Étoile
"Étoile" è un manga di soli due volumetti scritto da Hiroshi Izawa e disegnato da Kotaro Yamada, pubblicato in Giappone dalla Shueisha, in Italia invece dall'ormai defunta GP Publishing. Ci troviamo nella Francia del XVII secolo, più precisamente a Guascogna, in cui vive Charles D'Artagnan, il quale è un ragazzo molto forte con la spada e che non ne vuole sentire di diventare moschettiere come il padre, ma grazie ad un incontro con una bellissima fanciulla tutto cambierà intorno a lui.
Charles D'Artagnan è un ragazzo molto apprezzato nel suo villaggio, ama le donne e i combattimenti, ha un carattere molto forte e sicuro di sé. Poi troviamo Costance, la quale è una bellissima ragazza parigina che D'Artagnan incontrerà e salverà dalle grinfie di un crudele moschettiere, e infine troviamo Athos, ovvero la nemesi per D'Artagnan: infatti costui è un vecchio moschettiere molto forte, amico del padre, il quale lo metterà alla prova in un bellissimo duello all'ultimo sangue.
I disegni del Sensei Kotaro Yamada sono molto belli e curati nei minimi dettagli, fondale sempre presente e margine rispettato, imposta un retino davvero gradevole, mi piace molto anche per come disegna le varie ambientazioni storiche, rurali e i vari combattimenti, che risulteranno molto intriganti per il lettore.
L'edizione che ci offre la GP Manga è abbastanza buona, sono due numeri che costano entrambi 5,90 euro, con 200 pagine l'uno, carta bianca, liscia e con pochissima trasparenza, unico difetto è il prezzo secondo me, poiché non presenta nessuna pagina a colori.
Infine mi sento di dire che è stata una bellissima serie, ma purtroppo -come scrive l'autore all'interno di questi due volumetti- la rivista sul quale veniva pubblicato purtroppo ha chiuso i battenti e quindi è potuto durare solamente per cinque capitoli, infatti il finale sembrerà affrettato con alcune lacune lasciate ai tre moschettieri, aveva davvero tanto potenziale ma rimane comunque un buon manga a mio parere.
Voto Finale: 7,5
Charles D'Artagnan è un ragazzo molto apprezzato nel suo villaggio, ama le donne e i combattimenti, ha un carattere molto forte e sicuro di sé. Poi troviamo Costance, la quale è una bellissima ragazza parigina che D'Artagnan incontrerà e salverà dalle grinfie di un crudele moschettiere, e infine troviamo Athos, ovvero la nemesi per D'Artagnan: infatti costui è un vecchio moschettiere molto forte, amico del padre, il quale lo metterà alla prova in un bellissimo duello all'ultimo sangue.
I disegni del Sensei Kotaro Yamada sono molto belli e curati nei minimi dettagli, fondale sempre presente e margine rispettato, imposta un retino davvero gradevole, mi piace molto anche per come disegna le varie ambientazioni storiche, rurali e i vari combattimenti, che risulteranno molto intriganti per il lettore.
L'edizione che ci offre la GP Manga è abbastanza buona, sono due numeri che costano entrambi 5,90 euro, con 200 pagine l'uno, carta bianca, liscia e con pochissima trasparenza, unico difetto è il prezzo secondo me, poiché non presenta nessuna pagina a colori.
Infine mi sento di dire che è stata una bellissima serie, ma purtroppo -come scrive l'autore all'interno di questi due volumetti- la rivista sul quale veniva pubblicato purtroppo ha chiuso i battenti e quindi è potuto durare solamente per cinque capitoli, infatti il finale sembrerà affrettato con alcune lacune lasciate ai tre moschettieri, aveva davvero tanto potenziale ma rimane comunque un buon manga a mio parere.
Voto Finale: 7,5
Étoile - Sanjuushi Seira (Étoile vuol dire "Stella" in francese) è un manga pubblicato da GP Publishing alcuni anni fa, formato da soli due albi. Narra la storia del giovane Charles, figlio dell'illustre Bertrand d'Artagnan, capitano del corpo dei moschettieri di sua maestà il Re. Un giorno il giovane incontra una damigella, da quel momento al posto di passare il tempo tra donne, scazzottate e divertimenti, decide di diventare moschettiere seguendo le orme del padre.
La storia (di Hiroshi Izawa) è ambientata in una Francia del XVII secolo; campi, ambienti aristocratici e cavallerizza sono il pane quotidiano in cui si sviluppano le sorti del protagonista.
L'edizione è in formato ridotto al prezzo di 5,90 euro a volume, buona carta, sovracopertina presente.
Il tratto del disegnatore (Kotaro Yamada) è valido, pulito e dettagliato, da non disdegnare.
In soldoni questo Étoile è una sorta di ennesima rielaborazione di D'Artagnan sul genere "cappa e spada" in cui son stati inseriti improbabili poteri, ispirati si può dire dai giochi di ruolo nipponici. La trama è banale, l'evoluzione pure, la scelta di "tabbozzare" un tale personaggio con un mix di poteri e di archetipi del buono/principesco protagonista rende il tutto a mio avviso banale, che sa di già visto ed oso dire pure "pacchiano". Per mio conto non si deve nemmeno accostare all'opera letteraria originale, si finirebbe per penalizzarlo ancor di più di quello che forse realmente si merita. Semplicemente è una rielaborazione molto approssimativa de "I tre moschettieri" di Alexandre Dumas mista al tentativo di renderlo "mangosa" ed adatta ad un pubblico giovanile nipponico, riuscendoci forse solo dal lato visivo (perchè il tratto come detto è buono e spiace quasi che sia stato adoperato su questo prodotto), ma che dal lato narrativo distorce completamente l'originale, cosa che salta all'occhio anche a chi non ha letto i romanzi.
Un'opera evitabilissima che sconsiglio a tutti, senza alcun dubbio ne pentimento.
La storia (di Hiroshi Izawa) è ambientata in una Francia del XVII secolo; campi, ambienti aristocratici e cavallerizza sono il pane quotidiano in cui si sviluppano le sorti del protagonista.
L'edizione è in formato ridotto al prezzo di 5,90 euro a volume, buona carta, sovracopertina presente.
Il tratto del disegnatore (Kotaro Yamada) è valido, pulito e dettagliato, da non disdegnare.
In soldoni questo Étoile è una sorta di ennesima rielaborazione di D'Artagnan sul genere "cappa e spada" in cui son stati inseriti improbabili poteri, ispirati si può dire dai giochi di ruolo nipponici. La trama è banale, l'evoluzione pure, la scelta di "tabbozzare" un tale personaggio con un mix di poteri e di archetipi del buono/principesco protagonista rende il tutto a mio avviso banale, che sa di già visto ed oso dire pure "pacchiano". Per mio conto non si deve nemmeno accostare all'opera letteraria originale, si finirebbe per penalizzarlo ancor di più di quello che forse realmente si merita. Semplicemente è una rielaborazione molto approssimativa de "I tre moschettieri" di Alexandre Dumas mista al tentativo di renderlo "mangosa" ed adatta ad un pubblico giovanile nipponico, riuscendoci forse solo dal lato visivo (perchè il tratto come detto è buono e spiace quasi che sia stato adoperato su questo prodotto), ma che dal lato narrativo distorce completamente l'originale, cosa che salta all'occhio anche a chi non ha letto i romanzi.
