Fire Punch
Attenzione: la recensione contiene spoiler
Nonostante abbia alcuni problemi dal punto di vista narrativo, non spiegando alcune cose al dettaglio e lasciandole alla libera interpretazione, questa è la mia opera preferita del maestro Fujimoto.
A partire dal contesto in cui è ambientata questa storia macabra e crudele in cui osserviamo il mondo in balia, da anni, di una fredda e dura era glaciale, tanto che la maggior parte della popolazione non ricorda più come fosse il mondo prima di quel gelo e quel freddo che ha impedito alle persone di veder il colore verde dell'erba rigogliosa, i colori variegati degli alberi che si tingono di stagione in stagione da colori più accesi a colori più smorti. Lo stesso Agni, il protagonista, racconta alla sorella come fosse il mondo prima di questo gelo, paesaggi verdi e incontaminati, l'acqua cristallina dei laghi e il cielo azzurro che si estendeva fino a sembrare di non aver mai fine, ma ahimè in realtà, più avanti con la narrazione, vedremo come abbia mentito alla sorella per offrirle la chimera di un'opportunità, la possibilità di poter sognare qualcosa che potesse essere diverso da colore bianco e immacolato della neve e i venti gelidi che portano le persone a respirare a fatica per dormire anche solo idealmente sonni tranquilli. Osserveremo anche come il rapporto fratello e sorella tra i due sia veramente... non dico poco convenzionale ma molto diverso, non c'è solo il tipico affetto tra i due che li spinge a difendersi, ad essere un conforto l'uno per l'altra nei momenti di difficoltà, ma c'è effettivamente amore, c'è una tensione romantica palpabile; come due bambini - lo sono in effetti - stavano pian piano scoprendo impulsi libidinosi.
Osserviamo all'inizio anche come all'inizio della narrazione, trascorrendo entrambi la loro vita in un villaggio prevalentemente popolato da persone anziane e non potendo coltivare niente per via della condizioni avverse, il protagonista non solo si occuperà della caccia, ma di sfamare la popolazione con le sue carni potendo rigenerarsi per via della sua benedizione, vediamo anche come alcune persone abbiano deciso di abbracciare la via dell'antropofagia e di come altri invece abbiano deciso di non abbandonarsi ad una pratica così disumana. Questa storia narra brillantemente di come spesso le persone riflettono in altre ciò di cui hanno bisogno, ciò è incredibilmente umano sfortunatamente perché abbiamo sempre bisogno di qualcosa a cui aggrapparci per poter vivere o anche solo provarci, Agni dopo aver perso la sorella per via di Doma non vorrà altro che morire perché era l'unica luce che illuminava un cammino offuscato e ostacolata dal ghiaccio e il gelo e alle dense nuvole che impediscono alle persone di vedere altre alternative, "Vivi", queste sono le parole che porteranno il protagonista a trovare uno scopo in questa esistenza non più dannata dal freddo e il gelo ma da un fuoco inestinguibile che arde sul corpo del protagonista portandolo a trovare difficoltà anche solo nel compiere l'azione di parlare. In quest'opera si tratta di innumerevoli temi come già citato, come la depressione, la disforia (sentirsi in gabbia in un corpo che non ci appartiene), il fardello della conoscenza e della verità che porta molto spesso le persone che ricoprono determinate cariche alla follia, perché non riescono a sostenere questo peso, gli istinti suicidi, lo sdoppiamento di personalità e il concetto di maschera che è molto Pirandelliano, perché Agni all'inizio mette una maschera che ci presenta un personaggio insensibile alle sofferenze del proprio prossimo perché la sua mente è offuscata dall'obbiettivo che deve perseguire, inseguito vedremo come dove dietro questa maschera ci sia una persona incredibilmente sensibile, fragile e con il bisogno di voler essere compresa ma che vuole anche comprendere e di conseguenza diventa il faro di cui tutti hanno bisogno, la luce che illumina l'oscurità, la terra solida sotto cui le persone non avranno mai paura di sentir mancare, ma chi lo comprende? Nessuno, alla fine lo vediamo diventare una persona pronta addirittura a vivere nella menzogna se questa di poter avere anche solo una parvenza di felicità.
Questo racconto potrebbe essere tranquillamente utilizzato anche per vedere come si realizza quella che è una vera e propria religione attraverso una dottrina, il controllo delle informazioni e delle figure che fungono da tramite con il Dio che godono dei vantaggi, dei sacrifici che le persone comuni fanno per garantirsi un pasto e un tetto e una casa con cui ripararsi dal gelo per non doverci stringere tra le braccia dei nostri cari per scaldarci. Mi sa che ho parlato troppo, ma questa storia clamorosa mi ha lasciato così tanto dentro che credo me lo porterò dietro a vita.
Nonostante abbia alcuni problemi dal punto di vista narrativo, non spiegando alcune cose al dettaglio e lasciandole alla libera interpretazione, questa è la mia opera preferita del maestro Fujimoto.
A partire dal contesto in cui è ambientata questa storia macabra e crudele in cui osserviamo il mondo in balia, da anni, di una fredda e dura era glaciale, tanto che la maggior parte della popolazione non ricorda più come fosse il mondo prima di quel gelo e quel freddo che ha impedito alle persone di veder il colore verde dell'erba rigogliosa, i colori variegati degli alberi che si tingono di stagione in stagione da colori più accesi a colori più smorti. Lo stesso Agni, il protagonista, racconta alla sorella come fosse il mondo prima di questo gelo, paesaggi verdi e incontaminati, l'acqua cristallina dei laghi e il cielo azzurro che si estendeva fino a sembrare di non aver mai fine, ma ahimè in realtà, più avanti con la narrazione, vedremo come abbia mentito alla sorella per offrirle la chimera di un'opportunità, la possibilità di poter sognare qualcosa che potesse essere diverso da colore bianco e immacolato della neve e i venti gelidi che portano le persone a respirare a fatica per dormire anche solo idealmente sonni tranquilli. Osserveremo anche come il rapporto fratello e sorella tra i due sia veramente... non dico poco convenzionale ma molto diverso, non c'è solo il tipico affetto tra i due che li spinge a difendersi, ad essere un conforto l'uno per l'altra nei momenti di difficoltà, ma c'è effettivamente amore, c'è una tensione romantica palpabile; come due bambini - lo sono in effetti - stavano pian piano scoprendo impulsi libidinosi.
Osserviamo all'inizio anche come all'inizio della narrazione, trascorrendo entrambi la loro vita in un villaggio prevalentemente popolato da persone anziane e non potendo coltivare niente per via della condizioni avverse, il protagonista non solo si occuperà della caccia, ma di sfamare la popolazione con le sue carni potendo rigenerarsi per via della sua benedizione, vediamo anche come alcune persone abbiano deciso di abbracciare la via dell'antropofagia e di come altri invece abbiano deciso di non abbandonarsi ad una pratica così disumana. Questa storia narra brillantemente di come spesso le persone riflettono in altre ciò di cui hanno bisogno, ciò è incredibilmente umano sfortunatamente perché abbiamo sempre bisogno di qualcosa a cui aggrapparci per poter vivere o anche solo provarci, Agni dopo aver perso la sorella per via di Doma non vorrà altro che morire perché era l'unica luce che illuminava un cammino offuscato e ostacolata dal ghiaccio e il gelo e alle dense nuvole che impediscono alle persone di vedere altre alternative, "Vivi", queste sono le parole che porteranno il protagonista a trovare uno scopo in questa esistenza non più dannata dal freddo e il gelo ma da un fuoco inestinguibile che arde sul corpo del protagonista portandolo a trovare difficoltà anche solo nel compiere l'azione di parlare. In quest'opera si tratta di innumerevoli temi come già citato, come la depressione, la disforia (sentirsi in gabbia in un corpo che non ci appartiene), il fardello della conoscenza e della verità che porta molto spesso le persone che ricoprono determinate cariche alla follia, perché non riescono a sostenere questo peso, gli istinti suicidi, lo sdoppiamento di personalità e il concetto di maschera che è molto Pirandelliano, perché Agni all'inizio mette una maschera che ci presenta un personaggio insensibile alle sofferenze del proprio prossimo perché la sua mente è offuscata dall'obbiettivo che deve perseguire, inseguito vedremo come dove dietro questa maschera ci sia una persona incredibilmente sensibile, fragile e con il bisogno di voler essere compresa ma che vuole anche comprendere e di conseguenza diventa il faro di cui tutti hanno bisogno, la luce che illumina l'oscurità, la terra solida sotto cui le persone non avranno mai paura di sentir mancare, ma chi lo comprende? Nessuno, alla fine lo vediamo diventare una persona pronta addirittura a vivere nella menzogna se questa di poter avere anche solo una parvenza di felicità.
Questo racconto potrebbe essere tranquillamente utilizzato anche per vedere come si realizza quella che è una vera e propria religione attraverso una dottrina, il controllo delle informazioni e delle figure che fungono da tramite con il Dio che godono dei vantaggi, dei sacrifici che le persone comuni fanno per garantirsi un pasto e un tetto e una casa con cui ripararsi dal gelo per non doverci stringere tra le braccia dei nostri cari per scaldarci. Mi sa che ho parlato troppo, ma questa storia clamorosa mi ha lasciato così tanto dentro che credo me lo porterò dietro a vita.
Attenzione: la recensione contiene lievi spoiler
Leggo manga da poco, cinque mesi, ma finora nessun manga shonen mi aveva colpito tanto come "Fire Punch".
Una storia che ti porta a domandarti cosa sia vero e cosa no, il manga dà vari spunti per analizzare il mondo in cui viviamo, la società, la religione, l'etica, la sessualità, tutto viene messo in dubbio.
Sicuramente Fujimoto si riconferma un pazzo (lo dico avendo io letto le storie brevi e "Look Back", attendo che mi arrivi "Chainsaw Man") tanto che forse l'ultimo volume è di complessa interpretazione, io personalmente ho inteso la scena come una sorta di incontro tra i nuovi Adamo ed Eva.
Ci sono sicuramente delle forzature, come la perdita di memoria, apparentemente insensata, di due personaggi, ma sono giustificate dagli interrogativi che il lettore è costretto a porsi.
Probabilmente il tema che mi ha colpito di più è la vendetta, il manga si basa su quello, ma ad un certo punto Agni fa cose per inerzia o forse è il suo subconscio che gli dice di farle o forse è l'indottrinamento di Togata che sembra di poco valore, ma che è l'esatto opposto, tanto per Agni che per la stessa Togata.
