Oh, Mia Dea!
Credo che su OMD sia già stato scritto molto, se non tutto, riguardo la trama, il suo sviluppo, i disegni, dettagli sulla serializzazione, eccetera: mi spiace quindi ripetere cose già dette e note ai lettori o a chi si vuole avvicinare per la prima volta a questo piccolo gioiello. Piccolo non tanto, consistendo questo di ben 48 tankobon: probabilmente l’autore ha trovato riscontro positivo (anche in termini di vendite) durante la sua stesura, quindi l’ha “tirato per le lunghe”, magari studiando nel frattempo qualcosa di nuovo da rilasciare dopo la conclusione delle avventure dell’allegra brigata Belldandy/Morisato, cosa che a quanto pare ha fatto con una nuova serie sportivo/motoristica ambientata nel mondo della MotoGP…
Trama [ATTENZIONE SPOILER]: il giovane studente Keiichi Morisato telefona inavvertitamente a un’agenzia di dee il cui “lavoro” è quello di esaudire i desideri di umani meritevoli. All'epifania di una delle dee, Keiichi, ancora incredulo e pensando a uno scherzo da parte dei suoi senpai, la spara grossa rispondendo alla divinità che vorrebbe che una come lei stesse sempre al suo fianco. Desiderio accettato, contratto concluso. Da qui parte una serie di avventure ed episodi che si alternano in tre “scenari” principali: storie a carattere romantico, storie a carattere sportivo, altre a carattere soprannaturale. Nel primo “gruppo” abbiamo le vicende che riguardano principalmente il rapporto tra Belldandy e Keiichi, protagonisti indiscussi del manga, e in misura molto minore quelle tra Skuld e il giovanissimo amico del cuore. C’è anche qualche traccia di “harem”, con Keiichi che, pur essendo legato sentimentalmente solo a Belldandy, viene sovente non tanto preteso, quanto stuzzicato da altre ragazze o dee, tra cui la studentessa Sayoko Mishima, e le soprannaturali Peitho e Hild. Ci sono anche situazioni minori, come quella, ad esempio, che riguarda il rapporto tra Belldandy e il demone Welspar (situazione utile, se non altro, a creare successivamente il personaggio intrigante e che fa sempre tenerezza di un gatto parlante).
Nel secondo insieme ci sono le vicende ambientate nel mondo dei motori, principalmente motociclismo, con avventure che spesso si concludono con una dimostrazione di forza o priorità attraverso una gara su moto o altri stravaganti veicoli. Nel terzo abbiamo le avventure che riguardano gli attriti tra i due mondi soprannaturali: quello divino e quello demoniaco, attriti che ovviamente coinvolgono Keiichi e tutto il genere umano, sostanzialmente impotenti di fronte a forze più grandi di loro.
Questa alternanza di tipologia di episodi consente, a mio avviso, di rendere la serie sempre frizzante e raramente noiosa. Devo dire che, sempre secondo il mio discutibile parere, 48 tankobon sono una misura al limite (se non troppo) per un manga: credo che, scremando gli episodi meno riusciti (ma qui si entra in un ambito solo discrezionale e in una valutazione “a posteriori”), 30 – 35 volumi erano più che sufficienti per un riconosciuto capolavoro.
La qualità del disegno è molto elevata e l’autore ha dimostrato almeno due aspetti notevoli e peculiari della sua opera: una grande fantasia nell’invenzione e realizzazione dei vestiti dei personaggi, e una estrema precisone tecnica nella rappresentazione dei mezzi meccanici, con dettagli che rasentano la maniacalità.
Un’altra caratteristica curiosa è la costante evoluzione dell’aspetto esteriore dei personaggi, soprattutto i volti e specialmente nei primissimi numeri. Qualcuno ha detto che il character design è migliorato nel corso della serie, io invece propendo più per un “cambiamento” piuttosto che per un miglioramento: poi è indubbio che esteticamente c’è stata una notevole armonizzazione del tratto, che lo ha reso più attraente e accattivante rispetto alla resa grafica iniziale, ma l’autore fin da subito si è dimostrato un bravissimo e competente disegnatore (non entro però nel merito riguardo a quanto sia stato realizzato da Kosuke Fujishima di suo pugno, e quanto sia stato disegnato dai suoi collaboratori, perché non sono a conoscenza di questi elementi).
L’autore, inoltre, riesce sempre a non scadere nei cliché dei più triti e ritriti fanservice: per quanto intriganti e ammiccanti possano essere alcuni disegni (vedi le “stragnocche” Urd e Hild), non si scade mai in inutili e pleonastiche scene di nudo o gratuita violenza. Chapeau!
Giusto per distaccarmi dal “già detto” vorrei richiamare l’attenzione su alcune curiosità. Ad esempio ho notato con molto piacere che c’è parecchia Italia nel manga! Mi riferisco a marchi di fabbrica o status symbol (che per ovvi motivi devo tacere) peculiari del Belpaese e che riguardano il mondo dei motori: caschi, tute, autovetture, motocicli…
Poi volevo proporre un’analisi “filologica”. Più di un nippo-appassionato avrà notato dei parallelismi tra questa serie e l’altro capolavoro “Video Girl Ai” di altro autore: il ragazzo “sfigato” che viene aiutato dall’apparizione “deus ex machina” di un’entità non-umana di sesso femminile probabilmente è una storia vecchia come il mondo ma, restando nel ristretto ambito di queste due serie che per questa caratteristica si somigliano molto, chi è arrivato per primo? Ebbene, a quanto pare OMD vince l’oro, avendo fatto la sua apparizione, per la prima volta in Giappone, nell’agosto del 1988, mentre VGA ha visto la luce nel dicembre 1989 anche se il vero incipit di questa serie è il mono-volume “Video Girl” apparso probabilmente poco tempo prima, ma non così tanto da anticipare OMD (correggetemi se sbaglio).
Altre serie simili che mi vengono in mente sono il misconosciuto “Nà Nà” di Takahiro Tsunabuchi e “Kannagi”, quindi devo dire questo tipo di trama “je l’ammolla” sempre, se ben realizzata.
