Kowloon's Ball Parade
"Kowloon’s Ball Parade" è un manga che si stava dimostrando carino alla partenza, con disegni interessanti e un idea di fondo non originale ma che poteva far da incubatore della storia: uno sportivo che dedica tutto se stesso al baseball e che vuole arrivare al Koshien, una scuola che tanto tempo fa lo aveva vinto e che non avendo più una squadra di baseball vuole tornare alla vecchia gloria: una partenza abbastanza classica per uno spokon.
Purtroppo finisce tutto al ventesimo capitolo. Il precedente manga disegnato da Ashibi Fukui per la Shogakukan sullo stesso sport era durato tre volumi, ma il baseball ha già dato, per sfondare ci servivano nuove idee e visto che c’erano tanti personaggi maschili io avrei optato per una coppia gay cosa che manche agli shonen di Jump, l’alternava è alla Blue Box: ci aggiungi una classica storia sentimentale ma lo sport da solo non paga.
I disegni a me sono abbastanza piaciuti e il preferito era Tamao Azukida disegnato come un otaku del baseball e vera pietra su cui fondare la squadra. L’idea di Mikiyasu Kamada di creare questo protagonista non era sbagliata, ma un buon protagonista non basta se le spalle non brillano: in primis il lanciatore Tao Ryudo. Ma è vero che per un manga di 20 capitoli sono entrati in scena tanti personaggi, colpa la politica di Jump di far sapere ai lettori e anche agli autori quali sono le serie a rischio e dunque di mettere fretta a quest’ultimi di mettere carne al fuoco.
Il finale non poteva che essere aperto: il manga potrebbe essere ripreso in ogni momento ma è chiaro che ormai è stato abbandonato come un fiasco qualsiasi.
Purtroppo finisce tutto al ventesimo capitolo. Il precedente manga disegnato da Ashibi Fukui per la Shogakukan sullo stesso sport era durato tre volumi, ma il baseball ha già dato, per sfondare ci servivano nuove idee e visto che c’erano tanti personaggi maschili io avrei optato per una coppia gay cosa che manche agli shonen di Jump, l’alternava è alla Blue Box: ci aggiungi una classica storia sentimentale ma lo sport da solo non paga.
I disegni a me sono abbastanza piaciuti e il preferito era Tamao Azukida disegnato come un otaku del baseball e vera pietra su cui fondare la squadra. L’idea di Mikiyasu Kamada di creare questo protagonista non era sbagliata, ma un buon protagonista non basta se le spalle non brillano: in primis il lanciatore Tao Ryudo. Ma è vero che per un manga di 20 capitoli sono entrati in scena tanti personaggi, colpa la politica di Jump di far sapere ai lettori e anche agli autori quali sono le serie a rischio e dunque di mettere fretta a quest’ultimi di mettere carne al fuoco.
Il finale non poteva che essere aperto: il manga potrebbe essere ripreso in ogni momento ma è chiaro che ormai è stato abbandonato come un fiasco qualsiasi.