Credo che ognuno potrebbe dare una propria interpretazione al manga e sui vari spunti di riflessione dello stesso. Consigliatissimo a tutti.
Leggo manga da poco, cinque mesi, ma finora nessun manga shonen mi aveva colpito tanto come "Fire Punch".
Una storia che ti porta a domandarti cosa sia vero e cosa no, il manga dà vari spunti per analizzare il mondo in cui viviamo, la società, la religione, l'etica, la sessualità, tutto viene messo in dubbio.
Sicuramente Fujimoto si riconferma un pazzo (lo dico avendo io letto le storie brevi e "Look Back", attendo che mi arrivi "Chainsaw Man") tanto che forse l'ultimo volume è di complessa interpretazione, io personalmente ho inteso la scena come una sorta di incontro tra i nuovi Adamo ed Eva.
Ci sono sicuramente delle forzature, come la perdita di memoria, apparentemente insensata, di due personaggi, ma sono giustificate dagli interrogativi che il lettore è costretto a porsi.
Probabilmente il tema che mi ha colpito di più è la vendetta, il manga si basa su quello, ma ad un certo punto Agni fa cose per inerzia o forse è il suo subconscio che gli dice di farle o forse è l'indottrinamento di Togata che sembra di poco valore, ma che è l'esatto opposto, tanto per Agni che per la stessa Togata.
Credo che ognuno potrebbe dare una propria interpretazione al manga e sui vari spunti di riflessione dello stesso. Consigliatissimo a tutti.
"Fire Punch" è un'opera ricca di stimoli, di trovate, di novità e di genialità, ma bisogna essere attrezzati, avere uno sguardo educato, per poterle cogliere.
Fornisco qualche dritta agli interessati: di "Fire Punch" bisogna apprezzare la regia, l'originalità dei dialoghi e delle situazioni, l'uso non convenzionale dei superpoteri convenzionali, la velocità della narrazione e la capacità di sintesi del suo autore, gli sberleffi e la violenza, il panelling, la maestria con cui è usato l'occhio della cinepresa, perché "Fire Punch" è davvero cinema.
Senza una tale sensibilità per queste cose non si può capire né apprezzare l'opera.
Fornisco qualche dritta agli interessati: di "Fire Punch" bisogna apprezzare la regia, l'originalità dei dialoghi e delle situazioni, l'uso non convenzionale dei superpoteri convenzionali, la velocità della narrazione e la capacità di sintesi del suo autore, gli sberleffi e la violenza, il panelling, la maestria con cui è usato l'occhio della cinepresa, perché "Fire Punch" è davvero cinema.
Senza una tale sensibilità per queste cose non si può capire né apprezzare l'opera.
Dopo aver letto la sua opera più famosa "Chainsaw Man", grazie alle biblioteche, sono riuscita a leggere gratuitamente anche "Fire Punch" di Tatsuki Fujimoto, autore molto particolare.
"Fire Punch" per me è stata una lettura deludente, son contenta di vedere che altri lettori hanno avuto impressioni simili alle mie dando voto basso.
Le premesse non sono poi neanche male: in un futuro dispotico, glaciale ricco di miseria e fame, due fratelli molto uniti, al limite dell'incesto, cercano di sopravvivere in un piccolo villaggio offrendo parte del corpo del fratello Agni in pasto al popolo che, disperato dalla fame, si dà al cannibalismo; Agni e sua sorella Luna hanno il potere di rigenerare il loro corpo, motivo per cui Agni sacrifica il suo braccio ancora e ancora per sfamare la popolazione altruisticamente in un contesto disperato, lui e Luna sono "benedetti" ovvero esseri con capacità soprannaturali, ce ne saranno altri con poteri diversi.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Da quando il villaggio fu raso al suolo dal fuoco "benedettino" di Doma con tutti i suoi abitanti, Agni rimane l'unico superstite, quel fuoco non si estingue finché il corpo o la materia non si riduce in cenere, ma il potere rigenerativo di Agni impedisce alle fiamme di estinguersi trasformandolo in una torcia umana assetata di vendetta per la morte della sua amatissima sorella Luna.
Fine parte contenente spoiler
Si capisce che l'autore aveva forti ambizioni e desiderio di rendere l'opera originale, ma la situazione gli è sfuggita di mano, creando una trama approssimativa e piena di buchi narrativi, pagine colme di concetti filosofeggianti ma poco incisivi o convincenti, personaggi al limite dell'assurdo, con scivoloni nei dialoghi insensati, a volte ridicoli. Il risultato è un prodotto confusionario, ricco di incertezze, con molta aria fritta ma senza saper convincere il lettore fino in fondo, senza creare uno scenario narrativo concreto, credibile, ma soprattutto coerente.
Peccato perché i disegni a me piacciono tantissimo, lo stile grafico di Fujimoto è unico.
La Star Comics ne ha fatto un'edizione senza infamia né lode, semplice e di media qualità.
Non ne consiglio particolarmente la lettura, se non a chi ha amato "Chainsaw Man" e vuole conoscere altre opere di Tatsuki Fujimoto.
"Fire Punch" per me è stata una lettura deludente, son contenta di vedere che altri lettori hanno avuto impressioni simili alle mie dando voto basso.
Le premesse non sono poi neanche male: in un futuro dispotico, glaciale ricco di miseria e fame, due fratelli molto uniti, al limite dell'incesto, cercano di sopravvivere in un piccolo villaggio offrendo parte del corpo del fratello Agni in pasto al popolo che, disperato dalla fame, si dà al cannibalismo; Agni e sua sorella Luna hanno il potere di rigenerare il loro corpo, motivo per cui Agni sacrifica il suo braccio ancora e ancora per sfamare la popolazione altruisticamente in un contesto disperato, lui e Luna sono "benedetti" ovvero esseri con capacità soprannaturali, ce ne saranno altri con poteri diversi.
Attenzione: questa parte contiene spoiler
Da quando il villaggio fu raso al suolo dal fuoco "benedettino" di Doma con tutti i suoi abitanti, Agni rimane l'unico superstite, quel fuoco non si estingue finché il corpo o la materia non si riduce in cenere, ma il potere rigenerativo di Agni impedisce alle fiamme di estinguersi trasformandolo in una torcia umana assetata di vendetta per la morte della sua amatissima sorella Luna.
Fine parte contenente spoiler
Si capisce che l'autore aveva forti ambizioni e desiderio di rendere l'opera originale, ma la situazione gli è sfuggita di mano, creando una trama approssimativa e piena di buchi narrativi, pagine colme di concetti filosofeggianti ma poco incisivi o convincenti, personaggi al limite dell'assurdo, con scivoloni nei dialoghi insensati, a volte ridicoli. Il risultato è un prodotto confusionario, ricco di incertezze, con molta aria fritta ma senza saper convincere il lettore fino in fondo, senza creare uno scenario narrativo concreto, credibile, ma soprattutto coerente.
Peccato perché i disegni a me piacciono tantissimo, lo stile grafico di Fujimoto è unico.
La Star Comics ne ha fatto un'edizione senza infamia né lode, semplice e di media qualità.
Non ne consiglio particolarmente la lettura, se non a chi ha amato "Chainsaw Man" e vuole conoscere altre opere di Tatsuki Fujimoto.
Un manga perfetto sia per chi conosce già l'autore, che comprende come è solito scrivere una storia, sia per chi si vuole approcciare per la prima volta a Tatsuki Fujimoto.
La storia parte con premesse semplici e molto tipiche delle storie fantasy distopiche: nel mondo un giorno iniziarono ad apparire esseri benedetti, dotati di svariati poteri e un giorno una di loro, la strega di ghiaccio, portò l'intero pianeta in una nuova era glaciale. Gli umani rimasti cercano di sopravvivere e combattere per uccidere la strega. Agni e sua sorella Luna sono due superstiti che cercano di sopravvivere in un mondo freddo e ostile, ma un giorno qualcosa porterà Agni sulla strada della vendetta.
I pregi di questo manga sono sicuramente il tratto del mangaka, sporco e perfetto per il tipo di storia che racconta, le scene d'azione e lo sviluppo dei personaggi che anche se classici avranno sempre qualcosa di nuovo da dire andando a scavare e approfondire particolarmente i protagonisti.
Chi conosce già Fujimoto saprà sicuramente quanto ama la metanarrazione (che in questo manga spicca particolarmente. rendendo la narrazione del racconto innovativa, rispetto al mondo degli shonen più commerciali) e creare una bivalenza fra le tematiche e sviluppi di trama puramente "cazzuti" e "fighi", con quelli più seri e drammatici.
Un ottimo manga ben disegnato, ben raccontato e con una forte personalità.
La storia parte con premesse semplici e molto tipiche delle storie fantasy distopiche: nel mondo un giorno iniziarono ad apparire esseri benedetti, dotati di svariati poteri e un giorno una di loro, la strega di ghiaccio, portò l'intero pianeta in una nuova era glaciale. Gli umani rimasti cercano di sopravvivere e combattere per uccidere la strega. Agni e sua sorella Luna sono due superstiti che cercano di sopravvivere in un mondo freddo e ostile, ma un giorno qualcosa porterà Agni sulla strada della vendetta.
I pregi di questo manga sono sicuramente il tratto del mangaka, sporco e perfetto per il tipo di storia che racconta, le scene d'azione e lo sviluppo dei personaggi che anche se classici avranno sempre qualcosa di nuovo da dire andando a scavare e approfondire particolarmente i protagonisti.
Chi conosce già Fujimoto saprà sicuramente quanto ama la metanarrazione (che in questo manga spicca particolarmente. rendendo la narrazione del racconto innovativa, rispetto al mondo degli shonen più commerciali) e creare una bivalenza fra le tematiche e sviluppi di trama puramente "cazzuti" e "fighi", con quelli più seri e drammatici.
Un ottimo manga ben disegnato, ben raccontato e con una forte personalità.
“Fire Punch” è un’opera nata dalla mente e dalle mani del maestro Tatsuki Fujimoto, composta da otto volumi e edita per l’Italia da Star Comics.
La storia è brevemente riassumibile con un’ambientazione distopica, al limite dell’apocalittico, in cui il genere umano dovrà fare di tutto, per poter sopravvivere alla fame, al freddo e alla follia, semi citando la definizione della condizione umana, che più di qualche personaggio ha utilizzato, all’interno della storia stessa.