Ulteriore piccola curiosità: il desiderio espresso dal protagonista maschile, fin dalle primissime tavole, è che una dea come Belldandy stia per sempre al suo fianco: e infatti così sarà nel senso letterale della frase, per tutto il manga! Se notate, Belldandy e Morisato sono quasi sempre disegnati insieme, uno accanto all'altro, in qualsiasi situazione, esaudendo quindi, in senso stretto e non solo in senso lato, il desiderio di Keiichi...
Ultimo argomento: finale del manga [ri-ATTENZIONE SPOILER]. A mio avviso il vero anello debole della serie. Mi attendevo un finale più in pompa magna e più strappalacrime, più celebrativo, con il meglio che arriva appunto solo nel finale. Invece i protagonisti, di ritorno dall’ultima avventura nel mondo demoniaco, chiudono tutta la vicenda e faccenda in poche ultime tavole, e buonanotte ai suonatori. Rivedo, facendomi un paio di domande, il bellissimo finale di Video Girl Ai: quello sì, un finale spettacolare e degno di una serie così bella! Ho quasi avuto l’impressione che, come successo comunque altre volte (“Sesame Street”, eccetera eccetera eccetera), l’autore (o l’editore) abbia deciso di dire basta al suo racconto improvvisamente, senza avere il tempo di pianificare in maniera più esaustiva il finale. Si nota questo nella totale mancanza di informazioni sul destino di personaggi secondari che, durante la serie, hanno avuto comunque il loro spessore narrativo: i due senpai Otaki e Tamiya, Megumi la sorella di Keiichi, Sora Hasegawa. O personaggi “meccanici” come Banpei e la bambola-robot. Anzi, v’è di più: gli unici che hanno una sorta di destino “rivelato” sono soltanto Keiichi e Belldandy: delle stesse Skuld e Urd (personaggi non così tanto secondari) non viene sviluppato alcun finale che possa far intuire il loro ipotetico futuro (che ne sarà dei tormenti dea/demone di Urd? Per quanto giovane, Skuld coronerà, in parallelo con Belldandy e Keiichi, il suo sogno d’amore con il giovane amico del cuore?). Per carità, magari è tutto voluto dall’autore, che voleva lasciare, nelle sue intenzioni, alla fantasia del lettore la libertà di inventarsi un ending “ad personam” per ciascun personaggio. Chissà…
Trama [ATTENZIONE SPOILER]: il giovane studente Keiichi Morisato telefona inavvertitamente a un’agenzia di dee il cui “lavoro” è quello di esaudire i desideri di umani meritevoli. All'epifania di una delle dee, Keiichi, ancora incredulo e pensando a uno scherzo da parte dei suoi senpai, la spara grossa rispondendo alla divinità che vorrebbe che una come lei stesse sempre al suo fianco. Desiderio accettato, contratto concluso. Da qui parte una serie di avventure ed episodi che si alternano in tre “scenari” principali: storie a carattere romantico, storie a carattere sportivo, altre a carattere soprannaturale. Nel primo “gruppo” abbiamo le vicende che riguardano principalmente il rapporto tra Belldandy e Keiichi, protagonisti indiscussi del manga, e in misura molto minore quelle tra Skuld e il giovanissimo amico del cuore. C’è anche qualche traccia di “harem”, con Keiichi che, pur essendo legato sentimentalmente solo a Belldandy, viene sovente non tanto preteso, quanto stuzzicato da altre ragazze o dee, tra cui la studentessa Sayoko Mishima, e le soprannaturali Peitho e Hild. Ci sono anche situazioni minori, come quella, ad esempio, che riguarda il rapporto tra Belldandy e il demone Welspar (situazione utile, se non altro, a creare successivamente il personaggio intrigante e che fa sempre tenerezza di un gatto parlante).
Nel secondo insieme ci sono le vicende ambientate nel mondo dei motori, principalmente motociclismo, con avventure che spesso si concludono con una dimostrazione di forza o priorità attraverso una gara su moto o altri stravaganti veicoli. Nel terzo abbiamo le avventure che riguardano gli attriti tra i due mondi soprannaturali: quello divino e quello demoniaco, attriti che ovviamente coinvolgono Keiichi e tutto il genere umano, sostanzialmente impotenti di fronte a forze più grandi di loro.
Questa alternanza di tipologia di episodi consente, a mio avviso, di rendere la serie sempre frizzante e raramente noiosa. Devo dire che, sempre secondo il mio discutibile parere, 48 tankobon sono una misura al limite (se non troppo) per un manga: credo che, scremando gli episodi meno riusciti (ma qui si entra in un ambito solo discrezionale e in una valutazione “a posteriori”), 30 – 35 volumi erano più che sufficienti per un riconosciuto capolavoro.
La qualità del disegno è molto elevata e l’autore ha dimostrato almeno due aspetti notevoli e peculiari della sua opera: una grande fantasia nell’invenzione e realizzazione dei vestiti dei personaggi, e una estrema precisone tecnica nella rappresentazione dei mezzi meccanici, con dettagli che rasentano la maniacalità.
Un’altra caratteristica curiosa è la costante evoluzione dell’aspetto esteriore dei personaggi, soprattutto i volti e specialmente nei primissimi numeri. Qualcuno ha detto che il character design è migliorato nel corso della serie, io invece propendo più per un “cambiamento” piuttosto che per un miglioramento: poi è indubbio che esteticamente c’è stata una notevole armonizzazione del tratto, che lo ha reso più attraente e accattivante rispetto alla resa grafica iniziale, ma l’autore fin da subito si è dimostrato un bravissimo e competente disegnatore (non entro però nel merito riguardo a quanto sia stato realizzato da Kosuke Fujishima di suo pugno, e quanto sia stato disegnato dai suoi collaboratori, perché non sono a conoscenza di questi elementi).
L’autore, inoltre, riesce sempre a non scadere nei cliché dei più triti e ritriti fanservice: per quanto intriganti e ammiccanti possano essere alcuni disegni (vedi le “stragnocche” Urd e Hild), non si scade mai in inutili e pleonastiche scene di nudo o gratuita violenza. Chapeau!
