Crimson Hero
Mi piange un po’ il cuore assegnare “solo” un 8 a questo manga, perché fino a metà, soprattutto per i primi 7/8 volumi, era sicuramente da 9 se non addirittura da 10. Era da tantissimo che una serie non mi prendeva così: è riuscita a emozionarmi, commuovermi, farmi ridere e mi ha fatto affezionare fin da subito ai personaggi e alla protagonista. La Takanashi a mio avviso ha un potenziale enorme, che però, ahimè, non ha saputo sfruttare fino in fondo. La serie ha dei pregi indiscussi, che spiccano fin da subito (e in realtà sarà proprio la loro carenza, verso metà serie, a far calare immensamente di tono alla storia):
1) Una protagonista tosta.
Nobara appare fin da subito come una ragazza grintosa, caparbia, mossa da una grandissima passione: la pallavolo. Se ne frega dei ragazzi, di vestirsi bene o di essere beneducata e graziosa come ci si aspetterebbe da una signorina di buona famiglia (qualità verso cui soprattutto la madre cerca di forzarla in quanto erede del ruolo di “okami” nel ristorante raffinato di famiglia). Nobara ha una determinazione straordinaria, per realizzare il sogno di giocare a pallavolo sfida tutto e tutti, nessuno la può fermare: partendo da zero riuscirà a costruire una squadra che, nonostante le difficoltà, risulterà essere non solo super affiatata ma anche vincente. E tutto con le proprie mani. Come si può non ammirare un personaggio del genere? E ve lo dice una che fa davvero un’estrema fatica a trovare personaggi femminili in cui immedesimarsi e da prendere a modello. Nobara per me, all'inizio, era davvero un mito, tifavo spasmodicamente per lei e ne ero immensamente orgogliosa.
2) La pallavolo.
Sembra banale annoverare questo come pregio per un manga che di base dovrebbe essere sulla pallavolo, però non è così scontato. Spesso in molti shojo ci si concentra talmente sull'inciucio amoroso che tutti gli interessi/hobby/passioni delle protagoniste o dei personaggi sono solo dei filler. In questo caso «Crimson Hero» si configura fin da subito come un manga sulla pallavolo: è la grande passione della protagonista nonché il filo conduttore che legherà i suoi rapporti con gli altri personaggi, dalle compagne di squadra, ai ragazzi del dormitorio dove si ritroverà a risiedere una volta scappata di casa per seguire il suo sogno. Però non c’è da pensare che la storia sia un mero resoconto pallavolistico, perché il suo punto di forza è dare sì un grande rilievo alla pallavolo, creando delle sequenze di gioco a dir poco emozionanti, che viene però inserito in un contesto di grande introspezione e caratterizzazione dei personaggi. I momenti di pathos risultano gestiti benissimo, così come quelli comici: in ogni numero mi trovavo con le lacrime agli occhi durante una partita e a ridere di gusto poi per certe situazioni esilaranti tra i personaggi fuori dal campo (Suzushiro e Maschera di ferro durante il ritiro, tanto per dirne una!). Insomma, all'inizio «Crimson Hero» era davvero un eccellente manga sulla Pallavolo, con la P maiuscola, con una base shojo di introspezione, comicità e pathos ben amalgamata. Vedere finalmente una storia dove la protagonista ha un’ambizione ben precisa che scalza bellamente quella del “trovarsi un fidanzato” e la cui realizzazione personale trascende quella a livello amoroso, è stata una vera boccata d’aria fresca. Ciò non significa che la componente romantica non sia presente: già nei primi volumi si nota l’interesse (un po’ contorto, a dire il vero) di uno dei ragazzi nei confronti di Nobara, e lei stessa sviluppa pian piano un'affezione nei confronti di un altro: ma tale componente “romantica” resta in secondo piano, serve ad aggiungere quel pizzico di pepe e completezza in più (d’altra parte, chi non ha avuto una cotta a 15 anni?) ed eventualmente ad approfondire la caratterizzazione dei personaggi, ma fa semplicemente da accompagnatrice al sogno di Nobara di giocare a pallavolo. Quindi, almeno in questa prima parte, ha funzionato benissimo.
3) Ottima caratterizzazione dei personaggi secondari.
E questo è un enorme punto a favore, considerando come in molte serie i personaggi compaiono/scompaiono come nulla fosse e sono caratterizzati come delle sottilette. Qui invece tutti i personaggi, fin dal momento in cui vengono introdotti, appaiono ben caratterizzati e identificabili, suscitando così subito simpatia ed empatia. Ciò vale soprattutto per quelle che saranno le compagne di squadra di Nobara (l’esilarante e mangiona Mochida, la saggia e protettiva Suzushiro, la piccola e adorabile Rena che esordisce proclamando Nobara come suo primo amore, la riservata ed equilibrata Goto, la dapprima irritante e poi indispensabile Osaka e l’esuberante e superficiale Kanako, che in realtà poi mostrerà tutta la sua determinazione e fierezza) ma anche per la miriade di altri personaggi che arricchiscono il cast (come l’affascinante Shojo, al tempo stesso avversaria e fonte di motivazione per la stessa Nobara o l’allenatrice di ferro Shima che diverrà il collante che farà spiccare alla squadra il volo), arrivando ad avere una buona caratterizzazione e spazio anche per quelli che a primo acchito non sembrano così indispensabili (come le amiche "gals" di Kanako, ma che aiutano ad arricchire la storia e a renderla più “vera”.) Senza contare lo straordinario gruppo degli Eagles, presso cui Nobara farà un “allenamento speciale”, capeggiati dal mitico Ryo (anche lui caratterizzato divinamente, e in effetti la sua storia è tra le cose che mi sono piaciute di più) e le squadre avversarie contro cui si scontrerà Nobara: in ogni partita importante viene dato uno scorcio introspettivo anche delle avversarie, ognuna di loro con la propria storia e il proprio motivo per aggiudicarsi la vittoria, il tutto fatto talmente bene che, per quanto si tifi per la squadra di Nobara, spesso si finisce per tifare anche per la squadra avversaria una volta saputo il loro background (la mia preferita? La squadra di Rai senpai e Toko, il cui rapporto mi è piaciuto davvero tantissimo – ero solo io o c’erano pure vibrazioni shojo-ai? Forse sono solo io… però non mi sarebbe dispiaciuta un’evoluzione in quel senso LOL). Una cosa che ho apprezzato particolarmente poi è come i personaggi, una volta introdotti, alla fine ritornino: questo l’ho notato fin da subito, con Suzushiro, o è il caso appunto degli Eagles, la cui parentesi interessa circa due volumi, anche loro non vengono dimenticati e ricompariranno più avanti. Insomma, non abbiamo a che fare con la solita comparsata flash di personaggi su personaggi che come hanno fatto il bello e il cattivo tempo prendono e spariscono nel nulla cosmico. Ed è eccezionale come l’autrice, anche nel corso di poche tavole, riesca a tratteggiare e caratterizzazione magnificamente personaggi appena comparsi.