L’autore riuscirà nell’arduo compito di mettere su carta violenza, aberrazioni, follia e tante altre mostruose e raccapriccianti pratiche, facendole accompagnare da momenti più frizzanti e pop, che renderanno il tutto molto magnetico e intrigante. L’opera sarà molto ricca di tematiche, senza disdegnare anche una buona parte d’azione, ma a lungo andare, risulterà sempre più ridondante la parte riguardante le tematiche e meno incisiva quella d’azione. Su tale punto ci si potrebbe discutere, ma credo che sia una mera questione di gusti, se l’opera in tal modo ne abbia giovato o ne sia andata a perdere. Io personalmente ho apprezzato maggiormente quest’ultima parte, perché se combattimenti frenetici e grotteschi hanno un loro intrinseco fascino, la parte più riflessiva e psicologica ha potuto dipanarsi maggiormente, una volta accantonati i primi, relegandoli a una messa in scena più fine a se stessa, denotando anche una certa ripetitiva nella loro attuazione, prediligendo maggiormente tutto il lato più astratto e in parte alienante, frutto degli eventi.
La vera perla, di questa serie, credo che sia la sua messa in atto, che riuscirà a ricreare registicamente, più di qualche riflessione nel lettore. Nel dettaglio, l’autore -utilizzando sapientemente dialoghi e rappresentazione scenica di talune tavole- riuscirà a far arrivare concetti e pensieri propri dell’artista, quindi ponendo il lettore di fronte a un godimento dell’opera su più livelli, in cui spesso ci si chiederà: ”ma sto leggendo i pensieri di tal personaggio o di Fujimoto stesso?”.
Tale risultato sarà raggiunto dalla serie grazie a molte componenti, tra cui principalmente il realismo e la follia di gran parte dei personaggi, in cui talvolta si capirà quando sarà il personaggio stesso, che sta compiendo tali azioni per attuare la storia, seguendo la propria caratterizzazione, mentre altre volte si avrà un confronto diretto con l’autore, in merito alle sue scelte narrative e a cosa volesse raggiungere, specificando i motivi, per cui sta scegliendo tale messa in atto, e tale sviluppo, piuttosto che andare per un’altra strada, rendendo partecipe il lettore sulle riflessioni che ogni autore compie in generale, durante la programmazione e la stesura di una storia.
Con questo espediente l’autore, arriverà a far raggiungere una maggiore immedesimazione da parte del fruitore dell’opera, non tanto nella storia o per le vicissitudini dei suoi personaggi, ma per le sue stesse scelte registiche.
Tale dualismo, rappresentato attraverso la apparente follia di alcuni dei suoi personaggi, sarà ben ammantato e sfruttato a più riprese, per riuscire a far raggiungere una maturazione al lettore, in merito a quello che l’autore si è prefissato come scopo ultimo della sua opera.
Purtroppo “ogni rosa ha le sue spinte”, utilizzando tale aforismo intendo che tale sottospecie di “metanarrazione” ha i suoi limiti e mostrerà il fianco proprio a discapito della storia in sé, rendendo alcuni personaggi inverosimili e schizofrenici, delle volte saranno giustificati in parte, visto l’ambientazione in cui sono immersi, ma altre volte il filo della sospensione dell’incredulità verrà a rompersi e non riusciranno più a essere veritieri, rispetto alla loro intera storia, cosa alquanto straniante visto la generale follia, che pervade gran parte della narrazione in se e che renderà incomprensibile come molti atti di pazzia, non riescano più a essere giustificabili, nonostante tutto.
I personaggi saranno molto interessanti, purtroppo non tutti riusciranno a essere “sfruttati” a dovere, non potendo brillare come pochi altri, che invece offuscheranno il resto del cast per la loro centralità e importanza per il grande progetto di fondo che è “Fire Punch”, quindi prevalentemente ho provato un altalenante sentimento di rammarico, per quello che avrebbero potuto essere, e per ciò che avrebbero potuto dare, alla storia in sé.
Forse sbaglierò a non analizzare i due grandi protagonisti della storia, cioè Agni e Togata, però non credo che si potrebbe dir nulla di più, di quanto abbia già detto in precedenza, rispetto al dualismo sulla follia e realismo.
Graficamente, purtroppo tale serie mostra spesso il fianco, fino a lasciarsi molto andare sul finale, con molte tavole che sono eufemisticamente definibili come bozze, talmente saranno tratteggiate e stilizzate, i combattimenti saranno a volte confusi, mentre altre volte la narrazione sarà mal rappresentata, non facendo ben capire come si sia arrivati a tali momenti, più che per limiti del lettore, ma piuttosto per mancanza di fraseggio tra una scena e l’altra, che non dovrebbero essere lasciate all’immaginazione del lettore, non potendo minimamente prevedere come o cosa succeda, specialmente in un’opera del genere, così onirica e ambivalente tra fatti concretamente reali o rappresentazioni più metafisiche e immaginifiche proprie dei personaggi stessi, che creeranno più di qualche spaesamento.
Oltre a ciò, credo che il tratto dell’autore ben si sposi con la sua messa in atto, riuscendo a coadiuvare e a goderne in potenza, l’uno dei punti forti dell’altro, creando un effetto melina, riuscendo a sfruttare sapientemente il suo tratto pesante e graffiante, nel raffigurare uomini ridotti a semplici spettri di loro stessi, o nel trasfigurare volti che per quanto rimangano di fattezza umana, si trasformano in veri e propri cadaveri viventi e tantissime altre aberrazioni di questo genere.
L’edizione purtroppo non è per nulla all’altezza, né delle eventuali aspettative, né dell’opera in se; le sovra-copertine sono molto carine esteticamente, ma per quanto mi riguarda i pregi finisco qua, avendo pagine molto sottili, che faranno trasparire gran parte delle tavole sul retro, creando a volte un pessimo effetto alone, frutto anche della grande e continua ambivalenza tra pagine quasi totalmente bianche e con linee finissime e immediatamente dopo, facciate molto scure e quasi totalmente disegnate, ma che nonostante ciò, non dovrebbero essere così evidenti, durante la lettura, da rendere spesso lampante tale trasparenza.
Oltre all’effetto alone, c’è anche il fattore perdita d’inchiostro, che sarà un problema per la medesima cosa, spiegata poco sopra, dove pagine più ricche di disegni, potrebbero lasciare delle macchie sulle pagine più scevre, trasportate dall’eccedenza d’inchiostro delle prime, fattori che renderanno un po’ frustrante la fruizione della serie.
In conclusione: “Fire Punch” è una serie che ha tanto da dare, dai messaggi, alle tematiche e specialmente dai significati insiti nei meandri dei dialoghi e delle tavole utilizzate, che riusciranno a ben coadiuvare tale ricchezza, facendo ben sperare il lettore di trovarsi un tesoro raro fra le mani, ma che purtroppo a lungo andare andrà a infastidire tale promiscuità di tematiche, fino a quando l’opera si lascerà andare e man mano si abbandonerà fino alla sua estinzione, portandosi dietro ogni traccia di tale ampia profusione di significati, lasciando il lettore tramortito, come vittima di un’esplosione, cioè folgorati da così tanta energia, che purtroppo gioco forza, non permetterà al fruitore di trattenere una così massiva energia, densa di significati, facendo rimanere, alla fine di tutto, una poco piacevole, sensazione di vuoto.
La storia è brevemente riassumibile con un’ambientazione distopica, al limite dell’apocalittico, in cui il genere umano dovrà fare di tutto, per poter sopravvivere alla fame, al freddo e alla follia, semi citando la definizione della condizione umana, che più di qualche personaggio ha utilizzato, all’interno della storia stessa.
L’autore riuscirà nell’arduo compito di mettere su carta violenza, aberrazioni, follia e tante altre mostruose e raccapriccianti pratiche, facendole accompagnare da momenti più frizzanti e pop, che renderanno il tutto molto magnetico e intrigante. L’opera sarà molto ricca di tematiche, senza disdegnare anche una buona parte d’azione, ma a lungo andare, risulterà sempre più ridondante la parte riguardante le tematiche e meno incisiva quella d’azione. Su tale punto ci si potrebbe discutere, ma credo che sia una mera questione di gusti, se l’opera in tal modo ne abbia giovato o ne sia andata a perdere. Io personalmente ho apprezzato maggiormente quest’ultima parte, perché se combattimenti frenetici e grotteschi hanno un loro intrinseco fascino, la parte più riflessiva e psicologica ha potuto dipanarsi maggiormente, una volta accantonati i primi, relegandoli a una messa in scena più fine a se stessa, denotando anche una certa ripetitiva nella loro attuazione, prediligendo maggiormente tutto il lato più astratto e in parte alienante, frutto degli eventi.
La vera perla, di questa serie, credo che sia la sua messa in atto, che riuscirà a ricreare registicamente, più di qualche riflessione nel lettore. Nel dettaglio, l’autore -utilizzando sapientemente dialoghi e rappresentazione scenica di talune tavole- riuscirà a far arrivare concetti e pensieri propri dell’artista, quindi ponendo il lettore di fronte a un godimento dell’opera su più livelli, in cui spesso ci si chiederà: ”ma sto leggendo i pensieri di tal personaggio o di Fujimoto stesso?”.
Tale risultato sarà raggiunto dalla serie grazie a molte componenti, tra cui principalmente il realismo e la follia di gran parte dei personaggi, in cui talvolta si capirà quando sarà il personaggio stesso, che sta compiendo tali azioni per attuare la storia, seguendo la propria caratterizzazione, mentre altre volte si avrà un confronto diretto con l’autore, in merito alle sue scelte narrative e a cosa volesse raggiungere, specificando i motivi, per cui sta scegliendo tale messa in atto, e tale sviluppo, piuttosto che andare per un’altra strada, rendendo partecipe il lettore sulle riflessioni che ogni autore compie in generale, durante la programmazione e la stesura di una storia.
Con questo espediente l’autore, arriverà a far raggiungere una maggiore immedesimazione da parte del fruitore dell’opera, non tanto nella storia o per le vicissitudini dei suoi personaggi, ma per le sue stesse scelte registiche.
Tale dualismo, rappresentato attraverso la apparente follia di alcuni dei suoi personaggi, sarà ben ammantato e sfruttato a più riprese, per riuscire a far raggiungere una maturazione al lettore, in merito a quello che l’autore si è prefissato come scopo ultimo della sua opera.