Un'opera evitabilissima che sconsiglio a tutti, senza alcun dubbio ne pentimento.
"Étoile" è una serie composta da due volumi portata sul mercato italiano da GP Publishing al prezzo di 5.90 euro a volume.
La serie prende spunto dal romanzo de "I Tre Moschettieri" pubblicato in Francia nel 1844, la storia viene riproposta parzialmente e a mio parere malamente in chiave shonen.
Il manga, ambientato nel XVII narra le vicende di Charles, un giovane ed energico ragazzo attratto dalle donne e dall'arte della spada. Il ragazzo ha perso il padre che in passato era un abile e fiero spadaccino. Charles passa le giornate con vino, risse e belle donne fino a quando non incontra, in modo abbastanza fortuito, una bella ragazza inseguita da uno spadaccino. Da quel momento la vita di Charles cambierà radicalmente.
La trama sembra un mix di varie opere ma rimane comunque molto buona e originale in alcuni punti.
Si capisce benissimo che questa sarebbe stata una storia migliore se fosse andata avanti nel modo giusto e con più volumi, ma purtroppo l'interruzione è stata obbligatoria e non ha fatto di certo bene all'opera.
Nella storia sono presenti diversi elementi molto buoni che hanno fatto in modo che arrivasse da parte mia la sufficienza.
Uno di questi elementi è sopratutto il disegno. L'intera opera è disegnata molto bene con un tratto non troppo confusionario e abbastanza decorativo dove serve. Gli sfondi sono buoni, i personaggi sono eccezionali e le scene di combattimento non mandano troppo in confusione il lettore.
Un altro aspetto molto buono del manga sono i personaggi. Tutti abbastanza delineati, considerando il numero ristretto dei volumi, e tutti molto ben disegnati.
L'edizione di GP Publishing è molto buona, con sovraccoperta, carta bianca, buona stampa e tutti gli elementi che servono per una buona edizione.
Insomma, siamo davanti ad un manga abbastanza buono che purtroppo non è stato sviluppato in un numero tale di volumi che lo avrebbero reso migliore.
Non lo consiglio a tutti, lo consiglio solo a chi parte con l'idea di leggersi un manga tutt'altro che storico e con una storia sviluppata non benissimo in un numero ristretto di volumi.
Un vero peccato, se fosse continuato sarebbe diventato sicuramente un buonissimo manga.
La serie prende spunto dal romanzo de "I Tre Moschettieri" pubblicato in Francia nel 1844, la storia viene riproposta parzialmente e a mio parere malamente in chiave shonen.
Il manga, ambientato nel XVII narra le vicende di Charles, un giovane ed energico ragazzo attratto dalle donne e dall'arte della spada. Il ragazzo ha perso il padre che in passato era un abile e fiero spadaccino. Charles passa le giornate con vino, risse e belle donne fino a quando non incontra, in modo abbastanza fortuito, una bella ragazza inseguita da uno spadaccino. Da quel momento la vita di Charles cambierà radicalmente.
La trama sembra un mix di varie opere ma rimane comunque molto buona e originale in alcuni punti.
Si capisce benissimo che questa sarebbe stata una storia migliore se fosse andata avanti nel modo giusto e con più volumi, ma purtroppo l'interruzione è stata obbligatoria e non ha fatto di certo bene all'opera.
Nella storia sono presenti diversi elementi molto buoni che hanno fatto in modo che arrivasse da parte mia la sufficienza.
Uno di questi elementi è sopratutto il disegno. L'intera opera è disegnata molto bene con un tratto non troppo confusionario e abbastanza decorativo dove serve. Gli sfondi sono buoni, i personaggi sono eccezionali e le scene di combattimento non mandano troppo in confusione il lettore.
Un altro aspetto molto buono del manga sono i personaggi. Tutti abbastanza delineati, considerando il numero ristretto dei volumi, e tutti molto ben disegnati.
L'edizione di GP Publishing è molto buona, con sovraccoperta, carta bianca, buona stampa e tutti gli elementi che servono per una buona edizione.
Insomma, siamo davanti ad un manga abbastanza buono che purtroppo non è stato sviluppato in un numero tale di volumi che lo avrebbero reso migliore.
Non lo consiglio a tutti, lo consiglio solo a chi parte con l'idea di leggersi un manga tutt'altro che storico e con una storia sviluppata non benissimo in un numero ristretto di volumi.
Un vero peccato, se fosse continuato sarebbe diventato sicuramente un buonissimo manga.
Etoile è un manga che secondo me merita la sufficienza, sebbene possa sembra il classico manga dove il protagonista non è altro che un egocentrico e distratto ragazzo, in un certo senso rappresenta il vero D'Artagnan.
Il manga sebbene abbia rivisitato la storia la porta ai lettori simile a quella dell'originale; ovviamente più semplificata, ma il carattere dei personaggi, anche di quelli apparsi poco, è ben definito facendo capire a chi legge come sono e verso cosa sono più devoti.
Portos per esempio sembra avere una forte passione per il cibo (nel manga) D'Artagnan vuole a tutti i costi dimostrare a suo padre che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a superarlo, Athos che nonostante la sua cattiva reputazione, datagli erroneamente, non c'è cosa più importante per lui al di fuori della dignità e della gloria dei moschettieri mentre Aramis è molto devoto alla chiesa, ovviamente non poteva mancare l'antagonista cardinale che complotta contro le guardie del re.
Unica nota particolare del manga che a me non è piaciuta particolarmente, ma può essere benissimo un gusto personale, è che Etoile sembra richiamare quasi i cavalieri dello zodiaco.
D'Artagnan ad esempio possiede una spada chiamata Astral Blade che ha poteri magici, diciamo che può effettuare colpi particolari e per creare un'atmosfera ancora più suggestiva, dietro i personaggi che fendono il colpo, appaiono particolari figure mitologiche e non, colossi impressionanti che fanno intendere al lettore che il colpo è micidiale.
In conclusione io consiglio il manga perché è piacevole e molto scorrevole, sicuramente più adatto ai ragazzi adolescenti che per le ragazze, ma non esclude che queste possano leggerlo.
Il manga sebbene abbia rivisitato la storia la porta ai lettori simile a quella dell'originale; ovviamente più semplificata, ma il carattere dei personaggi, anche di quelli apparsi poco, è ben definito facendo capire a chi legge come sono e verso cosa sono più devoti.
Portos per esempio sembra avere una forte passione per il cibo (nel manga) D'Artagnan vuole a tutti i costi dimostrare a suo padre che in un modo o nell'altro sarebbe riuscito a superarlo, Athos che nonostante la sua cattiva reputazione, datagli erroneamente, non c'è cosa più importante per lui al di fuori della dignità e della gloria dei moschettieri mentre Aramis è molto devoto alla chiesa, ovviamente non poteva mancare l'antagonista cardinale che complotta contro le guardie del re.
Unica nota particolare del manga che a me non è piaciuta particolarmente, ma può essere benissimo un gusto personale, è che Etoile sembra richiamare quasi i cavalieri dello zodiaco.
D'Artagnan ad esempio possiede una spada chiamata Astral Blade che ha poteri magici, diciamo che può effettuare colpi particolari e per creare un'atmosfera ancora più suggestiva, dietro i personaggi che fendono il colpo, appaiono particolari figure mitologiche e non, colossi impressionanti che fanno intendere al lettore che il colpo è micidiale.
