Judge
"Judge" di Yoshiki Tonogai è come un giovane Mario Balotelli, o il trailer di "Batman vs Superman": un titolo che nei suoi primi attimi promette di essere uno dei più interessanti che abbia mai letto, ma che giunto alla prova del nove svela la maschera e mostra tutte la sua banalità e inadeguatezza, lasciando in chi lo legge l'amaro in bocca e la sensazione di essere stato preso in giro per tutti e sei i volumi.
I primi capitoli di "Judge" mi avevano attratto, inducendomi a credere che Tonogai fosse riuscito a imparare dagli errori commessi in "Doubt" (trama non innovativa e a volte copiata, situazioni telefonate e disegni in cui si faceva fatica a comprendere cosa stava accadendo) salvandone gli elementi positivi (come l'indubbia capacità di tenere alta la tensione della storia) e unendo a questo un racconto molto più psicologico e approfondito. La premessa era semplice e accattivante: il protagonista, colpevole di aver contribuito (a causa della sua gelosia) alla morte del fratello, e altri otto ragazzi vengono drogati e si risvegliano rinchiusi in vecchio tribunale; una voce metallica li informa che sono lì perché tutti hanno commesso dei crimini che devono espiare attraverso un processo. Dall'edificio solo quattro persone potranno uscire vive, mentre le altre verranno uccise. A decidere della vita e della morte di ciascuno saranno gli stessi imputati, che ogni ora voteranno a maggioranza per decidere chi dovrà essere ucciso. Partendo da qui la strada dell'opera mi sembrava tracciata: immaginavo già lunghe discussioni, digressioni a spiegare il passato, le colpe e i caratteri dei vari personaggi (perché solamente del protagonista Hiroyuki Sakurai si sa veramente qualcosa), una riflessione su quale sia il peccato più grave oltre, naturalmente, ad alleanze e strategie per salvarsi; ma solo quest'ultima parte pare interessare un minimo a Tonogai.
In un'opera con una promessa del genere, infatti, è veramente irritante costatare il piattume generale che affligge il protagonista e tutti gli altri personaggi, che non sono approfonditi minimamente dall'autore (tanto che, giunti al termine, delle storie laterali degli altri prigionieri si ricorda ben poco). Quello che poteva essere un thriller psicologico con una buona dose di originalità torna poco a poco sui binari già tracciati da "Doubt", con colpi di scena banali e telefonati, evoluzioni dei personaggi poco realistiche e azione e disegni confusi; il tutto peggiorato dall'introduzione (buona solamente ad allungare il brodo) di nuovi personaggi ancora meno esplorati dei primi. Come già successo nell'opera precedente, l'unica nota positiva è la capacità di Tonogai di tenere alta la tensione tra un capitolo e l'altro, ma trasformare quello che poteva essere un horror/thriller psicologico di buona levatura in una fiera della banalità è un peccato troppo grande da ignorare. E se "Doubt" poteva essere catalogato come errore di gioventù, "Judge" non è altro che un diabolico perseverare.
I primi capitoli di "Judge" mi avevano attratto, inducendomi a credere che Tonogai fosse riuscito a imparare dagli errori commessi in "Doubt" (trama non innovativa e a volte copiata, situazioni telefonate e disegni in cui si faceva fatica a comprendere cosa stava accadendo) salvandone gli elementi positivi (come l'indubbia capacità di tenere alta la tensione della storia) e unendo a questo un racconto molto più psicologico e approfondito. La premessa era semplice e accattivante: il protagonista, colpevole di aver contribuito (a causa della sua gelosia) alla morte del fratello, e altri otto ragazzi vengono drogati e si risvegliano rinchiusi in vecchio tribunale; una voce metallica li informa che sono lì perché tutti hanno commesso dei crimini che devono espiare attraverso un processo. Dall'edificio solo quattro persone potranno uscire vive, mentre le altre verranno uccise. A decidere della vita e della morte di ciascuno saranno gli stessi imputati, che ogni ora voteranno a maggioranza per decidere chi dovrà essere ucciso. Partendo da qui la strada dell'opera mi sembrava tracciata: immaginavo già lunghe discussioni, digressioni a spiegare il passato, le colpe e i caratteri dei vari personaggi (perché solamente del protagonista Hiroyuki Sakurai si sa veramente qualcosa), una riflessione su quale sia il peccato più grave oltre, naturalmente, ad alleanze e strategie per salvarsi; ma solo quest'ultima parte pare interessare un minimo a Tonogai.
