Pied Piper
Pied Piper è una rivelazione manga che, purtroppo per la poca notorietà della casa editrice che lo pubblica, e per il prezzo abbastanza elevato, è passata del tutto inosservata. Ci vuole un certo gusto per apprezzare questo manga, è vero, poichè non sempre è facile seguire la trama, che è raccontata più con le immagini che con le parole. I tratti di Trawar Asada sono dei più morbidi che io abbia mai visto, e apprezzo moltissimo la scelta di lasciare le onomatopee in lingua originale. Dialoghi frammentari, cose non dette e spirito d'osservazione sono le chiavi di volta per leggere e capire questo, a mio avviso, bellissimo manga.
La società giapponese negli ultimi anni sta affrontando grandi cambiamenti, due di questi sono al centro di <b>Pied Pieper</b> di <b>Trawar Asada</b>: la forte immigrazione dalle altre nazioni asiatiche e un cambiamento nei giovani giapponesi che non riconoscono più i forti valori alla base della loro cultura e sono pronti a fare di tutto per avere qualche yen in più nelle proprie tasche, dal prostituirsi al rapinare.
Questi due aspetti sono usati sono in modo inaspettato dalla Asada che fa reprimere le baby-gang, vista l´impotenza della polizia , ad un gruppo di giovani immigrati, <b>i 357</b>, misteriosa banda alla quale sono legati i personaggi principali, tutti caratterizzati accuratamente, di Pied Piper.
Tra questi merita una citazione Natsuhiko: perverso, gelido, sadico, insomma un personaggio che si ama o si disprezza dal profondo del cuore ma che comunque non potrà che destare attenzione in chiunque, in breve Natsuhiko è l´asso nella manica dell´Asada che dovrà sfruttarlo al meglio.
Aspetto contenutistico da rimarcare è, soprattutto nell'inizio dell'albo, la trama ingarbugliata su diversi piani spazio temporali che lascia l'amaro in bocca al lettore: perchè l'Asada, sinceramente, non riesce a essere come Tarantino in Pulp Fiction.
Il tratto dell´autrice composto da poche linee risulta "freddo" e realistico (simile a quello di un altro manga piuttosto violento, Mpd Psycho di Sho-u Tajima e Eiji Otsuka), quasi a dimostrare un distacco dell´autrice dalle immagini agghiaccianti che disegna.
Sempre per quanto riguarda il lato artistico in Pied Piper, purtroppo, sono quasi assenti gli sfondi e le scene d´azione sono poco chiare. Non ci sono, però, solo lati negativi per quando riguarda le soluzioni stilistiche adottate dalla Asada infatti leggendo il manga si notato due peculiarità notevoli: il disegno geometrico di elementi architettonici che ingabbiano i personaggi, rendendo il manga più claustrofobico, e le inquadrature anticonvenzionali.
Per concludere vorrei fare una considerazione: dal loro esordio in Italia i manga sono stati sempre stati bollati, tra le varie cose, come violenti. Questo pregiudizio, nato dall´ignoranza, contiene però un fondo di verità, infatti, è innegabile che in alcuni manga la violenza sia centrale. Però è bene specificare che a volte ci si trova a leggere dei manga di banale sadismo e altre in cui la violenza è usata ad arte, ad esempio in Maruo. Pied Piper di Trawar Asada, autonominatasi, non a caso, la "rappresentatrice della violenza" è in bilico tra queste due condizioni.
Consiglio quindi questo manga, prima di tutto, a chi voglia leggere qualcosa di diverso (ma non per forza speciale), e in secondo luogo, con la speranza che le dosi massicce di violenza diventino utili per costruire una storia interessante e innovativa e non un semplice esercizio di sadismo dell´autrice per il pubblico amante del genere.
Questi due aspetti sono usati sono in modo inaspettato dalla Asada che fa reprimere le baby-gang, vista l´impotenza della polizia , ad un gruppo di giovani immigrati, <b>i 357</b>, misteriosa banda alla quale sono legati i personaggi principali, tutti caratterizzati accuratamente, di Pied Piper.
Tra questi merita una citazione Natsuhiko: perverso, gelido, sadico, insomma un personaggio che si ama o si disprezza dal profondo del cuore ma che comunque non potrà che destare attenzione in chiunque, in breve Natsuhiko è l´asso nella manica dell´Asada che dovrà sfruttarlo al meglio.
Aspetto contenutistico da rimarcare è, soprattutto nell'inizio dell'albo, la trama ingarbugliata su diversi piani spazio temporali che lascia l'amaro in bocca al lettore: perchè l'Asada, sinceramente, non riesce a essere come Tarantino in Pulp Fiction.
Il tratto dell´autrice composto da poche linee risulta "freddo" e realistico (simile a quello di un altro manga piuttosto violento, Mpd Psycho di Sho-u Tajima e Eiji Otsuka), quasi a dimostrare un distacco dell´autrice dalle immagini agghiaccianti che disegna.
Sempre per quanto riguarda il lato artistico in Pied Piper, purtroppo, sono quasi assenti gli sfondi e le scene d´azione sono poco chiare. Non ci sono, però, solo lati negativi per quando riguarda le soluzioni stilistiche adottate dalla Asada infatti leggendo il manga si notato due peculiarità notevoli: il disegno geometrico di elementi architettonici che ingabbiano i personaggi, rendendo il manga più claustrofobico, e le inquadrature anticonvenzionali.
Per concludere vorrei fare una considerazione: dal loro esordio in Italia i manga sono stati sempre stati bollati, tra le varie cose, come violenti. Questo pregiudizio, nato dall´ignoranza, contiene però un fondo di verità, infatti, è innegabile che in alcuni manga la violenza sia centrale. Però è bene specificare che a volte ci si trova a leggere dei manga di banale sadismo e altre in cui la violenza è usata ad arte, ad esempio in Maruo. Pied Piper di Trawar Asada, autonominatasi, non a caso, la "rappresentatrice della violenza" è in bilico tra queste due condizioni.
Consiglio quindi questo manga, prima di tutto, a chi voglia leggere qualcosa di diverso (ma non per forza speciale), e in secondo luogo, con la speranza che le dosi massicce di violenza diventino utili per costruire una storia interessante e innovativa e non un semplice esercizio di sadismo dell´autrice per il pubblico amante del genere.