In conclusione io consiglio il manga perché è piacevole e molto scorrevole, sicuramente più adatto ai ragazzi adolescenti che per le ragazze, ma non esclude che queste possano leggerlo.
Dopo più di 30 anni di serializzazione, nel giugno del 2007, la rivista "Monthly Shounen Jump" ha chiuso i battenti. Nel passato sulle sue pagine erano stati pubblicati autori di grande fama come Ishinomori, Go Nagai e Takeiko Inoue, ed ora ospitava opere di una certa rilevanza come "Letter Bee" e "Claymore". A parte quelle più celebri come quest'ultimi, molte altre sono state bruscamente interrotte o concluse in modo veloce e velleitario, tra le quali risulta anche proprio "Étoile" come spiega con somma tristezza il mangaka negli spazi a lui dedicati nei volumetti.
I due autori non sono alla loro prima collaborazione, infatti si erano già incontrati per la serie dedicata alla controparte cartacea del videogame "Fire Emblem", inoltre l'abile pennino di Kotaro Yamada ha firmato anche i disegni di "The Sacred Blacksmith".
Charles è un ragazzo fin troppo energico, il cui principale divertimento è l'arte della spada, seguita subito dopo dalle donne. La maggior parte delle sue azioni è mossa dai ricordi del padre defunto con il quale aveva un rapporto difficile e intricato, che si scopre essere il famoso D'Artagnan che faceva parte dei moschettieri e che gli ha lasciato una spada in eredità, ora tocca al ragazzo scoprire il significato di tale gesto mentre cercherà la sua strada.
L'inizio tuttavia non è per nulla esaltante, dove tutto è sovrastato dal pittoresco personaggio marpione che regala tanta commedia - una commedia molto semplice e non sempre divertente - e soprattutto tanto fan service sia per ogni gusto, facendo nascere così anche gli immancabili fraintendimenti a tinte osé. La situazione si risolleva molto grazie all'arrivo del primo vero nemico che regala maggior profondità alla storia facendola partire in via definitiva, portando anche nella storia qualche importante valore da trasmettere al lettore. Poi mentre la storia subisce ancora qualche interessante approfondimento arriva un finale piuttosto sbrigativo e pacchiano nel suo tentato messaggio per non lasciare il tutto troppo aperto.
I combattimenti sono gradevoli, non solo per il dinamismo ma anche per le diverse spade accompagnate dalle costellazioni, un'idea che strizza l'occhio a diverse altre opere ma ben dosata che dona una gradita varietà, mentre senza dubbio l'aspetto peggiore sono i personaggi: malgrado il tentativo di maturazione del protagonista rimane poco più che un burattino sfruttato dagli autori, come l'eccessiva stupidità attribuitagli per portare al triplo scontro finale, senza contare come nella sua discutibile figura di protagonista sia l'unico personaggio che si elevi dal "piattume" generale dei comprimari.
I disegni di Kotaro Yamada sono molto curati, in ogni situazione. Il tratto sicuro e pulito è accompagnato da un'incredibile quantità di retini che arricchisce le tavole senza appesantirle, ma stupisce la cura riposta nei particolari: dai pizzi e merletti che arricchiscono l'abbigliamento agli sfondi, senza dimenticare anche la maniacale attenzione riposta negli edifici e le architetture, ogni aspetto è legato allo stile barocco con quale strizzata d'occhio al gotico.
Ottime infine le scene d'azione, dinamiche e veloci, che denotano un abbondantissimo uso di china nelle bellissime "ombre" legate alle costellazioni, ricche di sfumature, risultando così molto evocative.
I più puntigliosi noteranno come l'autore si lascia qualche libertà sul fattore "temporale", infatti per dar vita ad un paio di scene comiche sfrutta oggetti che al tempo molto probabilmente non esistevano, ma sono piccolezze.
L'edizione della GP Publishing è veramente buona, con sovraccoperta, carta di elevata grammatura e bianca, e per finire una buona stampa che tradisce qualche leggero moiré nelle tinte grigie. Peccato valgono maggiormente i materiali che non il manga in sé.
Nel complesso "Étoile" è un fantasioso sequel de gli originali moschettieri, che dopo un inizio balbettante riesce a decollare con una buona e riuscita dose d'azione. Peccato che per quanto belli e ricchi i disegni di Kotaro Yamada la narrazione presenta evidenti lacune e il protagonista sia fin troppo piatto - e gli altri personaggi sono ancora peggio - se non stupido. Le premesse per riuscire ad emergere con una discreta opera c'erano ma purtroppo, che sia colpa dello sceneggiatore o della pubblicazione traviata, il tutto risulta deludente e fine a se stesso. Se non vedrà mai la luce un seguito è destinato a rimanere un'opera insulsa.
I due autori non sono alla loro prima collaborazione, infatti si erano già incontrati per la serie dedicata alla controparte cartacea del videogame "Fire Emblem", inoltre l'abile pennino di Kotaro Yamada ha firmato anche i disegni di "The Sacred Blacksmith".
Charles è un ragazzo fin troppo energico, il cui principale divertimento è l'arte della spada, seguita subito dopo dalle donne. La maggior parte delle sue azioni è mossa dai ricordi del padre defunto con il quale aveva un rapporto difficile e intricato, che si scopre essere il famoso D'Artagnan che faceva parte dei moschettieri e che gli ha lasciato una spada in eredità, ora tocca al ragazzo scoprire il significato di tale gesto mentre cercherà la sua strada.
L'inizio tuttavia non è per nulla esaltante, dove tutto è sovrastato dal pittoresco personaggio marpione che regala tanta commedia - una commedia molto semplice e non sempre divertente - e soprattutto tanto fan service sia per ogni gusto, facendo nascere così anche gli immancabili fraintendimenti a tinte osé. La situazione si risolleva molto grazie all'arrivo del primo vero nemico che regala maggior profondità alla storia facendola partire in via definitiva, portando anche nella storia qualche importante valore da trasmettere al lettore. Poi mentre la storia subisce ancora qualche interessante approfondimento arriva un finale piuttosto sbrigativo e pacchiano nel suo tentato messaggio per non lasciare il tutto troppo aperto.
I combattimenti sono gradevoli, non solo per il dinamismo ma anche per le diverse spade accompagnate dalle costellazioni, un'idea che strizza l'occhio a diverse altre opere ma ben dosata che dona una gradita varietà, mentre senza dubbio l'aspetto peggiore sono i personaggi: malgrado il tentativo di maturazione del protagonista rimane poco più che un burattino sfruttato dagli autori, come l'eccessiva stupidità attribuitagli per portare al triplo scontro finale, senza contare come nella sua discutibile figura di protagonista sia l'unico personaggio che si elevi dal "piattume" generale dei comprimari.
I disegni di Kotaro Yamada sono molto curati, in ogni situazione. Il tratto sicuro e pulito è accompagnato da un'incredibile quantità di retini che arricchisce le tavole senza appesantirle, ma stupisce la cura riposta nei particolari: dai pizzi e merletti che arricchiscono l'abbigliamento agli sfondi, senza dimenticare anche la maniacale attenzione riposta negli edifici e le architetture, ogni aspetto è legato allo stile barocco con quale strizzata d'occhio al gotico.