Queste sono le tre motivazioni che hanno reso l’opera, almeno per la prima metà, davvero eccezionale. È riuscita a farmi affezionare, a ridere e piangere nel corso anche solo di uno stesso volume, a trasmettermi un sacco di grinta e orgoglio. Il problema è che, a partire circa dal volume 10, fino al 14esimo, l’autrice ha lasciato questo mix azzeccatissimo di pallavolo/introspezione per concentrarsi sulla parte romantica/sentimentale, facendo prendere alla storia una piega troppo drammatica e, soprattutto, snaturando il personaggio di Nobara. È proprio qui che fa la sua entrata un personaggio all'inizio potenzialmente interessante ma che poi diventa del tutto negativo, arrivando a compiere un gesto davvero ignobile che mette in serio pericolo la protagonista. E così, come ha fatto il suo sporco lavoro ecco che scompare, dopo essersi sorbito una giusta dose di buonismo, ovviamente. Questo episodio non fa che mettere ancora più in luce il cambio di Nobara: all'inizio uno così lo avrebbe preso a calci nel c…uculo, letteralmente (a inizio serie infatti ci sono ben due episodi dove si mostra come Nobara non si faccia mettere i piedi in testa da nessuno, arrivando anche alle mani), mentre ora invece sembra che, da quando il lato romantico della sua vita ha iniziato ad evolversi, abbia perso tutta la tostaggine che aveva. Che fine ha fatto la Nobara che tanto ammiravo? Pur non scomparendo del tutto, visto che andando avanti continua a dimostrare la propria determinazione in certe situazioni, ha perso quell'appeal grintosissimo che aveva all'inizio. È anche vero che Nobara è umana e non è una supereroina, anche lei ha il suo lato vulnerabile, però a mio avviso lo si è fatto emergere in un modo tale che ha tradito il suo personaggio, facendolo risultare a volte addirittura irritante.
Il manga poi si riprende dal volume 15 in poi, tra alti e bassi (e si riprende proprio grazie all’entrata in scena di nuovo della pallavolo e delle partite accompagnate dalla solita introspezione dei personaggi che tanto amavo) dirigendosi però verso un finale che ho trovato un po’ tiepidino. L’ultima partita avrebbe dovuto essere quella più emozionante, considerando che coinvolgeva anche Shoji; anche qui l’autrice mette in campo la tua strategia del proporre ottime sequenze di gioco dando al tempo stesso un background delle avversarie, però il tutto è risultato molto meno avvincente di quanto mi aspettassi. E soprattutto per Shoji, la motivazione che la spingeva a vincere a tutti i costi, mi è sembrata un po’ forzata, forse perché affrettata: avrebbe dovuto dedicarle decisamente più spazio, soprattutto considerando che è stato un personaggio ricorrente nella storia. La fine effettiva del manga però ci sta, e non sarebbe stata neanche malissimo di per sé, anche se mi sono ritrovata con sentimenti un po’ contrastanti: da un lato avrei voluto tantissimo che proseguisse, dall'altro, vedendo il calo avuto dalla storia nella seconda parte, mi sono detta che andava bene così. A lasciarmi l’amaro in bocca però sono stati i due capitoli extra aggiunti al volume, uno ambientato “3 anni dopo” in cui vediamo che fine ha fatto Nobara e uno su Ryo (che, come dicevo, ha una storia decisamente interessante). Però sono rimasta delusa. Mi sembra incredibile ritrovare Nobara così (non dico come per non fare spoiler), mentre la persona che ama e il suo grande mito sono arrivati a realizzare i loro sogni fino in fondo. È anche vero che il sogno di Nobara, come lei spesso ha ripetuto nel corso della storia, era circoscritto agli anni del liceo, però… mi ha deluso lo stesso. Per una ragazza di così grande talento e mossa da una tale passione avrei voluto decisamente di più. Senza contare che vengono citati anche altri personaggi, ma ci si riferisce a loro solo per quanto riguarda il punto di vista sentimentale (sul serio? È questo che conta? Piuttosto mi importa sapere che fine hanno fatto, non chi si è messo con chi!). Inoltre si è avuta anche una fine fin troppo “buonista” anche per altri personaggi, sempre dal punto di vista romantico, che non mi ha convinto del tutto.
Insomma, questo è uno di quei casi dove, forse paradossalmente, un buono shojo viene rovinato dalla romance. Sarà poi che la relazione tra Nobara e il suo “bello” (non faccio nomi per evitare spoiler ovviamente) non rientra granché nelle mie corde, l'ho trovata troppo esasperata in certi punti, e Nobara mi sembrava davvero troppo dipendente da lui. (Tra l’altro, visto che l’autrice è una grande amica della Kawahara, e la cita spesso nelle sue note, mi ha fatto venire voglia di riprender in mano «High School Debut» e, devo proprio dirlo, la relazione tra Haruna e Yo è mille volte meglio, adoro le dinamiche tra di loro e come i ruoli di genere vengano stravolti: quanto avrei voluto che si avesse qualcosa del genere anche qui, anche solo un pizzico, considerando come il personaggio di Nobara era così fuori dagli schemi all'inizio…).
Ci sono state altre cose che mi hanno infastidito, ossia certe uscite sessiste. Non capisco proprio perché in quasi tutti gli shojo ci debba essere sempre prima o poi una frase di questo tipo: “Non puoi [inserite qualsiasi azione], sei una ragazza!”. Mi riferisco nello specifico a certe uscite di Yushin, da quando una Nobara sta seduta scomposta (“Siediti come si deve, sei una ragazza!” – ah, sì? Noi ragazze dobbiamo stare sedute tutte precisine e non ci è concesso svaccarci sul divano? Mappppperfavore!) o a quando, sconvolto, la vede giocare contro una squadra maschile (“Ha intenzione di giocare contro una squadra maschile?!” – come se fosse la cosa più assurda di questo mondo.) Ma dai, Yushin, stai zitto e fammi il piacere. Ma le due uscite più ignobili che mi hanno fatto cascare tutto il comparto ovarico sono state fatte da due commentatori delle partite, dove stupefatti dal grande talento di Nobara se ne escono con: “Che elevazione eccezionale! Come quella di un maschio!” (ecco qui che il comparto ovarico mi si sfracella al suolo…) e poi, proprio sul finire quando credevo di essere ormai al sicuro: “Wow, ha un bilanciamento eccezionale in sospensione! Come un atleta maschio!” (ecco che il comparto ovarico, ritornato faticosamente a posto, si suicida senza rimpianti.) Sul serio… questi commenti avrebbero dovuto avere la funzione di sottolineare la grandissima bravura di Nobara, ma per me risultano offensivi e basta. Il gioco maschile e femminile sono diversi, ma non ce n’è uno migliore e peggiore: quand'è che, parlando di sport, questa cosa si capirà? Vorrei vedere se ai tizi di Haikyu uno dicesse “Oh, ha un’agilità eccezionale, come un’atleta femmina!”. Ma dai, su! Takanashi, sorella, potevi venirtene fuori con qualcosa di meglio. Se leggo un manga di questo tipo è anche perché mi immedesimo meglio nei personaggi femminili e voglio essere valorizzata come donna, quindi questi sessismi infidi per me sono davvero letali.
