Masked Rider
Un giorno Takeshi Hongo viene rapito da un'organizzazione criminale (la Shocker) e trasformato in un fortissimo cyborg, aiutato da uno scienziato riesce a scappare e inizierà ad usare i suoi nuovi poteri per combattere la Shocker. L'incipit di "Masked Rider" richiama alla memoria l'opera ben più nota dell'autore "Cyborg 009", ma, diversamente da Joe Shimamura, Takeshi non ha compagni con cui condividere il suo triste destino e addotta un'identità segreta da super eroe; se Joe poteva essere se stesso 24 ore su 24, qui l'identità del centauro mascherato è ben distinta dal ragazzo costretto ad interpretare l'eroe. Questa identità segreta fa pensare che la figura di Kamen Rider sia un ideale, poco importa chi ne vesta i panni, quel che conta è la missione di contrastare la Shocker, l'organizzazione criminale che vuole dominare il mondo tramite la manipolazione delle menti. Se da una parte il supereroe deve combattere contro mostri grotteschi, dall'altra l'uomo si dispera per l'impossibilità di avere una vita normale perché si considera un abominio non molto diverso dai nemici. L'uomo che si nasconde dietro l'identità di Kamen Rider è un personaggio molto umano che soffre per aver dovuto rinunciare alla spensieratezza della sua vita precedente, ha un carattere forte e positivo quindi non si fa mai prendere dallo sconforto e ha pure deciso di difendere il mondo, ma la sua missione non basta a cancellare la malinconia esistenziale del personaggio.
In questo manga Ishinomori denuncia i crimini contro l'ambiente e la corruzione della politica, sembra voler dar voce alla rabbia dell'uomo comune contro i potenti e il loro uso di risorse su obiettivi sempre sbagliati, sempre dannosi per il bene comune, senza mai tener conto delle necessità del popolo.
"Masked Rider" è un manga breve, ma il centauro mascherato entra lo stesso nel cuore del lettore grazie al suo coraggioso altruismo e alla triste sofferenza che lo rendono un personaggio vero, amabile e indimenticabile.
In questo manga Ishinomori denuncia i crimini contro l'ambiente e la corruzione della politica, sembra voler dar voce alla rabbia dell'uomo comune contro i potenti e il loro uso di risorse su obiettivi sempre sbagliati, sempre dannosi per il bene comune, senza mai tener conto delle necessità del popolo.
"Masked Rider" è un manga breve, ma il centauro mascherato entra lo stesso nel cuore del lettore grazie al suo coraggioso altruismo e alla triste sofferenza che lo rendono un personaggio vero, amabile e indimenticabile.
"Tutti gli uomini indossano una maschera; sotto di essa si nasconde il loro vero volto..."
È il 1971 quando, nel medesimo anno di pubblicazione di Ryū - Il ragazzo delle caverne, il grande Shōtarō Ishinomori crea un'icona destinata ad accrescere la fama del tokusatsu, il genere fantascientifico/fantasy/horror giapponese per eccellenza, che annovera tra i suoi elementi caratteristici mostri come Godzilla: sto parlando del celebre Masked Rider (in originale Kamen Rider, traducibile come "motociclista mascherato"), precursore del cosiddetto super sentai, ovvero di quel tipo di intrattenimento, di solito televisivo, in cui un gruppo di eroi è intento a salvare il mondo da minacce esterne, ma che è anche alle prese con i propri problemi quotidiani. In occidente, il suddetto genere sarebbe approdato con le serie per bambini dei Power Rangers. A differenza di questi ultimi, però, Kamen Rider agisce in solitaria, e questo permette a Ishinomori di approfondire maggiormente le turbe psico-fisiche del protagonista. Infatti il paladino mascherato, per combattere al massimo delle sue straordinarie capacità in nome della giustizia, deve raggiungere uno stato d'animo che rasenta la rabbia più nera e ciò mette in evidenza profonde cicatrici che solcano il suo volto. Da qui la trasformazione: una maschera che copre il viso sfigurato del protagonista ma che allo stesso tempo, proprio come nel caso di Superman con il suo alter-ego Clark Kent, diventa la sua vera identità.