Ottime infine le scene d'azione, dinamiche e veloci, che denotano un abbondantissimo uso di china nelle bellissime "ombre" legate alle costellazioni, ricche di sfumature, risultando così molto evocative.
I più puntigliosi noteranno come l'autore si lascia qualche libertà sul fattore "temporale", infatti per dar vita ad un paio di scene comiche sfrutta oggetti che al tempo molto probabilmente non esistevano, ma sono piccolezze.
L'edizione della GP Publishing è veramente buona, con sovraccoperta, carta di elevata grammatura e bianca, e per finire una buona stampa che tradisce qualche leggero moiré nelle tinte grigie. Peccato valgono maggiormente i materiali che non il manga in sé.
Nel complesso "Étoile" è un fantasioso sequel de gli originali moschettieri, che dopo un inizio balbettante riesce a decollare con una buona e riuscita dose d'azione. Peccato che per quanto belli e ricchi i disegni di Kotaro Yamada la narrazione presenta evidenti lacune e il protagonista sia fin troppo piatto - e gli altri personaggi sono ancora peggio - se non stupido. Le premesse per riuscire ad emergere con una discreta opera c'erano ma purtroppo, che sia colpa dello sceneggiatore o della pubblicazione traviata, il tutto risulta deludente e fine a se stesso. Se non vedrà mai la luce un seguito è destinato a rimanere un'opera insulsa.
"Étoile" è un manga in due volumi che prende spunto dal romanzo francese del 1844 "I Tre Moschettieri" di Alexandre Dumas, proponendone un versione non proprio fedele in chiave shonen.
Il manga è di soli due volumi perché, come dice l'autore stesso nel volume uno, la rivista su cui veniva pubblicato in Giappone è stata chiusa, portando il fumetto ad una prematura conclusione.
La cosa si ripercuote negativamente sulla storia e sulla qualità della stessa, dato che era stata pensata per una serializzazione molto più lunga, ed invece è stato fatto finire malamente.
La storia è quella di Charles D'Artagnan, giovane e abile spadaccino, che pensa più a divertirsi in compagnia di varie ragazze che a seguire le orme del padre, moschettiere alla corte del Re. Dopo alcune vicende che lo vedono affrontare un losco spadaccino che mette in pericolo il suo villaggio, decide di recarsi a Parigi per entrare nella guardia del Re, il corpo dei moschettieri.
La particolarità del fumetto è la rivisitazione in chiave fantasy della storia.
D'Artagnan, cosi come i tre moschettieri Athos, Aramis, e Porthos, e gli altri, possiedono delle spade particolari, a cui vanno incastonate sulla lama delle pietre, le cosiddette "Astral Stone", che rendono le spade delle "Astral Blade".
Ogni moschettiere è infatti abbinato ad una delle quarantotto costellazioni della volta celeste.
Tali spade sono la causa di un conflitto tra i moschettieri, visto che c'è qualcuno che vuole impossessarsi di tutte le spade.
L'esito di tale conflitto purtroppo resterà sconosciuto a causa della già detta chiusura prematura del fumetto. Peccato, perché per quel che ho letto nei due volumi, la storia aveva buone potenzialità.
I combattimenti tra spadaccini dotati delle Astral Blade e delle tecniche ispirate alla costellazione che li protegge erano una trovata interessante, che ricorda molto quelli visti in "Saint Seiya".
"Étoile" poi combina una buona storia con dei personaggi abbastanza riusciti, e alterna momenti seri e combattimenti, a gag e battute che spezzano piacevolmente la tensione.
I disegni non sono male, più o meno riusciti i vari personaggi principali, ovviamente rivisitati in chiave manga shonen, le ambientazioni, per quel poco che si vede di Parigi e della Francia dell'epoca, e le scene di combattimento, piuttosto chiare e poco confuse.
Parlando di "Étoile" verrebbe logico fare un paragone con l'opera originale da cui è tratta, ma a parere mio è una delle cose più inutili da fare. "I Tre Moschettieri", l'originale è un romanzo del 1844, concepito per un altro tipo di lettore, in un epoca molto diversa dalla nostra.
Inutile dunque muovere critiche al manga in questione in virtù di una mancanza di fedeltà alla storia che non può e non deve esserci.
Se qualcuno vuole fedeltà alla storia, prego, si legga il romanzo originale.
Personalmente, io "Étoile" non lo considero un capolavoro, ma non è nemmeno spazzatura.
E' solo un manga di due volumi che racconta l'inizio di una storia molto più lunga che non vedrà mai la luce. Però mi è piaciuto comunque, e avrei letto con piacere il prosieguo.
Il manga è di soli due volumi perché, come dice l'autore stesso nel volume uno, la rivista su cui veniva pubblicato in Giappone è stata chiusa, portando il fumetto ad una prematura conclusione.
La cosa si ripercuote negativamente sulla storia e sulla qualità della stessa, dato che era stata pensata per una serializzazione molto più lunga, ed invece è stato fatto finire malamente.
La storia è quella di Charles D'Artagnan, giovane e abile spadaccino, che pensa più a divertirsi in compagnia di varie ragazze che a seguire le orme del padre, moschettiere alla corte del Re. Dopo alcune vicende che lo vedono affrontare un losco spadaccino che mette in pericolo il suo villaggio, decide di recarsi a Parigi per entrare nella guardia del Re, il corpo dei moschettieri.
La particolarità del fumetto è la rivisitazione in chiave fantasy della storia.
D'Artagnan, cosi come i tre moschettieri Athos, Aramis, e Porthos, e gli altri, possiedono delle spade particolari, a cui vanno incastonate sulla lama delle pietre, le cosiddette "Astral Stone", che rendono le spade delle "Astral Blade".
Ogni moschettiere è infatti abbinato ad una delle quarantotto costellazioni della volta celeste.
Tali spade sono la causa di un conflitto tra i moschettieri, visto che c'è qualcuno che vuole impossessarsi di tutte le spade.
L'esito di tale conflitto purtroppo resterà sconosciuto a causa della già detta chiusura prematura del fumetto. Peccato, perché per quel che ho letto nei due volumi, la storia aveva buone potenzialità.
I combattimenti tra spadaccini dotati delle Astral Blade e delle tecniche ispirate alla costellazione che li protegge erano una trovata interessante, che ricorda molto quelli visti in "Saint Seiya".
"Étoile" poi combina una buona storia con dei personaggi abbastanza riusciti, e alterna momenti seri e combattimenti, a gag e battute che spezzano piacevolmente la tensione.
I disegni non sono male, più o meno riusciti i vari personaggi principali, ovviamente rivisitati in chiave manga shonen, le ambientazioni, per quel poco che si vede di Parigi e della Francia dell'epoca, e le scene di combattimento, piuttosto chiare e poco confuse.
Parlando di "Étoile" verrebbe logico fare un paragone con l'opera originale da cui è tratta, ma a parere mio è una delle cose più inutili da fare. "I Tre Moschettieri", l'originale è un romanzo del 1844, concepito per un altro tipo di lettore, in un epoca molto diversa dalla nostra.
Inutile dunque muovere critiche al manga in questione in virtù di una mancanza di fedeltà alla storia che non può e non deve esserci.
Se qualcuno vuole fedeltà alla storia, prego, si legga il romanzo originale.
Personalmente, io "Étoile" non lo considero un capolavoro, ma non è nemmeno spazzatura.
