Babil Junior
Il manga di Babil Junior, proposto in sette volumi, presenta lo scontro tra l’eroe e Yomi secondo una modalità più lineare e continua rispetto all’anime. Anche qui Babil è il giovane Koichi che ha scoperto di avere super poteri legati alla Torre di Babele e ha al suo servizio i tre aiutanti Rodem, Ropuros e Poseidon, ma la vicenda è presentata con una minor varietà di situazioni, sebbene alcuni elementi siano comuni all’anime soprattutto nella prima parte. Vi sono però anche differenze rilevanti: nel manga ad esempio vedremo che anche Yomi è in grado di controllare gli aiutanti di Babil e che la cugina di Koichi ha qui un ruolo molto più marginale e solo all’inizio; il manga inoltre non presenta alcun riferimento alla parte dell’anime in cui Babil si trova in un ranch. Si tratta comunque di un manga che si lascia leggere volentieri, con uno stile di disegno semplice, ma elegante e gradevole, che conferma l’atmosfera e il fascino dell’anime; tra i due però preferisco l’anime per la sua maggiore dinamicità e quindi do qui “solo” 9.
In sette volumi di oltre 300 pagine l’uno la D/visual pubblica in quattro anni (sì, sembrano i tempi biblici della Goen!) uno dei due più famosi fumetti del maestro Mitsuteru Yokohama (l’altro è "Tetsujin 28 go! - Super robot 28" uscito nel 1956 per l’editore Shogakukan).
Purtroppo il maestro Yokohama non vedrà mai l’edizione italiana in quanto morto l’anno prima in un incendio causato da una sua sigaretta mentre era convalescente. In Giappone il manga è stato pubblicato da Akita su Shonen Champion, rivista che rivaleggiava con le testate delle tre grandi case editrici che allora e ancora di oggi primeggiano nel paese del Sol Levante: Shueisha, Kodansha e Shogakukan… Per Akita allora lavoravano anche Osamu Tezuka (es. "Alabaster" - 1970), Leiji Matsumoto (es. "Gun Frontier" – 1972) Shinji Mizushima (es. "Dokaben" - 1972) , Go Nagai (es. "Cutey Honey" – 1973) quindi era una casa editrice molto rinomata. Premesso tutto ciò torniamo all'opera, scelta dall'editore italiano anche in virtù del successo dell’anime, passato negli anni ottanta nelle reti televisive minori e caratterizzato da una stupenda sigla che all'epoca mi sembrava molto rockeggiante.
Attenzione: parte contenente spoiler
Il fumetto inizia con Koichi che è preoccupato perché ogni notte sogna la torre di Babele che lo chiama e che una sera manda uno pterodattilo a prenderlo: la torre non è altro che il lascito di un lontano antenato del ragazzo che 5.000 anni fa era giunto sulla terra dallo spazio e l’ha lasciato in eredità a chi sarebbe stato dotato nella sua progenie delle sue stesse capacità ESP… i candidati in realtà sono due: Koichi (ora Babil nisei – Babil junior) e Yomi, suo lontanissimo cugino, il quale però scopriremo è stato scartato… I due si affronteranno perché Yomi vuole conquistare il mondo mentre Babil è intenzionato, con l’aiuto di tre servitori robot, ad impedirglielo…
I tre servitori (non capaci di pensare in modo autonomo) sono tre Robot: Rodem (in grado di prendere qualunque forma), lo pterodattilo Ropulos che domina il cielo, e Poseidon che domina il mare ed è molto forte anche sulla terra…
Fine parte contenente spoiler
L’opera è un ottimo manga vintage, con i disegni che sono abbastanza vecchi, non dimentichiamo che è uscita lo stesso anno di "Lone wolf & Cub" o di "Buddha" di Tezuka o di "Lady Snowblood" in cui vediamo dei disegni decisamente migliori… in oltre c’è da dire che vi è una certa ripetitività perché per tutti e sette i volumi l’avversario sarà sempre lo stesso anche se con piani diversi e sempre simili. Se uscisse oggi lo considererei insufficiente nel disegno e nella trama, ma per avere quasi 50 anni gli do un otto contestualizzandolo in ciò che conosco dell’allora panorama fumettistico giapponese.
