Japan
Quest’opera l’ho letta sul magazine della Planet/Panini “Manga” seconda serie e devo dire che è un’opera interessante anche se non è un capolavoro… Dopo aver realizzato fumetti di tipo amatoriale nel 1989 Kentaro Miura dà vita a due fumetti per la casa editrice Hakusensha: uno è il prototipo del cavaliere nero “Berserk” che diverrà poi il suo capolavoro (ancora in corso) l’altro ambientato nella Cina medioevale chiamato “Il Re lupo”.
“Il Re lupo” è sceneggiato dal famosissimo Buron Son, il papa di “Hokuto no Ken”, e dura solo due volumi… ma la coppia Buron Son/Kentaro Miura ci riprova un paio di anni più tardi con questo manga “Japan” che si ambienta nel presente e nel futuro.
Il fumetto inizia a Barcellona dove troviamo un ex-yakuza che arriva per incontrare la donna che ama che si trova lì per fare un servizio per un canale televisivo, trattandosi di una giornalista. La vediamo intervistare dei giovani giapponesi i quali sono lì per assistere ad un evento sportivo (le Olimpiadi), e di fatto si accorge che sono senza valori. Racconta loro la storia di Cartagine distrutta perché troppo ricca, facendo capire che potrebbe capitare anche alla loro patria… ma i giovani si dimostrano increduli. Improvvisamente si trovano catapultati da uno stregone nel futuro, un futuro post apocalittico, e qui i giapponesi forti lavorano come schiavi e le ragazze si prostituiscono per mantenere vecchi e bambini nei campi profughi…
Cosa può fare il protagonista in uno scenario del genere? Naturalmente menare le mani con lo scopo di liberare i giapponesi e fondare un nuovo Giappone.
Purtroppo, nonostante Miura disegni in quest’opera bene come lui sa fare, il protagonista non ha carisma e i tanti spunti proposti da Buron Son svaniscono subito quasi lo sceneggiatore non riesca a creare un contatto col lettore, tutto va di fretta, molte buone idee buttate in un calderone che non sa amalgamarle e valorizzarle…
Un opera che non consiglio se non ai fans dei due autori.
“Il Re lupo” è sceneggiato dal famosissimo Buron Son, il papa di “Hokuto no Ken”, e dura solo due volumi… ma la coppia Buron Son/Kentaro Miura ci riprova un paio di anni più tardi con questo manga “Japan” che si ambienta nel presente e nel futuro.
Il fumetto inizia a Barcellona dove troviamo un ex-yakuza che arriva per incontrare la donna che ama che si trova lì per fare un servizio per un canale televisivo, trattandosi di una giornalista. La vediamo intervistare dei giovani giapponesi i quali sono lì per assistere ad un evento sportivo (le Olimpiadi), e di fatto si accorge che sono senza valori. Racconta loro la storia di Cartagine distrutta perché troppo ricca, facendo capire che potrebbe capitare anche alla loro patria… ma i giovani si dimostrano increduli. Improvvisamente si trovano catapultati da uno stregone nel futuro, un futuro post apocalittico, e qui i giapponesi forti lavorano come schiavi e le ragazze si prostituiscono per mantenere vecchi e bambini nei campi profughi…
Cosa può fare il protagonista in uno scenario del genere? Naturalmente menare le mani con lo scopo di liberare i giapponesi e fondare un nuovo Giappone.
Purtroppo, nonostante Miura disegni in quest’opera bene come lui sa fare, il protagonista non ha carisma e i tanti spunti proposti da Buron Son svaniscono subito quasi lo sceneggiatore non riesca a creare un contatto col lettore, tutto va di fretta, molte buone idee buttate in un calderone che non sa amalgamarle e valorizzarle…
Un opera che non consiglio se non ai fans dei due autori.
Japan è un'opera che oserei definire "giovanile ma non troppo" di Kentaro Miura che precede di poco "Berserk". In questo manga i fan di Miura possono già apprezzare lo stile grafico del maestro ed alcune sue inquadrature che poi matureranno pienamente nella sua successiva e famosissima opera. Quest'opera tuttavia è rimasta incompiuta e come si può leggere nell'introduzione a cura dell'editore italiano Planet Manga, il maestro non ha nessuna intenzione di riprenderla in mano e concluderla. Japan si avvale della collaborazione per la sceneggiatura di Buronson, conosciuto per il famosissimo "Hokuto no Ken", un nome certamente impegnativo e dal quale ci si aspetta grandi cose. Purtroppo proprio la storia fa un pò acqua e se Miura ha scelto di interromperla per dedicarsi a Berserk, con il senno di poi non posso che apprezzare.
