La cronaca degli insetti umani
Se qualcuno ha letto "Losers" di Koji Yoshimoto dopo la mia recensione si sarà accorto che la fine degli anni ‘60 è coincisa con la nascita di un mucchio di riviste di genere seinen con autori legati al movimento gekiga o ispirati in qualche modo da esso. In realtà nel fumetto ciò non viene detto ma è chiaro che almeno indirettamente autori come Baron Yoshimoto si sono ispirati al gekiga.
La storia sarebbe lunga ed io non ho le capacità per esprimere ciò in modo migliore, prendiamolo per assodato. Chi non fa mistero della sua maturazione in seguito all’accostamento alle opere gekiga è Osamu Tezuka, il quale dopo aver sfornato per decenni manga per bambini, va in crisi e riemerge con una produzione rivolta anche ad un pubblico più adulto. Di alcune di queste produzioni ho già parlato tipo "Alabaster" o "MW" le quali presentano un elemento in comune con La: cronaca degli degli insetti umani: il cattivo è il personaggio principale. Nei due titoli precedenti da me fatti l’autore tenta (e riesce) di dare una motivazione al perché l’afroamericano James Block o il brillante Michio Yuki diventano mostri.
Nella cronaca degli insetti umani ciò non rientra nei suoi piani: un po’ come succede nei fumetti di Go Nagai o nell’animazione degli anni ‘70 il cattivo è cattivo e basta senza un perché… la cosa mi andava bene da bambino e in fondo mi va bene anche adesso in quanto la narrazione mi ha affascinato senza permettermi che mi ponessi la domanda durante la lettura.
La protagonista Toshiko Tamura è raffrontata a vari insetti: i due che più le si adattano sono la farfalla che esce dal bozzolo e la mantide religiosa: scopriremo infatti che è bisessuale ed il suo corpo e il sesso come strumenti manipolativi. Chiunque può essere usato e gettato in base ai suoi piani.
Inizialmente diventa un’attrice e una regista ma poi si trasforma in scrittrice e designer. Ma mentre il teatro lo aveva nel sangue e impara presto ad imitare le altre attrici ma non si può avere tutti i talenti… come fa? <spoiler>Inizia a rubare ad i suoi amanti e non ruba solo le opere ma, scopriremo; se è necessario anche la vita. Lei rimane per molta parte del manga una bambina che rinasce in molti ambienti proponendosi di conquistarli rovinando gli uomini (o le donne anche se non sappiamo la storia della donna che si impicca all’inizio del manga) portandoli a morire o uccidere. <fine spoiler="">
Quest’opera dunque è molto bella, rapida da leggere dove non si trova un piano più alto tipico di certi autori gekiga come Sanpei Shirato o Kazuo Koike.
Do lo stesso un voto alto, quello relativo al piacere della lettura: nove.</fine></spoiler>
La storia sarebbe lunga ed io non ho le capacità per esprimere ciò in modo migliore, prendiamolo per assodato. Chi non fa mistero della sua maturazione in seguito all’accostamento alle opere gekiga è Osamu Tezuka, il quale dopo aver sfornato per decenni manga per bambini, va in crisi e riemerge con una produzione rivolta anche ad un pubblico più adulto. Di alcune di queste produzioni ho già parlato tipo "Alabaster" o "MW" le quali presentano un elemento in comune con La: cronaca degli degli insetti umani: il cattivo è il personaggio principale. Nei due titoli precedenti da me fatti l’autore tenta (e riesce) di dare una motivazione al perché l’afroamericano James Block o il brillante Michio Yuki diventano mostri.
Nella cronaca degli insetti umani ciò non rientra nei suoi piani: un po’ come succede nei fumetti di Go Nagai o nell’animazione degli anni ‘70 il cattivo è cattivo e basta senza un perché… la cosa mi andava bene da bambino e in fondo mi va bene anche adesso in quanto la narrazione mi ha affascinato senza permettermi che mi ponessi la domanda durante la lettura.
La protagonista Toshiko Tamura è raffrontata a vari insetti: i due che più le si adattano sono la farfalla che esce dal bozzolo e la mantide religiosa: scopriremo infatti che è bisessuale ed il suo corpo e il sesso come strumenti manipolativi. Chiunque può essere usato e gettato in base ai suoi piani.
Inizialmente diventa un’attrice e una regista ma poi si trasforma in scrittrice e designer. Ma mentre il teatro lo aveva nel sangue e impara presto ad imitare le altre attrici ma non si può avere tutti i talenti… come fa? <spoiler>Inizia a rubare ad i suoi amanti e non ruba solo le opere ma, scopriremo; se è necessario anche la vita. Lei rimane per molta parte del manga una bambina che rinasce in molti ambienti proponendosi di conquistarli rovinando gli uomini (o le donne anche se non sappiamo la storia della donna che si impicca all’inizio del manga) portandoli a morire o uccidere. <fine spoiler="">
Quest’opera dunque è molto bella, rapida da leggere dove non si trova un piano più alto tipico di certi autori gekiga come Sanpei Shirato o Kazuo Koike.
Do lo stesso un voto alto, quello relativo al piacere della lettura: nove.</fine></spoiler>
Originariamente pubblicato a puntate sulla rivista giapponese Play Comic, edita da Akita Shoten a partire dal 1970, "La cronaca degli Insetti umani"(Ningen Konchuki) è uno dei primi romanzi grafici che Osamu Tezuka ha scritto e disegnato appositamente per un pubblico adulto, e segna il periodo nell'arco della sua produzione in cui subisce l'influenza dei fumettisti gekiga, genere caratterizzato da uno stile narrativo cupo e da un'estetica realistica, che si era imposto come simbolo di ribellione negli anni turbolenti della cosiddetta generazione manga, alla fine degli anni 60. In questa vena di sperimentazione, sia narrativa che grafica, si inseriscono altre opere di Tezuka come "MW", "Ayako" e "Kirihito". Nel 2011 il canale giapponese WOWOW ha rilasciato una trasposizione in serie televisiva basata sul manga con protagonista l'attrice Hinase Minami.
