanci lirici che il francese Bruno Smolarz - in Hokusai, dita d'inchiostro - scrive le memorie del "vecchio pazzo per la pittura", un fantasma che aveva sfidato la potenza creatrice delle divinità per preservare piante rocce e animali dall'usura del tempo e renderli liberi sulla carta.
Il fumetto di Shotarô Ishinomori è un gioiello d'arte grafica che integra perfettamente l'ukiyo-e e le tavole, dimostrando la continuità della narrazione giapponese in sequenza. Ogni pagina è piena di cultura nipponica e rimanda ad atmosfere e luoghi che hanno influenzato profondamente lo spirito della società contemporanea che, cresciuta nella rapidità degli scambi comunicativi, non ha dimenticato la lieve poesia degli istanti. In Ishinomori, uno dei padri fondatori del manga moderno, la costruzione di dimensioni alternative - fantastiche e fantascientifiche - ha sempre convissuto con l'indagine storica. Certo, il tratto è quello della vecchia scuola: poco realistico, ancora legato a certi stilemi che rileggevano e filtravano le lezioni che venivano dall'Occidente, ma forse è proprio questa morbidezza a consentire la completa penetrazione dei protagonisti nella natura, la trasformazione dell'elemento umano in parte di un ambiente mutevole.
È seguendo lo stesso principio impressionistico basato sulla percezione e sugli slanci lirici che il francese Bruno Smolarz - in Hokusai, dita d'inchiostro - scrive le memorie del "vecchio pazzo per la pittura", un fantasma che aveva sfidato la potenza creatrice delle divinità per preservare piante rocce e animali dall'usura del tempo e renderli liberi sulla carta.
Quelle di Hokusai non sono le famose "immagini irrilevanti" dell'artista di Kitashika ma un manga sul grande maestro che inventò una nuova forma di linguaggio visivo, imparando a calarsi nel paesaggio fino a comprenderne ogni più piccolo movimento, ogni minima sfumatura, ogni cambiamento della luce. Il suo viaggiare alla ricerca della perfezione non lo allontanò dalla vita, anzi ogni tappa del cammino lo lasciava totalmente intriso di un'esperienza che si faceva segno e disegno, figura in funzione di un testo e testo in funzione delle figure. Peregrinando incessantemente tra i paesaggi silenziosi alle pendici del monte Fuji, le marine sonore e volubili e le folle animate delle grandi città, il pittore sperimentò innumerevoli forme d'espressione, cambiando spesso nome e ispirazione ma restando sempre fedele a un'istintiva sete di avventure.
Il fumetto di Shotarô Ishinomori è un gioiello d'arte grafica che integra perfettamente l'ukiyo-e e le tavole, dimostrando la continuità della narrazione giapponese in sequenza. Ogni pagina è piena di cultura nipponica e rimanda ad atmosfere e luoghi che hanno influenzato profondamente lo spirito della società contemporanea che, cresciuta nella rapidità degli scambi comunicativi, non ha dimenticato la lieve poesia degli istanti. In Ishinomori, uno dei padri fondatori del manga moderno, la costruzione di dimensioni alternative - fantastiche e fantascientifiche - ha sempre convissuto con l'indagine storica. Certo, il tratto è quello della vecchia scuola: poco realistico, ancora legato a certi stilemi che rileggevano e filtravano le lezioni che venivano dall'Occidente, ma forse è proprio questa morbidezza a consentire la completa penetrazione dei protagonisti nella natura, la trasformazione dell'elemento umano in parte di un ambiente mutevole.
È seguendo lo stesso principio impressionistico basato sulla percezione e sugli slanci lirici che il francese Bruno Smolarz - in Hokusai, dita d'inchiostro - scrive le memorie del "vecchio pazzo per la pittura", un fantasma che aveva sfidato la potenza creatrice delle divinità per preservare piante rocce e animali dall'usura del tempo e renderli liberi sulla carta.
