Nonnonbâ - Storie di fantasmi giapponesi
Anche Rizzoli ha provato ad entrare nel settore dei manga, puntando sui manga di qualità con autori come Jiro Taniguchi, Osamu Tezuka e Shigeru Mizuki. Nel 2012 ha pubblicato quest’opera di oltre 400 pagine al prezzo non certo irrisorio di 22 euro. La domanda è se uno lo trova in vendita in qualche mercatino ne vale la pena?
La mia risposta è si. Quest’opera è una opera interessante, premiato con il Premio del festival del fumetto di Angouleme in Francia e pubblicato in vari paesi.
Qual’è la forza di questo fumetto? La semplicità.
Il tratto sembra da bambini ma in fondo è un manga degli anni settanta e Mizuki non ha mai abbandonato il suo modo di disegnare, che può sembrare vecchio e che non può gareggiare in bellezza con altri autori, lo puoi criticare fino a quando ti accorgi che compaiono anche disegni più complessi e ti chiedi: quanto ci ha messo a disegnare questo col suo braccio destro? (Mizuki era mancino e perse il suo braccio sinistro in guerra). O: perché non disegna sempre in questo modo? Poi non puoi non ammettere tutti i personaggi sono diversi gli uni dagli altri e non fai certo confusione con i volti e i nomi.
Ma a cosa assomiglia questo racconto?
Ci sono tanti filoni: le storie di mostri (legate al folclore giapponese come Yeats lo era a quello irlandese o i Grimm a quello tedesco) e la guerra dei bambini soprattutto (qui il richiamo a classici occidentali come La guerra dei bottoni o I ragazzi della via Pal), ma anche parla in modo non drammatico della perdita del lavoro del padre del protagonista o della vendita delle bambine da parte di poveri pescatori, ma ciò in via incidentale.
La morte è molto presente nella prima parte del manga ma il nostro protagonista è colpito soprattutto per la morte di una sua cugina tubercolosa.
Ma da dove viene il titolo?
Dal soprannome di una vecchia molto povera che racconta al protagonista le storie degli Yokai della sua regione: questa persona è realmente esistita nell’infanzia dell’autore e ci sono molti spunti autobiografici.
Dunque se per voi il manga non è solo una collezione di bei disegni ma anche un modo di svagarsi con una storia (come dicevo semplice ma bella) questo fumetto vi soddisferà.
La mia risposta è si. Quest’opera è una opera interessante, premiato con il Premio del festival del fumetto di Angouleme in Francia e pubblicato in vari paesi.
Qual’è la forza di questo fumetto? La semplicità.
Il tratto sembra da bambini ma in fondo è un manga degli anni settanta e Mizuki non ha mai abbandonato il suo modo di disegnare, che può sembrare vecchio e che non può gareggiare in bellezza con altri autori, lo puoi criticare fino a quando ti accorgi che compaiono anche disegni più complessi e ti chiedi: quanto ci ha messo a disegnare questo col suo braccio destro? (Mizuki era mancino e perse il suo braccio sinistro in guerra). O: perché non disegna sempre in questo modo? Poi non puoi non ammettere tutti i personaggi sono diversi gli uni dagli altri e non fai certo confusione con i volti e i nomi.
Ma a cosa assomiglia questo racconto?
Ci sono tanti filoni: le storie di mostri (legate al folclore giapponese come Yeats lo era a quello irlandese o i Grimm a quello tedesco) e la guerra dei bambini soprattutto (qui il richiamo a classici occidentali come La guerra dei bottoni o I ragazzi della via Pal), ma anche parla in modo non drammatico della perdita del lavoro del padre del protagonista o della vendita delle bambine da parte di poveri pescatori, ma ciò in via incidentale.
La morte è molto presente nella prima parte del manga ma il nostro protagonista è colpito soprattutto per la morte di una sua cugina tubercolosa.
Ma da dove viene il titolo?
Dal soprannome di una vecchia molto povera che racconta al protagonista le storie degli Yokai della sua regione: questa persona è realmente esistita nell’infanzia dell’autore e ci sono molti spunti autobiografici.
Dunque se per voi il manga non è solo una collezione di bei disegni ma anche un modo di svagarsi con una storia (come dicevo semplice ma bella) questo fumetto vi soddisferà.