Giusto per distaccarmi dal “già detto” vorrei richiamare l’attenzione su alcune curiosità. Ad esempio ho notato con molto piacere che c’è parecchia Italia nel manga! Mi riferisco a marchi di fabbrica o status symbol (che per ovvi motivi devo tacere) peculiari del Belpaese e che riguardano il mondo dei motori: caschi, tute, autovetture, motocicli…
Poi volevo proporre un’analisi “filologica”. Più di un nippo-appassionato avrà notato dei parallelismi tra questa serie e l’altro capolavoro “Video Girl Ai” di altro autore: il ragazzo “sfigato” che viene aiutato dall’apparizione “deus ex machina” di un’entità non-umana di sesso femminile probabilmente è una storia vecchia come il mondo ma, restando nel ristretto ambito di queste due serie che per questa caratteristica si somigliano molto, chi è arrivato per primo? Ebbene, a quanto pare OMD vince l’oro, avendo fatto la sua apparizione, per la prima volta in Giappone, nell’agosto del 1988, mentre VGA ha visto la luce nel dicembre 1989 anche se il vero incipit di questa serie è il mono-volume “Video Girl” apparso probabilmente poco tempo prima, ma non così tanto da anticipare OMD (correggetemi se sbaglio).
Altre serie simili che mi vengono in mente sono il misconosciuto “Nà Nà” di Takahiro Tsunabuchi e “Kannagi”, quindi devo dire questo tipo di trama “je l’ammolla” sempre, se ben realizzata.
Ulteriore piccola curiosità: il desiderio espresso dal protagonista maschile, fin dalle primissime tavole, è che una dea come Belldandy stia per sempre al suo fianco: e infatti così sarà nel senso letterale della frase, per tutto il manga! Se notate, Belldandy e Morisato sono quasi sempre disegnati insieme, uno accanto all'altro, in qualsiasi situazione, esaudendo quindi, in senso stretto e non solo in senso lato, il desiderio di Keiichi...
Ultimo argomento: finale del manga [ri-ATTENZIONE SPOILER]. A mio avviso il vero anello debole della serie. Mi attendevo un finale più in pompa magna e più strappalacrime, più celebrativo, con il meglio che arriva appunto solo nel finale. Invece i protagonisti, di ritorno dall’ultima avventura nel mondo demoniaco, chiudono tutta la vicenda e faccenda in poche ultime tavole, e buonanotte ai suonatori. Rivedo, facendomi un paio di domande, il bellissimo finale di Video Girl Ai: quello sì, un finale spettacolare e degno di una serie così bella! Ho quasi avuto l’impressione che, come successo comunque altre volte (“Sesame Street”, eccetera eccetera eccetera), l’autore (o l’editore) abbia deciso di dire basta al suo racconto improvvisamente, senza avere il tempo di pianificare in maniera più esaustiva il finale. Si nota questo nella totale mancanza di informazioni sul destino di personaggi secondari che, durante la serie, hanno avuto comunque il loro spessore narrativo: i due senpai Otaki e Tamiya, Megumi la sorella di Keiichi, Sora Hasegawa. O personaggi “meccanici” come Banpei e la bambola-robot. Anzi, v’è di più: gli unici che hanno una sorta di destino “rivelato” sono soltanto Keiichi e Belldandy: delle stesse Skuld e Urd (personaggi non così tanto secondari) non viene sviluppato alcun finale che possa far intuire il loro ipotetico futuro (che ne sarà dei tormenti dea/demone di Urd? Per quanto giovane, Skuld coronerà, in parallelo con Belldandy e Keiichi, il suo sogno d’amore con il giovane amico del cuore?). Per carità, magari è tutto voluto dall’autore, che voleva lasciare, nelle sue intenzioni, alla fantasia del lettore la libertà di inventarsi un ending “ad personam” per ciascun personaggio. Chissà…
Nel settembre del 1988 Kosuke Fujishima diede inizio al primo numero di "Oh, Mia Dea!" (Aa! Megami-sama) un'opera destinata a diventare uno dei manga più longevi della storia.
Il protagonista è un comune ragazzo universitario, Keiichi Morisato, perennemente perseguitato dalla sfortuna ma che, nonostante ciò, mantiene sempre un comportamento gentile e altruista con le altre persone. Una sera, per assolvere il compito affidatogli dal suo senpai, compone un numero telefonico che lo mette in contatto per sbaglio con una dea di nome Belldandy. Keiichi apprende da quest'ultima che, proprio per la sua generosità ma anche per la sua inspiegabile fortuna, ha diritto ad esprimere un solo desiderio e la dea lo esaudirà. Keiichi però, pensando si tratti di uno scherzo dei suoi senpai, esprime il desiderio che la ragazza rimanga con lui per sempre. Questa, inizialmente spaesata dal desiderio, accetta il desiderio di Keiichi e si stabilisce al suo fianco per sempre. La sfortuna però sembra non abbandonare il giovane Keiichi, che abitando in un dormitorio per soli uomini, è costretto a trasferirsi e a cambiare appartamento nonostante la sua condizione economica sia precaria. Inoltre Belldandy non può assolutamente allontanarsi da lui poichè una misteriosa forza chiamata forza costrittiva li obbliga a rimanere sempre insieme. Trovata infine sistemazione in un tempio, Keiichi non solo dovrà affrontare l'invidia delle compagne di fronte alla bellezza della Dea, ma dovrà fare i conti anche con le sorelle della Dea Urd e Skuld che successivamente andranno ad abitare con loro. La prima cercherà in tutti i modi di accelerare i tempi della coppia, spingendo Keiichi e Belldandy verso il primo bacio, mentre la seconda si dimostrerà cosi attaccata alla sorella da cercare in tutti i modi di sabotare la relazione tra i due per avere la sorella tutta per se.
Il manga presenta una storia di per se' leggera, non vi sono gli eccessi di romanticismo che si possono trovare in altre serie e la componente romantica è ben bilanciata con quella comica, soprattutto grazie alle continue avversità che si troverà ad affrontare Keiichi nel tentativo di dichiarare i propri sentimenti alla sua amata, ostacolato in maniera piu o meno voluta dalle altre sorelle.
