Amon Saga - Tsuki no Miko
Ho trovato quest’opera del maestro Ken Ishikawa abbastanza interessante e devo dire che i disegni mi sembrano molto superiori a quelli di "Fatal Fury" (1994; opera da me già recensita) e di "Getter Robot G" anche se quest’ultimo mi è piaciuto di più.
Io sono dell’avviso che quello che veniva definito il discepolo preferito di Go Nagai non riesca a disegnare dei bei ragazzi, i suoi personaggi sono massicci, i volti sono tutt’altro di quello che ci si aspetta da degli Adoni, ma nelle sue opere questo difetto passa in secondo piano: i suoi personaggi sono combattenti e i disegni dei mostri spesso sono buoni.
Anche questa è una storia di demoni. I quali sono disegnati nel suo solito modo. Qualcuno potrebbe chiedere: "cosa significa nel suo solito modo?"
Significa: nel modo in cui li disegna dagli anni ‘70.Alcune tavole sono meravigliose, con dei buoni sfondi.
P.S. I maestro Ishikawa è morto nel 2006 e anche se veniva definito discepolo di Go Nagai erano all’incirca coetanei (Nagai mi sembra sia nato nel 1945 e Ishikawa era nato nel 1948)
Io sono dell’avviso che quello che veniva definito il discepolo preferito di Go Nagai non riesca a disegnare dei bei ragazzi, i suoi personaggi sono massicci, i volti sono tutt’altro di quello che ci si aspetta da degli Adoni, ma nelle sue opere questo difetto passa in secondo piano: i suoi personaggi sono combattenti e i disegni dei mostri spesso sono buoni.
Anche questa è una storia di demoni. I quali sono disegnati nel suo solito modo. Qualcuno potrebbe chiedere: "cosa significa nel suo solito modo?"
Significa: nel modo in cui li disegna dagli anni ‘70.Alcune tavole sono meravigliose, con dei buoni sfondi.
P.S. I maestro Ishikawa è morto nel 2006 e anche se veniva definito discepolo di Go Nagai erano all’incirca coetanei (Nagai mi sembra sia nato nel 1945 e Ishikawa era nato nel 1948)
“Amon Saga – Tsuki no Miko” è un manga di un solo volume, scritto e disegnato da Ken Ishikawa, mangaka noto anche in Italia per le opere collegate al franchise di “Getter Robot”.
In questo volume però, Ishikawa abbandona il tema robotico e crea una storia che mescola leggende e mitologie induiste con leggende e miti giapponesi.
Il principe Amon, un potente guerriero, e un suo servo, si ritrovano d’improvviso catapultati nel periodo Heian, nella città Heian (l’attuale Kyoto), caduta nelle mani dei demoni. Amon deve trovare il modo di tornare nel suo mondo, ma prima è costretto ad affrontare i vari esseri demoniaci che per qualche motivo lo attaccano. Quello che i suoi nemici non sanno, è che Amon è l’Avatar (una reincarnazione) di Indra, un potente dio Indù.
Il manga procede molto velocemente nella narrazione, con molta azione ma poca sostanza. L’unica cosa davvero interessante è il mix tra gli elementi induisti e quelli giapponesi, come la leggenda di Kaguya, della volpe a nove code o di Momotaro. La trama è molto elementare, come quella di un videogame, dove di volta in volta nei vari capitoli, Amon affronta guerrieri di forza crescente fino ad arrivare al boss finale, senza che la storia alla base di tutto sia spiegata per bene. Chi è Amon in realtà? Perché si è trovato all’improvviso nella città Heian? Dove si trova questo fantomatico mondo da cui viene? Tutti misteri che rimangono irrisolti.
Anche i personaggi sono abbastanza piatti: Amon è forte e invincibile, i cattivi sono cattivi perché sì, e il boss finale vuole chiaramente sterminare l’umanità e conquistare la Terra. Tutto abbastanza banale e prevedibile.
Di buono ci sono i disegni, che sono tutti molto dinamici, specialmente nelle scene d’azione, e il design dei vari personaggi principali, che visivamente fanno la loro figura.
In breve, anche per essere solo un volume unico “Amon Saga – Tsuki no Miko” ha una storia fin troppo semplice e poco originale, che non entusiasma granché il lettore. Alcune idee sono buone, come quella di mettere insieme elementi presi dai miti di due culture diverse, ma è comunque troppo poco per salvare il manga. Vale la pena leggerlo solo se si è fan dell’autore e dei suoi disegni, ma tenendo bene a mente che non è uno dei suoi migliori lavori.
In questo volume però, Ishikawa abbandona il tema robotico e crea una storia che mescola leggende e mitologie induiste con leggende e miti giapponesi.
Il principe Amon, un potente guerriero, e un suo servo, si ritrovano d’improvviso catapultati nel periodo Heian, nella città Heian (l’attuale Kyoto), caduta nelle mani dei demoni. Amon deve trovare il modo di tornare nel suo mondo, ma prima è costretto ad affrontare i vari esseri demoniaci che per qualche motivo lo attaccano. Quello che i suoi nemici non sanno, è che Amon è l’Avatar (una reincarnazione) di Indra, un potente dio Indù.
Il manga procede molto velocemente nella narrazione, con molta azione ma poca sostanza. L’unica cosa davvero interessante è il mix tra gli elementi induisti e quelli giapponesi, come la leggenda di Kaguya, della volpe a nove code o di Momotaro. La trama è molto elementare, come quella di un videogame, dove di volta in volta nei vari capitoli, Amon affronta guerrieri di forza crescente fino ad arrivare al boss finale, senza che la storia alla base di tutto sia spiegata per bene. Chi è Amon in realtà? Perché si è trovato all’improvviso nella città Heian? Dove si trova questo fantomatico mondo da cui viene? Tutti misteri che rimangono irrisolti.
Anche i personaggi sono abbastanza piatti: Amon è forte e invincibile, i cattivi sono cattivi perché sì, e il boss finale vuole chiaramente sterminare l’umanità e conquistare la Terra. Tutto abbastanza banale e prevedibile.
Di buono ci sono i disegni, che sono tutti molto dinamici, specialmente nelle scene d’azione, e il design dei vari personaggi principali, che visivamente fanno la loro figura.
In breve, anche per essere solo un volume unico “Amon Saga – Tsuki no Miko” ha una storia fin troppo semplice e poco originale, che non entusiasma granché il lettore. Alcune idee sono buone, come quella di mettere insieme elementi presi dai miti di due culture diverse, ma è comunque troppo poco per salvare il manga. Vale la pena leggerlo solo se si è fan dell’autore e dei suoi disegni, ma tenendo bene a mente che non è uno dei suoi migliori lavori.