Purtroppo “ogni rosa ha le sue spinte”, utilizzando tale aforismo intendo che tale sottospecie di “metanarrazione” ha i suoi limiti e mostrerà il fianco proprio a discapito della storia in sé, rendendo alcuni personaggi inverosimili e schizofrenici, delle volte saranno giustificati in parte, visto l’ambientazione in cui sono immersi, ma altre volte il filo della sospensione dell’incredulità verrà a rompersi e non riusciranno più a essere veritieri, rispetto alla loro intera storia, cosa alquanto straniante visto la generale follia, che pervade gran parte della narrazione in se e che renderà incomprensibile come molti atti di pazzia, non riescano più a essere giustificabili, nonostante tutto.
I personaggi saranno molto interessanti, purtroppo non tutti riusciranno a essere “sfruttati” a dovere, non potendo brillare come pochi altri, che invece offuscheranno il resto del cast per la loro centralità e importanza per il grande progetto di fondo che è “Fire Punch”, quindi prevalentemente ho provato un altalenante sentimento di rammarico, per quello che avrebbero potuto essere, e per ciò che avrebbero potuto dare, alla storia in sé.
Forse sbaglierò a non analizzare i due grandi protagonisti della storia, cioè Agni e Togata, però non credo che si potrebbe dir nulla di più, di quanto abbia già detto in precedenza, rispetto al dualismo sulla follia e realismo.
Graficamente, purtroppo tale serie mostra spesso il fianco, fino a lasciarsi molto andare sul finale, con molte tavole che sono eufemisticamente definibili come bozze, talmente saranno tratteggiate e stilizzate, i combattimenti saranno a volte confusi, mentre altre volte la narrazione sarà mal rappresentata, non facendo ben capire come si sia arrivati a tali momenti, più che per limiti del lettore, ma piuttosto per mancanza di fraseggio tra una scena e l’altra, che non dovrebbero essere lasciate all’immaginazione del lettore, non potendo minimamente prevedere come o cosa succeda, specialmente in un’opera del genere, così onirica e ambivalente tra fatti concretamente reali o rappresentazioni più metafisiche e immaginifiche proprie dei personaggi stessi, che creeranno più di qualche spaesamento.
Oltre a ciò, credo che il tratto dell’autore ben si sposi con la sua messa in atto, riuscendo a coadiuvare e a goderne in potenza, l’uno dei punti forti dell’altro, creando un effetto melina, riuscendo a sfruttare sapientemente il suo tratto pesante e graffiante, nel raffigurare uomini ridotti a semplici spettri di loro stessi, o nel trasfigurare volti che per quanto rimangano di fattezza umana, si trasformano in veri e propri cadaveri viventi e tantissime altre aberrazioni di questo genere.
L’edizione purtroppo non è per nulla all’altezza, né delle eventuali aspettative, né dell’opera in se; le sovra-copertine sono molto carine esteticamente, ma per quanto mi riguarda i pregi finisco qua, avendo pagine molto sottili, che faranno trasparire gran parte delle tavole sul retro, creando a volte un pessimo effetto alone, frutto anche della grande e continua ambivalenza tra pagine quasi totalmente bianche e con linee finissime e immediatamente dopo, facciate molto scure e quasi totalmente disegnate, ma che nonostante ciò, non dovrebbero essere così evidenti, durante la lettura, da rendere spesso lampante tale trasparenza.
Oltre all’effetto alone, c’è anche il fattore perdita d’inchiostro, che sarà un problema per la medesima cosa, spiegata poco sopra, dove pagine più ricche di disegni, potrebbero lasciare delle macchie sulle pagine più scevre, trasportate dall’eccedenza d’inchiostro delle prime, fattori che renderanno un po’ frustrante la fruizione della serie.
In conclusione: “Fire Punch” è una serie che ha tanto da dare, dai messaggi, alle tematiche e specialmente dai significati insiti nei meandri dei dialoghi e delle tavole utilizzate, che riusciranno a ben coadiuvare tale ricchezza, facendo ben sperare il lettore di trovarsi un tesoro raro fra le mani, ma che purtroppo a lungo andare andrà a infastidire tale promiscuità di tematiche, fino a quando l’opera si lascerà andare e man mano si abbandonerà fino alla sua estinzione, portandosi dietro ogni traccia di tale ampia profusione di significati, lasciando il lettore tramortito, come vittima di un’esplosione, cioè folgorati da così tanta energia, che purtroppo gioco forza, non permetterà al fruitore di trattenere una così massiva energia, densa di significati, facendo rimanere, alla fine di tutto, una poco piacevole, sensazione di vuoto.
"Fire Punch", disegnato e scritto da Tatsuki Fujimoto, si presenta sicuramente come un’opera interessante, la quale ci dà diversi spunti di riflessione e discussione che risultano essere molto validi, specialmente nel periodo storico in cui viviamo.
La storia è ambientata in un futuro distopico, dove la “Strega di ghiaccio” ha trasformato tutto il mondo in un posto ricoperto da neve e ghiaccio. In questo mondo sono presenti i “benedetti”, ovvero esseri umani che posseggono un potere speciale. Una trama al quanto semplice, no? Beh, sostanzialmente sì, sembra un qualcosa di già sentito, tranne per il fatto che sono i dettagli a fare la differenza. Parliamo innanzitutto dell’ambientazione. Il mondo innevato, dal punto di vista estetico, risulta essere molto scadente. Gli sfondi in questo manga, infatti, sono quasi inesistenti. Tuttavia, è a livello narrativo che troviamo il massimo delle sue potenzialità, poiché si mette in risalto la naturalezza con cui i personaggi compiono azioni inquietanti e macabre. Per via del freddo ad esempio, i personaggi non si fanno nessuno scrupolo a mangiare parti del corpo per sopravvivere alla fame o a utilizzare i benedetti come risorse energetiche. La crudezza dell’opera intacca quelle che sono le scene di combattimento: parti del corpo usate come armi o avversari di cui rimane solo la testa. Lo stile di disegno è in perfetto stile Fujimoto, con volti disegnati con finezza che si contrappongono alle spruzzate di inchiostro necessarie a disegnare scene splatter e che trovano maggiore risalto grazie proprio alle ambientazioni spoglie già nominate. È interessante notare la presenza di un certo dualismo dove gli avvenimenti possono essere presi, spezzati, e visti dal punto di vista di più personaggi, anche in maniera diametralmente opposta. Il vero punto di forza dell’opera è però nell'utilizzo delle tavole. Senza nessun dialogo, i disegni mostrano il susseguirsi dei fatti frame by frame, proprio come in una sequenza cinematografica. L’autore, infatti, ci spiega l’importanza della dissimulazione (un comportamento diretto a celare il proprio pensiero o le proprie intenzioni) e della recitazione utilizzata per nascondere una verità che il mondo e la comunità non potrebbero mai comprendere.
La vita non è altro che un film, dove tutti recitano e ricoprono il ruolo di un personaggio. L’idea che una persona si fa su di te può essere considerato l’argomento principale di "Fire Punch". Con il giusto aspetto e nelle giuste circostanze, le persone ti etichettano e hanno un’idea di quello che sei, possono elevarti a dio oppure considerarti un diavolo, creando miti o desideri irrealizzabili. È proprio grazie all’apparenza che trasudano lati psicologici del protagonista davvero bizzarri, tanto da farlo autoconvincere di determinati fatti poiché è quello che lui vede fisicamente. "Fire Punch" è un fumetto che vi consiglio? Dipende da voi! Se vi siete stancati di leggere opere dello stesso tipo e volete una bella ventata d’aria fresca nel vostro bagaglio culturale fumettistico, sicuramente questo manga fa al caso vostro. Infatti, per quanto la trama possa sembrare banale e per quanto il manga sembri voler ostentare forzatamente le sue tematiche particolari togliendo quindi la sensazione effimera di ricerca artistica di un’opera, rimane un manga interessante che può stupirvi.
La storia è ambientata in un futuro distopico, dove la “Strega di ghiaccio” ha trasformato tutto il mondo in un posto ricoperto da neve e ghiaccio. In questo mondo sono presenti i “benedetti”, ovvero esseri umani che posseggono un potere speciale. Una trama al quanto semplice, no? Beh, sostanzialmente sì, sembra un qualcosa di già sentito, tranne per il fatto che sono i dettagli a fare la differenza. Parliamo innanzitutto dell’ambientazione. Il mondo innevato, dal punto di vista estetico, risulta essere molto scadente. Gli sfondi in questo manga, infatti, sono quasi inesistenti. Tuttavia, è a livello narrativo che troviamo il massimo delle sue potenzialità, poiché si mette in risalto la naturalezza con cui i personaggi compiono azioni inquietanti e macabre. Per via del freddo ad esempio, i personaggi non si fanno nessuno scrupolo a mangiare parti del corpo per sopravvivere alla fame o a utilizzare i benedetti come risorse energetiche. La crudezza dell’opera intacca quelle che sono le scene di combattimento: parti del corpo usate come armi o avversari di cui rimane solo la testa. Lo stile di disegno è in perfetto stile Fujimoto, con volti disegnati con finezza che si contrappongono alle spruzzate di inchiostro necessarie a disegnare scene splatter e che trovano maggiore risalto grazie proprio alle ambientazioni spoglie già nominate. È interessante notare la presenza di un certo dualismo dove gli avvenimenti possono essere presi, spezzati, e visti dal punto di vista di più personaggi, anche in maniera diametralmente opposta. Il vero punto di forza dell’opera è però nell'utilizzo delle tavole. Senza nessun dialogo, i disegni mostrano il susseguirsi dei fatti frame by frame, proprio come in una sequenza cinematografica. L’autore, infatti, ci spiega l’importanza della dissimulazione (un comportamento diretto a celare il proprio pensiero o le proprie intenzioni) e della recitazione utilizzata per nascondere una verità che il mondo e la comunità non potrebbero mai comprendere.
La vita non è altro che un film, dove tutti recitano e ricoprono il ruolo di un personaggio. L’idea che una persona si fa su di te può essere considerato l’argomento principale di "Fire Punch". Con il giusto aspetto e nelle giuste circostanze, le persone ti etichettano e hanno un’idea di quello che sei, possono elevarti a dio oppure considerarti un diavolo, creando miti o desideri irrealizzabili. È proprio grazie all’apparenza che trasudano lati psicologici del protagonista davvero bizzarri, tanto da farlo autoconvincere di determinati fatti poiché è quello che lui vede fisicamente. "Fire Punch" è un fumetto che vi consiglio? Dipende da voi! Se vi siete stancati di leggere opere dello stesso tipo e volete una bella ventata d’aria fresca nel vostro bagaglio culturale fumettistico, sicuramente questo manga fa al caso vostro. Infatti, per quanto la trama possa sembrare banale e per quanto il manga sembri voler ostentare forzatamente le sue tematiche particolari togliendo quindi la sensazione effimera di ricerca artistica di un’opera, rimane un manga interessante che può stupirvi.
