A Silent Voice
Parto dal presupposto che il genere di quest'opera non è proprio tra i miei preferiti, però il modo che ha A silent voice di emozionare e darti empatia con i suoi protagonisti l'ho riscontrato veramente in altre poche opere.
Nei suoi 7 volumi riesce a trasportarci dentro le emozioni e le difficoltà provate soprattutto dai due protagonisti principali Shouya e Shouko, ragazzino molto vivace e bullo della seconda ai tempi delle elementari.
Shouya una volta cresciuto ed aver provato in prima persona cosa significhi venire bullizzato incontra nuovamente Shouko e cerca in tutti i modi di chiederle scusa e di farsi perdonare per quello che ha fatto in passato.
Attorno a loro faremo la conoscenza anche di altri personaggi, tutti ben caratterizzati e ognuno con i propri traumi e problemi da supera, dall'amica che aveva cercato di aiutare Shouko alle elementari portata però a cambiare poi scuola, la sorellina super apprensiva verso la sorella sorda, gli ex amici di Shouya e altri come detto tutti credibili e ben caratterizzati.
Nella storia non mancheranno colpi di scena e sorprese che permettono all'opera di mantenere sempre un buon ritmo e non annoiare mai, grazie soprattutto al non ripetersi quasi mai delle stesse situazioni, i disegni poi anche se non eccellenti sono particolari e ben distinguibili, riescono bene a far immedesimare il lettore negli stati d'animo dei vari personaggi.
Come detto quindi questa è un'opera molto toccante che sicuramente piacerà a chi segue questo genere in particolare, ma in grado di regalare emozioni e coinvolgere anche a chi come me non ne è un grande esperto.
Super consigliato.
Nei suoi 7 volumi riesce a trasportarci dentro le emozioni e le difficoltà provate soprattutto dai due protagonisti principali Shouya e Shouko, ragazzino molto vivace e bullo della seconda ai tempi delle elementari.
Shouya una volta cresciuto ed aver provato in prima persona cosa significhi venire bullizzato incontra nuovamente Shouko e cerca in tutti i modi di chiederle scusa e di farsi perdonare per quello che ha fatto in passato.
Attorno a loro faremo la conoscenza anche di altri personaggi, tutti ben caratterizzati e ognuno con i propri traumi e problemi da supera, dall'amica che aveva cercato di aiutare Shouko alle elementari portata però a cambiare poi scuola, la sorellina super apprensiva verso la sorella sorda, gli ex amici di Shouya e altri come detto tutti credibili e ben caratterizzati.
Nella storia non mancheranno colpi di scena e sorprese che permettono all'opera di mantenere sempre un buon ritmo e non annoiare mai, grazie soprattutto al non ripetersi quasi mai delle stesse situazioni, i disegni poi anche se non eccellenti sono particolari e ben distinguibili, riescono bene a far immedesimare il lettore negli stati d'animo dei vari personaggi.
Come detto quindi questa è un'opera molto toccante che sicuramente piacerà a chi segue questo genere in particolare, ma in grado di regalare emozioni e coinvolgere anche a chi come me non ne è un grande esperto.
Super consigliato.
Ho visto il film e dopo un po' di tempo ho voluto leggere il manga per valutare meglio nel suo complesso quest'opera tutta "al femminile": il manga è stato scritto da Yoshitoki Ōima e il film è stato diretto da Naoko Yamada.
E devo riconoscere che, come nel caso di "Voglio mangiare il tuo pancreas", romanzo scritto da Yoru Sumino, certi temi "difficili" trattati con sensibilità femminile hanno una lirica che apprezzo, tanto più che sono trattati con quella delicatezza ed emotività tutta giapponese di utilizzare metafore, immagini e "parole, pensieri e concetti non detti" (o non espressi in modo esplicito) che rendono alcune opere uniche nel loro genere.
E già il titolo dell'opera "Koe no Katachi" - La forma della voce rende questo concetto di "immaterialità" del tema di fondo: il dramma dell'incomunicabilità umana, i pregiudizi e l'intolleranza/difficoltà di accettazione verso tutto ciò che rappresenta una "diversità" rispetto alla "normalità" e il perdono (verso se stessi e gli altri).
Per affrontare tali ponderosi argomenti, la trama utilizza la disabilità, il bullismo, l'ipocrisia individuale e sociale, il disagio interiore/psicologico (fino alle estreme conseguenze del suicidio), l'amicizia (e, latu sensu anche l'amore), il passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza e ai primi passi dell'età adulta (con tutte le aspettative e disillusioni), le difficoltà familiari, l'incapacità del sistema sociale di offrire veri modelli di integrazione per chi ha problemi...
Insomma, aspetti di non poco conto per un manga che volente o nolente affronta cotanta sfida... e a mio avviso la vince ... e anche bene.
Sulla trama è già stato scritto tanto: Shouya frequenta le scuole elementari, è un bambino vivace, infantile e molto spaccone, trascorrendo le giornate con in suoi compagni di classe a fare spacconate e bravate come dimostrazione di coraggio. Un giorno viene inserita nella sua classe Shoko Nishimyia, una bambina sorda, che si presenta alla classe scrivendo su un quaderno quanto vuole esprimere.
Shoko sortisce sulla classe e anche sugli insegnanti un effetto dirompente: nessuno aveva la minima idea di come si potessero gestire i rapporti con una persona con gravi difficoltà comunicative e dopo l'iniziale curiosità e voglia di conoscerla, iniziano i problemi e poi le vessazioni nei suoi confronti.
L'opera non spiega il perché Shouya inizia a "bullizzare" Shoko. La risposta la si riceverà più avanti nel manga e neanche in modo così esplicito. Soprattutto non da una spiegazione del come mai un ragazzino di una famiglia in apparenza normale senza particolari problemi si incaponisca a vessare una ragazzina sorda e dolce come Shoko. Perché non reagiva e rispondeva sempre con un sorriso e gesti e azioni di comprensione e aiuto anche verso chi la bullizzava?
L'errore da non compiere nel leggere il manga è quello di non soffermarsi sulle "intenzioni" e sul "perché" ma sulle conseguenze delle proprie azioni/omissioni e soprattutto sull'incomprensione di fondo tra le persone.
Valutare se ci siano giustificazioni o meno sull'imputabilità delle colpe e sulle scriminanti a Shoya è un esercizio sterile e di comodo per giustificare le brutte azioni compiute contro Shoko.
Quello che conta e resta sono le conseguenze delle brutte azioni e soprattutto delle omissioni da parte di coloro che in modo complice utilizzavano Shouya per liberarsi dal "peso" di Shoko.
Azioni ed omissioni che porteranno la madre della ragazzina prima a denunciare alla scuola quanto accade e poi a portarla via dalla classe di Shouya dopo che quest'ultimo in preda ad un raptus picchia Shoko... dopo che è stata stata canzonata, picchiata, privata dei propri apparecchi acustici, buttata nella fontana, ecc.
La reazione ipocrita della scuola, del corpo docente e dei compagni di classe di Shoko rappresenta il primo plot twist: dal maestro agli amici più intimi di Shouya, tutti lo additano come l'unico colpevole delle sofferenze e dei danni patiti da Shoko. E così inizia per il "carnefice" il ruolo di vittima in cui Shouya vive come profonda ingiustizia quanto successo perché nella sua ottica lui ha compiuto azioni che tutti supportavano e concordavano. Shouya si ritrova in prima persona a vivere l'ermarginazione, la cattiveria, la delazione anche ingiustificata per tutto quanto fatto contro Shoko.
E questa esperienza lo segna profondamente tanto da maturare e attuare l'idea di farla finita per la vergogna, il senso di inadeguatezza, il male compiuto e l'incapacità di reinserirsi nel contesto degli amici e sociale perchè perennemente respinto ed emarginato da chiunque venga a sapere del suo triste passato, anche da coloro che in qualche modo avevano partecipato e supportato nelle sue odiose azioni.
Bellissimo e originale lo stratagemma che l'autrice del manga adotta per far capire al lettore come Shouya non riuscisse/volesse comunicare/ascoltare le persone che lo circondano: una "X" disegnata sui volti delle persone a significare che lui non voleva comunicare con loro e non le voleva ascoltare. Le "X" magicamente cadono quando Shouya si sforza di comprendere cosa gli viene comunicato dalle persone e cambia idea sulla loro esclusione...
Tuttavia, ormai studente liceale e prima di porre termine alla sua esistenza, decide di andare a trovare Shoko per scusarsi per quanto fatto in passato...per prepararsi ha imparato il linguaggio dei segni (primo vero segnale di cambiamento...) e l'incontro rappresenta un nuovo plot twist: vista la reazione inizialmente spaventata di Shouko ma poi di curiosità e piacere nell'averlo renincontrato, fa rinascere in lui l'idea di soprassedere sul suicidio e di cercare di rimediare alle sofferenze inferte a Shoko cercando di rimetterla in contatto con i compagni di classe delle elementari dai quali in primis si era allontanato nel tentativo di recuperare la felicità di tutti i momenti "persi" a causa sua da parte di Shoko.
E sarà un percorso doloroso, intriso di vane speranze e disillusioni molto cocenti: nè Shouya, nè gli ex-amici che pian piano reincontra erano pronti a "riaccogliere" la Shoko ora cresciuta (ma in apparenza ancora tanto simile alla bambina delle elementari).
Shouya diventa ancora più insicuro proprio per l'atteggiamento ipocrita di molte delle persone e al termine di un duro confronto tra tutti, arriva l'ennesimo plot twist: il lungo e doloroso lavoro di Shouya di far recuperare a Shoko va in fumo per l'incapacità dei "ritrovati" amici di interagire con Shoko come se fosse una di loro, rimandendo ancorati per le più disparate ragioni alle motivazioni e alle questioni personali irrisolte fin dai tempi delle elementari.
Il gruppetto a fatica costruito da Shouya e composto da Naoka Ueno, Miki Kawai, Myioko Sahara, Tomohiko Nagatsuka, Satoshi Mashiba, Yuzuru Nishimyia si sfalda, attribuendo ancora la colpa a lui perché non vogliono accettare che in passato anche i compagni di classe sono stati correi con lui nel bullismo contro Shoko.
E si arriva al solito festival estivo dove avviene l'evento clou che diventerà poi l'occasione per il "redde rationem" per tutti (genitori di Shoko e Shouya inclusi). Evito a questo punto di "spolierarlo".
Basta solo accennare che Shoko finalmente tira fuori il carattere e cerca in assenza di Shouya di far da collante al gruppetto allo sbando. E il sesto volumetto è parecchio "duro" e "senza esclusione di colpi": tutti fanno i conti con il proprio passato e cercando, con gli esiti più disparati, di superarlo proprio come stava facendo Shoya. E finalmente Shoko spiega in una lettera letta da Naoka (ossia per coloro che non l'avessero ancora capito) il perché dei suoi "sorrisi"...
Il finale descritto nel settimo volume è a mio avviso il degno epilogo della storia: molto simbolico e ambientato in occasione (non casuale) della festa "Sejin Ho Hi".
Al termine della lettura, ritengo che si tratti di un manga "coraggioso", "duro" e "delicato" che stimola la riflessione sul "valore" delle proprie azioni e atteggiamenti sugli altri, in particolar modo su chi è debole, disabile, emarginato, "diverso"...
Ascolto, comprensione e inclusione (non compatimento) è la strada per superare i "muri" che si costruiscono tra le persone e che portano poi all'indifferenza, l'intolleranza e in extrema ratio, l'odio.
Bellissimo messaggio raccontato in una storia di adolescenti che volenti o nolenti stanno per varcare la soglia dell'assunzione della responsabilità delle proprie azioni, comprendendone il reale valore e disvalore.
Dal punto di vista grafico, l'opera mi è piaciuta meno. L'autrice è stata abile a rappresentare le emozioni dei protagonisti e il linguaggio dei segni. Ma in generale ritengo i disegni troppo essenziali e semplici. Opera comunque da leggere e meditare con attenzione...
E devo riconoscere che, come nel caso di "Voglio mangiare il tuo pancreas", romanzo scritto da Yoru Sumino, certi temi "difficili" trattati con sensibilità femminile hanno una lirica che apprezzo, tanto più che sono trattati con quella delicatezza ed emotività tutta giapponese di utilizzare metafore, immagini e "parole, pensieri e concetti non detti" (o non espressi in modo esplicito) che rendono alcune opere uniche nel loro genere.
E già il titolo dell'opera "Koe no Katachi" - La forma della voce rende questo concetto di "immaterialità" del tema di fondo: il dramma dell'incomunicabilità umana, i pregiudizi e l'intolleranza/difficoltà di accettazione verso tutto ciò che rappresenta una "diversità" rispetto alla "normalità" e il perdono (verso se stessi e gli altri).
Per affrontare tali ponderosi argomenti, la trama utilizza la disabilità, il bullismo, l'ipocrisia individuale e sociale, il disagio interiore/psicologico (fino alle estreme conseguenze del suicidio), l'amicizia (e, latu sensu anche l'amore), il passaggio dalla fanciullezza all'adolescenza e ai primi passi dell'età adulta (con tutte le aspettative e disillusioni), le difficoltà familiari, l'incapacità del sistema sociale di offrire veri modelli di integrazione per chi ha problemi...
Insomma, aspetti di non poco conto per un manga che volente o nolente affronta cotanta sfida... e a mio avviso la vince ... e anche bene.
Sulla trama è già stato scritto tanto: Shouya frequenta le scuole elementari, è un bambino vivace, infantile e molto spaccone, trascorrendo le giornate con in suoi compagni di classe a fare spacconate e bravate come dimostrazione di coraggio. Un giorno viene inserita nella sua classe Shoko Nishimyia, una bambina sorda, che si presenta alla classe scrivendo su un quaderno quanto vuole esprimere.
Shoko sortisce sulla classe e anche sugli insegnanti un effetto dirompente: nessuno aveva la minima idea di come si potessero gestire i rapporti con una persona con gravi difficoltà comunicative e dopo l'iniziale curiosità e voglia di conoscerla, iniziano i problemi e poi le vessazioni nei suoi confronti.
L'opera non spiega il perché Shouya inizia a "bullizzare" Shoko. La risposta la si riceverà più avanti nel manga e neanche in modo così esplicito. Soprattutto non da una spiegazione del come mai un ragazzino di una famiglia in apparenza normale senza particolari problemi si incaponisca a vessare una ragazzina sorda e dolce come Shoko. Perché non reagiva e rispondeva sempre con un sorriso e gesti e azioni di comprensione e aiuto anche verso chi la bullizzava?
L'errore da non compiere nel leggere il manga è quello di non soffermarsi sulle "intenzioni" e sul "perché" ma sulle conseguenze delle proprie azioni/omissioni e soprattutto sull'incomprensione di fondo tra le persone.
Valutare se ci siano giustificazioni o meno sull'imputabilità delle colpe e sulle scriminanti a Shoya è un esercizio sterile e di comodo per giustificare le brutte azioni compiute contro Shoko.
Quello che conta e resta sono le conseguenze delle brutte azioni e soprattutto delle omissioni da parte di coloro che in modo complice utilizzavano Shouya per liberarsi dal "peso" di Shoko.
Azioni ed omissioni che porteranno la madre della ragazzina prima a denunciare alla scuola quanto accade e poi a portarla via dalla classe di Shouya dopo che quest'ultimo in preda ad un raptus picchia Shoko... dopo che è stata stata canzonata, picchiata, privata dei propri apparecchi acustici, buttata nella fontana, ecc.
La reazione ipocrita della scuola, del corpo docente e dei compagni di classe di Shoko rappresenta il primo plot twist: dal maestro agli amici più intimi di Shouya, tutti lo additano come l'unico colpevole delle sofferenze e dei danni patiti da Shoko. E così inizia per il "carnefice" il ruolo di vittima in cui Shouya vive come profonda ingiustizia quanto successo perché nella sua ottica lui ha compiuto azioni che tutti supportavano e concordavano. Shouya si ritrova in prima persona a vivere l'ermarginazione, la cattiveria, la delazione anche ingiustificata per tutto quanto fatto contro Shoko.
E questa esperienza lo segna profondamente tanto da maturare e attuare l'idea di farla finita per la vergogna, il senso di inadeguatezza, il male compiuto e l'incapacità di reinserirsi nel contesto degli amici e sociale perchè perennemente respinto ed emarginato da chiunque venga a sapere del suo triste passato, anche da coloro che in qualche modo avevano partecipato e supportato nelle sue odiose azioni.
Bellissimo e originale lo stratagemma che l'autrice del manga adotta per far capire al lettore come Shouya non riuscisse/volesse comunicare/ascoltare le persone che lo circondano: una "X" disegnata sui volti delle persone a significare che lui non voleva comunicare con loro e non le voleva ascoltare. Le "X" magicamente cadono quando Shouya si sforza di comprendere cosa gli viene comunicato dalle persone e cambia idea sulla loro esclusione...
Tuttavia, ormai studente liceale e prima di porre termine alla sua esistenza, decide di andare a trovare Shoko per scusarsi per quanto fatto in passato...per prepararsi ha imparato il linguaggio dei segni (primo vero segnale di cambiamento...) e l'incontro rappresenta un nuovo plot twist: vista la reazione inizialmente spaventata di Shouko ma poi di curiosità e piacere nell'averlo renincontrato, fa rinascere in lui l'idea di soprassedere sul suicidio e di cercare di rimediare alle sofferenze inferte a Shoko cercando di rimetterla in contatto con i compagni di classe delle elementari dai quali in primis si era allontanato nel tentativo di recuperare la felicità di tutti i momenti "persi" a causa sua da parte di Shoko.
E sarà un percorso doloroso, intriso di vane speranze e disillusioni molto cocenti: nè Shouya, nè gli ex-amici che pian piano reincontra erano pronti a "riaccogliere" la Shoko ora cresciuta (ma in apparenza ancora tanto simile alla bambina delle elementari).
Shouya diventa ancora più insicuro proprio per l'atteggiamento ipocrita di molte delle persone e al termine di un duro confronto tra tutti, arriva l'ennesimo plot twist: il lungo e doloroso lavoro di Shouya di far recuperare a Shoko va in fumo per l'incapacità dei "ritrovati" amici di interagire con Shoko come se fosse una di loro, rimandendo ancorati per le più disparate ragioni alle motivazioni e alle questioni personali irrisolte fin dai tempi delle elementari.
Il gruppetto a fatica costruito da Shouya e composto da Naoka Ueno, Miki Kawai, Myioko Sahara, Tomohiko Nagatsuka, Satoshi Mashiba, Yuzuru Nishimyia si sfalda, attribuendo ancora la colpa a lui perché non vogliono accettare che in passato anche i compagni di classe sono stati correi con lui nel bullismo contro Shoko.
E si arriva al solito festival estivo dove avviene l'evento clou che diventerà poi l'occasione per il "redde rationem" per tutti (genitori di Shoko e Shouya inclusi). Evito a questo punto di "spolierarlo".
Basta solo accennare che Shoko finalmente tira fuori il carattere e cerca in assenza di Shouya di far da collante al gruppetto allo sbando. E il sesto volumetto è parecchio "duro" e "senza esclusione di colpi": tutti fanno i conti con il proprio passato e cercando, con gli esiti più disparati, di superarlo proprio come stava facendo Shoya. E finalmente Shoko spiega in una lettera letta da Naoka (ossia per coloro che non l'avessero ancora capito) il perché dei suoi "sorrisi"...
Il finale descritto nel settimo volume è a mio avviso il degno epilogo della storia: molto simbolico e ambientato in occasione (non casuale) della festa "Sejin Ho Hi".
Al termine della lettura, ritengo che si tratti di un manga "coraggioso", "duro" e "delicato" che stimola la riflessione sul "valore" delle proprie azioni e atteggiamenti sugli altri, in particolar modo su chi è debole, disabile, emarginato, "diverso"...
Ascolto, comprensione e inclusione (non compatimento) è la strada per superare i "muri" che si costruiscono tra le persone e che portano poi all'indifferenza, l'intolleranza e in extrema ratio, l'odio.
Bellissimo messaggio raccontato in una storia di adolescenti che volenti o nolenti stanno per varcare la soglia dell'assunzione della responsabilità delle proprie azioni, comprendendone il reale valore e disvalore.
Dal punto di vista grafico, l'opera mi è piaciuta meno. L'autrice è stata abile a rappresentare le emozioni dei protagonisti e il linguaggio dei segni. Ma in generale ritengo i disegni troppo essenziali e semplici. Opera comunque da leggere e meditare con attenzione...
"A Silent Voice" è un manga di soli 7 volumi scritto e disegnato egregiamente dall'autrice Yoshitoki Oima. Dal manga è stato tratto anche un film che, però, non assolutamente paragonabile all'opera cartacea.
La storia parla delle vicende di Shoya Ishida, un ragazzo la cui vita viene sconvolta dall'arrivo a scuola di Nishimiya nel periodo delle medie. Nishimiya verrà presa in giro e continuamente schernita dalla classe, in particolar modo dal protagonista Shoya. Inizialmente la storia si svolge nel periodo delle medie, per poi passare a quello del liceo. Qui troveremo uno Shoya cresciuto e che si rende conto delle proprie azioni, e cercherà quindi di recuperare il rapporto con la sua classe, che, nel periodo delle medie, si è infine "ribellata" nei confronti del ragazzo, facendo modo che, da bullo, diventi bullizzato. Una cosa che ho apprezzato moltissimo è il modo in cui viene presentata Nishimiya agli occhi di Shoya alle medie. Il ragazzo la vedeva infatti come una figura strana e diversa, aliena. è bellissimo vedere d'un tratto la maturazione da parte del protagonista. I disegni sono veramente belli così come i vari colpi di scena presenti in alcune parti. Ci troviamo davanti ad una lettura tranquilla ma che riesce a tenere attaccati alle pagine dall'inizio alla fine dell'opera. Il finale è carino ma avrei preferito che fosse un pò più soddisfacente. Il manga ha un sacco di momenti drammatici e gestiti veramente anche bene dal punto di vista psicologico dei personaggi. A differenza del film, vengono introdotte altre sottotrame e momenti emblematici dell'opera che, nella pellicola vengono tragicamente tagliati. Per questo motivo una sola visione del film senza quella del manga non può bastare ad apprezzare l'opera appieno.