Il fumetto di Shotarô Ishinomori è un gioiello d'arte grafica che integra perfettamente l'ukiyo-e e le tavole, dimostrando la continuità della narrazione giapponese in sequenza. Ogni pagina è piena di cultura nipponica e rimanda ad atmosfere e luoghi che hanno influenzato profondamente lo spirito della società contemporanea che, cresciuta nella rapidità degli scambi comunicativi, non ha dimenticato la lieve poesia degli istanti. In Ishinomori, uno dei padri fondatori del manga moderno, la costruzione di dimensioni alternative - fantastiche e fantascientifiche - ha sempre convissuto con l'indagine storica. Certo, il tratto è quello della vecchia scuola: poco realistico, ancora legato a certi stilemi che rileggevano e filtravano le lezioni che venivano dall'Occidente, ma forse è proprio questa morbidezza a consentire la completa penetrazione dei protagonisti nella natura, la trasformazione dell'elemento umano in parte di un ambiente mutevole.
È seguendo lo stesso principio impressionistico basato sulla percezione e sugli slanci lirici che il francese Bruno Smolarz - in Hokusai, dita d'inchiostro - scrive le memorie del "vecchio pazzo per la pittura", un fantasma che aveva sfidato la potenza creatrice delle divinità per preservare piante rocce e animali dall'usura del tempo e renderli liberi sulla carta.
Questo tomo proposto da JPop si è dimostrato una lettura piuttosto scorrevole e piacevole. Onestamente, prendendo in mano questo mattoncino da 600 pagine e constatato tra l'altro l'intento biografico dell'opera, mi sarei aspetto di dover affrontare un manga piuttosto pesante e di ostica lettura. La realtà invece è che le pagine si sfogliano con una certa velocità e mai la lettura diventa tediosa. Ishinomori non solo offre spaccati di vita curiosi e interessanti, ma li racconta in modo efficace, senza mai appesantirli con inutili testi, offrendo una saggia composizione delle tavole e intervallando la narrazione proponendo gli stessi dipinti di Hokusai.
Il manga è diviso in una serie di capitoli che mettono, nella pagina del titolo, in evidenza l'età dell'artista. Non viene, se non in un breve spaccato, analizzata la sua infanzia, mentre Ishinomori si concentra più che altro sull'ossessiva pulsione di Hokusai di spingersi oltre, di cercare stili e tecniche nuove, di rinnovarsi e cogliere quell'essenza che sempre sentiva sfuggirli. Nella sua lunga vita è stato protagonista di lunghi viaggi e i soggetti che sceglieva sono sempre stati analizzati a fondo, in modo preciso e viscerale. Ha avuto più volte occasione di vivere in modo agiato e, anche quando sembrava averci preso gusto, è bastato poco a risvegliare il suo orgoglio di artista e a farlo ripartire in quel viaggio interiore che lo porterà a vivere una seconda parte di vita modesta, ma molto prolifica e longeva.
Oltre alla pittura, Hokusai aveva anche una passione per le donne, cosa questa che da vita anche a qualche siparietto che vi farà sorridere.
Non si tratta sicuramente di un volumetto per tutti, ma di un'opera che vuol far conoscere in modo simpatico e abbastanza divertente la vita di uno degli artisti più importanti del Giappone. Durante la lettura avrete modo di conoscere le sue opere più famose e in taluni casi anche la loro genesi. Non ho elementi per dire se quello descritto possa considerarsi una biografia fedele e precisa (onestamente credo che Ishinomori ci abbia messo abbastanza del suo), di certo mi ha fatto venire voglia di documentarmi e approfondire maggiormente l'argomento.
Ad essere onesto non credevo potesse piacermi, le biografie sono un genere che non amo. Invece mi sbagliavo, l'ho letto proprio volentieri e, pertanto, non posso che consigliarvelo.
