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dawnraptor

Volumi letti: 1/1 --- Voto 7
Anomalo, decisamente. Sospeso nel tempo, in un periodo, per quanto ho potuto capire, risalente alla fine dello shogunato. Tutti girano con le spade, pare esistere ancora un sistema feudale, la gente fa seppuku ma… si costruiscono bambole semi-viventi che "nascono" bambine e crescono con l'amore dei loro padroni. Piuttosto incredibile ma, accettato l'assunto, si apre un mondo di malinconica tristezza.

Si tratta di una raccolta di tre brevi episodi, più un piccolo extra, tutti correlati al concetto di questi "bambini ibridi", o androidi. E se il primo può essere quasi gioioso, e il secondo speranzoso, il terzo e lo special, che chiudono l'arco, sono dolorosamente malinconici. Mi stupisce che si possa essere ridotti quasi alle lacrime da una storia così fuori da ogni logica moderna e occidentale. Eppure così è.

Il primo episodio narra le vicende di Kotaro, giovane e viziato rampollo di una grande casa, che pare incapace di far nulla se non spronato e guidato da qualcuno. Nella fattispecie, chi lo segue da vicino è il suo hybrid child, così amato dal suo padroncino da essere diventato molto più grande di lui. Ma Hazuki, questo il nome dell'androide, è un modello antico e pare destinato ed esaurire la sua carica…

Nel secondo episodio assistiamo alla rinascita spirituale di un uomo dal doloroso e colpevole passato, ad opera del suo androide. Scopriamo così che, per crescere, non basta rivolgere all'oggetto del proprio amore solo gentilezza; occorre condividere, oltre alle gioie, anche i dolori.

E' nel terzo episodio che assistiamo, sia pure di striscio e senza spiegazioni, alla nascita di questi strani esseri, che prosperano con l'amore del proprio padrone. In un'ambientazione che ricorda i tempi del Bakumatsu, il giovane Kuroda costruisce una bambola con l'aspetto giovanile del suo amore perduto tanti anni prima. Sarò particolarmente sensibile, oggi, ma ho trovato alcune scene veramente laceranti.

Ad ogni modo, ho apprezzato abbastanza i disegni, anche se, a mio parere, non sono qui la cosa fondamentale. Onore al merito della sensei che ha saputo, pur ambientando la storia in un contesto temporale discordante rispetto alla tecnologia implicita necessaria, indurre grande immedesimazione in chi legge. Del resto, ha prodotto anche una cosina minuscola e sconosciuta come Junjou Romantica.