In definitiva, ci troviamo davanti ad un'opera eccellente da molti punti di vista. Consigliata caldamente agli amanti del dramma e del sentimentale.
La storia parla delle vicende di Shoya Ishida, un ragazzo la cui vita viene sconvolta dall'arrivo a scuola di Nishimiya nel periodo delle medie. Nishimiya verrà presa in giro e continuamente schernita dalla classe, in particolar modo dal protagonista Shoya. Inizialmente la storia si svolge nel periodo delle medie, per poi passare a quello del liceo. Qui troveremo uno Shoya cresciuto e che si rende conto delle proprie azioni, e cercherà quindi di recuperare il rapporto con la sua classe, che, nel periodo delle medie, si è infine "ribellata" nei confronti del ragazzo, facendo modo che, da bullo, diventi bullizzato. Una cosa che ho apprezzato moltissimo è il modo in cui viene presentata Nishimiya agli occhi di Shoya alle medie. Il ragazzo la vedeva infatti come una figura strana e diversa, aliena. è bellissimo vedere d'un tratto la maturazione da parte del protagonista. I disegni sono veramente belli così come i vari colpi di scena presenti in alcune parti. Ci troviamo davanti ad una lettura tranquilla ma che riesce a tenere attaccati alle pagine dall'inizio alla fine dell'opera. Il finale è carino ma avrei preferito che fosse un pò più soddisfacente. Il manga ha un sacco di momenti drammatici e gestiti veramente anche bene dal punto di vista psicologico dei personaggi. A differenza del film, vengono introdotte altre sottotrame e momenti emblematici dell'opera che, nella pellicola vengono tragicamente tagliati. Per questo motivo una sola visione del film senza quella del manga non può bastare ad apprezzare l'opera appieno.
In definitiva, ci troviamo davanti ad un'opera eccellente da molti punti di vista. Consigliata caldamente agli amanti del dramma e del sentimentale.
Ho scoperto questo manga quasi per caso, ma dopo averlo letto non ho potuto far altro che amarlo e, a oggi, "A Silent Voice", si attesta come il mio manga preferito in assoluto!
Adoro ambientazioni, eventi e personaggi come adoro l'evoluzione di quest'ultimi (soprattutto dei due protagonisti), non c'è stato quasi nulla che mi abbia fatto storcere il naso . Ancora oggi amo rileggermi quest'opera abbastanza di frequente.
Stessa cosa per il film anime, lo trovo un'ottima trasposizione e abbastanza spesso mi dedico al rewatch dello stesso.
Trovo che la tematica della comunicazione e delle difficoltà che competono essa, soprattutto in situazioni di disabilità come quelle presenti in questo fumetto, siano affrontate in maniera ottima e ben approfondita.
Quest'opera mi ha aiutato molto a livello personale e sociale, consentendomi di riflettere e prendere coscienza di me stesso e di chi mi circonda e spingendomi a non bloccarmi al primo ostacolo o fraintendimento, cercando sempre di rispettare sia me stesso che soprattutto gli altri.
La storia, dunque, è stata in grado di rapirmi e la caratterizzazione dei personaggi e delle ambientazioni mi ha colpito molto positivamente.
Dal lato tecnico, purtroppo non sono un buon intenditore, ma, soggettivamente parlando, i disegni/il character design/gli sfondi/le espressioni mi sono piaciuti e mi piacciono tutt'ora moltissimo!
Per me, sia soggettivamente che oggettivamente parlando, "A Silent Voice", si merita minimo un 8, ma dando ascolto al mio fanboyismo verso tale opera e all'importanza che ricopre sia nella mia vita reale che nella mia vita da lettore di fumetti mi sento di alzare il mio voto fino a 9,5 (sono solito non dare ne' 1 ne' 10, ma per me quest'opera, nei suoi pregi e difetti, sfiora la perfezione)!
Adoro ambientazioni, eventi e personaggi come adoro l'evoluzione di quest'ultimi (soprattutto dei due protagonisti), non c'è stato quasi nulla che mi abbia fatto storcere il naso . Ancora oggi amo rileggermi quest'opera abbastanza di frequente.
Stessa cosa per il film anime, lo trovo un'ottima trasposizione e abbastanza spesso mi dedico al rewatch dello stesso.
Trovo che la tematica della comunicazione e delle difficoltà che competono essa, soprattutto in situazioni di disabilità come quelle presenti in questo fumetto, siano affrontate in maniera ottima e ben approfondita.
Quest'opera mi ha aiutato molto a livello personale e sociale, consentendomi di riflettere e prendere coscienza di me stesso e di chi mi circonda e spingendomi a non bloccarmi al primo ostacolo o fraintendimento, cercando sempre di rispettare sia me stesso che soprattutto gli altri.
La storia, dunque, è stata in grado di rapirmi e la caratterizzazione dei personaggi e delle ambientazioni mi ha colpito molto positivamente.
Dal lato tecnico, purtroppo non sono un buon intenditore, ma, soggettivamente parlando, i disegni/il character design/gli sfondi/le espressioni mi sono piaciuti e mi piacciono tutt'ora moltissimo!
Per me, sia soggettivamente che oggettivamente parlando, "A Silent Voice", si merita minimo un 8, ma dando ascolto al mio fanboyismo verso tale opera e all'importanza che ricopre sia nella mia vita reale che nella mia vita da lettore di fumetti mi sento di alzare il mio voto fino a 9,5 (sono solito non dare ne' 1 ne' 10, ma per me quest'opera, nei suoi pregi e difetti, sfiora la perfezione)!
Prima di leggere il manga, ho visto l’anime, ed è stato proprio questo, insieme a Tokyo ghoul, a invogliarmi a fare parte di questo mondo. L’anime mi aveva travolto ed emozionato come niente fino ad oggi, e anche quando l’ho rivisto una seconda volta, non è stato da meno. Il manga è molto più ampio e ricco rispetto al manga, che, per quanto mi riguarda, però é strutturato in modo eccellente e non risente dei tagli ai quali è stato sottoposto, anche se, a dirla tutta, è privo del finale, che invece il manga ha.
Nel complesso darei un 8.5 ad entrambe le versioni di A silent Voice, ma per 2 punti di forza diversi: l’anime è più compatto, meno dettagliato e tagliato, ma ha una carica emotiva struggente, maggiore rispetto a quella del manga, che, invece, è molto più dettagliato e pieno di particolari che si è felici di leggere per far parte di questo mondo, che non é proprio perfetto, ma reale, concreto, umano, quasi fin troppo reale, e ci fa venir voglia di conoscere tutti i personaggi, e di aiutarli nel loro percorso di crescita. Essenziale a parer mio.
Nel complesso darei un 8.5 ad entrambe le versioni di A silent Voice, ma per 2 punti di forza diversi: l’anime è più compatto, meno dettagliato e tagliato, ma ha una carica emotiva struggente, maggiore rispetto a quella del manga, che, invece, è molto più dettagliato e pieno di particolari che si è felici di leggere per far parte di questo mondo, che non é proprio perfetto, ma reale, concreto, umano, quasi fin troppo reale, e ci fa venir voglia di conoscere tutti i personaggi, e di aiutarli nel loro percorso di crescita. Essenziale a parer mio.
Intenso, molto intenso. Certi passi fanno anche scendere qualche lacrima, se non sul viso, dentro di te.
«A silent voice», come suggerisce il titolo, è proprio una voce silenziosa (nonostante diverse immagini siano ad alto impatto emotivo), che arriva nel profondo. Leggi il manga con gli occhi però lo apprezzi principalmente con il cuore.
Odi, ami, poi riodi e magari riami i personaggi, entri a fondo nelle loro storie, comprendi, da una parte, quanto possano essere crudeli le persone ma, dall’altra, quanto le vicende dietro le quinte di ognuno influiscano sul carattere e quanto possa essere determinante il desiderio di migliorare la propria condizione, per se stessi e/o per gli altri.
La corsa alla «redenzione» di Shoya Ishida, il bullo della scuola in guerra contro la «noia» della vita, è un percorso da leggere e rileggere; la tenerezza e l’innocenza di Shoko Nishimiya, bambina sorda perseguitata dalle cattiverie altrui, e il sentimento materno della sorellina Yuzuru fanno commuovere. Tutti i personaggi, insomma, hanno un vissuto che merita di venire scoperto.
All’autrice, Yoshitoki Ōima, e al suo «A silent voice» do pertanto 9,5. Mezzo voto in meno della perfezione per via di un finale che, a mio parere, sarebbe potuto essere ancora più intenso. Ma sono dettagli.
«A silent voice», come suggerisce il titolo, è proprio una voce silenziosa (nonostante diverse immagini siano ad alto impatto emotivo), che arriva nel profondo. Leggi il manga con gli occhi però lo apprezzi principalmente con il cuore.
Odi, ami, poi riodi e magari riami i personaggi, entri a fondo nelle loro storie, comprendi, da una parte, quanto possano essere crudeli le persone ma, dall’altra, quanto le vicende dietro le quinte di ognuno influiscano sul carattere e quanto possa essere determinante il desiderio di migliorare la propria condizione, per se stessi e/o per gli altri.
La corsa alla «redenzione» di Shoya Ishida, il bullo della scuola in guerra contro la «noia» della vita, è un percorso da leggere e rileggere; la tenerezza e l’innocenza di Shoko Nishimiya, bambina sorda perseguitata dalle cattiverie altrui, e il sentimento materno della sorellina Yuzuru fanno commuovere. Tutti i personaggi, insomma, hanno un vissuto che merita di venire scoperto.
All’autrice, Yoshitoki Ōima, e al suo «A silent voice» do pertanto 9,5. Mezzo voto in meno della perfezione per via di un finale che, a mio parere, sarebbe potuto essere ancora più intenso. Ma sono dettagli.
Ho visto l'anime, bello. Ho letto successivamente il manga... bellissimo.
La trama non è mai scontata, parla di amicizie, antipatie e relazioni umane, mettendo l'accento sul tema sociale del bullismo nelle scuole. Lascia sempre un desiderio di proseguire nella lettura come poche opere del genere mi hanno saputo trasmettere. I personaggi sono caratterizzati in maniera fantastica, si parteggia per loro, ci si arrabbia con loro e contro di loro, ci si immedesima proprio come fosse vita reale; si viene letteralmente catapultati dentro le pagine.
Questo senso di partecipazione viene esaltato dal tratto dei disegni, in certe occasioni davvero eccellente, in particolare nella caratterizzazione dei visi e delle espressioni.
Inizialmente avevo dato un 8, ma ad opera conclusa ho dovuto dare un 9, perchè ha saputo trasmettermi dei valori e dei sentimenti verso la vita umana ma soprattutto verso l'amicizia.
La trama non è mai scontata, parla di amicizie, antipatie e relazioni umane, mettendo l'accento sul tema sociale del bullismo nelle scuole. Lascia sempre un desiderio di proseguire nella lettura come poche opere del genere mi hanno saputo trasmettere. I personaggi sono caratterizzati in maniera fantastica, si parteggia per loro, ci si arrabbia con loro e contro di loro, ci si immedesima proprio come fosse vita reale; si viene letteralmente catapultati dentro le pagine.
Questo senso di partecipazione viene esaltato dal tratto dei disegni, in certe occasioni davvero eccellente, in particolare nella caratterizzazione dei visi e delle espressioni.
Inizialmente avevo dato un 8, ma ad opera conclusa ho dovuto dare un 9, perchè ha saputo trasmettermi dei valori e dei sentimenti verso la vita umana ma soprattutto verso l'amicizia.
Ha la testa bassa e lo sguardo nascosto da una lunga frangia. Le ciocche di capelli che le incorniciano il volto, proteggendolo e allo stesso tempo dandole un'aria dismessa. Il sorriso è incerto e affiora sulle piccole labbra come un cenno, una smorfia del viso pronto ad ogni circostanza. Gli occhi sono così teneri e i movimenti così lenti che vien voglia di stringere le proprie mani sulle sue piccole spalle e scuoterla fino a farla urlare. Ma non si può fare, o almeno non subito, allora si prova ad urlarle contro per farla reagire. Per capire se ci sia qualcosa di reale in lei, e di ricondurla a un atteggiamento normale, prevedibile e brutale. Riportarla a un senso comune, comprensibile, con quella brutalità. Infliggerle dolore per capire fino a dove può spingersi la sua fragilità, fino a quando non smette di scusarsi, fino a che non reagisce nel modo in cui ci si aspetta che debba fare Nishimyia dinanzi alle angherie, alle spinte, agli insulti.
Perchè? È da questa domanda che iniziano i dubbi che non tutti sono pronti a porsi. Ed è su questo quesito che Yoshitoki Oima ci fa ragionare in A silent voice (Koe no katachi), manga pubblicato nel 2014. La storia di Nishimyia è quella di una ragazza con un problema di sordità vissuto con difficoltà sotto diversi punti di vista. Una serie di sfortune si sono avvicendate nella sua vita, alienandola ancor più di quanto possa avvenire normalmente a causa del suo essere diversamente abile. Ma la storia è narrata principalmente dal suo aguzzino, Ishida, che da piccolo ha tormentato la strana e nuova compagna di classe. Le vignette si susseguono in una serie di scene esemplari di bullismo casuale e sconsiderato da parte di Ishida, che coinvolgeva la sua classe, fino al punto irreversibile in cui questo atteggiamento gli si ritorce contro facendolo diventare il solo capo espriatorio di un comportamento largamente condiviso da parte dei compagni e infine condannato pubblicamente.
La lettura è scorrevole, con un buon ritmo e una giusta dose di ironia al punto che temi così importanti e psicologicamente complessi risultano persino comprensibili nelle dinamiche di un comportamente perseguibile e imperdonabile.
I giorni si susseguono stanchi, troppo spesso simili, una lezione dopo l'altra. L'adolescenza porta con se la coscienza del proprio mondo interiore, che crea una barriera e si crogiola nell'unicità dei propri sentimenti che restano muti alle sfere altrui. Così Ishida si chiude al mondo che non lo comprende, e lui stesso inizia a rifiutare di capire gli altri e di saper vedere oltre lo strato superficiale. Concentrato sul suo malessere e alienato lui stesso, come lo era Nishimyia tempo avanti, decide di incontrare quest'ultima per mettere apposto quel tassello della sua vita che ha tirato giù il castello e lo ha sprofondato nel tormento. E se quella persona si domandasse il perchè di questo suo cambiamento e si aprisse a lui?
L'opera in sette volumi funziona muovendosi sulla sinergia che si crea fra Ishida e Nishimyia, e sulle esperienze umane raccolte da chi li circonda. Una storia fatta di persone, che evolvono e si confrontano, ma a volte restano le stesse. Ne scaviamo i ragionamenti, giusti o sbagliati che siano, che portano i giovani protagonisti a scegliere per la propria vita un gesto o una parola. Emergono le incertezze umane, le ipocrisie e i nostri disappunti seguiti dal perdono, da parte del lettore e dei protagonisti. Gli amici non hanno un perchè, stanno insieme fin quando riescono ad accettare di litigare ancora e ancora. Ma non credo si tratti di una semplice storia di bullismo o di amicizia, nè di amore e sordità. È la voce silenziosa del proprio animo che impara a conoscere la vita attraverso se stesso, a scontrarsi con i propri errori e la capacità di cambiare, sapendo riconoscere la possibilità di interpretare le cose sempre in maniera diversa, con spirito positivo, per cercare una risposta con la quale saper convivere, con se stesso e con gli altri.
Perchè? È da questa domanda che iniziano i dubbi che non tutti sono pronti a porsi. Ed è su questo quesito che Yoshitoki Oima ci fa ragionare in A silent voice (Koe no katachi), manga pubblicato nel 2014. La storia di Nishimyia è quella di una ragazza con un problema di sordità vissuto con difficoltà sotto diversi punti di vista. Una serie di sfortune si sono avvicendate nella sua vita, alienandola ancor più di quanto possa avvenire normalmente a causa del suo essere diversamente abile. Ma la storia è narrata principalmente dal suo aguzzino, Ishida, che da piccolo ha tormentato la strana e nuova compagna di classe. Le vignette si susseguono in una serie di scene esemplari di bullismo casuale e sconsiderato da parte di Ishida, che coinvolgeva la sua classe, fino al punto irreversibile in cui questo atteggiamento gli si ritorce contro facendolo diventare il solo capo espriatorio di un comportamento largamente condiviso da parte dei compagni e infine condannato pubblicamente.
La lettura è scorrevole, con un buon ritmo e una giusta dose di ironia al punto che temi così importanti e psicologicamente complessi risultano persino comprensibili nelle dinamiche di un comportamente perseguibile e imperdonabile.
I giorni si susseguono stanchi, troppo spesso simili, una lezione dopo l'altra. L'adolescenza porta con se la coscienza del proprio mondo interiore, che crea una barriera e si crogiola nell'unicità dei propri sentimenti che restano muti alle sfere altrui. Così Ishida si chiude al mondo che non lo comprende, e lui stesso inizia a rifiutare di capire gli altri e di saper vedere oltre lo strato superficiale. Concentrato sul suo malessere e alienato lui stesso, come lo era Nishimyia tempo avanti, decide di incontrare quest'ultima per mettere apposto quel tassello della sua vita che ha tirato giù il castello e lo ha sprofondato nel tormento. E se quella persona si domandasse il perchè di questo suo cambiamento e si aprisse a lui?
L'opera in sette volumi funziona muovendosi sulla sinergia che si crea fra Ishida e Nishimyia, e sulle esperienze umane raccolte da chi li circonda. Una storia fatta di persone, che evolvono e si confrontano, ma a volte restano le stesse. Ne scaviamo i ragionamenti, giusti o sbagliati che siano, che portano i giovani protagonisti a scegliere per la propria vita un gesto o una parola. Emergono le incertezze umane, le ipocrisie e i nostri disappunti seguiti dal perdono, da parte del lettore e dei protagonisti. Gli amici non hanno un perchè, stanno insieme fin quando riescono ad accettare di litigare ancora e ancora. Ma non credo si tratti di una semplice storia di bullismo o di amicizia, nè di amore e sordità. È la voce silenziosa del proprio animo che impara a conoscere la vita attraverso se stesso, a scontrarsi con i propri errori e la capacità di cambiare, sapendo riconoscere la possibilità di interpretare le cose sempre in maniera diversa, con spirito positivo, per cercare una risposta con la quale saper convivere, con se stesso e con gli altri.
"A Silent Voice" è un manga del 2013 scritto ed illustrato da "Yoshitoki Oima"; edito in Italia da "Star Comics", della durata di 7 volumi.
L'opera comincia introducendoci il personaggio di Shoya Ishida, un bambino che frequenta ancora le scuole elementari e, causa le scarse attenzioni della madre, si atteggia da bulletto per stare al centro dell'attenzione e sopravvivere a un'esistenza che ai suoi occhi è costellata dalla continua lotta contro la noia. Le giornate trascorrono serene con i suoi amici al seguito, ma la routine viene sconvolta con l'arrivo nella sua classe di una bambina particolare, Shoko Nishimiya, priva dell'udito sin dalla nascita e costretta ad usare un quaderno per socializzare con i propri compagni.
Causa la difficoltà di integrazione per questo suo handicap, quest'ultima risulterà essere il bersaglio perfetto per le calunnie di Shoya e del suo gruppo, che infatti non perderanno occasione di attuare le loro malefatte, non solo fisiche ma anche psicologiche; mentre intorno, alunni e professori non coinvolti si chiudono in una sorta di guscio di omertà e indifferenza, come se non volessero saperne nulla di ciò che succede. La storia prenderà un'altra piega solo dopo che il vaso sarà traboccato, e Shoya da bullo si ritroverà ad essere bullizzato. Il tempo passa ed il protagonista cresce, finché non arriva il giorno in cui, comprese tutte le sue malefatte, decide di fare ammenda...
Comincia qui la storia di A Silent Voice, una storia amara fatta di crudeltà, pentimento e voglia di riscatto. Nota di merito va senz'altro alla capacità dell'autore di trattare temi attualissimi quali la diversità e il bullismo.
Quest'opera la paragonerei alla cioccolata fondente, amarissima al primo boccone e dolce sul finale, infatti, quando la si inizia a leggere, non si viene subito presi, causa la crudezza e crudeltà di alcune scene ed avvenimenti, ma proprio come il protagonista dobbiamo mandare giù il boccone e procedere con la lettura alimentando la fioca fiamma dell'interesse.
La struttura della trama vede il protagonista accompagnarci nel suo viaggio verso la redenzione e l'espiazione delle colpe che lo tormentano e che a causa di queste non riesce più a camminare a testa alta, venendo inesorabilmente isolato dalla società. Shoya non ha un vero antagonista contro cui combattere, ma analogamente si troverà a far fondo a tutte le sue risorse per restituire alla povera Nishimiya la felicità di cui lui stesso la aveva privata anni prima, sforzandosi di capirla e aiutando lei stessa ad accettarsi per ciò che è, perché nessuno potrà fartene una colpa, dato che ognuno è unico e in quanto tale va accettato.
Non è sempre facile seguire la narrazione, in quanto le parti scritte si capiscono bene, mentre quelle in cui i protagonisti usano la lingua dei segni hanno avuto come l'effetto di isolare il lettore dal discorso (non so se questa scelta sia voluta o meno, comunque avrei preferito un po' più di chiarezza); discorso differente va fatto per i disegni, si dimostrano di elevata qualità non solo le anatomie dei personaggi ma anche gli sfondi, che in questo caso assumono un'importanza paragonabile a quella di un ulteriore protagonista, infatti li ritroviamo nella stragrande maggioranza delle tavole, riducendo al minimo l'uso dei retini.
Quanto appena affermato potrà sicuramente riguardare solamente il mio soggettivo giudizio, pertanto di seguito vorrei elencare i pregi, e ciò che invece si potrebbe migliorare dell'opera:
-PREGI-
Sfondi molto dettagliati e presenti nella stragrande maggioranza delle tavole;
Capacità di trattare temi attuali e di spessore senza cadere nel banale o senza sminuirne l'importanza;
Si avverte chiaramente la voglia nel protagonista di redimersi.