Il manga è diviso in una serie di capitoli che mettono, nella pagina del titolo, in evidenza l'età dell'artista. Non viene, se non in un breve spaccato, analizzata la sua infanzia, mentre Ishinomori si concentra più che altro sull'ossessiva pulsione di Hokusai di spingersi oltre, di cercare stili e tecniche nuove, di rinnovarsi e cogliere quell'essenza che sempre sentiva sfuggirli. Nella sua lunga vita è stato protagonista di lunghi viaggi e i soggetti che sceglieva sono sempre stati analizzati a fondo, in modo preciso e viscerale. Ha avuto più volte occasione di vivere in modo agiato e, anche quando sembrava averci preso gusto, è bastato poco a risvegliare il suo orgoglio di artista e a farlo ripartire in quel viaggio interiore che lo porterà a vivere una seconda parte di vita modesta, ma molto prolifica e longeva.
Oltre alla pittura, Hokusai aveva anche una passione per le donne, cosa questa che da vita anche a qualche siparietto che vi farà sorridere.
Non si tratta sicuramente di un volumetto per tutti, ma di un'opera che vuol far conoscere in modo simpatico e abbastanza divertente la vita di uno degli artisti più importanti del Giappone. Durante la lettura avrete modo di conoscere le sue opere più famose e in taluni casi anche la loro genesi. Non ho elementi per dire se quello descritto possa considerarsi una biografia fedele e precisa (onestamente credo che Ishinomori ci abbia messo abbastanza del suo), di certo mi ha fatto venire voglia di documentarmi e approfondire maggiormente l'argomento.
Ad essere onesto non credevo potesse piacermi, le biografie sono un genere che non amo. Invece mi sbagliavo, l'ho letto proprio volentieri e, pertanto, non posso che consigliarvelo.
Decisamente un volume interessante quello proposto dalla J Pop dedicato ad uno dei personaggi più importanti del mondo dell'arte nipponico, Katsushika Hokusai, non un semplice maestro dell'arte giapponese dell'ukiyo-e ma un vero appassionato dell'arte (tanto quanto delle belle donne) capace di studiare nella sua vita - lunghissima (1760-1849) - praticamente tutti gli stili giapponesi e cinesi, classici e contemporanei, approfondendo anche la pittura occidentale che ha ben influenzato, soprattutto attraverso il movimento degli impressionisti francesi e anche quello dei Macchiaioli, e rifonderli nella sua propria opera artistica, superandoli e superandosi sempre insoddisfatto dei risultati, sempre impegnato in una ricerca interiore, inseguendo per tutta la vita il perfezionamento del suo stile...
Il volume diviso in nove capitoli non ha una vera e propria trama ma segue le diverse età del maestro e ne mostra le diverse fasi della sua maturazione creativa e spirituale, perché l'arte non nasce dal nulla ma è gesto creativo, tecnico e spirituale, ripercorrendo sia la creazione di alcune delle opere più importanti e famose come le Trentasei vedute di del monte Fuji, ma anche e soprattutto le opere meno note di questo grande maestro. Molto bello e pulito il disegno che permette una facile leggibilità del volume, ed Ishimori non nega al lettore neppure dei momenti di ilarità che rompono con quella che potrebbe passare per un racconto agiografico, anche se, considerando la lunghezza e l'argomento "Hokusai" resta un volume dedicato soprattutto ad un pubblico di appassionati del mondo dell'arte e comunque un pubblico di ragazzi svegli...(di ogni eta.)
Il volume diviso in nove capitoli non ha una vera e propria trama ma segue le diverse età del maestro e ne mostra le diverse fasi della sua maturazione creativa e spirituale, perché l'arte non nasce dal nulla ma è gesto creativo, tecnico e spirituale, ripercorrendo sia la creazione di alcune delle opere più importanti e famose come le Trentasei vedute di del monte Fuji, ma anche e soprattutto le opere meno note di questo grande maestro. Molto bello e pulito il disegno che permette una facile leggibilità del volume, ed Ishimori non nega al lettore neppure dei momenti di ilarità che rompono con quella che potrebbe passare per un racconto agiografico, anche se, considerando la lunghezza e l'argomento "Hokusai" resta un volume dedicato soprattutto ad un pubblico di appassionati del mondo dell'arte e comunque un pubblico di ragazzi svegli...(di ogni eta.)