La storia è incentrata sull'enigmatica figura di Toshiko Tomura, brillante donna in carriera che, nonostante la giovane età, sembra passare per un autentico genio, riuscendo a eccellere in qualsiasi disciplina artistica ella si cimenti: attrice teatrale, designer, romanziera. Dietro il suo incredibile successo si nasconde però un torbido segreto e una personalità inquietante. La donna deve i suoi traguardi a una caratteristica molto particolare: la sua capacità mimetica di assumere il carattere e i talenti delle altre persone. Questa indole metamorfica le permette di sfruttare il prossimo in maniera dissoluta e di spremerne ogni goccia di utilità per il proprio tornaconto personale, arrivando ad usare senza scrupoli anche mezzi bassi come il sesso e la corruzione.
Il primo episodio vede Toshiko trionfare al prestigioso premio letterario Akutagawa con il suo romanzo "La cronaca degli insetti umani", salvo scoprire subito dopo che in realtà ella aveva rubato l'intera opera ad un'altra scrittrice che a quel punto, sentendosi tradita, aveva infine scelto il suicidio. Da quel momento in poi Toshiko si rivela una letale mantide. Tutta una serie di personaggi (un paparazzo, un sicario anarchico, un regista teatrale, un dirigente senza scrupoli), che di volta in volta hanno la sfortuna di incontrarla, vengono inesorabilmente risucchiati all'interno della sua orbita deleteria per poi subire il medesimo amaro destino, abbandonati come involucri vuoti. La sua è un implacabile scalata a spese degli altri. In lei non ci sono rimorsi, solo un piacere quasi sadico e un insaziabile desiderio di annientamento. Ma alla fine di questa frenetica e inesorabile rincorsa a nuovi traguardi di abiezione, cosa rimane? La perenne insoddisfazione dovuta alla sua vacuità e alla sua volubilità, la totale mancanza di un'autentica realizzazione personale e un'incolmabile solitudine dovuta alla terra bruciata lasciata dietro di sé. In un certo senso assistiamo a una serie di trappole che Toshiko escogita per il puro piacere della sfida, una sfida contro se stessa.
"Si dice vi siano addirittura farfalle che si camuffano fino a diventare identiche a civette. Quella ragazza è così!"
La dark lady è uno stereotipo consolidato dell'immaginario letterario e cinematografico, rappresenta la donna seduttrice, infedele, pericolosa. L'antieroina di Tezuka esprime l'epitome della dark lady: bella, sexy, affascinante, assolutamente amorale. Non è facile per il lettore simpatizzare con un personaggio così ambiguo e intricato, ma le pagine del volume scorrono veloci con l'ansia di scoprire cosa la sua mente diabolica riesca ancora a escogitare, fino a che livello di abiezione possa ancora arrivare. I suoi inganni sono così astuti che potrebbero adattarsi alla trama dei più tetri film noir. E' una donna maliziosa e disinvolta che non nasconde la crudeltà e la volontà di sopraffazione tipico della dark lady della prima metà degli anni 40. D'altronde Toshiko è un personaggio complesso, Tezuka la dipinge in modo spietato, ma c'è un altro lato di lei, un volto candido e innocuo che in segreto ha costruito un santuario della sua infanzia perduta, dove morbosamente trova la pace fra le braccia del feticcio in cera di sua madre, circondata da orpelli infantili.
«In quest'epoca di yin e yang irrazionali, ho voluto provare a descrivere una donna priva di scrupoli e il suo comportamento machiavellico. Ho dato nome ai personaggi parodiando per ciascuno alcune denominazioni entomologiche. Mentre realizzavo quest'opera, mi veniva in mente "Dalla vita degli insetti" di Karel Čapek. Penso che il mondo degli insetti sia una caricatura della società umana.» Osamu Tezuka
Quello di Tezuka è un affresco impietoso della rampante società giapponese degli anni '70, la quale ne esce come cinica ed arrivista, corrotta e degenerata. Nessuno risulta essere del tutto innocente nella galleria di personaggi che popolano La cronaca degli insetti umani. Il consorzio umano descritto dall'autore si riduce a una primordiale lotta per la sopravvivenza, al prezzo della propria anima. Di quest'amara satira, che accosta gli atteggiamenti umani a quelli degli insetti, si erge a simbolo la stessa protagonista, paragonata ad una farfalla dalle cangianti forme ma anche ad un parassita in grado di sfruttare a suo vantaggio le capacità di chi la circonda. Il finale disincantato non lascia spiragli di salvezza e Tezuka si dimostra figlio del proprio tempo lasciandoci un'opera ancora di grande attualità.
La cronaca degli insetti umani è, come al solito quando si parla di Tezuka, una delizia dal punto di vista grafico. Il suo stile è meravigliosamente essenziale, espressivo, dinamico e si esprime al meglio nelle minimali pose di nudo femminile dal tratto sensuale ed elegante. Gli scenari sono realistici e dettagliati, con un'attenzione estrema alla riproduzione degli arredi e dei costumi che rispecchiano fedelmente i gusti e le mode dell'epoca. La scrittura è incalzante, fluente, senza soste. La migliore descrizione per lo stile di Tezuka è: eminentemente leggibile. Sfogliando i suoi manga, difficilmente si resta confusi sulla direzione delle vignette per via della sua innata capacità di spingere il lettore all'interno della pagina e di guidarlo attraverso un sapiente equilibrio di inquadrature, con calibrate accelerazioni e rallentamenti del ritmo di lettura. La composizione e la forma delle vignette offre un'incredibile varietà di sperimentazioni con soluzioni sempre nuove, in un linguaggio mutevole che spesso imita lo storyboard cinematografico per suggerire l'azione. Le tavole sono zeppe di informazioni visive e ci si sofferma spesso sui singoli dettagli pur di raccoglierne ogni minuzia grafica. La tecnica di disegno è molto libera e fa largo uso sia del tratteggio che del puntinato con effetti di chiaroscuro paragonabili alla tecnica di incisione in acquaforte. Una delle sue molte abilità consiste nella destrezza con i dettagli dello sfondo e nell'uso creativo dei retini, spesso applicati alle texture dei costumi e degli oggetti di design, con risultati raffinati e decorativi. In molte occasioni si spinge verso una ricerca formale che sfocia nell'astrattismo con vignette oniriche e psichedeliche.