-DA MIGLIORARE-
Molti personaggi sono solo appena accennati, nonostante siano anche loro di grande importanza ai fini della trama;
Reazioni umane non sempre credibili (non riferito al tratto grafico, bensì al comportamento dei personaggi);
Finale non all'altezza delle aspettative;
Al termine dell'opera non si riescono ancora ad apprezzare e/o perdonare alcuni personaggi;
Qualche momento di gioia vera in più non avrebbe guastato.
L'edizione "Complete Box" include tutti e 7 i volumi ad un prezzo competitivo di 29 euro, è senza pagine a colori ma ha, invece, la sovracopertina. Alcuni particolari fanno storcere però il naso, di seguito ne elenco alcuni:
-Pagine molto sottili e facilmente piegabili danno l'idea di una carta economica;
-L'inchiostro ha la tendenza ad attaccarsi alle dita;
-Alla fine del 6° volume le parole contenute in alcuni baloon sono tagliate in orizzontale, e quelle stesse scritte non sono nemmeno sicuro siano in italiano;
Consiglio l'acquisto a tutti coloro che fossero alla ricerca di una storia matura dai temi attuali, non solo perché risulta molto interessante e profonda ma anche perché ci dà modo di capire quanto male possiamo fare senza nemmeno accorgercene.
L'opera comincia introducendoci il personaggio di Shoya Ishida, un bambino che frequenta ancora le scuole elementari e, causa le scarse attenzioni della madre, si atteggia da bulletto per stare al centro dell'attenzione e sopravvivere a un'esistenza che ai suoi occhi è costellata dalla continua lotta contro la noia. Le giornate trascorrono serene con i suoi amici al seguito, ma la routine viene sconvolta con l'arrivo nella sua classe di una bambina particolare, Shoko Nishimiya, priva dell'udito sin dalla nascita e costretta ad usare un quaderno per socializzare con i propri compagni.
Causa la difficoltà di integrazione per questo suo handicap, quest'ultima risulterà essere il bersaglio perfetto per le calunnie di Shoya e del suo gruppo, che infatti non perderanno occasione di attuare le loro malefatte, non solo fisiche ma anche psicologiche; mentre intorno, alunni e professori non coinvolti si chiudono in una sorta di guscio di omertà e indifferenza, come se non volessero saperne nulla di ciò che succede. La storia prenderà un'altra piega solo dopo che il vaso sarà traboccato, e Shoya da bullo si ritroverà ad essere bullizzato. Il tempo passa ed il protagonista cresce, finché non arriva il giorno in cui, comprese tutte le sue malefatte, decide di fare ammenda...
Comincia qui la storia di A Silent Voice, una storia amara fatta di crudeltà, pentimento e voglia di riscatto. Nota di merito va senz'altro alla capacità dell'autore di trattare temi attualissimi quali la diversità e il bullismo.
Quest'opera la paragonerei alla cioccolata fondente, amarissima al primo boccone e dolce sul finale, infatti, quando la si inizia a leggere, non si viene subito presi, causa la crudezza e crudeltà di alcune scene ed avvenimenti, ma proprio come il protagonista dobbiamo mandare giù il boccone e procedere con la lettura alimentando la fioca fiamma dell'interesse.
La struttura della trama vede il protagonista accompagnarci nel suo viaggio verso la redenzione e l'espiazione delle colpe che lo tormentano e che a causa di queste non riesce più a camminare a testa alta, venendo inesorabilmente isolato dalla società. Shoya non ha un vero antagonista contro cui combattere, ma analogamente si troverà a far fondo a tutte le sue risorse per restituire alla povera Nishimiya la felicità di cui lui stesso la aveva privata anni prima, sforzandosi di capirla e aiutando lei stessa ad accettarsi per ciò che è, perché nessuno potrà fartene una colpa, dato che ognuno è unico e in quanto tale va accettato.
Non è sempre facile seguire la narrazione, in quanto le parti scritte si capiscono bene, mentre quelle in cui i protagonisti usano la lingua dei segni hanno avuto come l'effetto di isolare il lettore dal discorso (non so se questa scelta sia voluta o meno, comunque avrei preferito un po' più di chiarezza); discorso differente va fatto per i disegni, si dimostrano di elevata qualità non solo le anatomie dei personaggi ma anche gli sfondi, che in questo caso assumono un'importanza paragonabile a quella di un ulteriore protagonista, infatti li ritroviamo nella stragrande maggioranza delle tavole, riducendo al minimo l'uso dei retini.
Quanto appena affermato potrà sicuramente riguardare solamente il mio soggettivo giudizio, pertanto di seguito vorrei elencare i pregi, e ciò che invece si potrebbe migliorare dell'opera:
-PREGI-
Sfondi molto dettagliati e presenti nella stragrande maggioranza delle tavole;
Capacità di trattare temi attuali e di spessore senza cadere nel banale o senza sminuirne l'importanza;
Si avverte chiaramente la voglia nel protagonista di redimersi.
-DA MIGLIORARE-
Molti personaggi sono solo appena accennati, nonostante siano anche loro di grande importanza ai fini della trama;
Reazioni umane non sempre credibili (non riferito al tratto grafico, bensì al comportamento dei personaggi);
Finale non all'altezza delle aspettative;
Al termine dell'opera non si riescono ancora ad apprezzare e/o perdonare alcuni personaggi;
Qualche momento di gioia vera in più non avrebbe guastato.
L'edizione "Complete Box" include tutti e 7 i volumi ad un prezzo competitivo di 29 euro, è senza pagine a colori ma ha, invece, la sovracopertina. Alcuni particolari fanno storcere però il naso, di seguito ne elenco alcuni:
-Pagine molto sottili e facilmente piegabili danno l'idea di una carta economica;
-L'inchiostro ha la tendenza ad attaccarsi alle dita;
-Alla fine del 6° volume le parole contenute in alcuni baloon sono tagliate in orizzontale, e quelle stesse scritte non sono nemmeno sicuro siano in italiano;
Consiglio l'acquisto a tutti coloro che fossero alla ricerca di una storia matura dai temi attuali, non solo perché risulta molto interessante e profonda ma anche perché ci dà modo di capire quanto male possiamo fare senza nemmeno accorgercene.
Credo che per qualsiasi prodotto dell’inventiva umana esistano due tipologie di “capolavori”: la prima è quella immediatamente riconosciuta, quella che entra prepotentemente nell’immaginario comune come opera che reclama attenzioni, le esige perché le merita e ha il suo stuolo di ammiratori che non mancano di ricordarci che esistono opere del genere e che non tutto quello che ci circonda emerge dallo stesso oceano di mediocrità; la seconda è di tipo più schivo, di misura “ridotta”, per così dire, non per merito o spessore ma per la risonanza che esse hanno, non solo di pubblico, ma la stessa musica che suonano è più un sottofondo che una voce roboante e prominente.
“Koe no Katachi” appartiene indubbiamente a quest’ultima categoria, capolavoro silenzioso e dimesso per titolo e per lunghezza complessiva dell’opera, solo sette volumi per essere catapultati in un turbinio di emozioni così forti da lasciare il segno, pagina dopo pagina, che hanno i volti di numerosi personaggi.
La vicenda si avvia con un lungo flashback portandoci ai giorni delle elementari dei due protagonisti, che nel normale tempo della storia sono ormai all’ultimo anno di liceo, Shoko Nishimiya e Shoya Ishida: la prima è una bambina di sesta elementare sordomuta che si è trasferita ad anno scolastico avviato nella classe di Shoya, un bambino che si voterà sin da subito a essere il suo bullo personale senza alcun motivo apparente, solo per sconfiggere la noia. “La vita è una battaglia costante contro la noia” ama ripetere il piccolo Shoya riprendendo le parole della pigra ma saggia sorella maggiore. Le ingenue e deprecabili azioni del bambino si portano dietro pian piano quasi tutti i suoi compagni di classe, incapaci di instaurare un qualsiasi rapporto con la nuova arrivata, quando però la situazione diventa così grave da arrivare all’orecchio degli insegnanti e del dirigente scolastico, il mostro di discriminazione che Shoya aveva generato contro Shoko gli si rivolta contro, facendo di lui un alienato e a sua volta vittima di bullismo, portando Nishimiya a trasferirsi nuovamente. Shoya, ormai giunto al liceo, disgustato dalla società e dal mondo che lo circonda, sulla soglia del suicidio, preso quasi da una follia masochista, deciderà di punirsi e di fare ammenda per il suo passato votando la sua vita alla felicità di Nishimiya, tentando di restituirle tutto ciò che a causa sua ha perso, tentativo evidentemente vano sin dal principio.
La storia è narrata principalmente dal punto di vista di Shoya ma non mancheranno le doppie narrazioni di una stessa situazione anche dal punto di vista di Shoko. Sono i due poli attorno ai quali ruotano le vicende, Shoko sorda e muta per costituzione, spettatrice di un mondo che la considera un prodotto difettoso, Shoya sordo e muto per scelta di fronte a un mondo che non ha mai compreso e che disprezzandosi disprezza.
Sin dalle prime pagine si nota una coscienza e un’autenticità senza pari dei personaggi che si muovono in un mondo vivo e reale tanto da essere quasi tangibile. Raramente ho riscontrato una tale precisione e doloroso affetto verso l’infanzia e l’adolescenza come quello mostrato dalla sensei Yoshitoki Oima. I giovani e i giovanissimi protagonisti di questa storia vivono la loro vita sia in funzione della propria età sia in rapporto con l’età adulta e con gli adulti, mostrando un’insanabile incomunicabilità fra i due mondi: tutta la vicenda è un costante tentativo di comunicare con se stessi e con gli altri; anche il tema del bullismo, certamente uno dei più importanti, è portato in scena proprio come un problema di incapacità a comunicare, non come cattiveria del singolo o del gruppo. Il dialogo è mancato per caratteristiche intrinseche alla cultura giapponese (ma non solo, quest’opera si presenta quanto mai valida a valicare i confini dell’arcipelago nipponico) e per difficoltà nell’instaurarlo, perché le due parti sono reciprocamente sorde sia letteralmente che metaforicamente.
L’opera affonda pesantemente le mani nelle piaghe dei giovani giapponesi, fa della comunicazione e della voce, sia verbale sia gestuale, le vere protagoniste della storia; pagina dopo pagina l’autrice sembra volerci dire che persino chi è assolutamente impossibilitato a comunicare, perché privo dei mezzi necessari alla comunicazione “normale”, può avere un futuro e una voce per raccontarlo e l’autrice lo fa portando sulle sue pagine lo scontro/incontro di queste personalità ferite e incomprese che sono i personaggi di “A Silent Voice”, tanti grumi di emozioni represse e indistinguibili che si manifestano in modi diversi e peculiari: rabbia, timidezza, indifferenza, ognuno alla ricerca del proprio linguaggio per esprimersi.
Uno dei pregi più grandi del manga è proprio la sua mancanza di qualsiasi tipo di finzione narrativa che sebbene debba essere un ovvio presupposto del genere slice of life, non sempre viene rispettato dagli altri titoli appartenenti alla categoria. Qui non c’è trucco e non c’è inganno, le tavole mostrano la loro verità attraverso un disegno che trema nel tratto e vibra di emozione. La qualità dei disegni della sensei è superlativa e in perfetta simbiosi con l’opera: indefiniti e appena schizzati per i personaggi e accurati e maniacali per gli sfondi che contribuiscono a calarci in questa atmosfera di realtà irreale.
Senza infamia né lode si presenta l’edizione Star Comics, con una semplice sovraccoperta con alette e senza pagine a colori a un prezzo standard, arricchita da un “cofanetto” compreso di serie completa all’interno, per omaggiare l’uscita del film nelle sale cinematografiche italiane.
Per concludere, manga assolutamente consigliato e da avere nelle vostre librerie per rileggerlo più e più volte, trovandone sempre nuovi significati e nuove chiavi di lettura, non solo dell’opera ma anche, perché no, della vostra vita.
“Koe no Katachi” appartiene indubbiamente a quest’ultima categoria, capolavoro silenzioso e dimesso per titolo e per lunghezza complessiva dell’opera, solo sette volumi per essere catapultati in un turbinio di emozioni così forti da lasciare il segno, pagina dopo pagina, che hanno i volti di numerosi personaggi.
La vicenda si avvia con un lungo flashback portandoci ai giorni delle elementari dei due protagonisti, che nel normale tempo della storia sono ormai all’ultimo anno di liceo, Shoko Nishimiya e Shoya Ishida: la prima è una bambina di sesta elementare sordomuta che si è trasferita ad anno scolastico avviato nella classe di Shoya, un bambino che si voterà sin da subito a essere il suo bullo personale senza alcun motivo apparente, solo per sconfiggere la noia. “La vita è una battaglia costante contro la noia” ama ripetere il piccolo Shoya riprendendo le parole della pigra ma saggia sorella maggiore. Le ingenue e deprecabili azioni del bambino si portano dietro pian piano quasi tutti i suoi compagni di classe, incapaci di instaurare un qualsiasi rapporto con la nuova arrivata, quando però la situazione diventa così grave da arrivare all’orecchio degli insegnanti e del dirigente scolastico, il mostro di discriminazione che Shoya aveva generato contro Shoko gli si rivolta contro, facendo di lui un alienato e a sua volta vittima di bullismo, portando Nishimiya a trasferirsi nuovamente. Shoya, ormai giunto al liceo, disgustato dalla società e dal mondo che lo circonda, sulla soglia del suicidio, preso quasi da una follia masochista, deciderà di punirsi e di fare ammenda per il suo passato votando la sua vita alla felicità di Nishimiya, tentando di restituirle tutto ciò che a causa sua ha perso, tentativo evidentemente vano sin dal principio.
La storia è narrata principalmente dal punto di vista di Shoya ma non mancheranno le doppie narrazioni di una stessa situazione anche dal punto di vista di Shoko. Sono i due poli attorno ai quali ruotano le vicende, Shoko sorda e muta per costituzione, spettatrice di un mondo che la considera un prodotto difettoso, Shoya sordo e muto per scelta di fronte a un mondo che non ha mai compreso e che disprezzandosi disprezza.
Sin dalle prime pagine si nota una coscienza e un’autenticità senza pari dei personaggi che si muovono in un mondo vivo e reale tanto da essere quasi tangibile. Raramente ho riscontrato una tale precisione e doloroso affetto verso l’infanzia e l’adolescenza come quello mostrato dalla sensei Yoshitoki Oima. I giovani e i giovanissimi protagonisti di questa storia vivono la loro vita sia in funzione della propria età sia in rapporto con l’età adulta e con gli adulti, mostrando un’insanabile incomunicabilità fra i due mondi: tutta la vicenda è un costante tentativo di comunicare con se stessi e con gli altri; anche il tema del bullismo, certamente uno dei più importanti, è portato in scena proprio come un problema di incapacità a comunicare, non come cattiveria del singolo o del gruppo. Il dialogo è mancato per caratteristiche intrinseche alla cultura giapponese (ma non solo, quest’opera si presenta quanto mai valida a valicare i confini dell’arcipelago nipponico) e per difficoltà nell’instaurarlo, perché le due parti sono reciprocamente sorde sia letteralmente che metaforicamente.
L’opera affonda pesantemente le mani nelle piaghe dei giovani giapponesi, fa della comunicazione e della voce, sia verbale sia gestuale, le vere protagoniste della storia; pagina dopo pagina l’autrice sembra volerci dire che persino chi è assolutamente impossibilitato a comunicare, perché privo dei mezzi necessari alla comunicazione “normale”, può avere un futuro e una voce per raccontarlo e l’autrice lo fa portando sulle sue pagine lo scontro/incontro di queste personalità ferite e incomprese che sono i personaggi di “A Silent Voice”, tanti grumi di emozioni represse e indistinguibili che si manifestano in modi diversi e peculiari: rabbia, timidezza, indifferenza, ognuno alla ricerca del proprio linguaggio per esprimersi.
Uno dei pregi più grandi del manga è proprio la sua mancanza di qualsiasi tipo di finzione narrativa che sebbene debba essere un ovvio presupposto del genere slice of life, non sempre viene rispettato dagli altri titoli appartenenti alla categoria. Qui non c’è trucco e non c’è inganno, le tavole mostrano la loro verità attraverso un disegno che trema nel tratto e vibra di emozione. La qualità dei disegni della sensei è superlativa e in perfetta simbiosi con l’opera: indefiniti e appena schizzati per i personaggi e accurati e maniacali per gli sfondi che contribuiscono a calarci in questa atmosfera di realtà irreale.
Senza infamia né lode si presenta l’edizione Star Comics, con una semplice sovraccoperta con alette e senza pagine a colori a un prezzo standard, arricchita da un “cofanetto” compreso di serie completa all’interno, per omaggiare l’uscita del film nelle sale cinematografiche italiane.
Per concludere, manga assolutamente consigliato e da avere nelle vostre librerie per rileggerlo più e più volte, trovandone sempre nuovi significati e nuove chiavi di lettura, non solo dell’opera ma anche, perché no, della vostra vita.
Un manga dalle grandi premesse, ma che poi non è stato sfruttato al meglio. Questo è quello che penso di A Silent Voice di Yoshitoki Oima. Le recensioni di AnimeClick.it mi hanno incuriosita e ho comprato la serie con molte aspettative.
Bisogna dire che è un manga a forte impatto emotivo perchè tratta un tema delicato come il bullismo scolastico. Il primo volume è stato molto intenso e appassionante, ma dal secondo volume, la trama ha cominciato per me lentamente a scemare. Forse a causa della poca esperienza dell'autrice (questa è l'unica opera che ha scritto per ora). La trama è piuttosto semplice: Shouya Ishida è un ragazzino vivace che prende di mira una compagna di classe appena arrivata. Il suo nome è Shouko Nishimiya ed è sorda.
Purtroppo questo suo handicap la porta a non essere accettata all'interno della scuola e presto attira le angherie di Ishida e altri compagni di classe, persino di un insegnante. Ishida si diverte un mondo a compiere atti di bullismo su Nishimiya, e cerca l'appoggio dei compagni.
I dispetti pesanti, le scritte offensive sui banchi, il rubarle l'apparecchio acustico per poi distruggerlo, sono come macigni per la povera Nishimiya che tenta di inserirsi invano. Dopo l'ennesimo furto dell'apparecchio acustico, la madre chiede alla classe il rimborso delle spese o andrà dalla polizia, e tutti i compagni di classe scaricano la colpa su Ishida, che ne rimane sconvolto.
Dopo questo fatto, Nishimiya viene trasferita in un'altra scuola (l'ennesima) e Ishida diviene a sua volta vittima di bullismo da parte dei compagni che lo ripudiano. Queste erano le accattivanti premesse del primo volume, dove l'originale idea di narrare tutto dal punto di vista non della vittima, ma di quella dell'aguzzino, innalzò le mie aspettative di non poco. Ma purtroppo col proseguo dei numeri, la trama risulta un po' piatta e poco incisiva. Ishida da vittima di bullismo, esclude tutti i suoi coetanei dalla quotidianità, li evita, e si isola sempre più. In tutto il manga permane il senso di colpa, il vuoto interiore. Interessante e originale è stata l'idea di segnare tutti i volti con una grossa "X" proprio per rendere meglio l'idea del senso di isolamento, diffidenza e sfiducia che il protagonista ha nel prossimo. Ishida medita anche il suicidio, ma vuole con tutte le sue forze espiare le sue colpe, per questo va a cercare dopo anni Nishimiya per scusarsi, ma da quel momento il rapporto tra i due risulta piatto e ripetitivo, lui sempre a fare il gentile e premuroso, e lei sempre con quell'aura da santa che è troppo marcata per sembrare realistica.
Sì, perchè Nishimiya, nonostante le siano state rivolte (e ne verranno rivolte altre in seguito) tante cattiverie, non si arrabbia mai, non si ribella, né cerca di lottare per difendersi. Qualcosa non torna. Nonostante un carattere magari fragile, arriva per tutti il fondo, dove inevitabilmente si esplode. Ishida vede solo lei, per lui è un'ancora di salvezza. Ma tra i due non si instaura un rapporto profondo come la trama farebbe supporre. Molte volte Ishida si sente bloccato in presenza di lei, non sa cosa dirle, vorrebbe chiederle tante cose, e invece si blocca e non riesce a esprimersi rendendo monotono il rapporto tra i due. Col proseguo dei numeri, entreranno in scena altri personaggi secondari, ma pochi di loro mi hanno convinto. Come Ueno, che odia a morte Nishimiya e sembra che l'autrice abbia forzato in tutti i modi la situazione per farle diventare amiche, e questa, come altre scene, sono risultate surreali e poco realistiche. Il finale poi è ancora più forzato: diventano tutti all'improvviso brave persone pronte subito a perdonare tutto, senza una spiegazione sufficientemente plausibile.
Sembrava che l'autrice volesse concludere in fretta l'opera in positivo, regalando un finale buonista. Insomma questo manga per me è stata un'ottima occasione che non è stata adeguatamente sfruttata. Un vero peccato perchè i disegni sono davvero stupendi. Mi colpirono dal primo volume. Non è solito trovare una tale minuziosità nel dettaglio degli sfondi, le mani così meravigliosamente espressive come i volti, i corpi così ben proporzionati. Davvero una disegnatrice notevole dal tratto affascinante, deciso, realistico e incantevole. L'edizione della Star Comics è meravigliosa, con delle splendide copertine a colori, ottima qualità della carta e inchiostro. Il mio voto è 7 per la trama, inizialmente così interessante, ma poi scemata sempre più in situazioni monotone e scontate. Lo consiglio vivamente comunque perchè è una lettura interessante e intensa. Merita sicuramente!
Bisogna dire che è un manga a forte impatto emotivo perchè tratta un tema delicato come il bullismo scolastico. Il primo volume è stato molto intenso e appassionante, ma dal secondo volume, la trama ha cominciato per me lentamente a scemare. Forse a causa della poca esperienza dell'autrice (questa è l'unica opera che ha scritto per ora). La trama è piuttosto semplice: Shouya Ishida è un ragazzino vivace che prende di mira una compagna di classe appena arrivata. Il suo nome è Shouko Nishimiya ed è sorda.