E' solo un manga di due volumi che racconta l'inizio di una storia molto più lunga che non vedrà mai la luce. Però mi è piaciuto comunque, e avrei letto con piacere il prosieguo.
I moschettieri mi hanno sempre affascinato, il guascone D'Artagnan con la sua faccia di bronzo e la sua voglia di strafare insieme ad Athos, Portos e Aramis sono sempre stati un quartetto entusiasmante.
Ho comprato il fumetto aspettandomi un rivisitazione della normale storia, invece trovo una storia alquanto differente e con l'aggiunta di qualche extra fuori dal comune, colpi speciali e spade invincibili, per qualcuno un pregio, per altri un difetto. Ho trovato il fumetto parecchio carino, i disegni sono belli e lineari, serietà e comicità mixati alla perfezione, onore e donzelle, tutto in due numeri carichi di azione che si fanno leggere tutti d'un fiato. Mi ritengo di dire che vale la spesa e che mi dispiace che duri solo due numeri.
Ho comprato il fumetto aspettandomi un rivisitazione della normale storia, invece trovo una storia alquanto differente e con l'aggiunta di qualche extra fuori dal comune, colpi speciali e spade invincibili, per qualcuno un pregio, per altri un difetto. Ho trovato il fumetto parecchio carino, i disegni sono belli e lineari, serietà e comicità mixati alla perfezione, onore e donzelle, tutto in due numeri carichi di azione che si fanno leggere tutti d'un fiato. Mi ritengo di dire che vale la spesa e che mi dispiace che duri solo due numeri.
Quousque tandem abutere, GP Publishing, patientia nostra?
Per quanto tempo ancora codesto tuo ciarpame si farà beffe di noi? A quale limite si spingerà la sfrenata tua ingordigia? Non t'accorgi che i tuoi propositi sono noti, che la tua congiura viene pregiudicata dalla conoscenza che tutti ne hanno?
Ebbene sì signori convenuti, ci troviamo riuniti in quest'aula di tribunale per giudicare un nuovo manga dal titolo di Étoile (in giapponese Étoile francese "Stella" Sanjūshi Seira) che, sotto la scaltra facciata di una rielaborazione de I Tre Moschettieri di Alexandre Dumas padre, rappresenta l'ennesima opera indigesta e di nullo valore artistico pubblicata sul suolo d'Italia. Ma procediamo con ordine.
Francia, prima metà del XVII secolo: Charles d'Artagnan è un giovane guascone, figlio dell'illustre Bertrand d'Artagnan capitano del corpo dei moschettieri di sua maestà il Re. O meglio, dell'allora illustre Bertrand d'Artagnan: in seguito a una oscura serie di eventi, infatti, egli viene scalzato con ignominia dall'incarico e costretto a rientrare nel suo isolato villaggio natio, dove esala l'ultimo respiro abbandonato da tutti e insultato persino sul letto di morte dal figlioletto Charles. Le motivazioni del suo odio sono riconducibili al disonore che il genitore ha lasciato abbattersi sulla famiglia, e per questo si incaponisce nel voler ripercorrere le orme paterne in direzione di Parigi e della regale divisa blu per dimostrare a se stesso di essere più valoroso del suo vecchio. Una speranza vana nonché, come Charles apprende a sue spese, frutto di una diffamazione che il suo spirito superficiale e bellicoso gli impedisce di affrontare e comprendere.
Passano comunque gli anni e un bel giorno di sole, destatosi su un covone di paglia in compagnia di alcuni individui di sesso femminile dall'età non facilmente discernibile (una scena assai simile a una celebre del film "La Maschera di Ferro" di Randall Wallace con Leonardo di Caprio), viene sfidato a duello dai gelosi fidanzati delle gentili (?) donzelle. Essendosi liberato in quattro e quattr'otto dell'incomodo, Charles si concede un bagno ristoratore nel greto di un fiume e qui incappa in una ragazza svenuta, con cui tenta delle avances che, naturalmente, non vanno a segno; dopo aver assestato una bella scarica di botte sul capo del precoce d'Artagnan, la straniera rivela di chiamarsi Constance Bonacieux e di essere fuggita dalla capitale al fine di contattare Bertrand d'Artagnan.
Constance racconta che in città la situazione si è fatta incandescente: privi di un leader dalla rigida deontologia e codice d'onore, lo squadrone dei moschettieri si sta sfasciando rovinando sotto il peso di una sanguinosa lotta fratricida per impossessarsi delle Astral Blades, lame speciali in possesso dei quarantotto moschettieri del re. Ha così inizio una rocambolesca avventura, tanto infuocata quanto breve ed effimera, che dovrebbe vedere Charles unirsi agli amici del padre, i tre inseparabili Athos, Porthos e Aramis e riunire le Astral Blades, o quantomeno far cessare le ostilità.
Al lettore attento, sia della presente recensione sia della trilogia autentica, non possono essere sfuggite un paio di cosette tutt'altro che irrilevanti: 1) Bertrand d'Artagnan non fu mai moschettiere e, soprattutto, non fu in stretti rapporti d'amicizia con gli altri tre: lo scenografo Hiroshi Izawa ricrea l'amicizia tra Charles d'Artagnan e Aramis, Athos e Porthos proiettandola in d'Artagnan senior; 2) Constance Bonacieux non è la ragazzetta moe, innocente e timidina, che compare nel fumetto, bensì è una donna sposata in legittime nozze a monsieur Bonacieux e ha con il guascone junior una relazione extraconiugale (in Étoile invece il signor Bonacieux è il fratello della donna).
Si tratta di due aspetti questi che, quantunque non bastino certo a giustificare il votaccio che noi proponiamo, servono da scorciatoia per mettere in luce la maggiore carenza di Étoile: l'assoluta insufficienza del rimaneggiamento del materiale originario, cosa che inficia il valore dell'opera in quanto essa diviene la ripetizione di nomi e avvenimenti svuotati della loro capacità narrativa.
Che la corte non si inganni: noi dell'accusa non pretendiamo di trovare in un manga un lavoro di recupero e riutilizzo di una tradizione letteraria altrui filologicamente corretto: il mondo del fumetto nipponico è l'espressione di una cultura pop, e con questo non si vuole insinuare che essa sia senza valore, tutt'altro, e noi lo sappiamo bene. Inoltre, anche I Tre Moschettieri depongono a favore della bontà degli scritti popolari: concepita come letteratura d'evasione destinata al popolino da un grande scrittore impegnato in temi ben più aulici di questi, Les Trois Mosquetaires tuttavia seppero da subito conquistarsi un posto nell'immaginario comune di mezza Europa con un'efficacia tale da essere tuttora presenti nel patrimonio culturale collettivo, tanto da costringere Alexandre Dumas, nei volumi successivi Vent'Anni Dopo e Il Visconte di Bragelonne, a occuparsi personalmente della stesura dei manoscritti quando invece I Tre Moschettieri era considerata una commercialata buona solo per racimolare fondi a cui il capo bottega prestò scarsa attenzione, delegando il lavoro ai suoi sottoposti, i quali confezionarono una bella sequela di strafalcioni (la traduzione a cura di Mondadori ha un ricco apparato di note con cui si diletta a segnalare ogni errore di datazione e i riferimenti fallati, alcuni anche atroci, nello svolgimento della storia).
