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Kotaro

Volumi letti: 11/11 --- Voto 7
Nei primi anni del 2000 scoppiò, in Giappone e in tutto il mondo, la mania dei Beyblade, trottole componibili che facevano furore fra i bambini e protagoniste di un eponimo manga, trasposto in tre serie televisive di successo.
Dopo qualche anno sulla cresta dell'onda, dei Beyblade si perse quasi completamente la traccia, e le si credeva archiviate, le variopinte trottole da combattimento.
Qualche anno più tardi, a sorpresa, eccole di nuovo tornare alla ribalta, con nuovi giocattoli, nuove serie animate e un nuovo manga, questo Metal Fight Beyblade, scritto e disegnato da un altro autore e completamente slegato a livello di storia da quello precedente.

Gli elementi caratteristici della vecchia serie rivivono anche in questa più recente, portati ancor più all'eccesso. Ancora una volta, queste trottole nascondono un enorme potere distruttivo capace di trasformare quello che in apparenza è un gioco da bambini in scontri mortali dall'atmosfera apocalittica. Non mancano le solite organizzazioni criminali che vogliono sfruttare questo potere per dominare il mondo, ma avremo anche trottole indemoniate nate dall'odio degli esseri umani, sette e guerrieri mistici che usano e venerano i Beyblade.
Sulla carta, tutto ciò sembra abbastanza ridicolo, ma è Beyblade. Chi conosce già la serie precedente sa che non era molto diversa, mentre chi si avvicina a Beyblade con questo adattamento più recente farà bene a far sue tutte le esagerazioni della serie senza cercare per forza un realismo che Beyblade non gli darà mai.

Metal Fight Beyblade è un manga per un pubblico piuttosto giovane, che non offre particolari spunti d'originalità. I personaggi, le dinamiche che si instaurano fra loro, i loro poteri sanno abbastanza di già visto e si può subito pensare a questo manga come ad un "Saint Seiya" con le trottole. Il protagonista, Ginga, ad esempio, utilizza una trottola che si chiama Pegasus e compie attacchi chiamati Meteora di Pegaso. E' solo il primo di una lunghissima serie di rimandi, che vanno dal fatto che ognuna delle trottole presenti nella storia abbia i poteri di una costellazione (dal Dragone al Sagittario, dal Toro alla Bilancia, dal Leone all'Acquario e via dicendo) al maestro riparatore dei Beyblade che vive arroccatissimo in un luogo sacro e chiede la vita in cambio della riparazione della trottola.

Non sono gli unici elementi di Saint Seiya presenti in questo Metal Fight Beyblade, che dalle opere shounen del passato riprende in primis una grandissima passionalità.
I personaggi della serie sono tutti abbastanza stereotipati e dalla caratterizzazione semplice. Li abbiamo già visti in molte altre storie, sappiamo esattamente come si comporteranno, eppure c'è ancora qualcosa di magico in questi loro comportamenti, e continuiamo a farci incantare ancora una volta dalla passionalità con cui conducono i loro scontri, dalla costanza con cui si allenano in barba a ogni dolore (ma dovete solo lanciare una trottola, eh!), dalla determinazione che mostrano senza mai arrendersi, dall'incrollabile fiducia e dal grandissimo amore con cui affrontano le sfide e la vita.

Se ci fosse un proverbio capace di descrivere i fumetti giapponesi, questo sarebbe "Chi trova un amico, trova un tesoro". Anche Metal Fight Beyblade non sfugge a questo dogma, presentandoci un'amicizia tanto esasperata quanto epica e sognante. Ginga, il protagonista della storia, è un ragazzino come tanti, che come tutti i ragazzini della sua età ama giocare insieme ai suoi amici. Questo suo amore è il punto focale del personaggio e un po' di tutta la serie, che insegna ai lettori a non arrendersi mai, a credere nei propri sogni, nei propri ideali e nelle persone che si incontrano lungo il cammino della vita. Gli scontri di Beyblade non sono e non devono essere duelli da vincere ad ogni costo, ma si tratta di un gioco, di una sorta di disciplina sportiva, da affrontare con lealtà, rispetto e, soprattutto, passione e divertimento. Allo stesso modo, gli avversari non vanno intesi come insetti da schiacciare con violenza, ma come amici con cui condividere una passione e divertirsi, da sfidare con sportività. Capiterà dunque spessissimo che gli avversari di Ginga (così come quelli dei molti piccoli eroi giapponesi che lo hanno preceduto e quelli che sicuramente lo succederanno) si schierino poi dalla sua parte, aiutandolo ad allenarsi o a combattere contro nemici successivi più forti o crudeli, perché il nostro piccolo eroe dai capelli rossi gli avrà fatto capire che giocare a Beyblade è divertente e l'importante sono le emozioni e la passione provate durante lo scontro, piuttosto che la vittoria, per la quale ci sarà sempre un'altra occasione in futuro.