Un buon manga per quanto riguarda la comicità che non scade mai nel banale e allo stesso tempo propone una storia ricca di sentimento che non scade mai nell'eccesso. La caratterizzazione e la costruzione dei personaggi è credibile e mai stereotipata, con qualche eccezione per la figura di Belldandy che, pur essendo Dea, risulta alle volte troppo ingenua e troppo buona, soprattuto se confrontata con le altre sorelle.
La qualità del manga in se è ottima, non vi sono evidenti cali durante il proseguire della serie e i personaggi risultano sempre ben curati dal punto di vista grafico.
Un bel manga che mi ha piacevolmente sopreso, da vedere nei momenti di svago per farsi qualche risata; allo stesso tempo è una storia romantica, nulla però di impegnativo, con scene d'azione che sfociano quasi sempre nella comicità; sconsigliato se cercate un manga serio o prettamente d'azione.
Il protagonista è un comune ragazzo universitario, Keiichi Morisato, perennemente perseguitato dalla sfortuna ma che, nonostante ciò, mantiene sempre un comportamento gentile e altruista con le altre persone. Una sera, per assolvere il compito affidatogli dal suo senpai, compone un numero telefonico che lo mette in contatto per sbaglio con una dea di nome Belldandy. Keiichi apprende da quest'ultima che, proprio per la sua generosità ma anche per la sua inspiegabile fortuna, ha diritto ad esprimere un solo desiderio e la dea lo esaudirà. Keiichi però, pensando si tratti di uno scherzo dei suoi senpai, esprime il desiderio che la ragazza rimanga con lui per sempre. Questa, inizialmente spaesata dal desiderio, accetta il desiderio di Keiichi e si stabilisce al suo fianco per sempre. La sfortuna però sembra non abbandonare il giovane Keiichi, che abitando in un dormitorio per soli uomini, è costretto a trasferirsi e a cambiare appartamento nonostante la sua condizione economica sia precaria. Inoltre Belldandy non può assolutamente allontanarsi da lui poichè una misteriosa forza chiamata forza costrittiva li obbliga a rimanere sempre insieme. Trovata infine sistemazione in un tempio, Keiichi non solo dovrà affrontare l'invidia delle compagne di fronte alla bellezza della Dea, ma dovrà fare i conti anche con le sorelle della Dea Urd e Skuld che successivamente andranno ad abitare con loro. La prima cercherà in tutti i modi di accelerare i tempi della coppia, spingendo Keiichi e Belldandy verso il primo bacio, mentre la seconda si dimostrerà cosi attaccata alla sorella da cercare in tutti i modi di sabotare la relazione tra i due per avere la sorella tutta per se.
Il manga presenta una storia di per se' leggera, non vi sono gli eccessi di romanticismo che si possono trovare in altre serie e la componente romantica è ben bilanciata con quella comica, soprattutto grazie alle continue avversità che si troverà ad affrontare Keiichi nel tentativo di dichiarare i propri sentimenti alla sua amata, ostacolato in maniera piu o meno voluta dalle altre sorelle.
Un buon manga per quanto riguarda la comicità che non scade mai nel banale e allo stesso tempo propone una storia ricca di sentimento che non scade mai nell'eccesso. La caratterizzazione e la costruzione dei personaggi è credibile e mai stereotipata, con qualche eccezione per la figura di Belldandy che, pur essendo Dea, risulta alle volte troppo ingenua e troppo buona, soprattuto se confrontata con le altre sorelle.
La qualità del manga in se è ottima, non vi sono evidenti cali durante il proseguire della serie e i personaggi risultano sempre ben curati dal punto di vista grafico.
Un bel manga che mi ha piacevolmente sopreso, da vedere nei momenti di svago per farsi qualche risata; allo stesso tempo è una storia romantica, nulla però di impegnativo, con scene d'azione che sfociano quasi sempre nella comicità; sconsigliato se cercate un manga serio o prettamente d'azione.
Manga ormai datato di Kosuke Fujishima che narra le avventure di Keiichi, uno studente universitario, che si invaghisce nientepopodimeno che di una vera e propria dea contattata per sbaglio al telefono (!). Stretto un patto con la medesima, i due si ritroveranno a vivere insieme; ma come può la convivenza con una dea procedere senza intoppi? E intoppi ce ne saranno senza sosta, a partire dall'ingresso sulla scena delle due sorelle di Belldandy (è questo il nome dell'essere divino), una tanto sexy quanto combinaguai e l'altra con un aspetto abbastanza infantile, esperta in invenzioni senza capo né coda e gelosissima della sorella.
Questo manga, a dire il vero, non mi ha mai entusiasmato tantissimo; probabilmente ciò è influenzato anche dalla pessima scelta del primo editore di inserirla in una rivista generalista che finiva per rendere troppo lento il procedere della storia. In realtà la sensazione che ciò non dipendesse solo da questo è rimasta: l'evoluzione della storia non è molto varia, puntando l'attenzione sull'introduzione di nuovi improbabili personaggi piuttosto che su uno sviluppo dei rapporti fra quelli già esistenti.
In definitiva, un manga che risveglia molti ricordi giovanili ma che obiettivamente non era e non è tra i miei preferiti. Con l'andare del tempo gli episodi diventano sempre più caotici e confusi, ed è questa una cosa che non amo. Comunque, tenendo anche conto dello stile grafico e della buona caratterizzazione dei personaggi principali, Oh mia dea merita almeno la sufficienza.
Questo manga, a dire il vero, non mi ha mai entusiasmato tantissimo; probabilmente ciò è influenzato anche dalla pessima scelta del primo editore di inserirla in una rivista generalista che finiva per rendere troppo lento il procedere della storia. In realtà la sensazione che ciò non dipendesse solo da questo è rimasta: l'evoluzione della storia non è molto varia, puntando l'attenzione sull'introduzione di nuovi improbabili personaggi piuttosto che su uno sviluppo dei rapporti fra quelli già esistenti.