Japan narra di un un gruppo di Giapponesi che recatesi in spagna per vari motivi (lavoro, gita scolastica, amore) si trovano catapultati in avanti nel tempo, in un futuro post apocalittico troppo simile a quello di "Hokuto no Ken". Se le ambientazioni post apocalittiche appartengono ad un filone ben preciso, che da Buronson si snoccioli ancora qualcosa di simile alla sua magna opera, mi è sembrata una mera mancanza di idee. Sono d'accordo infatti con chi ha scritto che in alcuni passaggi sembra "Ken il guerriero" ma disegnato da Miura. Questo gruppo di giapponesi è abbastanza eterogeneo, abbiamo una reporter, un ex Yakuza grande grosso e forte (il protagonista), suo fratello e 4 ragazzini ricchi, sprezzanti, snob e smidollati che simboleggiano i giapponesi medi degli anni 90. Questa opera infatti è intrisa di critiche e retorica nei confronti del Giappone e della società Giapponese sempre più orientata al profitto senza etica ne responsabilità per le conseguenze. Questi viaggiatori del tempo si troveranno nella spagna del futuro, simile ad un grande deserto, in cui i giapponesi non hanno più patria ne protettori e sono utilizzati dai nuovi dominatori come manovalanza, schiavi ed oggetto di piacere. Il protagonista reagirà con orgoglio a questa situazione e riuscirà a prendere il controllo di un gruppo di predoni giapponesi e con loro muovere guerra contro gli aguzzini di neo-europa. Gli stessi ragazzi snob e smidollati saranno costretti a maturare e ad assumersi delle responsabilità per sopravvivere al nuovo mondo.
Non c'è molto altro da dire sulla trama se non accennare al motivo del viaggio del tempo. Mentre la reporter faceva una ramanzina ai 4 giovani sulle conseguenze dello stile di vita dei giapponesi portando come esempio Cartagine, il promontorio su cui stavano tutti assieme crolla e tutti i protagonisti si ritrovano imprigionati in una grotta sotterranea. Nella grotta piena di statue di pietra raffiguranti un antico esercito, incontrano una vecchia (forse Cartaginese) che rifà a loro la predica e li spedisce tutti nel futuro. Veniamo al dunque come valutare quest'opera? Ritengo che la sua pubblicazione in Italia sia una manovrina commerciale per soddisfare i fan italiani di Miura che all'apice del suo successo erano desiderosi di leggere altre opere del maestro. Ed infatti ritengo che Japan vada letto solo dai suoi fans o da chi desidera collezionare tutto ciò che esce. Per tale motivo sono stato sulla sufficienza. Ma come opera a se stante, a parte i disegni, la trama è poco originale, intrisa di retorica (sarebbe bastato mostrare le cose senza spiegarle 3 o 4 volte) e soprattutto incompiuta. Concordo pienamente con l'autore e con la sua prematura conclusione, quando le ciambelle non riescono col buco meglio passare oltre.
Japan narra di un un gruppo di Giapponesi che recatesi in spagna per vari motivi (lavoro, gita scolastica, amore) si trovano catapultati in avanti nel tempo, in un futuro post apocalittico troppo simile a quello di "Hokuto no Ken". Se le ambientazioni post apocalittiche appartengono ad un filone ben preciso, che da Buronson si snoccioli ancora qualcosa di simile alla sua magna opera, mi è sembrata una mera mancanza di idee. Sono d'accordo infatti con chi ha scritto che in alcuni passaggi sembra "Ken il guerriero" ma disegnato da Miura. Questo gruppo di giapponesi è abbastanza eterogeneo, abbiamo una reporter, un ex Yakuza grande grosso e forte (il protagonista), suo fratello e 4 ragazzini ricchi, sprezzanti, snob e smidollati che simboleggiano i giapponesi medi degli anni 90. Questa opera infatti è intrisa di critiche e retorica nei confronti del Giappone e della società Giapponese sempre più orientata al profitto senza etica ne responsabilità per le conseguenze. Questi viaggiatori del tempo si troveranno nella spagna del futuro, simile ad un grande deserto, in cui i giapponesi non hanno più patria ne protettori e sono utilizzati dai nuovi dominatori come manovalanza, schiavi ed oggetto di piacere. Il protagonista reagirà con orgoglio a questa situazione e riuscirà a prendere il controllo di un gruppo di predoni giapponesi e con loro muovere guerra contro gli aguzzini di neo-europa. Gli stessi ragazzi snob e smidollati saranno costretti a maturare e ad assumersi delle responsabilità per sopravvivere al nuovo mondo.
