Nomi no Ou
"Nomi no ou" ("Il re di Nomi", ma anche "Il re delle pulci") è un volume autonclusivo in cui Yoshikazu Yasuhiko, acclamato illustratore e character designer (suo, ad esempio, il design dei personaggi della prima serie di "Gundam"), ci porta indietro nel tempo, agli albori della storia del suo paese. E' un tempo mistico, la cui storicità non è mai stata accertata chiaramente, in cui nel territorio dell'odierno Giappone v'erano diversi clan in lotta fra loro.
La storia di "Nomi no ou" finge da base pseudo-storica per giustificare il fatto che da un certo punto in poi si smise di internare uomini nelle tombe, sostituendoli con statuette di terracotta. Per spiegare questo fatto, Yasuhiko racconta la vicenda di un giovane costretto a battersi contro un fortissimo guerriero di un clan rivale, che finisce per uccidere in combattimento, dei figli di quest'ultimo e dei sentimenti di vendetta e tristezza che provano nei confronti del primo, delle trame di un imperatore e di un giovanissimo principe che non sorride più.
E' un fumetto che si regge più sulle atmosfere che sui personaggi, in quanto questi non sono il massimo della simpatia, non sono caratterizzati benissimo, in qualche caso non sono neanche troppo distinguibili gli uni dagli altri e tutto sommato non si fanno ricordare troppo. Sono, però, personaggi perfettamente inquadrati in quella che è la tradizione letteraria del "Kojiki", il primo testo storiografico giapponese, che, a metà fra cronache di eventi storici e racconti di mitologia, tenta di spiegare la storia del Sol Levante parlando di tribù, principi, imperatori e divinità.
"Nomi no ou" è come se fosse una sorta di "Kojiki" a fumetti, in quanto le atmosfere che si respirano sono esattamente quelle di un libro di storia del Giappone, della cronaca di un mondo assai lontano dal nostro tempo e dalla nostra cultura di occidentali del 2000, ma non per questo meno affascinante.
La trama del manga, nonostante la brevità, tarda un po' ad ingranare a causa della scarsa empatia che si ha con i personaggi, ma non manca di emozionare con la sua prosecuzione, anche se il lettore è decisamente più interessato all'atmosfera generale che alla vicenda.
Indubbio pregio del manga è il comparto grafico, assai curato e dotato di bellissime tavole a colori, ma "Nomi no ou" rimane un manga di difficile fruizione per il lettore occidentale medio, perché inscindibilmente legato ad ambientazioni, vicende ed elementi culturali del Giappone antico che non sono noti a tutti. Per molti, dunque, questo manga sarà abbastanza noioso, per altri sarà solo un bel volume d'illustrazioni con una storia complicata o dimenticabile. Per me, che alla storia e alla cultura del Giappone antico più o meno ci ho fatto l'abitudine, è stato una lettura sì abbastanza dimenticabile, ma estremamente affascinante.
La storia di "Nomi no ou" finge da base pseudo-storica per giustificare il fatto che da un certo punto in poi si smise di internare uomini nelle tombe, sostituendoli con statuette di terracotta. Per spiegare questo fatto, Yasuhiko racconta la vicenda di un giovane costretto a battersi contro un fortissimo guerriero di un clan rivale, che finisce per uccidere in combattimento, dei figli di quest'ultimo e dei sentimenti di vendetta e tristezza che provano nei confronti del primo, delle trame di un imperatore e di un giovanissimo principe che non sorride più.
E' un fumetto che si regge più sulle atmosfere che sui personaggi, in quanto questi non sono il massimo della simpatia, non sono caratterizzati benissimo, in qualche caso non sono neanche troppo distinguibili gli uni dagli altri e tutto sommato non si fanno ricordare troppo. Sono, però, personaggi perfettamente inquadrati in quella che è la tradizione letteraria del "Kojiki", il primo testo storiografico giapponese, che, a metà fra cronache di eventi storici e racconti di mitologia, tenta di spiegare la storia del Sol Levante parlando di tribù, principi, imperatori e divinità.
"Nomi no ou" è come se fosse una sorta di "Kojiki" a fumetti, in quanto le atmosfere che si respirano sono esattamente quelle di un libro di storia del Giappone, della cronaca di un mondo assai lontano dal nostro tempo e dalla nostra cultura di occidentali del 2000, ma non per questo meno affascinante.
La trama del manga, nonostante la brevità, tarda un po' ad ingranare a causa della scarsa empatia che si ha con i personaggi, ma non manca di emozionare con la sua prosecuzione, anche se il lettore è decisamente più interessato all'atmosfera generale che alla vicenda.
Indubbio pregio del manga è il comparto grafico, assai curato e dotato di bellissime tavole a colori, ma "Nomi no ou" rimane un manga di difficile fruizione per il lettore occidentale medio, perché inscindibilmente legato ad ambientazioni, vicende ed elementi culturali del Giappone antico che non sono noti a tutti. Per molti, dunque, questo manga sarà abbastanza noioso, per altri sarà solo un bel volume d'illustrazioni con una storia complicata o dimenticabile. Per me, che alla storia e alla cultura del Giappone antico più o meno ci ho fatto l'abitudine, è stato una lettura sì abbastanza dimenticabile, ma estremamente affascinante.