In considerazione di ciò, il medium manga non è troppo svantaggiato per ripercorrere le gesta di questi impavidi; eppure, i due autori Hiroshi Izawa e Kotaro Yamada falliscono miseramente, in quanto buttano allusioni tratte da ciascun capitolo di Dumas in maniera disordinata dentro uno stesso calderone, da cui fuoriesce una massa informe che vorrebbe essere passabile e accontentare i palati moderni celando la sua vera natura di stomachevole polpettone.
Vediamo come in considerazione ai protagonisti, a partire da d'Artagnan figlio: il vero d'Artagnan è un uomo sì esuberante e irascibile, in particolare da giovane, ma qui si dà vita a un abominio sotto le sembianze di un mocciosetto impertinente ed egocentrico che odia tutto e tutti perché il signorino non vuole passare per la gavetta, no: lui, scavezzacollo sconsiderato, si aspetta che tutti siano degli invertebrati pronti a essere comandati grazie alle sue doti che nessuno può osare mettere in dubbio, nei pensieri come nei fatti.
Come dite? Esatto, si tratta di un protagonista amabilissimo.
Stendiamo qua un velo pietoso e flagelliamoci ulteriormente discorrendo di Porthos, Aramis, Athos e, en passant, di Richelieu.
Diamo per scontato che chiunque abbia un'immagine mentale, quantunque approssimativa, del personaggio interpretato da Gérard Depardieu: ecco, l'attore è perfetto per impersonare Porthos, un Golia dal cuore d'oro; in Étoile, però, egli è alto ma non eccessivamente, con una silhouette snella nonostante i dolci (tra cui degli anacronistici donuts) che ingurgita voracemente, insomma è una sottospecie non meglio identificata di bishōnen biondo, col pizzetto e una spiga in bocca a mo' di contadino, che diteci voi che c'entra perché noi, pur con tutta la buona volontà del mondo, non ci arriviamo.
Passiamo ad Aramis: adeguandosi alla consuetudine tutta giapponese di stabilire un nuovo paradigma quando una produzione estranea approda nel paese del sol levante, nel caratterizzare Aramis si segue pedissequamente il modello varato dall'anime degli anni '80 "D'Artagnan e i moschettieri del re" ottenendo un personaggio androgino che, ancora, non c'entra nulla coll'uomo d'armi prima aspirante al saio e poi effettivo ecclesiastico con un debole per le belle donne e le mani sempre in pasta negli affari (e negli intrighi) politici.
Stesso gramo destino è riservato a Richelieu: analogamente al cartone succitato, il cardinale è spogliato della sua corazza di uomo dal pugno d'acciaio ma leale e dedito al bene della nazione (l'opposto del suo successore Mazarino), una persona corretta che si rende conto delle qualità dei quattro eroi e cerca più volte di portarli dalla sua parte, anche se invano; nella rappresentazione di Izawa/Yamada, Richelieu è ridotto a una macchia, a un omiciattolo pauroso e meschino cui prudono abbastanza le mani.
Infine è il turno di Athos: Athos, o il conte de la Fère, guida spirituale dei quattro, uomo dall'occhio e dalla ragione oscurati dall'alcol in I Tre Moschettieri e poi gentiluomo rinato dalle sue ceneri come l'araba fenice in Vent'Anni Dopo; Athos, persona dall'invincibile dignità e umanità perennemente in prima linea a combattere per gli ideali in cui stoicamente crede. Ahinoi, Athos di Étoile è il tentativo più ambizioso di ridefinizione, ma anche con lui non si centra affatto il bersaglio: si prova a dare l'impressione di un essere dilaniato da enormi conflitti interiori che però sa farsi largo nella mischia a testa alta, una lettura che con parecchia misericordia da parte nostra si potrebbe pure accettare, ma non regge, non regge, e il suo ridicolo attacco "Fuoco della Sbornia" suggella lo scempio.
I singoli personaggi fanno pietà, la vicenda globale idem: cos'è che manca? Qual è la peculiarità che, in Étoile, Izawa e Yamada si son dimenticati di considerare? È l'amicizia. I Tre Moschettieri, lo si è accennato, è un romanzo d'evasione, destinato al volgo incolto e che, seppure non compaia nei migliori manuali di storia della letteratura francese, con la descrizione dell'inscindibile legame tra i quattro uomini sprezzanti del pericolo, Athos, Porthos, Aramis e d'Artagnan, ha saputo assurgere a nuovo canone del sentimento dell'amicizia, un primato di tutto rispetto poiché l'amicizia è una di quelle manifestazioni proprie dell'animo umano in ogni tempo e in ogni luogo, e con Étoile i mangaka Izawa e Yamada sono ciechi a questa visione dall'incredibile potenzialità in uno shōnen, dei cui cardini uno è, almeno nei più classici, proprio l'amicizia, e il motto "Tutti per uno, uno per tutti" rimane come una vuota epigrafe sulla cover dei libricini.
Consiglio ora alla difesa di non lanciarsi a depotenziare la nostra arringa adducendo attenuanti, vibrando: "Obiezione! (cit.) Il fumetto è stato interrotto bruscamente, non ci si poteva fare niente se non confezionare una narrazione e una conclusione traballante in soli due tankōbon", e con ciò insultare la propria intelligenza. Innanzitutto, perché, come rivela lo stesso disegnatore nei free talks conclusivi, del primo numero solo il finale è stato modificato, dunque l'incipit con d'Artagnan irrequieto è quello e continua a fare acqua da tutte le parti; e se, allo stesso modo, si volesse implorare il condono per il resto del manga, ciò non è fattibile perché esso rimane artisticamente insufficiente e uno sberleffo per il fruitore. Per di più, anche la farina del sacco degli ideatori, i.e. l'invenzione delle armi speciali, si rivela inutile, poiché da un certo punto non se ne parla più e divengono manufatti dalla destinazione ordinaria: uccidere.
L'unico comparto che si difende è forse quello grafico: di per sé, le illustrazioni non sarebbero male, soprattutto le pagine doppie contenenti le mosse delle Astral Blades che hanno una piacevole somiglianza classicheggiante nei corpi possenti e muscolosi che rappresentano le costellazioni da cui le spade attingono la loro forza, benché questi inserti siano palesemente copiati da "Saint Seiya", tuttavia rivelano una fortissima disomogeneità quasi altalenante: ovvero, il ritmo di "una pagina fatta bene, la successiva cala" a momenti è costante. Dulcis in fundo, non è possibile che in ogni ambientazione europea storica i personaggi indossino vestiti darkettoni di moda nel Giappone odierno e che le donne, ivi inclusa la regina Anna d'Austria che si scorge in un bozzetto, siano bimbette moe; ripetiamo, non si richiede una ineccepibile aderenza stilistica, ma certe libertà sono inammissibili.
A questo punto sorge spontanea la domanda: che bisogno c'era di portare Étoile nel mercato italiano? Assolutamente nessuna, se non un desiderio di cavalcare l'onda del successo alzata da un recentissimo lungometraggio per incamerare denari estorcendoli per tramite dell'ammirazione del pubblico per queste figure oramai leggendarie. È tutto qui.