In un'opera con una promessa del genere, infatti, è veramente irritante costatare il piattume generale che affligge il protagonista e tutti gli altri personaggi, che non sono approfonditi minimamente dall'autore (tanto che, giunti al termine, delle storie laterali degli altri prigionieri si ricorda ben poco). Quello che poteva essere un thriller psicologico con una buona dose di originalità torna poco a poco sui binari già tracciati da "Doubt", con colpi di scena banali e telefonati, evoluzioni dei personaggi poco realistiche e azione e disegni confusi; il tutto peggiorato dall'introduzione (buona solamente ad allungare il brodo) di nuovi personaggi ancora meno esplorati dei primi. Come già successo nell'opera precedente, l'unica nota positiva è la capacità di Tonogai di tenere alta la tensione tra un capitolo e l'altro, ma trasformare quello che poteva essere un horror/thriller psicologico di buona levatura in una fiera della banalità è un peccato troppo grande da ignorare. E se "Doubt" poteva essere catalogato come errore di gioventù, "Judge" non è altro che un diabolico perseverare.
Questa è la seconda opera di Yoshiki Tonogai su cui poso gli occhi e devo dire che questo mangaka sa il fatto suo, proponendo ancora una volta un thriller avvolto nel mistero che ormai ormai ne fa il suo genere, sembrando forse "una copia" o "ripetitivo" per alcuni.
I disegni mi son piaciuti anche sta volta, molto precisi e caratterizzati e le vignette sono ben realizzate creando una buona ambientazione, completata anche da un'ottima caratterizzazione dei personaggi.
La trama di "Judge" parla di un gruppo di ragazzi che si ritrovano catapultati in un luogo buio ed a loro estraneo dove verranno sottoposti ad un gioco mortale.
Niente di così complicato ha da offrire la trama ma ciò che la rende più interessante è la tensione in cui i personaggi si vedranno avvolti, la paura di non sapere a cosa andranno in contro, che a loro volta metteranno in risalto la loro vera natura e quindi avere la possibilità di conoscerli sotto questo punto di vista. Il mistero è ovviamente il piatto principale e molte volte ci vederemo incuriositi dal sapere chi sia il vero autore di tutto ciò, mettendoci molta curiosità e quindi attenzione su ciò che leggeremo, ma c'è anche da dire che gli indizi lasciati durante il corso degli eventi sono veramente pochi se non miseri; a questo punto siamo costretti a finire la storia per sapere chi sia in realtà l'omicida e cosa più interessante il perché del suo gesto. Personalmente sono rimasto a bocca aperta sul finale pensando a come sono stato ingenuo a non accorgermi prima di un dettaglio importantissimo. Vedremo se anche voi avrete la stessa mia opinione, quindi vi consiglio di leggere questi sei volumi che non sono per nulla lunghi o pensanti da seguire.
I disegni mi son piaciuti anche sta volta, molto precisi e caratterizzati e le vignette sono ben realizzate creando una buona ambientazione, completata anche da un'ottima caratterizzazione dei personaggi.
La trama di "Judge" parla di un gruppo di ragazzi che si ritrovano catapultati in un luogo buio ed a loro estraneo dove verranno sottoposti ad un gioco mortale.
