Hot Road
Mentre per alcuni il Manga anni '80 sono la fantascienza di 'Fist of the North Star', o Le bizzarrie di Jojo, c'è tutto un altro filone ottantiano che sembra avere attechito un po' meno fuori dal Giappone ed in Italia, quello più realistico che racconta, in modo a volte esagerato ma molto più spesso semplicemente disincantato, il mondo degli adolescenti del Sol Levante nei 'lost years' prima del tracollo economico che il paese vedrà negli anni '90. Raramente si tratta di critica sociale vera e propria: la mentalità conformista nel bene e nel male tipica del Giappone fa sì che molti lavori si 'cammuffino' da semplici storie d'amore e competizione.
E' questo il caso di 'Hot Road', manga in quattro volumi di Tsumugi Taku, autrice purtroppo già inattiva da vari anni, che ha sfornato però negli anni '80 alcuni pregevoli manga. Dietro le tipiche svenevolezze yuri delli shoujo targati Margaret Comics, si nasconde in realtà un ritratto piuttosto interessante della gioventù giapponese di quella decade. Sicuramente più di Sailor Moon, Orange Road eccetera. La protagonista Kazuki, che taccheggia una penna da trenta yen (circa 30 centesimi) per ripicca contro la madre assente, ma essenzialmente per pura noia, è il prototipo antropologico della 'lost generation' giapponese anni '80, così come lo sono i membri delle varie gang motorizzate che incontra, i (le) quali buttano via i propri giorni commettendo piccoli reati, posando sul lungomare, e generalmente giocando ai ribelli senza una causa.
A parte un'improbabile storia d'amore, tirata per i capelli come accade quasi sempre in questa tipologia di shoujo, dal punto di vista della trama questo manga è un semplice ritratto di giovani disaffezionati, niente di più e niente di meno. Se cercate combattimenti, magia ed arti marziali conviene guardare da un'altra parte. Dal punto di vista visivo, siamo negli anni '80 allo stato puro: belle copertine che contengono pagine di arte piuttosto stilizzata, con figure semplificate e sfondi praticamente assenti. Uno stile veramente datato, che può piacere o non piacere.
E' molto difficile che un manga così possa trovare un mercato oggi, ed è quindi impensabile che veda mai la luce in italiano. Rimane comunque uno dei tanti esempi di un certo tipo di intendere il manga negli anni '80, uno che forse vale la pena di esplorare una volta soddisfatta la nostra fame di Stand e di Hokuto.
E' questo il caso di 'Hot Road', manga in quattro volumi di Tsumugi Taku, autrice purtroppo già inattiva da vari anni, che ha sfornato però negli anni '80 alcuni pregevoli manga. Dietro le tipiche svenevolezze yuri delli shoujo targati Margaret Comics, si nasconde in realtà un ritratto piuttosto interessante della gioventù giapponese di quella decade. Sicuramente più di Sailor Moon, Orange Road eccetera. La protagonista Kazuki, che taccheggia una penna da trenta yen (circa 30 centesimi) per ripicca contro la madre assente, ma essenzialmente per pura noia, è il prototipo antropologico della 'lost generation' giapponese anni '80, così come lo sono i membri delle varie gang motorizzate che incontra, i (le) quali buttano via i propri giorni commettendo piccoli reati, posando sul lungomare, e generalmente giocando ai ribelli senza una causa.
A parte un'improbabile storia d'amore, tirata per i capelli come accade quasi sempre in questa tipologia di shoujo, dal punto di vista della trama questo manga è un semplice ritratto di giovani disaffezionati, niente di più e niente di meno. Se cercate combattimenti, magia ed arti marziali conviene guardare da un'altra parte. Dal punto di vista visivo, siamo negli anni '80 allo stato puro: belle copertine che contengono pagine di arte piuttosto stilizzata, con figure semplificate e sfondi praticamente assenti. Uno stile veramente datato, che può piacere o non piacere.
E' molto difficile che un manga così possa trovare un mercato oggi, ed è quindi impensabile che veda mai la luce in italiano. Rimane comunque uno dei tanti esempi di un certo tipo di intendere il manga negli anni '80, uno che forse vale la pena di esplorare una volta soddisfatta la nostra fame di Stand e di Hokuto.