Hiroki Endo - Racconti brevi
Premetto che questo voto è una media ponderata tra i due volumi. Tra i due infatti c'è una grossa differenza qualitativa a mio avviso.
Il primo volume infatti meriterebbe anche più di dieci come votazione. Leggendolo ho immediatamente pensato che se Hiroki Endo non fosse stato un mangaka ma uno scrittore, questi racconti sarebbero stati come minimo pubblicati in Italia da un'importante casa editrice e sarebbero in bella mostra in qualche libreria.
Scritti prima che l'autore iniziasse a pubblicare Eden, queste storie brevi sono il manifesto della poetica di Hiroki Endo. Umanità dolenti, speranze infrante, impotenza e assenza di risposte dinanzi all'assurdità del dolore: c'è questo ed altro ancora in questi racconti palpitanti di verità e intrisi di tematiche forti, narrate come sempre senza nessuna reticenza da parte dell'autore. Tutti elementi su cui poi Hiroki Endo avrebbe imbastito il suo capolavoro fantascientifico, ma con un'unica fondamentale differenza: queste storie sono prettamente realistiche, ambientate tutte nel Giappone dei nostri giorni. Quindi niente combattimenti, computer quantistici o altro ancora: in questi racconti va in scena la nostra vita, senza alcuna distrazione fantasy o di genere, cosa che permette ad Endo in questi suoi personali esordi di fare sfoggio di un vero e proprio talento da scrittore maturo. In particolare modo vorrei menzionare il racconto "Sicuramente diventerà una ragazza carina", dove viene descritta la quotidianità di Mina, una ragazza che cerca invano di ritrovare una normalità dopo la morte della madre e della sorella.
Lo stile narrativo di Hiroki Endo è già presente e ben delineato in questo primo volume. Non aspettatevi lunghi dialoghi verbosi o tediosi monologhi baroccheggianti: i personaggi di queste storie in poche frasi squarciano ogni ipocrisia e sezionano con disarmante onestà ogni angolo, anche il più buio, dell'animo umano. Lo stile di disegno invece appare ancora acerbo, in particolare nelle prime due storie brevi.
Il secondo volume invece non è certo della qualità del primo. Innanzitutto sembra più uno one shot che un'antologia. La maggior parte dello spazio infatti è riservata al racconto "Stazione" che, diviso in due parti, narra la storia della rivalità in amore e nella vita tra un boss della yakuza e suo figlio. Molto bello, anche se si vede dal disegno che ci si trova davanti ad un Hiroki Endo agli albori della carriera, cosa testimoniata anche dalla narrazione, ancora non ai livelli dei suoi successivi lavori. Gli altri due racconti sinceramente non li ho trovati un granché, in particolar modo "Hang" è per me senza capo né coda. Chiude il tutto il racconto "Boys Don't Cry", un manga brevissimo di poche pagine che ho trovato romantico e divertente (senza considerare l'immensa finezza di intitolare un racconto che parla di omosessualità esattamente come uno dei film più famosi in materia). Per concludere, a questa seconda raccolta non darei più di sette come votazione.
Quindi per fare una media un otto a questa raccolta è più che giusto. Li consiglio caldamente a chi cerca disperatamente una narrazione di qualità.
Il primo volume infatti meriterebbe anche più di dieci come votazione. Leggendolo ho immediatamente pensato che se Hiroki Endo non fosse stato un mangaka ma uno scrittore, questi racconti sarebbero stati come minimo pubblicati in Italia da un'importante casa editrice e sarebbero in bella mostra in qualche libreria.
Scritti prima che l'autore iniziasse a pubblicare Eden, queste storie brevi sono il manifesto della poetica di Hiroki Endo. Umanità dolenti, speranze infrante, impotenza e assenza di risposte dinanzi all'assurdità del dolore: c'è questo ed altro ancora in questi racconti palpitanti di verità e intrisi di tematiche forti, narrate come sempre senza nessuna reticenza da parte dell'autore. Tutti elementi su cui poi Hiroki Endo avrebbe imbastito il suo capolavoro fantascientifico, ma con un'unica fondamentale differenza: queste storie sono prettamente realistiche, ambientate tutte nel Giappone dei nostri giorni. Quindi niente combattimenti, computer quantistici o altro ancora: in questi racconti va in scena la nostra vita, senza alcuna distrazione fantasy o di genere, cosa che permette ad Endo in questi suoi personali esordi di fare sfoggio di un vero e proprio talento da scrittore maturo. In particolare modo vorrei menzionare il racconto "Sicuramente diventerà una ragazza carina", dove viene descritta la quotidianità di Mina, una ragazza che cerca invano di ritrovare una normalità dopo la morte della madre e della sorella.
Lo stile narrativo di Hiroki Endo è già presente e ben delineato in questo primo volume. Non aspettatevi lunghi dialoghi verbosi o tediosi monologhi baroccheggianti: i personaggi di queste storie in poche frasi squarciano ogni ipocrisia e sezionano con disarmante onestà ogni angolo, anche il più buio, dell'animo umano. Lo stile di disegno invece appare ancora acerbo, in particolare nelle prime due storie brevi.