Non c'è molto altro da dire sulla trama se non accennare al motivo del viaggio del tempo. Mentre la reporter faceva una ramanzina ai 4 giovani sulle conseguenze dello stile di vita dei giapponesi portando come esempio Cartagine, il promontorio su cui stavano tutti assieme crolla e tutti i protagonisti si ritrovano imprigionati in una grotta sotterranea. Nella grotta piena di statue di pietra raffiguranti un antico esercito, incontrano una vecchia (forse Cartaginese) che rifà a loro la predica e li spedisce tutti nel futuro. Veniamo al dunque come valutare quest'opera? Ritengo che la sua pubblicazione in Italia sia una manovrina commerciale per soddisfare i fan italiani di Miura che all'apice del suo successo erano desiderosi di leggere altre opere del maestro. Ed infatti ritengo che Japan vada letto solo dai suoi fans o da chi desidera collezionare tutto ciò che esce. Per tale motivo sono stato sulla sufficienza. Ma come opera a se stante, a parte i disegni, la trama è poco originale, intrisa di retorica (sarebbe bastato mostrare le cose senza spiegarle 3 o 4 volte) e soprattutto incompiuta. Concordo pienamente con l'autore e con la sua prematura conclusione, quando le ciambelle non riescono col buco meglio passare oltre.
Non soddisfatti della loro collaborazione ne "Il Re Lupo" ed il suo seguito, i due grossi nomi di Buronson e Kentaro Miura decidono di riprovarci con una storia apparentemente simile all'altra, basata su un viaggio temporale, ma diametralmente opposta: anziché portare il lettore ed i protagonisti nel passato questa volta si va nel futuro, in questo modo i due autori possono creare con maggiore libertà e soprattutto andare a cercare i loro punti di forza, peccato non sia così.
Si stanno svolgendo le olimpiadi a Barcellona e ovviamente gli atleti di tutto il mondo trascinano dietro di loro una marea di giornalisti delle rispettive nazionalità, compresa la bella Katsuragi. Peccato che anche stavolta si trova assediata da un grande e grosso boss della Yakuza che tenta di conquistarne l'amore. Durante un'intervista trovano un gruppo di giovani giapponesi spocchiosi e altezzosi, e purtroppo per loro saranno anche loro vittime di un viaggio temporale che scaraventa il gruppo avanti nel tempo, dove il mondo e stato devastato dai cambiamenti climatici e da esplosioni atomiche.
In breve si arriva a questo inizio dove si nota il tema tipico di numerosissime opere, alcune più fortunate come "Ken il guerriero" dello stesso Buronson o l'anime "Conan, il ragazzo del futuro", ed altre meno. Peccato che l'opera non faccia nulla per superare l'impatto già visto e soffre di una narrazione precipitosa e molto compressa che non fa altro che danneggiare ogni minima parte dell'opera, dallo svolgimento abbastanza semplice e lineare ai personaggi, infatti oltre al protagonista, che con il suo stile grezzo e selvaggio ed una personalità dal ferreo moralismo anche se poco intelligente, risulta abbastanza gradevole, non ci sono figure di rilievo, anzi, anche se un paio di comprimari sembra avere qualcosa in più rispetto agli altri nel complesso risultano incredibilmente piatti e monotoni, al di fuori del loro ruolo primario ovviamente, quello di rispecchiare i ragazzi "d'oggi".
L'anima dell'opera infatti va oltre la semplice avventura, punta a parlare con toni cinici e schietti dello stato socio-politico odierno, e anche se i discorsi sul nazionalismo e patriottismo giapponesi sembrano strizzare l'occhio solamente agli abitanti del sol levante, si scopre con triste amarezza che nel complesso parla dello stato globale complessivo e sottolinea come non sia solo la società a modificare le generazioni, ma le stesse implicano duri cambiamenti nella evoluzione sociale andando così a creare un rapporto di simbiosi in continuo cambiamento. Gradevoli anche le metafore, come quella della gente benestante che si diverte gettando soldi ai poveri solo per vederli azzuffare, mentre altri se ne stanno in disparte indifferenti.