Tatsuki Fujimoto è senz'altro il nome che ricalca al meglio lo stile “bizzarro”, tra le nuove leve di casa Shueisha, e grazie a “Fire Punch” ha potuto spiegare a tutti di cosa è capace e quali sono i suoi limiti.
Il suo primo fumetto in otto volumi, editi qui da noi grazie a Star Comics, è ambientato in un non ben precisato futuro nel quale il pianeta terra è diventato inospitale per gli esseri umani: l'intera superficie non fa che raffreddarsi sempre più, la flora e la fauna stanno scomparendo ed i pochi uomini ancora in vita faticano a mantenere la ragione e spesso finiscono per far nascere situazioni grottesche, ingiuste, viscide, maschiliste, nauseanti, tutte vissute insieme ad Agni, un ragazzo che possiede una benedizione, ovvero una sorta di super potere, che gli consente una rigenerazione quasi istantanea. Le benedizioni non sono cosa rara, ma purtroppo sono fonte di lotte al potere, sadismo ai limiti, ulteriore sofferenza e situazioni malate/cattive che costringeranno faide interne tra un popolo già di per sé ridotto all'osso.
La trama è un orpello che incornicia ed evidenzia il tema dell'importanza di avere un qualcuno che ricopra il ruolo da protagonista, così che in momenti di totale desolazione i comuni mortali possano avere qualcosa o qualcuno su cui aggrapparsi: che sia una religione, che sia una persona qualunque che gli ha salvato la vita, che sia un comunissimo film di cui il DVD ti è rimasto per caso in cantina e rispolveri dopo anni, riscoprendone una trama su cui sogni. In fondo anche la società nostra, quella che viviamo oggi, non sembra riuscire a fare un passo avanti senza una preghiera o un sogno rivolto verso qualcosa di irraggiungibile. “Fire Punch” ci mostra vari esempi di questa “dipendenza” creata e consumata per le povere anime indifese di questi personaggi che sfortunatamente, non sono tutti riusciti a convincere e soprattutto trascinare le vicende fino alla fine.
In ogni racconto c'è sempre un cast fatto di individui più o meno simpatici, meglio scritti o semplicemente con cui è più facile simpatizzare ed è normale che tutti non possano spiccare allo stesso modo. Il punto è che in questo fumetto c'è sempre stata un'ancora di salvataggio molto carismatica e vistosa, pronta a sobbarcarsi il peso della mediocrità o ripetitività altrui, regista delle follie di ognuno, direttore d'orchestra delle sciagure che nauseano sì, ma anche un po' sorridere, mischiando sempre le carte in tavola e facendo sì che la narrazione rimanesse sempre su un sottile filo tra la tragedia ed il folle. Filo che ad un certo punto, circa a metà, serie si rompe e lascia il lettore con un titolo che ormai non sembra più nemmeno “Fire Punch” ma più un sequel, nel quale si decide di prolungare le vicende con un registro diverso, molto più pesante, nel quale si toccano tematiche delicate senza spiegarle bene, con frasi spesso non brillanti e poco chiare, prive di mordente, colpi di scena che non esaltano più e la sola curiosità di scoprire come terminerà.
La sensazione è che lo stesso autore ad un certo punto abbia capito che i suoi lettori fossero stati irradiati dalla luce di un solo ed unico soggetto, decidendo dunque di metterlo da parte e tentare di porre i riflettori su tutto ciò che aveva costruito insieme ad esso, ma fallendo miseramente poiché orfano della sua valvola di sfogo per i momenti bizzarri (quelli meglio riusciti) atti ad aiutare una trama che è infatti divenuta un dramma costruito male, con una romance insensata (oltre che malata) ed un cast tutto dipendente dal protagonista che purtroppo, per ovvie ragioni, non può di certo far leva sul carisma e spesso stenta a portare avanti un ritmo che rallenta ed affanna.
Si potrà forse dire che questo titolo è troppo introspettivo e folle perché la massa possa capirlo, ma basta leggere il nuovo fumetto di Fujimoto, “Chainsaw Man” e sarà subito chiaro come lui stesso abbia compreso quali sono i suoi punti forti, puntando tutto ciò che ha su di essi.
Dal punto di vista tecnico abbiamo uno stile di disegno sobrio, con personaggi realistici anche nel loro mostrarci svariate “benedizioni”, con corpi proporzionati e volti delicati, colori che ballano tra il bianco ed il nero dell'inchiostro con qualche sprizzo di rosso fiammante e gelido azzurro, niente esuberi classici dei manga, tutto molto concreto anche nelle scene splatter che abbondano, ma se riuscirete ad andare oltre i primi volumi tutto filerà in discesa. Non c'è una grande maestria nel narrare i momenti più movimentati e spesso l'autore prende la decisione di omettere delle tavole complesse spiegandoci solo dopo cosa è accaduto: mossa furba per evitare disegni insufficienti su scene troppo concitate, adoperando anche la tecnica di ripetere più e più volte la stessa vignetta come una vecchia pellicola dai fotogrammi in bianco e nero, proiettata in un vecchio cinema dalla sala deserta dove vedrai passarti sotto gli occhi scene lente, ripetute ed in alcuni casi, quanto ti avrà abituato a osservare due pagine della stessa identica posa, magari sorprenderti all'improvviso e farti risvegliare con un colpo di scena.
Riassumendo, “Fire Punch” non è un titolo per tutti. Prima di tutto sconsiglio la lettura ai lettori troppo sensibili sia alla violenza che alle tematiche più delicate (amori proibiti, cannibalismo, omosessualità, disforia di genere, stupro e tante altre), in secondo luogo non lo farei leggere a chi ha troppe aspettative, poiché probabilmente questa storia è servita come prova per capire i limiti narrativi di un mangaka agli inizi.
Se vi piacciono le storie folli, i protagonisti sventurati, le citazioni nerd al mondo del cinema e soprattutto una grande dose di violenza spesso ingiustificata, questo titolo potrà senz'altro sfamare il vostro appetito per un po', ma purtroppo vi lascerà sul finale con un certo amaro in bocca e la sensazione di aver vissuto due storie diverse, due narrati che non si incastrano, come se fossero due pezzi di due puzzle differenti, seppur simili.
Il suo primo fumetto in otto volumi, editi qui da noi grazie a Star Comics, è ambientato in un non ben precisato futuro nel quale il pianeta terra è diventato inospitale per gli esseri umani: l'intera superficie non fa che raffreddarsi sempre più, la flora e la fauna stanno scomparendo ed i pochi uomini ancora in vita faticano a mantenere la ragione e spesso finiscono per far nascere situazioni grottesche, ingiuste, viscide, maschiliste, nauseanti, tutte vissute insieme ad Agni, un ragazzo che possiede una benedizione, ovvero una sorta di super potere, che gli consente una rigenerazione quasi istantanea. Le benedizioni non sono cosa rara, ma purtroppo sono fonte di lotte al potere, sadismo ai limiti, ulteriore sofferenza e situazioni malate/cattive che costringeranno faide interne tra un popolo già di per sé ridotto all'osso.
La trama è un orpello che incornicia ed evidenzia il tema dell'importanza di avere un qualcuno che ricopra il ruolo da protagonista, così che in momenti di totale desolazione i comuni mortali possano avere qualcosa o qualcuno su cui aggrapparsi: che sia una religione, che sia una persona qualunque che gli ha salvato la vita, che sia un comunissimo film di cui il DVD ti è rimasto per caso in cantina e rispolveri dopo anni, riscoprendone una trama su cui sogni. In fondo anche la società nostra, quella che viviamo oggi, non sembra riuscire a fare un passo avanti senza una preghiera o un sogno rivolto verso qualcosa di irraggiungibile. “Fire Punch” ci mostra vari esempi di questa “dipendenza” creata e consumata per le povere anime indifese di questi personaggi che sfortunatamente, non sono tutti riusciti a convincere e soprattutto trascinare le vicende fino alla fine.
In ogni racconto c'è sempre un cast fatto di individui più o meno simpatici, meglio scritti o semplicemente con cui è più facile simpatizzare ed è normale che tutti non possano spiccare allo stesso modo. Il punto è che in questo fumetto c'è sempre stata un'ancora di salvataggio molto carismatica e vistosa, pronta a sobbarcarsi il peso della mediocrità o ripetitività altrui, regista delle follie di ognuno, direttore d'orchestra delle sciagure che nauseano sì, ma anche un po' sorridere, mischiando sempre le carte in tavola e facendo sì che la narrazione rimanesse sempre su un sottile filo tra la tragedia ed il folle. Filo che ad un certo punto, circa a metà, serie si rompe e lascia il lettore con un titolo che ormai non sembra più nemmeno “Fire Punch” ma più un sequel, nel quale si decide di prolungare le vicende con un registro diverso, molto più pesante, nel quale si toccano tematiche delicate senza spiegarle bene, con frasi spesso non brillanti e poco chiare, prive di mordente, colpi di scena che non esaltano più e la sola curiosità di scoprire come terminerà.
La sensazione è che lo stesso autore ad un certo punto abbia capito che i suoi lettori fossero stati irradiati dalla luce di un solo ed unico soggetto, decidendo dunque di metterlo da parte e tentare di porre i riflettori su tutto ciò che aveva costruito insieme ad esso, ma fallendo miseramente poiché orfano della sua valvola di sfogo per i momenti bizzarri (quelli meglio riusciti) atti ad aiutare una trama che è infatti divenuta un dramma costruito male, con una romance insensata (oltre che malata) ed un cast tutto dipendente dal protagonista che purtroppo, per ovvie ragioni, non può di certo far leva sul carisma e spesso stenta a portare avanti un ritmo che rallenta ed affanna.
Si potrà forse dire che questo titolo è troppo introspettivo e folle perché la massa possa capirlo, ma basta leggere il nuovo fumetto di Fujimoto, “Chainsaw Man” e sarà subito chiaro come lui stesso abbia compreso quali sono i suoi punti forti, puntando tutto ciò che ha su di essi.