Purtroppo il maestro Yokohama non vedrà mai l’edizione italiana in quanto morto l’anno prima in un incendio causato da una sua sigaretta mentre era convalescente. In Giappone il manga è stato pubblicato da Akita su Shonen Champion, rivista che rivaleggiava con le testate delle tre grandi case editrici che allora e ancora di oggi primeggiano nel paese del Sol Levante: Shueisha, Kodansha e Shogakukan… Per Akita allora lavoravano anche Osamu Tezuka (es. "Alabaster" - 1970), Leiji Matsumoto (es. "Gun Frontier" – 1972) Shinji Mizushima (es. "Dokaben" - 1972) , Go Nagai (es. "Cutey Honey" – 1973) quindi era una casa editrice molto rinomata. Premesso tutto ciò torniamo all'opera, scelta dall'editore italiano anche in virtù del successo dell’anime, passato negli anni ottanta nelle reti televisive minori e caratterizzato da una stupenda sigla che all'epoca mi sembrava molto rockeggiante.
Attenzione: parte contenente spoiler
Il fumetto inizia con Koichi che è preoccupato perché ogni notte sogna la torre di Babele che lo chiama e che una sera manda uno pterodattilo a prenderlo: la torre non è altro che il lascito di un lontano antenato del ragazzo che 5.000 anni fa era giunto sulla terra dallo spazio e l’ha lasciato in eredità a chi sarebbe stato dotato nella sua progenie delle sue stesse capacità ESP… i candidati in realtà sono due: Koichi (ora Babil nisei – Babil junior) e Yomi, suo lontanissimo cugino, il quale però scopriremo è stato scartato… I due si affronteranno perché Yomi vuole conquistare il mondo mentre Babil è intenzionato, con l’aiuto di tre servitori robot, ad impedirglielo…
I tre servitori (non capaci di pensare in modo autonomo) sono tre Robot: Rodem (in grado di prendere qualunque forma), lo pterodattilo Ropulos che domina il cielo, e Poseidon che domina il mare ed è molto forte anche sulla terra…
Fine parte contenente spoiler
L’opera è un ottimo manga vintage, con i disegni che sono abbastanza vecchi, non dimentichiamo che è uscita lo stesso anno di "Lone wolf & Cub" o di "Buddha" di Tezuka o di "Lady Snowblood" in cui vediamo dei disegni decisamente migliori… in oltre c’è da dire che vi è una certa ripetitività perché per tutti e sette i volumi l’avversario sarà sempre lo stesso anche se con piani diversi e sempre simili. Se uscisse oggi lo considererei insufficiente nel disegno e nella trama, ma per avere quasi 50 anni gli do un otto contestualizzandolo in ciò che conosco dell’allora panorama fumettistico giapponese.
[<b>ATTENZIONE! CONTIENE SPOILER</b>]
"Babil Junior" è un manga del lontano 1972 di Mitsuteru Yokoyama. Koichi è un ragazzo giapponese che ogni notte sogna la Torre di Babele. Un giorno, un robot biomeccanico dall’aspetto a metà tra un pterodattilo e un grosso uccello, lo preleva da casa e lo porta nel deserto dell'Iraq presso delle antiche rovine mai scoperte dagli archeologi perché nascoste da una fortissima tempesta di sabbia generata artificialmente, che ha dato al posto la nomea di luogo maledetto.