Per quanto riguarda la più recente ristampa italiana, che risale al 2013, Hikari propone un'ottima edizione, puntuale in termini di traduzioni e note a piè pagina, a cura di Francesco Nicodemo. Al prezzo di 18 € si può possedere un pregevole volume unico di 368 pagine, di medio formato (17x24), con carta molto bianca e liscia di buona grammatura, stampa perfettamente bilanciata nella resa dei neri, e copertina satinata flessibile con alette. Completa l'offerta una breve postfazione scritta dallo stesso autore.
Tezuka si conferma ancora una volta un creatore eccezionale, un distaccato osservatore sempre al di sopra del suo stesso gioco, dei suoi intricati complotti e dei sui schemi narrativi. Con la sua indomabile protagonista e una trama che mette molta carne al fuoco, tra romanticismo, criminalità organizzata, intrighi politici, atrocità di guerra e scene per adulti, "La Cronaca degli Insetti Umani" è una lettura davvero selvaggia, irrinunciabile se vi piace leggere di belle donne con il cuore nero come la notte.
La storia è incentrata sull'enigmatica figura di Toshiko Tomura, brillante donna in carriera che, nonostante la giovane età, sembra passare per un autentico genio, riuscendo a eccellere in qualsiasi disciplina artistica ella si cimenti: attrice teatrale, designer, romanziera. Dietro il suo incredibile successo si nasconde però un torbido segreto e una personalità inquietante. La donna deve i suoi traguardi a una caratteristica molto particolare: la sua capacità mimetica di assumere il carattere e i talenti delle altre persone. Questa indole metamorfica le permette di sfruttare il prossimo in maniera dissoluta e di spremerne ogni goccia di utilità per il proprio tornaconto personale, arrivando ad usare senza scrupoli anche mezzi bassi come il sesso e la corruzione.
Il primo episodio vede Toshiko trionfare al prestigioso premio letterario Akutagawa con il suo romanzo "La cronaca degli insetti umani", salvo scoprire subito dopo che in realtà ella aveva rubato l'intera opera ad un'altra scrittrice che a quel punto, sentendosi tradita, aveva infine scelto il suicidio. Da quel momento in poi Toshiko si rivela una letale mantide. Tutta una serie di personaggi (un paparazzo, un sicario anarchico, un regista teatrale, un dirigente senza scrupoli), che di volta in volta hanno la sfortuna di incontrarla, vengono inesorabilmente risucchiati all'interno della sua orbita deleteria per poi subire il medesimo amaro destino, abbandonati come involucri vuoti. La sua è un implacabile scalata a spese degli altri. In lei non ci sono rimorsi, solo un piacere quasi sadico e un insaziabile desiderio di annientamento. Ma alla fine di questa frenetica e inesorabile rincorsa a nuovi traguardi di abiezione, cosa rimane? La perenne insoddisfazione dovuta alla sua vacuità e alla sua volubilità, la totale mancanza di un'autentica realizzazione personale e un'incolmabile solitudine dovuta alla terra bruciata lasciata dietro di sé. In un certo senso assistiamo a una serie di trappole che Toshiko escogita per il puro piacere della sfida, una sfida contro se stessa.
"Si dice vi siano addirittura farfalle che si camuffano fino a diventare identiche a civette. Quella ragazza è così!"
La dark lady è uno stereotipo consolidato dell'immaginario letterario e cinematografico, rappresenta la donna seduttrice, infedele, pericolosa. L'antieroina di Tezuka esprime l'epitome della dark lady: bella, sexy, affascinante, assolutamente amorale. Non è facile per il lettore simpatizzare con un personaggio così ambiguo e intricato, ma le pagine del volume scorrono veloci con l'ansia di scoprire cosa la sua mente diabolica riesca ancora a escogitare, fino a che livello di abiezione possa ancora arrivare. I suoi inganni sono così astuti che potrebbero adattarsi alla trama dei più tetri film noir. E' una donna maliziosa e disinvolta che non nasconde la crudeltà e la volontà di sopraffazione tipico della dark lady della prima metà degli anni 40. D'altronde Toshiko è un personaggio complesso, Tezuka la dipinge in modo spietato, ma c'è un altro lato di lei, un volto candido e innocuo che in segreto ha costruito un santuario della sua infanzia perduta, dove morbosamente trova la pace fra le braccia del feticcio in cera di sua madre, circondata da orpelli infantili.
«In quest'epoca di yin e yang irrazionali, ho voluto provare a descrivere una donna priva di scrupoli e il suo comportamento machiavellico. Ho dato nome ai personaggi parodiando per ciascuno alcune denominazioni entomologiche. Mentre realizzavo quest'opera, mi veniva in mente "Dalla vita degli insetti" di Karel Čapek. Penso che il mondo degli insetti sia una caricatura della società umana.» Osamu Tezuka
Quello di Tezuka è un affresco impietoso della rampante società giapponese degli anni '70, la quale ne esce come cinica ed arrivista, corrotta e degenerata. Nessuno risulta essere del tutto innocente nella galleria di personaggi che popolano La cronaca degli insetti umani. Il consorzio umano descritto dall'autore si riduce a una primordiale lotta per la sopravvivenza, al prezzo della propria anima. Di quest'amara satira, che accosta gli atteggiamenti umani a quelli degli insetti, si erge a simbolo la stessa protagonista, paragonata ad una farfalla dalle cangianti forme ma anche ad un parassita in grado di sfruttare a suo vantaggio le capacità di chi la circonda. Il finale disincantato non lascia spiragli di salvezza e Tezuka si dimostra figlio del proprio tempo lasciandoci un'opera ancora di grande attualità.
La cronaca degli insetti umani è, come al solito quando si parla di Tezuka, una delizia dal punto di vista grafico. Il suo stile è meravigliosamente essenziale, espressivo, dinamico e si esprime al meglio nelle minimali pose di nudo femminile dal tratto sensuale ed elegante. Gli scenari sono realistici e dettagliati, con un'attenzione estrema alla riproduzione degli arredi e dei costumi che rispecchiano fedelmente i gusti e le mode dell'epoca. La scrittura è incalzante, fluente, senza soste. La migliore descrizione per lo stile di Tezuka è: eminentemente leggibile. Sfogliando i suoi manga, difficilmente si resta confusi sulla direzione delle vignette per via della sua innata capacità di spingere il lettore all'interno della pagina e di guidarlo attraverso un sapiente equilibrio di inquadrature, con calibrate accelerazioni e rallentamenti del ritmo di lettura. La composizione e la forma delle vignette offre un'incredibile varietà di sperimentazioni con soluzioni sempre nuove, in un linguaggio mutevole che spesso imita lo storyboard cinematografico per suggerire l'azione. Le tavole sono zeppe di informazioni visive e ci si sofferma spesso sui singoli dettagli pur di raccoglierne ogni minuzia grafica. La tecnica di disegno è molto libera e fa largo uso sia del tratteggio che del puntinato con effetti di chiaroscuro paragonabili alla tecnica di incisione in acquaforte. Una delle sue molte abilità consiste nella destrezza con i dettagli dello sfondo e nell'uso creativo dei retini, spesso applicati alle texture dei costumi e degli oggetti di design, con risultati raffinati e decorativi. In molte occasioni si spinge verso una ricerca formale che sfocia nell'astrattismo con vignette oniriche e psichedeliche.