Insomma, alla fine ho sentimenti altalenanti per questo manga. Se ripenso a certe partite e a certe relazioni tra i personaggi (come quella tra Kanako e l’allenatrice Shima, o l’amicizia tra Mochida e Suzushiro, o ancora a Nobara che ce la mette tutta per far rimettere in carreggiata Osaka, e ne avrei parecchie altre) non posso fare a meno di emozionarmi e adorarlo; però poi ripenso alla piega che hanno preso certi personaggi e certe situazioni, soprattutto quando si è virato sulla romance, e non posso evitare di sentirmi un po’ delusa. Come dicevo, la romance ci stava come contorno, il punto vincente del manga fin dall'inizio è stato il focus sulla pallavolo, a cui sono legati i momenti più coinvolgenti e commoventi avuti, e l’introspezione dei personaggi; quando questo focus nella seconda parte è slittato per lasciare spazio alle dinamiche amorose, il manga ha perso gran parte del suo fascino. A mio avviso l’autrice avrebbe dovuto continuare a concentrarsi sulla pallavolo, sull'introspezione dei personaggi soprattutto secondari (come Shoji, o Rena… anche qui, ha fatto la sua entrata in scena dicendo che Nobara era il suo primo amore ma questa questione, potenzialmente interessante, poi si è persa come una bolla di sapone) e sulle relazioni tra gli stessi (come il rapporto con i ragazzi del dormitorio - soprattutto Ichiba meritava più spazio, era un po’ la “mamma” tra tutti loro e avrebbe dato spunti comici decisamente interessanti, senza contare che sembrava essersi affezionato tantissimo a Nobara, ma poi nella seconda parte paiono quasi due estranei viste le poche interazioni che avranno. Io poi ho un debole per le amicizie maschili/femminili, quindi avere avuto più spazio al riguardo mi avrebbe di certo garbato.)
In un free talk l’autrice inoltre parla di come avrebbe voluto dare spazio ad altri personaggi (per esempio approfondire la figura di un allenatore di una squadra avversaria) ma che il suo editor gliel'ha sconsigliato perché “dopotutto questo è uno shojo”. Questa cosa mi ha fatto riflettere, perché mi chiedo se la virata sulla romance sia dipesa anche da questo, da influenze esterne volte a far aderire il manga agli schemi tipici del genere della rivista. Se così fosse sarebbe un peccato capitale, perché come dicevo la Takanashi ha mostrato di avere un enorme talento nel tratteggiare le scene di gioco e di azione e nell'approfondimento del background dei personaggi. Se avesse continuato su questa linea, a mio avviso, sarebbe potuto uscire un manga di lunghissimo respiro, una di quelle serie che continuano per 40 e più numeri, perché il potenziale c’era tutto.
1) Una protagonista tosta.
Nobara appare fin da subito come una ragazza grintosa, caparbia, mossa da una grandissima passione: la pallavolo. Se ne frega dei ragazzi, di vestirsi bene o di essere beneducata e graziosa come ci si aspetterebbe da una signorina di buona famiglia (qualità verso cui soprattutto la madre cerca di forzarla in quanto erede del ruolo di “okami” nel ristorante raffinato di famiglia). Nobara ha una determinazione straordinaria, per realizzare il sogno di giocare a pallavolo sfida tutto e tutti, nessuno la può fermare: partendo da zero riuscirà a costruire una squadra che, nonostante le difficoltà, risulterà essere non solo super affiatata ma anche vincente. E tutto con le proprie mani. Come si può non ammirare un personaggio del genere? E ve lo dice una che fa davvero un’estrema fatica a trovare personaggi femminili in cui immedesimarsi e da prendere a modello. Nobara per me, all'inizio, era davvero un mito, tifavo spasmodicamente per lei e ne ero immensamente orgogliosa.
2) La pallavolo.
Sembra banale annoverare questo come pregio per un manga che di base dovrebbe essere sulla pallavolo, però non è così scontato. Spesso in molti shojo ci si concentra talmente sull'inciucio amoroso che tutti gli interessi/hobby/passioni delle protagoniste o dei personaggi sono solo dei filler. In questo caso «Crimson Hero» si configura fin da subito come un manga sulla pallavolo: è la grande passione della protagonista nonché il filo conduttore che legherà i suoi rapporti con gli altri personaggi, dalle compagne di squadra, ai ragazzi del dormitorio dove si ritroverà a risiedere una volta scappata di casa per seguire il suo sogno. Però non c’è da pensare che la storia sia un mero resoconto pallavolistico, perché il suo punto di forza è dare sì un grande rilievo alla pallavolo, creando delle sequenze di gioco a dir poco emozionanti, che viene però inserito in un contesto di grande introspezione e caratterizzazione dei personaggi. I momenti di pathos risultano gestiti benissimo, così come quelli comici: in ogni numero mi trovavo con le lacrime agli occhi durante una partita e a ridere di gusto poi per certe situazioni esilaranti tra i personaggi fuori dal campo (Suzushiro e Maschera di ferro durante il ritiro, tanto per dirne una!). Insomma, all'inizio «Crimson Hero» era davvero un eccellente manga sulla Pallavolo, con la P maiuscola, con una base shojo di introspezione, comicità e pathos ben amalgamata. Vedere finalmente una storia dove la protagonista ha un’ambizione ben precisa che scalza bellamente quella del “trovarsi un fidanzato” e la cui realizzazione personale trascende quella a livello amoroso, è stata una vera boccata d’aria fresca. Ciò non significa che la componente romantica non sia presente: già nei primi volumi si nota l’interesse (un po’ contorto, a dire il vero) di uno dei ragazzi nei confronti di Nobara, e lei stessa sviluppa pian piano un'affezione nei confronti di un altro: ma tale componente “romantica” resta in secondo piano, serve ad aggiungere quel pizzico di pepe e completezza in più (d’altra parte, chi non ha avuto una cotta a 15 anni?) ed eventualmente ad approfondire la caratterizzazione dei personaggi, ma fa semplicemente da accompagnatrice al sogno di Nobara di giocare a pallavolo. Quindi, almeno in questa prima parte, ha funzionato benissimo.
3) Ottima caratterizzazione dei personaggi secondari.
E questo è un enorme punto a favore, considerando come in molte serie i personaggi compaiono/scompaiono come nulla fosse e sono caratterizzati come delle sottilette. Qui invece tutti i personaggi, fin dal momento in cui vengono introdotti, appaiono ben caratterizzati e identificabili, suscitando così subito simpatia ed empatia. Ciò vale soprattutto per quelle che saranno le compagne di squadra di Nobara (l’esilarante e mangiona Mochida, la saggia e protettiva Suzushiro, la piccola e adorabile Rena che esordisce proclamando Nobara come suo primo amore, la riservata ed equilibrata Goto, la dapprima irritante e poi indispensabile Osaka e l’esuberante e superficiale Kanako, che in realtà poi mostrerà tutta la sua determinazione e fierezza) ma anche per la miriade di altri personaggi che arricchiscono il cast (come l’affascinante Shojo, al tempo stesso avversaria e fonte di motivazione per la stessa Nobara o l’allenatrice di ferro Shima che diverrà il collante che farà spiccare alla squadra il volo), arrivando ad avere una buona caratterizzazione e spazio anche per quelli che a primo acchito non sembrano così indispensabili (come le amiche "gals" di Kanako, ma che aiutano ad arricchire la storia e a renderla più “vera”.) Senza contare lo straordinario gruppo degli Eagles, presso cui Nobara farà un “allenamento speciale”, capeggiati dal mitico Ryo (anche lui caratterizzato divinamente, e in effetti la sua storia è tra le cose che mi sono piaciute di più) e le squadre avversarie contro cui si scontrerà Nobara: in ogni partita importante viene dato uno scorcio introspettivo anche delle avversarie, ognuna di loro con la propria storia e il proprio motivo per aggiudicarsi la vittoria, il tutto fatto talmente bene che, per quanto si tifi per la squadra di Nobara, spesso si finisce per tifare anche per la squadra avversaria una volta saputo il loro background (la mia preferita? La squadra di Rai senpai e Toko, il cui rapporto mi è piaciuto davvero tantissimo – ero solo io o c’erano pure vibrazioni shojo-ai? Forse sono solo io… però non mi sarebbe dispiaciuta un’evoluzione in quel senso LOL). Una cosa che ho apprezzato particolarmente poi è come i personaggi, una volta introdotti, alla fine ritornino: questo l’ho notato fin da subito, con Suzushiro, o è il caso appunto degli Eagles, la cui parentesi interessa circa due volumi, anche loro non vengono dimenticati e ricompariranno più avanti. Insomma, non abbiamo a che fare con la solita comparsata flash di personaggi su personaggi che come hanno fatto il bello e il cattivo tempo prendono e spariscono nel nulla cosmico. Ed è eccezionale come l’autrice, anche nel corso di poche tavole, riesca a tratteggiare e caratterizzazione magnificamente personaggi appena comparsi.