Peccato che tutto questo sia portato in modo semplice e abbastanza diretto, mentre l'eccessiva quantità di messaggi voluto stipare in una storia già compressa di circa 200 pagine finisce con il non lasciare il giusto spazio a nessuna.
I disegni di Miura Dovrebbero essere una garanzia, peccato che si notano ben presto numerose debolezze. Nelle prime pagine si capisce immediatamente come l'autore non sia a sul agio con panorami moderni, ma anche successivamente non riesce a mostrare il meglio di sé: gli scenari sono per lo più distese desertiche con alcune rovine o tendopoli infinite, e raramente si possono osservare bene viste le tavole quasi sempre costruite intorno ai personaggi. Le armature di fortuna però sono curate nei minimi particolari, si notano ad esempio le spalliere costruite con copertoni o corde rivestite di bulloni, e anche le scene di desolazione e povertà costruite su volti e copri erosi dalla fame rivelano una crudele violenza.
I combattimenti sono relativamente pochi e rapidi, raramente si hanno tavole possenti e violente come marchio del mangaka che ci si aspetterebbe di trovare, e i personaggi non aiutano, infatti a una debole caratterizzazione corrisponde un character design minimalista e anonimo, come sempre si salvano in extremis il protagonista nerboruto e un paio di comprimari.
L'edizione italiana della Planet Manga è stata proposta in due versioni come per "Il Re Lupo" (esclusa la Maximum), la prima - esaurita - è caratterizzata da un lettering invasivo e dalla lettura ribaltata.
La nuova edizione invece offre le pagine ottimamente ricostruite sotto le onomatopee e il senso di lettura è come l'originale e materialmente è ottima, sia per la sovraccoperta che per la rilegatura flessibile e resistente. La stampa e ben fatta e fedele nei retini, solo i più fitti riportano qualche effetto, ma la grande incognita rimane la carta utilizzata: grigiastra e senza trasparenze grazie alla ottima grammatura e in fondo al volume invece trovano posto come bonus delle pin-up e le tavole a colori stampate su carta talmente bianca da risultare abbagliante per qualche arcano motivo!
Prendete il Buronson legato alle ambientazioni post-apocalitiche di "Ken il guerriero", affiancateci il Miura dal tratto forte e rabbioso… e metteteli da parte. Pur puntando sulle qualità più incisive degli autori si nota come il risultato sia tutt'altro che ottimo, sia per la narrazione precipitosa e compressa, oltre che piatta e priva di avvenimenti veramente interessanti, sia per i disegni che non offrono il carattere che si aspetterebbe dal mangaka, anche per gli sfondi vuoti o ripetitivi, il tutto unito a personaggi piatti e quasi invisibili al di fuori del protagonista moralizzatore in modo forse eccessivo.
Allo stesso tempo concentra, nel già stipato volumetto, interessanti anche se leggere denunce sullo stato sociale e politico del Giappone moderno, ma sono riflessioni che ben si applicano su varie realtà moderne, ma difficilmente si può comprendere appieno lo spirito pro-Giappone che si respira in mezzo a tante critiche.
Consigliato a pochissimi, ovvero i fan più sfegatati dei due autori che non vogliono perdersi nemmeno i loro sbagli, ma se non si è così fedeli si può sorvolare senza remore.
Si stanno svolgendo le olimpiadi a Barcellona e ovviamente gli atleti di tutto il mondo trascinano dietro di loro una marea di giornalisti delle rispettive nazionalità, compresa la bella Katsuragi. Peccato che anche stavolta si trova assediata da un grande e grosso boss della Yakuza che tenta di conquistarne l'amore. Durante un'intervista trovano un gruppo di giovani giapponesi spocchiosi e altezzosi, e purtroppo per loro saranno anche loro vittime di un viaggio temporale che scaraventa il gruppo avanti nel tempo, dove il mondo e stato devastato dai cambiamenti climatici e da esplosioni atomiche.