Per quanto riguarda la più recente ristampa italiana, che risale al 2013, Hikari propone un'ottima edizione, puntuale in termini di traduzioni e note a piè pagina, a cura di Francesco Nicodemo. Al prezzo di 18 € si può possedere un pregevole volume unico di 368 pagine, di medio formato (17x24), con carta molto bianca e liscia di buona grammatura, stampa perfettamente bilanciata nella resa dei neri, e copertina satinata flessibile con alette. Completa l'offerta una breve postfazione scritta dallo stesso autore.
Tezuka si conferma ancora una volta un creatore eccezionale, un distaccato osservatore sempre al di sopra del suo stesso gioco, dei suoi intricati complotti e dei sui schemi narrativi. Con la sua indomabile protagonista e una trama che mette molta carne al fuoco, tra romanticismo, criminalità organizzata, intrighi politici, atrocità di guerra e scene per adulti, "La Cronaca degli Insetti Umani" è una lettura davvero selvaggia, irrinunciabile se vi piace leggere di belle donne con il cuore nero come la notte.
Mi spiego prima che la lettura del voto faccia scatenare un attacco d'indignazione acuta: io di Tezuka ho letto poco/niente. Non perché non mi piaccia, anzi, ne sono sempre stato attratto, ma semplicemente perché le sue opere, qui in Italia, sono state per la maggior parte pubblicate a costi assurdi per le mie tasche.
Se ci fossero state edizioni più economiche di Tezuka avrei letto tutto il leggibile. Ma così non è andata e mi sono accontentato delle poche opere in edizione "economica" pubblicate.
Quindi quella che mi presto a scrivere è una schietta recensione da lettore con scarsa familiarità con l'autore in considerazione. Lettore normale, senza alcuna aspettativa a parte quella di passare qualche ora assieme a una bella lettura. Prendetene atto.
Sempre per amor di chiarimento vorrei specificare che sono del parere che i maestri sacri di qualsiasi arte siano da osservare e analizzare con occhio distaccato, senza farsi emozionare e coinvolgere dalla nomea dell'artista, dalla fama costruita a suon di capolavori. Questo perché a tutti capita di fare qualcosa sottotono, pure al Dio dei Manga.
Quindi iniziamo.
La Cronaca degli Insetti Umani non mi è piaciuto. Lo chiarisco fin da subito. Non mi è piaciuto per vari motivi, la maggior parte legati alla trama.
Il volume si apre con la protagonista, Toshiko Tomura, in procinto di essere premiata per il suo primo romanzo. Già dalle prime pagine l'autore prende le distanze da Toshiko mostrandola principalmente attraverso gli occhi di terzi; di lei sappiamo solo poche cose: che è di una bellezza illegale, che ha un carattere subdolo e che possiede la singolare capacità di rubare le doti/abilità di chi le sta vicino a livello emotivo.
Ed è proprio quest'ultimo dettaglio l'illuminante colpo di genio di Tezuka, l'idea semplice ma efficace che poteva aprire la via per una storia ricca di potenzialità e svolte narrative interessanti quanto piacevoli da leggere. Il problema nasce quando questa qualità - assieme al dettaglio riguardante la sconcertante bellezza fisica e allo scarso valore morale - rimangono le uniche note che caratterizzano la femme fatale protagonista dell'opera.[1]
Con lo scorrere degli eventi sia a livello psicologico che a livello caratteriale di Toshiko non si saprà quasi nulla; la protagonista si dimostrerà una figura senza personalità e senza vita propria, una donna che il lettore imparerà a odiare, ma non a comprendere. La sua piattezza psicologica, la banalità delle sue azioni, il fatto di assumere le qualità di chi le si avvicina la trasformeranno in una marionetta incapace di suscitare alcun scalpore nel lettore.
Una marionetta in cui l'abilità di sorprendere o far immedesimare non sarà pervenuta, a favore di una totale aridità caratteriale. E ciò finirà per condannare l'intero manga.
Il fatto è che la prima metà de La Cronaca degli Insetti Umani non è poi così male. Seppur alle prese coi modi di Toshiko, la trama scorre bene e sfrutta a dovere le intuizioni iniziali.[2] È giunti alla seconda metà che tutto crolla miseramente: qui Tezuka si perde in un - inutilmente - intricata svolta sociale ed economica con la comparsa del personaggio secondario (citato pure nella sinossi della casa editrice) Kiriro Kamaishi. Con l'arrivo di questo 'industriale che lavora nel settore siderurgico' l'opera si sfalda, perde tutto l'appeal guadagnato a fatica, smarrisce la trama principale a favore di una secondaria esageratamente lunga e complessa, con non indifferenti rimandi politici ed economici. L'autore si dimentica parzialmente di Toshiko e si concentra sulla delicata situazione politica e commerciale in oriente.
Tutto questo non è un delitto, ma finisce per snaturare quel che si ha letto prima: l'opera cambia faccia, sposta l'attenzione in qualcosa che poco c'entra con la protagonista e la sua capacità di metamorfosi. L'autore sterza verso una parziale deviazione che finisce per allungare il brodo e innervosire chi legge per il risvolto inconcludente.
Inconcludente come il finale dell'intero volume: velocizzato e tirato via; non accontenta il lettore per quanto riguarda le sorti della protagonista, né mostra una qualsiasi idea chiara su come porre fine alle vicende di Toshiko Tomura.