In definitiva, un manga che risveglia molti ricordi giovanili ma che obiettivamente non era e non è tra i miei preferiti. Con l'andare del tempo gli episodi diventano sempre più caotici e confusi, ed è questa una cosa che non amo. Comunque, tenendo anche conto dello stile grafico e della buona caratterizzazione dei personaggi principali, Oh mia dea merita almeno la sufficienza.
Forse sette numeri non sono sufficienti per giudicare, ma comunque è una trama che mi ha stancata e stufata, per i primi sette numeri non mi ha convinta per niente e ho cercato di continuare a leggerla sperando in un cambiamento. Inizia in modo interessante ma rimane piatto, i disegni inizialmente sono anche brutti a livello estetico, le donne non sono fascinose come dovrebbero essere, le copertine in questo senso ingannano sul contenuto.
Delusa da queste poche ma essenziali cose smisi di leggerlo, e ho pure venduto la serie.
Delusa da queste poche ma essenziali cose smisi di leggerlo, e ho pure venduto la serie.
La storia di <em>Ā Megami-sama</em> (Oh, mia Dea!) ebbe inizio nel lontano settembre del 1988, quando un ancora sconosciuto Kosuke Fujishima pubblicò sulle pagine della rivista Afternoon uno spin-off del sul primo manga, You're Under Arrest! Un inizio come tanti ce ne sono stati che, però, in questo caso ha segnato l’avvio di un’opera destinata a diventare uno dei manga più longevi della storia (22 anni di pubblicazioni).
Per introdurre il tema di Oh, mia dea! credo che il modo migliore sia il porre un semplice quesito: “<em>Vi siete mai chiesti cosa potrebbe succedere se all’improvviso una bellissima dea comparisse al vostro cospetto, dicendo di poter esaudire un qualsiasi desiderio?</em>” Forse, perché no, nella fantasia di tutti è successa una cosa simile, e chissà quali sono stati i desideri formulati in risposta a questa semplice, quanto assurda domanda. Ma in fondo una fantasia resta tale, un breve momento in cui tutto sembra possibile, salvo poi dissolversi nel nulla come una bolla di sapone. Ma se questa fantasia dovesse diventare all’improvviso realtà? Forse è stata questa semplice considerazione a ispirare Fujishima, ma, in ogni caso, è proprio da questa ‘piccola’ fantasia che prende avvio Oh, mia Dea!
Ad assumere il ruolo di protagonista della storia è Keiichi Morisato, in tutto e per tutto un ragazzo normale, anzi, sarebbe il caso di dire il classico bravo ragazzo. Grande appassionato di motori (chiaro rimando ad una delle passioni di Fujishima), è un persona estremamente buona e gentile, a tratti ingenuo, tutte qualità che non solo lo rendono schiavo dei suoi bizzarri senpai, ma che, ovviamente, non gli consentono di riscuotere grande successo presso il gentil sesso. Spesso però si dice, quasi a volersi consolare, che il bene fatto prima o poi verrà ricompensato e, nel caso di Keiichi, questa ricompensa appare nella forma della bellissima dea di prima classe Belldandy. Posto di fronte al quesito sopra detto, Keiichi, incredulo e convinto di assistere ad uno strano scherzo, formula un desiderio particolare: “<em>Vorrei che una dea come te stesse sempre al mio fianco</em>”. Pur sbalordita da tale richiesta, Belldandy conclude il contratto, esaudendo il desiderio, e dando così avvio ad Oh, mia dea! L’inizio di una strana storia in cui faranno la comparsa tanti personaggi interessanti, ma anche l’inizio di una bella, dolce e romantica storia d’amore che ormai da ben ventidue anni accompagna e appassiona i lettori.
In questo lungo viaggio, Keiichi è affiancato dalla stupenda dea Belldandy, un personaggio a mio avviso tratteggiato con estrema cura; la dolcezza e purezza dei suoi comportamenti riescono a delineare, ancor più del suo aspetto, la sua origine divina. Né lei né Keiichi sono personaggi smaliziati, anzi sono quasi ingenui nel loro modo di agire, eppure è proprio questo aspetto a rendere il loro rapporto così interessante e bello. Forse quell’immanente senso di ingenuità che circonda la loro relazione la rende quasi surreale, nondimeno ciò mi appare un pregio, e in fondo il mondo dei manga e degli anime cos’è, se non un mondo di fantasia, quasi fiabesco?
I personaggi comunque sono molti, a partire dalla presenza costante delle due sorelle di Belldandy: la provocante e, lei sì, smaliziata Urd, e la ‘piccola’ Skuld, con le sue invenzioni pericolose e strabilianti. L’una sempre impegnata ad avvicinare i due innamorati, l’altra pronta a tutto pur di allontanare dall’adorata sorella il povero Keiichi, di cui, tuttavia, resta invaghita a causa della gentilezza e bontà d’animo. Accanto a questo nucleo stabile, completato dagli angeli delle tre dee (Holy Bell, World of Elegance e Noble Scarlet), Fujishima affianca tanti altri personaggi, alternandoli nel corso del tempo; all’inizio, infatti, l’autore decide di concentrare la sua attenzione sui fatti terreni, introducendo Megumi, la sorella di Keiichi, Sayoko Mishima, acerrima rivale di Bell-chan, e narrando le bizzarre avventure del Club di Motori e dei suoi membri. Con il passare del tempo, però, non solo si assiste ad una crescita dei protagonisti, ma cambia anche la prospettiva della narrazione, dando più spazio alle vicende del mondo divino, con la comparsa di personaggi come l’impacciata Maller, la bellissima Peorth (Peitho) con la sua Gorgeous Rose, l’impassibile Lind (Rind), accompagnata da Spear Mint e Cool Mint, per finire con la sensuale e terribile Hild.