E in quali modalità poi: l'edizione approntata per Étoile è addirittura quella pseudo-figa da fumetteria, con carta apparentemente pregiata e una sovraccopertina rimovibile specchi per le allodole volti a far cadere in trappola la preda sottraendole la bellezza di 5,90 euro sonanti a volumetto. Una mossa commerciale indegna, contro cui la favella nostra mai all'occorrenza esaurirebbe gli epiteti appropriati; ma, per non tediare gli astanti, preferiamo tacere con dignità, certi che il silenzio sia più eloquente di fiumi di parole, e con ciò lasciamo la parola alla corte.
Il verdetto è facile da emettere, avvocato: in virtù delle innumerevoli motivazioni addotte dall'accusa, questa corte condanna senz'esitazione alcuna il manga Étoile al voto 1 e a giacere invenduto sugli scaffali delle librerie. La seduta è tolta, andate in pace e meditate mentre tornate paghi alle vostre quotidiane faccende: quante volte ancora codesto affronto, l'indiscriminata commercializzazione di determinata fuffa, si ripeterà?
Per quanto tempo ancora codesto tuo ciarpame si farà beffe di noi? A quale limite si spingerà la sfrenata tua ingordigia? Non t'accorgi che i tuoi propositi sono noti, che la tua congiura viene pregiudicata dalla conoscenza che tutti ne hanno?
Ebbene sì signori convenuti, ci troviamo riuniti in quest'aula di tribunale per giudicare un nuovo manga dal titolo di Étoile (in giapponese Étoile francese "Stella" Sanjūshi Seira) che, sotto la scaltra facciata di una rielaborazione de I Tre Moschettieri di Alexandre Dumas padre, rappresenta l'ennesima opera indigesta e di nullo valore artistico pubblicata sul suolo d'Italia. Ma procediamo con ordine.
Francia, prima metà del XVII secolo: Charles d'Artagnan è un giovane guascone, figlio dell'illustre Bertrand d'Artagnan capitano del corpo dei moschettieri di sua maestà il Re. O meglio, dell'allora illustre Bertrand d'Artagnan: in seguito a una oscura serie di eventi, infatti, egli viene scalzato con ignominia dall'incarico e costretto a rientrare nel suo isolato villaggio natio, dove esala l'ultimo respiro abbandonato da tutti e insultato persino sul letto di morte dal figlioletto Charles. Le motivazioni del suo odio sono riconducibili al disonore che il genitore ha lasciato abbattersi sulla famiglia, e per questo si incaponisce nel voler ripercorrere le orme paterne in direzione di Parigi e della regale divisa blu per dimostrare a se stesso di essere più valoroso del suo vecchio. Una speranza vana nonché, come Charles apprende a sue spese, frutto di una diffamazione che il suo spirito superficiale e bellicoso gli impedisce di affrontare e comprendere.
Passano comunque gli anni e un bel giorno di sole, destatosi su un covone di paglia in compagnia di alcuni individui di sesso femminile dall'età non facilmente discernibile (una scena assai simile a una celebre del film "La Maschera di Ferro" di Randall Wallace con Leonardo di Caprio), viene sfidato a duello dai gelosi fidanzati delle gentili (?) donzelle. Essendosi liberato in quattro e quattr'otto dell'incomodo, Charles si concede un bagno ristoratore nel greto di un fiume e qui incappa in una ragazza svenuta, con cui tenta delle avances che, naturalmente, non vanno a segno; dopo aver assestato una bella scarica di botte sul capo del precoce d'Artagnan, la straniera rivela di chiamarsi Constance Bonacieux e di essere fuggita dalla capitale al fine di contattare Bertrand d'Artagnan.
Constance racconta che in città la situazione si è fatta incandescente: privi di un leader dalla rigida deontologia e codice d'onore, lo squadrone dei moschettieri si sta sfasciando rovinando sotto il peso di una sanguinosa lotta fratricida per impossessarsi delle Astral Blades, lame speciali in possesso dei quarantotto moschettieri del re. Ha così inizio una rocambolesca avventura, tanto infuocata quanto breve ed effimera, che dovrebbe vedere Charles unirsi agli amici del padre, i tre inseparabili Athos, Porthos e Aramis e riunire le Astral Blades, o quantomeno far cessare le ostilità.
Al lettore attento, sia della presente recensione sia della trilogia autentica, non possono essere sfuggite un paio di cosette tutt'altro che irrilevanti: 1) Bertrand d'Artagnan non fu mai moschettiere e, soprattutto, non fu in stretti rapporti d'amicizia con gli altri tre: lo scenografo Hiroshi Izawa ricrea l'amicizia tra Charles d'Artagnan e Aramis, Athos e Porthos proiettandola in d'Artagnan senior; 2) Constance Bonacieux non è la ragazzetta moe, innocente e timidina, che compare nel fumetto, bensì è una donna sposata in legittime nozze a monsieur Bonacieux e ha con il guascone junior una relazione extraconiugale (in Étoile invece il signor Bonacieux è il fratello della donna).
Si tratta di due aspetti questi che, quantunque non bastino certo a giustificare il votaccio che noi proponiamo, servono da scorciatoia per mettere in luce la maggiore carenza di Étoile: l'assoluta insufficienza del rimaneggiamento del materiale originario, cosa che inficia il valore dell'opera in quanto essa diviene la ripetizione di nomi e avvenimenti svuotati della loro capacità narrativa.
Che la corte non si inganni: noi dell'accusa non pretendiamo di trovare in un manga un lavoro di recupero e riutilizzo di una tradizione letteraria altrui filologicamente corretto: il mondo del fumetto nipponico è l'espressione di una cultura pop, e con questo non si vuole insinuare che essa sia senza valore, tutt'altro, e noi lo sappiamo bene. Inoltre, anche I Tre Moschettieri depongono a favore della bontà degli scritti popolari: concepita come letteratura d'evasione destinata al popolino da un grande scrittore impegnato in temi ben più aulici di questi, Les Trois Mosquetaires tuttavia seppero da subito conquistarsi un posto nell'immaginario comune di mezza Europa con un'efficacia tale da essere tuttora presenti nel patrimonio culturale collettivo, tanto da costringere Alexandre Dumas, nei volumi successivi Vent'Anni Dopo e Il Visconte di Bragelonne, a occuparsi personalmente della stesura dei manoscritti quando invece I Tre Moschettieri era considerata una commercialata buona solo per racimolare fondi a cui il capo bottega prestò scarsa attenzione, delegando il lavoro ai suoi sottoposti, i quali confezionarono una bella sequela di strafalcioni (la traduzione a cura di Mondadori ha un ricco apparato di note con cui si diletta a segnalare ogni errore di datazione e i riferimenti fallati, alcuni anche atroci, nello svolgimento della storia).
In considerazione di ciò, il medium manga non è troppo svantaggiato per ripercorrere le gesta di questi impavidi; eppure, i due autori Hiroshi Izawa e Kotaro Yamada falliscono miseramente, in quanto buttano allusioni tratte da ciascun capitolo di Dumas in maniera disordinata dentro uno stesso calderone, da cui fuoriesce una massa informe che vorrebbe essere passabile e accontentare i palati moderni celando la sua vera natura di stomachevole polpettone.
Vediamo come in considerazione ai protagonisti, a partire da d'Artagnan figlio: il vero d'Artagnan è un uomo sì esuberante e irascibile, in particolare da giovane, ma qui si dà vita a un abominio sotto le sembianze di un mocciosetto impertinente ed egocentrico che odia tutto e tutti perché il signorino non vuole passare per la gavetta, no: lui, scavezzacollo sconsiderato, si aspetta che tutti siano degli invertebrati pronti a essere comandati grazie alle sue doti che nessuno può osare mettere in dubbio, nei pensieri come nei fatti.