In breve si arriva a questo inizio dove si nota il tema tipico di numerosissime opere, alcune più fortunate come "Ken il guerriero" dello stesso Buronson o l'anime "Conan, il ragazzo del futuro", ed altre meno. Peccato che l'opera non faccia nulla per superare l'impatto già visto e soffre di una narrazione precipitosa e molto compressa che non fa altro che danneggiare ogni minima parte dell'opera, dallo svolgimento abbastanza semplice e lineare ai personaggi, infatti oltre al protagonista, che con il suo stile grezzo e selvaggio ed una personalità dal ferreo moralismo anche se poco intelligente, risulta abbastanza gradevole, non ci sono figure di rilievo, anzi, anche se un paio di comprimari sembra avere qualcosa in più rispetto agli altri nel complesso risultano incredibilmente piatti e monotoni, al di fuori del loro ruolo primario ovviamente, quello di rispecchiare i ragazzi "d'oggi".
L'anima dell'opera infatti va oltre la semplice avventura, punta a parlare con toni cinici e schietti dello stato socio-politico odierno, e anche se i discorsi sul nazionalismo e patriottismo giapponesi sembrano strizzare l'occhio solamente agli abitanti del sol levante, si scopre con triste amarezza che nel complesso parla dello stato globale complessivo e sottolinea come non sia solo la società a modificare le generazioni, ma le stesse implicano duri cambiamenti nella evoluzione sociale andando così a creare un rapporto di simbiosi in continuo cambiamento. Gradevoli anche le metafore, come quella della gente benestante che si diverte gettando soldi ai poveri solo per vederli azzuffare, mentre altri se ne stanno in disparte indifferenti.
Peccato che tutto questo sia portato in modo semplice e abbastanza diretto, mentre l'eccessiva quantità di messaggi voluto stipare in una storia già compressa di circa 200 pagine finisce con il non lasciare il giusto spazio a nessuna.
I disegni di Miura Dovrebbero essere una garanzia, peccato che si notano ben presto numerose debolezze. Nelle prime pagine si capisce immediatamente come l'autore non sia a sul agio con panorami moderni, ma anche successivamente non riesce a mostrare il meglio di sé: gli scenari sono per lo più distese desertiche con alcune rovine o tendopoli infinite, e raramente si possono osservare bene viste le tavole quasi sempre costruite intorno ai personaggi. Le armature di fortuna però sono curate nei minimi particolari, si notano ad esempio le spalliere costruite con copertoni o corde rivestite di bulloni, e anche le scene di desolazione e povertà costruite su volti e copri erosi dalla fame rivelano una crudele violenza.
I combattimenti sono relativamente pochi e rapidi, raramente si hanno tavole possenti e violente come marchio del mangaka che ci si aspetterebbe di trovare, e i personaggi non aiutano, infatti a una debole caratterizzazione corrisponde un character design minimalista e anonimo, come sempre si salvano in extremis il protagonista nerboruto e un paio di comprimari.
L'edizione italiana della Planet Manga è stata proposta in due versioni come per "Il Re Lupo" (esclusa la Maximum), la prima - esaurita - è caratterizzata da un lettering invasivo e dalla lettura ribaltata.
La nuova edizione invece offre le pagine ottimamente ricostruite sotto le onomatopee e il senso di lettura è come l'originale e materialmente è ottima, sia per la sovraccoperta che per la rilegatura flessibile e resistente. La stampa e ben fatta e fedele nei retini, solo i più fitti riportano qualche effetto, ma la grande incognita rimane la carta utilizzata: grigiastra e senza trasparenze grazie alla ottima grammatura e in fondo al volume invece trovano posto come bonus delle pin-up e le tavole a colori stampate su carta talmente bianca da risultare abbagliante per qualche arcano motivo!
Prendete il Buronson legato alle ambientazioni post-apocalitiche di "Ken il guerriero", affiancateci il Miura dal tratto forte e rabbioso… e metteteli da parte. Pur puntando sulle qualità più incisive degli autori si nota come il risultato sia tutt'altro che ottimo, sia per la narrazione precipitosa e compressa, oltre che piatta e priva di avvenimenti veramente interessanti, sia per i disegni che non offrono il carattere che si aspetterebbe dal mangaka, anche per gli sfondi vuoti o ripetitivi, il tutto unito a personaggi piatti e quasi invisibili al di fuori del protagonista moralizzatore in modo forse eccessivo.
Allo stesso tempo concentra, nel già stipato volumetto, interessanti anche se leggere denunce sullo stato sociale e politico del Giappone moderno, ma sono riflessioni che ben si applicano su varie realtà moderne, ma difficilmente si può comprendere appieno lo spirito pro-Giappone che si respira in mezzo a tante critiche.
