Private Prince
Non c'è nulla da fare: per quanto si impegni, Enjoji Maki non riesce mai, ai miei occhi, a realizzare un'opera che vada al di là del "buonino". Questa poteva essere la volta buona (e "Private Prince" è davvero superiore alle altre opere da lei disegnate che ho letto, di poco, ma lo è), ma come al solito le manca qualcosa per fare il salto di categoria. La storia era carina e abbastanza originale (anche se con alcuni elementi presi chiaramente da "Il principe cerca moglie": quel film con Eddie Murphy, avete presente?), le risate c'erano, la scorrevolezza pure, ma poi? Nulla di nulla. "Private Prince" è il solito Josei romantico il cui scopo non è altro che quello di intrattenere, e se la cava benissimo in quel senso, ma non offre molto più di ciò.
La trama è concisa e idealizzata, ed ha quasi l'aspetto di una favola del mondo moderno: la protagonista, Miyako Sakuragawa (scusate la divagazione, ma non riesco a trattenermi - "Fiume dei Ciliegi"... adoro i nomi giapponesi) è una studentessa universitaria di storia: a causa di un tradimento bello pesante, non riesce più ad innamorarsi. Chi poteva farle cambiare idea, se non il classico principe azzurro? E dire che il motivo per cui si è avvicinata a Wilfred di Estolia (paese ovviamente inventato - l'Estonia, d'altro canto, è pure una repubblica) era dettato solo da ragioni di convenienza. La storia odora di fiabesco a un miglio di distanza, e non starò qui a mentire affermando il contrario: lo ammetto, non ha un briciolo di verosimiglianza, ma è molto divertente, e inoltre, come nello stile della Maki, è senza peli sulla lingua. Una fiaba, sì, ma piccante e spregiudicata. Chiunque abbia apprezzato le altre opere della Sensei non può non farsi piacere "Private Prince".
"Private Prince" ha un buon pregio: sa tirare fuori risate sincere senza il bisogno di esagerare il comportamento dei personaggi, e senza ricorrere a storpiature stravaganti dei disegni. E' molto naturale, questo posso affermarlo tranquillamente, e ciò va ad incidere sul senso di continuità della vicenda, che non diventa mai pesante né scade in toni drammatici. Sfortunatamente, come tutti i manga della Sensei, si concentra eccessivamente sui protagonisti: solo il principe e la sua sposina hanno un background elaborato, una caratterizzazione esauriente e uno sviluppo che continua lungo tutta la storia. Il principino è probabilmente troppo distante perché qualche lettore possa riconoscersi in lui, ma Miyako è un personaggio che, a differenza di lui, può vantare delle situazioni familiari e personali nelle quali chiunque di noi può riconoscersi. Insomma, Wilfred è soddisfacente ma stereotipato, mentre Miyako è un personaggio veramente molto concreto, che può lasciar immedesimare in lei le lettrici, e offrire appieno quella divagazione dalla vita reale che, credo, chiunque cerca nel momento in cui sfoglia le pagine di un manga.
Purtroppo, "Private Prince" ha parecchi dei difetti riscontrabili nelle altre opere di Enjoji Maki: li avrebbe sopperiti con la sua storia accattivante e coinvolgente, ma c'è un elemento che, nella mia opinione, va considerato come incisivo sul voto: l'ultimo capitolo, che descrive una storia completamente a parte, la cui utilità è unicamente riempire spazio. Lo trovo un sintomo di sciatteria, il non saper calibrare la lunghezza della propria storia e dover ricorrere a questi espedienti per portare a compimento l'ultimo tankobon.
I disegni sono, per l'appunto, uno dei punti deboli tipici della Maki. Non hanno mai nulla di particolare e anzi, oserei dire che sono piuttosto mediocri: il design dei personaggi è monotono, e non sa né di originale né di innovativo. "Private Prince" non è affatto diverso da "Happy Marriage?!", "Yoru Café" o qualunque altra opera della Sensei presa a caso, e personalmente lo trovo un cattivo segno: l'autrice non mira a migliorarsi, e si accontenta di tracciare quel minimo indispensabile perché le sue opere possano offrire qualcosa in termini visivi.
Un peccato, perché "Private Prince" mi dà l'impressione di essere mezzo gradino al di sopra rispetto alle altre opere di Enjoji Maki, e la cosa non è molto rassicurante: nella mia modesta impressione, la mangaka sta regredendo, piano piano, ma sta retrocedendo. Non mi stupirebbe vederla pubblicare per Margaret o qualche altra rivista Shojo, un giorno. Nel frattempo, però, per essere una delle sue prime opere, "Private Prince" se la cava piuttosto bene: è ancora leggermente acerbo, come tutti i manga della Maki, ma sa comunque appassionare e intrattenere. Mi è piaciuto, e lo consiglio a tutti gli appassionati/e di Josei.
La trama è concisa e idealizzata, ed ha quasi l'aspetto di una favola del mondo moderno: la protagonista, Miyako Sakuragawa (scusate la divagazione, ma non riesco a trattenermi - "Fiume dei Ciliegi"... adoro i nomi giapponesi) è una studentessa universitaria di storia: a causa di un tradimento bello pesante, non riesce più ad innamorarsi. Chi poteva farle cambiare idea, se non il classico principe azzurro? E dire che il motivo per cui si è avvicinata a Wilfred di Estolia (paese ovviamente inventato - l'Estonia, d'altro canto, è pure una repubblica) era dettato solo da ragioni di convenienza. La storia odora di fiabesco a un miglio di distanza, e non starò qui a mentire affermando il contrario: lo ammetto, non ha un briciolo di verosimiglianza, ma è molto divertente, e inoltre, come nello stile della Maki, è senza peli sulla lingua. Una fiaba, sì, ma piccante e spregiudicata. Chiunque abbia apprezzato le altre opere della Sensei non può non farsi piacere "Private Prince".