Takeshi Hongo è vittima di un incidente a bordo della sua moto: una volta risvegliatosi, il ragazzo scopre che la losca organizzazione degli Shocker ha modificato il suo corpo al punto da tramutarlo in un vero e proprio cyborg. Ogni qual volta prova rabbia e sfruttando la forza del vento, Hongo si trasforma in Kamen Rider, un formidabile guerriero la cui maschera ricorda vagamente la testa di una cavalletta e che si sposta a bordo di Cyclon, una motocicletta fuori dal comune. Tormentato dal fatto che non è più un essere umano, Hongo decide di dare la caccia ai membri della Shocker, anch'essi dei cyborg dall'aspetto di animali (l'uomo aracnide, l'uomo pipistrello, l'uomo granchio e così via). Ma le cose sono destinate a cambiare per sempre a causa dell'incontro con Hayato Ichimonji, grazie al quale scoprirà che chi manovra le fila della Shocker ha in serbo per l'umanità un terribile progetto...
Se le vicende e il disegno di Ryū - Il ragazzo delle caverne mi avevano parecchio ricordato le opere di Osamu Tezuka, dal canto suo Masked Rider, con tutti i suoi mostri, cyborg, risvolti fantascientifici, "passaggi di testimone" (chi conosce Mazinger Z sa a cosa mi riferisco) e teorie complottistiche, mi ha fatto pensare in tutto e per tutto al modus operandi di un altro pilastro del fumetto giapponese, il grande Gō Nagai. Dopo un primo volume scorrevole e geniale, la seconda e ultima parte della storia è costellata di alti e bassi, tra colpi di scena un po' banali e eventi troppo affrettati che mi hanno fatto storcere il naso; nonostante ciò, il gran finale con tanto di denuncia alla politica giapponese risolleva le sorti del manga, il quale a mio avviso risulta nel complesso un discreto mix di azione e tematiche rilevanti pur sempre inserite in un contesto di scontri e battaglie con nemici sempre più forti. Le vignette e le tavole di Ishinomori sono una festa per gli occhi in merito a dettagli e inquadrature dalle soluzioni grafiche più affascinanti. In Italia l'opera è stata pubblicata nel 2007 dall'ormai defunta D/Books in due corposi tomi provvisti di sovraccoperte nere e metallizzate lucide al prezzo di 8,30 € ciascuno. Se siete dei fan di Ishinomori o semplicemente delle avventure dei Power Rangers, allora Masked Rider potrebbe regalarvi qualche ora di sano intrattenimento.
È il 1971 quando, nel medesimo anno di pubblicazione di Ryū - Il ragazzo delle caverne, il grande Shōtarō Ishinomori crea un'icona destinata ad accrescere la fama del tokusatsu, il genere fantascientifico/fantasy/horror giapponese per eccellenza, che annovera tra i suoi elementi caratteristici mostri come Godzilla: sto parlando del celebre Masked Rider (in originale Kamen Rider, traducibile come "motociclista mascherato"), precursore del cosiddetto super sentai, ovvero di quel tipo di intrattenimento, di solito televisivo, in cui un gruppo di eroi è intento a salvare il mondo da minacce esterne, ma che è anche alle prese con i propri problemi quotidiani. In occidente, il suddetto genere sarebbe approdato con le serie per bambini dei Power Rangers. A differenza di questi ultimi, però, Kamen Rider agisce in solitaria, e questo permette a Ishinomori di approfondire maggiormente le turbe psico-fisiche del protagonista. Infatti il paladino mascherato, per combattere al massimo delle sue straordinarie capacità in nome della giustizia, deve raggiungere uno stato d'animo che rasenta la rabbia più nera e ciò mette in evidenza profonde cicatrici che solcano il suo volto. Da qui la trasformazione: una maschera che copre il viso sfigurato del protagonista ma che allo stesso tempo, proprio come nel caso di Superman con il suo alter-ego Clark Kent, diventa la sua vera identità.
