Luno
Tete è un ragazzino che trascorre le sue giornate dividendosi fra scuola, casa e la sua unica passione: pur essendo fondamentalmente un vigliacco, ama molto i libri d'avventura, in quanto gli ricordano il suo defunto padre, morto in guerra. L'incontro con Geeta, all'apparenza una piccola furfantella travestita da maschio, finirà per trascinarlo in una di quelle avventure su cui aveva tanto fantasticato e in questa occasione riuscirà a trovare dentro di sé tutto il coraggio che aveva sempre desiderato. La bambina, infatti, discende da una tribù di esper che con l'aiuto di un minerale è in grado di ridare la vita ai morti.
Pur essendo indubbiamente un manga, la trama, l'ambientazione e i disegni di questo "Luno" hanno caratteristiche che a me hanno ricordato molto i fumetti occidentali, per cui presumo che l'autore abbia subìto un po' l'influenza della nostra cultura fumettistica. Per essere più preciso, mentre leggevo questo titolo più di una volta m'è sembrato di rivedere tratti tipici del nostrano "Dylan dog".
Ciò che però con il tempo mi ha spinto a disinnamorarmi del fumetto della Bonelli è la visione eccessivamente fatalista e pessimista (al contrario di quanto esso stesso affermava tra l'altro); elementi che io ho riscontrato anche qui e ciò è risultato piuttosto difficile da digerire.
La trama, poi, è abbastanza confusa e i tentativi di creare un'atmosfera ricca di pathos e mistero si sono persi nella noia più totale. Alcune parti della narrazione, che avrebbero potuto rendere il tutto più interessante, sono solo accennate; altre più noiose, invece, potevano essere saltate e rendere più semplice la lettura.
In definitivo "Luno" è un titolo un po' moscetto, che si legge in in poco tempo e si dimentica subito. Se vi va di dargli un'occhiata fatelo pure ma, secondo me, se non lo fate non vi perdete nulla di importante.
Pur essendo indubbiamente un manga, la trama, l'ambientazione e i disegni di questo "Luno" hanno caratteristiche che a me hanno ricordato molto i fumetti occidentali, per cui presumo che l'autore abbia subìto un po' l'influenza della nostra cultura fumettistica. Per essere più preciso, mentre leggevo questo titolo più di una volta m'è sembrato di rivedere tratti tipici del nostrano "Dylan dog".
Ciò che però con il tempo mi ha spinto a disinnamorarmi del fumetto della Bonelli è la visione eccessivamente fatalista e pessimista (al contrario di quanto esso stesso affermava tra l'altro); elementi che io ho riscontrato anche qui e ciò è risultato piuttosto difficile da digerire.
La trama, poi, è abbastanza confusa e i tentativi di creare un'atmosfera ricca di pathos e mistero si sono persi nella noia più totale. Alcune parti della narrazione, che avrebbero potuto rendere il tutto più interessante, sono solo accennate; altre più noiose, invece, potevano essere saltate e rendere più semplice la lettura.
In definitivo "Luno" è un titolo un po' moscetto, che si legge in in poco tempo e si dimentica subito. Se vi va di dargli un'occhiata fatelo pure ma, secondo me, se non lo fate non vi perdete nulla di importante.
''Luno'' è un volume auto conclusivo di Kei Toume inedito in Italia.
In una città sconosciuta, la cui epoca potrebbe essere incentrata nei primi del novecento, un ragazzino di nome Tete passa le sue giornate a leggere vecchi libri lasciati dal padre. Un giorno, su richiesta di una ragazzina, Tete offrirà del latte ad un gatto malconcio alla quale la ragazzina tiene molto. Questa è Geeta, un'orfana inizialmente camuffata da ragazzo che scappando di città in città fa la conoscenza di Tete. Geeta ha sulle spalle i suoi misteri, che verranno ad intrecciarsi con l'esistenza tranquilla di Tete.
Tete ci viene presentato come un ragazzino le cui giornate sono passate dedicandosi alla lettura di libri d'avventura che saziano in modo soddisfacente la bramosia di avventura del ragazzo. In realtà questi è solo un fifone, rifiuta le richieste da parte degli amici di esplorare, come in un libro d'avventura, case abbandonate o svelare misteri e si addentra nei suoi libri dove il suo scopo è semplicemente leggere e non agire.