A fine lettura non ho potuto evitare di pormi una domanda: "ce n'era veramente bisogno?" e sentirmi un poco triste per aver perso quasi due ore con un'opera che, poco ma sicuro, dimenticherò tra cinque mesi.
Per quanto riguarda il lato visivo, invece, non posso che rallegrarmi. Il tratto del maestro è la parte migliore dell'intero volume; oltre alla versatilità del disegno, in grado di riservare alcune azzeccatissime scene dal sapore dolce-amaro, tanto sinistre e macabre quanto contrastanti con con lo stile cartoonesco usato, vi è anche un'incredibile bravura e originalità nella composizione delle pagine: le vignette si modellano a favore delle sequenze, seguono il ritmo della narrazione consentendo una lettura fluida e composta, ma non per questa statica o ripetitiva.
Inoltre l'uso del tratteggio e i forti chiaro-scuri di alcuni passaggi regalano momenti di forte tensione narrativa, purtroppo non mantenuti a dovere dalla trama.
Passando all'edizione: l'Hikari - 001 Edizioni - offre un volume corposo di 370 pagine, dalle goderecce dimensioni (righello alla mano: 17 x 24 cm.), con una carta bella spessa, alette segnalibro e una resistente rilegatura a colla. Nessuna sovraccoperta, inutile per un brossurato così grande, e stampa impeccabile a parte alcune piccolissime sbavature d'inchiostro notate nei primi capitoli.
Ancora: ottimo l'adattamento, ricco di note a fondo pagina per far comprendere meglio al lettore alcuni dettagli riguardo i termini giapponesi usati o i nomi propri decisi da Tezuka e sempre collegati al mondo dell'entomologia.
Nota dolente, invece, la copertina standard. Mi chiedo che bisogno ci fosse di usare un dettaglio abbastanza insignificante di una pagina qualsiasi piuttosto che l'illustrazione originale dell'edizione giapponese. Davvero: il corpo della protagonista ingiallito e sgranato a causa dell'ingrandimento, affiancato da un titolo dal font anonimo è, semplicemente, brutto; può solo far pensare a una mancanza di tempo da parte dei grafici per portare qualcosa di decente in tipografia. Purtroppo nemmeno l'edizione variant[3] regge benissimo il confronto con la copertina originale, e la cosa dispiace. In questo lato potevano impegnarsi poco di più: gli appassionati avrebbero compreso (il ritardo) e l'occhio ringraziato.
Ricapitolando: "La Cronaca degli Insetti Umani" non è il capolavoro che speravo. Una buona partenza che finisce col frantumarsi superate le 170 pagine, una storia incapace di coinvolgere appieno il lettore e che si conclude lasciando l'amaro in bocca. Un manga che non mi è piaciuto, forse a causa del distacco temporale che ci separa, forse perché mi sono fermato alla prima lettura, rimanendo in superficie, senza la volontà di approfondire le metafore presenti, in mia opinione troppo nascoste nella caratterizzazione storica e sociale.
Sarà per la prossima volta, maestro Tezuka.
Note:
[1]: pure superate le prime cento pagine.
[2]: il già citato potere della protagonista di acquisire le abilità di chi le sta vicino.
[3]: inspiegabilmente non venduta al Lucca Comics, dove ho comprato il volume.
Se ci fossero state edizioni più economiche di Tezuka avrei letto tutto il leggibile. Ma così non è andata e mi sono accontentato delle poche opere in edizione "economica" pubblicate.
Quindi quella che mi presto a scrivere è una schietta recensione da lettore con scarsa familiarità con l'autore in considerazione. Lettore normale, senza alcuna aspettativa a parte quella di passare qualche ora assieme a una bella lettura. Prendetene atto.
Sempre per amor di chiarimento vorrei specificare che sono del parere che i maestri sacri di qualsiasi arte siano da osservare e analizzare con occhio distaccato, senza farsi emozionare e coinvolgere dalla nomea dell'artista, dalla fama costruita a suon di capolavori. Questo perché a tutti capita di fare qualcosa sottotono, pure al Dio dei Manga.
Quindi iniziamo.
La Cronaca degli Insetti Umani non mi è piaciuto. Lo chiarisco fin da subito. Non mi è piaciuto per vari motivi, la maggior parte legati alla trama.
Il volume si apre con la protagonista, Toshiko Tomura, in procinto di essere premiata per il suo primo romanzo. Già dalle prime pagine l'autore prende le distanze da Toshiko mostrandola principalmente attraverso gli occhi di terzi; di lei sappiamo solo poche cose: che è di una bellezza illegale, che ha un carattere subdolo e che possiede la singolare capacità di rubare le doti/abilità di chi le sta vicino a livello emotivo.
Ed è proprio quest'ultimo dettaglio l'illuminante colpo di genio di Tezuka, l'idea semplice ma efficace che poteva aprire la via per una storia ricca di potenzialità e svolte narrative interessanti quanto piacevoli da leggere. Il problema nasce quando questa qualità - assieme al dettaglio riguardante la sconcertante bellezza fisica e allo scarso valore morale - rimangono le uniche note che caratterizzano la femme fatale protagonista dell'opera.[1]
Con lo scorrere degli eventi sia a livello psicologico che a livello caratteriale di Toshiko non si saprà quasi nulla; la protagonista si dimostrerà una figura senza personalità e senza vita propria, una donna che il lettore imparerà a odiare, ma non a comprendere. La sua piattezza psicologica, la banalità delle sue azioni, il fatto di assumere le qualità di chi le si avvicina la trasformeranno in una marionetta incapace di suscitare alcun scalpore nel lettore.
Una marionetta in cui l'abilità di sorprendere o far immedesimare non sarà pervenuta, a favore di una totale aridità caratteriale. E ciò finirà per condannare l'intero manga.
Il fatto è che la prima metà de La Cronaca degli Insetti Umani non è poi così male. Seppur alle prese coi modi di Toshiko, la trama scorre bene e sfrutta a dovere le intuizioni iniziali.[2] È giunti alla seconda metà che tutto crolla miseramente: qui Tezuka si perde in un - inutilmente - intricata svolta sociale ed economica con la comparsa del personaggio secondario (citato pure nella sinossi della casa editrice) Kiriro Kamaishi. Con l'arrivo di questo 'industriale che lavora nel settore siderurgico' l'opera si sfalda, perde tutto l'appeal guadagnato a fatica, smarrisce la trama principale a favore di una secondaria esageratamente lunga e complessa, con non indifferenti rimandi politici ed economici. L'autore si dimentica parzialmente di Toshiko e si concentra sulla delicata situazione politica e commerciale in oriente.