Queste sono le tre motivazioni che hanno reso l’opera, almeno per la prima metà, davvero eccezionale. È riuscita a farmi affezionare, a ridere e piangere nel corso anche solo di uno stesso volume, a trasmettermi un sacco di grinta e orgoglio. Il problema è che, a partire circa dal volume 10, fino al 14esimo, l’autrice ha lasciato questo mix azzeccatissimo di pallavolo/introspezione per concentrarsi sulla parte romantica/sentimentale, facendo prendere alla storia una piega troppo drammatica e, soprattutto, snaturando il personaggio di Nobara. È proprio qui che fa la sua entrata un personaggio all'inizio potenzialmente interessante ma che poi diventa del tutto negativo, arrivando a compiere un gesto davvero ignobile che mette in serio pericolo la protagonista. E così, come ha fatto il suo sporco lavoro ecco che scompare, dopo essersi sorbito una giusta dose di buonismo, ovviamente. Questo episodio non fa che mettere ancora più in luce il cambio di Nobara: all'inizio uno così lo avrebbe preso a calci nel c…uculo, letteralmente (a inizio serie infatti ci sono ben due episodi dove si mostra come Nobara non si faccia mettere i piedi in testa da nessuno, arrivando anche alle mani), mentre ora invece sembra che, da quando il lato romantico della sua vita ha iniziato ad evolversi, abbia perso tutta la tostaggine che aveva. Che fine ha fatto la Nobara che tanto ammiravo? Pur non scomparendo del tutto, visto che andando avanti continua a dimostrare la propria determinazione in certe situazioni, ha perso quell'appeal grintosissimo che aveva all'inizio. È anche vero che Nobara è umana e non è una supereroina, anche lei ha il suo lato vulnerabile, però a mio avviso lo si è fatto emergere in un modo tale che ha tradito il suo personaggio, facendolo risultare a volte addirittura irritante.
Il manga poi si riprende dal volume 15 in poi, tra alti e bassi (e si riprende proprio grazie all’entrata in scena di nuovo della pallavolo e delle partite accompagnate dalla solita introspezione dei personaggi che tanto amavo) dirigendosi però verso un finale che ho trovato un po’ tiepidino. L’ultima partita avrebbe dovuto essere quella più emozionante, considerando che coinvolgeva anche Shoji; anche qui l’autrice mette in campo la tua strategia del proporre ottime sequenze di gioco dando al tempo stesso un background delle avversarie, però il tutto è risultato molto meno avvincente di quanto mi aspettassi. E soprattutto per Shoji, la motivazione che la spingeva a vincere a tutti i costi, mi è sembrata un po’ forzata, forse perché affrettata: avrebbe dovuto dedicarle decisamente più spazio, soprattutto considerando che è stato un personaggio ricorrente nella storia. La fine effettiva del manga però ci sta, e non sarebbe stata neanche malissimo di per sé, anche se mi sono ritrovata con sentimenti un po’ contrastanti: da un lato avrei voluto tantissimo che proseguisse, dall'altro, vedendo il calo avuto dalla storia nella seconda parte, mi sono detta che andava bene così. A lasciarmi l’amaro in bocca però sono stati i due capitoli extra aggiunti al volume, uno ambientato “3 anni dopo” in cui vediamo che fine ha fatto Nobara e uno su Ryo (che, come dicevo, ha una storia decisamente interessante). Però sono rimasta delusa. Mi sembra incredibile ritrovare Nobara così (non dico come per non fare spoiler), mentre la persona che ama e il suo grande mito sono arrivati a realizzare i loro sogni fino in fondo. È anche vero che il sogno di Nobara, come lei spesso ha ripetuto nel corso della storia, era circoscritto agli anni del liceo, però… mi ha deluso lo stesso. Per una ragazza di così grande talento e mossa da una tale passione avrei voluto decisamente di più. Senza contare che vengono citati anche altri personaggi, ma ci si riferisce a loro solo per quanto riguarda il punto di vista sentimentale (sul serio? È questo che conta? Piuttosto mi importa sapere che fine hanno fatto, non chi si è messo con chi!). Inoltre si è avuta anche una fine fin troppo “buonista” anche per altri personaggi, sempre dal punto di vista romantico, che non mi ha convinto del tutto.
Insomma, questo è uno di quei casi dove, forse paradossalmente, un buono shojo viene rovinato dalla romance. Sarà poi che la relazione tra Nobara e il suo “bello” (non faccio nomi per evitare spoiler ovviamente) non rientra granché nelle mie corde, l'ho trovata troppo esasperata in certi punti, e Nobara mi sembrava davvero troppo dipendente da lui. (Tra l’altro, visto che l’autrice è una grande amica della Kawahara, e la cita spesso nelle sue note, mi ha fatto venire voglia di riprender in mano «High School Debut» e, devo proprio dirlo, la relazione tra Haruna e Yo è mille volte meglio, adoro le dinamiche tra di loro e come i ruoli di genere vengano stravolti: quanto avrei voluto che si avesse qualcosa del genere anche qui, anche solo un pizzico, considerando come il personaggio di Nobara era così fuori dagli schemi all'inizio…).
Ci sono state altre cose che mi hanno infastidito, ossia certe uscite sessiste. Non capisco proprio perché in quasi tutti gli shojo ci debba essere sempre prima o poi una frase di questo tipo: “Non puoi [inserite qualsiasi azione], sei una ragazza!”. Mi riferisco nello specifico a certe uscite di Yushin, da quando una Nobara sta seduta scomposta (“Siediti come si deve, sei una ragazza!” – ah, sì? Noi ragazze dobbiamo stare sedute tutte precisine e non ci è concesso svaccarci sul divano? Mappppperfavore!) o a quando, sconvolto, la vede giocare contro una squadra maschile (“Ha intenzione di giocare contro una squadra maschile?!” – come se fosse la cosa più assurda di questo mondo.) Ma dai, Yushin, stai zitto e fammi il piacere. Ma le due uscite più ignobili che mi hanno fatto cascare tutto il comparto ovarico sono state fatte da due commentatori delle partite, dove stupefatti dal grande talento di Nobara se ne escono con: “Che elevazione eccezionale! Come quella di un maschio!” (ecco qui che il comparto ovarico mi si sfracella al suolo…) e poi, proprio sul finire quando credevo di essere ormai al sicuro: “Wow, ha un bilanciamento eccezionale in sospensione! Come un atleta maschio!” (ecco che il comparto ovarico, ritornato faticosamente a posto, si suicida senza rimpianti.) Sul serio… questi commenti avrebbero dovuto avere la funzione di sottolineare la grandissima bravura di Nobara, ma per me risultano offensivi e basta. Il gioco maschile e femminile sono diversi, ma non ce n’è uno migliore e peggiore: quand'è che, parlando di sport, questa cosa si capirà? Vorrei vedere se ai tizi di Haikyu uno dicesse “Oh, ha un’agilità eccezionale, come un’atleta femmina!”. Ma dai, su! Takanashi, sorella, potevi venirtene fuori con qualcosa di meglio. Se leggo un manga di questo tipo è anche perché mi immedesimo meglio nei personaggi femminili e voglio essere valorizzata come donna, quindi questi sessismi infidi per me sono davvero letali.