Geeta, come sopra detto è orfana e per di più inseguita da personaggi poco raccomandabili che da questa desiderano un particolare orologio.
Le diverse vicende, narrate in un arco temporale piuttosto veloce se pur comprendendo qualche notte, non trovano pieno spazio nella grandezza del volume. Personaggi secondari stereotipati al massimo e situazioni confusionarie e tirate.
La Toume come sempre funge una storia a significato. Questa volta ci stuzzica spargendo qua e là piccole dosi di filosofia sempliciotta, oggi si mangia l'immortalità. Se ben non si capiscano gran parti di dialoghi costruiti assurdamente si vede come il tema principale sia una strana sorta di immortalità. Interessanti sono alcune notazioni e per la misera estensione di fraseggio, le piccole vignette dove quasi casualmente si tratta di temi profondi:
''Vorrei tanto incontrali ma ormai ho accettato la loro morte in fondo al mio cuore''; il tema dell'accettazione psicologica ed interiore della morte di qualcuno così vicino da non vederlo più mentre in realtà è divenuto l'intero spazio, si ferma solo in questa frase mentre poteva divenire un discorso cardine;
''Se tutte le paure abbandonassero gli uomini, anche l'idea di Dio abbandonerebbe i nostri cuori'', e qui un'altra piccola notazione che non trova una riflessione più profonda nonostante l'ambientazione macabra renderebbe perfettamente una discussione in merito;
''Penso ancora che Dio non esista e anche se esiste sta senza far nulla e osserva ogni cosa.'' Eccone un'altra, non si può affermare un concetto personale del genere e lasciarlo come frase d'effetto, un tema alto e complicato (reso piuttosto a luogo comune) deve essere esteso anche di una sola tavola per una maggiore comprensibilità di (almeno) una caratterizzazione di pensiero di un personaggio.
Punto a favore va la piccola nota poetica finale nella quale si nota come la Toume, nonostante si diletti in generi artificiosi e azzurrini, possa anche cimentarsi in piccole dosi di comune e barbara poesia.
La storia se pur nell'ambientazione coinvolga il lettore è a scorci banale e tirata. Viene chiusa nelle misere pagine di un solo volume e stretto stretto viene concluso e prima ancora sviluppato un amalgamarsi di temi, di spunti che messi riassuntivamente insieme in quel modo crea una poltiglia più che un tramonto.
Se pure la storia possa essere stata concepita in una maniera originale e scorrevole, l'averle dato questo poco spazio l'ha impoverita e dimagrita facendola diventare inutile, magari la sola aggiunta di un altro volume avrebbe reso maggiormente alcuni temi ed altre parti molto banali sarebbero divenute di spessore più originale o volendo meno ridicole.
Disegno: lo stile della Toume spicca agli occhi per il suo tetro stampo e le sue figure arrabbiate. Infatti l'autrice rende perfettamente i suoi scenari ponendo forti scuri a forti chiari creando un contrasto eccessivo e pacchiano, facendo concepire in modo davvero utopico piccoli spaccati e paesaggi di luoghi impossibili ed irreali.
I personaggi sono molto simili ad altri creati dall'autrice, infatti i tratti tipici su cui questa caratterizza un personaggio si ripropongono e mutano di poco, e si ritrovano vecchi volti famigliari nelle loro più piccole espressione e nelle insicurezze mimiche.
Le tavole a colori sono nel pieno spirito dell'autrice, opache, tetre e malinconiche, rappresentando come solito figure estraniate ed apatiche quasi in procinto di un pianto sterile.
Funzionante resa omogenea delle architettura e dei personaggi inseriti. Lo stile dell'autrice trova grande sfogo nelle ambientazioni, architetture e sfondi nei quali non perde tono e rilancia tanto quanto avviene nei personaggi.
Impressioni personali: una storia conclusa in modo inconcludente. Una di quelle storie inutili e a fini commerciali per un'autrice la quale concede piccole storie a piccoli occhi. Se fosse stata una storia alla quale si avesse voluto sin dall'inizio dare un certo spessore ed una certa particolarità si sarebbe puntato su un'estensione maggiore ed una comprensibilità di sceneggiatura migliore. La storia è trascurata e regalata come una bomboniera, si salva per le egregie tavole dell'autrice e per le piccole notazioni attente ma antipatiche che questa mette per riportare comunque la storia ai caratteri tipici dell'autrice.
