L'Abitatore del Buio
«L'Abitatore del Buio» è un manga, trasposizione di una delle celebri opere di H. P. Lovecraft dal titolo omonimo, a cui si aggiunge un'altra breve opera dello stesso autore "Dagon", disegnato da Gō Tanabe che curerà anche altri adattamenti.
Dagon, scritto nel 1917 vide la sua prima pubblicazione sulla rivista amatoriale The Vagrant nel novembre 1919, per vederla successivamente pubblicata solo nel 1923 su Weird Tales. L'Abitatore del Buio, scritto nel 1935 e pubblicato nel 1936 sempre su Weird Tales, che in pratica (collaborazioni escluse) fu la sua ultima opera. Da notare che si tratta della prima e dell'ultima opera che fanno parte del "ciclo di Cthulhu", termine postumo coniato da August Derleth. Interessante, infine, come si presenta Robert Blake, protagonista della storia principale, ai lettori, lui che abita nella stessa strada dell'autore in quegli anni, lui che è scrittore di racconti dell'orrore, anche se il nome trova ispirazione ad un amico di Lovecraft (Robert Bloch).
Non a caso le due opere, la prima più breve della seconda vedono molti elementi in comune, l'attesa di un qualcosa di ineluttabile, si cerca in modo diverso di sfuggire a quel qualcosa di incomprensibile e spaventoso perché tale, del resto i protagonisti sono solo uomini che non possono competere con sinistre entità.
Scetticismo, che sia quello dei protagonisti o dei tanti che leggono della loro storia attraverso i diari, questo è il perno per cui le storie nascono e diventano misteriose, non si crede, non si può credere ad una realtà che supera la fantasia e quando quella realtà sarà palese davanti ai loro e ai nostri occhi sarà lei a darci la caccia.
Interessante, mettendo a confronto due opere simili e lontane allo stesso tempo, la crescita dell'autore se nell'opera Dagon si fa uso di una divinità mesopotamica, di un credo quindi già esistente nella seconda opera non si utilizzano nomi esistenti ma inventati, visto che la bravura e la fantasia aberrante dell'autore nel descrivere figure bizzarre e spaventose non ha limiti di sorta. Molto diversi gli inizi dei due scritti, in quello principale si assisterà a un delitto a porte chiuse, ma non si tratterà dei soliti gialli, mentre sarà più avventuroso l'inizio dell'opera breve.
I disegni sono fedeli all'idea originale, i visi, la fisionomia dei corpi risultano reali, espressivi, ottimi gli sfondi, ben realizzate anche le entità che suscitano quel giusto terrore nel lettore, probabilmente la storia necessitava di un formato diverso, con questo i pensieri dei protagonisti si farà fatica a leggerli. La narrazione è scorrevole, il testo è sempre ricercato considerando l'autore.
Consigliato a chi piacciono le storie horror che puntano sulla psicologia e agli amanti di Lovecraft
Dagon, scritto nel 1917 vide la sua prima pubblicazione sulla rivista amatoriale The Vagrant nel novembre 1919, per vederla successivamente pubblicata solo nel 1923 su Weird Tales. L'Abitatore del Buio, scritto nel 1935 e pubblicato nel 1936 sempre su Weird Tales, che in pratica (collaborazioni escluse) fu la sua ultima opera. Da notare che si tratta della prima e dell'ultima opera che fanno parte del "ciclo di Cthulhu", termine postumo coniato da August Derleth. Interessante, infine, come si presenta Robert Blake, protagonista della storia principale, ai lettori, lui che abita nella stessa strada dell'autore in quegli anni, lui che è scrittore di racconti dell'orrore, anche se il nome trova ispirazione ad un amico di Lovecraft (Robert Bloch).
Non a caso le due opere, la prima più breve della seconda vedono molti elementi in comune, l'attesa di un qualcosa di ineluttabile, si cerca in modo diverso di sfuggire a quel qualcosa di incomprensibile e spaventoso perché tale, del resto i protagonisti sono solo uomini che non possono competere con sinistre entità.
Scetticismo, che sia quello dei protagonisti o dei tanti che leggono della loro storia attraverso i diari, questo è il perno per cui le storie nascono e diventano misteriose, non si crede, non si può credere ad una realtà che supera la fantasia e quando quella realtà sarà palese davanti ai loro e ai nostri occhi sarà lei a darci la caccia.
Interessante, mettendo a confronto due opere simili e lontane allo stesso tempo, la crescita dell'autore se nell'opera Dagon si fa uso di una divinità mesopotamica, di un credo quindi già esistente nella seconda opera non si utilizzano nomi esistenti ma inventati, visto che la bravura e la fantasia aberrante dell'autore nel descrivere figure bizzarre e spaventose non ha limiti di sorta. Molto diversi gli inizi dei due scritti, in quello principale si assisterà a un delitto a porte chiuse, ma non si tratterà dei soliti gialli, mentre sarà più avventuroso l'inizio dell'opera breve.
I disegni sono fedeli all'idea originale, i visi, la fisionomia dei corpi risultano reali, espressivi, ottimi gli sfondi, ben realizzate anche le entità che suscitano quel giusto terrore nel lettore, probabilmente la storia necessitava di un formato diverso, con questo i pensieri dei protagonisti si farà fatica a leggerli. La narrazione è scorrevole, il testo è sempre ricercato considerando l'autore.
Consigliato a chi piacciono le storie horror che puntano sulla psicologia e agli amanti di Lovecraft