Purtroppo questo suo handicap la porta a non essere accettata all'interno della scuola e presto attira le angherie di Ishida e altri compagni di classe, persino di un insegnante. Ishida si diverte un mondo a compiere atti di bullismo su Nishimiya, e cerca l'appoggio dei compagni.
I dispetti pesanti, le scritte offensive sui banchi, il rubarle l'apparecchio acustico per poi distruggerlo, sono come macigni per la povera Nishimiya che tenta di inserirsi invano. Dopo l'ennesimo furto dell'apparecchio acustico, la madre chiede alla classe il rimborso delle spese o andrà dalla polizia, e tutti i compagni di classe scaricano la colpa su Ishida, che ne rimane sconvolto.
Dopo questo fatto, Nishimiya viene trasferita in un'altra scuola (l'ennesima) e Ishida diviene a sua volta vittima di bullismo da parte dei compagni che lo ripudiano. Queste erano le accattivanti premesse del primo volume, dove l'originale idea di narrare tutto dal punto di vista non della vittima, ma di quella dell'aguzzino, innalzò le mie aspettative di non poco. Ma purtroppo col proseguo dei numeri, la trama risulta un po' piatta e poco incisiva. Ishida da vittima di bullismo, esclude tutti i suoi coetanei dalla quotidianità, li evita, e si isola sempre più. In tutto il manga permane il senso di colpa, il vuoto interiore. Interessante e originale è stata l'idea di segnare tutti i volti con una grossa "X" proprio per rendere meglio l'idea del senso di isolamento, diffidenza e sfiducia che il protagonista ha nel prossimo. Ishida medita anche il suicidio, ma vuole con tutte le sue forze espiare le sue colpe, per questo va a cercare dopo anni Nishimiya per scusarsi, ma da quel momento il rapporto tra i due risulta piatto e ripetitivo, lui sempre a fare il gentile e premuroso, e lei sempre con quell'aura da santa che è troppo marcata per sembrare realistica.
Sì, perchè Nishimiya, nonostante le siano state rivolte (e ne verranno rivolte altre in seguito) tante cattiverie, non si arrabbia mai, non si ribella, né cerca di lottare per difendersi. Qualcosa non torna. Nonostante un carattere magari fragile, arriva per tutti il fondo, dove inevitabilmente si esplode. Ishida vede solo lei, per lui è un'ancora di salvezza. Ma tra i due non si instaura un rapporto profondo come la trama farebbe supporre. Molte volte Ishida si sente bloccato in presenza di lei, non sa cosa dirle, vorrebbe chiederle tante cose, e invece si blocca e non riesce a esprimersi rendendo monotono il rapporto tra i due. Col proseguo dei numeri, entreranno in scena altri personaggi secondari, ma pochi di loro mi hanno convinto. Come Ueno, che odia a morte Nishimiya e sembra che l'autrice abbia forzato in tutti i modi la situazione per farle diventare amiche, e questa, come altre scene, sono risultate surreali e poco realistiche. Il finale poi è ancora più forzato: diventano tutti all'improvviso brave persone pronte subito a perdonare tutto, senza una spiegazione sufficientemente plausibile.
Sembrava che l'autrice volesse concludere in fretta l'opera in positivo, regalando un finale buonista. Insomma questo manga per me è stata un'ottima occasione che non è stata adeguatamente sfruttata. Un vero peccato perchè i disegni sono davvero stupendi. Mi colpirono dal primo volume. Non è solito trovare una tale minuziosità nel dettaglio degli sfondi, le mani così meravigliosamente espressive come i volti, i corpi così ben proporzionati. Davvero una disegnatrice notevole dal tratto affascinante, deciso, realistico e incantevole. L'edizione della Star Comics è meravigliosa, con delle splendide copertine a colori, ottima qualità della carta e inchiostro. Il mio voto è 7 per la trama, inizialmente così interessante, ma poi scemata sempre più in situazioni monotone e scontate. Lo consiglio vivamente comunque perchè è una lettura interessante e intensa. Merita sicuramente!
Niente da dire. Questo manga di certo, giusto per dirlo subito ed evitare di ridirlo cento volte dopo, va letto.
La trama è semplice e, a tratti, potrebbe anche dare reminiscenze di Ano Hana, ma ciò non è importante, l'omonima serie appunto si basa su concetti diversi e situazioni opposte; Koe no katachi, al contrario, ci presenta una situazione del tutto plausibile, anche perché di bullismo e bulli se ne sente parlare parecchio. Gli avvenimenti si consumano fin dalla tenera età dei protagonisti, uno un ragazzino molto vivace e l'altra una bambina sorda.
Inizialmente per un motivo o per l'altro il bambino si incuriosisce della compagnia e inizia a infastidirla, da semplici spintarelle o sgambetti si passa ben presto a veri e propri atti di bullismo provocando così una serie di conseguenze negative per la ragazza che inoltre cambierà istituto.
Dopo anni i due si rincontrano, lui è cambiato, adesso vuole chiedergli scusa per tutto ciò che ha fatto, ma tra loro si porranno sempre più ostacoli che metteranno alla provo il legame fra i due e i loro nuovi amici.
Queste potrebbero essere le classiche tre/quattro righe che si trovano dietro un volume ma per l'appunto non ce ne può importare di meno: il succo di queste righe vuole farvi pensare...
Pensate a cosa possa essere successo dopo tutte queste cose, pensate come possano aver reagito i due a questi avvenimenti, cosa pensavano, a cosa o a chi credevano per andare avanti, ed è qui che l'autore entra in scena, ci rivela ogni piccolo dettaglio, esteriore o interiore, di ogni personaggio.
Noi riusciamo grazie ad esso a entrare nella mente dei protagonisti, o comprimari che siano, e capire cosa provano e perché, le loro bugie, le loro verità, tutto assume senso.
Qui Ueno da il meglio di sé riuscendo a far percepire il mondo dagli occhi di chi non può sentire. Vi è un capitolo dedicato a questo, ove i dialoghi saranno frammentati, confusi, e per tutte le pagine vi accompagnerà un senso di angoscia, la sensazione claustrofobica di non potersi muovere, chiusi in una stanza, soli e impauriti.
Se avete dei dubbi perché “vi ricorda troppo qualcosa di già visto” o “assomiglia ad Ano Hana non siate "stupidi", provate a leggerlo almeno, perché potrebbe essere l'ultimo manga slice of life degno del suo nome di questa generazione.
La trama è semplice e, a tratti, potrebbe anche dare reminiscenze di Ano Hana, ma ciò non è importante, l'omonima serie appunto si basa su concetti diversi e situazioni opposte; Koe no katachi, al contrario, ci presenta una situazione del tutto plausibile, anche perché di bullismo e bulli se ne sente parlare parecchio. Gli avvenimenti si consumano fin dalla tenera età dei protagonisti, uno un ragazzino molto vivace e l'altra una bambina sorda.
Inizialmente per un motivo o per l'altro il bambino si incuriosisce della compagnia e inizia a infastidirla, da semplici spintarelle o sgambetti si passa ben presto a veri e propri atti di bullismo provocando così una serie di conseguenze negative per la ragazza che inoltre cambierà istituto.
Dopo anni i due si rincontrano, lui è cambiato, adesso vuole chiedergli scusa per tutto ciò che ha fatto, ma tra loro si porranno sempre più ostacoli che metteranno alla provo il legame fra i due e i loro nuovi amici.
Queste potrebbero essere le classiche tre/quattro righe che si trovano dietro un volume ma per l'appunto non ce ne può importare di meno: il succo di queste righe vuole farvi pensare...
Pensate a cosa possa essere successo dopo tutte queste cose, pensate come possano aver reagito i due a questi avvenimenti, cosa pensavano, a cosa o a chi credevano per andare avanti, ed è qui che l'autore entra in scena, ci rivela ogni piccolo dettaglio, esteriore o interiore, di ogni personaggio.
Noi riusciamo grazie ad esso a entrare nella mente dei protagonisti, o comprimari che siano, e capire cosa provano e perché, le loro bugie, le loro verità, tutto assume senso.
Qui Ueno da il meglio di sé riuscendo a far percepire il mondo dagli occhi di chi non può sentire. Vi è un capitolo dedicato a questo, ove i dialoghi saranno frammentati, confusi, e per tutte le pagine vi accompagnerà un senso di angoscia, la sensazione claustrofobica di non potersi muovere, chiusi in una stanza, soli e impauriti.
Se avete dei dubbi perché “vi ricorda troppo qualcosa di già visto” o “assomiglia ad Ano Hana non siate "stupidi", provate a leggerlo almeno, perché potrebbe essere l'ultimo manga slice of life degno del suo nome di questa generazione.
Koe no Katachi - A Silent Voice è un manga ideato da Yoshitoki Ooima nel 2013, sotto la supervisione della federazione giapponese per la sordità.
La trama vede protagonista Shouya Ishida, un ragazzino molto vivace che cerca di vincere contro la noia facendo giochi pericolosi e prendendo in giro una sua compagna di classe sorda, Shouko Nishimiya, diventando per tutti un bullo da evitare. Infatti la povera ragazzina sorda si trasferisce in un'altra scuola, e Ishida si sente il colpevole di ciò; anni dopo i due si ritrovano, entrambi cresciuti, e Ishida decide di dover rimediare assolutamente al suo passato comportamento frequentando Nishimiya. I due troveranno parecchie difficoltà lungo il cammino.
Lo sviluppo della trama è sempre più coinvolgente, non accade tutti i giorni di appassionarmi alla lettura dopo 3 o 4 capitoli, infatti inizialmente la storia presenta già qualche alto tono pronto a farti incuriosire, per poi tornare subito nel passato, per rivivere i vecchi momenti dei due protagonisti. Fase molto importante della storia, anzi sono le basi di questa storia, che poi porteranno gran parte dei guai nei capitoli successivi.
La trama potrebbe sembrare forzata, una bambina affetta da un handicap può essere un aspetto indicato a commuovere in certi casi o a far pena, ma non è così, personalmente ho trovato incredibile come l'autrice riesca a farti immedesimare nella ragazza. Sette volumi sono stati più che sufficienti a farti vivere una storia drammatica, piena di alti e bassi, ma l'unica pecca del manga è che manca un po' di romanticismo, però quest'ultimo aspetto forse avrebbe forzato un po' alcuni eventi. La storia procede benissimo fino ad arrivare agli ultimi battenti, quando tutto sta per concludersi lo si può avvertire, da come procedono gli alti e bassi, e dai rapporti tra i personaggi; il finale l'ho trovato abbastanza piacevole, giusto e coerente, non poteva esserci un finale migliore.
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
I personaggi del manga sono un'altro aspetto fondamentale di questa trama, un bulletto e una bambina sorda, una coppia ambigua ma se presi dai giusti sentimenti, diventa perfetta.
Ishida trasmette un sentimento molto comune come il pentirsi, accumulare tutte le cose brutte commesse nella vita che ci fa soffrire e, invece di buttarle fuori, rintanarle nel tuo essere; arrivare a odiare te stesso non è una bella cosa e il nostro protagonista farà di tutto per alleviare questo odio, cercando di rendere felice la sua povera vittima.
Per alcuni sarà solo egoismo, rendere felice qualcuno per il senso di colpa, ma Nishimiya non la pensa in questo modo, anzi sembra essere felice di ciò che fa Ishida. La protagonista purtroppo è ancora presa di mira da Ueno, una sua vecchia compagna delle elementari che la tormentava con Ishida; questo personaggio condizionerà molto i due protagonisti che in molte occasioni si vedranno costretti a prendere dei provvedimenti nei suoi confronti.
In certi eventi, e anche in alcuni dialoghi, ti fa comprendere quanto duro sia difficile vivere affetti da un handicap, vedere i tuoi amici che litigano senza neanche comprendere quale sia il motivo, oppure quanto sia doloroso essere presi in giro da un bullo solo perchè si è nati con questo difetto. Molti altri personaggi saranno un incentivo in più che condizioneranno i due protagonisti, e ci farà capire che Ishida non si fida nessuno, mentre Nishimiya sorride a tutti e cerca di essere più amichevole possibile. Sicuramente i personaggi ideati dalla mangaka sono molto coinvolgenti e ben realizzati.
FINE SPOILER
I disegni sono veramente magnifici, caratterizzati e precisi, ricchi di espressioni sui visi che trasmettono i giusti sentimenti provati dai personaggi. L'ambiente circostante è sempre molto ricco di particolari che rendono il tutto piacevole da guardare, e le nuvolette non sono mai di intralcio nella vignetta.
Concludo dicendo che questo manga è uno dei più belli mai letti, ricco di emotività e di riflessione, riguardo ai personaggi ed eventi. La mangaka riesce a trasmettere molto non solo con la trama ma anche con i suoi disegni, quindi consiglio a tutti di leggere questa storia, da forte impatto. Voto assolutamente 10.
La trama vede protagonista Shouya Ishida, un ragazzino molto vivace che cerca di vincere contro la noia facendo giochi pericolosi e prendendo in giro una sua compagna di classe sorda, Shouko Nishimiya, diventando per tutti un bullo da evitare. Infatti la povera ragazzina sorda si trasferisce in un'altra scuola, e Ishida si sente il colpevole di ciò; anni dopo i due si ritrovano, entrambi cresciuti, e Ishida decide di dover rimediare assolutamente al suo passato comportamento frequentando Nishimiya. I due troveranno parecchie difficoltà lungo il cammino.
Lo sviluppo della trama è sempre più coinvolgente, non accade tutti i giorni di appassionarmi alla lettura dopo 3 o 4 capitoli, infatti inizialmente la storia presenta già qualche alto tono pronto a farti incuriosire, per poi tornare subito nel passato, per rivivere i vecchi momenti dei due protagonisti. Fase molto importante della storia, anzi sono le basi di questa storia, che poi porteranno gran parte dei guai nei capitoli successivi.
La trama potrebbe sembrare forzata, una bambina affetta da un handicap può essere un aspetto indicato a commuovere in certi casi o a far pena, ma non è così, personalmente ho trovato incredibile come l'autrice riesca a farti immedesimare nella ragazza. Sette volumi sono stati più che sufficienti a farti vivere una storia drammatica, piena di alti e bassi, ma l'unica pecca del manga è che manca un po' di romanticismo, però quest'ultimo aspetto forse avrebbe forzato un po' alcuni eventi. La storia procede benissimo fino ad arrivare agli ultimi battenti, quando tutto sta per concludersi lo si può avvertire, da come procedono gli alti e bassi, e dai rapporti tra i personaggi; il finale l'ho trovato abbastanza piacevole, giusto e coerente, non poteva esserci un finale migliore.
ATTENZIONE POSSIBILI SPOILER
I personaggi del manga sono un'altro aspetto fondamentale di questa trama, un bulletto e una bambina sorda, una coppia ambigua ma se presi dai giusti sentimenti, diventa perfetta.
Ishida trasmette un sentimento molto comune come il pentirsi, accumulare tutte le cose brutte commesse nella vita che ci fa soffrire e, invece di buttarle fuori, rintanarle nel tuo essere; arrivare a odiare te stesso non è una bella cosa e il nostro protagonista farà di tutto per alleviare questo odio, cercando di rendere felice la sua povera vittima.
Per alcuni sarà solo egoismo, rendere felice qualcuno per il senso di colpa, ma Nishimiya non la pensa in questo modo, anzi sembra essere felice di ciò che fa Ishida. La protagonista purtroppo è ancora presa di mira da Ueno, una sua vecchia compagna delle elementari che la tormentava con Ishida; questo personaggio condizionerà molto i due protagonisti che in molte occasioni si vedranno costretti a prendere dei provvedimenti nei suoi confronti.
In certi eventi, e anche in alcuni dialoghi, ti fa comprendere quanto duro sia difficile vivere affetti da un handicap, vedere i tuoi amici che litigano senza neanche comprendere quale sia il motivo, oppure quanto sia doloroso essere presi in giro da un bullo solo perchè si è nati con questo difetto. Molti altri personaggi saranno un incentivo in più che condizioneranno i due protagonisti, e ci farà capire che Ishida non si fida nessuno, mentre Nishimiya sorride a tutti e cerca di essere più amichevole possibile. Sicuramente i personaggi ideati dalla mangaka sono molto coinvolgenti e ben realizzati.
FINE SPOILER
I disegni sono veramente magnifici, caratterizzati e precisi, ricchi di espressioni sui visi che trasmettono i giusti sentimenti provati dai personaggi. L'ambiente circostante è sempre molto ricco di particolari che rendono il tutto piacevole da guardare, e le nuvolette non sono mai di intralcio nella vignetta.
Concludo dicendo che questo manga è uno dei più belli mai letti, ricco di emotività e di riflessione, riguardo ai personaggi ed eventi. La mangaka riesce a trasmettere molto non solo con la trama ma anche con i suoi disegni, quindi consiglio a tutti di leggere questa storia, da forte impatto. Voto assolutamente 10.
Manga meraviglioso. Shoya Ishida è il classico bulletto delle elementari che se la prende con i più deboli, la sua vittima preferita è Shoko Nishimiya, una bambina sorda che si è trasferita da poco nella sua scuola. La bambina cerca di sopportare tutto ciò che le viene fatto, dagli scherzi più innocenti a quelli che la ridicolizzano in pubblico. Shoko dopo poco tempo si trasferisce in un'altra scuola e i due non si rivedono più se non anni dopo, quando entrambi frequentano il liceo. In tutto questo tempo Shoya si esclude dai suoi compagni diventando lui stesso vittima di bullismo, perdendo fiducia in se stesso e nei suoi amici, rimanendo solo. Adesso Shoya vuole redimersi e farsi perdonare da Shoko per tutto quello che le ha fatto cercando di restituirle ciò che le aveva negato: un'infanzia felice.
Sono letteralmente impazzita per questo Shonen romantico/drammatico, ti prende subito, fin dal primo volumetto. L'autrice cura tutto nei minimi dettagli, soprattutto si concentra sulla parte interiore dei personaggi e sul loro cambiamento psicologico nell'arco di tutta la storia. Shoya impara dai propri sbagli e, anche se un po' impacciato, ce la mette tutta per mantenere fede ai propri ideali maturati negli anni. Shoko invece è introversa e apre i propri sentimenti a poche persone, toccherà a Shoya cambiarle la vita con piccoli gesti e un pizzico di amore. Opera completa in tutto.
Unica pecca: il disegno non è dei migliori, ma, con i pregi elencati sopra non si nota neanche, la lettura è fluida e scorre bene; ogni volta che si finisce un capitolo è impossibile non pensare "adesso ne leggo un altro!".
Detto questo, buona lettura.
Sono letteralmente impazzita per questo Shonen romantico/drammatico, ti prende subito, fin dal primo volumetto. L'autrice cura tutto nei minimi dettagli, soprattutto si concentra sulla parte interiore dei personaggi e sul loro cambiamento psicologico nell'arco di tutta la storia. Shoya impara dai propri sbagli e, anche se un po' impacciato, ce la mette tutta per mantenere fede ai propri ideali maturati negli anni. Shoko invece è introversa e apre i propri sentimenti a poche persone, toccherà a Shoya cambiarle la vita con piccoli gesti e un pizzico di amore. Opera completa in tutto.
Unica pecca: il disegno non è dei migliori, ma, con i pregi elencati sopra non si nota neanche, la lettura è fluida e scorre bene; ogni volta che si finisce un capitolo è impossibile non pensare "adesso ne leggo un altro!".
Detto questo, buona lettura.
Sicuramente con questa mia recensione susciterò non poche perplessità, dato che fra tante opinioni entusiastiche mi ritroverò ad essere una voce fuori dal coro, ma andiamo con ordine. Innanzitutto una piccola premessa: trovo difficoltà a far comprendere alcune mie osservazioni senza fare spoiler, ma per non rovinare troppo la sorpresa a chi odia le anticipazioni spoilererò il minimo indispensabile, restando a disposizione per maggiori spiegazioni tramite messaggi pubblici o privati.
"A Silent Voice" è un manga di Yoshitoki Ooima, vincitore di vari prestigiosi premi. Narra la storia di Shoya, un piccolo bullo, come purtroppo ce ne sono nelle scuole giapponesi, che per ammazzare il tempo non trova nulla di meglio da fare che impegnarsi, con un gruppo di compagni, in giochi molesti e/o pericolosi. Un giorno nella sua classe arriva Shoko, una bimba sorda, che subito diventa il bersaglio delle prepotenze degli altri, che arrivano anche a romperle più volte l'apparecchio acustico. Finché la madre di lei non si lamenta con gli insegnanti e ritira la figlia, ed allora la situazione si ribalta: i compagni ed anche gli insegnanti scaricano tutte le colpe su Shoya, che si ritrova a sua volta ad essere oggetto di bullismo e si isola sempre più. Anni dopo, al liceo, il destino fa incontrare nuovamente Shoko e Shoya, e quest'ultimo è più che deciso a farsi perdonare da lei per il passato.
Questa è l'interessantissima trama di questo manga, che aveva tutte le premesse per diventare un capolavoro, innanzitutto per la sua originalità: il bullismo è un tema alquanto comune, ma generalmente la storia è vista dagli occhi della vittima; Ooima invece punta i riflettori sull'aguzzino, cercando di mostrare in qualche modo le sue ragioni, che cosa lo spinga a comportarsi in una maniera fin troppo riprovevole agli occhi di chiunque. Inoltre ci mostra che chi lo circonda non è poi tanto migliore di lui, e che in buona parte la responsabilità è del sistema scolastico giapponese, in cui l'unica vera priorità degli insegnanti è non macchiare il buon nome dell'istituto e non educare ed istruire gli studenti.