Sinceramente una storia che a consigliare, non consiglio. Lascia l'amaro in quanto è come vedere una bella cosa incompiuta, per - chissà - poca voglia o poca importanza, fatto sta che la Toume può e deve dedicarsi ad opere di maggiore spessore simbolico e artistico, lasciando perdere piccoli capricci inutili di fantasia improvvisi.
In una città sconosciuta, la cui epoca potrebbe essere incentrata nei primi del novecento, un ragazzino di nome Tete passa le sue giornate a leggere vecchi libri lasciati dal padre. Un giorno, su richiesta di una ragazzina, Tete offrirà del latte ad un gatto malconcio alla quale la ragazzina tiene molto. Questa è Geeta, un'orfana inizialmente camuffata da ragazzo che scappando di città in città fa la conoscenza di Tete. Geeta ha sulle spalle i suoi misteri, che verranno ad intrecciarsi con l'esistenza tranquilla di Tete.
Tete ci viene presentato come un ragazzino le cui giornate sono passate dedicandosi alla lettura di libri d'avventura che saziano in modo soddisfacente la bramosia di avventura del ragazzo. In realtà questi è solo un fifone, rifiuta le richieste da parte degli amici di esplorare, come in un libro d'avventura, case abbandonate o svelare misteri e si addentra nei suoi libri dove il suo scopo è semplicemente leggere e non agire.
Geeta, come sopra detto è orfana e per di più inseguita da personaggi poco raccomandabili che da questa desiderano un particolare orologio.
Le diverse vicende, narrate in un arco temporale piuttosto veloce se pur comprendendo qualche notte, non trovano pieno spazio nella grandezza del volume. Personaggi secondari stereotipati al massimo e situazioni confusionarie e tirate.
La Toume come sempre funge una storia a significato. Questa volta ci stuzzica spargendo qua e là piccole dosi di filosofia sempliciotta, oggi si mangia l'immortalità. Se ben non si capiscano gran parti di dialoghi costruiti assurdamente si vede come il tema principale sia una strana sorta di immortalità. Interessanti sono alcune notazioni e per la misera estensione di fraseggio, le piccole vignette dove quasi casualmente si tratta di temi profondi:
''Vorrei tanto incontrali ma ormai ho accettato la loro morte in fondo al mio cuore''; il tema dell'accettazione psicologica ed interiore della morte di qualcuno così vicino da non vederlo più mentre in realtà è divenuto l'intero spazio, si ferma solo in questa frase mentre poteva divenire un discorso cardine;
''Se tutte le paure abbandonassero gli uomini, anche l'idea di Dio abbandonerebbe i nostri cuori'', e qui un'altra piccola notazione che non trova una riflessione più profonda nonostante l'ambientazione macabra renderebbe perfettamente una discussione in merito;
''Penso ancora che Dio non esista e anche se esiste sta senza far nulla e osserva ogni cosa.'' Eccone un'altra, non si può affermare un concetto personale del genere e lasciarlo come frase d'effetto, un tema alto e complicato (reso piuttosto a luogo comune) deve essere esteso anche di una sola tavola per una maggiore comprensibilità di (almeno) una caratterizzazione di pensiero di un personaggio.
Punto a favore va la piccola nota poetica finale nella quale si nota come la Toume, nonostante si diletti in generi artificiosi e azzurrini, possa anche cimentarsi in piccole dosi di comune e barbara poesia.
La storia se pur nell'ambientazione coinvolga il lettore è a scorci banale e tirata. Viene chiusa nelle misere pagine di un solo volume e stretto stretto viene concluso e prima ancora sviluppato un amalgamarsi di temi, di spunti che messi riassuntivamente insieme in quel modo crea una poltiglia più che un tramonto.
Se pure la storia possa essere stata concepita in una maniera originale e scorrevole, l'averle dato questo poco spazio l'ha impoverita e dimagrita facendola diventare inutile, magari la sola aggiunta di un altro volume avrebbe reso maggiormente alcuni temi ed altre parti molto banali sarebbero divenute di spessore più originale o volendo meno ridicole.
Disegno: lo stile della Toume spicca agli occhi per il suo tetro stampo e le sue figure arrabbiate. Infatti l'autrice rende perfettamente i suoi scenari ponendo forti scuri a forti chiari creando un contrasto eccessivo e pacchiano, facendo concepire in modo davvero utopico piccoli spaccati e paesaggi di luoghi impossibili ed irreali.
