Lupin III - Il violino degli Holmes
Lupin III, il ladro gentiluomo dalla giacca rossa è un personaggio che in Italia, a causa delle molte repliche delle sue serie animate gode di un certo successo da parecchi anni. Forse è più famoso qui da noi che in Giappone, dove, va ricordato, la prima serie anime (quella in giacca verde) riscosse pochissimo successo, al punto da venire sospesa dopo solo 23 episodi nonostante l'intervento di Miyazaki. Poi con le repliche e la seconda serie, Lupin è diventato un personaggio leggendario, che da oltre 40 anni è protagonista di nuove avventure che continuano tutt'oggi.
Per questo, i Kappa Boys, pionieri dei manga in Italia, hanno pensato di creare una serie di fumetti con sceneggiature e disegni di autori italiani, con la supervisione di Monkey Punch, o almeno il suo beneplacito, permettendo a Lupin e alla sua cricca di compagni di vivere nuove avventure.
"Il violino degli Holmes" è il primo fumetto di questa serie che diventerà "Lupin III Millennium".
La storia, che come è intuibile dal titolo va a scomodare (seppur indirettamente) un altro celebre personaggio letterario, si pone come ideale seguito proprio della prima serie, con gli eventi che si svolgono dopo i fatti dell'ultimo episodio.
Lupin e la sua banda erano stati intrappolati su un isola da Zenigata, e pur di non farsi catturare, Lupin decise di fare esplodere il suo nascondiglio, morendo apparentemente nell'esplosione.
Qualche tempo dopo, Lupin torna in azione. Il suo obiettivo è un violino creato con il legno di un certo albero, un albero magico, e che quando suonato sembra provocare strani effetti in chi lo suona. Il suo stesso creatore accortosi della cosa ha deciso di smontarlo e separarne i componenti. Uno di questi è in possesso della bis-bis nipote del celeberrimo Sherlock Holmes, una ragazza di nome Shirley, che però oltre al cognome non sembra aver ereditato il famoso intuito del nonno.
La sceneggiatura è di Andrea Baricordi, uno dei Kappa Boys. Per quanto in linea con il mondo di Lupin, almeno per situazioni e personaggi presentatati, è troppo italiana. Si capisce proprio che è scritta da un italiano. Il voler fare del fulcro della vicenda una delle storie della letteratura italiana più famose nel mondo, se non la più famosa ne è un chiaro esempio. Lo stesso si può dire delle battute e dell'umorismo presente nel volume, molto distante da quello giapponese.
I disegni sono di Gianmaria Liani, non me ne voglia ma non so chi sia. Sono dei buoni disegni, e i personaggi sono ben resi e tutti riconoscibili ma anche in questo caso si nota subito la mano di un disegnatore italiano. Non è un manga e la cosa è evidente. Disegni troppo statici, pagine e vignette fin troppo ordinate. Non conosco il disegnatore, e probabilmente questo è il suo stile. In realtà devo comunque dire che preferisco che le cose siano state fatte a questo modo piuttosto che tentare di imitare, magari senza riuscirci, lo stile di Monkey Punch.
Di certo questo è stato un esperimento interessante, ma che difficilmente avrebbe successo al giorno d'oggi. Sono passati poco più di dieci anni, ma nel mondo dei manga sembra un era geologica. Era un altro periodo. I manga non erano diffusi come adesso, non c'erano le scan e non c'erano i lettori saputelli pronti a mettere alla gogna l'intero staff di traduttori per un onorifico sbagliato. Un periodo in cui era possibile prendere un personaggio come "Lupin" e renderlo protagonista di un fumetto tutto italiano.
Non nascondo che anche io ero scettico prima della lettura, e mi sono avvicinato all'opera solo per amore del personaggio. Alla fine della lettura non lo reputo un capolavoro ma nemmeno un fiasco, ho letto di molto peggio, e questo fumetto se la cava discretamente.
La storia nelle sua lunghezza di quasi cento pagine riesce ad intrattenere quanto basta, senza annoiare troppo ma senza comunque raggiungere picchi di tensione o drammaticità.
Certo è che il Lupin su cui è basato questo fumetto non è l'originale del manga ma la sua controparte animata, di molto addolcito nei modi e nel carattere, al punto da fargli meritare l'appellativo di "Ladro gentiluomo".
A chi consigliare la lettura di questo fumetto?
I fan di Lupin magari potrebbero storcere il naso di fronte ad un prodotto del genere ma allo stesso modo si tratta di una nuova avventura inedita. Si possono chiudere gli occhi (in senso figurato eh, se non si può leggere) e fare finta che sia un fumetto giapponese, oppure essere orgogliosi del fatto che a noi italiani l'autore ha dato in gestione il suo personaggio.
