Crying Freeman
Avevo atteso tanto questo manga affascinato, come solo un quindicenne può esserlo, dalla visione della pellicola con protagonista il grandissimo marzialista Mark Dacascos.
L'occasione è stata propizia quando J-Pop ne ha tratto una stupenda edizione lusso con sovraccopertina.
Ho iniziato a leggerlo con entusiasmo, lo stesso entusiasmo che ho visto scemare, a poco a poco, mentre andavo avanti con i volumi.
Dopo il terzo volume quella che era solo una sensazione si è trasformata in certezza: la parte migliore del racconto è proprio quella trasposta nel live action del 1995 che copre piuttosto fedelmente l'intero primo volume e alla quale la pellicola riesce persino a dare una chiusa più che decente.
Il manga invece da un certo punto in avanti inizia a ripetersi in maniera fastidiosa, procedendo per inerzia e indulgendo in scene di sesso francamente inutili quando non decisamente volgari.
Consigliabile solo se non si ha nulla di meglio da leggere.
Se non lo boccio del tutto è solo per le meravigliose tavole di Ryoichi Ikegami, ma, davvero, si salva poco altro.
L'occasione è stata propizia quando J-Pop ne ha tratto una stupenda edizione lusso con sovraccopertina.
Ho iniziato a leggerlo con entusiasmo, lo stesso entusiasmo che ho visto scemare, a poco a poco, mentre andavo avanti con i volumi.
Dopo il terzo volume quella che era solo una sensazione si è trasformata in certezza: la parte migliore del racconto è proprio quella trasposta nel live action del 1995 che copre piuttosto fedelmente l'intero primo volume e alla quale la pellicola riesce persino a dare una chiusa più che decente.
Il manga invece da un certo punto in avanti inizia a ripetersi in maniera fastidiosa, procedendo per inerzia e indulgendo in scene di sesso francamente inutili quando non decisamente volgari.
Consigliabile solo se non si ha nulla di meglio da leggere.
Se non lo boccio del tutto è solo per le meravigliose tavole di Ryoichi Ikegami, ma, davvero, si salva poco altro.
Questo è sicuramente un titolo importante per noi italiani essendo arrivato con l’invasione dei manga pubblicati da Granata nei primi anni novanta, per poi essere riproposto da Panini e da Jpop.
Il duo degli autori Kazuo Koike e Ryoichi Ikegami è di quelli dal grande pedigree: di Koike ho già recensito altre opere ("Kozure okami", "Kubikiri asa", "Hanzo no mon") che sono capisaldi del genere gekiga e delle storie di samurai. Qui non parliamo di samurai, ma troviamo tutto il sesso presente in "Hanzo no mon", non dico che la cosa sia brutta, ma trovo inverosimile che tutte caschino ai piedi dell’assassino tatuato.
Voi direte non più inverosimile il fatto che tutte lo amino piuttosto della sua abilità ad uccidere? Direi di no.
Tutte le donne, importanti o meno che siano, hanno gusti diversi e non puoi offrire a tutte la stessa cosa. Ma si può tollerare: diciamo che è un harem. Ha una sposa che lui ama, ma fa finta di niente: si sa che l’omo è omo non si può mettergli il laccio. In fondo poi rischia la vita in continuazione!
Di Ikegami ho già recensito "Sanctuary" e "Strain": l’opera di oggi rientra nello stesso filone di opere che esaltano i mafiosi, anche se non è un inno alla yakuza, come potrebbe sembrare "Sanctuary". Secondo me ciò è dovuto al fatto che il protagonista, pur essendo giapponese, fa parte dei 108 dragoni della mafia di Hong Kong. D’altronde un essere così superiore non può non essere (come ci ha abituato Ikegami ma solo fra gli autori nipponici) giapponese.
La trama è perlopiù violenza e sesso fini a se stessi: non ci sono grandi ideali, il bene e il male si confondono, i morti in genere sono pezzi di m… ma il loro assassino non è meglio in quanto la sua organizzazione controlla il mercato della droga mondiale. In fondo loro cercano solo di guadagnare di più (idea comune in ogni capo mafioso) e liberarsi dalla spada di Damocle della mafia cinese.
C’è il riferimento alla mafia italiana (che secondo gli autori significa – in italiano – morte ai francesi Italia agogna), alla camorra, a ribelli africani, berretti verdi, mafia russa… tutti vogliono impadronirsi della supremazia nel mondo della mala ma… in mezzo arriva sempre lui Crying Freeman, l’assassino che piange quando uccide e piangerà in continuazione! Sponsor adatto per una marca di fazzoletti.
