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Illidan

Volumi letti: 3/20 --- Voto 9
Conquistatore, sultano, poeta, mecenate... si potrebbe sprecare un'intera pagina per elencare gli attributi dell'uomo che fu Solimano il Magnifico, decimo e più celebre sultano dell'Impero Ottomano. La sua sola presenza fa quasi apparire la protagonista della storia, una popolana ucraina (o moldava? Una mappa all'interno del manga puntava da quelle parti l'origine della ragazza) di nome Alexandra, per gli amici Sasha, come del tutto marginale, nonostante il manga segua quasi esclusivamente le sue vicende.
Durante un'incursione da parte dei Tatari, Alexandra finirà per essere rapita e venduta come schiava: per sua fortuna, ad acquistarla sarà nientemeno che Pargali Ibrahim Pascià, figura storica di grandissima rilevanza all'interno dell'Impero Ottomano, il quale la donerà al vastissimo e favoleggiato harem del sultano di Costantinopoli. Il titolo dell'opera, che significa letteralmente "Stille di sogno, gabbie dorate", fa riferimento allo status di Alexandra, ribattezzata col nome turco di Hurrem: le "stille di sogno" sono i suoi desideri e le sue aspirazioni, piccoli e insignificanti come gocce di rugiada, ma così vivi e brillanti da darle la forza di non cedere mai, mentre la "gabbia dorata" è proprio l'harem reale, luogo dal quale le donne possono uscire solo coi piedi davanti. Era dai tempi di "Cesare" che non mi ritrovo a leggere uno storico tanto valido: e il motivo per cui non ho assegnato all'opera un 10, oltre al fatto che dovrà dimostrare di sapersi mantenere appassionante ben oltre i 3 volumi finora usciti, è perché non sono tanto esperto riguardo la storia, la cultura e gli usi dell'Impero Ottomano quanto lo sono di quelli italiani, o perfino di quelli giapponesi, se è per questo. Yume no Shizuku, Ogon no Torikago trasuda identità medio-orientale da ogni vignetta, e personalmente trovo ironico come il vero protagonista di questa storia, l'harem, che ha dato il nome all'omonimo genere all'interno della dimensione dei manga, non sia fra le categorie cui appartiene quest'opera.

Intrighi, tradimenti e giochi di potere la fanno da padrona all'interno della corte ottomana, e Alexandra/Hurrem, nonostante il suo buon cuore e la sua personalità umile, modesta, si ritroverà suo malgrado a concorrere ferocemente per i favori del sultano, venendo trascinata in una danza sulla fune che a noialtri non può non ricordare, nel caso la convenienza ci spingesse a dimenticarlo, come non importi quanto le si rinchiuda, quanto si limitino i loro movimenti o la loro influenza, le donne saranno sempre il motore che fa girare la società e muove i fili dietro le quinte. Questo significa forse che i personaggi maschili sono solo burattini in balia delle perfide consorti e concubine, pronte ad azzannarsi l'una con l'altra per guadagnarsi i favori del re? No di certo: ho già spiegato che Solimano costituisce un'influenza senza la quale il manga non avrebbe ragione d'essere, e le sue parole dettano legge all'interno dell'Impero. Ibrahim è un po' meno credibile, ma lungi da me giudicare oltre quanto il ritratto che l'autrice fa dei personaggi in questione sia corrispondente alla realtà storica: come ho già detto, non sono così esperto da potermi esprimere.

È veramente molto bello come l'autrice si sia impegnata per riprodurre al meglio gli antichi centri e i paesaggi dell'Est Europa e del Vicino Oriente: non che abbia svolto un lavoro superbo, ma si vede bene che ci ha messo tutto il suo impegno. D'altro canto, non c'è da biasimarla più di tanto: credo sia particolarmente difficile, per un giapponese, figurarsi nella mente una realtà lontana (e non così celebre, se vogliamo dirla tutta) come dev'essere l'Impero Ottomano. Ottime, tuttavia, sono le rappresentazioni di Istanbul e dei suoi palazzi, così come eccellono le trasposizioni di costumi, gioielli e armamenti. Ho trovato invece un po' poco fantasioso - e anche un pizzico retró - il design dei personaggi.

Due parole sulla storia. Crudezza, realismo e anche un certo grado di... non so come definirla... denuncia? Libertinismo? Malizia? Un certo grado di malizia fa da contorno alla vicenda, che ho già segnalato come ricca di intrighi e giochi di potere, ma anche di sorprese più o meno piacevoli: l'autrice ha scelto un contesto vivace ed affascinante per ambientare la sua storia, e lo sfrutta in maniera coinvolgente e ammaliante. Credo che sia riuscita a raffigurare con una buona precisione la reale natura della corte ottomana e dell'harem: non il paradiso della perdizione, della lussuria e del peccato che noialtri spesso ci figuriamo - non senza una certa dose di desiderio, lo ammetto - ma una realtà complicata, stratificata e lacerata da divisioni e omertà, quasi un centro abitato a parte, dove il padrone, in questo caso il sultano, ha quasi il ruolo di un dio col potere di giudicare se una donna può assurgere ad una posizione superiore, oppure essere gettata nelle tenebre dell'oblio senza poter più far ritorno alla luce.

Un manga davvero notevole. Credo che lo seguirò con attenzione, a costo di leggerlo in lingua originale, tanto più che le versioni che si trovano in giro non sono tradotte in maniera così esaltante. Non credo di dire una bestemmia affermando che Yume no Shizuku, Ogon no Torikago ha sufficiente impatto visivo da non poter passare inosservato a lungo: a differenza di quasi tutte le opere non giunte nel Bel Paese che ho provveduto a recensire in passato, credo fermamente che questo manga abbia le carte in regola per un'eventuale release italiana. Non so dirvi quando, ovviamente, né posso mettere a tacere quell'un per cento del mio cuore che mi dice che sto sbagliando, ma nel caso dovesse accadere non posso che raccomandarvi caldamente la lettura di quest'opera, qualunque sia il genere che vi appassiona di più, perché è uno di quei manga così multidimensionali da poter risultare appassionante per ogni categoria di lettore.