Consigliato a pochissimi, ovvero i fan più sfegatati dei due autori che non vogliono perdersi nemmeno i loro sbagli, ma se non si è così fedeli si può sorvolare senza remore.
Japan è un volume unico scritto da Buron Son, autore della storia di Hokuto no Ken, e disegnato da Kentaro Miura, autore e disegnatore di Berserk. I due autori avevano già collaborato insieme creando i due volumi de Il Re Lupo, e La Leggenda del Re Lupo.
Questo volume, Japan, ha lo stesso elemento di base che dà inizio alla storia, ovvero il viaggio nel tempo, e condivide con Hokuto no Ken l’ambientazione da post olocausto nucleare.
La storia inizia ai giorni nostri (in realtà 1992, anno in cui il manga è stato creato), e vede protagonisti uno sparuto gruppo di Giapponesi, che si trovano in Spagna. Qui il gruppo, composto da un ex Yakuza, il suo “fratello” minore, una reporter TV, e quattro studenti (tre ragazzi e una ragazza), per qualche oscuro motivo, durante quella che sembra una scossa di terremoto, verranno catapultati nel futuro. Scopriranno di essere giunti più lontano del 2031, dato ricavato dalla tomba di un uomo morto in quell’anno. In quest’epoca la Terra è un luogo disastrato, dove lo sfrenato progresso tecnologico e l’avidità degli uomini hanno causato un disastro enorme che ha reso il pianeta desertico e quasi inabitabile. Qui i giapponesi, con la loro avidità, vengono visti come una delle cause principali di tale sciagura e pertanto vengono trattati come rifiuti umani e costretti a vivere da profughi e vagabondi o come schiavi per il popolo che ha creato il nuovo governo “Neo Europa”.
Oramai i giapponesi non hanno più un briciolo di onore e dignità che li contraddistingueva, piegano la testa di fronte ai soldati di Neo Europa, e sono rassegnati.
L’ex yakuza, da fiero giapponese, cercherà di fare cambiare le cose, e riuscirà a convincere un po’ di persone a tornare a vivere con dignità e a voler cambiare le cose, ergendosi quasi come un nuovo Mosè alla guida del suo popolo.
Bello? Assolutamente no.
Ho trovato il manga molto noioso, e mal sceneggiato.
Partendo dall’ambientazione: come detto, è uguale quella di Hokuto no Ken, e, infatti, all’inizio mi sembrava di leggere Ken disegnato da Miura, il che è male, visto che i disegni di Tetsuo Hara sono superiori. Oltre a questo, la storia è incompleta, il finale è molto aperto, e nulla viene spiegato, come ad esempio la causa del viaggio nel tempo, o se i protagonisti potranno mai tornare al loro tempo, problema che in realtà non si pongono minimamente. Infatti, si adattano abbastanza facilmente o si rassegnano a vivere in quell’epoca.
La caratterizzazione dei personaggi è insufficiente, vanno avanti a stereotipi e frasi fatte.
I disegni di Miura sono abbastanza buoni, non a livello di Berserk considerato che questo manga e del ’92, ma fanno la loro parte, ma solo su alcuni personaggi, i più importanti, gli altri sono abbastanza banali anche nella rappresentazione grafica.
Nel manga, volendo, si può scorgere una vena critica verso il modo di vivere e della società giapponese (ma anche del mondo intero in generale), con il suo voler avanzare tecnologicamente a tutti i costi senza preoccuparsi delle conseguenze, e forse il messaggio che il manga vuole comunicare, proprio ai lettori giapponesi, è quello di fermarsi a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, se non si vuole arrivare a una situazione simile a quella del manga (con le giuste proporzioni, ovvio).
Oltre a questo, l’unico motivo che spinge alla lettura, è quello di essere fan dei due autori, io lo sono, salvo poi rimanerne molto delusi.
L’edizione italiana di Planet Manga è molto buona, quasi ottima, purtroppo essendo il volume di parecchi anni fa è stampato con lettura all’occidentale, il volume della stessa grandezza di un tankobon standard, è molto compatto, con una copertina cartonata, pagine spesse e non trasparenti, senza però pagine a colori. Il prezzo è un po’ alto, ma il volume come confezionamento, vale il costo, non si può dire lo stesso dei contenuti purtroppo.