Lo stile di disegno di Fujishima merita senza dubbio un discorso approfondito. In primo luogo si può notare come il tratto, che nei primi volumi si presenta pesante e grossolano, subisce un’evoluzione stupefacente nel giro di 4-5 volumi, diventando delicato e curatissimo, tanto da sembrare l’opera di un altro autore. Questa maggiore cura si manifesta in vari modi, i visi sono tratteggiati con estrema delicatezza, con linee leggere e armoniose, e stessa attenzione è riservata anche alla capigliatura dei vari personaggi, vale citare in quest’ottica il magnifico effetto luce usato sui capelli di Belldandy, che riesce quasi a riprodurre la lucentezza propria dei colori. Un altro aspetto su cui Fujishima si è dedicato con grande impegno è il vestiario: va osservato, infatti, come ogni personaggio di Oh, mia Dea! abbia a sua disposizione una vastissima collezione di vestiti; in ogni capitolo, l’autore si diverte a creare un nuovo ed elaborato vestito per i suoi personaggi. A conti fatti, considerando il numero dei capitoli, si parla di un qualcosa come 1000 e più vestiti, numero degno di uno stilista di moda. In aggiunta, ogni personaggio esprime uno stile consono al suo carattere, si passa quindi dallo stile semplice e quasi trasandato di Keiichi, ai vestiti aggressivi e provocanti di Urd e Hild. In tutto ciò poi, è ovvio notare come la moda in ventidue anni abbia subito un’evoluzione impressionante e in Oh, mia Dea! si assiste ad una vera e propria sfilata di moda che ripropone le varie tendenze che si sono succedute nel corso del tempo, dallo stile eccentrico degli anni ’80, per finire con quello più sobrio, ma non sempre, del nuovo millennio.
L’edizione della Star Comics è in linea con lo standard dell’editore: prezzo contenuto e volumetti di media qualità. Unica pecca è la totale assenza di tavole a colori, ed è un peccato, perché, come si può notare nelle copertine, Fujishima ama utilizzare colori vivi e splendenti che si presentano particolarmente gratificanti per l’occhio. In questo senso, se può interessare, vale la pena comprare il meraviglioso art book pubblicato in Giappone per celebrare il ventennale del manga. Va fatta poi una nota sulla traduzione: i nomi dell’edizione Star Comics in alcuni casi sono diversi rispetto a quelli presenti nella versione giapponese, la scelta in sede di adattamento è stata quella di usare i nomi della tradizione mitologica classica (greca e nordica), così, ad esempio, Peorth diventa Peitho, la dea della seduzione (ruolo che ben le si addice tra l’altro :P).
Tornando alla trama, una cosa sorprendente è sicuramente la grande capacità di Fujishima di andare avanti senza cadere in ripetizioni e banalità, riuscendo a creare un’ottima alternanza tra momenti seri e situazioni comiche, tra atmosfere romantiche ed eventi soprannaturali, racchiudendo il tutto in mini-saghe. In questo continuo movimento, in cui si assiste ad una lenta e progressiva crescita dei protagonisti, l’unica costante resta sempre quel dolce e profondo legame che lega Keiichi e Belldandy, il filo conduttore dell’intera storia che accompagna il lettore nel suo viaggio nel mondo delle dee.
In conclusione, ritengo che Oh, mia Dea! sia un’opera in grado di regalare tante emozioni, probabilmente più adatta a chi già presenta una certa predisposizione verso il genere romantico/sentimentale, ma, in tutta onestà, credo di poter consigliare a tutti la lettura di questo piccolo capolavoro, che tanto mi affascinato e appassionato. Un manga leggero, divertente, romantico e tenero, che, senza prodursi in complessi artifici, riesce ad appassionare il lettore con la sua incredibile semplicità.
Per introdurre il tema di Oh, mia dea! credo che il modo migliore sia il porre un semplice quesito: “<em>Vi siete mai chiesti cosa potrebbe succedere se all’improvviso una bellissima dea comparisse al vostro cospetto, dicendo di poter esaudire un qualsiasi desiderio?</em>” Forse, perché no, nella fantasia di tutti è successa una cosa simile, e chissà quali sono stati i desideri formulati in risposta a questa semplice, quanto assurda domanda. Ma in fondo una fantasia resta tale, un breve momento in cui tutto sembra possibile, salvo poi dissolversi nel nulla come una bolla di sapone. Ma se questa fantasia dovesse diventare all’improvviso realtà? Forse è stata questa semplice considerazione a ispirare Fujishima, ma, in ogni caso, è proprio da questa ‘piccola’ fantasia che prende avvio Oh, mia Dea!
Ad assumere il ruolo di protagonista della storia è Keiichi Morisato, in tutto e per tutto un ragazzo normale, anzi, sarebbe il caso di dire il classico bravo ragazzo. Grande appassionato di motori (chiaro rimando ad una delle passioni di Fujishima), è un persona estremamente buona e gentile, a tratti ingenuo, tutte qualità che non solo lo rendono schiavo dei suoi bizzarri senpai, ma che, ovviamente, non gli consentono di riscuotere grande successo presso il gentil sesso. Spesso però si dice, quasi a volersi consolare, che il bene fatto prima o poi verrà ricompensato e, nel caso di Keiichi, questa ricompensa appare nella forma della bellissima dea di prima classe Belldandy. Posto di fronte al quesito sopra detto, Keiichi, incredulo e convinto di assistere ad uno strano scherzo, formula un desiderio particolare: “<em>Vorrei che una dea come te stesse sempre al mio fianco</em>”. Pur sbalordita da tale richiesta, Belldandy conclude il contratto, esaudendo il desiderio, e dando così avvio ad Oh, mia dea! L’inizio di una strana storia in cui faranno la comparsa tanti personaggi interessanti, ma anche l’inizio di una bella, dolce e romantica storia d’amore che ormai da ben ventidue anni accompagna e appassiona i lettori.
In questo lungo viaggio, Keiichi è affiancato dalla stupenda dea Belldandy, un personaggio a mio avviso tratteggiato con estrema cura; la dolcezza e purezza dei suoi comportamenti riescono a delineare, ancor più del suo aspetto, la sua origine divina. Né lei né Keiichi sono personaggi smaliziati, anzi sono quasi ingenui nel loro modo di agire, eppure è proprio questo aspetto a rendere il loro rapporto così interessante e bello. Forse quell’immanente senso di ingenuità che circonda la loro relazione la rende quasi surreale, nondimeno ciò mi appare un pregio, e in fondo il mondo dei manga e degli anime cos’è, se non un mondo di fantasia, quasi fiabesco?