Potremmo ascrivere l'ultra novantenne Shigeru Mizuki nel gruppo di autori giapponesi che, nel secondo dopoguerra, ha dato vita al manga come lo conosciamo oggi; tra di essi, Mizuki è uno dei pochi, se non addirittura l'unico, ad essere tuttora in vita. Prima però delle terribili esperienze vissute nella Guerra del Pacifico costategli la perdita di molti amici e persino di un braccio, magistralmente narrate in Verso una nobile morte, l'autore ha vissuto un'infanzia simile a quella di tanti altri bambini del suo tempo: trascorrendo la propria quotidianità totalmente immerso in "guerre in miniatura" con i suoi coetanei e in numerose difficoltà familiari e sociali. Dal canto suo, Shigeru ha mostrato fin dalla tenera età, e a discapito dello studio, uno spiccato interesse per il disegno, nonché la passione per le storie di yōkai, coltivate grazie anche ai racconti della tata di famiglia da lui soprannominata "NonNonBâ".
Ed è proprio con un'opera palesemente autobiografica intitolata NonNonBâ - Storie di fantasmi giapponesi che Mizuki rievoca la sua infanzia negli Anni Trenta di un Giappone sull'orlo della guerra e delle catastrofi atomiche. E lo fa a cuor leggero, con astuta ingenuità ed estrema naturalezza, pur essendo perfettamente in grado di intimorire il lettore con mostri singolari e spiriti indimenticabili (uno su tutti, Azuki Hakari dall'enorme testa, il sorriso a trentadue denti, gli occhi sbarrati, lo sguardo furbetto) o di intenerirlo con scene umanissime in cui a farla da padrone sono i piccoli e grandi drammi della vita di tutti i giorni visti dagli occhi di un bambino (la morte di un'amichetta, la partenza di un compagno di giochi, il licenziamento del padre). Il confine tra realtà e fantasia è piuttosto labile e tutto ciò contribuisce a rendere l'atmosfera particolarmente ambigua e intrigante.
Peraltro, proprio la fervida immaginazione di Mizuki darà i suoi frutti più redditizi con la creazione di Kitaro dei cimiteri, celeberrimo e fortunato manga incentrato proprio su storie di spiriti giapponesi, poi trasposta nell'arco di oltre cinquant'anni in una pletora infinita di serie televisive, nonché di film d'animazione e in "live action". Come nel caso di Verso una nobile morte, anche qui troviamo un stile di disegno marcatamente caricaturale, eppure non riesco a fare a meno di ammirarlo e apprezzarlo proprio per tale caratteristica: i personaggi dai volti così diversificati tra loro sono sempre facilmente identificabili, e le espressioni facciali di queste vere e proprie maschere umane - delle quali la mia preferita è senza dubbio quella di NonNonBâ, ma quella del padre di Shigeru la segue subito a ruota - fanno sì che agli occhi di chi legge essi quasi schizzino fuori dalla pagina. Scritto e disegnato alla fine degli Anni Settanta, e vincitore del premio come migliore opera al festival del fumetto di Angoulême nel 2007, NonNonBâ - Storie di fantasmi giapponesi è pubblicato in Italia in un singolo volume di oltre quattrocento pagine dalla Rizzoli Lizard, la quale ci ha ormai abituati a prezzi non proprio economici ma anche a materiali pregiati e a una cura editoriale adeguata alle esigenze del lettore più pretenzioso. L'introduzione di Paolo Interdonato contestualizza l'opera a dovere, rendendone la lettura ancora più completa; inoltre le traduzioni di Vincenzo Filosa, complete di note e traslitterazioni delle onomatopee al margine delle vignette, si attestano su ottimi livelli. Da segnalare la presenza graditissima di tavole a colori in incipit del volume. Insomma, sono convinto che NonNonBâ sia un fumetto che nessun appassionato della Nona Arte dovrebbe lasciarsi scappare. Da leggere tutto d'un fiato.
Ed è proprio con un'opera palesemente autobiografica intitolata NonNonBâ - Storie di fantasmi giapponesi che Mizuki rievoca la sua infanzia negli Anni Trenta di un Giappone sull'orlo della guerra e delle catastrofi atomiche. E lo fa a cuor leggero, con astuta ingenuità ed estrema naturalezza, pur essendo perfettamente in grado di intimorire il lettore con mostri singolari e spiriti indimenticabili (uno su tutti, Azuki Hakari dall'enorme testa, il sorriso a trentadue denti, gli occhi sbarrati, lo sguardo furbetto) o di intenerirlo con scene umanissime in cui a farla da padrone sono i piccoli e grandi drammi della vita di tutti i giorni visti dagli occhi di un bambino (la morte di un'amichetta, la partenza di un compagno di giochi, il licenziamento del padre). Il confine tra realtà e fantasia è piuttosto labile e tutto ciò contribuisce a rendere l'atmosfera particolarmente ambigua e intrigante.