Quindi se volete una storia di sangue e sesso questa potrebbe piacervi, ma non cercate dei personaggi profondi!
Voto 7 ½ !
Il duo degli autori Kazuo Koike e Ryoichi Ikegami è di quelli dal grande pedigree: di Koike ho già recensito altre opere ("Kozure okami", "Kubikiri asa", "Hanzo no mon") che sono capisaldi del genere gekiga e delle storie di samurai. Qui non parliamo di samurai, ma troviamo tutto il sesso presente in "Hanzo no mon", non dico che la cosa sia brutta, ma trovo inverosimile che tutte caschino ai piedi dell’assassino tatuato.
Voi direte non più inverosimile il fatto che tutte lo amino piuttosto della sua abilità ad uccidere? Direi di no.
Tutte le donne, importanti o meno che siano, hanno gusti diversi e non puoi offrire a tutte la stessa cosa. Ma si può tollerare: diciamo che è un harem. Ha una sposa che lui ama, ma fa finta di niente: si sa che l’omo è omo non si può mettergli il laccio. In fondo poi rischia la vita in continuazione!
Di Ikegami ho già recensito "Sanctuary" e "Strain": l’opera di oggi rientra nello stesso filone di opere che esaltano i mafiosi, anche se non è un inno alla yakuza, come potrebbe sembrare "Sanctuary". Secondo me ciò è dovuto al fatto che il protagonista, pur essendo giapponese, fa parte dei 108 dragoni della mafia di Hong Kong. D’altronde un essere così superiore non può non essere (come ci ha abituato Ikegami ma solo fra gli autori nipponici) giapponese.
La trama è perlopiù violenza e sesso fini a se stessi: non ci sono grandi ideali, il bene e il male si confondono, i morti in genere sono pezzi di m… ma il loro assassino non è meglio in quanto la sua organizzazione controlla il mercato della droga mondiale. In fondo loro cercano solo di guadagnare di più (idea comune in ogni capo mafioso) e liberarsi dalla spada di Damocle della mafia cinese.
C’è il riferimento alla mafia italiana (che secondo gli autori significa – in italiano – morte ai francesi Italia agogna), alla camorra, a ribelli africani, berretti verdi, mafia russa… tutti vogliono impadronirsi della supremazia nel mondo della mala ma… in mezzo arriva sempre lui Crying Freeman, l’assassino che piange quando uccide e piangerà in continuazione! Sponsor adatto per una marca di fazzoletti.
Quindi se volete una storia di sangue e sesso questa potrebbe piacervi, ma non cercate dei personaggi profondi!
Voto 7 ½ !
"Crying Freeman" è un manga da comprendere. Se sul piano del contenuto la narrazione abbandona la sua orizzontalità a favore di un susseguirsi sterile di vicende "copia e incolla" (non per questo qualitativamente mediocri), il piano dell'espressione sostiene a due mani il risultato finale.
E qui inizia il primo step di comprensione: la celebrazione della resa estetica del corpo umano e della poetica della sessualità a se stante.
Nudi, muscoli, corpi che si intrecciano, sesso nelle sue declinazioni, splash page di primi piani e figure intere, dinamicità cinetica resa ancora più viva dalla violenza delle azioni e del sangue. Alla logica della sessualità gli autori aggiungono, come ornamento, un vasto bacino di immaginario della pop culture 70-80': citazioni a Bruce Lee, John Woo, tatuaggi old school full body, corpetti elettrificati, energumeni in slip, veneri nere ferocemente armate, la Yakuza e la corruzione politica e negli organi di polizia, mitologie orientali e un fervido assortimento di armi multiculturali e pozioni velenose arcane. D'impatto questo mix esplosivo d'immagini discinto può urtare la fruizione, d'altronde i due piani non funzionano su una logica sincretica ma uno regge sull'altro: la narrazione è portata avanti per immagini, relegando la trama allo sfondo.
"Crying Freeman" è questo, rimanere delusi dalla narrazione è comprensibile ed è un processo favorito dagli sviluppi iniziali che pongono le basi per una serie di intrighi fitti, storie amorose esotiche, la mitologizzazione della famiglia e dell'amore idealizzato filtrata da Freeman, scontri mozzafiato e un protagonista dall'animo nobile, ma è anche vero che fin da subito la regia delle tavole, che non si limita a strizzare l'occhio ai film mafia action, noir, impone quello che sarà a tutti gli effetti l'asset della serie, una volta incanalata la chiave interpretativa anche la sistematica masturbazione indecorosa e inopportuna trova una sua logica di significazione e di esistenza.