I personaggi comunque sono molti, a partire dalla presenza costante delle due sorelle di Belldandy: la provocante e, lei sì, smaliziata Urd, e la ‘piccola’ Skuld, con le sue invenzioni pericolose e strabilianti. L’una sempre impegnata ad avvicinare i due innamorati, l’altra pronta a tutto pur di allontanare dall’adorata sorella il povero Keiichi, di cui, tuttavia, resta invaghita a causa della gentilezza e bontà d’animo. Accanto a questo nucleo stabile, completato dagli angeli delle tre dee (Holy Bell, World of Elegance e Noble Scarlet), Fujishima affianca tanti altri personaggi, alternandoli nel corso del tempo; all’inizio, infatti, l’autore decide di concentrare la sua attenzione sui fatti terreni, introducendo Megumi, la sorella di Keiichi, Sayoko Mishima, acerrima rivale di Bell-chan, e narrando le bizzarre avventure del Club di Motori e dei suoi membri. Con il passare del tempo, però, non solo si assiste ad una crescita dei protagonisti, ma cambia anche la prospettiva della narrazione, dando più spazio alle vicende del mondo divino, con la comparsa di personaggi come l’impacciata Maller, la bellissima Peorth (Peitho) con la sua Gorgeous Rose, l’impassibile Lind (Rind), accompagnata da Spear Mint e Cool Mint, per finire con la sensuale e terribile Hild.
Lo stile di disegno di Fujishima merita senza dubbio un discorso approfondito. In primo luogo si può notare come il tratto, che nei primi volumi si presenta pesante e grossolano, subisce un’evoluzione stupefacente nel giro di 4-5 volumi, diventando delicato e curatissimo, tanto da sembrare l’opera di un altro autore. Questa maggiore cura si manifesta in vari modi, i visi sono tratteggiati con estrema delicatezza, con linee leggere e armoniose, e stessa attenzione è riservata anche alla capigliatura dei vari personaggi, vale citare in quest’ottica il magnifico effetto luce usato sui capelli di Belldandy, che riesce quasi a riprodurre la lucentezza propria dei colori. Un altro aspetto su cui Fujishima si è dedicato con grande impegno è il vestiario: va osservato, infatti, come ogni personaggio di Oh, mia Dea! abbia a sua disposizione una vastissima collezione di vestiti; in ogni capitolo, l’autore si diverte a creare un nuovo ed elaborato vestito per i suoi personaggi. A conti fatti, considerando il numero dei capitoli, si parla di un qualcosa come 1000 e più vestiti, numero degno di uno stilista di moda. In aggiunta, ogni personaggio esprime uno stile consono al suo carattere, si passa quindi dallo stile semplice e quasi trasandato di Keiichi, ai vestiti aggressivi e provocanti di Urd e Hild. In tutto ciò poi, è ovvio notare come la moda in ventidue anni abbia subito un’evoluzione impressionante e in Oh, mia Dea! si assiste ad una vera e propria sfilata di moda che ripropone le varie tendenze che si sono succedute nel corso del tempo, dallo stile eccentrico degli anni ’80, per finire con quello più sobrio, ma non sempre, del nuovo millennio.
L’edizione della Star Comics è in linea con lo standard dell’editore: prezzo contenuto e volumetti di media qualità. Unica pecca è la totale assenza di tavole a colori, ed è un peccato, perché, come si può notare nelle copertine, Fujishima ama utilizzare colori vivi e splendenti che si presentano particolarmente gratificanti per l’occhio. In questo senso, se può interessare, vale la pena comprare il meraviglioso art book pubblicato in Giappone per celebrare il ventennale del manga. Va fatta poi una nota sulla traduzione: i nomi dell’edizione Star Comics in alcuni casi sono diversi rispetto a quelli presenti nella versione giapponese, la scelta in sede di adattamento è stata quella di usare i nomi della tradizione mitologica classica (greca e nordica), così, ad esempio, Peorth diventa Peitho, la dea della seduzione (ruolo che ben le si addice tra l’altro :P).
Tornando alla trama, una cosa sorprendente è sicuramente la grande capacità di Fujishima di andare avanti senza cadere in ripetizioni e banalità, riuscendo a creare un’ottima alternanza tra momenti seri e situazioni comiche, tra atmosfere romantiche ed eventi soprannaturali, racchiudendo il tutto in mini-saghe. In questo continuo movimento, in cui si assiste ad una lenta e progressiva crescita dei protagonisti, l’unica costante resta sempre quel dolce e profondo legame che lega Keiichi e Belldandy, il filo conduttore dell’intera storia che accompagna il lettore nel suo viaggio nel mondo delle dee.
In conclusione, ritengo che Oh, mia Dea! sia un’opera in grado di regalare tante emozioni, probabilmente più adatta a chi già presenta una certa predisposizione verso il genere romantico/sentimentale, ma, in tutta onestà, credo di poter consigliare a tutti la lettura di questo piccolo capolavoro, che tanto mi affascinato e appassionato. Un manga leggero, divertente, romantico e tenero, che, senza prodursi in complessi artifici, riesce ad appassionare il lettore con la sua incredibile semplicità.
Oh, mia dea è sicuramente uno dei miei manga favoriti. La suddivisione in singoli episodi o in mini saghe permette al lettore di concentrarsi sull'universo in cui è ambientata la storia, con le sue creature e la sua complessa struttura, ma anche al back ground dei personaggi, superbamente caratterizzati, a parte forse qualche elemento di contorno. L'idea dell'agenzia d'aiuto delle dee è stata un buon trampolino di lancio grazie al quale l'autore ha potuto mostrarci quanto la sfera del divino e quella degli umani possano comunicare ed interagire, apprendendo e condividendo preziose esperienze. L'ecletticità della storia, che a seconda della saga può includere diversi generi uniti a quello principale, rendono Oh mia dea un'opera adatta a tutti.