Tutto questo non è un delitto, ma finisce per snaturare quel che si ha letto prima: l'opera cambia faccia, sposta l'attenzione in qualcosa che poco c'entra con la protagonista e la sua capacità di metamorfosi. L'autore sterza verso una parziale deviazione che finisce per allungare il brodo e innervosire chi legge per il risvolto inconcludente.
Inconcludente come il finale dell'intero volume: velocizzato e tirato via; non accontenta il lettore per quanto riguarda le sorti della protagonista, né mostra una qualsiasi idea chiara su come porre fine alle vicende di Toshiko Tomura.
A fine lettura non ho potuto evitare di pormi una domanda: "ce n'era veramente bisogno?" e sentirmi un poco triste per aver perso quasi due ore con un'opera che, poco ma sicuro, dimenticherò tra cinque mesi.
Per quanto riguarda il lato visivo, invece, non posso che rallegrarmi. Il tratto del maestro è la parte migliore dell'intero volume; oltre alla versatilità del disegno, in grado di riservare alcune azzeccatissime scene dal sapore dolce-amaro, tanto sinistre e macabre quanto contrastanti con con lo stile cartoonesco usato, vi è anche un'incredibile bravura e originalità nella composizione delle pagine: le vignette si modellano a favore delle sequenze, seguono il ritmo della narrazione consentendo una lettura fluida e composta, ma non per questa statica o ripetitiva.
Inoltre l'uso del tratteggio e i forti chiaro-scuri di alcuni passaggi regalano momenti di forte tensione narrativa, purtroppo non mantenuti a dovere dalla trama.
Passando all'edizione: l'Hikari - 001 Edizioni - offre un volume corposo di 370 pagine, dalle goderecce dimensioni (righello alla mano: 17 x 24 cm.), con una carta bella spessa, alette segnalibro e una resistente rilegatura a colla. Nessuna sovraccoperta, inutile per un brossurato così grande, e stampa impeccabile a parte alcune piccolissime sbavature d'inchiostro notate nei primi capitoli.
Ancora: ottimo l'adattamento, ricco di note a fondo pagina per far comprendere meglio al lettore alcuni dettagli riguardo i termini giapponesi usati o i nomi propri decisi da Tezuka e sempre collegati al mondo dell'entomologia.
Nota dolente, invece, la copertina standard. Mi chiedo che bisogno ci fosse di usare un dettaglio abbastanza insignificante di una pagina qualsiasi piuttosto che l'illustrazione originale dell'edizione giapponese. Davvero: il corpo della protagonista ingiallito e sgranato a causa dell'ingrandimento, affiancato da un titolo dal font anonimo è, semplicemente, brutto; può solo far pensare a una mancanza di tempo da parte dei grafici per portare qualcosa di decente in tipografia. Purtroppo nemmeno l'edizione variant[3] regge benissimo il confronto con la copertina originale, e la cosa dispiace. In questo lato potevano impegnarsi poco di più: gli appassionati avrebbero compreso (il ritardo) e l'occhio ringraziato.
Ricapitolando: "La Cronaca degli Insetti Umani" non è il capolavoro che speravo. Una buona partenza che finisce col frantumarsi superate le 170 pagine, una storia incapace di coinvolgere appieno il lettore e che si conclude lasciando l'amaro in bocca. Un manga che non mi è piaciuto, forse a causa del distacco temporale che ci separa, forse perché mi sono fermato alla prima lettura, rimanendo in superficie, senza la volontà di approfondire le metafore presenti, in mia opinione troppo nascoste nella caratterizzazione storica e sociale.
Sarà per la prossima volta, maestro Tezuka.
Note:
[1]: pure superate le prime cento pagine.
[2]: il già citato potere della protagonista di acquisire le abilità di chi le sta vicino.
[3]: inspiegabilmente non venduta al Lucca Comics, dove ho comprato il volume.
Gli anni '70 sono stati assai movimentati: beat generation, emancipazione sessuale, femminismo, contestazioni studentesche; sul fronte storico/politico incombeva la guerra del Vietnam, mentre l'ombra oscura della guerra fredda e il terrore della minaccia nucleare facevano da sfondo. Il Giappone in quegli anni era messo malaccio: dopo un dopoguerra lacrime e sangue, era nata da zero una società ipercompetitiva, con dirigenti senza scrupoli; gli scandali politici tra industriali e governo intasavano le testate dei giornali, mentre la Yakuza, i servizi segreti, il controspionaggio, i giochi di potere dell'America vincitrice laceravano le viscere di un paese dalla crescita economica esponenziale, spropositata. Queste faccende sono sempre state a cuore a Osamu Tezuka, assieme alle assurdità e alla competitività di una società iperproduttiva e malata, schiava delle regole del potere, della tradizione, dell'indifferenza.
Attenzione: presenza di lievi spoiler.
Con "La cronaca degli insetti umani" Tezuka torna a muovere una pesante critica alla società giapponese dell'epoca; lo fa in modo molto elegante, plateale, analizzando con rigore la vera natura dei rapporti umani che, distorti dall'imprinting imposto dalla società dei consumi, si rivelano un mero guscio vuoto, fondato sull'opportunismo e sul tornaconto personale. Toshiko Tomura, la protagonista della "Cronaca", assorbe il talento dei/delle suoi/sue amanti; è un'imitatrice, una persona vuota, senz'anima, senza scrupoli, disposta a uccidere per farsi strada nella società. Si tratta di meschinità, di vanagloria; ma la condizione di Toshiko è ancora più grave, in quanto ella, una volta spogliata dell'apparenza, ritorna addirittura allo stato embrionale/larvale - stato simboleggiato dalla casa sperduta nei boschi in cui si rifugia, lontano da sguardi indiscreti, ad adorare, nuda, la statua di cera della defunta madre.