Metal Fight Beyblade è una storia semplice e stereotipata, ma riesce, ogni tanto, a mostrare dei momenti estremamente coinvolgenti a livello emozionale e, nella semplicità dei suoi personaggi, riesce a dipingerli con una certa cura. E' raro, a differenza dell'affrettato manga sui Beyblade firmato da Takao Aoki, che il lettore abbia la sensazione che manchi qualcosa nel racconto, e Metal Fight Beyblade scorre tranquillamente, risultando una lettura semplice e piacevole, capace, di tanto in tanto, di emozionare non poco.
Il disegno, abbastanza semplice ma a suo modo curato, è molto funzionale alla storia e abbastanza piacevole all'occhio, eccezion fatta per la caratterizzazione grafica dei cattivi, troppo spesso deformati in smorfie e risate isteriche e psicopatiche, accorgimento grafico che non ho mai amato molto.

Molte note di demerito per l'edizione italiana a cura di Panini Comics, a partire dal fatto che ogni volume veniva pubblicato sempre con estremo ritardo rispetto ai calendari e la serie quasi scompariva nei meandri della fumetteria, facendo dimenticare della sua esistenza. La scelta di lasciare le onomatopee in giapponese, da me sempre criticata, è ingiustificabile nel caso di un manga per bambini come questo: i bambini non capiscono quegli strani segni, e delle onomatopee adattate in caratteri latini li avrebbero coinvolti decisamente di più nella lettura. Pollice verso anche per il nome del protagonista, inspiegabilmente cambiato da un simbolico "Ginga" a un cacofonico "Gingka" che sfida ogni legge della fonetica giapponese. Infine, il titolo del manga è stato adattato semplicemente in "Beyblade", facendo confusione con la serie di Takao Aoki già pubblicata in passato (purtroppo solo parzialmente) da un altro editore.

Metal Fight Beyblade è il classico manga per un pubblico giovane, molto semplice, piacevole alla lettura e dotato di un certo calore nella trattazione di valori come l'onestà, l'amicizia e l'impegno. Non è nulla d'imprescindibile, ma è meglio realizzato rispetto al primo manga della serie Beyblade ed è un'ottima lettura per i bambini e i ragazzini che vogliono avvicinarsi ai manga, che troveranno qui un titolo adattissimo a loro e pregno di bei significati e messaggi educativi, ben più emozionante ed istruttivo di altre opere shounen più blasonate o di moda.
I "bambinoni" col cuore di panna come il sottoscritto finiranno per adorarlo, perdendosi ancora una volta nell'esasperata trattazione di un'amicizia magica, sognante e incrollabile, mentre chi ha il cuore di pietra si guardi bene dall'avvicinarcisi.


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tsuna x-burner

Volumi letti: 4/11 --- Voto 4
Metal Fight Beyblade è un Kodomo (ovvero un manga per bambini) scritto da Takafumi Adachi, pubblicato in Italia da Planet Manga al costo di 4,20 euro.
Sarà il mio legame con la prima serie animata di Beyblade (con cui sono cresciuto) che mi ha spinto a provare questo manga sapendo benissimo che non mi avrebbe soddisfatto....e infatti l'ho trovata estremamente brutta e poco appassionante. Sicuramente è un manga per bambini, ma non riuscire ad avere nessun elemento positivo è veramente difficile.

La trama si incentra su Gingka, un giovane ragazzo che gira il mondo per diventare il miglior Blader del mondo. Nella sua avventura incontrerà molti amici tra cui Kyoya, che avrà lo stesso ruolo ricoperto da Kei nel primo Beyblade (Ovvero l'amico-nemico) e nemici che aspirano alla conquista del mondo.

Come si può capire dalla trama è un manga molto leggero e classico, con il gruppo di eroi che combatte il cattivo di turno. I colpi di scena sono facilmente prevedibili e la storia va avanti in modo lineare, troppo lineare. Infatti non c'è mai occasione per stupirsi, si riesce a prevedere quando i protagonisti vinceranno o perderanno e puntualmente accadrà quello che uno ha pensato.
I personaggi sono privi di spessore, non hanno personalità e sembrano dei manichini che parlano.
Il disegno è molto bambinesco, con un tratto approssimativo che non riesce a farti entrare nella storia.

Per concludere è un manga che consiglio ai più giovani, che potranno svagarsi con una lettura leggera.