Purtroppo però quello che avrebbe avuto tutte le carte in regola per diventare un capolavoro mostra man mano che la storia procede tutte le sue pecche: in breve, a parte la madre di Shoya, sono tutti mostri! Fra gli ex-compagni della scuola elementare non si salva praticamente nessuno, a parte una ragazza che all'epoca delle elementari era sparita dalla circolazione per motivi non ben precisati. Invece Shoko è praticamente la santa martire della situazione: tutti possono sbeffeggiarla, derubarla, maltrattarla in qualsiasi modo e lei mantiene sempre la stessa espressione angelica, quasi imbarazzata in una continuo tentativo di scusarsi in quanto colpevole di aver disturbato gli altri con la sua presenza; farebbe qualsiasi cosa per farsi perdonare, e sottolineo qualsiasi... Bello, bellissimo, peccato che questa perfezione e quest'aura di santità siano troppo marcate per essere realistiche, perché per quanto una persona normale possa essere piena di buoni sentimenti ogni tanto un pizzico di rancore, un dubbio sul fatto che probabilmente siano anche gli altri a sbagliare con il loro comportamento deve pur sorgere!!! Come ho già precisato il manga è scritto dal punto di vista di Shoya, però secondo me sarebbe stato molto opportuno soffermarsi meglio anche sulla protagonista femminile, invece in pratica è stata approfondita molto di più di lei la sorellina, personaggio che perciò appare ben più interessante e ricco di sfaccettature, anche nell'evoluzione finale.
Ma le assurdità non si fermano certo qui: probabilmente ad un certo punto l'autore si è annoiato esattamente quanto me che ho letto la sua storia, perché ho avuto l'impressione che dopo aver perso troppe tavole e pazienza con le barbose uscite di gruppo e con il film del nanerottolo egli abbia voluto poi risolvere le cose in fretta, soprattutto a partire da una scena scioccante alla fine del volume 6, che avrebbe dovuto essere spiegata con più pagine, magari anche con un altro volume. Una persona sorda non parla bene, certo, ma prova comunque dei sentimenti e pensa, ma in quest'opera questo non ci è dato di constatarlo.
Per non parlare poi delle follie del volume 7, con mostri che diventano angioletti all'improvviso senza una spiegazione sufficientemente plausibile (salto temporale troppo brusco?) e soprattutto una scena che a prima vista appare molto toccante, ma che è del tutto irrealistica, oserei dire offensiva per l'intelligenza dei lettori (purtroppo non posso spiegarla qual è altrimenti spoilererei troppo).
Tutto per arrivare rapidamente allo zuccheroso finale, troppo zuccheroso per un'opera del genere e buonista come pochi: in parte ne sono stata felice, perché ci voleva dopo tante sofferenze, ma devo dire che non mi ha soddisfatta quanto speravo, perché penso che si sarebbe potuti arrivare allo stesso risultato in maniera molto diversa ed efficace.
Insomma, avevo comprato il numero 1 di questo manga con enormi aspettative ed invece ne ho ricavato una grossa delusione per un'ottima occasione che non è stata adeguatamente sfruttata.
Un vero peccato per una storia con così grandi premesse, anche perché nemmeno i disegni sono da disprezzare ed ho trovato azzeccata l'idea di coprire i volti dei compagni di classe di Shoya e di altri personaggi con grosse X, che non stanno lì solo per dare fastidio, ma hanno un ruolo ben preciso, destinate a sparire a tempo debito.
Mi spiace molto, ma per quanto riguarda il mio giudizio complessivo non posso andare oltre il 7.
"A Silent Voice" è un manga di Yoshitoki Ooima, vincitore di vari prestigiosi premi. Narra la storia di Shoya, un piccolo bullo, come purtroppo ce ne sono nelle scuole giapponesi, che per ammazzare il tempo non trova nulla di meglio da fare che impegnarsi, con un gruppo di compagni, in giochi molesti e/o pericolosi. Un giorno nella sua classe arriva Shoko, una bimba sorda, che subito diventa il bersaglio delle prepotenze degli altri, che arrivano anche a romperle più volte l'apparecchio acustico. Finché la madre di lei non si lamenta con gli insegnanti e ritira la figlia, ed allora la situazione si ribalta: i compagni ed anche gli insegnanti scaricano tutte le colpe su Shoya, che si ritrova a sua volta ad essere oggetto di bullismo e si isola sempre più. Anni dopo, al liceo, il destino fa incontrare nuovamente Shoko e Shoya, e quest'ultimo è più che deciso a farsi perdonare da lei per il passato.
Questa è l'interessantissima trama di questo manga, che aveva tutte le premesse per diventare un capolavoro, innanzitutto per la sua originalità: il bullismo è un tema alquanto comune, ma generalmente la storia è vista dagli occhi della vittima; Ooima invece punta i riflettori sull'aguzzino, cercando di mostrare in qualche modo le sue ragioni, che cosa lo spinga a comportarsi in una maniera fin troppo riprovevole agli occhi di chiunque. Inoltre ci mostra che chi lo circonda non è poi tanto migliore di lui, e che in buona parte la responsabilità è del sistema scolastico giapponese, in cui l'unica vera priorità degli insegnanti è non macchiare il buon nome dell'istituto e non educare ed istruire gli studenti.
Purtroppo però quello che avrebbe avuto tutte le carte in regola per diventare un capolavoro mostra man mano che la storia procede tutte le sue pecche: in breve, a parte la madre di Shoya, sono tutti mostri! Fra gli ex-compagni della scuola elementare non si salva praticamente nessuno, a parte una ragazza che all'epoca delle elementari era sparita dalla circolazione per motivi non ben precisati. Invece Shoko è praticamente la santa martire della situazione: tutti possono sbeffeggiarla, derubarla, maltrattarla in qualsiasi modo e lei mantiene sempre la stessa espressione angelica, quasi imbarazzata in una continuo tentativo di scusarsi in quanto colpevole di aver disturbato gli altri con la sua presenza; farebbe qualsiasi cosa per farsi perdonare, e sottolineo qualsiasi... Bello, bellissimo, peccato che questa perfezione e quest'aura di santità siano troppo marcate per essere realistiche, perché per quanto una persona normale possa essere piena di buoni sentimenti ogni tanto un pizzico di rancore, un dubbio sul fatto che probabilmente siano anche gli altri a sbagliare con il loro comportamento deve pur sorgere!!! Come ho già precisato il manga è scritto dal punto di vista di Shoya, però secondo me sarebbe stato molto opportuno soffermarsi meglio anche sulla protagonista femminile, invece in pratica è stata approfondita molto di più di lei la sorellina, personaggio che perciò appare ben più interessante e ricco di sfaccettature, anche nell'evoluzione finale.
Ma le assurdità non si fermano certo qui: probabilmente ad un certo punto l'autore si è annoiato esattamente quanto me che ho letto la sua storia, perché ho avuto l'impressione che dopo aver perso troppe tavole e pazienza con le barbose uscite di gruppo e con il film del nanerottolo egli abbia voluto poi risolvere le cose in fretta, soprattutto a partire da una scena scioccante alla fine del volume 6, che avrebbe dovuto essere spiegata con più pagine, magari anche con un altro volume. Una persona sorda non parla bene, certo, ma prova comunque dei sentimenti e pensa, ma in quest'opera questo non ci è dato di constatarlo.
Per non parlare poi delle follie del volume 7, con mostri che diventano angioletti all'improvviso senza una spiegazione sufficientemente plausibile (salto temporale troppo brusco?) e soprattutto una scena che a prima vista appare molto toccante, ma che è del tutto irrealistica, oserei dire offensiva per l'intelligenza dei lettori (purtroppo non posso spiegarla qual è altrimenti spoilererei troppo).
Tutto per arrivare rapidamente allo zuccheroso finale, troppo zuccheroso per un'opera del genere e buonista come pochi: in parte ne sono stata felice, perché ci voleva dopo tante sofferenze, ma devo dire che non mi ha soddisfatta quanto speravo, perché penso che si sarebbe potuti arrivare allo stesso risultato in maniera molto diversa ed efficace.
Insomma, avevo comprato il numero 1 di questo manga con enormi aspettative ed invece ne ho ricavato una grossa delusione per un'ottima occasione che non è stata adeguatamente sfruttata.
Un vero peccato per una storia con così grandi premesse, anche perché nemmeno i disegni sono da disprezzare ed ho trovato azzeccata l'idea di coprire i volti dei compagni di classe di Shoya e di altri personaggi con grosse X, che non stanno lì solo per dare fastidio, ma hanno un ruolo ben preciso, destinate a sparire a tempo debito.
Mi spiace molto, ma per quanto riguarda il mio giudizio complessivo non posso andare oltre il 7.
<b>Attenzione, contiene spoiler</b>
"A silent voice", trasformazione del titolo nipponico "Koe no Katachi", adottata dalla Star Comics a periodicità mensile, è stato uno dei manga più apprezzati e venduti in questo anno 2015 nel nostro Paese.
Certo, a livello tecnico non presenta dei disegni speciali, ma proprio perché particolari, ti proietta direttamente alla sensei Yoshitoki Ooima, che non rappresenta una novità nel nostro paese, avendo disegnato "Mardock Scramble" della Planet Manga. Ma con "A silent voice" debutta a livello di storia, dimostrandosi molto capace.
Se dovessi scegliere una parola da attribuire a quest'opera è: <i>emozione</i>. Perché "A silent voice" è la storia di una vita quotidiana molto vicina alla realtà, toccando temi che senza accorgere sono vicini a noi, ovvero della disabilità, e non si può non mettere in atto delle emozioni.
Lo sa bene Shouya Ishida che, durante il periodo delle elementari, scopre per la prima volta la "diversità" nelle persone, in particolare in Shouko Nishimiya una bambina sordomuta. Ma le emozioni che prova non sono di compassione e voglia di aiutarla, ma di odio e disprezzo facendola finire nel mirino del bullismo, un tema molto spesso presente nei manga ma qui abbastanza ben descritto e "cruento" (il fatto di essere sorda, rompendogli l'apparecchietto acustico). Gli insegnanti, gli alunni, le attività scolastiche…questi elementi fungono solo da cornice alle vicende di Shouko e Shouya, dimostrandosi ad entrambi la classica situazione "buon viso a cattivo gioco"…e per questo che dopo che Shouko, esasperata, andrà a frequentare una nuova scuola, per sfuggire dal continuo bullismo che la perseguita, a Ishida gli conferiscono il passaggio da ruolo di bullo a quello di capro espiatorio, umiliandolo fino alla fine del periodo scolastico.
L'esperienza gli insegnerà che non ci si può fidare di nessuno, che è difficile costruire delle amicizie e contare su questi…e così al posto del Shouya determinato, coraggioso delle elementari vi è il Shouya delle superiori, apatico, cinico non fiducioso degli altri e con una voglia di morire. Ma nello stesso tempo, rispetto a quello delle elementari, è maturato e soprattutto ha maturato che forse potrebbe risolvere la situazione che ha creato, e lo fa andando dalla persona che più odiava di tutti: Shouko Nishimiya. Riesce a incontrarla alla scuola della lingua dei segni, e lei spaventata e nello stesso sorpresa del cambiamento di Shouya a cominciare dal fatto che ha imparato la lingua dei segni, lo aiuterà a rimuovere i suoi sensi di colpa. L'amicizia con Shouko crea un nuovo scenario per Shouya fatto di persone nuove a cui poter cercare un qualcosa che non aveva mai sperimentato, purché sia vero e autentico. E così fa amicizia con un suo compagno di classe, con il sogno di fare il regista, conosce la sorella di Shouko, Yuzuru (che ho adorato come personaggio) che ama la fotografia, e con lei egli dimostra che accentandosi può cambiare l'aspettativa che ha l'altra. Poi subentra nel nulla un altro compagno di classe, Mashiba, che pare anche egli essere vittima di bullismo per via delle sue sopracciglia e per questo che non sopporta i bulli. Ma alla nuova cerchia subentrano anche figure del passato, ovvero Ueno e Kawaii, compagne delle elementari dei due protagonisti, che hanno creato scompiglio nella realizzazione degli scopi di Shouya, dapprima Ueno che, attratta sin dalle elementari da Shouya, non sopporta la presenza di Shouko, e Kawaii che sotto pressione dice a tutti che Shouya era il bullo di Shouko.
Sembra che le nuove perturbazioni possano ricreare la stessa situazione passata, e per questo che Shouko tenta di compiere il più estremo dei gesti.
Ed ecco arrivati a Shouko, molto timida per via del fatto che non può esprimersi verbalmente, vive la sua disabilità come un peso per gli altri. Per la madre, abbandonata dal marito che lotta ogni giorno nel ruolo del genitore, per la sorella che alla vita da scolare preferisce proteggerla e infine per Shouya che cerca la felicità rimanendo con lei. Quando la situazione sembra sfuggirli di mano, ecco che realizza che nuovamente la colpa è sua per questo decide di buttarsi dal balcone di casa sua. Per fortuna il tentato suicidio è stato compromesso da Ishida che però per salvarla cade e rimane in uno stato di coma.
A questo punto della storia siamo arrivati al sesto volume, molto particolare, perché per ciascun capitolo sono rappresentati gli stati d'animo dei vari protagonisti, dimostrando che ognuno di noi ha degli scheletri dell'armadio e che giudicare qualcuno è solo per compensare i vuoti che noi abbiamo. Bellissimo l'ultimo capitolo di questo volume, dove vediamo come si sente Shouko, e la sensei lo ha rappresentato egregiamente, a partire dai dialoghi dimezzati, di cui da lettrice ho avuto difficoltà nel decifrare, e questo ha permesso di mettersi ancora più nei panni della disabilità della ragazza.
L'ultimo volume finisce bene ma con un finale aperto, e difatti questo finale non finale è stato oggetto di critiche di varie recensioni che si sono lette. A mio parere, lo trovato sorprendentemente piacevole.
Il volume inizia con Shouya che si risveglia e la prima cosa che fa e andare al ponte,dove era solito con Shouko dare da mangiare alle carpe, e difatti trova lei che piange. In questa scena, forse per la prima volta, scoprono che in fin dei conti entrambi sono simili, non solo per il nome ma anche perché entrambi odiano la stessa cosa, la diversità:lui odiava lei perché diversa e lei odiava se stessa perché diversa. E proprio per questo sentimento di odio, che entrambi avevano pensato di morire, ma si sono resi conto che non ne vale la pena e che insieme possono trovare la felicità.
Da lì inizierà un nuovo modo di vedere le cose, adesso Shouya può guardare a testa alta le persone, quelle X sui vari volti iniziano a staccarsi, la realizzazione riuscita del film rappresenta l'autentica amicizia creata con gli altri e a vecchie amicizie viene data una seconda possibilità.
Il volume finisce con la cerimonia del diploma e un'altra possibilità di guardare di nuovo al passato, ovvero l'incontro con gli ex alunni delle elementari, ma questa volta i due protagonisti non scappano, iniziando questa nuova felicità.
Chissà cosa riserverà il futuro, se i due protagonisti saranno vicini anche sentimentalmente, oppure il fatto che hanno deciso di diventare entrambi parrucchieri lavorare un giorno nello stesso negozio, ma di sicuro lo scopo di abbattere la diversità è stato raggiunto.
Alla fine la mia votazione è un 9, ho apprezzato tutto specialmente la simbologia, forse su alcuni personaggi si poteva lavorare ad una più accurata caratterizzazione, specialmente su Shouko.
"A silent voice", trasformazione del titolo nipponico "Koe no Katachi", adottata dalla Star Comics a periodicità mensile, è stato uno dei manga più apprezzati e venduti in questo anno 2015 nel nostro Paese.
Certo, a livello tecnico non presenta dei disegni speciali, ma proprio perché particolari, ti proietta direttamente alla sensei Yoshitoki Ooima, che non rappresenta una novità nel nostro paese, avendo disegnato "Mardock Scramble" della Planet Manga. Ma con "A silent voice" debutta a livello di storia, dimostrandosi molto capace.
Se dovessi scegliere una parola da attribuire a quest'opera è: <i>emozione</i>. Perché "A silent voice" è la storia di una vita quotidiana molto vicina alla realtà, toccando temi che senza accorgere sono vicini a noi, ovvero della disabilità, e non si può non mettere in atto delle emozioni.
Lo sa bene Shouya Ishida che, durante il periodo delle elementari, scopre per la prima volta la "diversità" nelle persone, in particolare in Shouko Nishimiya una bambina sordomuta. Ma le emozioni che prova non sono di compassione e voglia di aiutarla, ma di odio e disprezzo facendola finire nel mirino del bullismo, un tema molto spesso presente nei manga ma qui abbastanza ben descritto e "cruento" (il fatto di essere sorda, rompendogli l'apparecchietto acustico). Gli insegnanti, gli alunni, le attività scolastiche…questi elementi fungono solo da cornice alle vicende di Shouko e Shouya, dimostrandosi ad entrambi la classica situazione "buon viso a cattivo gioco"…e per questo che dopo che Shouko, esasperata, andrà a frequentare una nuova scuola, per sfuggire dal continuo bullismo che la perseguita, a Ishida gli conferiscono il passaggio da ruolo di bullo a quello di capro espiatorio, umiliandolo fino alla fine del periodo scolastico.
L'esperienza gli insegnerà che non ci si può fidare di nessuno, che è difficile costruire delle amicizie e contare su questi…e così al posto del Shouya determinato, coraggioso delle elementari vi è il Shouya delle superiori, apatico, cinico non fiducioso degli altri e con una voglia di morire. Ma nello stesso tempo, rispetto a quello delle elementari, è maturato e soprattutto ha maturato che forse potrebbe risolvere la situazione che ha creato, e lo fa andando dalla persona che più odiava di tutti: Shouko Nishimiya. Riesce a incontrarla alla scuola della lingua dei segni, e lei spaventata e nello stesso sorpresa del cambiamento di Shouya a cominciare dal fatto che ha imparato la lingua dei segni, lo aiuterà a rimuovere i suoi sensi di colpa. L'amicizia con Shouko crea un nuovo scenario per Shouya fatto di persone nuove a cui poter cercare un qualcosa che non aveva mai sperimentato, purché sia vero e autentico. E così fa amicizia con un suo compagno di classe, con il sogno di fare il regista, conosce la sorella di Shouko, Yuzuru (che ho adorato come personaggio) che ama la fotografia, e con lei egli dimostra che accentandosi può cambiare l'aspettativa che ha l'altra. Poi subentra nel nulla un altro compagno di classe, Mashiba, che pare anche egli essere vittima di bullismo per via delle sue sopracciglia e per questo che non sopporta i bulli. Ma alla nuova cerchia subentrano anche figure del passato, ovvero Ueno e Kawaii, compagne delle elementari dei due protagonisti, che hanno creato scompiglio nella realizzazione degli scopi di Shouya, dapprima Ueno che, attratta sin dalle elementari da Shouya, non sopporta la presenza di Shouko, e Kawaii che sotto pressione dice a tutti che Shouya era il bullo di Shouko.
Sembra che le nuove perturbazioni possano ricreare la stessa situazione passata, e per questo che Shouko tenta di compiere il più estremo dei gesti.
Ed ecco arrivati a Shouko, molto timida per via del fatto che non può esprimersi verbalmente, vive la sua disabilità come un peso per gli altri. Per la madre, abbandonata dal marito che lotta ogni giorno nel ruolo del genitore, per la sorella che alla vita da scolare preferisce proteggerla e infine per Shouya che cerca la felicità rimanendo con lei. Quando la situazione sembra sfuggirli di mano, ecco che realizza che nuovamente la colpa è sua per questo decide di buttarsi dal balcone di casa sua. Per fortuna il tentato suicidio è stato compromesso da Ishida che però per salvarla cade e rimane in uno stato di coma.
A questo punto della storia siamo arrivati al sesto volume, molto particolare, perché per ciascun capitolo sono rappresentati gli stati d'animo dei vari protagonisti, dimostrando che ognuno di noi ha degli scheletri dell'armadio e che giudicare qualcuno è solo per compensare i vuoti che noi abbiamo. Bellissimo l'ultimo capitolo di questo volume, dove vediamo come si sente Shouko, e la sensei lo ha rappresentato egregiamente, a partire dai dialoghi dimezzati, di cui da lettrice ho avuto difficoltà nel decifrare, e questo ha permesso di mettersi ancora più nei panni della disabilità della ragazza.
L'ultimo volume finisce bene ma con un finale aperto, e difatti questo finale non finale è stato oggetto di critiche di varie recensioni che si sono lette. A mio parere, lo trovato sorprendentemente piacevole.
Il volume inizia con Shouya che si risveglia e la prima cosa che fa e andare al ponte,dove era solito con Shouko dare da mangiare alle carpe, e difatti trova lei che piange. In questa scena, forse per la prima volta, scoprono che in fin dei conti entrambi sono simili, non solo per il nome ma anche perché entrambi odiano la stessa cosa, la diversità:lui odiava lei perché diversa e lei odiava se stessa perché diversa. E proprio per questo sentimento di odio, che entrambi avevano pensato di morire, ma si sono resi conto che non ne vale la pena e che insieme possono trovare la felicità.
Da lì inizierà un nuovo modo di vedere le cose, adesso Shouya può guardare a testa alta le persone, quelle X sui vari volti iniziano a staccarsi, la realizzazione riuscita del film rappresenta l'autentica amicizia creata con gli altri e a vecchie amicizie viene data una seconda possibilità.
Il volume finisce con la cerimonia del diploma e un'altra possibilità di guardare di nuovo al passato, ovvero l'incontro con gli ex alunni delle elementari, ma questa volta i due protagonisti non scappano, iniziando questa nuova felicità.
Chissà cosa riserverà il futuro, se i due protagonisti saranno vicini anche sentimentalmente, oppure il fatto che hanno deciso di diventare entrambi parrucchieri lavorare un giorno nello stesso negozio, ma di sicuro lo scopo di abbattere la diversità è stato raggiunto.
Alla fine la mia votazione è un 9, ho apprezzato tutto specialmente la simbologia, forse su alcuni personaggi si poteva lavorare ad una più accurata caratterizzazione, specialmente su Shouko.
"Koe no katachi", letteralmente tradotto "La forma della voce", è un manga composto da sette volumi, ideato e disegnato da Yoshitoki Ooima. L'opera è stata portata in Italia da Star Comics con il titolo "A Silent Voice".