Nei sotterranei della torre trova un supercomputer che proietta un filmato per chiarirgli la situazione: Babele ("Babil Primo") era un esploratore extraterrestre dello spazio, atterrato sulla Terra per un'avaria nel 3000 a.C. Per trasmettere più facilmente un messaggio di SOS aveva convinto il sovrano della regione a costruire una torre altissima, ma l'imperizia dei costruttori l'aveva fatta crollare. Ciò era stato interpretato come una punizione divina, così si rassegnò a rimanere sulla Terra e prese moglie. Ma la tecnologia contenuta nella sua navicella avrebbe potuto creare disastri se finita nelle mani sbagliate: perciò decise di consegnarla a chi, tra la sua discendenza, fosse nato con poteri mentali simili ai suoi.
Koichi è il prescelto e, con l'aiuto del computer, inizia a sviluppare le sue capacità. Gli vengono anche assegnati tre "servitori": oltre a Ropuros, il volatile che abbiamo già incontrato, Rodem, una pantera nera in grado di mutare forma, e Poseidon, un robot progettato per l'ambiente subacqueo. Il computer lo informa anche che sulla Terra c'è un altro individuo con poteri simili ai suoi. Si tratta di Yomi, un santone che vive sull'Himalaya, caratterizzato da un colorito cadaverico, profonde occhiaie e una barbetta caprina. Koichi/Babil Jr. va ad incontrarlo, ma si rende conto che Yomi è un megalomane assetato di potere, che compie aberranti esperimenti bioingegneristici su esseri umani e ha piazzato dei suoi adepti in posti-chiave di molte nazioni del mondo. Lo scontro diventa quindi inevitabile. Dal punto di vista grafico, "Babil Junior" è un prodotto tipico dell'inizio degli anni '70.
La struttura della tavola, benché abbastanza libera, vede l'impianto delle vignette rigorosamente rispettato, con i disegni che "non debordano". Il tratto di Yokoyama è dinamico e tendente all'essenziale, ma comunque piacevole. Il ritmo è serrato e ricco di colpi di scena; si può dire che non lasci al lettore un attimo di respiro, per lo meno nei primi capitoli. Successivamente l'azione diventa più ripetitiva, riproponendo più e più volte lo scontro tra Koichi e Yomi. L'edizione italiana del manga da parte della d/books è lussuosa e molto curata, con un'ottima qualità di stampa e un tipo di carta piacevole al tatto; s'interrompe però al settimo volume contro gli otto dell'edizione giapponese. Se non altro, il danno è relativamente contenuto in quanto l'ultimo volume avrebbe incluso solo storie autoconclusive.
"Babil Junior" è un manga del lontano 1972 di Mitsuteru Yokoyama. Koichi è un ragazzo giapponese che ogni notte sogna la Torre di Babele. Un giorno, un robot biomeccanico dall’aspetto a metà tra un pterodattilo e un grosso uccello, lo preleva da casa e lo porta nel deserto dell'Iraq presso delle antiche rovine mai scoperte dagli archeologi perché nascoste da una fortissima tempesta di sabbia generata artificialmente, che ha dato al posto la nomea di luogo maledetto.
Nei sotterranei della torre trova un supercomputer che proietta un filmato per chiarirgli la situazione: Babele ("Babil Primo") era un esploratore extraterrestre dello spazio, atterrato sulla Terra per un'avaria nel 3000 a.C. Per trasmettere più facilmente un messaggio di SOS aveva convinto il sovrano della regione a costruire una torre altissima, ma l'imperizia dei costruttori l'aveva fatta crollare. Ciò era stato interpretato come una punizione divina, così si rassegnò a rimanere sulla Terra e prese moglie. Ma la tecnologia contenuta nella sua navicella avrebbe potuto creare disastri se finita nelle mani sbagliate: perciò decise di consegnarla a chi, tra la sua discendenza, fosse nato con poteri mentali simili ai suoi.