Takeshi Hongo è vittima di un incidente a bordo della sua moto: una volta risvegliatosi, il ragazzo scopre che la losca organizzazione degli Shocker ha modificato il suo corpo al punto da tramutarlo in un vero e proprio cyborg. Ogni qual volta prova rabbia e sfruttando la forza del vento, Hongo si trasforma in Kamen Rider, un formidabile guerriero la cui maschera ricorda vagamente la testa di una cavalletta e che si sposta a bordo di Cyclon, una motocicletta fuori dal comune. Tormentato dal fatto che non è più un essere umano, Hongo decide di dare la caccia ai membri della Shocker, anch'essi dei cyborg dall'aspetto di animali (l'uomo aracnide, l'uomo pipistrello, l'uomo granchio e così via). Ma le cose sono destinate a cambiare per sempre a causa dell'incontro con Hayato Ichimonji, grazie al quale scoprirà che chi manovra le fila della Shocker ha in serbo per l'umanità un terribile progetto...
Se le vicende e il disegno di Ryū - Il ragazzo delle caverne mi avevano parecchio ricordato le opere di Osamu Tezuka, dal canto suo Masked Rider, con tutti i suoi mostri, cyborg, risvolti fantascientifici, "passaggi di testimone" (chi conosce Mazinger Z sa a cosa mi riferisco) e teorie complottistiche, mi ha fatto pensare in tutto e per tutto al modus operandi di un altro pilastro del fumetto giapponese, il grande Gō Nagai. Dopo un primo volume scorrevole e geniale, la seconda e ultima parte della storia è costellata di alti e bassi, tra colpi di scena un po' banali e eventi troppo affrettati che mi hanno fatto storcere il naso; nonostante ciò, il gran finale con tanto di denuncia alla politica giapponese risolleva le sorti del manga, il quale a mio avviso risulta nel complesso un discreto mix di azione e tematiche rilevanti pur sempre inserite in un contesto di scontri e battaglie con nemici sempre più forti. Le vignette e le tavole di Ishinomori sono una festa per gli occhi in merito a dettagli e inquadrature dalle soluzioni grafiche più affascinanti. In Italia l'opera è stata pubblicata nel 2007 dall'ormai defunta D/Books in due corposi tomi provvisti di sovraccoperte nere e metallizzate lucide al prezzo di 8,30 € ciascuno. Se siete dei fan di Ishinomori o semplicemente delle avventure dei Power Rangers, allora Masked Rider potrebbe regalarvi qualche ora di sano intrattenimento.
Takeshi Hongo è il ricco e giovane erede di un'importante famiglia giapponese, dotato di capacità fisiche e mentali fuori del comune. Proprio per queste sue innate abilità rientra nel mirino dell'organizzazione segreta Shocker, che pianifica di ridurre l'umanità in schiavitù trasformando le persone in burattini meccanici al suo servizio.
Takeshi viene rapito e sottoposto ad un intervento chirurgico che lo trasforma in un potentissimo cyborg ma, poco prima che l’operazione sia conclusa, un improvviso guasto elettrico impedisce agli scienziati della Shocker di inserire il meccanismo per il controllo cerebrale, così il ragazzo può fuggire: nasce “Masked Rider” (o “Kamen Raider” in giapponese), paladino della giustizia mascherato da insetto che si muove in sella ad una velocissima motocicletta.
Da questo momento Takeshi avrà alle costole gli inviati dell'organizzazione, intenzionata a recuperare il progetto su cui ha investito di più.
Un uomo-aracnide, un uomo-pipistrello, un uomo-rettile e una donna-medusa tenteranno invano di catturarlo o distruggerlo.