Niente di così complicato ha da offrire la trama ma ciò che la rende più interessante è la tensione in cui i personaggi si vedranno avvolti, la paura di non sapere a cosa andranno in contro, che a loro volta metteranno in risalto la loro vera natura e quindi avere la possibilità di conoscerli sotto questo punto di vista. Il mistero è ovviamente il piatto principale e molte volte ci vederemo incuriositi dal sapere chi sia il vero autore di tutto ciò, mettendoci molta curiosità e quindi attenzione su ciò che leggeremo, ma c'è anche da dire che gli indizi lasciati durante il corso degli eventi sono veramente pochi se non miseri; a questo punto siamo costretti a finire la storia per sapere chi sia in realtà l'omicida e cosa più interessante il perché del suo gesto. Personalmente sono rimasto a bocca aperta sul finale pensando a come sono stato ingenuo a non accorgermi prima di un dettaglio importantissimo. Vedremo se anche voi avrete la stessa mia opinione, quindi vi consiglio di leggere questi sei volumi che non sono per nulla lunghi o pensanti da seguire.
Nonostante si leggeva per internet che Judge fosse il seguito di Doubt, la vicenda non si ricollega minimamente alla storia precedente.
La trama è la seguente: nove ragazzi senza alcun apparente legame tra loro sono rinchiusi in un luogo lugubre isolato dall'esterno che si scopre essere una vecchia aula di tribunale. Essi sono obbligati a scegliere, tramite votazione segreta, chi dovrà morire, finché non ne rimangono solo quattro. Tra questi c'è Hiro il quale sembra avere un piano affinché tutti possano sopravvivere.
La storia risulta essere incalzante al punto giusto tenendo incollato il lettore fino all'ultima pagina. Domande quali "Chi sarà il prossimo a morire? Chi si salverà? Chi c'è dietro a tutto questo?" aleggiano in continuazione mentre lo si legge.
Anche se i disegni sono in miglioramento verso la fine, a volte tendono a rimanere non chiari e incomprensibili: troppo spesso nei flashback le persone sono disegnate simili tra loro sia in termini di fisico che di abbigliamento.
Complice anche la brevità della serie, solo il protagonista e pochi altri sono ben caratterizzati, mentre se volete capire meglio come incastrare i riferimenti a personaggi secondari siete obbligati a rileggerlo tutto.
Per quanto riguarda il finale personalmente mi è piaciuto: anche se, in parte, lo si poteva immaginare riesce lo stesso a sorprendere.
In sintesi, se l'autore avesse speso un volume in più per approfondire meglio anche altri personaggi sarebbe stato meglio e, a parte alcune forzature verso la fine (armi a caso e reazioni insensate di alcuni personaggi), la trama non riscontra particolari problemi.
La trama è la seguente: nove ragazzi senza alcun apparente legame tra loro sono rinchiusi in un luogo lugubre isolato dall'esterno che si scopre essere una vecchia aula di tribunale. Essi sono obbligati a scegliere, tramite votazione segreta, chi dovrà morire, finché non ne rimangono solo quattro. Tra questi c'è Hiro il quale sembra avere un piano affinché tutti possano sopravvivere.
La storia risulta essere incalzante al punto giusto tenendo incollato il lettore fino all'ultima pagina. Domande quali "Chi sarà il prossimo a morire? Chi si salverà? Chi c'è dietro a tutto questo?" aleggiano in continuazione mentre lo si legge.
Anche se i disegni sono in miglioramento verso la fine, a volte tendono a rimanere non chiari e incomprensibili: troppo spesso nei flashback le persone sono disegnate simili tra loro sia in termini di fisico che di abbigliamento.
Complice anche la brevità della serie, solo il protagonista e pochi altri sono ben caratterizzati, mentre se volete capire meglio come incastrare i riferimenti a personaggi secondari siete obbligati a rileggerlo tutto.
Per quanto riguarda il finale personalmente mi è piaciuto: anche se, in parte, lo si poteva immaginare riesce lo stesso a sorprendere.
In sintesi, se l'autore avesse speso un volume in più per approfondire meglio anche altri personaggi sarebbe stato meglio e, a parte alcune forzature verso la fine (armi a caso e reazioni insensate di alcuni personaggi), la trama non riscontra particolari problemi.