Uno dei pochi prodotti dello Ya's "storico" a raggiungere il mercato italiano di grande diffusione, e per una delle case "storiche" (la Star Comics): se non altro per questo, un'opera meritevole di una certa attenzione.
La trama si svolge agli albori della Storia del Giappone, quando un impero - ancora fragile e povero, e non ancora realmente sinizzato, cercava una fragile ricomposizione fra le varie etnie e culture dell'arcipelago giapponese. Ya's parte da un fatto storico o "pseudostorico", con lo scontro fra il giovane Sokune di Nomi e Kehaya, due leader di due tribù appartenenti alla stessa gente. Il duello è pilotato dall'Imperatore Suinin per scacciare la gente di Kehaya dalla sua terra, ricca di cinnamono - un materiale da cui si ricava il mercurio, uno dei metalli preziosi nella cultura orientale - e consegnarla a quella di Nomi. Il duello, durissimo, si conclude (con qualche aiuto esterno...) con la vittoria di chi l'Imperatore ha scelto. Ma...
Ovviamente non vi racconto altro, lasciando all'eventuale lettura del bel manga la scoperta di come questa storia finisca... ve lo anticipo: una conclusione agrodolce, che potrebbe lasciare molti assai poco soddisfatti.
Nomi no O (il re di Nomi, ma anche il re delle Pulci, seguendo un riuscito gioco di parole, o meglio di ideogrammi) è un ben riuscito animé storico, in cui Ya's mette in scena, con buon piglio diciamolo pure, una storia di vendetta e di avventura, in un Giappone tanto antico da sembrare insolito, per i nostri occhi occidentali, ancora gravido di ascendenze siberiane (si vedano le vesti dei personaggi), che per altro Ya's rende con mano decisa e felice.
Le dolenti note, ahinoi, purtroppo però non mancano. Ya's sembra diventato incapace (vedi Gundam Origini) di caratterizzare in modo riusciti i personaggi negativi, mentre l'introspezione che dedica ai suoi protagonisti lascia talora a desiderare. Anche la costruzione drammatica è sostanzialmente irrisolta, sebbene un paio di scene (l'incontro di Sukune di Nomi con i figli di Kehaya, ad esempio) siano realmente da antologia, così come alcune sparse tavole della storia...
Per farla breve: un manga che Ya's realizza con cura, grafica e filologica - forse troppa, visto l'appesantirsi talora inadeguato di alcune tavole - ma con eccessiva freddezza. Opera ottima, intendiamoci, ma che mostra una volta di più come a Ya's (comunque, molto più a suo agio qui che fra le colonie dello Universal Century) manchi sempre un quid per raggiungere l'eccellenza.
7 1/2 - 8 come voto, diciamo 8 per le regole dell'arrotondamento
La trama si svolge agli albori della Storia del Giappone, quando un impero - ancora fragile e povero, e non ancora realmente sinizzato, cercava una fragile ricomposizione fra le varie etnie e culture dell'arcipelago giapponese. Ya's parte da un fatto storico o "pseudostorico", con lo scontro fra il giovane Sokune di Nomi e Kehaya, due leader di due tribù appartenenti alla stessa gente. Il duello è pilotato dall'Imperatore Suinin per scacciare la gente di Kehaya dalla sua terra, ricca di cinnamono - un materiale da cui si ricava il mercurio, uno dei metalli preziosi nella cultura orientale - e consegnarla a quella di Nomi. Il duello, durissimo, si conclude (con qualche aiuto esterno...) con la vittoria di chi l'Imperatore ha scelto. Ma...
Ovviamente non vi racconto altro, lasciando all'eventuale lettura del bel manga la scoperta di come questa storia finisca... ve lo anticipo: una conclusione agrodolce, che potrebbe lasciare molti assai poco soddisfatti.
Nomi no O (il re di Nomi, ma anche il re delle Pulci, seguendo un riuscito gioco di parole, o meglio di ideogrammi) è un ben riuscito animé storico, in cui Ya's mette in scena, con buon piglio diciamolo pure, una storia di vendetta e di avventura, in un Giappone tanto antico da sembrare insolito, per i nostri occhi occidentali, ancora gravido di ascendenze siberiane (si vedano le vesti dei personaggi), che per altro Ya's rende con mano decisa e felice.
Le dolenti note, ahinoi, purtroppo però non mancano. Ya's sembra diventato incapace (vedi Gundam Origini) di caratterizzare in modo riusciti i personaggi negativi, mentre l'introspezione che dedica ai suoi protagonisti lascia talora a desiderare. Anche la costruzione drammatica è sostanzialmente irrisolta, sebbene un paio di scene (l'incontro di Sukune di Nomi con i figli di Kehaya, ad esempio) siano realmente da antologia, così come alcune sparse tavole della storia...
Per farla breve: un manga che Ya's realizza con cura, grafica e filologica - forse troppa, visto l'appesantirsi talora inadeguato di alcune tavole - ma con eccessiva freddezza. Opera ottima, intendiamoci, ma che mostra una volta di più come a Ya's (comunque, molto più a suo agio qui che fra le colonie dello Universal Century) manchi sempre un quid per raggiungere l'eccellenza.
7 1/2 - 8 come voto, diciamo 8 per le regole dell'arrotondamento