Come dite? Esatto, si tratta di un protagonista amabilissimo.
Stendiamo qua un velo pietoso e flagelliamoci ulteriormente discorrendo di Porthos, Aramis, Athos e, en passant, di Richelieu.
Diamo per scontato che chiunque abbia un'immagine mentale, quantunque approssimativa, del personaggio interpretato da Gérard Depardieu: ecco, l'attore è perfetto per impersonare Porthos, un Golia dal cuore d'oro; in Étoile, però, egli è alto ma non eccessivamente, con una silhouette snella nonostante i dolci (tra cui degli anacronistici donuts) che ingurgita voracemente, insomma è una sottospecie non meglio identificata di bishōnen biondo, col pizzetto e una spiga in bocca a mo' di contadino, che diteci voi che c'entra perché noi, pur con tutta la buona volontà del mondo, non ci arriviamo.
Passiamo ad Aramis: adeguandosi alla consuetudine tutta giapponese di stabilire un nuovo paradigma quando una produzione estranea approda nel paese del sol levante, nel caratterizzare Aramis si segue pedissequamente il modello varato dall'anime degli anni '80 "D'Artagnan e i moschettieri del re" ottenendo un personaggio androgino che, ancora, non c'entra nulla coll'uomo d'armi prima aspirante al saio e poi effettivo ecclesiastico con un debole per le belle donne e le mani sempre in pasta negli affari (e negli intrighi) politici.
Stesso gramo destino è riservato a Richelieu: analogamente al cartone succitato, il cardinale è spogliato della sua corazza di uomo dal pugno d'acciaio ma leale e dedito al bene della nazione (l'opposto del suo successore Mazarino), una persona corretta che si rende conto delle qualità dei quattro eroi e cerca più volte di portarli dalla sua parte, anche se invano; nella rappresentazione di Izawa/Yamada, Richelieu è ridotto a una macchia, a un omiciattolo pauroso e meschino cui prudono abbastanza le mani.
Infine è il turno di Athos: Athos, o il conte de la Fère, guida spirituale dei quattro, uomo dall'occhio e dalla ragione oscurati dall'alcol in I Tre Moschettieri e poi gentiluomo rinato dalle sue ceneri come l'araba fenice in Vent'Anni Dopo; Athos, persona dall'invincibile dignità e umanità perennemente in prima linea a combattere per gli ideali in cui stoicamente crede. Ahinoi, Athos di Étoile è il tentativo più ambizioso di ridefinizione, ma anche con lui non si centra affatto il bersaglio: si prova a dare l'impressione di un essere dilaniato da enormi conflitti interiori che però sa farsi largo nella mischia a testa alta, una lettura che con parecchia misericordia da parte nostra si potrebbe pure accettare, ma non regge, non regge, e il suo ridicolo attacco "Fuoco della Sbornia" suggella lo scempio.
I singoli personaggi fanno pietà, la vicenda globale idem: cos'è che manca? Qual è la peculiarità che, in Étoile, Izawa e Yamada si son dimenticati di considerare? È l'amicizia. I Tre Moschettieri, lo si è accennato, è un romanzo d'evasione, destinato al volgo incolto e che, seppure non compaia nei migliori manuali di storia della letteratura francese, con la descrizione dell'inscindibile legame tra i quattro uomini sprezzanti del pericolo, Athos, Porthos, Aramis e d'Artagnan, ha saputo assurgere a nuovo canone del sentimento dell'amicizia, un primato di tutto rispetto poiché l'amicizia è una di quelle manifestazioni proprie dell'animo umano in ogni tempo e in ogni luogo, e con Étoile i mangaka Izawa e Yamada sono ciechi a questa visione dall'incredibile potenzialità in uno shōnen, dei cui cardini uno è, almeno nei più classici, proprio l'amicizia, e il motto "Tutti per uno, uno per tutti" rimane come una vuota epigrafe sulla cover dei libricini.
Consiglio ora alla difesa di non lanciarsi a depotenziare la nostra arringa adducendo attenuanti, vibrando: "Obiezione! (cit.) Il fumetto è stato interrotto bruscamente, non ci si poteva fare niente se non confezionare una narrazione e una conclusione traballante in soli due tankōbon", e con ciò insultare la propria intelligenza. Innanzitutto, perché, come rivela lo stesso disegnatore nei free talks conclusivi, del primo numero solo il finale è stato modificato, dunque l'incipit con d'Artagnan irrequieto è quello e continua a fare acqua da tutte le parti; e se, allo stesso modo, si volesse implorare il condono per il resto del manga, ciò non è fattibile perché esso rimane artisticamente insufficiente e uno sberleffo per il fruitore. Per di più, anche la farina del sacco degli ideatori, i.e. l'invenzione delle armi speciali, si rivela inutile, poiché da un certo punto non se ne parla più e divengono manufatti dalla destinazione ordinaria: uccidere.
L'unico comparto che si difende è forse quello grafico: di per sé, le illustrazioni non sarebbero male, soprattutto le pagine doppie contenenti le mosse delle Astral Blades che hanno una piacevole somiglianza classicheggiante nei corpi possenti e muscolosi che rappresentano le costellazioni da cui le spade attingono la loro forza, benché questi inserti siano palesemente copiati da "Saint Seiya", tuttavia rivelano una fortissima disomogeneità quasi altalenante: ovvero, il ritmo di "una pagina fatta bene, la successiva cala" a momenti è costante. Dulcis in fundo, non è possibile che in ogni ambientazione europea storica i personaggi indossino vestiti darkettoni di moda nel Giappone odierno e che le donne, ivi inclusa la regina Anna d'Austria che si scorge in un bozzetto, siano bimbette moe; ripetiamo, non si richiede una ineccepibile aderenza stilistica, ma certe libertà sono inammissibili.
A questo punto sorge spontanea la domanda: che bisogno c'era di portare Étoile nel mercato italiano? Assolutamente nessuna, se non un desiderio di cavalcare l'onda del successo alzata da un recentissimo lungometraggio per incamerare denari estorcendoli per tramite dell'ammirazione del pubblico per queste figure oramai leggendarie. È tutto qui.
E in quali modalità poi: l'edizione approntata per Étoile è addirittura quella pseudo-figa da fumetteria, con carta apparentemente pregiata e una sovraccopertina rimovibile specchi per le allodole volti a far cadere in trappola la preda sottraendole la bellezza di 5,90 euro sonanti a volumetto. Una mossa commerciale indegna, contro cui la favella nostra mai all'occorrenza esaurirebbe gli epiteti appropriati; ma, per non tediare gli astanti, preferiamo tacere con dignità, certi che il silenzio sia più eloquente di fiumi di parole, e con ciò lasciamo la parola alla corte.
Il verdetto è facile da emettere, avvocato: in virtù delle innumerevoli motivazioni addotte dall'accusa, questa corte condanna senz'esitazione alcuna il manga Étoile al voto 1 e a giacere invenduto sugli scaffali delle librerie. La seduta è tolta, andate in pace e meditate mentre tornate paghi alle vostre quotidiane faccende: quante volte ancora codesto affronto, l'indiscriminata commercializzazione di determinata fuffa, si ripeterà?