Fairy Cube
"Fairy Cube" è un manga composto da tre volumi ideato e disegnato da Kaori Yuki nel 2005, e portato in Italia da Planet Manga nel 2007.
La storia vede come protagonista Ian, un giovane ragazzo dall'animo buono che sin da piccolo è in grado di vedere cose invisibili agli occhi delle altre persone: il mondo delle fate. Ovviamente nessuno crede alle sue parole, ad eccezione della sua amica d'infanzia e di Tokage, un suo alter-ego. Un giorno quest'ultimo prende possesso del corpo di Ian, impadronendosi dei suoi ricordi e della sua identità, e scaraventando il giovane ragazzo nel mondo degli spiriti. Inizierà quindi l'avventura di Ian, il quale dovrà riappropriarsi del proprio corpo e salvare il mondo da una terribile minaccia.
La trama è semplice, si sviluppa discretamente bene solamente nella fase finale, e alla fine dei conti non risulta molto coinvolgente. L'opera è breve, i personaggi parecchio stereotipati, la conclusione banale e altamente prevedibile. L'idea di fondo tuttavia è piuttosto originale e alcune idee sono state sviluppate bene, seppur frettolosamente. La principale pecca di "Fairy cube" è proprio il suo essere privo di mordente, l'incapacità di coinvolgere il lettore come dovrebbe. Altro piccolo difettuccio è l'elevato numero di elementi e personaggi tirati in ballo, che non servono ad altro se non ad ingarbugliare ed appesantire ulteriormente la narrazione.
Per quanto riguarda il disegno invece, la mano di Kaori Yuki non delude le aspettative. Tratto delicato ed aggraziato, bellissimi i fondali ricchi di particolari e discreto design dei personaggi, seppur poco variegato. L'edizione Italiana di Planet manga propone a mio parere un prezzo troppo elevato in relazione a quanto fornito. Nessuna pagina a colori, niente sovra coperta e nessun contenuto speciale interessante.
In conclusione consiglio la lettura dell'opera solamente agli amanti dell'autrice e delle sue precedenti opere, in caso contrario rimarrete delusi.
La storia vede come protagonista Ian, un giovane ragazzo dall'animo buono che sin da piccolo è in grado di vedere cose invisibili agli occhi delle altre persone: il mondo delle fate. Ovviamente nessuno crede alle sue parole, ad eccezione della sua amica d'infanzia e di Tokage, un suo alter-ego. Un giorno quest'ultimo prende possesso del corpo di Ian, impadronendosi dei suoi ricordi e della sua identità, e scaraventando il giovane ragazzo nel mondo degli spiriti. Inizierà quindi l'avventura di Ian, il quale dovrà riappropriarsi del proprio corpo e salvare il mondo da una terribile minaccia.
La trama è semplice, si sviluppa discretamente bene solamente nella fase finale, e alla fine dei conti non risulta molto coinvolgente. L'opera è breve, i personaggi parecchio stereotipati, la conclusione banale e altamente prevedibile. L'idea di fondo tuttavia è piuttosto originale e alcune idee sono state sviluppate bene, seppur frettolosamente. La principale pecca di "Fairy cube" è proprio il suo essere privo di mordente, l'incapacità di coinvolgere il lettore come dovrebbe. Altro piccolo difettuccio è l'elevato numero di elementi e personaggi tirati in ballo, che non servono ad altro se non ad ingarbugliare ed appesantire ulteriormente la narrazione.
Per quanto riguarda il disegno invece, la mano di Kaori Yuki non delude le aspettative. Tratto delicato ed aggraziato, bellissimi i fondali ricchi di particolari e discreto design dei personaggi, seppur poco variegato. L'edizione Italiana di Planet manga propone a mio parere un prezzo troppo elevato in relazione a quanto fornito. Nessuna pagina a colori, niente sovra coperta e nessun contenuto speciale interessante.
In conclusione consiglio la lettura dell'opera solamente agli amanti dell'autrice e delle sue precedenti opere, in caso contrario rimarrete delusi.
'Fairy Cube' di Kaori Yuki (Yosei Hyohon in Giappone) è un manga shojo del 2005 composto da 3 tankobon, approdato nelle fumetterie italiane nel 2007 tramite Planet Manga al modico prezzo di 5,50€ a volumetto.
Premetto che ho recuperato questo manga per mia sorella che tanto ama le fate (e non vi dico che fatica trovare tutti e tre i numeri!) e dopo tutto questo affannarsi a cercare mi aspettavo di essere più che ripagata da chissà quale bella storia: risultato? Una secchiata di acqua fredda. Un commento a questo manga? "Che opera sopravvalutata!".
Sì, Fairy Cube è estremamente, enormemente e immotivatamente (scusate i termini poco easy) sopravvalutato! Già parlando di Kaori Yuki si potrebbe fare un trattato sul perchè questa autrice sia vista come una specie di guru del manga horror (ma quando mai?), poi se prendiamo in considerazione questo manga io ancora mi chiedo come mai sia andato a ruba (con tutto che per la collezione intera ci vogliono più di 16 €!) e soprattutto come mai venga considerata un'opera magnifica.
Analizziamo questo prodotto del Sol Levante con un minimo di occhio critico: la storia parte molto bene, originale, con molti spunti, forse un po' poco chiara e frettolosa ma comunque interessa il lettore e lo incuriosisce. E fin qui ok. Ma poi, dopo solo due o tre capitoli, il disastro che la Yuki ha potuto partorire inizia a uscire allo scoperto: volti troppo simili gli uni agli altri, moltissimi elementi e personaggi prendono piede spesso senza adeguate spiegazioni o presentazioni, una serie di eventi sconnessi e spesso anche dialoghi troppo fitti per essere seguiti al meglio, per non parlare dei mucchi di parole provenienti da ogni lingua (ok che i giapponesi amano leggende e folklore europeo ma fare un potpourrì è un po' insensato!)che intrecciano ancora di più le idee.