Una serie da "vedere", nel rispetto della tradizione del manga, e non da leggere.
E qui inizia il primo step di comprensione: la celebrazione della resa estetica del corpo umano e della poetica della sessualità a se stante.
Nudi, muscoli, corpi che si intrecciano, sesso nelle sue declinazioni, splash page di primi piani e figure intere, dinamicità cinetica resa ancora più viva dalla violenza delle azioni e del sangue. Alla logica della sessualità gli autori aggiungono, come ornamento, un vasto bacino di immaginario della pop culture 70-80': citazioni a Bruce Lee, John Woo, tatuaggi old school full body, corpetti elettrificati, energumeni in slip, veneri nere ferocemente armate, la Yakuza e la corruzione politica e negli organi di polizia, mitologie orientali e un fervido assortimento di armi multiculturali e pozioni velenose arcane. D'impatto questo mix esplosivo d'immagini discinto può urtare la fruizione, d'altronde i due piani non funzionano su una logica sincretica ma uno regge sull'altro: la narrazione è portata avanti per immagini, relegando la trama allo sfondo.
"Crying Freeman" è questo, rimanere delusi dalla narrazione è comprensibile ed è un processo favorito dagli sviluppi iniziali che pongono le basi per una serie di intrighi fitti, storie amorose esotiche, la mitologizzazione della famiglia e dell'amore idealizzato filtrata da Freeman, scontri mozzafiato e un protagonista dall'animo nobile, ma è anche vero che fin da subito la regia delle tavole, che non si limita a strizzare l'occhio ai film mafia action, noir, impone quello che sarà a tutti gli effetti l'asset della serie, una volta incanalata la chiave interpretativa anche la sistematica masturbazione indecorosa e inopportuna trova una sua logica di significazione e di esistenza.
Una serie da "vedere", nel rispetto della tradizione del manga, e non da leggere.
Sono particolarmente legato a «Crying Freeman» perché è stato uno dei primi manga che ho seguito - insieme a «Spriggan» - nell'edizione Granata. Si tratta sicuramente di un'ottima Crime-Story, almeno nella sua parte iniziale, il cui punto di forza sta nella miscela di violenza, sangue, erotismo, sessualità esibita, che trasuda dalle sue pagine, ottimamente realizzate da Ryoichi Ikegami in un chiaro-scuro di grande impatto emotivo. La storia di Yu Hinomura ed Emu Hino è un vero e proprio faro che dà luce e forza all'intero manga. Lo scontro violentissimo fra la Yakuza e la potente organizzazione dei 101 Dragoni è per molte pagine davvero molto interessante.
E' un bel manga. Che incatena alla pagina, almeno per i primi tre volumi. Dopo, il giro del mondo fra criminali e mercenari africani e complotti delle mafie russe che coinvolge Yu non riesce mai a ritrovare l'efficacia iniziale. Soprattutto lo sceneggiatore non riesce a realizzare avversari credibili dotati di una loro personalità, si perde in stereotipazioni che scompaiono una volta girata la pagina... e la storia inizia a trascinarsi con il fiato sempre più corto.
Da segnalare come l'adattamento animato, in una serie OAV, sia davvero deludente. Sia sotto il profilo grafico - troppo altalenante - che quello della trama, esaltando i problemi del manga.
E' un bel manga. Che incatena alla pagina, almeno per i primi tre volumi. Dopo, il giro del mondo fra criminali e mercenari africani e complotti delle mafie russe che coinvolge Yu non riesce mai a ritrovare l'efficacia iniziale. Soprattutto lo sceneggiatore non riesce a realizzare avversari credibili dotati di una loro personalità, si perde in stereotipazioni che scompaiono una volta girata la pagina... e la storia inizia a trascinarsi con il fiato sempre più corto.
Da segnalare come l'adattamento animato, in una serie OAV, sia davvero deludente. Sia sotto il profilo grafico - troppo altalenante - che quello della trama, esaltando i problemi del manga.
Essenzialmente il manga è una crime-story con una bella spennellata di scene di sesso più che esplicite e molta azione.