Koichi è il prescelto e, con l'aiuto del computer, inizia a sviluppare le sue capacità. Gli vengono anche assegnati tre "servitori": oltre a Ropuros, il volatile che abbiamo già incontrato, Rodem, una pantera nera in grado di mutare forma, e Poseidon, un robot progettato per l'ambiente subacqueo. Il computer lo informa anche che sulla Terra c'è un altro individuo con poteri simili ai suoi. Si tratta di Yomi, un santone che vive sull'Himalaya, caratterizzato da un colorito cadaverico, profonde occhiaie e una barbetta caprina. Koichi/Babil Jr. va ad incontrarlo, ma si rende conto che Yomi è un megalomane assetato di potere, che compie aberranti esperimenti bioingegneristici su esseri umani e ha piazzato dei suoi adepti in posti-chiave di molte nazioni del mondo. Lo scontro diventa quindi inevitabile. Dal punto di vista grafico, "Babil Junior" è un prodotto tipico dell'inizio degli anni '70.
La struttura della tavola, benché abbastanza libera, vede l'impianto delle vignette rigorosamente rispettato, con i disegni che "non debordano". Il tratto di Yokoyama è dinamico e tendente all'essenziale, ma comunque piacevole. Il ritmo è serrato e ricco di colpi di scena; si può dire che non lasci al lettore un attimo di respiro, per lo meno nei primi capitoli. Successivamente l'azione diventa più ripetitiva, riproponendo più e più volte lo scontro tra Koichi e Yomi. L'edizione italiana del manga da parte della d/books è lussuosa e molto curata, con un'ottima qualità di stampa e un tipo di carta piacevole al tatto; s'interrompe però al settimo volume contro gli otto dell'edizione giapponese. Se non altro, il danno è relativamente contenuto in quanto l'ultimo volume avrebbe incluso solo storie autoconclusive.
Non mi sono stupito quando ho letto che Mitsuteru Yokoyama decise di diventare mangaka dopo aver letto le prime opere di Osamu Tezuka, e in particolare il fantascientifico Metropolis, perché l'atmosfera che si respira è senza ombra di dubbio quella del dio dei manga. L'influenza del contemporaneo Tezuka è particolarmente evidente (oltre che nello stile narrativo) nel tratto dei disegni che è semplice ma al contempo preciso, essenziale ed elegante. Babil Junior è figlio dei suoi anni ma sa farsi valere, la sua struttura tipicamente vecchia scuola si esprime con una narrazione che più che datata è vintage, che seppure non priva di difetti riesce ad essere interessante e coinvolgente ancora oggi. In Italia Babil Junior è stato pubblicato dalla d/visual che purtroppo ha pubblicato solo sette volumi su otto, tuttavia è da aggiungere che il settimo volume conclude la storia e che l'ottavo contiene delle storie alternative, quindi l'opera è comunque godibile.
La trama è semplice e ha l'unico scopo di fare da sfondo alle continue sfide dei due protagonisti. Molti anni fa, a causa di un'avaria della sua navicella, un alieno è costretto ad un atterraggio di emergenza in Babilonia. Per cercare di lanciare un segnale di aiuto ai suoi simili, utilizza le sue avanzate conoscenze tecnologiche per costruire un'enorme antenna, che verrà poi conosciuta come Torre di Babele. Tuttavia Babil, l'alieno, fallisce e decide quindi di rassegnarsi alla sua nuova vita da umano, non prima però di essersi assicurato che le sue conoscenze e mezzi fossero state tramandate ai suoi discepoli...
Tra le caratteristiche di Babil Junior ce ne sono alcune che ora sarebbero considerate da molti dei difetti, ma che in questo caso impreziosiscono l'opera caratterizzandola. Per esempio le vicende non fanno presumere e intuire niente al lettore perché la realtà dei fatti viene spesso palesata dagli stessi personaggi che tramite dialoghi espliciti (nei contentuti) non mancano di descrivere tutto quanto avviene. Inoltre la caratterizzazione così come l'introspezione psicologica dei protagonisti è nulla, generando così dei personaggi schiavi del loro ruolo di buono o cattivo ma non per questo poco carismatici. Il protagonista è buono in quanto tale e l'antagonista cattivo in quanto tale, ma seppure ci sia questa netta divisione i buoni non sono buonisti (evitando il presentarsi dell'ormai fastidiosa scena dell'eroe che rischia la vita perché non vuole ferire / uccidere i nemici convinto di una loro eventuale redenzione) e non risparmiano nessuno per raggiungere il loro scopo, neppure gli animali. Inoltre a parte Babil Junior, i suoi tre aiutanti, Yomi e un altro paio di personaggi abbastanza ricorrenti tutti gli altri personaggi, per quanto dotati delle loro caratteristiche e poteri, risultano essere one shot characters, in un modo non dissimile da come succederà con molti cattivoni nel più famoso Ken il Guerriero, per intenderci.