Questo volume, Japan, ha lo stesso elemento di base che dà inizio alla storia, ovvero il viaggio nel tempo, e condivide con Hokuto no Ken l’ambientazione da post olocausto nucleare.
La storia inizia ai giorni nostri (in realtà 1992, anno in cui il manga è stato creato), e vede protagonisti uno sparuto gruppo di Giapponesi, che si trovano in Spagna. Qui il gruppo, composto da un ex Yakuza, il suo “fratello” minore, una reporter TV, e quattro studenti (tre ragazzi e una ragazza), per qualche oscuro motivo, durante quella che sembra una scossa di terremoto, verranno catapultati nel futuro. Scopriranno di essere giunti più lontano del 2031, dato ricavato dalla tomba di un uomo morto in quell’anno. In quest’epoca la Terra è un luogo disastrato, dove lo sfrenato progresso tecnologico e l’avidità degli uomini hanno causato un disastro enorme che ha reso il pianeta desertico e quasi inabitabile. Qui i giapponesi, con la loro avidità, vengono visti come una delle cause principali di tale sciagura e pertanto vengono trattati come rifiuti umani e costretti a vivere da profughi e vagabondi o come schiavi per il popolo che ha creato il nuovo governo “Neo Europa”.
Oramai i giapponesi non hanno più un briciolo di onore e dignità che li contraddistingueva, piegano la testa di fronte ai soldati di Neo Europa, e sono rassegnati.
L’ex yakuza, da fiero giapponese, cercherà di fare cambiare le cose, e riuscirà a convincere un po’ di persone a tornare a vivere con dignità e a voler cambiare le cose, ergendosi quasi come un nuovo Mosè alla guida del suo popolo.
Bello? Assolutamente no.
Ho trovato il manga molto noioso, e mal sceneggiato.
Partendo dall’ambientazione: come detto, è uguale quella di Hokuto no Ken, e, infatti, all’inizio mi sembrava di leggere Ken disegnato da Miura, il che è male, visto che i disegni di Tetsuo Hara sono superiori. Oltre a questo, la storia è incompleta, il finale è molto aperto, e nulla viene spiegato, come ad esempio la causa del viaggio nel tempo, o se i protagonisti potranno mai tornare al loro tempo, problema che in realtà non si pongono minimamente. Infatti, si adattano abbastanza facilmente o si rassegnano a vivere in quell’epoca.
La caratterizzazione dei personaggi è insufficiente, vanno avanti a stereotipi e frasi fatte.
I disegni di Miura sono abbastanza buoni, non a livello di Berserk considerato che questo manga e del ’92, ma fanno la loro parte, ma solo su alcuni personaggi, i più importanti, gli altri sono abbastanza banali anche nella rappresentazione grafica.
Nel manga, volendo, si può scorgere una vena critica verso il modo di vivere e della società giapponese (ma anche del mondo intero in generale), con il suo voler avanzare tecnologicamente a tutti i costi senza preoccuparsi delle conseguenze, e forse il messaggio che il manga vuole comunicare, proprio ai lettori giapponesi, è quello di fermarsi a riflettere sulle conseguenze delle proprie azioni, se non si vuole arrivare a una situazione simile a quella del manga (con le giuste proporzioni, ovvio).
Oltre a questo, l’unico motivo che spinge alla lettura, è quello di essere fan dei due autori, io lo sono, salvo poi rimanerne molto delusi.
L’edizione italiana di Planet Manga è molto buona, quasi ottima, purtroppo essendo il volume di parecchi anni fa è stampato con lettura all’occidentale, il volume della stessa grandezza di un tankobon standard, è molto compatto, con una copertina cartonata, pagine spesse e non trasparenti, senza però pagine a colori. Il prezzo è un po’ alto, ma il volume come confezionamento, vale il costo, non si può dire lo stesso dei contenuti purtroppo.
Una storia sufficiente, buona per passare un'oretta a leggere. Nella sua assurdità il popolo giapponese prende il posto del popolo ebraico come stirpe perseguitata. L'unico motivo per cui questa storia sarà ricordata ed arriva alla sufficienza è perché ai disegni c'è il buon Miura anche se ancora agli esordi.
Per fortuna Miura non si è più immischiato in queste cose.
Per fortuna Miura non si è più immischiato in queste cose.