Dal punto di vista tecnico abbiamo uno stile di disegno sobrio, con personaggi realistici anche nel loro mostrarci svariate “benedizioni”, con corpi proporzionati e volti delicati, colori che ballano tra il bianco ed il nero dell'inchiostro con qualche sprizzo di rosso fiammante e gelido azzurro, niente esuberi classici dei manga, tutto molto concreto anche nelle scene splatter che abbondano, ma se riuscirete ad andare oltre i primi volumi tutto filerà in discesa. Non c'è una grande maestria nel narrare i momenti più movimentati e spesso l'autore prende la decisione di omettere delle tavole complesse spiegandoci solo dopo cosa è accaduto: mossa furba per evitare disegni insufficienti su scene troppo concitate, adoperando anche la tecnica di ripetere più e più volte la stessa vignetta come una vecchia pellicola dai fotogrammi in bianco e nero, proiettata in un vecchio cinema dalla sala deserta dove vedrai passarti sotto gli occhi scene lente, ripetute ed in alcuni casi, quanto ti avrà abituato a osservare due pagine della stessa identica posa, magari sorprenderti all'improvviso e farti risvegliare con un colpo di scena.
Riassumendo, “Fire Punch” non è un titolo per tutti. Prima di tutto sconsiglio la lettura ai lettori troppo sensibili sia alla violenza che alle tematiche più delicate (amori proibiti, cannibalismo, omosessualità, disforia di genere, stupro e tante altre), in secondo luogo non lo farei leggere a chi ha troppe aspettative, poiché probabilmente questa storia è servita come prova per capire i limiti narrativi di un mangaka agli inizi.
Se vi piacciono le storie folli, i protagonisti sventurati, le citazioni nerd al mondo del cinema e soprattutto una grande dose di violenza spesso ingiustificata, questo titolo potrà senz'altro sfamare il vostro appetito per un po', ma purtroppo vi lascerà sul finale con un certo amaro in bocca e la sensazione di aver vissuto due storie diverse, due narrati che non si incastrano, come se fossero due pezzi di due puzzle differenti, seppur simili.
C'è una sensazione che odio con tutto me stesso da lettore di manga: quella che si prova quando si scorge un difetto in un'opera (compresa la vera strada che l'opera abbia scelto di imboccare) e quando questo difetto mi venga costantemente confermato, logorandomi nella coscienza che proseguire la lettura sarà noioso e fastidioso.
Decisamente troppe ambizioni, troppa filosofia e troppa ostentata intellettualità mi hanno fatto capire come "Fire Punch" sia un fumetto subdolo, che ti convince di appartenere ad un genere e di essere in procinto di mostrarti una bella avventura, ma che poi, disilludendoti, se ne esce con sviluppi ed esiti assolutamente indegni della propria ambizione.
Ambientato in un futuro in cui sembra essersi verificata un'altra era glaciale, il mondo è in una condizione post-apocalittica, caratterizzato da freddo, fame e tristezza, i cui esseri umani rimasti sono diventati i tipici individui spregevoli e privi di dignità. Tra questi esseri umani, però, vi sono i "benedetti", ovvero persone con poteri sovrannaturali, e il protagonista è uno di questi: il suo nome è Agni. Questo Agni possiede una prodigiosa benedizione rigenerativa, che lo cura molto rapidamente, permettendogli di sopravvivere alle inestinguibili fiamme di un altro, malvagio, benedetto: Doma, il quale stermina tutto il villaggio di Agni, sua sorella compresa. Trattandosi di fiamme inestinguibili, tuttavia, pur sopravvivendovi, Agni non se ne libera, diventando una sorta di torcia umana ambulante in cerca di vendetta.
La trama di per sé promette bene, ma anche la storia, a dire il vero, inizia splendidamente: nonostante il manga presenti elementi molto forti (talvolta anche disgustosi), i quali io ho accettato solo in virtù del triste e distopico scenario, gli eventi narrati per circa metà opera sono davvero belli.
Dove sta il problema? Il problema è che questo manga non ha senso. Inizia con una trama incentrata su combattimenti e super poteri e prende una piega filosofica a causa della quale non si capisce - e soprattutto non si apprezza - assolutamente niente. Dialoghi incomprensibili, personaggi che sono dei pazzi furiosi, allucinazioni, domande fondamentali che ricevono risposte ai limiti della stupidità al solo fine di "stupire" il lettore; il tutto accompagnato da questa atmosfera intellettuale e profonda completamente insensata e ridicola. Pian piano, leggendo, si realizza come questo manga inizi a prendere la strada della "tragedia": un protagonista a cui è stato tolto tutto, uno scenario mondiale a dir poco distopico, la presenza di spregevoli esseri umani, una serie di complicazioni... Ma anche volendo narrare una sorta di tragedia, non vi è l'impossibilità di renderla piacevole, se si prova quantomeno a trasmettere qualcosa di concreto, anziché una totale aria fritta pseudo-filosofica ed assolutamente inconcludente. Voler lasciare libere interpretazioni va bene, ma io non devo essere obbligato ad improvvisarmi Freud per poter provare ad apprezzare intere sequenze di un manga (che peraltro è iniziato con premesse di un genere ben differente). Come se Akira Toriyama di Dragon Ball portasse Goku - dopo aver sconfitto Freezer - a farsi complessi mentali sul fatto che magari Freezer non fosse cattivo, ma fosse pazzo e dovesse essere curato invece che ucciso.
Insomma, bisogna essere coerenti. Se proprio si vuole essere ambiziosi e spingere, che lo si faccia, ma che non si finisca per narrare qualcosa di totalmente incomprensibile e ben lontano da ciò che questo fosse in origine. Come se poi per trasmettere qualcosa di profondo si fosse obbligati a ricorrere alle assurdità. Io, francamente, ritengo proprio di no.
Decisamente troppe ambizioni, troppa filosofia e troppa ostentata intellettualità mi hanno fatto capire come "Fire Punch" sia un fumetto subdolo, che ti convince di appartenere ad un genere e di essere in procinto di mostrarti una bella avventura, ma che poi, disilludendoti, se ne esce con sviluppi ed esiti assolutamente indegni della propria ambizione.
Ambientato in un futuro in cui sembra essersi verificata un'altra era glaciale, il mondo è in una condizione post-apocalittica, caratterizzato da freddo, fame e tristezza, i cui esseri umani rimasti sono diventati i tipici individui spregevoli e privi di dignità. Tra questi esseri umani, però, vi sono i "benedetti", ovvero persone con poteri sovrannaturali, e il protagonista è uno di questi: il suo nome è Agni. Questo Agni possiede una prodigiosa benedizione rigenerativa, che lo cura molto rapidamente, permettendogli di sopravvivere alle inestinguibili fiamme di un altro, malvagio, benedetto: Doma, il quale stermina tutto il villaggio di Agni, sua sorella compresa. Trattandosi di fiamme inestinguibili, tuttavia, pur sopravvivendovi, Agni non se ne libera, diventando una sorta di torcia umana ambulante in cerca di vendetta.
La trama di per sé promette bene, ma anche la storia, a dire il vero, inizia splendidamente: nonostante il manga presenti elementi molto forti (talvolta anche disgustosi), i quali io ho accettato solo in virtù del triste e distopico scenario, gli eventi narrati per circa metà opera sono davvero belli.
Dove sta il problema? Il problema è che questo manga non ha senso. Inizia con una trama incentrata su combattimenti e super poteri e prende una piega filosofica a causa della quale non si capisce - e soprattutto non si apprezza - assolutamente niente. Dialoghi incomprensibili, personaggi che sono dei pazzi furiosi, allucinazioni, domande fondamentali che ricevono risposte ai limiti della stupidità al solo fine di "stupire" il lettore; il tutto accompagnato da questa atmosfera intellettuale e profonda completamente insensata e ridicola. Pian piano, leggendo, si realizza come questo manga inizi a prendere la strada della "tragedia": un protagonista a cui è stato tolto tutto, uno scenario mondiale a dir poco distopico, la presenza di spregevoli esseri umani, una serie di complicazioni... Ma anche volendo narrare una sorta di tragedia, non vi è l'impossibilità di renderla piacevole, se si prova quantomeno a trasmettere qualcosa di concreto, anziché una totale aria fritta pseudo-filosofica ed assolutamente inconcludente. Voler lasciare libere interpretazioni va bene, ma io non devo essere obbligato ad improvvisarmi Freud per poter provare ad apprezzare intere sequenze di un manga (che peraltro è iniziato con premesse di un genere ben differente). Come se Akira Toriyama di Dragon Ball portasse Goku - dopo aver sconfitto Freezer - a farsi complessi mentali sul fatto che magari Freezer non fosse cattivo, ma fosse pazzo e dovesse essere curato invece che ucciso.
Insomma, bisogna essere coerenti. Se proprio si vuole essere ambiziosi e spingere, che lo si faccia, ma che non si finisca per narrare qualcosa di totalmente incomprensibile e ben lontano da ciò che questo fosse in origine. Come se poi per trasmettere qualcosa di profondo si fosse obbligati a ricorrere alle assurdità. Io, francamente, ritengo proprio di no.
«Fire Punch» opera prima di Tatsuki Fujimoto che ne cura anche il disegno (e in seguito si dedicherà a «Chainsaw Man») è un manga con ottime premesse di elementi fantasy e fantascientifici ben integrati, ma che si perde per poi concludersi in un eccessivo filosofico finale.
Ambientato in un futuro distopico, dove un freddo sempre più intenso minaccia la sopravvivenza del genere umano, due ragazzi cercano di vivere una vita il più normale possibile. Sono entrambi dotati di una particolare abilità, un velocissimo fattore rigenerante che rende il protagonista quasi immortale, in lui tale capacità è più sviluppata rispetto alla sorella. Forniscono continuamente di cibo il villaggio dove vivono, ma la loro condotta viene giudicata immorale e condannata, in questo frangente un corpo capace di rigenerarsi all'infinito verrà a contatto con un fuoco capace di non estinguersi mai.
In queste lande desolate vivono, talvolta considerati quali protettori divini, i "benedetti" personaggi che hanno ricevuto in dono un'abilità particolare e innaturale dalla nascita, una sorta di mutazione genetica per adeguarsi ad un ambiente stravolto, date le premesse la capacità più apprezzata è quella di emettere fuoco.