Il secondo volume invece non è certo della qualità del primo. Innanzitutto sembra più uno one shot che un'antologia. La maggior parte dello spazio infatti è riservata al racconto "Stazione" che, diviso in due parti, narra la storia della rivalità in amore e nella vita tra un boss della yakuza e suo figlio. Molto bello, anche se si vede dal disegno che ci si trova davanti ad un Hiroki Endo agli albori della carriera, cosa testimoniata anche dalla narrazione, ancora non ai livelli dei suoi successivi lavori. Gli altri due racconti sinceramente non li ho trovati un granché, in particolar modo "Hang" è per me senza capo né coda. Chiude il tutto il racconto "Boys Don't Cry", un manga brevissimo di poche pagine che ho trovato romantico e divertente (senza considerare l'immensa finezza di intitolare un racconto che parla di omosessualità esattamente come uno dei film più famosi in materia). Per concludere, a questa seconda raccolta non darei più di sette come votazione.
Quindi per fare una media un otto a questa raccolta è più che giusto. Li consiglio caldamente a chi cerca disperatamente una narrazione di qualità.
Spesso rimango stupito di come alcuni autori, dallo spiccato talento e genialità, riescano a condensare in poche pagine concetti, emozioni e riflessioni, con estrema tranquillità, semplicità e senso di completezza. Hiroki Endo ne costituisce una prova vivente.
Ho amato fino all'inverosimile il suo "EDEN" ma, ad essere sinceri, non mi aspettavo molto da questi racconti precedenti, mi sono dovuto ricredere.
Ogni racconto contiene piccole riflessioni sulla vita, sulla morte, sul dolore, sulla crudeltà dell'agire umano; crescendo si scopre un mondo affatto piacevole come, ingenuamente, lo si credeva. Una profonda disillusione dei valori umani, la morale diventa utopia, mero ricordo di una realtà fasulla. Un velato cinismo e a volte anche dell'ironia, colorano queste vicende, ognuna narrata con stile ed effetto.
Il racconto che più mi ha colpito e che mi ha fatto riflettere è stato "Per noi che non crediamo in dio", in cui si narra di un gruppo di teatro che deve allestire una rappresentazione. Essa si propone di narrare gli ultimi momenti di un condannato a morte, e il suo dialogo/monologo con se stesso e con vari interlocutori, ad esempio un parente della vittima, riguardante le sue colpe. In poco spazio Endo riesce ad addensare concetti e riflessioni interessantissimi, con l'aggiunta geniale del palcoscenico, anzi, l'alternanza tra palcoscenico e realtà è proprio l'elemento che collega tutte le riflessioni e che le rende così profonde.
Non volendo però cadere in ingrate e indesiderate anticipazioni posso solo consigliare la lettura di questi volumetti, non posso sapere se vi diranno le stesse cose che hanno detto a me, penso però che difficilmente non lasceranno il segno.
Sempre troppo spesso si disdegnano i racconti brevi ed autoconclusivi preferendo le serie più in voga e famose.
Invece, da quando ho iniziato a leggere manga, le opere più meritevoli ed interessanti le ho trovate proprio tra quei racconti (o serie) dalla breve durata ma dai contenuti sostanziosi. Non sottovalutate opere come "Le ali di Vendemiaire" o "I racconti brevi" di Mohiro Kitoh, si tratta di piccoli capolavori.
Ho amato fino all'inverosimile il suo "EDEN" ma, ad essere sinceri, non mi aspettavo molto da questi racconti precedenti, mi sono dovuto ricredere.
Ogni racconto contiene piccole riflessioni sulla vita, sulla morte, sul dolore, sulla crudeltà dell'agire umano; crescendo si scopre un mondo affatto piacevole come, ingenuamente, lo si credeva. Una profonda disillusione dei valori umani, la morale diventa utopia, mero ricordo di una realtà fasulla. Un velato cinismo e a volte anche dell'ironia, colorano queste vicende, ognuna narrata con stile ed effetto.
Il racconto che più mi ha colpito e che mi ha fatto riflettere è stato "Per noi che non crediamo in dio", in cui si narra di un gruppo di teatro che deve allestire una rappresentazione. Essa si propone di narrare gli ultimi momenti di un condannato a morte, e il suo dialogo/monologo con se stesso e con vari interlocutori, ad esempio un parente della vittima, riguardante le sue colpe. In poco spazio Endo riesce ad addensare concetti e riflessioni interessantissimi, con l'aggiunta geniale del palcoscenico, anzi, l'alternanza tra palcoscenico e realtà è proprio l'elemento che collega tutte le riflessioni e che le rende così profonde.
Non volendo però cadere in ingrate e indesiderate anticipazioni posso solo consigliare la lettura di questi volumetti, non posso sapere se vi diranno le stesse cose che hanno detto a me, penso però che difficilmente non lasceranno il segno.
Sempre troppo spesso si disdegnano i racconti brevi ed autoconclusivi preferendo le serie più in voga e famose.
Invece, da quando ho iniziato a leggere manga, le opere più meritevoli ed interessanti le ho trovate proprio tra quei racconti (o serie) dalla breve durata ma dai contenuti sostanziosi. Non sottovalutate opere come "Le ali di Vendemiaire" o "I racconti brevi" di Mohiro Kitoh, si tratta di piccoli capolavori.