Peraltro, proprio la fervida immaginazione di Mizuki darà i suoi frutti più redditizi con la creazione di Kitaro dei cimiteri, celeberrimo e fortunato manga incentrato proprio su storie di spiriti giapponesi, poi trasposta nell'arco di oltre cinquant'anni in una pletora infinita di serie televisive, nonché di film d'animazione e in "live action". Come nel caso di Verso una nobile morte, anche qui troviamo un stile di disegno marcatamente caricaturale, eppure non riesco a fare a meno di ammirarlo e apprezzarlo proprio per tale caratteristica: i personaggi dai volti così diversificati tra loro sono sempre facilmente identificabili, e le espressioni facciali di queste vere e proprie maschere umane - delle quali la mia preferita è senza dubbio quella di NonNonBâ, ma quella del padre di Shigeru la segue subito a ruota - fanno sì che agli occhi di chi legge essi quasi schizzino fuori dalla pagina. Scritto e disegnato alla fine degli Anni Settanta, e vincitore del premio come migliore opera al festival del fumetto di Angoulême nel 2007, NonNonBâ - Storie di fantasmi giapponesi è pubblicato in Italia in un singolo volume di oltre quattrocento pagine dalla Rizzoli Lizard, la quale ci ha ormai abituati a prezzi non proprio economici ma anche a materiali pregiati e a una cura editoriale adeguata alle esigenze del lettore più pretenzioso. L'introduzione di Paolo Interdonato contestualizza l'opera a dovere, rendendone la lettura ancora più completa; inoltre le traduzioni di Vincenzo Filosa, complete di note e traslitterazioni delle onomatopee al margine delle vignette, si attestano su ottimi livelli. Da segnalare la presenza graditissima di tavole a colori in incipit del volume. Insomma, sono convinto che NonNonBâ sia un fumetto che nessun appassionato della Nona Arte dovrebbe lasciarsi scappare. Da leggere tutto d'un fiato.
Shigeru Mizuki in questo splendido volume narra con delicatezza e ironia una parte della sua infanzia composta, come la vita di tutti noi, da giorni di gioco e giorni di morte.
Qui troviamo un giovanissimo disegnatore alle prese con una vita fatta di alti e bassi, riempita dall'amore e dall'irruenza di una famiglia numerosa, da giorni trascorsi a combattere al fianco di amici, da nottate insonni causate da storie di fantasmi.
Mizuki è accompagnato dalla figura rassicurante e saggia di Nonnonbâ che gli farà conoscere, tramite truculente storie, spiriti benevoli e uomini malvagi e che lo aiuterà ad affrontare con semplicità e determinazione ogni passaggio cruciale della sua vita.
Un ottimo volume autobiografico, da leggere e rileggere per riuscire a comprendere e assaporare al meglio le piccole e delicatissime lezioni di vita date di volta in volta dagli adulti presenti in questo manga.
Belle le illustrazioni e scorrevoli, semplici e ironici i dialoghi.
Lettura consigliatissima anche per i bambini.
Qui troviamo un giovanissimo disegnatore alle prese con una vita fatta di alti e bassi, riempita dall'amore e dall'irruenza di una famiglia numerosa, da giorni trascorsi a combattere al fianco di amici, da nottate insonni causate da storie di fantasmi.
Mizuki è accompagnato dalla figura rassicurante e saggia di Nonnonbâ che gli farà conoscere, tramite truculente storie, spiriti benevoli e uomini malvagi e che lo aiuterà ad affrontare con semplicità e determinazione ogni passaggio cruciale della sua vita.
Un ottimo volume autobiografico, da leggere e rileggere per riuscire a comprendere e assaporare al meglio le piccole e delicatissime lezioni di vita date di volta in volta dagli adulti presenti in questo manga.
Belle le illustrazioni e scorrevoli, semplici e ironici i dialoghi.
Lettura consigliatissima anche per i bambini.