Si attende una sorta di messia, in tutto il manga si ha questa forte sensazione che si attenda un intervento divino per salvarsi piuttosto che cercare alternative valide e lavorare su di esse, una fede profonda permea gli abitanti delle varie poche città rimaste. Si cerca qualcuno che possa guidare e salvare il genere umano dall'inevitabile estinzione e si vede tale figura in Agni, il protagonista che vanta un fuoco, sì illimitato, ma incontrollabile verrà accolto con troppa enfasi e spesso con risultati disastrosi.
Il manga nasce da diversi presupposti che, per quanto interessanti, limitanti nell'esecuzione, possedere un fuoco che estingue ogni cosa, porterà solo distruzione, non si potrà mai costruire nulla da esso, chi possiede tali capacità passerà obbligatoriamente da personaggio positivo a minaccia, cosa che traspare solo in parte dalla lettura, peggio per quanto riguarda la rigenerazione.
Il concetto di immortalità è un concetto vago sia nella mente sia del lettore che dell'autore che si cimenta in quello che si dimostra un volo pindarico, non sappiamo immaginare un qualcosa che possa vivere più di migliaia di anni, descrivere eventi che potrebbero accadere fra milioni di anni (et similia) comporta una perdita completa di credibilità di empatia, si può provare solo distacco, perplessità su quanto si legge.
Fra i personaggi che incontra il protagonista i più interessanti sono: Togata, che riuscirà a strappare sorrisi al lettore, e Nenetto, probabilmente il personaggio più normale, con cui si può creare facilmente empatia; il disegno è acerbo a tratti quasi incompleto, caratteristico. Non mancheranno scene violente e di impatto, confuse e talvolta furbamente evitate le scene di lotta.
In definitiva sembra che gli argomenti per quanto buoni siano sfuggiti di mano all'autore soprattutto negli ultimi volumi, confusionari, rimane una storia molto originale, molto cruda, che ha intrappolato l'autore. Da consigliare a chi cerca spunti, a chi voglia ragionare su cosa poteva essere e che non è stato, in una storia che lascia, crudelmente, poche speranze.
Ambientato in un futuro distopico, dove un freddo sempre più intenso minaccia la sopravvivenza del genere umano, due ragazzi cercano di vivere una vita il più normale possibile. Sono entrambi dotati di una particolare abilità, un velocissimo fattore rigenerante che rende il protagonista quasi immortale, in lui tale capacità è più sviluppata rispetto alla sorella. Forniscono continuamente di cibo il villaggio dove vivono, ma la loro condotta viene giudicata immorale e condannata, in questo frangente un corpo capace di rigenerarsi all'infinito verrà a contatto con un fuoco capace di non estinguersi mai.
In queste lande desolate vivono, talvolta considerati quali protettori divini, i "benedetti" personaggi che hanno ricevuto in dono un'abilità particolare e innaturale dalla nascita, una sorta di mutazione genetica per adeguarsi ad un ambiente stravolto, date le premesse la capacità più apprezzata è quella di emettere fuoco.
Si attende una sorta di messia, in tutto il manga si ha questa forte sensazione che si attenda un intervento divino per salvarsi piuttosto che cercare alternative valide e lavorare su di esse, una fede profonda permea gli abitanti delle varie poche città rimaste. Si cerca qualcuno che possa guidare e salvare il genere umano dall'inevitabile estinzione e si vede tale figura in Agni, il protagonista che vanta un fuoco, sì illimitato, ma incontrollabile verrà accolto con troppa enfasi e spesso con risultati disastrosi.
Il manga nasce da diversi presupposti che, per quanto interessanti, limitanti nell'esecuzione, possedere un fuoco che estingue ogni cosa, porterà solo distruzione, non si potrà mai costruire nulla da esso, chi possiede tali capacità passerà obbligatoriamente da personaggio positivo a minaccia, cosa che traspare solo in parte dalla lettura, peggio per quanto riguarda la rigenerazione.
Il concetto di immortalità è un concetto vago sia nella mente sia del lettore che dell'autore che si cimenta in quello che si dimostra un volo pindarico, non sappiamo immaginare un qualcosa che possa vivere più di migliaia di anni, descrivere eventi che potrebbero accadere fra milioni di anni (et similia) comporta una perdita completa di credibilità di empatia, si può provare solo distacco, perplessità su quanto si legge.
Fra i personaggi che incontra il protagonista i più interessanti sono: Togata, che riuscirà a strappare sorrisi al lettore, e Nenetto, probabilmente il personaggio più normale, con cui si può creare facilmente empatia; il disegno è acerbo a tratti quasi incompleto, caratteristico. Non mancheranno scene violente e di impatto, confuse e talvolta furbamente evitate le scene di lotta.
In definitiva sembra che gli argomenti per quanto buoni siano sfuggiti di mano all'autore soprattutto negli ultimi volumi, confusionari, rimane una storia molto originale, molto cruda, che ha intrappolato l'autore. Da consigliare a chi cerca spunti, a chi voglia ragionare su cosa poteva essere e che non è stato, in una storia che lascia, crudelmente, poche speranze.
Uomini che diventano eroi per caso.
Miti che si creano.
Il valore dei desideri in un mondo desolato giunto al suo termine.
Il cinema come paradiso.
Tutto questo, e altro ancora, è "Fire Punch", manga decisamente particolare, a partire dallo stile di disegno non convenzionale.
Oltre a citare la presenza di alcune interessanti sequenze molto "cinematografiche", che ho personalmente adorato, non voglio dire di più, ad eccezione di questo: è un'opera parecchio originale in cui, durante la lettura, non si sa mai cosa può accadere che può rapire o essere aspramente criticata. Io personalmente sono stata rapita. Voto:9
Miti che si creano.
Il valore dei desideri in un mondo desolato giunto al suo termine.
Il cinema come paradiso.
Tutto questo, e altro ancora, è "Fire Punch", manga decisamente particolare, a partire dallo stile di disegno non convenzionale.
Oltre a citare la presenza di alcune interessanti sequenze molto "cinematografiche", che ho personalmente adorato, non voglio dire di più, ad eccezione di questo: è un'opera parecchio originale in cui, durante la lettura, non si sa mai cosa può accadere che può rapire o essere aspramente criticata. Io personalmente sono stata rapita. Voto:9
Spesso mi ritrovo nella situazione d'invidiare i protagonisti dei vari anime che guardo. Leggendo questo manga invece non ho desiderato nemmeno per un secondo di essere il protagonista, il quale è dilaniato dal dolore ogni giorno.
Le copertine di questo manga sono qualcosa d'indescrivibile, presentano uno stile “pastello” con colori molto morbidi (simili a quelle di Tokyo Ghoul). La scritta in grande nella parte superiore è azzeccata nel contesto della copertina e varia a ogni volume a seconda del colore predominante. Nel retro si vede un secondo disegno rappresentate il medesimo soggetto di quello frontale, mantiene inoltre il colore predominante. Questa filosofia cambia quando si rimuove la sovraccoperta; si passa difatti da colori accesi a un totale grigio. Per farvi capire rappresenta le scritte posizionate nello stesso ordine, viene però rimosso il disegno lasciando spazio a un grigio totale. Credo che la copertina rappresenti il “core” centrale di questo manga. La principale mi ha ricordato l’ottima caratterizzazione dei personaggi, la sottostante invece rappresenta secondo me il gelo del continuo inverno che imperversa in ogni ambientazione di questo manga. All’interno è presente una pagina che riporta la descrizione di alcuni personaggi e un riassunto della trama che si aggiornerà a ogni volume. Il sommario mi sembra monotono, forse è giusto così, avrei preferito però una qualche caratterizzazione a tema “inverno”.
I personaggi del manga, come già detto da altri, mi sono sembrati eccellentemente caratterizzati. Questo però vale solo per i principali, dal momento che in questi volumi si sono susseguiti svariati personaggi (che da li a poco non avrebbero fatto una bella fine). Il protagonista e sua sorella vivono in un'ormai fredda e desolata Terra, tutto è ricoperto di neve, tutto è freddo e nulla può distrarli dal penetrante freddo che lacera piano dall’interno. Questa situazione è percepibile in ogni ambientazione: se per esempio i protagonisti entrano in una macchina, quest’ultima avrà i vetri brinati. In questo mondo però vi sono persone che hanno un dono, questi umani vengono chiamati "benedetti".
Spendo poche parole per i disegni che si confermano essere di eccellente realizzazione, ottima la “crudezza” trasmessa da alcune tavole. Ma ecco le mie sensazioni nel leggere questo manga e soprattutto cosa penso dopo averlo letto. Per quanto mi riguarda, rappresenta l’idea di dualismo. Ogni situazione, personaggio, ambientazione è possibile spezzarla in due ed avere due metà simmetricamente opposte. A iniziare dal protagonista "maledetto" a essere perennemente in fiamme, questa caratteristica va quindi a opporsi al gelo delle ambientazioni, due caratteristiche collegate tra loro da un filo. In questo caso questo filo è la sofferenza. Se prima il freddo straziante era la principale fonte di dolore per il protagonista ora lo è questo tormento “infernale”. Sempre continuando per questa strada della “scissione simmetrica” si possono osservare i personaggi. Vi è un personaggio che vive da talmente tanti anni che non ha più motivo di vivere e questo renderà i suoi dialoghi immobili, “quasi congelati”. Si ritorna quindi al discorso del gelo e della staticità del paesaggio, che viene spezzato da spettacolari combattimenti (pochi ma buoni). Provate a chiudere gli occhi: pensate a una serie di lacci e perle. Avvicinandovi riuscite a scorgere che le perle sono a coppie, mentre i lacci sono tutti simili tra di loro. Ora prendete due perle e collegatele con un laccio, prendete un'altra coppia e legate le due tra di loro con un terzo laccio. Riuscirete alla fine ad avere una catena continua di perle che si susseguono a due a due divise dal laccio. Provate a scambiare il laccio con un altro, notate che non cambia minimante la situazione. Con questo voglio dire che questo dualismo è unito da un certo argomento. Prima ho parlato del dualismo tra il fuoco del protagonista e il gelo delle ambientazioni, applicando il ragionamento delle perle si potrebbe dire che il gelo e il fuoco siano perle, mentre la sofferenza sia il filo.
In conclusione spero che vi sia piaciuta questa analisi un po’ personale. Il manga tuttavia lo consiglio ad un tipo di lettore che come me cerca un prodotto sul quale ragionare anche dopo aver letto il volume. Lo sconsiglio a chi predilige una lettura più leggera.