Nove ragazzi si trovano rinchiusi in un tribunale abbandonato. Non sanno come ci sono finiti, né chi li ha rinchiusi e perché. L'unico modo per uscire è scegliere, votando, chi eliminare. Alla fine, solo due persone sopravviveranno, conquistandosi così la libertà.
Attesissimo sequel di Doubt, che in realtà un sequel non è, non essendoci alcun legame tra i personaggi delle due opere Judge ha un po' deluso le mie aspettative.
Il punto di forza di questo manga è rappresentato, senza dubbio, dalla capacità dell'autore di creare suspense e mistero. Ogni volumetto si legge tutto d'un fiato nella speranza di aggiungere un ulteriore tassello al mosaico che è la trama. Mosaico che, tuttavia, alla fine non risulta essere poi così elaborato. L'effetto sorpresa non è poi così sorprendente e lascia al lettore un senso di profondo "tutto qui?" in testa. Da questo punto di vista, e in controtendenza con gli altri giudizi espressi, considero superiore Doubt, che forse la sparava un po' troppo grossa, ma almeno regalava un finale del tutto inaspettato.
Quanto ai personaggi, la particolarità della situazione e la brevità del manga non permettono di conoscerli approfonditamente. Ciò nonostante, l'effetto voluto dall'autore, e cioè la creazione di archetipi dei sette peccati capitali, riesce bene e risulta soddisfacente.
Il disegno migliora rispetto a Doubt, anche se in alcune tavole si fatica a capire chi stia parlando. Nulla di così grave da impedire la lettura, comunque.
Infine, menzione speciale alla J-Pop, che come al solito regala edizioni pregevoli, con una ottima traduzione ed un buon rapporto qualità prezzo.
Riassumendo: un buon manga, ma agli appassionati di thriller lascerà un po' di amaro in bocca.
Attesissimo sequel di Doubt, che in realtà un sequel non è, non essendoci alcun legame tra i personaggi delle due opere Judge ha un po' deluso le mie aspettative.
Il punto di forza di questo manga è rappresentato, senza dubbio, dalla capacità dell'autore di creare suspense e mistero. Ogni volumetto si legge tutto d'un fiato nella speranza di aggiungere un ulteriore tassello al mosaico che è la trama. Mosaico che, tuttavia, alla fine non risulta essere poi così elaborato. L'effetto sorpresa non è poi così sorprendente e lascia al lettore un senso di profondo "tutto qui?" in testa. Da questo punto di vista, e in controtendenza con gli altri giudizi espressi, considero superiore Doubt, che forse la sparava un po' troppo grossa, ma almeno regalava un finale del tutto inaspettato.
Quanto ai personaggi, la particolarità della situazione e la brevità del manga non permettono di conoscerli approfonditamente. Ciò nonostante, l'effetto voluto dall'autore, e cioè la creazione di archetipi dei sette peccati capitali, riesce bene e risulta soddisfacente.
Il disegno migliora rispetto a Doubt, anche se in alcune tavole si fatica a capire chi stia parlando. Nulla di così grave da impedire la lettura, comunque.
Infine, menzione speciale alla J-Pop, che come al solito regala edizioni pregevoli, con una ottima traduzione ed un buon rapporto qualità prezzo.
Riassumendo: un buon manga, ma agli appassionati di thriller lascerà un po' di amaro in bocca.
"Judge" è un manga di Yoshiki Tonogai, autore di "Doubt". Si tratta di un thriller psicologico, non sovrannaturale, che presenta gli elementi tipici del giallo alla "10 piccoli indiani" e alcuni tratti horror probabilmente ispirati a film slasher e splatter.