Insomma, alla fine ho sentimenti altalenanti per questo manga. Se ripenso a certe partite e a certe relazioni tra i personaggi (come quella tra Kanako e l’allenatrice Shima, o l’amicizia tra Mochida e Suzushiro, o ancora a Nobara che ce la mette tutta per far rimettere in carreggiata Osaka, e ne avrei parecchie altre) non posso fare a meno di emozionarmi e adorarlo; però poi ripenso alla piega che hanno preso certi personaggi e certe situazioni, soprattutto quando si è virato sulla romance, e non posso evitare di sentirmi un po’ delusa. Come dicevo, la romance ci stava come contorno, il punto vincente del manga fin dall'inizio è stato il focus sulla pallavolo, a cui sono legati i momenti più coinvolgenti e commoventi avuti, e l’introspezione dei personaggi; quando questo focus nella seconda parte è slittato per lasciare spazio alle dinamiche amorose, il manga ha perso gran parte del suo fascino. A mio avviso l’autrice avrebbe dovuto continuare a concentrarsi sulla pallavolo, sull'introspezione dei personaggi soprattutto secondari (come Shoji, o Rena… anche qui, ha fatto la sua entrata in scena dicendo che Nobara era il suo primo amore ma questa questione, potenzialmente interessante, poi si è persa come una bolla di sapone) e sulle relazioni tra gli stessi (come il rapporto con i ragazzi del dormitorio - soprattutto Ichiba meritava più spazio, era un po’ la “mamma” tra tutti loro e avrebbe dato spunti comici decisamente interessanti, senza contare che sembrava essersi affezionato tantissimo a Nobara, ma poi nella seconda parte paiono quasi due estranei viste le poche interazioni che avranno. Io poi ho un debole per le amicizie maschili/femminili, quindi avere avuto più spazio al riguardo mi avrebbe di certo garbato.)
In un free talk l’autrice inoltre parla di come avrebbe voluto dare spazio ad altri personaggi (per esempio approfondire la figura di un allenatore di una squadra avversaria) ma che il suo editor gliel'ha sconsigliato perché “dopotutto questo è uno shojo”. Questa cosa mi ha fatto riflettere, perché mi chiedo se la virata sulla romance sia dipesa anche da questo, da influenze esterne volte a far aderire il manga agli schemi tipici del genere della rivista. Se così fosse sarebbe un peccato capitale, perché come dicevo la Takanashi ha mostrato di avere un enorme talento nel tratteggiare le scene di gioco e di azione e nell'approfondimento del background dei personaggi. Se avesse continuato su questa linea, a mio avviso, sarebbe potuto uscire un manga di lunghissimo respiro, una di quelle serie che continuano per 40 e più numeri, perché il potenziale c’era tutto.
E' la seconda opera che leggo di Takanashi e mi è piaciuta abbastanza. I disegni sono ben fatti. Mi sono piaciuti soprattutto i lineamenti delicati dei ragazzi che li fanno diventare proprio belli. La protagonista a essere sinceri sembra più un ragazzo, comunque è passabile.
Io adoro la pallavolo (era il mio sport da ragazza) e non potevo perdermi questo manga. La storia è ben fatta e interessante anche se a essere sinceri in qualche punto diventa un pochino noiosa, ma poi si riprende per scorrere piacevolmente. I protagonisti mi sono piaciuti tutti, ognuno con i propri pregi e i propri difetti, che non sono pochi! La parola amicizia e amore non mancano in questa storia e la caparbietà la fa da padrone (hanno quasi tutti decisamente la testa dura!) Lo sport ha il giusto spazio, senza esagerare, dosato al punto giusto, per lasciare, giustamente, spazio anche alla trama tipica di uno shoujo. Diciamo che è un manga consigliato a chi ama gli shoujo sportivi.
Una pecca è che è decisamente troppo lungo. I venti volumetti, secondo me, sono stati un po' esagerati per una trama di questo genere. Si poteva farne qualcuno in meno. Si merita un bel sette.
Io adoro la pallavolo (era il mio sport da ragazza) e non potevo perdermi questo manga. La storia è ben fatta e interessante anche se a essere sinceri in qualche punto diventa un pochino noiosa, ma poi si riprende per scorrere piacevolmente. I protagonisti mi sono piaciuti tutti, ognuno con i propri pregi e i propri difetti, che non sono pochi! La parola amicizia e amore non mancano in questa storia e la caparbietà la fa da padrone (hanno quasi tutti decisamente la testa dura!) Lo sport ha il giusto spazio, senza esagerare, dosato al punto giusto, per lasciare, giustamente, spazio anche alla trama tipica di uno shoujo. Diciamo che è un manga consigliato a chi ama gli shoujo sportivi.
Una pecca è che è decisamente troppo lungo. I venti volumetti, secondo me, sono stati un po' esagerati per una trama di questo genere. Si poteva farne qualcuno in meno. Si merita un bel sette.
Direi che è uno shoujo ben fatto. Trovo che però lo stiano tirando un po' per le lunghe e probabilmente, per come è impostata la storia e per l'obbiettivo dei protagonisti, credo che andrà avanti ancora per un bel po'. Però boh, a me piace.
Non sto a scrivere la trama che tanto si può benissimo trovare nella descrizione e in una recensione qui sotto.
Comunque la storia inizia bene: con un bel cazzottone (come si può intuire qui a sinistra)! Ci troviamo di fronte ad una ragazza molto combattiva insomma, che ha una passione e la vuole coltivare a tutti i costi (cosa buona e giusta avere dei sogni per cui combattere!).
Devo dire che, aspettando di comprare il volume successivo, rileggendo da capo questo manga ho cercato di capire bene il meccanismo dei tornei a cui partecipa la squadra della protagonista, facendo a volte anche un po' fatica a capirne i collegamenti (ho persino messo dei post it tra le pagine dove ogni tanto i personaggi danno delle informazioni sulle partite) che mi sembrava di aver inteso durante la prima lettura: insomma, un bel casino (oppure sono io l'ignorante probabilmente)!
I capelli dei personaggi si allungano e vengono tagliati, i loro vestiti cambiati, anche le linee del viso poco a poco si modificano devo dire, per cui l'autrice sta facendo un buon lavoro, o almeno, a me così sembra.