I personaggi sono molto simili ad altri creati dall'autrice, infatti i tratti tipici su cui questa caratterizza un personaggio si ripropongono e mutano di poco, e si ritrovano vecchi volti famigliari nelle loro più piccole espressione e nelle insicurezze mimiche.
Le tavole a colori sono nel pieno spirito dell'autrice, opache, tetre e malinconiche, rappresentando come solito figure estraniate ed apatiche quasi in procinto di un pianto sterile.
Funzionante resa omogenea delle architettura e dei personaggi inseriti. Lo stile dell'autrice trova grande sfogo nelle ambientazioni, architetture e sfondi nei quali non perde tono e rilancia tanto quanto avviene nei personaggi.
Impressioni personali: una storia conclusa in modo inconcludente. Una di quelle storie inutili e a fini commerciali per un'autrice la quale concede piccole storie a piccoli occhi. Se fosse stata una storia alla quale si avesse voluto sin dall'inizio dare un certo spessore ed una certa particolarità si sarebbe puntato su un'estensione maggiore ed una comprensibilità di sceneggiatura migliore. La storia è trascurata e regalata come una bomboniera, si salva per le egregie tavole dell'autrice e per le piccole notazioni attente ma antipatiche che questa mette per riportare comunque la storia ai caratteri tipici dell'autrice.
Sinceramente una storia che a consigliare, non consiglio. Lascia l'amaro in quanto è come vedere una bella cosa incompiuta, per - chissà - poca voglia o poca importanza, fatto sta che la Toume può e deve dedicarsi ad opere di maggiore spessore simbolico e artistico, lasciando perdere piccoli capricci inutili di fantasia improvvisi.
Luno è un manga di un solo volume scritto e disegnato da Kei Toume.
Prima della lettura avevo dei dubbi sul fatto che il manga fosse concluso o meno, dato che sulla cover c'è il numero 1 in bella vista, il che fa supporre un volume 2. Comunque, leggendo, il finale toglie qualsiasi dubbio, la storia si conclude, non viene spiegato tutto, ma si può dire bello che finito. Allora perché mettere il numero 1 sulla cover? Si fa solo confusione.
Ho voluto sottolineare questo aspetto perché mi ha frenato più volte nel decidermi se leggere o meno questo manga per la paura di trovarmi senza finale, come capita per molti volumi unici.
Il manga in sé non è male, e la storia è abbastanza interessante, pur essendo poco dettagliata. Molte cose non vengono spiegate chiaramente, e arrivati alla fine il pensiero che ci sia qualcosa che manca un po' si fa sentire.
La storia è ambientata in una città di cui non sappiamo il nome né dove si trova geograficamente, ma sembra una città europea dell'inizio 800, da quel che si vede per edifici e abiti dei cittadini. Protagonisti della storia sono un ragazzo di nome Tete e una ragazza di nome Geeta.
Geeta è un'orfana che vive sotto un ponte e vive rubando il cibo quando può. I due ragazzi fanno amicizia, lei gli racconta della sua vita e del fatto che è costretta a fuggire in quanto braccata da un gruppo di criminali, i quali hanno ucciso i suoi genitori, che di professione erano archeologi.
Geeta decide di lasciare la città, ma prima affida a Tete un misterioso orologio da tasca facendosi promettere che non l'avrebbe consegnato a nessuno, e che sarebbe tornata a riprenderlo.
Messa così la storia non pare molto originale. Molti elementi si possono dire già visti, e anche l'inizio è abbastanza classico come situazione. Però non c'è solo questo, il manga ha la sua buona dose di misteri, come la vera identità di Geeta e dei suoi genitori, quella dei criminali che la inseguono, e lo scopo dell'orologio misterioso. Anche qui posso dire che non è nulla di memorabile, ma per un volume unico è sufficiente.
I personaggi sono pochi, Tete, Geeta, il capo dei cattivi e un altro tizio. Di loro ci viene detto solo quello che serve sapere, nulla di più nulla di meno. Il personaggio più dettagliato è Geeta dato che è la protagonista, mentre Tete è il tramite tra il lettore e la storia, dato che lui si ritrova coinvolto nella vicenda, mentre il nemico è tutto sommato decente, anche se stereotipato nei suoi comportamenti.