Shoya Ishida è un ragazzino di sesta elementare che per contrastare la noia si inventa continuamente strane e pericolose prove di coraggio insieme agli amici. Un giorno nella sua classe arriva una nuova studentessa, Shoko Nishimiya, una bambina sorda. Shoya ovviamente non perderà l'occasione per mostrarsi forte di fronte ai propri compagni, accanendosi sulla nuova arrivata approfittando del suo handicap. Così come lui, anche il resto della classe non si tratterrà dal deridere la povera Shoko, che dopo essere arrivata al limite sarà costretta a cambiare scuola. Nel momento in cui bisognerà fare i conti con gli insegnanti, la colpa di tutto il caos generato verrà attribuita a Shoya soltanto, che si ritroverà tradito dai propri compagni, e successivamente abbandonato. La storia riprende diversi anni dopo, quando Shoya, ormai abituato a rimanersene da solo, incontrerà casualmente Nishimiya e farà di tutto per chiederle perdono.
"A Silent Voice" è un'opera semplicemente spettacolare, forte, coinvolgente, e che per nessun motivo potrà lasciare indifferenti; un'opera che oltre ad essere estremamente educativa, è in grado di regalare forti emozioni, proponendo delle riflessioni su degli argomenti delicati, e su un problema che tutt'oggi persiste nella nostra società: il bullismo.
Come sempre sono i più deboli ad esserne vittime, ma in questo caso tale debolezza non è causata da una scarsa autostima o da una debole personalità, bensì da un handicap fisico che non lascia scampo. Shoko è sorda e di conseguenza ha anche enormi difficoltà a parlare e ad esprimersi, e sicuramente i compagni non l'aiutano, anzi al contrario riescono a farle pesare ancora maggiormente la sua già difficile situazione. La protagonista femminile della storia è combattuta essenzialmente da due desideri: il volersi integrare con i suoi coetanei, e il non voler essere un peso per quest'ultimi. Purtroppo le due cose non vanno a braccetto, ma si ostacolano l'una con l'altra. Dal momento in cui la classe comincia a considerarla come un peso, la situazione impiega poco tempo a degenerare. Gli atti di bullismo di cui la povera ragazza è vittima sono a dir poco crudeli, e mi piace pensare che siano estremizzati ed ingigantiti all'ennesima potenza, sperando che nella realtà non si possano presentare certe situazioni veramente vergognose, e che ci sia sempre qualcuno pronte a denunciarle, nel caso dovessero verificarsi.
Il protagonista principale tuttavia non è Shoko, bensì Shoya Ishida, ed è attraverso lui che l'autrice cerca di rappresentare al meglio la condizione di disagio che certi atti possono provocare. Ishida non è un cattivo ragazzo, è solamente annoiato e soprattutto immaturo, cosa anche logica vista la sua età. Dopo aver incontrato Shoko, Ishida passa in un batter d'occhio dall'essere il carnefice ad essere la vittima, ed è solamente grazie a questo che riesce a comprendere fino in fondo i problemi che ha causato alla sfortunata nuova arrivata. Gli altri membri del gruppo, come si evince dalle loro analisi ottimamente curate, si rendono poi conto dell'errore commesso in passato, tuttavia non riescono a coglierne fino in fondo la gravità come invece riesce Ishida.
La maturazione da parte del protagonista è più che evidente, e non solamente nel momento in cui la storia subisce uno sbalzo temporale in avanti di diversi anni, ma anche e soprattutto dopo la conoscenza di Shoko e l'approfondimento del rapporto con essa. Grazie all'aiuto della ragazza, Ishida inizierà lentamente a recuperare la fiducia in se stesso, riuscirà gradualmente ad accettare il prossimo e a relazionarsi, abbattendo la barriera che lo isolava dal resto del mondo.
Dal punto di vista puramente tecnico, "A Silent Voice" non brilla certamente di luce propria. I disegni non sono nulla di speciale, anche se personalmente credo che si adattino più che bene alla tipologia dell'opera. La narrazione è fluida, la trama avvincente, e la voglia di proseguire si fa sempre sentire alla fine di ogni singolo volume. L'edizione Italiana curata da Star Comics è ottima, e il prezzo più che onesto.
In conclusione, "A Silent Voice" si è dimostrato indubbiamente uno dei prodotti più validi pubblicati negli ultimi anni, e uno dei più toccanti e profondi di sempre. Personalmente lo reputo un piccolo capolavoro, e ne consiglio vivamente la lettura.
Shoya Ishida è un ragazzino di sesta elementare che per contrastare la noia si inventa continuamente strane e pericolose prove di coraggio insieme agli amici. Un giorno nella sua classe arriva una nuova studentessa, Shoko Nishimiya, una bambina sorda. Shoya ovviamente non perderà l'occasione per mostrarsi forte di fronte ai propri compagni, accanendosi sulla nuova arrivata approfittando del suo handicap. Così come lui, anche il resto della classe non si tratterrà dal deridere la povera Shoko, che dopo essere arrivata al limite sarà costretta a cambiare scuola. Nel momento in cui bisognerà fare i conti con gli insegnanti, la colpa di tutto il caos generato verrà attribuita a Shoya soltanto, che si ritroverà tradito dai propri compagni, e successivamente abbandonato. La storia riprende diversi anni dopo, quando Shoya, ormai abituato a rimanersene da solo, incontrerà casualmente Nishimiya e farà di tutto per chiederle perdono.
"A Silent Voice" è un'opera semplicemente spettacolare, forte, coinvolgente, e che per nessun motivo potrà lasciare indifferenti; un'opera che oltre ad essere estremamente educativa, è in grado di regalare forti emozioni, proponendo delle riflessioni su degli argomenti delicati, e su un problema che tutt'oggi persiste nella nostra società: il bullismo.
Come sempre sono i più deboli ad esserne vittime, ma in questo caso tale debolezza non è causata da una scarsa autostima o da una debole personalità, bensì da un handicap fisico che non lascia scampo. Shoko è sorda e di conseguenza ha anche enormi difficoltà a parlare e ad esprimersi, e sicuramente i compagni non l'aiutano, anzi al contrario riescono a farle pesare ancora maggiormente la sua già difficile situazione. La protagonista femminile della storia è combattuta essenzialmente da due desideri: il volersi integrare con i suoi coetanei, e il non voler essere un peso per quest'ultimi. Purtroppo le due cose non vanno a braccetto, ma si ostacolano l'una con l'altra. Dal momento in cui la classe comincia a considerarla come un peso, la situazione impiega poco tempo a degenerare. Gli atti di bullismo di cui la povera ragazza è vittima sono a dir poco crudeli, e mi piace pensare che siano estremizzati ed ingigantiti all'ennesima potenza, sperando che nella realtà non si possano presentare certe situazioni veramente vergognose, e che ci sia sempre qualcuno pronte a denunciarle, nel caso dovessero verificarsi.
Il protagonista principale tuttavia non è Shoko, bensì Shoya Ishida, ed è attraverso lui che l'autrice cerca di rappresentare al meglio la condizione di disagio che certi atti possono provocare. Ishida non è un cattivo ragazzo, è solamente annoiato e soprattutto immaturo, cosa anche logica vista la sua età. Dopo aver incontrato Shoko, Ishida passa in un batter d'occhio dall'essere il carnefice ad essere la vittima, ed è solamente grazie a questo che riesce a comprendere fino in fondo i problemi che ha causato alla sfortunata nuova arrivata. Gli altri membri del gruppo, come si evince dalle loro analisi ottimamente curate, si rendono poi conto dell'errore commesso in passato, tuttavia non riescono a coglierne fino in fondo la gravità come invece riesce Ishida.
La maturazione da parte del protagonista è più che evidente, e non solamente nel momento in cui la storia subisce uno sbalzo temporale in avanti di diversi anni, ma anche e soprattutto dopo la conoscenza di Shoko e l'approfondimento del rapporto con essa. Grazie all'aiuto della ragazza, Ishida inizierà lentamente a recuperare la fiducia in se stesso, riuscirà gradualmente ad accettare il prossimo e a relazionarsi, abbattendo la barriera che lo isolava dal resto del mondo.
Dal punto di vista puramente tecnico, "A Silent Voice" non brilla certamente di luce propria. I disegni non sono nulla di speciale, anche se personalmente credo che si adattino più che bene alla tipologia dell'opera. La narrazione è fluida, la trama avvincente, e la voglia di proseguire si fa sempre sentire alla fine di ogni singolo volume. L'edizione Italiana curata da Star Comics è ottima, e il prezzo più che onesto.
In conclusione, "A Silent Voice" si è dimostrato indubbiamente uno dei prodotti più validi pubblicati negli ultimi anni, e uno dei più toccanti e profondi di sempre. Personalmente lo reputo un piccolo capolavoro, e ne consiglio vivamente la lettura.
Attenzione, la recensione contiene spoiler
Fin dal primo volume sono stato attirato nella lettura di questa serie. Veniamo sin da subito catapultati al centro della questione cardine, ovvero la diversità. Uno dei personaggi infatti è Shoko Nishimiya, una bambina sorda che ha recentemente cambiato scuola. Shoya, il pagliaccio della classe, è incuriosito da questa "stranezza" e non passerà molto prima che per mettersi in mostra davanti ai compagni di classe, inizi a commettere atti di bullismo verso la giovane, distruggendole anche diversi apparecchi acustici oltre alle più comuni prese in giro. Questo costringerà la piccola Shoko a cambiare nuovamente scuola, mentre Shoya si ritroverà lui stesso vittima di bullismo da parte dei compagni che, nonostante anche loro si divertissero alle spalle della bambina sorda, non appena si videro accusare da Shoya, non ci pensarono due volte a riversare tutta la colpa sulle spalle del protagonista e ad emarginarlo. Passano gli anni e conosciamo uno Shoya cresciuto e insicuro, che per non avvicinarsi alle altre persone evita di guardarle in faccia e di ascoltarle. Questo Shoya adolescente deciderà egoisticamente di rintracciare Shoko e di diventarle amico per redimere le sue colpe e, sempre egoisticamente, cercherà di far incontrare nuovamente Nishimiya con i vecchi compagni di classe per restituirle ciò che ha perso a causa sua. Ma il primo a non volersi riavvicinare al passato è proprio Shoya e questo provocherà ad un certo punto un'esplosione dei pensieri che si teneva dentro e, accusando i vecchi compagni di falsità, tornerà ad essere emarginato da tutti, eccetto Nishimiya, la quale però si addosserà le colpe di quel litigio.
Il manga è un susseguirsi di spunti interessanti e raggiunge il suo apice al termine del 5° volume, con un gesto estremo. Il 6° volume però rallenta la narrazione, ma è comunque utile, se non necessario, per approfondire i vari personaggi e non farli rimanere delle comparse fini a se stesse. A mio avviso è stato anche utile per trasmettere la sensazione del tempo che passa. Il settimo volume offre alcuni spunti interessanti, come la crescita del protagonista che decide di iniziare finalmente a guardare e ascoltare nuovamente gli altri (anche se continuo a trovare quei rapporti falsi e forzati, e personalmente non mi sarei mai circondato di certa gente) e il finale, dove i due protagonisti si apprestano ad affrontare a testa alta il passato. Per il resto non posso negare di aver trovato quest'ultimo volume troppo allungato e ricco di scene superflue.
Ritengo che "A Silent Voice" sia stata una lettura godibilissima e che comunque mi abbia trasmesso qualcosa e non esiterei a consigliarne la lettura. Non è il capolavoro che mi aspettavo a inizio lettura, ma resta comunque un'ottima storia.
Fin dal primo volume sono stato attirato nella lettura di questa serie. Veniamo sin da subito catapultati al centro della questione cardine, ovvero la diversità. Uno dei personaggi infatti è Shoko Nishimiya, una bambina sorda che ha recentemente cambiato scuola. Shoya, il pagliaccio della classe, è incuriosito da questa "stranezza" e non passerà molto prima che per mettersi in mostra davanti ai compagni di classe, inizi a commettere atti di bullismo verso la giovane, distruggendole anche diversi apparecchi acustici oltre alle più comuni prese in giro. Questo costringerà la piccola Shoko a cambiare nuovamente scuola, mentre Shoya si ritroverà lui stesso vittima di bullismo da parte dei compagni che, nonostante anche loro si divertissero alle spalle della bambina sorda, non appena si videro accusare da Shoya, non ci pensarono due volte a riversare tutta la colpa sulle spalle del protagonista e ad emarginarlo. Passano gli anni e conosciamo uno Shoya cresciuto e insicuro, che per non avvicinarsi alle altre persone evita di guardarle in faccia e di ascoltarle. Questo Shoya adolescente deciderà egoisticamente di rintracciare Shoko e di diventarle amico per redimere le sue colpe e, sempre egoisticamente, cercherà di far incontrare nuovamente Nishimiya con i vecchi compagni di classe per restituirle ciò che ha perso a causa sua. Ma il primo a non volersi riavvicinare al passato è proprio Shoya e questo provocherà ad un certo punto un'esplosione dei pensieri che si teneva dentro e, accusando i vecchi compagni di falsità, tornerà ad essere emarginato da tutti, eccetto Nishimiya, la quale però si addosserà le colpe di quel litigio.
Il manga è un susseguirsi di spunti interessanti e raggiunge il suo apice al termine del 5° volume, con un gesto estremo. Il 6° volume però rallenta la narrazione, ma è comunque utile, se non necessario, per approfondire i vari personaggi e non farli rimanere delle comparse fini a se stesse. A mio avviso è stato anche utile per trasmettere la sensazione del tempo che passa. Il settimo volume offre alcuni spunti interessanti, come la crescita del protagonista che decide di iniziare finalmente a guardare e ascoltare nuovamente gli altri (anche se continuo a trovare quei rapporti falsi e forzati, e personalmente non mi sarei mai circondato di certa gente) e il finale, dove i due protagonisti si apprestano ad affrontare a testa alta il passato. Per il resto non posso negare di aver trovato quest'ultimo volume troppo allungato e ricco di scene superflue.
Ritengo che "A Silent Voice" sia stata una lettura godibilissima e che comunque mi abbia trasmesso qualcosa e non esiterei a consigliarne la lettura. Non è il capolavoro che mi aspettavo a inizio lettura, ma resta comunque un'ottima storia.
Può Shoko Nishimiya perdonare le violenze di bullismo subite a causa della sua sordità? E può Shouya Ishida veramente espiare le sue colpe per il male che le ha causato?
"Koe no Katachi" è una storia sull'amicizia, sulla crescita e sulla redenzione, in cui ciascuno è artefice delle proprie azioni. Non è possibile cancellare gli errori commessi in passato, né nasconderli nel presente.
L'unica soluzione è affrontarli con coraggio e umiltà, senza timore di mostrare le proprie debolezze e i propri sentimenti.
I personaggi che animano la vicenda soffrono, lottano, soccombono, ma c'è sempre un sorriso che rincuora e dà forza. Per ripartire più forti di prima e varcare la soglia dove il passato non può essere cancellato, ma è accompagnato da un futuro pieno di possibilità.
Nonostante dopo i primi capitoli la narrazione tenda a perdere ritmo, sette volumi non sono molti e "Koe no Katachi" scorre agilmente, con equilibrio, riuscendo a farsi amare dal lettore.
Interessante la rappresentazione del linguaggio dei segni e il ruolo che ne viene dato nella vicenda, contribuendo a conferire un apprezzabile realismo.
Buoni i disegni, non eccellono, ma hanno la giusta misura per raccontare una storia senza troppe pretese.
Design piuttosto comune, ogni personaggio ha i suoi tratti che lo distinguono, nulla di più.
Premiato come miglior manga esordiente nel 2008, "Koe no Katachi" è scritto e illustrato da Yoshitoki Ōima, con la supervisione della Japanese Federation of the Deaf.
La serie è in pubblicazione in Italia da Star Comics.
Consigliato per una lettura sobria, piacevole, lontana da eccessi romantici, ma in grado di commuovere e lasciare uno spunto di riflessione al pubblico.
"Koe no Katachi" è una storia sull'amicizia, sulla crescita e sulla redenzione, in cui ciascuno è artefice delle proprie azioni. Non è possibile cancellare gli errori commessi in passato, né nasconderli nel presente.
L'unica soluzione è affrontarli con coraggio e umiltà, senza timore di mostrare le proprie debolezze e i propri sentimenti.
I personaggi che animano la vicenda soffrono, lottano, soccombono, ma c'è sempre un sorriso che rincuora e dà forza. Per ripartire più forti di prima e varcare la soglia dove il passato non può essere cancellato, ma è accompagnato da un futuro pieno di possibilità.
Nonostante dopo i primi capitoli la narrazione tenda a perdere ritmo, sette volumi non sono molti e "Koe no Katachi" scorre agilmente, con equilibrio, riuscendo a farsi amare dal lettore.
Interessante la rappresentazione del linguaggio dei segni e il ruolo che ne viene dato nella vicenda, contribuendo a conferire un apprezzabile realismo.
Buoni i disegni, non eccellono, ma hanno la giusta misura per raccontare una storia senza troppe pretese.
Design piuttosto comune, ogni personaggio ha i suoi tratti che lo distinguono, nulla di più.
Premiato come miglior manga esordiente nel 2008, "Koe no Katachi" è scritto e illustrato da Yoshitoki Ōima, con la supervisione della Japanese Federation of the Deaf.
La serie è in pubblicazione in Italia da Star Comics.
Consigliato per una lettura sobria, piacevole, lontana da eccessi romantici, ma in grado di commuovere e lasciare uno spunto di riflessione al pubblico.
Shouya è un bambino problematico e fin troppo vivace. Per passare le giornate fa una marea di sciocchezze assieme ai suoi amici, come buttarsi giù da un ponte in un fiume e tornare tutti i giorni a casa completamente sporco. Un giorno si trasferisce nella sua classe una ragazza sorda e a Shouya si apre un mondo: ha trovato un nuovo passatempo.
Il ragazzo infatti non perde un secondo e inizia a tormentare la povera Shoko, gridandole addosso pur sapendo che non può sentire e mettendola in imbarazzo in ogni modo possibile.
Il resto della classe sostiene Shouya e si diverte a prendersi gioco di Shouko, che dal suo canto cerca disperatamente di fare quello che fanno gli altri, addirittura vuole cantare nel coro (cosa che essendo sorda le riesce con grande difficoltà). La reazione dei compagni ai suoi sforzi è semplicemente il prenderla ancora più in antipatia, sostenendo che sia un peso per la classe e che li stia rallentando.
Tuttavia a un certo punto gli scherzi di Shouya si fanno più pesanti, e inizia a romperle un apparecchio acustico dopo l'altro. A questo punto il preside stesso interverrà e all'improvviso i compagni che fino a un attimo prima facevano i bulli con Shouya puntano il dito contro di lui, e i ruoli si ribaltano.
"A Silent Voice" è un manga intenso sul bullismo e su tutti i suoi aspetti.
L'incapacità e la mediocrità del maestro, che è il primo a essere infastidito da Shoko e dal suo problema: lui è quello che più di tutti vorrebbe sbarazzarsi della ragazza che considera solo come lavoro in più e non ha intenzione di fare niente per aiutarla, anzi, si compiace lui stesso delle battute di Shouya.
Ma quando sarà il momento, la natura ambigua del maestro Takeuchi, uscirà fuori in tutta la sua drammaticità e si rivelerà per quello che è: un ipocrita e un mediocre che non ha cura di nessuno dei suoi studenti.
Idem si può dire dell'insegnante di sostegno che col suo falso entusiasmo non è di nessun giovamento a Shoko, se non nel metterla ancora più in imbarazzo.
La fotografia di una società fin troppo concentrata su sè stessa e incapace di curarsi degli altri e di aiutarli.
I compagni di classe di Shouya, che all'improvviso gli voltano le spalle: chi è un bullo non ha bandiera nè onore, se la prenderà sempre col più debole, anche se fino a un attimo prima era dalla sua parte.
Shouya è punito subendo quello che lui stesso ha fatto a Shoko, e solo così potrà rendersi conto davvero di quello che ha fatto e potersi redimere.
I temi trattati, cioè il bullismo, la violenza a scuola e l'incapacità degli insegnanti di fronte a tali fenomeni (o meglio il più totake disinteresse) sono gli stessi del meraviglioso Life di Keiko Suenobu, ma qui vengono trattati con più delicatezza, seppure in modo deciso.
I disegni sono semplici, puliti e d'effetto, ottima la regia.
Davvero un bel manga, intenso e riflessivo senza mai essere noioso, consigliato.
Il ragazzo infatti non perde un secondo e inizia a tormentare la povera Shoko, gridandole addosso pur sapendo che non può sentire e mettendola in imbarazzo in ogni modo possibile.
Il resto della classe sostiene Shouya e si diverte a prendersi gioco di Shouko, che dal suo canto cerca disperatamente di fare quello che fanno gli altri, addirittura vuole cantare nel coro (cosa che essendo sorda le riesce con grande difficoltà). La reazione dei compagni ai suoi sforzi è semplicemente il prenderla ancora più in antipatia, sostenendo che sia un peso per la classe e che li stia rallentando.
Tuttavia a un certo punto gli scherzi di Shouya si fanno più pesanti, e inizia a romperle un apparecchio acustico dopo l'altro. A questo punto il preside stesso interverrà e all'improvviso i compagni che fino a un attimo prima facevano i bulli con Shouya puntano il dito contro di lui, e i ruoli si ribaltano.
"A Silent Voice" è un manga intenso sul bullismo e su tutti i suoi aspetti.
L'incapacità e la mediocrità del maestro, che è il primo a essere infastidito da Shoko e dal suo problema: lui è quello che più di tutti vorrebbe sbarazzarsi della ragazza che considera solo come lavoro in più e non ha intenzione di fare niente per aiutarla, anzi, si compiace lui stesso delle battute di Shouya.
Ma quando sarà il momento, la natura ambigua del maestro Takeuchi, uscirà fuori in tutta la sua drammaticità e si rivelerà per quello che è: un ipocrita e un mediocre che non ha cura di nessuno dei suoi studenti.