In ogni caso, penso che ogni fan di Lupin dovrebbe dargli un occhiata se ne ha l'occasione. Del resto, lo stesso Lupin in versione anime passa nelle mani di diversi registi ad ogni film o special, e questo stesso fumetto viene presentato come "un lungometraggio a fumetti" e come tale, una "visione" è più che consigliata. Da fan di Lupin io l'ho trovato tutto sommato piacevole.
Per questo, i Kappa Boys, pionieri dei manga in Italia, hanno pensato di creare una serie di fumetti con sceneggiature e disegni di autori italiani, con la supervisione di Monkey Punch, o almeno il suo beneplacito, permettendo a Lupin e alla sua cricca di compagni di vivere nuove avventure.
"Il violino degli Holmes" è il primo fumetto di questa serie che diventerà "Lupin III Millennium".
La storia, che come è intuibile dal titolo va a scomodare (seppur indirettamente) un altro celebre personaggio letterario, si pone come ideale seguito proprio della prima serie, con gli eventi che si svolgono dopo i fatti dell'ultimo episodio.
Lupin e la sua banda erano stati intrappolati su un isola da Zenigata, e pur di non farsi catturare, Lupin decise di fare esplodere il suo nascondiglio, morendo apparentemente nell'esplosione.
Qualche tempo dopo, Lupin torna in azione. Il suo obiettivo è un violino creato con il legno di un certo albero, un albero magico, e che quando suonato sembra provocare strani effetti in chi lo suona. Il suo stesso creatore accortosi della cosa ha deciso di smontarlo e separarne i componenti. Uno di questi è in possesso della bis-bis nipote del celeberrimo Sherlock Holmes, una ragazza di nome Shirley, che però oltre al cognome non sembra aver ereditato il famoso intuito del nonno.
La sceneggiatura è di Andrea Baricordi, uno dei Kappa Boys. Per quanto in linea con il mondo di Lupin, almeno per situazioni e personaggi presentatati, è troppo italiana. Si capisce proprio che è scritta da un italiano. Il voler fare del fulcro della vicenda una delle storie della letteratura italiana più famose nel mondo, se non la più famosa ne è un chiaro esempio. Lo stesso si può dire delle battute e dell'umorismo presente nel volume, molto distante da quello giapponese.
I disegni sono di Gianmaria Liani, non me ne voglia ma non so chi sia. Sono dei buoni disegni, e i personaggi sono ben resi e tutti riconoscibili ma anche in questo caso si nota subito la mano di un disegnatore italiano. Non è un manga e la cosa è evidente. Disegni troppo statici, pagine e vignette fin troppo ordinate. Non conosco il disegnatore, e probabilmente questo è il suo stile. In realtà devo comunque dire che preferisco che le cose siano state fatte a questo modo piuttosto che tentare di imitare, magari senza riuscirci, lo stile di Monkey Punch.
Di certo questo è stato un esperimento interessante, ma che difficilmente avrebbe successo al giorno d'oggi. Sono passati poco più di dieci anni, ma nel mondo dei manga sembra un era geologica. Era un altro periodo. I manga non erano diffusi come adesso, non c'erano le scan e non c'erano i lettori saputelli pronti a mettere alla gogna l'intero staff di traduttori per un onorifico sbagliato. Un periodo in cui era possibile prendere un personaggio come "Lupin" e renderlo protagonista di un fumetto tutto italiano.
Non nascondo che anche io ero scettico prima della lettura, e mi sono avvicinato all'opera solo per amore del personaggio. Alla fine della lettura non lo reputo un capolavoro ma nemmeno un fiasco, ho letto di molto peggio, e questo fumetto se la cava discretamente.
La storia nelle sua lunghezza di quasi cento pagine riesce ad intrattenere quanto basta, senza annoiare troppo ma senza comunque raggiungere picchi di tensione o drammaticità.
Certo è che il Lupin su cui è basato questo fumetto non è l'originale del manga ma la sua controparte animata, di molto addolcito nei modi e nel carattere, al punto da fargli meritare l'appellativo di "Ladro gentiluomo".
A chi consigliare la lettura di questo fumetto?
I fan di Lupin magari potrebbero storcere il naso di fronte ad un prodotto del genere ma allo stesso modo si tratta di una nuova avventura inedita. Si possono chiudere gli occhi (in senso figurato eh, se non si può leggere) e fare finta che sia un fumetto giapponese, oppure essere orgogliosi del fatto che a noi italiani l'autore ha dato in gestione il suo personaggio.
In ogni caso, penso che ogni fan di Lupin dovrebbe dargli un occhiata se ne ha l'occasione. Del resto, lo stesso Lupin in versione anime passa nelle mani di diversi registi ad ogni film o special, e questo stesso fumetto viene presentato come "un lungometraggio a fumetti" e come tale, una "visione" è più che consigliata. Da fan di Lupin io l'ho trovato tutto sommato piacevole.