La trama è la seguente: un ragazzo perde il fratello per colpa sua. Un giorno si risveglia in un luogo chiuso e isolato, da cui non può uscire, insieme ad altre otto persone. Periodicamente queste persone dovranno sedersi in una sala e votare chi deve essere ucciso ad ogni giro (ci sono anche varie regole da seguire) perché di quelle nove solo quattro possono sopravvivere. Il ragazzo è buono e cerca un modo per salvare tutti, ma gli altri non vanno d'accordo. Inizialmente il "giudizio" va avanti e muoiono le vittime votate, ma i dubbi e i sospetti portano a scoperte che sconvolgono tutti e cambiano il "gioco" in una lotta per la sopravvivenza. Considerarlo un sequel di "Doubt" non è propriamente corretto poiché non vi sono legami espliciti a livello di trama. Gli elementi in comune invece sono: la maschera di coniglio che indossa il protagonista nelle prime pagine, l'atmosfera cupa dove degli sconosciuti si devono uccidere a vicenda e il tipico ambiente chiuso e isolato dove avvengono solitamente i giochi mortali.
I disegni non sono particolarmente belli e a volte disorientano la lettura, l'ambiente disegnato è sempre un lugubre tribunale abbandonato. La trama non presenta grandi spunti di originalità rispetto al sottogenere letterario-cinematografico dei thriller basati su "giochi" dove i partecipanti si devono uccidere a vicenda.
In sei volumi viene raccontata una serie di eventi che si svolgono in poco tempo in un luogo chiuso, che vengono presentati in ordine cronologico con qualche flashback non troppo esplicativo. I personaggi non vengono caratterizzati in modo adeguato per esigenze della trama, risultando quasi degli stereotipi.
È abbastanza chiaro che lo scopo dell'autore sia creare una storia carica di suspense, che alterna ritmi lenti e ritmi veloci, per poi culminare in una serie di colpi di scena. Per chi non conosce il genere sembreranno dei colpi di scena inaspettati. Per chi è appassionato di thriller probabilmente non saranno dei grandi colpi di scena, prevedibili non tanto per la trama quanto per la tempistica (sarebbe stato un colpo di scena più spettacolare se non ci fosse stato effettivamente nessun cliché). Per costruire i necessari ribaltamenti di prospettive legati ai personaggi, la trama perde alcuni passaggi logici, ma questo è quasi inevitabile se si vuole narrare una storia simile.
Commento personale: essendo un appassionato di slasher e thriller psicologici, ho comprato questa serie perché rispecchiava tutto ciò che volevo vedere in forma di manga: gente che si deve uccidere a vicenda in un gioco spietato senza magie e poteri vari, buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni e sorprese finali. Tutti elementi di un genere che non si trova mai nei manga.
Se volete leggere qualcosa che vi faccia rimanere incollati fino alla fine perché volete scoprire l'assassino, questo può essere consigliato, ma non soffermatevi troppo sulla trama perché non offre grandi novità.
Se vi è piaciuto "Doubt", vi consiglio "Judge" perché è simile ma più articolato e più interessante. Se non vi è piaciuto "Doubt", non vi consiglio "Judge" perché è simile e l'autore cerca solo di creare suspense e una sorpresa finale, senza sforzarsi di rendere i personaggi meno piatti.
Se lo si paragona ai normali shonen o seinen, questo manga risulta inferiore in tutto (trama, personaggi, narrazione, disegni) ma essendo un genere poco proposto, è più utile paragonarlo ai classici libri gialli "whodunit" o ai film che non puntano all'oscar ma a riempire le sale di spettatori che vogliono solo vedere qualche scena da brivido. L'autore di "Judge" non aveva certo intenzione di insegnare qualcosa o di creare un manga "di qualità", la sua opera è comunque godibile e leggera.
Trama: 6-
Disegni: 5,5
Voto complessivo: 6 (di incoraggiamento. Essendo uno dei pochi di questo genere, non ci sono molti esempi con cui confrontarlo)
Avendo letto i volumi in giapponese non posso dare un giudizio sulla versione italiana.