Parlando dei disegni devo dire che questi sono semplici, essenziali e senza troppe pretese. Non è uno stile che trovo molto congeniale in quanto tende ad escludere dalla scena troppi particolari e a dar la sensazione ogni volta che si gira la pagina di qualcosa di già visto.
Concentrandoci sulle impressione generali all'inizio sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo manga, che lentamente mi ha trasportato all'interno della narrazione in maniera semplice ma progressiva e che mi ha fatto apprezzare il carattere introverso e misterioso del protagonista mentre scopre se stesso e il suo ruolo in evoluzione all'interno dell'organizzazione. Però in seguito, anche a causa degli altri personaggi insipidi e della sensazione di eccessiva ripetitività, la storia perde di sapore e precipita in maniera rovinosa, specialmente negli ultimi 2 volumi che toccano definitivamente il fondo alla fine
Inoltre andando avanti con la storia si ha l'impressione che questo manga più che una storia unitaria sia una sottospecie di collage di varie storie che si riuniscono tutte insieme per formare un accenno di trama.
La storia parte di maniera abbastanza blanda e nel corso dei primi 2-3 volumi la trama vera e propria si è già esaurita, lasciando che i volumi successivi sembrino una sorta di tirare a campare per poter raggiungere la fine. Fine che sembra giunta con una sorta di respiro di sollievo da parte dell'autore, che evidentemente non sapeva cosa altro fare per poter andare avanti.
Parlando dei disegni devo dire che questi sono semplici, essenziali e senza troppe pretese. Non è uno stile che trovo molto congeniale in quanto tende ad escludere dalla scena troppi particolari e a dar la sensazione ogni volta che si gira la pagina di qualcosa di già visto.
Concentrandoci sulle impressione generali all'inizio sono rimasto piacevolmente sorpreso da questo manga, che lentamente mi ha trasportato all'interno della narrazione in maniera semplice ma progressiva e che mi ha fatto apprezzare il carattere introverso e misterioso del protagonista mentre scopre se stesso e il suo ruolo in evoluzione all'interno dell'organizzazione. Però in seguito, anche a causa degli altri personaggi insipidi e della sensazione di eccessiva ripetitività, la storia perde di sapore e precipita in maniera rovinosa, specialmente negli ultimi 2 volumi che toccano definitivamente il fondo alla fine
Inoltre andando avanti con la storia si ha l'impressione che questo manga più che una storia unitaria sia una sottospecie di collage di varie storie che si riuniscono tutte insieme per formare un accenno di trama.
La storia parte di maniera abbastanza blanda e nel corso dei primi 2-3 volumi la trama vera e propria si è già esaurita, lasciando che i volumi successivi sembrino una sorta di tirare a campare per poter raggiungere la fine. Fine che sembra giunta con una sorta di respiro di sollievo da parte dell'autore, che evidentemente non sapeva cosa altro fare per poter andare avanti.
Crying Freeman, uno dei manga più famosi di Ikegami, soffre di una trama poco solida, piena di esagerazioni, che molto spesso è solo un pretesto per mostrare spettacolari combattimenti e crude scene di sesso.
Il vero punto di forza di Crying Freeman è il disegno, chiaroscurato, e fortemente realistico, che affascina il lettore, sebbene ancora lontano dalla maturità artistica di questo grande illustratore.
Il vero punto di forza di Crying Freeman è il disegno, chiaroscurato, e fortemente realistico, che affascina il lettore, sebbene ancora lontano dalla maturità artistica di questo grande illustratore.
Violentissimo e pieno di scene di sesso al limite del porno, Crying Freeman è un'opera ricca di personalità, grazie ad una caratterizzazione grafica dei personaggi estremamente curata. In effetti il Freeman e gli altri personaggi esistono proprio in virtù della loro fisicità, della loro plasticità esibita e compiaciuta. Merito soprattutto dei disegni di Ikegami, uno dei grandi maestri del manga realistico, che qui ancora manifesta una certa incetezza del tratto, che scomparirà nelle opere della maturità (in particolare quelle su sceneggiatura di Fumimura/Buronson).
Sul versante della sceneggiatura invece le cose vanno piuttosto male. La trama all'inizio parte come una buona crime story, yakuza e triadi che si scontrano, e polizia nel mezzo, poi però
Sul versante della sceneggiatura invece le cose vanno piuttosto male. La trama all'inizio parte come una buona crime story, yakuza e triadi che si scontrano, e polizia nel mezzo, poi però