Non assegno dieci per due motivi: il disegno delle gambe delle dee che non mi ha mai convinto completamente, e il rapporto eccessivamente platonico tra Keichi e Belldandy, a volte addirittura frustrante.
Non assegno dieci per due motivi: il disegno delle gambe delle dee che non mi ha mai convinto completamente, e il rapporto eccessivamente platonico tra Keichi e Belldandy, a volte addirittura frustrante.
Questo è uno dei miei manga preferiti. L'ho conosciuto attraverso gli OAV e me ne sono subito innamorato per il fresco umorismo; difficile non immedesimarsi nel protagonista e non innamorarsi della dolce Belldandy. La storia e il tratto sono in continua evoluzione, passando da un manga episodico disegnato maluccio, a vere e proprio saghe con uno stile curatissimo e molto bello. A mio parere la parte migliore riguarda i numeri dal 7 al 16, dove lo stile raggiunge il suo massimo e la storia rimane divertente e ben costruita. Successivamente le saghe peccano di una certa lunghezza, con capitoli che si trascinano un po', e questo è probabilmente dovuto ai lunghi tempi creativi dell'autore (un capitolo di circa 20 pagine al mese). Tuttavia la storia rimane interessante, con sempre più grandi approfondimenti sul mondo celeste e quello demoniaco. La storia di amore dei protagonisti, seppur un po' troppo platonica, è dolce e sincera, un rapporto veramente bello e invidiabile.
Lo consiglio a tutti coloro che vogliono divertirsi con garbo e spensieratezza.
Lo consiglio a tutti coloro che vogliono divertirsi con garbo e spensieratezza.
Questo manga sta diventando il mio preferito, visto che può vantare una trama molto bella ed appassionante.
I disegni secondo me sono i più belli che abbia mai visto e non sto scherzando. I personaggi, secondo me, sono molto ben caratterizzati ed anche le loro qualità sono esaltate a dovere. Nonostante si tratti di un titolo del 1989, lo ritengo un degno concorrente dei manga attuali.
Secondo me il manga e l'anime sono molto diversi sotto molti punti di vista (soprattutto per i disegni e la storia); e se dovessi consigliarne uno dei due, la mia scelta ricadrebbe sicuramente sul manga.
I disegni secondo me sono i più belli che abbia mai visto e non sto scherzando. I personaggi, secondo me, sono molto ben caratterizzati ed anche le loro qualità sono esaltate a dovere. Nonostante si tratti di un titolo del 1989, lo ritengo un degno concorrente dei manga attuali.
Secondo me il manga e l'anime sono molto diversi sotto molti punti di vista (soprattutto per i disegni e la storia); e se dovessi consigliarne uno dei due, la mia scelta ricadrebbe sicuramente sul manga.
Premetto che questo è il mio manga preferito perché mi ha fatto appassionare a tutto il mondo anime/manga; la parola che mi viene in mente se penso a Oh, Mia Dea! è "evoluzione".
Questo perché, già a partire dai primi volumi sia disegni che trama migliorano sempre di più, fino a diventare un manga davvero raffinato.
Basta vedere le immagini a lato per capire l'evoluzione stilistica dell'opera, confrontando il primo volume con il ventesimo sembra di leggere due manga diversi!
La storia è abbastanza semplice, ma riesce comunque a racchiudere varie "tipologie di avvenimenti", dai tentativi di dichiarazione di Keiichi a Belldandy alla salvezza della Terra e del Paradiso sotto minaccia dei demoni =)
Unica pecca: la longevità! 36 volumi pubblicati in Giappone e la serie non accenna a concludersi... comunque nonostante questo secondo me ne vale la pena, ve lo consiglio!
(questo riguarda il manga, la mia opinione è del tutto diversa per quanto riguarda l'anime...)
Questo perché, già a partire dai primi volumi sia disegni che trama migliorano sempre di più, fino a diventare un manga davvero raffinato.
Basta vedere le immagini a lato per capire l'evoluzione stilistica dell'opera, confrontando il primo volume con il ventesimo sembra di leggere due manga diversi!
La storia è abbastanza semplice, ma riesce comunque a racchiudere varie "tipologie di avvenimenti", dai tentativi di dichiarazione di Keiichi a Belldandy alla salvezza della Terra e del Paradiso sotto minaccia dei demoni =)
Unica pecca: la longevità! 36 volumi pubblicati in Giappone e la serie non accenna a concludersi... comunque nonostante questo secondo me ne vale la pena, ve lo consiglio!
(questo riguarda il manga, la mia opinione è del tutto diversa per quanto riguarda l'anime...)
In tutta sincerità devo dire che l'inizio (primi 2-3 volumi) è mediocre: abbiamo infatti una trama non troppo originale ma interessante che si contrappone ad un disegno PESSIMO.
Passata questa fase Kosuke mette la freccia: innanzitutto c'è una maggiore cura nel disegno (almeno per quanto riguarda le persone e le loro espressioni, dato che le 2-4 ruote li ha sempre disegnati benissimo).
In secondo luogo si passa dalle storie autoconclusive a delle vere e proprie mini-saghe, in cui fanno capolino anche svariate scene d'azione.
Voto 8 perchè iniziata la seconda serie (dal numero 11) mi aspetto grandi cose.
Passata questa fase Kosuke mette la freccia: innanzitutto c'è una maggiore cura nel disegno (almeno per quanto riguarda le persone e le loro espressioni, dato che le 2-4 ruote li ha sempre disegnati benissimo).
In secondo luogo si passa dalle storie autoconclusive a delle vere e proprie mini-saghe, in cui fanno capolino anche svariate scene d'azione.
Voto 8 perchè iniziata la seconda serie (dal numero 11) mi aspetto grandi cose.
Keiichi morisato, giovane studente universitario, chiama per sbaglio all'agenzia dea di soccorso dove risponde la bellissima Belldandi, una dea che gli si teletrasporta davanti per esaudire un suo desiderio. Keiichi sconcertato da quell'improvvisa apparizione esprime il desiderio di avere sempre accanto a sè una dea come Belldandy. Incominciano così le avventure di Keiichi e Belldandi...