Comunque lo consiglio vivamente sepiace il genere: è un manga divertente, che appassiona molto e... insomma da comprare! Ovviamente è bene ricordarsi che è uno shoujo in tutto e per tutto, anche se fortunatamente non melenso.
Non sto a scrivere la trama che tanto si può benissimo trovare nella descrizione e in una recensione qui sotto.
Comunque la storia inizia bene: con un bel cazzottone (come si può intuire qui a sinistra)! Ci troviamo di fronte ad una ragazza molto combattiva insomma, che ha una passione e la vuole coltivare a tutti i costi (cosa buona e giusta avere dei sogni per cui combattere!).
Devo dire che, aspettando di comprare il volume successivo, rileggendo da capo questo manga ho cercato di capire bene il meccanismo dei tornei a cui partecipa la squadra della protagonista, facendo a volte anche un po' fatica a capirne i collegamenti (ho persino messo dei post it tra le pagine dove ogni tanto i personaggi danno delle informazioni sulle partite) che mi sembrava di aver inteso durante la prima lettura: insomma, un bel casino (oppure sono io l'ignorante probabilmente)!
I capelli dei personaggi si allungano e vengono tagliati, i loro vestiti cambiati, anche le linee del viso poco a poco si modificano devo dire, per cui l'autrice sta facendo un buon lavoro, o almeno, a me così sembra.
Comunque lo consiglio vivamente sepiace il genere: è un manga divertente, che appassiona molto e... insomma da comprare! Ovviamente è bene ricordarsi che è uno shoujo in tutto e per tutto, anche se fortunatamente non melenso.
Nobara Sumiyoshi, in qualità di primogenita, è destinata ad ereditare l'attività di famiglia: il famoso tradizionale ristorante Seiryiu. Ma a soli 15 anni e con qualità tutt'altro che femminili, Nobara vorrebbe potersi dedicare solo ed esclusivamente alla pallavolo, unico campo in cui sente di valere qualcosa e non vedersi paragonata all'impeccabile sorella minore. Già in conflitto con la madre che la vorrebbe nel locale ad intrattenere i clienti, Nobara decide di abbandonare la sua famiglia quando scopre che il club di pallavolo femminile della scuola superiore a cui si era iscritta dati gli ottimi risultati ottenuti dalla squadra, è stato chiuso proprio in seguito alla richiesta, con pagamento, della Signora Sumiyoshi.
Ma grazie all'aiuto della zia Momoko, infermiera del Beniino e responsabile del dormitorio, Nobara ottiene un alloggio in cambio del suo lavoro come governante per i 4 ragazzi borsisti che vivono lì.
Non sarà facile per lei imparare a cucinare e fare il bucato, ma ce la metterà tutta perchè la pallavolo è la sua vita e vuole assolutamente tornare a giocare.
Scoprire che in realtà fosse solo il team maschile ad avere membri di talento non basta a demoralizzarla: ancora più grande diventa il suo impegno per cercare di rimettere in piedi la squadra femminile e riscattarne l'onore.
Niente allenamenti in catene e sangue alla Mimì Ayuara, ma nemmeno sdolcinati amoreggiamenti in questo shoujo sportivo che vanta una protagonista originale, di carattere e trascinante che compirà un bel percorso di maturazione fisica e sentimentale.
Lo sport protagonista insieme ai personaggi e tramite per la loro crescita.
Risalente al 2003, Crimson hero è la seconda opera lunga della Takanashi, autrice famosa per la sua precedente serie <i>Akuma de Sorou</i> (<i>Lui, il Diavolo</i> in italiano) da cui però Beniiro si discosta notevolmente: la narrazione è scorrevole ed ogni personaggio è ben delineato, ha il suo carattere particolare, agisce coerentemente con quello che finora ha dimostrato di essere e segue un percorso.
Considerando, cercando di non farsi distrarre dal tratto splendido, che i personaggi sono appena adolescenti, quindicenni che hanno ancora un sacco di cose da imparare, esperienze ed emozioni da provare, vengono presentati dall'autrice e sentiti dal lettore come reali, sono credibili.
Hanno la loro componente di "eroe positivo" che è giusto abbiano personaggi che rivestono un certo ruolo, ma è dosata adeguatamente all'età ed alle vicende ed al progresso che questi personaggi devono compiere.
Lo stile di disegno è riconoscibile, ma in Crimson hero è molto più raffinato (del resto è un'opera successiva e quindi è normale che sia così).
L'elemento sportivo distrae da quello sentimentale evitando che scada nel melenso, ed anche quando sembra non avere una grossa parte, la pallavolo resta sempre lì a dare le sue gomitate e dire "Oh, guardate che ci sono sempre, non sono sparita e non ho intenzione di farlo, eh!"
Insomma i rapporti/intrighi fra componente sentimentale e lo sport sono sempre ben dosati.
Per cui: se non vi piacciono fiocchetti, brillantini e cuoricini, triangoli scontati, lacrime e sospiri ogni due pagine è sicuramente la lettura che fa per voi!
E non scordiamoci che i pallavolisti sono tutti un bel vedere!
Ma grazie all'aiuto della zia Momoko, infermiera del Beniino e responsabile del dormitorio, Nobara ottiene un alloggio in cambio del suo lavoro come governante per i 4 ragazzi borsisti che vivono lì.
Non sarà facile per lei imparare a cucinare e fare il bucato, ma ce la metterà tutta perchè la pallavolo è la sua vita e vuole assolutamente tornare a giocare.
Scoprire che in realtà fosse solo il team maschile ad avere membri di talento non basta a demoralizzarla: ancora più grande diventa il suo impegno per cercare di rimettere in piedi la squadra femminile e riscattarne l'onore.
Niente allenamenti in catene e sangue alla Mimì Ayuara, ma nemmeno sdolcinati amoreggiamenti in questo shoujo sportivo che vanta una protagonista originale, di carattere e trascinante che compirà un bel percorso di maturazione fisica e sentimentale.
Lo sport protagonista insieme ai personaggi e tramite per la loro crescita.
Risalente al 2003, Crimson hero è la seconda opera lunga della Takanashi, autrice famosa per la sua precedente serie <i>Akuma de Sorou</i> (<i>Lui, il Diavolo</i> in italiano) da cui però Beniiro si discosta notevolmente: la narrazione è scorrevole ed ogni personaggio è ben delineato, ha il suo carattere particolare, agisce coerentemente con quello che finora ha dimostrato di essere e segue un percorso.
Considerando, cercando di non farsi distrarre dal tratto splendido, che i personaggi sono appena adolescenti, quindicenni che hanno ancora un sacco di cose da imparare, esperienze ed emozioni da provare, vengono presentati dall'autrice e sentiti dal lettore come reali, sono credibili.
Hanno la loro componente di "eroe positivo" che è giusto abbiano personaggi che rivestono un certo ruolo, ma è dosata adeguatamente all'età ed alle vicende ed al progresso che questi personaggi devono compiere.
Lo stile di disegno è riconoscibile, ma in Crimson hero è molto più raffinato (del resto è un'opera successiva e quindi è normale che sia così).
L'elemento sportivo distrae da quello sentimentale evitando che scada nel melenso, ed anche quando sembra non avere una grossa parte, la pallavolo resta sempre lì a dare le sue gomitate e dire "Oh, guardate che ci sono sempre, non sono sparita e non ho intenzione di farlo, eh!"
Insomma i rapporti/intrighi fra componente sentimentale e lo sport sono sempre ben dosati.