"Private Prince" ha un buon pregio: sa tirare fuori risate sincere senza il bisogno di esagerare il comportamento dei personaggi, e senza ricorrere a storpiature stravaganti dei disegni. E' molto naturale, questo posso affermarlo tranquillamente, e ciò va ad incidere sul senso di continuità della vicenda, che non diventa mai pesante né scade in toni drammatici. Sfortunatamente, come tutti i manga della Sensei, si concentra eccessivamente sui protagonisti: solo il principe e la sua sposina hanno un background elaborato, una caratterizzazione esauriente e uno sviluppo che continua lungo tutta la storia. Il principino è probabilmente troppo distante perché qualche lettore possa riconoscersi in lui, ma Miyako è un personaggio che, a differenza di lui, può vantare delle situazioni familiari e personali nelle quali chiunque di noi può riconoscersi. Insomma, Wilfred è soddisfacente ma stereotipato, mentre Miyako è un personaggio veramente molto concreto, che può lasciar immedesimare in lei le lettrici, e offrire appieno quella divagazione dalla vita reale che, credo, chiunque cerca nel momento in cui sfoglia le pagine di un manga.
Purtroppo, "Private Prince" ha parecchi dei difetti riscontrabili nelle altre opere di Enjoji Maki: li avrebbe sopperiti con la sua storia accattivante e coinvolgente, ma c'è un elemento che, nella mia opinione, va considerato come incisivo sul voto: l'ultimo capitolo, che descrive una storia completamente a parte, la cui utilità è unicamente riempire spazio. Lo trovo un sintomo di sciatteria, il non saper calibrare la lunghezza della propria storia e dover ricorrere a questi espedienti per portare a compimento l'ultimo tankobon.
I disegni sono, per l'appunto, uno dei punti deboli tipici della Maki. Non hanno mai nulla di particolare e anzi, oserei dire che sono piuttosto mediocri: il design dei personaggi è monotono, e non sa né di originale né di innovativo. "Private Prince" non è affatto diverso da "Happy Marriage?!", "Yoru Café" o qualunque altra opera della Sensei presa a caso, e personalmente lo trovo un cattivo segno: l'autrice non mira a migliorarsi, e si accontenta di tracciare quel minimo indispensabile perché le sue opere possano offrire qualcosa in termini visivi.
Un peccato, perché "Private Prince" mi dà l'impressione di essere mezzo gradino al di sopra rispetto alle altre opere di Enjoji Maki, e la cosa non è molto rassicurante: nella mia modesta impressione, la mangaka sta regredendo, piano piano, ma sta retrocedendo. Non mi stupirebbe vederla pubblicare per Margaret o qualche altra rivista Shojo, un giorno. Nel frattempo, però, per essere una delle sue prime opere, "Private Prince" se la cava piuttosto bene: è ancora leggermente acerbo, come tutti i manga della Maki, ma sa comunque appassionare e intrattenere. Mi è piaciuto, e lo consiglio a tutti gli appassionati/e di Josei.
Adoro Maki Enjouji sensei e quando mi sono decisa a leggere quest'opera mi aspettavo già molto in partenza; in questo senso devo dire che ha soddisfatto ogni mia aspettativa. La storia parte da una tematica, credo, cara o quanto meno nota a tutte le ragazze: la romantica storia d'amore con il principe azzurro. Almeno una volta nella vita tutte noi avremo sicuramente fantasticato su un grande amore, con una persona che per noi incarnava l'idea del principe azzurro: in questo caso, però non si tratta di sogni, ma realtà perchè Will è davvero un Principe! Miyako, la protagonista, si trova fin dalle prime pagine del manga, ad aver a che fare con il bel principe a causa della tesi di laurea che quest'ultima sta scrivendo su un'antenata del giovane. Si può dire che questo sia l'antefatto e l'incipit della storia perchè da qui in poi, Miyako sarà prima per costrizione e poi di "sua sponte", sempre vicino al principe. Da un rapporto di convenienza e di amicizia lentamente sboccia un amore dolce e delicato, che mette a nudo il cuore della protagonista. I sentimenti e le azioni di Will sono descritti con accuratezza e il disegno dà vita ai sentimenti sulla carta. La sensei è una bravissima mangaka sia per le trame, sempre ben scelte e dettagliate, sia per i disegni così curati nei paesaggi e nelle fattezze dei personaggi, offrendoci un principe dannatamente bello e sexy.
Comicità è un tratto che si ritrova per tutta la vicenda e ben diluito all'interno della storia per alleggerire il pathos creato da situazioni troppo sensuali o drammatiche.
Di non minor importanza la maestria dell'autrice nel dosare trame anche molto articolate e ricche di vicende al loro interno, per la breve durata di cinque tankobon.
Veramente magnifica Sensei.
Comicità è un tratto che si ritrova per tutta la vicenda e ben diluito all'interno della storia per alleggerire il pathos creato da situazioni troppo sensuali o drammatiche.
Di non minor importanza la maestria dell'autrice nel dosare trame anche molto articolate e ricche di vicende al loro interno, per la breve durata di cinque tankobon.
Veramente magnifica Sensei.