La società degli insetti è una metafora della società dell'uomo, dice Tezuka. Se prendiamo una larva, vuota, senza essenza, e la mettiamo nel fuoco dei giochi di potere e degli interessi personali, essa emulerà l'ambiente circostante, riempiendosi di negatività. Non diventerà mai una farfalla, in grado di volare libera, incurante delle leggi meccaniche della società. Questa metafora viene raccontata in un manga noir dalle tinte adulte, dalle sfumature inquietanti; il tratto di Tezuka nella "Cronoca" è più maturo rispetto a quello degli anni '60: egli, inoltre, si concede a scene erotiche, nudi autoriali; il sesso viene fatto metafora attraverso simbologie psichedeliche di animali selvaggi; la tristezza e la disperazione attraverso occhi lacrimanti sotto uno sfondo rigorosamente bianco. Si tratta di pop art: non mancano incursioni di graffiti che rappresentano il mito del jazz di Miles Davis, che un anno prima aveva suonato a Woodstock.
In definitiva, se cercate una cruda analisi dei giochi di potere e delle leggi del profitto che immancabilmente regolano gli affetti umani (eh sì cari miei, purtroppo è così), la "Cronaca" fa per voi. A distanza di più di quarant'anni dalla sua pubblicazione, il manga di Tezuka è attualissimo e possiede ancora tutta la sua carica maledetta, spietata, che altresì sfocia in una profonda riflessione sulla natura dell'uomo.
Attenzione: presenza di lievi spoiler.
Con "La cronaca degli insetti umani" Tezuka torna a muovere una pesante critica alla società giapponese dell'epoca; lo fa in modo molto elegante, plateale, analizzando con rigore la vera natura dei rapporti umani che, distorti dall'imprinting imposto dalla società dei consumi, si rivelano un mero guscio vuoto, fondato sull'opportunismo e sul tornaconto personale. Toshiko Tomura, la protagonista della "Cronaca", assorbe il talento dei/delle suoi/sue amanti; è un'imitatrice, una persona vuota, senz'anima, senza scrupoli, disposta a uccidere per farsi strada nella società. Si tratta di meschinità, di vanagloria; ma la condizione di Toshiko è ancora più grave, in quanto ella, una volta spogliata dell'apparenza, ritorna addirittura allo stato embrionale/larvale - stato simboleggiato dalla casa sperduta nei boschi in cui si rifugia, lontano da sguardi indiscreti, ad adorare, nuda, la statua di cera della defunta madre.
La società degli insetti è una metafora della società dell'uomo, dice Tezuka. Se prendiamo una larva, vuota, senza essenza, e la mettiamo nel fuoco dei giochi di potere e degli interessi personali, essa emulerà l'ambiente circostante, riempiendosi di negatività. Non diventerà mai una farfalla, in grado di volare libera, incurante delle leggi meccaniche della società. Questa metafora viene raccontata in un manga noir dalle tinte adulte, dalle sfumature inquietanti; il tratto di Tezuka nella "Cronoca" è più maturo rispetto a quello degli anni '60: egli, inoltre, si concede a scene erotiche, nudi autoriali; il sesso viene fatto metafora attraverso simbologie psichedeliche di animali selvaggi; la tristezza e la disperazione attraverso occhi lacrimanti sotto uno sfondo rigorosamente bianco. Si tratta di pop art: non mancano incursioni di graffiti che rappresentano il mito del jazz di Miles Davis, che un anno prima aveva suonato a Woodstock.
In definitiva, se cercate una cruda analisi dei giochi di potere e delle leggi del profitto che immancabilmente regolano gli affetti umani (eh sì cari miei, purtroppo è così), la "Cronaca" fa per voi. A distanza di più di quarant'anni dalla sua pubblicazione, il manga di Tezuka è attualissimo e possiede ancora tutta la sua carica maledetta, spietata, che altresì sfocia in una profonda riflessione sulla natura dell'uomo.
Da quasi un anno a questa parte mi ritrovo spesso intento a recensire un'opera di Osamu Tezuka: da un lato, ciò è senz'altro da imputare al maestro, dal momento che ha buttato giù una quantità spropositata di manga di ogni genere lungo tutta la sua prolifica carriera nel mondo dei fumetti (giusto per fare due calcoli, parliamo di centocinquantamila tavole per un totale di almeno settecento opere), ma dall'altro lato è innegabile che io sia rimasto completamente avvinto e affascinato dal suo modo di scrivere e disegnare. Tuttavia, se eccettuiamo Black Jack e Budda, due veri capisaldi del fumetto giapponese, e un'opera complessa e densa di spunti interessanti come Kirihito, finora i manga concepiti da Tezuka negli Anni Settanta non hanno incontrato in particolar modo il mio favore. Temendo un'ulteriore delusione dopo l'esperienza negativa derivante dalla lettura di MW e Alabaster, è stato con un certo timore che mi sono avvicinato a Ningen Konchu ki (in italiano "La cronaca degli insetti umani").
Scritto e disegnato a cavallo tra il 1970 e il 1971, La cronaca (d'ora in poi mi riferirò in questo modo alla presente opera) è un complesso giallo focalizzato sulla figura ammaliante e terribile di Toshiko Tomura, una sorta di arrivista tuttofare in grado di prendere dagli altri quanto di meglio abbiano da offrire; tant'è che la giovane donna è riuscita in pochi anni a raggiungere una notevole fama mediatica in qualità di eccellente attrice, raffinata artista e persino scrittrice di talento. Una vera e propria "enfant prodige", dunque? Non esattamente: Toshiko infatti non solo prende costantemente spunto dalle abilità altrui, ma nasconde anche torbidi segreti che attireranno le attenzioni degli uomini che la circondano e che li condurranno a rischiare non poco la loro stessa vita. Soltanto un uomo sembra tenerle testa, l'affarista imbroglione Kamaishi, ma anche in questo caso nulla è così semplice come sembra... E il simbolismo relativo agli insetti, sul quale si basano anche i titoli di ciascuno dei capitoli in cui è suddivisa l'opera, ovviamente non è per nulla casuale.