Le copertine di questo manga sono qualcosa d'indescrivibile, presentano uno stile “pastello” con colori molto morbidi (simili a quelle di Tokyo Ghoul). La scritta in grande nella parte superiore è azzeccata nel contesto della copertina e varia a ogni volume a seconda del colore predominante. Nel retro si vede un secondo disegno rappresentate il medesimo soggetto di quello frontale, mantiene inoltre il colore predominante. Questa filosofia cambia quando si rimuove la sovraccoperta; si passa difatti da colori accesi a un totale grigio. Per farvi capire rappresenta le scritte posizionate nello stesso ordine, viene però rimosso il disegno lasciando spazio a un grigio totale. Credo che la copertina rappresenti il “core” centrale di questo manga. La principale mi ha ricordato l’ottima caratterizzazione dei personaggi, la sottostante invece rappresenta secondo me il gelo del continuo inverno che imperversa in ogni ambientazione di questo manga. All’interno è presente una pagina che riporta la descrizione di alcuni personaggi e un riassunto della trama che si aggiornerà a ogni volume. Il sommario mi sembra monotono, forse è giusto così, avrei preferito però una qualche caratterizzazione a tema “inverno”.
I personaggi del manga, come già detto da altri, mi sono sembrati eccellentemente caratterizzati. Questo però vale solo per i principali, dal momento che in questi volumi si sono susseguiti svariati personaggi (che da li a poco non avrebbero fatto una bella fine). Il protagonista e sua sorella vivono in un'ormai fredda e desolata Terra, tutto è ricoperto di neve, tutto è freddo e nulla può distrarli dal penetrante freddo che lacera piano dall’interno. Questa situazione è percepibile in ogni ambientazione: se per esempio i protagonisti entrano in una macchina, quest’ultima avrà i vetri brinati. In questo mondo però vi sono persone che hanno un dono, questi umani vengono chiamati "benedetti".
Spendo poche parole per i disegni che si confermano essere di eccellente realizzazione, ottima la “crudezza” trasmessa da alcune tavole. Ma ecco le mie sensazioni nel leggere questo manga e soprattutto cosa penso dopo averlo letto. Per quanto mi riguarda, rappresenta l’idea di dualismo. Ogni situazione, personaggio, ambientazione è possibile spezzarla in due ed avere due metà simmetricamente opposte. A iniziare dal protagonista "maledetto" a essere perennemente in fiamme, questa caratteristica va quindi a opporsi al gelo delle ambientazioni, due caratteristiche collegate tra loro da un filo. In questo caso questo filo è la sofferenza. Se prima il freddo straziante era la principale fonte di dolore per il protagonista ora lo è questo tormento “infernale”. Sempre continuando per questa strada della “scissione simmetrica” si possono osservare i personaggi. Vi è un personaggio che vive da talmente tanti anni che non ha più motivo di vivere e questo renderà i suoi dialoghi immobili, “quasi congelati”. Si ritorna quindi al discorso del gelo e della staticità del paesaggio, che viene spezzato da spettacolari combattimenti (pochi ma buoni). Provate a chiudere gli occhi: pensate a una serie di lacci e perle. Avvicinandovi riuscite a scorgere che le perle sono a coppie, mentre i lacci sono tutti simili tra di loro. Ora prendete due perle e collegatele con un laccio, prendete un'altra coppia e legate le due tra di loro con un terzo laccio. Riuscirete alla fine ad avere una catena continua di perle che si susseguono a due a due divise dal laccio. Provate a scambiare il laccio con un altro, notate che non cambia minimante la situazione. Con questo voglio dire che questo dualismo è unito da un certo argomento. Prima ho parlato del dualismo tra il fuoco del protagonista e il gelo delle ambientazioni, applicando il ragionamento delle perle si potrebbe dire che il gelo e il fuoco siano perle, mentre la sofferenza sia il filo.
In conclusione spero che vi sia piaciuta questa analisi un po’ personale. Il manga tuttavia lo consiglio ad un tipo di lettore che come me cerca un prodotto sul quale ragionare anche dopo aver letto il volume. Lo sconsiglio a chi predilige una lettura più leggera.
Molte cose mi hanno colpito di questo manga, già il disegno è piuttosto particolare, rimanda più alla bande dessinée che allo stile tipico giapponese. Lo stile si adatta bene al contesto della storia, che è un altro punto di forza: un’apocalisse di ghiaccio in cui il bianco sovrasta nettamente il nero, e il gelo è quasi percepibile. È proprio il contesto ad essere il vero protagonista, per una volta le reazioni e le relazioni dei personaggi sono coerentemente determinate dall’ambiente circostante (basta con i mondi fantasy in cui i protagonisti ragionano come dei normalissimi millennials). Cannibalismo, incesto, violenza sono contestuali all’ambiente. Gli istinti primordiali di sopravvivenza e di miglioramento delle proprie condizioni di vita sono i motori di ogni azione, ma l’aspetto più interessante è l’evolversi dei rapporti sociali. Una gran massa di persone spaventate ed inerti che desiderano di essere protette, che si affidano agli elementi, una società più asservita in maniera passiva e acritica, che fa da cornice alle azioni di una rosa di personaggi che si fanno travolgere dalle proprie stesse azioni.
L’ambientazione primordiale è perfetta per sviluppare l’aspetto che più mi colpito: la creazione dei Miti. In molti tentano di dare un’organizzazione a questa società devastata, e tutti lo fanno nel modo tipico che la specie umana ha utilizzato agli albori della sua civiltà: creando Miti, potenze superiori che diventano il movente per rispettare determinate regole di comportamento. Ma la cosa che ancora più mi ha colpito è che tutti sono travolti dalle proprie stesse invenzioni, o perché non riescono a gestirle, o perché vi credono essi stessi talmente tanto da perdervisi. Ed infine il personaggio principale, completamente fuori canone, un essere completamente succube degli eventi, che verrà trascinato in ogni tipo di situazione al di là della propria volontà, che diverrà esso stesso Mito a sua insaputa, con tanto di sdoppiamento e sgretolamento della propria personalità...
L’ambientazione primordiale è perfetta per sviluppare l’aspetto che più mi colpito: la creazione dei Miti. In molti tentano di dare un’organizzazione a questa società devastata, e tutti lo fanno nel modo tipico che la specie umana ha utilizzato agli albori della sua civiltà: creando Miti, potenze superiori che diventano il movente per rispettare determinate regole di comportamento. Ma la cosa che ancora più mi ha colpito è che tutti sono travolti dalle proprie stesse invenzioni, o perché non riescono a gestirle, o perché vi credono essi stessi talmente tanto da perdervisi. Ed infine il personaggio principale, completamente fuori canone, un essere completamente succube degli eventi, che verrà trascinato in ogni tipo di situazione al di là della propria volontà, che diverrà esso stesso Mito a sua insaputa, con tanto di sdoppiamento e sgretolamento della propria personalità...
La ricerca dell'originalità a tutti i costi si scontra spesso con la difficoltà di riuscire ad essere credibili ricorrendo a stilemi narrativi sin troppo abusati.
Nel tentativo di emergere dal mare magnum della "letteratura" nipponica, Fire Punch si avvale di un soggetto ricolmo di eccessi (zoofilia, incesto, amputazioni, cannibalismo) che, se da un lato risultano essere in qualche modo giustificati da un mondo sprofondato nel buio distopico di un pianeta arido e glaciale, dall'altro sono sintomo di incertezza e confusione nello svolgersi di una trama stracolma di buchi narrativi, una sceneggiatura approssimativa ed un comparto grafico che non aiuta il prodotto a differenziarsi da altri suoi simili.
Da leggere più per curiosità che per un valore intrinseco dell'opera.
Nel tentativo di emergere dal mare magnum della "letteratura" nipponica, Fire Punch si avvale di un soggetto ricolmo di eccessi (zoofilia, incesto, amputazioni, cannibalismo) che, se da un lato risultano essere in qualche modo giustificati da un mondo sprofondato nel buio distopico di un pianeta arido e glaciale, dall'altro sono sintomo di incertezza e confusione nello svolgersi di una trama stracolma di buchi narrativi, una sceneggiatura approssimativa ed un comparto grafico che non aiuta il prodotto a differenziarsi da altri suoi simili.
Da leggere più per curiosità che per un valore intrinseco dell'opera.
Stoppare o soltanto recensire una serie dopo aver letto un solo numero non è forse del tutto corretto, ma come ci sono manga che con un solo numero ci fanno innamorare, ce ne sono anche altri che con un solo numero riescono a deluderci. Le premesse e la sinossi incuriosiscono molto, abbastanza originali, e le prime pagine ti catapultano in un mondo che ti cattura. Alla prima scena macabra, ci si esalta, e si riconosce il fatto che questo sia un fumetto per adulti, non di certo leggero e interessante. Ma al susseguirsi di queste scene che ci vengono proposte con una prepotenza esagerata e ingiustificata, delude, e ci sono scene davvero di cattivo gusto a mio parere, perché superato un certo limite, quello della decenza, non si tratta più di argomenti adulti ma proprio di cattivo gusto. Alcuni argomenti possono toccare personalmente, e non tutti sono disposti a leggere qualcosa di così pesante. Inoltre con lo scorrere delle pagine la storia diventa anche un po' troppo intricata e complessa, tanta, forse troppa, carne al fuoco che lascia presagire un futuro molto cinematografico, degno delle migliori recenti serie TV. Per questo penso che piacerà a molti. E va riconosciuto il suo valore per essere in grado di cavalcare l'onda, e di dare al pubblico quello che il pubblico, a quanto pare, vuole ai giorni nostri. Non è per tutti però. Passiamo al disegno, all'inizio appena si sfoglia il manga si nota il tratto graffiante e per così dire "sporco", che se ben fatto è molto bello, ma anche qui col passare delle pagine l'ennesima delusione, il disegno comincia a diventare un po' troppo sporco tanto da sembrare tirato via, e solo poche tavole sono ricche di dettagli e precisione. Un manga tanto particolare, per me troppo, ma può piacere a chi cerca la novità. Credo che con l'andare avanti la serie diventi sempre migliore e di certo sarà apprezzabile, ma personalmente il primo numero in alcune parti mi ha così disturbato che non potrò modificare il voto di molto. Potrà guadagnare qualche punto ma niente di più. Do un 5 perché è a metà strada tra una sufficienza che potrebbe raggiungere con molti sforzi, per i miei gusti (e che più di sufficienza non sarà quasi certamente), e un declino pauroso che potrà benissimo scendere verso il 4 e ancora più in basso.