Escludendo l'intreccio semplice (il bene contro il male) la trama riesce a risultare scorrevole grazie a una sfida fatta di continui (e per continui intendo che non accadrà praticamente altro per tutta la durata della storia) attacchi e contrattacchi, in un crossover tra il mondo militare, quello fantastico e quello supereroistico, con una spolverata di fantapolitica, complottismo, mitologia e strategia. Concludendo, Babil Junior aveva secondo me le carte per diventare un piccolo cult, ma purtroppo viene penalizzato da uno scarso spessore narrativo e di un intreccio che sulla lunga diventa ripetitivo.
La trama è semplice e ha l'unico scopo di fare da sfondo alle continue sfide dei due protagonisti. Molti anni fa, a causa di un'avaria della sua navicella, un alieno è costretto ad un atterraggio di emergenza in Babilonia. Per cercare di lanciare un segnale di aiuto ai suoi simili, utilizza le sue avanzate conoscenze tecnologiche per costruire un'enorme antenna, che verrà poi conosciuta come Torre di Babele. Tuttavia Babil, l'alieno, fallisce e decide quindi di rassegnarsi alla sua nuova vita da umano, non prima però di essersi assicurato che le sue conoscenze e mezzi fossero state tramandate ai suoi discepoli...
Tra le caratteristiche di Babil Junior ce ne sono alcune che ora sarebbero considerate da molti dei difetti, ma che in questo caso impreziosiscono l'opera caratterizzandola. Per esempio le vicende non fanno presumere e intuire niente al lettore perché la realtà dei fatti viene spesso palesata dagli stessi personaggi che tramite dialoghi espliciti (nei contentuti) non mancano di descrivere tutto quanto avviene. Inoltre la caratterizzazione così come l'introspezione psicologica dei protagonisti è nulla, generando così dei personaggi schiavi del loro ruolo di buono o cattivo ma non per questo poco carismatici. Il protagonista è buono in quanto tale e l'antagonista cattivo in quanto tale, ma seppure ci sia questa netta divisione i buoni non sono buonisti (evitando il presentarsi dell'ormai fastidiosa scena dell'eroe che rischia la vita perché non vuole ferire / uccidere i nemici convinto di una loro eventuale redenzione) e non risparmiano nessuno per raggiungere il loro scopo, neppure gli animali. Inoltre a parte Babil Junior, i suoi tre aiutanti, Yomi e un altro paio di personaggi abbastanza ricorrenti tutti gli altri personaggi, per quanto dotati delle loro caratteristiche e poteri, risultano essere one shot characters, in un modo non dissimile da come succederà con molti cattivoni nel più famoso Ken il Guerriero, per intenderci.
Escludendo l'intreccio semplice (il bene contro il male) la trama riesce a risultare scorrevole grazie a una sfida fatta di continui (e per continui intendo che non accadrà praticamente altro per tutta la durata della storia) attacchi e contrattacchi, in un crossover tra il mondo militare, quello fantastico e quello supereroistico, con una spolverata di fantapolitica, complottismo, mitologia e strategia. Concludendo, Babil Junior aveva secondo me le carte per diventare un piccolo cult, ma purtroppo viene penalizzato da uno scarso spessore narrativo e di un intreccio che sulla lunga diventa ripetitivo.