Per cui: se non vi piacciono fiocchetti, brillantini e cuoricini, triangoli scontati, lacrime e sospiri ogni due pagine è sicuramente la lettura che fa per voi!
E non scordiamoci che i pallavolisti sono tutti un bel vedere!
A mio parere un manga bellissimo!!!! :)
I disegni sono stupendi, e i personaggi sono dotati di una personalità ben definita.
Nobara è una liceale con una grande passione, la pallavolo.
Sarà proprio per l'amore di questo sport che la ragazza andrà contro il volere della famiglia (ma in particolare della madre, tradizionalista e rigida) iscrivendosi al club della pallavolo femminile del liceo Benino.
Nobara in apparenza è grintosa e maschiaccio, ma in realtà è oppressa dal sentimento di inferiorità che prova nei confronti della graziosissima Souka, sua sorella minore.
Con il proseguire della storia Nobara istituirà un club di pallavolo e migliorerà sempre di più.
Farà anche la conoscenza di Yushin, ragazzo di cui si innamorerà, ma inizialmente verrà respinta in malo modo, a causa dell'impulsività del ragazzo.
Keisuke (ottimo giocatore di pallavolo e compagno di squadra di Yushin), misterioso e taciturno, da sempre ammiratore di Nobara, verrà respinto dalla ragazza a sua volta.
Infatti, oltre alle partite di pallavolo, nella storia sarà presente il triangolo amoroso Nobara-Keisuke-Yushin: Nobara inizialmente sarà attratta da Yushin, anche se con il tempo il suo sentimento si modificherà....
La storia, almeno per ora, mi è piaciuta moltissimo, è interessante e ben fatta: infatti sia le complicazioni amorose che le partite di pallavolo sono molto ben narrata, e per ora il manga mi ha fatto una buonissima impressione!
Gli abiti sono molto ben curati, come i disegni e gli sfondi...
I disegni sono stupendi, e i personaggi sono dotati di una personalità ben definita.
Nobara è una liceale con una grande passione, la pallavolo.
Sarà proprio per l'amore di questo sport che la ragazza andrà contro il volere della famiglia (ma in particolare della madre, tradizionalista e rigida) iscrivendosi al club della pallavolo femminile del liceo Benino.
Nobara in apparenza è grintosa e maschiaccio, ma in realtà è oppressa dal sentimento di inferiorità che prova nei confronti della graziosissima Souka, sua sorella minore.
Con il proseguire della storia Nobara istituirà un club di pallavolo e migliorerà sempre di più.
Farà anche la conoscenza di Yushin, ragazzo di cui si innamorerà, ma inizialmente verrà respinta in malo modo, a causa dell'impulsività del ragazzo.
Keisuke (ottimo giocatore di pallavolo e compagno di squadra di Yushin), misterioso e taciturno, da sempre ammiratore di Nobara, verrà respinto dalla ragazza a sua volta.
Infatti, oltre alle partite di pallavolo, nella storia sarà presente il triangolo amoroso Nobara-Keisuke-Yushin: Nobara inizialmente sarà attratta da Yushin, anche se con il tempo il suo sentimento si modificherà....
La storia, almeno per ora, mi è piaciuta moltissimo, è interessante e ben fatta: infatti sia le complicazioni amorose che le partite di pallavolo sono molto ben narrata, e per ora il manga mi ha fatto una buonissima impressione!
Gli abiti sono molto ben curati, come i disegni e gli sfondi...
Dopo tanto tempo una nuova opera sulla <b>pallavolo</b>, anche se questa volta le vicende sportive fanno da sfondo ad una trama ben più articolata e complessa di quanto eravamo abituati con le due famose serie pallavolistiche trasmesse sulle TV italiane. E' presto per esserne certi, ma in <b>Crimson Hero</b> la pallavolo non sembra essere l'unica protagonista, l'attenzione dell'autrice si sofferma per ora soprattutto sui personaggi e i loro rapporti interpersonali.
Si tratta quindi a tutti gli effetti di uno <b>shojo</b>: in questo primo volumetto si stanno delineando i vari legami sentimentali, con la protagonista che probabilmente si troverà a dover decidere fra un ragazzo scontroso che la tratta spesso male, ma che dietro a questa facciata si dimostra gentile e premuroso, e un altro, un vecchio amico di infanzia, ora diventato un gran bel ragazzo pieno di ammiratrici, dal carattere più serio e meno solare, ma che fu la prima persona a credere in lei. Tutto questo, grazie ad un’abile narrazione, lo si può solo intuire, la mangaka non ne parla in modo diretto, si sofferma quasi esclusivamente sul problema della protagonista, ovvero quello di giocare a pallavolo costi quel che costi, tanto che si infilerà in una situazione forse un po' paradossale, ma che comunque mi pare possa offrire all'autrice buone opportunità per rendere interessante il manga.
<i>Mitsuba Takanashi</i> ci offre un tratto piacevole, capace di presentare in modo efficace i personaggi, sia maschili che femminili. Non sono rimasto invece colpito dai fondali, in genere abbastanza vuoti, mentre <b>è lodevole la cura profusa nella personalizzazione del look e dell'abbigliamento dei protagonisti</b>: ogni personaggio presenta uno stile piuttosto ricercato, alcune volte un po' stravagante, i vestiti vengono cambiati spesso, tanto che in qualche modo mi è venuta in mente la <i>Yazawa</i>, anche se in questo caso gli abiti sono decisamente meno eccentrici.
La narrazione riesce a mantenere un buon ritmo per l’intero volumetto, anche se <b>alcuni passaggi mi sono sembrati un po’ poco fluidi</b> e potevano forse essere resi in modo più efficace. Ciò basta comunque a mantenere alta l’attenzione del lettore, che viene catturato dall’evolversi degli eventi. Non sono per ora presenti rilevanti gag comiche, il tono è abbastanza serio, cosa che ben si sposa con la difficile situazione in cui si trova la protagonista. I suoi problemi sono comunque presentati con un certo positivismo, senza inutili vittimismi o toni drammatici, appaiono più come delle molle posizionate per far decollare e movimentare la trama.
I personaggi appaiono abbastanza carismatici: seppur non originalissimi come concezione, formano una squadra interessante. La protagonista, <i>Nobara Sumiyoshi</i>, è il classico maschiaccio, con un bel caratterino ma con una forza di volontà e passione rara. Il cattivo di turno viene interpretato dalla madre, mentre la sorellina, nonostante rappresenti l'ideale voluto dalla famiglia di Sumiyoshi, sembra in questo primo numero essere molto equilibrata e attaccata alla sorella maggiore. Il personaggio di rottura è la zia, trasgressiva e poco consona nei modi di fare, ma è l'unica a dare una possibilità alla nipote.
Delle controparti maschili ne abbiamo già parlato, forse sono la parte un po’ più debole dell’intero cast, ricalcando tutti stereotipi già utilizzati in molte altre opere. Vedremo nei prossimi numeri se verranno introdotti nuovi comprimari, da quanto ho letto posso ipotizzare l’introduzione di diversi personaggi di entrambi i sessi.