Con Masked Rider mi aspettavo di avere tra le mani un vero e proprio classico, genere che solitamente trovo alquanto interessante. Purtroppo sono rimasto abbastanza deluso, soprattutto dallo stile grafico che immaginavo più vicino a quello di Osamu Tezuka. Il manga, che d/visual ci propone in soli due corposi volumi di circa 400 pagine, è stato disegnato nel 1971 da Shotaro Ishimori, autore di altri importanti titoli che hanno fatto storia, come “Cyborg 009” oppure “Ryu il ragazzo delle caverne”, ed è il capostipite, assieme a Cyborg 009 e “8 Man” di Kazumasa Hirai e Jiro Kuwata, di un intero e sfruttatissimo genere, quello dei cyborg e dei sentai-trooper (truppe combattenti).
Non mi aspettavo certo uno stile di disegno moderno, ovviamente, al contrario proprio uno stile datato, accostabile a quello di Tezuka - al quale Ishimori si ispirava inizialmente - semplice, tondeggiante e dotato di una certa armonia nelle forme, come in alcune opere più vecchie dell'autore. Quello che troviamo in Masked Rider è uno stile forse di transizione, dove il segno diventa a tratti più fine e graffiante e il disegno spesso è solo abbozzato, poco curato. La narrazione è velocissima, anche troppo, senza tempi morti. Gli episodi e le situazioni molto infantili e ingenue. Come ci dice anche la scheda del manga sul sito dell'editore, Masked Rider è stato ideato da Ishimori in un periodo in cui in Giappone era molto sentito il tema dell'inquinamento, avvertito veramente come una minaccia concreta sull’umanità. Anche in altre opere dell'epoca troviamo tematiche simili, però l'intento di denuncia in Masked Rider a mio giudizio non riesce ad essere pienamente centrato: tali lamenti avvengono quasi come un surplus per bocca del protagonista o di qualche comparsa, ma la velocità del racconto, focalizzato al novanta percento sui combattimenti, non permette a questi temi di emergere come avrebbero meritato.
Il valore del manga è innegabile in quanto modello di un genere ripreso poi da molti altri titoli successivi (“Xenon” di Kanzaki, “The Last Man” di Egawa, ad esempio...), ma nient’altro. Lo stesso Ishimori ha prodotto titoli migliori. La cura riposta nell'edizione da d/visual è come sempre davvero notevole. Si nota, in ogni caso, la mancanza di un redazionale di approfondimento, presente in altri titoli proposti dall'editore, che sicuramente avrebbe permesso di apprezzare con maggior intensità le tematiche che Shotaro Ishimori intendeva esprimere.
Takeshi viene rapito e sottoposto ad un intervento chirurgico che lo trasforma in un potentissimo cyborg ma, poco prima che l’operazione sia conclusa, un improvviso guasto elettrico impedisce agli scienziati della Shocker di inserire il meccanismo per il controllo cerebrale, così il ragazzo può fuggire: nasce “Masked Rider” (o “Kamen Raider” in giapponese), paladino della giustizia mascherato da insetto che si muove in sella ad una velocissima motocicletta.
Da questo momento Takeshi avrà alle costole gli inviati dell'organizzazione, intenzionata a recuperare il progetto su cui ha investito di più.
Un uomo-aracnide, un uomo-pipistrello, un uomo-rettile e una donna-medusa tenteranno invano di catturarlo o distruggerlo.
Con Masked Rider mi aspettavo di avere tra le mani un vero e proprio classico, genere che solitamente trovo alquanto interessante. Purtroppo sono rimasto abbastanza deluso, soprattutto dallo stile grafico che immaginavo più vicino a quello di Osamu Tezuka. Il manga, che d/visual ci propone in soli due corposi volumi di circa 400 pagine, è stato disegnato nel 1971 da Shotaro Ishimori, autore di altri importanti titoli che hanno fatto storia, come “Cyborg 009” oppure “Ryu il ragazzo delle caverne”, ed è il capostipite, assieme a Cyborg 009 e “8 Man” di Kazumasa Hirai e Jiro Kuwata, di un intero e sfruttatissimo genere, quello dei cyborg e dei sentai-trooper (truppe combattenti).