Idem si può dire dell'insegnante di sostegno che col suo falso entusiasmo non è di nessun giovamento a Shoko, se non nel metterla ancora più in imbarazzo.
La fotografia di una società fin troppo concentrata su sè stessa e incapace di curarsi degli altri e di aiutarli.
I compagni di classe di Shouya, che all'improvviso gli voltano le spalle: chi è un bullo non ha bandiera nè onore, se la prenderà sempre col più debole, anche se fino a un attimo prima era dalla sua parte.
Shouya è punito subendo quello che lui stesso ha fatto a Shoko, e solo così potrà rendersi conto davvero di quello che ha fatto e potersi redimere.
I temi trattati, cioè il bullismo, la violenza a scuola e l'incapacità degli insegnanti di fronte a tali fenomeni (o meglio il più totake disinteresse) sono gli stessi del meraviglioso Life di Keiko Suenobu, ma qui vengono trattati con più delicatezza, seppure in modo deciso.
I disegni sono semplici, puliti e d'effetto, ottima la regia.
Davvero un bel manga, intenso e riflessivo senza mai essere noioso, consigliato.
Questo titolo è un capolavoro.
Potrei davvero chiudere così questa recensione, perché è un titolo di una forza e di una levatura incredibile. Però, voglio far capire cosa mi ha fatto innamorare di questo titolo.
"Koe no Katachi" è la storia di come un ragazzino come tanti possa diventare carnefice e vittima allo stesso tempo, senza nemmeno rendersene conto.
"Koe no Katachi" è la storia di come una ragazzina sorda possa sconvolgere la vita di un gruppo di persone, nel bene e nel male.
"Koe No Katachi" è una storia di riscatto e di personaggi finemente descritti psicologicamente.
La storia e disegni sono ben concepiti, ma non sono nulla di eclatante, ciò che rende quest'opera un capolavoro sono i personaggi. Non sono quei tipici interpreti delineati in maniera netta, il cui carattere è facile da comprendere. In questa opera ogni personaggio ha un passato, dei dolori, dei rimpianti, dei sogni, qualcosa che mostra e qualcosa che nasconde. Nessuno è semplicemente quello che mostra all'inizio, ma tutti hanno uno sviluppo, una profondità psicologica dettagliatissima. Ognuno ha un design molto complesso e nessuno è perfetto o esente da colpe per le situazioni difficili che si creano, però tutti cercano di riscattarsi, perché alla fine questa opera è piena di dolore, ma anche di speranza. Sono dei personaggi "a tutto tondo", di caratura ben diversa da quelli che spesso incontriamo nei manga scolastici o sentimentali (che a me piacciono comunque), sono molto più adulti ed interessanti.
Purtroppo, non posso andare troppo nel dettaglio o fare qualche esempio per non entrare nel malvagio mondo degli Spoiler, ma leggendo con attenzione il titolo, capirete quanto profondo sia il carattere di ogni singolo personaggio.
Per concludere non posso non citare alcune scene. Come ho già detto il disegno non è male, nulla di eccezionale, ma è comunque carino. Però alcune scene di hanno davvero lasciato il groppo in gola con la loro intensità e forza.
Non ho dato 10 solo perché rispetto al primo volume poi la storia cala un pizzico, per poi riprendersi negli ultimi 3, quindi non me la sento di dare il voto massimo, ma è davvero, come ho già detto e ridetto, un capolavoro.
Cosa dire di più? Leggetelo assolutamente! Adesso la Star Comics lo sta pubblicando nell'edizione "deluxe piccola" con sovraccoperta, che io ho sempre trovato tra le edizioni migliori. Recuperatelo, vale davvero la pena.
Potrei davvero chiudere così questa recensione, perché è un titolo di una forza e di una levatura incredibile. Però, voglio far capire cosa mi ha fatto innamorare di questo titolo.
"Koe no Katachi" è la storia di come un ragazzino come tanti possa diventare carnefice e vittima allo stesso tempo, senza nemmeno rendersene conto.
"Koe no Katachi" è la storia di come una ragazzina sorda possa sconvolgere la vita di un gruppo di persone, nel bene e nel male.
"Koe No Katachi" è una storia di riscatto e di personaggi finemente descritti psicologicamente.
La storia e disegni sono ben concepiti, ma non sono nulla di eclatante, ciò che rende quest'opera un capolavoro sono i personaggi. Non sono quei tipici interpreti delineati in maniera netta, il cui carattere è facile da comprendere. In questa opera ogni personaggio ha un passato, dei dolori, dei rimpianti, dei sogni, qualcosa che mostra e qualcosa che nasconde. Nessuno è semplicemente quello che mostra all'inizio, ma tutti hanno uno sviluppo, una profondità psicologica dettagliatissima. Ognuno ha un design molto complesso e nessuno è perfetto o esente da colpe per le situazioni difficili che si creano, però tutti cercano di riscattarsi, perché alla fine questa opera è piena di dolore, ma anche di speranza. Sono dei personaggi "a tutto tondo", di caratura ben diversa da quelli che spesso incontriamo nei manga scolastici o sentimentali (che a me piacciono comunque), sono molto più adulti ed interessanti.
Purtroppo, non posso andare troppo nel dettaglio o fare qualche esempio per non entrare nel malvagio mondo degli Spoiler, ma leggendo con attenzione il titolo, capirete quanto profondo sia il carattere di ogni singolo personaggio.
Per concludere non posso non citare alcune scene. Come ho già detto il disegno non è male, nulla di eccezionale, ma è comunque carino. Però alcune scene di hanno davvero lasciato il groppo in gola con la loro intensità e forza.
Non ho dato 10 solo perché rispetto al primo volume poi la storia cala un pizzico, per poi riprendersi negli ultimi 3, quindi non me la sento di dare il voto massimo, ma è davvero, come ho già detto e ridetto, un capolavoro.
Cosa dire di più? Leggetelo assolutamente! Adesso la Star Comics lo sta pubblicando nell'edizione "deluxe piccola" con sovraccoperta, che io ho sempre trovato tra le edizioni migliori. Recuperatelo, vale davvero la pena.
"Koe no katachi", letteralmente "la forma della voce", è un manga in 7 volumi scritto e illustrato da Yoshitoki Ooima pubblicato in Giappone tra il 2013 e il 2014. In Italia l'opera è stata portata dalla Star Comics, con il titolo "A silent voice", la quake da poco ne ha cominciato la pubblicazione.
Shoya Ishida è un ragazzo annoiato dalla vita che passa le giornate ad inventarsi prove di coraggio, da effettuare con i suoi amici, per potersi sentire vivo. Un giorno, nella sua classe, si trasferisce Shoko Nishimiya, una bambina sorda che utilizza un quaderno per comunicare con i suoi compagni. A causa di questo suo problema fisico, Nishimiya si ritrova nuovamente ad essere vittima di bullismo da parte di tutta la classe, in primis da Ishida, e viene costretta ad un nuovo trasferimento. Venuti a galla questi atti di bullismo, l'intera classe fa ricadere tutta la colpa sul solo Ishida. Diventato ora lui vittima di bullismo da parte della sua classe, il ragazzo si isola sempre di più, arrivando ad odiare tutto e tutti e, soprattutto, se stesso. Anni dopo, da studente della superiori, Ishida cercherà Nishimiya, per restituirla una cosa che le apparteneva ed inizierà il suo percorso per cercare di riparare gli errori commessi in passato.
I personaggi di Ishida e Nishimiya riassumono completamente le domande a cui "A silent voice" cerca di dare una risposta: se in passato sei stato un bullo, hai la forza di cambiare ciò che sei stato? Se nel passato sei stato vittima di bullismo, hai la forza di perdonare i tuoi carnefici? A modo loro, i due ragazzi daranno al lettore una risposta diversa.
Ishida non è un cattivo ragazzo, è semplicemente annoiato dalla vita. Ogni giorno se ne inventa una per divertirsi, ed è il solo del suo gruppetto a non rendersi conto che ormai sono troppo grandi per comportamenti così spericolati. In Nishimiya vede solo il suo nuovo giocattolo, da poter usare a piacere come passatempo. Giorno dopo giorno le farà qualsiasi cosa, aspettando di vederla in lacrime o arrabbiata, ma riceverà sempre e solo una cosa: il timido sorriso della ragazza. Per questo comincerà ad odiarla davvero, perché lei è una debole e risponde al bullismo prima con la gentilezza e poi cambiando classe mentre lui, aggredito dai suoi vecchi amici, risponde colpo su colpo. E in fondo cosa poteva chiedere di meglio? Ora è solo, ma almeno non si annoia. Iniziata la sua vita da emarginato, si convince di meritarsi l'odio delle persone, ma il nuovo incontro con Nishimiya cambierà tutto. Forse anche per lui c'è speranza, non tanto di essere felice (quello è fermamente convinto di non meritarselo), ma almeno di poter restituire a Nishimiya l'infanzia felice che, per colpa sua, lei non ha avuto. Non è possibile tornare indietro nel tempo, questo lo sa, ma è possibile recuperare il rapporto con le persone. Questa è la differenza fondamentale tra i due ragazzi: Nishimiya è disposta a dare una nuova possibilità ai suoi vecchi compagni di classe (o almeno ad alcuni di questi, tra cui Ishida stesso) mentre Ishida rifiuta ogni possibile contatto con loro. Anzi, rifiuta qualsiasi contatto con chiunque. Ottimo l'espediente utilizzato da Ooima per rappresentare l'odio che Ishida nutre per i suoi compagni di classe (sia vecchi che nuovi), e cioè disegnarli con una grande X che ne nasconde il volto. Ma la vicinanza di Nishimiya, un po' alla volta, lo aiuterà a far cadere quelle X.
Nishimiya, come detto, è una dolce ragazza disabile combattuta tra due sentimenti: il voler integrarsi con i suoi compagni e la paura di essere un peso per la sua disabilità. Paradossalmente, il primo sentimento andrà ad ingigantire il secondo. Vuole partecipare al coro con i suoi compagni, ma è stonata e farà perdere la competizione alla classe. Non può sentire cosa dice il professore, quindi disturba spesso i suoi vicini di banco. Un po' alla volta, tutti i suoi compagni la vedono come un freno per la classe, cosa di cui la ragazza è più che cosciente. Il suo quaderno, utilizzato per comunicare con gli altri, che nelle prime pagine era pieno di convenevoli con le sue nuove compagne, un po' alla volta comincia a riempirsi quasi esclusivamente di "scusami" e "perdonami se sono un peso". Il sorriso con cui risponde agli scherzi dei suoi compagni non è un segno di debolezza, lei vuole solo integrarsi e il suo problema fisico le impedisce di capire al meglio cosa avviene intorno a lei. Nel dubbio è meglio sorridere, no? La bontà di questa ragazza, che vuole solo essere accettata dai suoi coetanei, è davvero toccante. Ogni mattina pulirà il banco di Ishida dalle offese che i suoi compagni scrivono perchè il ragazzo maltrattava Nishimiya e il suo secondo momento di crisi (vedi qualche riga più sotto) deriva soltanto dalla convinzione di aver rovinato tutti gli sforzi fatti da Ishida per ricreare il gruppo di amici.
Ishida e Nishimiya, due ragazzi con problemi diversi che si ritrovano ad essere vittima di bullismo, condizione che affrontano in modo differente. Entrambi, schiacciati sotto il peso dei loro problemi, avranno momenti di cedimento e decideranno di abbandonare tutto. Ishida lo farà solo una volta, mentre Nishimiya perfino due. Il primo cedimento della ragazza è quasi più terribile del secondo: deciderà di abbandonare il suo quaderno nello stagno in cui Ishida lo aveva gettato, rinunciando così al suo unico mezzo di comunicazione con i suoi compagni.
Sono pienamente convinto di non essere riuscito a descrivere in modo adeguato la profondità di questi due personaggi con le poche righe utilizzate. Per evitare di allungare troppo questa recensione non mi fermerò a parlare dei personaggi secondari, secondari per quanto riguarda la loro presenza all'interno della storia e non per la loro caratterizzazione. Infatti, ognuno di questi, ha un carattere diverso, verosimile e descritto veramente bene. Questa diversità di caratteri porterà altri punti di vista riguardo i temi trattati dall'opera.
Per quanto mi riguarda, i disegni sono l'unica nota negativa di A silent voice. Bisogna però dare a Cesare quel che è di Cesare: il mangaka mantiene lo stesso tratto per tutta la durata dell'opera, la scena è chiara e ben strutturata e riesce a rendere bene i momenti in cui i personaggi usano il linguaggio dei segni. Il disegno non mi è piaciuto, non lo nascondo, ma il sorriso di Nishimiya è un'immagine splendida, che mi porterò dentro a lungo. Anche la scena conclusiva ha qualcosa di meraviglioso.
Forse, chi è un po' cinico come il sottoscritto, potrà considerare il finale di quest'opera troppo buonista e felice per essere realistico, perché raramente la vita ci offre una seconda possibilità. E anche se fossimo così fortunati da averla, non è detto che saremmo in grado (o, più semplicemente, avremmo il coraggio) di coglierla e sfruttarla al meglio (al riguardo è davvero emblematica un'altra opera, del tutto diversa da questa, "Orange" di Ichigo Takano). Ma forse l'obiettivo di Ooima era proprio quello di farci arrivare il bellissimo messaggio secondo cui, se ascoltiamo davvero con attenzione le nostre voci (anche e soprattutto quella "silenziosa") possiamo continuare a sperare in tutto, almeno fino a quando siamo vivi.
Il voto che assegno è un 10. Vero, ho detto che il disegno non mi piace e che trovo il finale poco realistico, ma non me la sento di togliere punti per questi motivi ad un bellissimo messaggio di speranza.
Shoya Ishida è un ragazzo annoiato dalla vita che passa le giornate ad inventarsi prove di coraggio, da effettuare con i suoi amici, per potersi sentire vivo. Un giorno, nella sua classe, si trasferisce Shoko Nishimiya, una bambina sorda che utilizza un quaderno per comunicare con i suoi compagni. A causa di questo suo problema fisico, Nishimiya si ritrova nuovamente ad essere vittima di bullismo da parte di tutta la classe, in primis da Ishida, e viene costretta ad un nuovo trasferimento. Venuti a galla questi atti di bullismo, l'intera classe fa ricadere tutta la colpa sul solo Ishida. Diventato ora lui vittima di bullismo da parte della sua classe, il ragazzo si isola sempre di più, arrivando ad odiare tutto e tutti e, soprattutto, se stesso. Anni dopo, da studente della superiori, Ishida cercherà Nishimiya, per restituirla una cosa che le apparteneva ed inizierà il suo percorso per cercare di riparare gli errori commessi in passato.
I personaggi di Ishida e Nishimiya riassumono completamente le domande a cui "A silent voice" cerca di dare una risposta: se in passato sei stato un bullo, hai la forza di cambiare ciò che sei stato? Se nel passato sei stato vittima di bullismo, hai la forza di perdonare i tuoi carnefici? A modo loro, i due ragazzi daranno al lettore una risposta diversa.
Ishida non è un cattivo ragazzo, è semplicemente annoiato dalla vita. Ogni giorno se ne inventa una per divertirsi, ed è il solo del suo gruppetto a non rendersi conto che ormai sono troppo grandi per comportamenti così spericolati. In Nishimiya vede solo il suo nuovo giocattolo, da poter usare a piacere come passatempo. Giorno dopo giorno le farà qualsiasi cosa, aspettando di vederla in lacrime o arrabbiata, ma riceverà sempre e solo una cosa: il timido sorriso della ragazza. Per questo comincerà ad odiarla davvero, perché lei è una debole e risponde al bullismo prima con la gentilezza e poi cambiando classe mentre lui, aggredito dai suoi vecchi amici, risponde colpo su colpo. E in fondo cosa poteva chiedere di meglio? Ora è solo, ma almeno non si annoia. Iniziata la sua vita da emarginato, si convince di meritarsi l'odio delle persone, ma il nuovo incontro con Nishimiya cambierà tutto. Forse anche per lui c'è speranza, non tanto di essere felice (quello è fermamente convinto di non meritarselo), ma almeno di poter restituire a Nishimiya l'infanzia felice che, per colpa sua, lei non ha avuto. Non è possibile tornare indietro nel tempo, questo lo sa, ma è possibile recuperare il rapporto con le persone. Questa è la differenza fondamentale tra i due ragazzi: Nishimiya è disposta a dare una nuova possibilità ai suoi vecchi compagni di classe (o almeno ad alcuni di questi, tra cui Ishida stesso) mentre Ishida rifiuta ogni possibile contatto con loro. Anzi, rifiuta qualsiasi contatto con chiunque. Ottimo l'espediente utilizzato da Ooima per rappresentare l'odio che Ishida nutre per i suoi compagni di classe (sia vecchi che nuovi), e cioè disegnarli con una grande X che ne nasconde il volto. Ma la vicinanza di Nishimiya, un po' alla volta, lo aiuterà a far cadere quelle X.
Nishimiya, come detto, è una dolce ragazza disabile combattuta tra due sentimenti: il voler integrarsi con i suoi compagni e la paura di essere un peso per la sua disabilità. Paradossalmente, il primo sentimento andrà ad ingigantire il secondo. Vuole partecipare al coro con i suoi compagni, ma è stonata e farà perdere la competizione alla classe. Non può sentire cosa dice il professore, quindi disturba spesso i suoi vicini di banco. Un po' alla volta, tutti i suoi compagni la vedono come un freno per la classe, cosa di cui la ragazza è più che cosciente. Il suo quaderno, utilizzato per comunicare con gli altri, che nelle prime pagine era pieno di convenevoli con le sue nuove compagne, un po' alla volta comincia a riempirsi quasi esclusivamente di "scusami" e "perdonami se sono un peso". Il sorriso con cui risponde agli scherzi dei suoi compagni non è un segno di debolezza, lei vuole solo integrarsi e il suo problema fisico le impedisce di capire al meglio cosa avviene intorno a lei. Nel dubbio è meglio sorridere, no? La bontà di questa ragazza, che vuole solo essere accettata dai suoi coetanei, è davvero toccante. Ogni mattina pulirà il banco di Ishida dalle offese che i suoi compagni scrivono perchè il ragazzo maltrattava Nishimiya e il suo secondo momento di crisi (vedi qualche riga più sotto) deriva soltanto dalla convinzione di aver rovinato tutti gli sforzi fatti da Ishida per ricreare il gruppo di amici.
Ishida e Nishimiya, due ragazzi con problemi diversi che si ritrovano ad essere vittima di bullismo, condizione che affrontano in modo differente. Entrambi, schiacciati sotto il peso dei loro problemi, avranno momenti di cedimento e decideranno di abbandonare tutto. Ishida lo farà solo una volta, mentre Nishimiya perfino due. Il primo cedimento della ragazza è quasi più terribile del secondo: deciderà di abbandonare il suo quaderno nello stagno in cui Ishida lo aveva gettato, rinunciando così al suo unico mezzo di comunicazione con i suoi compagni.
Sono pienamente convinto di non essere riuscito a descrivere in modo adeguato la profondità di questi due personaggi con le poche righe utilizzate. Per evitare di allungare troppo questa recensione non mi fermerò a parlare dei personaggi secondari, secondari per quanto riguarda la loro presenza all'interno della storia e non per la loro caratterizzazione. Infatti, ognuno di questi, ha un carattere diverso, verosimile e descritto veramente bene. Questa diversità di caratteri porterà altri punti di vista riguardo i temi trattati dall'opera.
Per quanto mi riguarda, i disegni sono l'unica nota negativa di A silent voice. Bisogna però dare a Cesare quel che è di Cesare: il mangaka mantiene lo stesso tratto per tutta la durata dell'opera, la scena è chiara e ben strutturata e riesce a rendere bene i momenti in cui i personaggi usano il linguaggio dei segni. Il disegno non mi è piaciuto, non lo nascondo, ma il sorriso di Nishimiya è un'immagine splendida, che mi porterò dentro a lungo. Anche la scena conclusiva ha qualcosa di meraviglioso.
Forse, chi è un po' cinico come il sottoscritto, potrà considerare il finale di quest'opera troppo buonista e felice per essere realistico, perché raramente la vita ci offre una seconda possibilità. E anche se fossimo così fortunati da averla, non è detto che saremmo in grado (o, più semplicemente, avremmo il coraggio) di coglierla e sfruttarla al meglio (al riguardo è davvero emblematica un'altra opera, del tutto diversa da questa, "Orange" di Ichigo Takano). Ma forse l'obiettivo di Ooima era proprio quello di farci arrivare il bellissimo messaggio secondo cui, se ascoltiamo davvero con attenzione le nostre voci (anche e soprattutto quella "silenziosa") possiamo continuare a sperare in tutto, almeno fino a quando siamo vivi.
Il voto che assegno è un 10. Vero, ho detto che il disegno non mi piace e che trovo il finale poco realistico, ma non me la sento di togliere punti per questi motivi ad un bellissimo messaggio di speranza.
Non è facile parlare di questa opera ideata e disegnata da Yoshitoki Oima.
La parola chiave per la lettura del racconto è forse "redenzione". Infatti il protagonista, spinto dal rimorso per gli sbagli commessi da bambino, non si darà pace per i suoi errori e continuerà per quasi tutta la sua adolescenza a vivere escludendosi anche quasi volutamente dal contesto sociale dei giovani giapponesi. Solo grazie alla gentilezza e al perdono di Nishimiya, che con il suo sorriso riscalderà anche i vostri cuori, il giovane riuscirà ad andare avanti e a poco a poco perdonarsi per il suo egoismo. Nishimiya, nonostante i suoi problemi, riesce sempre ad essere una ragazza solare e gentile, cercando di non essere un peso per chi gli sta intorno. Sorride per ringraziare chi la aiuta e la sopporta e ciò è un azione che la porterà ad essere incompresa ed odiata dai suoi compagni delle elementari.
Non nego che le emozioni che ho provato leggendo questo manga erano molto forti. La storia, per la sua brevità, procede spedita e avrà anche momenti romantici che piaceranno senz'altro agli amanti degli shoujo.