<b>Nel complesso questo primo volumetto mi è piaciuto</b> e, sebbene sto sentendo la necessità di leggere almeno un altro numero per chiarirmi del tutto le idee, mi pare un'opera valida. Di per se non sarebbe in grado di impressionarmi: a livello di narrazione, disegno e sceneggiatura si attesta su livelli buoni ma non eccelsi, eppure la componente sportiva potrebbe essere una carta vincente che stimola in me una certa curiosità e voglia di continuare a seguire Crimson Hero.
<i>Sumiyoshi Nobara</i> è una quindicenne con un grosso onere sulle spalle: per tradizione, come figlia primogenita, dovrà prendere in gestione l'attività familiare, ovvero uno dei ristoranti più rinomati della città, il <i>Seiryu</i>. Tale impegno la obbligherebbe a comportarsi in modo femminile e aggraziato, ma la sua indole da maschiaccio le rende tale onere sgradito. Sua sorellina potrebbe invece prendere benissimo il suo posto, sarebbe perfetta, lei ha bisogno di qualcosa di più attivo e trova la sua realizzazione nella pallavolo.
Sceglie quindi una scuola che si è sempre distinta per i successi ottenuti in ambito pallavolistico, tuttavia la madre con una consistente donazione fa sì che la squadra femminile venga chiusa. Una volta saputa la cosa decide di andarsene di casa, ma ben presto si rende conto che da sola la sua fuga avrebbe avuto vita molto breve. Intenzionata a non darla vinta alla madre chiede aiuto alla zia, che le trova un posto come tuttofare presso il dormitorio per gli atleti di pallavolo che, visto che la squadra femminile è stata sciolta, è abitato solo da ragazzi. Dovrà dimostrare di essere in grado di svolgere bene i suoi compiti, solo in questo modo le verrà assicurato il vitto e l'alloggio.
Sarà in grado di sbrigare le mansioni che le vengono assegnatele, lei che si è sempre dimostrata negata nelle questioni domestiche? E il lavoro le lascerà il tempo di cercare delle compagne per formare una nuova squadra di pallavolo?
La strada è in salita, ma la sua tenacia e la sua determinazione potrebbero forse far breccia nel cuore di alcuni ragazzi della squadra maschile...
Si tratta quindi a tutti gli effetti di uno <b>shojo</b>: in questo primo volumetto si stanno delineando i vari legami sentimentali, con la protagonista che probabilmente si troverà a dover decidere fra un ragazzo scontroso che la tratta spesso male, ma che dietro a questa facciata si dimostra gentile e premuroso, e un altro, un vecchio amico di infanzia, ora diventato un gran bel ragazzo pieno di ammiratrici, dal carattere più serio e meno solare, ma che fu la prima persona a credere in lei. Tutto questo, grazie ad un’abile narrazione, lo si può solo intuire, la mangaka non ne parla in modo diretto, si sofferma quasi esclusivamente sul problema della protagonista, ovvero quello di giocare a pallavolo costi quel che costi, tanto che si infilerà in una situazione forse un po' paradossale, ma che comunque mi pare possa offrire all'autrice buone opportunità per rendere interessante il manga.
<i>Mitsuba Takanashi</i> ci offre un tratto piacevole, capace di presentare in modo efficace i personaggi, sia maschili che femminili. Non sono rimasto invece colpito dai fondali, in genere abbastanza vuoti, mentre <b>è lodevole la cura profusa nella personalizzazione del look e dell'abbigliamento dei protagonisti</b>: ogni personaggio presenta uno stile piuttosto ricercato, alcune volte un po' stravagante, i vestiti vengono cambiati spesso, tanto che in qualche modo mi è venuta in mente la <i>Yazawa</i>, anche se in questo caso gli abiti sono decisamente meno eccentrici.
La narrazione riesce a mantenere un buon ritmo per l’intero volumetto, anche se <b>alcuni passaggi mi sono sembrati un po’ poco fluidi</b> e potevano forse essere resi in modo più efficace. Ciò basta comunque a mantenere alta l’attenzione del lettore, che viene catturato dall’evolversi degli eventi. Non sono per ora presenti rilevanti gag comiche, il tono è abbastanza serio, cosa che ben si sposa con la difficile situazione in cui si trova la protagonista. I suoi problemi sono comunque presentati con un certo positivismo, senza inutili vittimismi o toni drammatici, appaiono più come delle molle posizionate per far decollare e movimentare la trama.
I personaggi appaiono abbastanza carismatici: seppur non originalissimi come concezione, formano una squadra interessante. La protagonista, <i>Nobara Sumiyoshi</i>, è il classico maschiaccio, con un bel caratterino ma con una forza di volontà e passione rara. Il cattivo di turno viene interpretato dalla madre, mentre la sorellina, nonostante rappresenti l'ideale voluto dalla famiglia di Sumiyoshi, sembra in questo primo numero essere molto equilibrata e attaccata alla sorella maggiore. Il personaggio di rottura è la zia, trasgressiva e poco consona nei modi di fare, ma è l'unica a dare una possibilità alla nipote.
Delle controparti maschili ne abbiamo già parlato, forse sono la parte un po’ più debole dell’intero cast, ricalcando tutti stereotipi già utilizzati in molte altre opere. Vedremo nei prossimi numeri se verranno introdotti nuovi comprimari, da quanto ho letto posso ipotizzare l’introduzione di diversi personaggi di entrambi i sessi.
<b>Nel complesso questo primo volumetto mi è piaciuto</b> e, sebbene sto sentendo la necessità di leggere almeno un altro numero per chiarirmi del tutto le idee, mi pare un'opera valida. Di per se non sarebbe in grado di impressionarmi: a livello di narrazione, disegno e sceneggiatura si attesta su livelli buoni ma non eccelsi, eppure la componente sportiva potrebbe essere una carta vincente che stimola in me una certa curiosità e voglia di continuare a seguire Crimson Hero.
<i>Sumiyoshi Nobara</i> è una quindicenne con un grosso onere sulle spalle: per tradizione, come figlia primogenita, dovrà prendere in gestione l'attività familiare, ovvero uno dei ristoranti più rinomati della città, il <i>Seiryu</i>. Tale impegno la obbligherebbe a comportarsi in modo femminile e aggraziato, ma la sua indole da maschiaccio le rende tale onere sgradito. Sua sorellina potrebbe invece prendere benissimo il suo posto, sarebbe perfetta, lei ha bisogno di qualcosa di più attivo e trova la sua realizzazione nella pallavolo.
Sceglie quindi una scuola che si è sempre distinta per i successi ottenuti in ambito pallavolistico, tuttavia la madre con una consistente donazione fa sì che la squadra femminile venga chiusa. Una volta saputa la cosa decide di andarsene di casa, ma ben presto si rende conto che da sola la sua fuga avrebbe avuto vita molto breve. Intenzionata a non darla vinta alla madre chiede aiuto alla zia, che le trova un posto come tuttofare presso il dormitorio per gli atleti di pallavolo che, visto che la squadra femminile è stata sciolta, è abitato solo da ragazzi. Dovrà dimostrare di essere in grado di svolgere bene i suoi compiti, solo in questo modo le verrà assicurato il vitto e l'alloggio.
Sarà in grado di sbrigare le mansioni che le vengono assegnatele, lei che si è sempre dimostrata negata nelle questioni domestiche? E il lavoro le lascerà il tempo di cercare delle compagne per formare una nuova squadra di pallavolo?
La strada è in salita, ma la sua tenacia e la sua determinazione potrebbero forse far breccia nel cuore di alcuni ragazzi della squadra maschile...