I disegni sono buoni, la città è ben disegnata, con l'architettura europea, i palazzi e quant'altro, anche se non si vede poi molto. I personaggi sono normali, non spiccano per nessuna caratteristica, tranne Tete che ricorda molti personaggi già visti in altri manga o anime.
Non ho veramente capito il significato del titolo, prima della lettura avevo pensato fosse in qualche modo collegato alla Luna, ma della Luna ne parlano in una sola frase riferendosi solo alle sue fasi, dunque il significato deve essere un altro, a saperlo.
Comunque Luno mi è piaciuto abbastanza per essere un volume unico. La storia è piacevole da leggere e il finale è anche buono. Resto dell'idea che poteva essere più lunga dato che alcuni misteri rimangono insoluti, però forse voleva continuare, l'uno sulla cover mi dà ancora da pensare, magari ha cambiato idea all'ultimo momento, chissà. Il finale però non sembra messo a caso o affrettato, anzi, è perfetto per la storia raccontata.
Prima della lettura avevo dei dubbi sul fatto che il manga fosse concluso o meno, dato che sulla cover c'è il numero 1 in bella vista, il che fa supporre un volume 2. Comunque, leggendo, il finale toglie qualsiasi dubbio, la storia si conclude, non viene spiegato tutto, ma si può dire bello che finito. Allora perché mettere il numero 1 sulla cover? Si fa solo confusione.
Ho voluto sottolineare questo aspetto perché mi ha frenato più volte nel decidermi se leggere o meno questo manga per la paura di trovarmi senza finale, come capita per molti volumi unici.
Il manga in sé non è male, e la storia è abbastanza interessante, pur essendo poco dettagliata. Molte cose non vengono spiegate chiaramente, e arrivati alla fine il pensiero che ci sia qualcosa che manca un po' si fa sentire.
La storia è ambientata in una città di cui non sappiamo il nome né dove si trova geograficamente, ma sembra una città europea dell'inizio 800, da quel che si vede per edifici e abiti dei cittadini. Protagonisti della storia sono un ragazzo di nome Tete e una ragazza di nome Geeta.
Geeta è un'orfana che vive sotto un ponte e vive rubando il cibo quando può. I due ragazzi fanno amicizia, lei gli racconta della sua vita e del fatto che è costretta a fuggire in quanto braccata da un gruppo di criminali, i quali hanno ucciso i suoi genitori, che di professione erano archeologi.
Geeta decide di lasciare la città, ma prima affida a Tete un misterioso orologio da tasca facendosi promettere che non l'avrebbe consegnato a nessuno, e che sarebbe tornata a riprenderlo.
Messa così la storia non pare molto originale. Molti elementi si possono dire già visti, e anche l'inizio è abbastanza classico come situazione. Però non c'è solo questo, il manga ha la sua buona dose di misteri, come la vera identità di Geeta e dei suoi genitori, quella dei criminali che la inseguono, e lo scopo dell'orologio misterioso. Anche qui posso dire che non è nulla di memorabile, ma per un volume unico è sufficiente.
I personaggi sono pochi, Tete, Geeta, il capo dei cattivi e un altro tizio. Di loro ci viene detto solo quello che serve sapere, nulla di più nulla di meno. Il personaggio più dettagliato è Geeta dato che è la protagonista, mentre Tete è il tramite tra il lettore e la storia, dato che lui si ritrova coinvolto nella vicenda, mentre il nemico è tutto sommato decente, anche se stereotipato nei suoi comportamenti.
I disegni sono buoni, la città è ben disegnata, con l'architettura europea, i palazzi e quant'altro, anche se non si vede poi molto. I personaggi sono normali, non spiccano per nessuna caratteristica, tranne Tete che ricorda molti personaggi già visti in altri manga o anime.
Non ho veramente capito il significato del titolo, prima della lettura avevo pensato fosse in qualche modo collegato alla Luna, ma della Luna ne parlano in una sola frase riferendosi solo alle sue fasi, dunque il significato deve essere un altro, a saperlo.
Comunque Luno mi è piaciuto abbastanza per essere un volume unico. La storia è piacevole da leggere e il finale è anche buono. Resto dell'idea che poteva essere più lunga dato che alcuni misteri rimangono insoluti, però forse voleva continuare, l'uno sulla cover mi dà ancora da pensare, magari ha cambiato idea all'ultimo momento, chissà. Il finale però non sembra messo a caso o affrettato, anzi, è perfetto per la storia raccontata.