I personaggi sono ben caratterizzati e ognuno diverso dall'altro. I disegni sono buoni, con un buon tratto pulito forse non troppo adatto ad uno shonen, ma che vi addolcirà molto la lettura. Per quanto riguarda il design è piuttosto scialbo e comune.
Ve ne consiglio assolutamente la lettura.
La parola chiave per la lettura del racconto è forse "redenzione". Infatti il protagonista, spinto dal rimorso per gli sbagli commessi da bambino, non si darà pace per i suoi errori e continuerà per quasi tutta la sua adolescenza a vivere escludendosi anche quasi volutamente dal contesto sociale dei giovani giapponesi. Solo grazie alla gentilezza e al perdono di Nishimiya, che con il suo sorriso riscalderà anche i vostri cuori, il giovane riuscirà ad andare avanti e a poco a poco perdonarsi per il suo egoismo. Nishimiya, nonostante i suoi problemi, riesce sempre ad essere una ragazza solare e gentile, cercando di non essere un peso per chi gli sta intorno. Sorride per ringraziare chi la aiuta e la sopporta e ciò è un azione che la porterà ad essere incompresa ed odiata dai suoi compagni delle elementari.
Non nego che le emozioni che ho provato leggendo questo manga erano molto forti. La storia, per la sua brevità, procede spedita e avrà anche momenti romantici che piaceranno senz'altro agli amanti degli shoujo.
I personaggi sono ben caratterizzati e ognuno diverso dall'altro. I disegni sono buoni, con un buon tratto pulito forse non troppo adatto ad uno shonen, ma che vi addolcirà molto la lettura. Per quanto riguarda il design è piuttosto scialbo e comune.
Ve ne consiglio assolutamente la lettura.
Questo manga a primo impatto non ci stupirà sicuramente per i disegni, che a ben vedere non sono proprio il punto forte dell'autore, fosse per quello abbandoneremo da subito la lettura, perchè numerose volte ci sembrano incompleti e i retini usati per creare i chiaroscuri a guardarli bene ci fanno storcere il naso. Ma a discapito di questo ci troviamo di fronte a un manga decisamente atipico e una storia tutt'altro che banale. L'incipit di questo manga è fatto benissimo, nel senso che l'autore riesce a trasmettere la giusta simbologia all'opera e portare avanti gli argomenti dosandoli sapientemente. Ci presenta la storia con un immagine del presente dei due protagonisti e ci rimanda a un flash back dove vengono ripercorsi gli antefatti della storia. La storia narra le vicende in prima persona del protagonista, Ishida Shouya. Un ragazzo abbastanza spensierato e vivace che trascorre il suo tempo alla ricerca del modo migliore per abbattere la noia, circondandosi appunto di persone che fanno a gara con lui nell'affrontare delle prove di coraggio. Ogni giorno Ischida rientra a casa malconcio a causa delle sue bravate e una mamma forse troppo permissiva, acconsente anche se non del tutto al suo dinamismo e alle manie eccentriche. Infatti Ishida è quel genere di persona che pretende che tutte le attenzioni gravitino e girino attorno lui. Una situazione abbastanza tipica dei bambini nel sentirsi il capo della comitiva di bulli. Questa dimensione bambinesca però denota tutti i limiti e le screpolature, di fronte agli eccessi del protagonista anche gli amici vorrebbero in qualche modo intraprendere un percorso più maturo e lasciare perdere le bravate per dedicarsi allo studio. Infatti varie volte ribadiscono che sono ormai troppo grandi per continuare in questo modo, l'unico a non accorgersene è il protagonista stesso.
Contemporaneamente, nella scuola che frequenta Ishida, si trasferisce una nuova ragazza, l'iniziale sorpresa della classe però viene bruscamente portata alla realtà dai problemi della nuova alunna. Shouko Nishimiya infatti ha un problema abbastanza grave, è sorda e non riesce a comunicare con gli altri se non attraverso un quaderno che porta sempre con se.
Da subito il suo sorriso e il modo in cui guarda le persone attorno a lei mi hanno ricordato il sorriso di Hana in Wolf Children, ha quasi lo stesso modo di dimostrare coraggio e forza di fronte alle difficoltà, mostrando appunto un sorriso incrollabile capace di non piegarsi di fronte a nulla. Leggendo e scorrendo le varie vignette quel sorriso vi rimarrà dentro e non se ne andrà più via e vi accompagnerà per tutta la lettura. I probelmi della ragazza a poco a poco infatti tendono ad accentrare le attenzioni su di lei e molto spesso la classe deve cambiare i propri programmi per venire incontro all'handicap della ragazza. Ishida tollera mal volentieri questa situazione, da buon egocentrico non vuole e non ha intenzione di dedicarle il suo tempo o di comportarsi diversamente con lei, e appunto per questo la trasforma nell'oggetto delle sue spacconate. non si rende conto che il mondo attorno a lui sta cambiando drasticamente; così per accentrtare su di se tutte le attenzioni inizia a bulleggiare Nishimiya dipingendola come un mostro agli occhi degli altri, i suoi compagni di scuola spalleggiano inizialmente tutte le sue bravate ridendo anche palesemente a tutte le sue sbruffonate spesso assecondandolo nelle sue imprese. La situazione però raggiunge l'apice quando Ishida mette le mani addosso alla ragazza costringendola a ritirarsi da scuola; gli insegnanti mettono un freno alla situazione accorgendosi che la ragazza ha subito anche notevoli danni a causa della distruzione degli apparecchietti acustici che usa per ridurre il suo handicap. A quel punto la situazione degenera e quell'aria da eroe che il ragazzo si era dipinto negli anni, quell'alone di invicibilità di chi si batte contro la noia, crolla inesorabilmente. Ora è lui il mostro agli occhi di tutti e la madre di Ishida è costretta a ripagare il danno che il figlio ha fatto alla ragazza negli ultimi mesi.
Avevo parlato di corrispondenze simboliche in questo incipit, notate la corrispondenza quasi identica dei nomi, Shouko e Shouya, come ci fanno notare: la madre chiama Ishida "Shou chan", allo stesso modo quando la ragazza si presenta con il suo quadernino chiede di essere chiamata nello stesso identico modo. È un espediente che mi è piaciuto parecchio. L'altra corrispondenza da bravissimo narratore è quella di aver messo a confronto un Handicap sociale con un Handicap reale. La ragazza da prima rallenta la classe e la limita e diventa "il mostro", probabilmente tutti in quell'istante la vedono nello stesso modo. In fondo ognuno nel proprio bagaglio dell'infanzia deve far carico del proprio egoismo personale che non fa sconti a nessuno, ma l'handicap reale della ragazza in qualche modo infrange quello sociale portandosi appresso un carico di maturità e consapevolezza in chi affronta e vede quella situazione dall'esterno, che fa tramontare quasi immediatamente quella che è appunto il limite dell'infanzia stessa. assumendosi le responsabilità di dover entrare in un età maggiore (l'adolescenza appunto) rinunciando al rancore e a quell'egoismo sbagliato che avevano caratterizzato la loro vita precedente. Questa nuova visione della realtà trasformano il bullo Ishida Shouya nel nuovo mostro. Un mostro che anche durante le vicende scolastiche narrate era già palese agli occhi di tutti, era la stessa ragazza infatti che ogni giorno, quasi sentisse su di se quel carico di colpa e della condanna, a cancellare le scritte che i compagni lasciavano nel banco del ragazzo accusandolo e offendendolo per il suo comportamento. Come se volesse appunto cancellarne tutta la ferocia, quel peso insostenibile che lei porta da tutta una vita. Così come se avessero spalancato un sipario e proiettato un unica luce sul nostro protagonista, l'infanzia del nostro Ishida finisce con i "Buuu!!!" della folla che costringono il ragazzo all'ostracismo sociale. Senza più un vero amico a cui affidarsi e mettendo in dubbio tutte le sue fondamenta sull'amicizia o meglio sulla amicizia apparente in cui aveva vissuto fino a quel momento. Abbandonato da tutti, cresce cercando di riscattare se stesso, lavorando per ripagare il debito con la madre che era stata costretta a saldare il danno causato dal figlio. Ishida si trascina il fardello della sua colpa sentendosi un mostro agli occhi dell'intera società. Pianifica per giunta il suo suicidio, o per lo meno ci pensa, il giorno stesso che riesce a fatica a restituire alla madre il milione e settecento yen del danno provocato, (molto forte l'immagine di quando la mamma viene a sapere del suicidio e brucia i soldi e costringe il figlio a chiedere perdono, e si fa promettere che non lo farà mai più, e a voler rimarcare che il denaro non ha nessun valore ai suoi occhi lascia che il denaro bruci fino all'ultimo centesimo e restituisce così valore alla nuova vita del figlio, dandole semplicemente tutta l'importanza che stava per perdere con il suo eventuale gesto) avviene una sorta di miracolo narrativo, infatti incontra la stessa ragazza che ha innescato tutti i suoi problemi e con la sua sola presenza lo salva. Ma a mio avviso la salvezza era già in atto, infatti Shouko Nishimiya in passato aveva soltanto manifestato il problema che Ishida stava già affrontando, la presenza della ragazza in passato ha solo spinto il ragazzo ad affrontare il cambiamento. Questo cambiamenteo prende coscienza di se quando appunto i due si ritrovano a distanza di anni nella scuola dove il martedì lui va ad apprendere il linguaggio dei segni. È stupendo come ci viene presentata la scena, tutta l'incomunicabilità che c'era anni prima scompare di fronte a quel nuovo mondo, adesso loro due sono due persone che possono comunicare fra loro. Si apre così una nuova e isperata porta che cambierà per sempre il destino del nostro protagonista. I due riescono a fare pace e fare amicizia con tutto il carico di vergogna, senso di colpa, smarrimento e paura.
Tutto sembra reiniziare per il meglio anche se alcuni vecchi rancori da parte sopratutto della madre Shouko non si sono del tutto sopiti. Il ragazzo infatti per riabilitarsi agli occhi della ragazza le riporta il quaderno che lei usava per comunicare con la classe delle elementari. (un altro espediente narrativo stupendo) la madre vedendo quel quaderno nuovamente nelle mani della figlia lo getta nello stagno sottostante il ponte dove i due si sono incontrati. E lei a quel punto attribuisce un simbolo a quel quaderno molto più profondo di quello che aveva originariamente, come se le avessero restituito finalmente la parola e potesse nuovamente parlare. Lo insegue nello stagno scavalcando la ringhiera. Ed entrambi si gettano nell'acqua per recuperarlo.
Fino a questo punto questo incipit è geniale: non avevo mai visto un inizio così fatto bene con un architettura narrativa così ben costruita. Ma come sempre certi autori devono fare i conti con gli editori (anche perchè altrimenti non riuscirei a spiegarmi quel che da ora in poi sucederà nella vicenda) fino ad ora abbiamo tutti gli elementi per una storia ricca con tanti elementi che se combinati a dovere possono realizzare un piccolo capolavoro, ma come ho detto in precedenza è una serializzazione e come tale ha delle esigenze di continuità e quindi deve neccessariamente allungare il brodo, purtroppo in modo drastico e inopportuno. Vengono introdotte delle brutte forzature nel cercare di aggiungere nuovi personaggi di cui la storia non ha bisogno. La sorellina di Nishimiya scambiata per un ragazzo (mi pare un pò esagerata e porta il manga in un senso "di già visto" di cui tutta questa vicenda ancora non si era macchiata) l'alone di colpa del protagonista si allunga diventando un ombra troppo pesante sulle decisioni future, manifestando un senso di oppressione pure in chi legge. ritroviamo nuove forzature nella presenza di un nuovo amico cicciotello compagno di scuola del liceo con la passione del cinema, e la ricerca esasperata di quelli che erano i compagni di classe delle elementari per accontentare le richieste di Shouko Nishimiya di reincontrarli; infatti il nuvo intento del protagonista è un tentativo di restituire tutto quello che il suo se stesso precedente aveva portato via alla ragazza con il suo comportamento. Un altro espediente che si potrebbe funzionare, e di fatti come obbiettivo mi piace, ma non nella situazione attuale come c'è la stanno presentando, la ricerca dei protagonisti o compagni di classe è forzata all'inverosimile ed appare grottesca e troppo fretolosa. Non si riescie a digerire la situazione del ritrovamento di Sahara (una ragazza che alle elementari aveva delle buone intenzioni con Shouko per instaurare con lei una sana amicizia) che ci presentano subito un altra compagna di classe innamorata del protagonista con un ego e un indole rimasta identica a quella di tanti anni fa, Insomma la storia inizia a prendere colpi perdendo tutto lo slancio iniziale. Non so se essere contento o meno del modo in cui stanno curando il climax, certo è che sono curioso di vedere come si evolverà quella che tutti si aspettano: la situazione sentimentale tra Shouko e Shouya. Sperando che l'autore risollevi il tono narrativo riportandolo come nell'inizio di questo manga.
Contemporaneamente, nella scuola che frequenta Ishida, si trasferisce una nuova ragazza, l'iniziale sorpresa della classe però viene bruscamente portata alla realtà dai problemi della nuova alunna. Shouko Nishimiya infatti ha un problema abbastanza grave, è sorda e non riesce a comunicare con gli altri se non attraverso un quaderno che porta sempre con se.
Da subito il suo sorriso e il modo in cui guarda le persone attorno a lei mi hanno ricordato il sorriso di Hana in Wolf Children, ha quasi lo stesso modo di dimostrare coraggio e forza di fronte alle difficoltà, mostrando appunto un sorriso incrollabile capace di non piegarsi di fronte a nulla. Leggendo e scorrendo le varie vignette quel sorriso vi rimarrà dentro e non se ne andrà più via e vi accompagnerà per tutta la lettura. I probelmi della ragazza a poco a poco infatti tendono ad accentrare le attenzioni su di lei e molto spesso la classe deve cambiare i propri programmi per venire incontro all'handicap della ragazza. Ishida tollera mal volentieri questa situazione, da buon egocentrico non vuole e non ha intenzione di dedicarle il suo tempo o di comportarsi diversamente con lei, e appunto per questo la trasforma nell'oggetto delle sue spacconate. non si rende conto che il mondo attorno a lui sta cambiando drasticamente; così per accentrtare su di se tutte le attenzioni inizia a bulleggiare Nishimiya dipingendola come un mostro agli occhi degli altri, i suoi compagni di scuola spalleggiano inizialmente tutte le sue bravate ridendo anche palesemente a tutte le sue sbruffonate spesso assecondandolo nelle sue imprese. La situazione però raggiunge l'apice quando Ishida mette le mani addosso alla ragazza costringendola a ritirarsi da scuola; gli insegnanti mettono un freno alla situazione accorgendosi che la ragazza ha subito anche notevoli danni a causa della distruzione degli apparecchietti acustici che usa per ridurre il suo handicap. A quel punto la situazione degenera e quell'aria da eroe che il ragazzo si era dipinto negli anni, quell'alone di invicibilità di chi si batte contro la noia, crolla inesorabilmente. Ora è lui il mostro agli occhi di tutti e la madre di Ishida è costretta a ripagare il danno che il figlio ha fatto alla ragazza negli ultimi mesi.
Avevo parlato di corrispondenze simboliche in questo incipit, notate la corrispondenza quasi identica dei nomi, Shouko e Shouya, come ci fanno notare: la madre chiama Ishida "Shou chan", allo stesso modo quando la ragazza si presenta con il suo quadernino chiede di essere chiamata nello stesso identico modo. È un espediente che mi è piaciuto parecchio. L'altra corrispondenza da bravissimo narratore è quella di aver messo a confronto un Handicap sociale con un Handicap reale. La ragazza da prima rallenta la classe e la limita e diventa "il mostro", probabilmente tutti in quell'istante la vedono nello stesso modo. In fondo ognuno nel proprio bagaglio dell'infanzia deve far carico del proprio egoismo personale che non fa sconti a nessuno, ma l'handicap reale della ragazza in qualche modo infrange quello sociale portandosi appresso un carico di maturità e consapevolezza in chi affronta e vede quella situazione dall'esterno, che fa tramontare quasi immediatamente quella che è appunto il limite dell'infanzia stessa. assumendosi le responsabilità di dover entrare in un età maggiore (l'adolescenza appunto) rinunciando al rancore e a quell'egoismo sbagliato che avevano caratterizzato la loro vita precedente. Questa nuova visione della realtà trasformano il bullo Ishida Shouya nel nuovo mostro. Un mostro che anche durante le vicende scolastiche narrate era già palese agli occhi di tutti, era la stessa ragazza infatti che ogni giorno, quasi sentisse su di se quel carico di colpa e della condanna, a cancellare le scritte che i compagni lasciavano nel banco del ragazzo accusandolo e offendendolo per il suo comportamento. Come se volesse appunto cancellarne tutta la ferocia, quel peso insostenibile che lei porta da tutta una vita. Così come se avessero spalancato un sipario e proiettato un unica luce sul nostro protagonista, l'infanzia del nostro Ishida finisce con i "Buuu!!!" della folla che costringono il ragazzo all'ostracismo sociale. Senza più un vero amico a cui affidarsi e mettendo in dubbio tutte le sue fondamenta sull'amicizia o meglio sulla amicizia apparente in cui aveva vissuto fino a quel momento. Abbandonato da tutti, cresce cercando di riscattare se stesso, lavorando per ripagare il debito con la madre che era stata costretta a saldare il danno causato dal figlio. Ishida si trascina il fardello della sua colpa sentendosi un mostro agli occhi dell'intera società. Pianifica per giunta il suo suicidio, o per lo meno ci pensa, il giorno stesso che riesce a fatica a restituire alla madre il milione e settecento yen del danno provocato, (molto forte l'immagine di quando la mamma viene a sapere del suicidio e brucia i soldi e costringe il figlio a chiedere perdono, e si fa promettere che non lo farà mai più, e a voler rimarcare che il denaro non ha nessun valore ai suoi occhi lascia che il denaro bruci fino all'ultimo centesimo e restituisce così valore alla nuova vita del figlio, dandole semplicemente tutta l'importanza che stava per perdere con il suo eventuale gesto) avviene una sorta di miracolo narrativo, infatti incontra la stessa ragazza che ha innescato tutti i suoi problemi e con la sua sola presenza lo salva. Ma a mio avviso la salvezza era già in atto, infatti Shouko Nishimiya in passato aveva soltanto manifestato il problema che Ishida stava già affrontando, la presenza della ragazza in passato ha solo spinto il ragazzo ad affrontare il cambiamento. Questo cambiamenteo prende coscienza di se quando appunto i due si ritrovano a distanza di anni nella scuola dove il martedì lui va ad apprendere il linguaggio dei segni. È stupendo come ci viene presentata la scena, tutta l'incomunicabilità che c'era anni prima scompare di fronte a quel nuovo mondo, adesso loro due sono due persone che possono comunicare fra loro. Si apre così una nuova e isperata porta che cambierà per sempre il destino del nostro protagonista. I due riescono a fare pace e fare amicizia con tutto il carico di vergogna, senso di colpa, smarrimento e paura.
Tutto sembra reiniziare per il meglio anche se alcuni vecchi rancori da parte sopratutto della madre Shouko non si sono del tutto sopiti. Il ragazzo infatti per riabilitarsi agli occhi della ragazza le riporta il quaderno che lei usava per comunicare con la classe delle elementari. (un altro espediente narrativo stupendo) la madre vedendo quel quaderno nuovamente nelle mani della figlia lo getta nello stagno sottostante il ponte dove i due si sono incontrati. E lei a quel punto attribuisce un simbolo a quel quaderno molto più profondo di quello che aveva originariamente, come se le avessero restituito finalmente la parola e potesse nuovamente parlare. Lo insegue nello stagno scavalcando la ringhiera. Ed entrambi si gettano nell'acqua per recuperarlo.
Fino a questo punto questo incipit è geniale: non avevo mai visto un inizio così fatto bene con un architettura narrativa così ben costruita. Ma come sempre certi autori devono fare i conti con gli editori (anche perchè altrimenti non riuscirei a spiegarmi quel che da ora in poi sucederà nella vicenda) fino ad ora abbiamo tutti gli elementi per una storia ricca con tanti elementi che se combinati a dovere possono realizzare un piccolo capolavoro, ma come ho detto in precedenza è una serializzazione e come tale ha delle esigenze di continuità e quindi deve neccessariamente allungare il brodo, purtroppo in modo drastico e inopportuno. Vengono introdotte delle brutte forzature nel cercare di aggiungere nuovi personaggi di cui la storia non ha bisogno. La sorellina di Nishimiya scambiata per un ragazzo (mi pare un pò esagerata e porta il manga in un senso "di già visto" di cui tutta questa vicenda ancora non si era macchiata) l'alone di colpa del protagonista si allunga diventando un ombra troppo pesante sulle decisioni future, manifestando un senso di oppressione pure in chi legge. ritroviamo nuove forzature nella presenza di un nuovo amico cicciotello compagno di scuola del liceo con la passione del cinema, e la ricerca esasperata di quelli che erano i compagni di classe delle elementari per accontentare le richieste di Shouko Nishimiya di reincontrarli; infatti il nuvo intento del protagonista è un tentativo di restituire tutto quello che il suo se stesso precedente aveva portato via alla ragazza con il suo comportamento. Un altro espediente che si potrebbe funzionare, e di fatti come obbiettivo mi piace, ma non nella situazione attuale come c'è la stanno presentando, la ricerca dei protagonisti o compagni di classe è forzata all'inverosimile ed appare grottesca e troppo fretolosa. Non si riescie a digerire la situazione del ritrovamento di Sahara (una ragazza che alle elementari aveva delle buone intenzioni con Shouko per instaurare con lei una sana amicizia) che ci presentano subito un altra compagna di classe innamorata del protagonista con un ego e un indole rimasta identica a quella di tanti anni fa, Insomma la storia inizia a prendere colpi perdendo tutto lo slancio iniziale. Non so se essere contento o meno del modo in cui stanno curando il climax, certo è che sono curioso di vedere come si evolverà quella che tutti si aspettano: la situazione sentimentale tra Shouko e Shouya. Sperando che l'autore risollevi il tono narrativo riportandolo come nell'inizio di questo manga.