Non mi aspettavo certo uno stile di disegno moderno, ovviamente, al contrario proprio uno stile datato, accostabile a quello di Tezuka - al quale Ishimori si ispirava inizialmente - semplice, tondeggiante e dotato di una certa armonia nelle forme, come in alcune opere più vecchie dell'autore. Quello che troviamo in Masked Rider è uno stile forse di transizione, dove il segno diventa a tratti più fine e graffiante e il disegno spesso è solo abbozzato, poco curato. La narrazione è velocissima, anche troppo, senza tempi morti. Gli episodi e le situazioni molto infantili e ingenue. Come ci dice anche la scheda del manga sul sito dell'editore, Masked Rider è stato ideato da Ishimori in un periodo in cui in Giappone era molto sentito il tema dell'inquinamento, avvertito veramente come una minaccia concreta sull’umanità. Anche in altre opere dell'epoca troviamo tematiche simili, però l'intento di denuncia in Masked Rider a mio giudizio non riesce ad essere pienamente centrato: tali lamenti avvengono quasi come un surplus per bocca del protagonista o di qualche comparsa, ma la velocità del racconto, focalizzato al novanta percento sui combattimenti, non permette a questi temi di emergere come avrebbero meritato.
Il valore del manga è innegabile in quanto modello di un genere ripreso poi da molti altri titoli successivi (“Xenon” di Kanzaki, “The Last Man” di Egawa, ad esempio...), ma nient’altro. Lo stesso Ishimori ha prodotto titoli migliori. La cura riposta nell'edizione da d/visual è come sempre davvero notevole. Si nota, in ogni caso, la mancanza di un redazionale di approfondimento, presente in altri titoli proposti dall'editore, che sicuramente avrebbe permesso di apprezzare con maggior intensità le tematiche che Shotaro Ishimori intendeva esprimere.
Parliamo ancora una volta di <i>Shotaro Ishinomori</i>, ma per le note su questo mangaka vi rimando alla recensione di “<a href=http://animeclick.lycos.it/manga.php?xtit=La+Strada+di+Ryu>La Strada di Ryu</a>”. <b>Kamen Rider</b> risale agli inizi degli anni ’70 e deve la sua popolarità alla varie trasposizioni in Live Action, l’ultima tra l’altro molto recente.
La mano di Ishinomori si nota sin da subito sia dal tratto che del tipo di narrazione, frenetica e efficace, senza troppe divagazioni. Il manga parte senza tanti preamboli e mantiene sempre un ritmo piuttosto sostenuto. Si inserisce nel genere supereroistico giapponese, con una struttura principalmente episodica in cui il protagonista viene attaccato da diversi avversari, forti dei propri poteri, che fanno leva sulle sue debolezze. Riesce a sconfiggerli sfruttando al meglio i mezzi a sua disposizione e i suoi poteri, ma non sempre le cose andranno nel migliore dei modi, anzi, Kamen Rider presenta alcuni risvolti di tipo drammatico che non mi saprei aspettato. Il tono non è mai scanzonato e viene sottolineata in diversi modi la sofferenza del protagonista: per esempio, quando viene preso dalla rabbia, emergono sul suo corpo le cicatrici delle ferite subite durante la sua trasformazione in cyborg.
Le tematiche toccate possono apparire ai nostri occhi un po’ inflazionate, ma vi ricordo che il manga è stato creato quasi quarant’anni fa in un contesto ben diverso dall’attuale.