La trama è la seguente: un ragazzo perde il fratello per colpa sua. Un giorno si risveglia in un luogo chiuso e isolato, da cui non può uscire, insieme ad altre otto persone. Periodicamente queste persone dovranno sedersi in una sala e votare chi deve essere ucciso ad ogni giro (ci sono anche varie regole da seguire) perché di quelle nove solo quattro possono sopravvivere. Il ragazzo è buono e cerca un modo per salvare tutti, ma gli altri non vanno d'accordo. Inizialmente il "giudizio" va avanti e muoiono le vittime votate, ma i dubbi e i sospetti portano a scoperte che sconvolgono tutti e cambiano il "gioco" in una lotta per la sopravvivenza. Considerarlo un sequel di "Doubt" non è propriamente corretto poiché non vi sono legami espliciti a livello di trama. Gli elementi in comune invece sono: la maschera di coniglio che indossa il protagonista nelle prime pagine, l'atmosfera cupa dove degli sconosciuti si devono uccidere a vicenda e il tipico ambiente chiuso e isolato dove avvengono solitamente i giochi mortali.
I disegni non sono particolarmente belli e a volte disorientano la lettura, l'ambiente disegnato è sempre un lugubre tribunale abbandonato. La trama non presenta grandi spunti di originalità rispetto al sottogenere letterario-cinematografico dei thriller basati su "giochi" dove i partecipanti si devono uccidere a vicenda.
In sei volumi viene raccontata una serie di eventi che si svolgono in poco tempo in un luogo chiuso, che vengono presentati in ordine cronologico con qualche flashback non troppo esplicativo. I personaggi non vengono caratterizzati in modo adeguato per esigenze della trama, risultando quasi degli stereotipi.
È abbastanza chiaro che lo scopo dell'autore sia creare una storia carica di suspense, che alterna ritmi lenti e ritmi veloci, per poi culminare in una serie di colpi di scena. Per chi non conosce il genere sembreranno dei colpi di scena inaspettati. Per chi è appassionato di thriller probabilmente non saranno dei grandi colpi di scena, prevedibili non tanto per la trama quanto per la tempistica (sarebbe stato un colpo di scena più spettacolare se non ci fosse stato effettivamente nessun cliché). Per costruire i necessari ribaltamenti di prospettive legati ai personaggi, la trama perde alcuni passaggi logici, ma questo è quasi inevitabile se si vuole narrare una storia simile.
Commento personale: essendo un appassionato di slasher e thriller psicologici, ho comprato questa serie perché rispecchiava tutto ciò che volevo vedere in forma di manga: gente che si deve uccidere a vicenda in un gioco spietato senza magie e poteri vari, buoni che diventano cattivi, cattivi che diventano buoni e sorprese finali. Tutti elementi di un genere che non si trova mai nei manga.
Se volete leggere qualcosa che vi faccia rimanere incollati fino alla fine perché volete scoprire l'assassino, questo può essere consigliato, ma non soffermatevi troppo sulla trama perché non offre grandi novità.
Se vi è piaciuto "Doubt", vi consiglio "Judge" perché è simile ma più articolato e più interessante. Se non vi è piaciuto "Doubt", non vi consiglio "Judge" perché è simile e l'autore cerca solo di creare suspense e una sorpresa finale, senza sforzarsi di rendere i personaggi meno piatti.
Se lo si paragona ai normali shonen o seinen, questo manga risulta inferiore in tutto (trama, personaggi, narrazione, disegni) ma essendo un genere poco proposto, è più utile paragonarlo ai classici libri gialli "whodunit" o ai film che non puntano all'oscar ma a riempire le sale di spettatori che vogliono solo vedere qualche scena da brivido. L'autore di "Judge" non aveva certo intenzione di insegnare qualcosa o di creare un manga "di qualità", la sua opera è comunque godibile e leggera.
Trama: 6-
Disegni: 5,5
Voto complessivo: 6 (di incoraggiamento. Essendo uno dei pochi di questo genere, non ci sono molti esempi con cui confrontarlo)
Avendo letto i volumi in giapponese non posso dare un giudizio sulla versione italiana.