Nella stesura di La cronaca il nostro autore fu senza dubbio influenzato da un periodo particolarmente ostico per il suo Paese: come si palesa bene nella seconda parte dell'opera, già a partire dal ventennio precedente in Giappone erano infatti scoppiati numerosi scandali inerenti la corruzione di alte cariche dello stato e della finanza (anche l'immenso regista Akira Kurosawa non rimase impassibile e fece riferimento a tali problematiche in un film del 1960, I cattivi dormono in pace). A ogni modo, a farla da padrone sulla scena del fumetto è sicuramente la trasformista Toshiko, che ricalca in pieno una delle tematiche preferite del maestro: lo scambio di persona. A farle da contorno è una serie di personaggi, come sempre delineati e differenziati con precisione maniacale (in particolare, sono rimasto molto colpito dalla sfortunata vicenda di Mizuno e Shijimi), che contribuisce nondimeno a collocarla al centro di una pletora di veri e propri "intrighi" politici e personali. Nella mente del lettore, però, sorge il martellante dilemma al centro dell'opera: "chi è veramente Toshiko Tomura?" La sua pseudo-identità alquanto contorta, sfuggevole e polivalente ci spinge a domandarci sul perché le azioni di Toshiko sembrino tanto imperscrutabili. Dal canto suo, Tezuka confeziona una protagonista davvero complessa e lo fa gettando una fioca luce sulla crisi post-moderna del vivere in una società in cui ogni certezza è svanita e ci si deve adattare a qualunque situazione. Per quanto riguarda il disegno, non posso che prodigarmi ancora una volta in elogi: gli occhi e la mente del lettore gioiscono in presenza di numerosi dettagli e soluzioni visive argute miranti a una rappresentazione sempre originale e profondamente espressiva di situazioni e sentimenti. In merito all'edizione italiana, la casa editrice 001 Edizioni, nata a Torino nel 2006 e conosciuta per l'elevatissima qualità editoriale delle sue pubblicazioni (basta dare un'occhiata all'edizione integrale e restaurata dell'Eternauta di Oesterheld e Solano López per rendersene conto), ha svolto un lavoro a dir poco impeccabile, non solo in termini di note esplicative e traduzioni, ma anche di materiali e rapporto qualità-prezzo: alla cifra di 18 € ci troviamo tra le mani un pregevole volume unico di grande formato (a dispetto dei due tomi originali), con carta bianchissima e copertina in cartoncino bipatinato opaco con alette. A condire il tutto una breve postfazione a cura dell'autore. Sconsiglio energicamente La cronaca degli insetti umani a coloro che non hanno letto nulla di Tezuka: non si tratta di una delle sue opere fondamentali, ma ciò nondimeno di un'eccellente lettura, a tratti impegnativa, che non può che cementificare la stima nei confronti del maestro da parte dei suoi lettori più affezionati.
Scritto e disegnato a cavallo tra il 1970 e il 1971, La cronaca (d'ora in poi mi riferirò in questo modo alla presente opera) è un complesso giallo focalizzato sulla figura ammaliante e terribile di Toshiko Tomura, una sorta di arrivista tuttofare in grado di prendere dagli altri quanto di meglio abbiano da offrire; tant'è che la giovane donna è riuscita in pochi anni a raggiungere una notevole fama mediatica in qualità di eccellente attrice, raffinata artista e persino scrittrice di talento. Una vera e propria "enfant prodige", dunque? Non esattamente: Toshiko infatti non solo prende costantemente spunto dalle abilità altrui, ma nasconde anche torbidi segreti che attireranno le attenzioni degli uomini che la circondano e che li condurranno a rischiare non poco la loro stessa vita. Soltanto un uomo sembra tenerle testa, l'affarista imbroglione Kamaishi, ma anche in questo caso nulla è così semplice come sembra... E il simbolismo relativo agli insetti, sul quale si basano anche i titoli di ciascuno dei capitoli in cui è suddivisa l'opera, ovviamente non è per nulla casuale.
Nella stesura di La cronaca il nostro autore fu senza dubbio influenzato da un periodo particolarmente ostico per il suo Paese: come si palesa bene nella seconda parte dell'opera, già a partire dal ventennio precedente in Giappone erano infatti scoppiati numerosi scandali inerenti la corruzione di alte cariche dello stato e della finanza (anche l'immenso regista Akira Kurosawa non rimase impassibile e fece riferimento a tali problematiche in un film del 1960, I cattivi dormono in pace). A ogni modo, a farla da padrone sulla scena del fumetto è sicuramente la trasformista Toshiko, che ricalca in pieno una delle tematiche preferite del maestro: lo scambio di persona. A farle da contorno è una serie di personaggi, come sempre delineati e differenziati con precisione maniacale (in particolare, sono rimasto molto colpito dalla sfortunata vicenda di Mizuno e Shijimi), che contribuisce nondimeno a collocarla al centro di una pletora di veri e propri "intrighi" politici e personali. Nella mente del lettore, però, sorge il martellante dilemma al centro dell'opera: "chi è veramente Toshiko Tomura?" La sua pseudo-identità alquanto contorta, sfuggevole e polivalente ci spinge a domandarci sul perché le azioni di Toshiko sembrino tanto imperscrutabili. Dal canto suo, Tezuka confeziona una protagonista davvero complessa e lo fa gettando una fioca luce sulla crisi post-moderna del vivere in una società in cui ogni certezza è svanita e ci si deve adattare a qualunque situazione. Per quanto riguarda il disegno, non posso che prodigarmi ancora una volta in elogi: gli occhi e la mente del lettore gioiscono in presenza di numerosi dettagli e soluzioni visive argute miranti a una rappresentazione sempre originale e profondamente espressiva di situazioni e sentimenti. In merito all'edizione italiana, la casa editrice 001 Edizioni, nata a Torino nel 2006 e conosciuta per l'elevatissima qualità editoriale delle sue pubblicazioni (basta dare un'occhiata all'edizione integrale e restaurata dell'Eternauta di Oesterheld e Solano López per rendersene conto), ha svolto un lavoro a dir poco impeccabile, non solo in termini di note esplicative e traduzioni, ma anche di materiali e rapporto qualità-prezzo: alla cifra di 18 € ci troviamo tra le mani un pregevole volume unico di grande formato (a dispetto dei due tomi originali), con carta bianchissima e copertina in cartoncino bipatinato opaco con alette. A condire il tutto una breve postfazione a cura dell'autore. Sconsiglio energicamente La cronaca degli insetti umani a coloro che non hanno letto nulla di Tezuka: non si tratta di una delle sue opere fondamentali, ma ciò nondimeno di un'eccellente lettura, a tratti impegnativa, che non può che cementificare la stima nei confronti del maestro da parte dei suoi lettori più affezionati.