Nel complesso, pur ritenendolo non all’altezza de “La Strada di Ryu”, risulta godibile e piacevole. Offre una lettura spensierata e il mangaka dimostra ancora una volta la sua abilità in questo genere. Insomma, Kamen Rider merita di essere preso in considerazione, soprattutto se avete già apprezzato lo stile di Ishinomori in “La Strada di Ryu”. In realtà, se avete volete avvicinarvi a questo artista, vi consiglio di partire da quest’ultimo e passare a Kamen Rider solo in un secondo momento.
Takeshi Hongo è un ragazzo in gamba e con un’intelligenza sopra la media. Proprio per questo motivo attira l’attenzione di una organizzazione terroristica chiamata Shocker che lo rapisce per trasformarlo in un essere superiore, dotato di grandi poteri. In questo modo potrà aiutare la loro causa, ovvero creare un mondo abitato da superuomini.
Ma questo per Takeshi avrà un prezzo molto pesante: verrà trasformato in un cyborg e gli verrà fatto il lavaggio del cervello. L’operazione fortunatamente viene interrotta e riesce a fuggire prima che la sua personalità venga cancellata. Da quel giorno dedicherà la sua vita a sconfiggere i ‘superuomini’ che la Shocker manda per eliminarlo e si porrà come obiettivo quello di debellare questa pericolosa organizzazione.
In Italia il manga è edito, in due volumi, da <b>d/visual</b>.
La mano di Ishinomori si nota sin da subito sia dal tratto che del tipo di narrazione, frenetica e efficace, senza troppe divagazioni. Il manga parte senza tanti preamboli e mantiene sempre un ritmo piuttosto sostenuto. Si inserisce nel genere supereroistico giapponese, con una struttura principalmente episodica in cui il protagonista viene attaccato da diversi avversari, forti dei propri poteri, che fanno leva sulle sue debolezze. Riesce a sconfiggerli sfruttando al meglio i mezzi a sua disposizione e i suoi poteri, ma non sempre le cose andranno nel migliore dei modi, anzi, Kamen Rider presenta alcuni risvolti di tipo drammatico che non mi saprei aspettato. Il tono non è mai scanzonato e viene sottolineata in diversi modi la sofferenza del protagonista: per esempio, quando viene preso dalla rabbia, emergono sul suo corpo le cicatrici delle ferite subite durante la sua trasformazione in cyborg.
Le tematiche toccate possono apparire ai nostri occhi un po’ inflazionate, ma vi ricordo che il manga è stato creato quasi quarant’anni fa in un contesto ben diverso dall’attuale.
Nel complesso, pur ritenendolo non all’altezza de “La Strada di Ryu”, risulta godibile e piacevole. Offre una lettura spensierata e il mangaka dimostra ancora una volta la sua abilità in questo genere. Insomma, Kamen Rider merita di essere preso in considerazione, soprattutto se avete già apprezzato lo stile di Ishinomori in “La Strada di Ryu”. In realtà, se avete volete avvicinarvi a questo artista, vi consiglio di partire da quest’ultimo e passare a Kamen Rider solo in un secondo momento.
Takeshi Hongo è un ragazzo in gamba e con un’intelligenza sopra la media. Proprio per questo motivo attira l’attenzione di una organizzazione terroristica chiamata Shocker che lo rapisce per trasformarlo in un essere superiore, dotato di grandi poteri. In questo modo potrà aiutare la loro causa, ovvero creare un mondo abitato da superuomini.
Ma questo per Takeshi avrà un prezzo molto pesante: verrà trasformato in un cyborg e gli verrà fatto il lavaggio del cervello. L’operazione fortunatamente viene interrotta e riesce a fuggire prima che la sua personalità venga cancellata. Da quel giorno dedicherà la sua vita a sconfiggere i ‘superuomini’ che la Shocker manda per eliminarlo e si porrà come obiettivo quello di debellare questa pericolosa organizzazione.
In Italia il manga è edito, in due volumi, da <b>d/visual</b>.