Oltretutto i personaggi sono così mal costruiti: questo protagonista perbene, gentile, della serie "il mondo mi odia ma io mi redimerò", suo padre che è un personaggio dai molti misteri e poca utilità, queste "fate", la sua amica d'infanzia che risalta fuori, il suo doppio malefico... Ok mia cara Kaori, avrai anche delle belle idee ma cerca di valorizzarle, non di impiastrare tutto insieme su una tavola in due volumetti e mezzo (altra pecca poi) e sperare che qualcuno ti segua!
Circa il tratto della Yuki che dire, sicuramente è bello da vedersi, curatissimo, i personaggi sono espressivi, proporzionati e realistici, però per un manga a tinte un po' gotiche io ci avrei visto un po' meglio qualche tavola più sporca, anche se poi quello dell'estetica del disegno è l'ultimo dei problemi.
Spostiamoci invece all'edizione italiana: 5,50€ a volumetto! Ma siamo matti? D'accordo che è una serie di tre volumi, quindi non è proprio un dissanguamento, ma questa edizione non possiede sovraccoperta, pagine a colori, nessun grandissimo a particolare contenuto speciale relativo alla Yuki o alla storia, ne niente di simile. Ok che come dicevo all'inizio la nostra mangaka ha una fama di tutto rispetto, ma questo non significa che per tale motivo per leggersi una sua opera (che almeno per me poi non arriva nemmeno alla sufficienza) dobbiamo buttare via più di 16 euro! Per concludere, sinceramente ci sono lavori di questo genere meno conosciuti, o comunque meno apprezzate che però valgono quanto (e anche più) di questo, come Claymore, Le Ali di Vendemiaire, Berserk. Certo ho citato serie che attualmente sono irrecuperabili (Le Ali poi è del 98 se non sbaglio) o infinite, ma almeno la trama di rivela a poco a poco chiaramente, e senza far inceppare il cervello a nessuno. Do un 5 all'opera prima di tutto perchè l'idea di partenza era molto buona e i disegni sono gradevoli, e poi perchè comunque ho letto manga molto ma molto peggiori di questo quindi non me la sento di dare un voto più basso, come però non mi pare nemmeno che meriti un 6. Se lo state cercando di recuperare qua e là lasciate perdere, e dedicatevi ad altro, giuro, non vi state perdendo niente!
Premetto che ho recuperato questo manga per mia sorella che tanto ama le fate (e non vi dico che fatica trovare tutti e tre i numeri!) e dopo tutto questo affannarsi a cercare mi aspettavo di essere più che ripagata da chissà quale bella storia: risultato? Una secchiata di acqua fredda. Un commento a questo manga? "Che opera sopravvalutata!".
Sì, Fairy Cube è estremamente, enormemente e immotivatamente (scusate i termini poco easy) sopravvalutato! Già parlando di Kaori Yuki si potrebbe fare un trattato sul perchè questa autrice sia vista come una specie di guru del manga horror (ma quando mai?), poi se prendiamo in considerazione questo manga io ancora mi chiedo come mai sia andato a ruba (con tutto che per la collezione intera ci vogliono più di 16 €!) e soprattutto come mai venga considerata un'opera magnifica.
Analizziamo questo prodotto del Sol Levante con un minimo di occhio critico: la storia parte molto bene, originale, con molti spunti, forse un po' poco chiara e frettolosa ma comunque interessa il lettore e lo incuriosisce. E fin qui ok. Ma poi, dopo solo due o tre capitoli, il disastro che la Yuki ha potuto partorire inizia a uscire allo scoperto: volti troppo simili gli uni agli altri, moltissimi elementi e personaggi prendono piede spesso senza adeguate spiegazioni o presentazioni, una serie di eventi sconnessi e spesso anche dialoghi troppo fitti per essere seguiti al meglio, per non parlare dei mucchi di parole provenienti da ogni lingua (ok che i giapponesi amano leggende e folklore europeo ma fare un potpourrì è un po' insensato!)che intrecciano ancora di più le idee.
Oltretutto i personaggi sono così mal costruiti: questo protagonista perbene, gentile, della serie "il mondo mi odia ma io mi redimerò", suo padre che è un personaggio dai molti misteri e poca utilità, queste "fate", la sua amica d'infanzia che risalta fuori, il suo doppio malefico... Ok mia cara Kaori, avrai anche delle belle idee ma cerca di valorizzarle, non di impiastrare tutto insieme su una tavola in due volumetti e mezzo (altra pecca poi) e sperare che qualcuno ti segua!
Circa il tratto della Yuki che dire, sicuramente è bello da vedersi, curatissimo, i personaggi sono espressivi, proporzionati e realistici, però per un manga a tinte un po' gotiche io ci avrei visto un po' meglio qualche tavola più sporca, anche se poi quello dell'estetica del disegno è l'ultimo dei problemi.
Spostiamoci invece all'edizione italiana: 5,50€ a volumetto! Ma siamo matti? D'accordo che è una serie di tre volumi, quindi non è proprio un dissanguamento, ma questa edizione non possiede sovraccoperta, pagine a colori, nessun grandissimo a particolare contenuto speciale relativo alla Yuki o alla storia, ne niente di simile. Ok che come dicevo all'inizio la nostra mangaka ha una fama di tutto rispetto, ma questo non significa che per tale motivo per leggersi una sua opera (che almeno per me poi non arriva nemmeno alla sufficienza) dobbiamo buttare via più di 16 euro! Per concludere, sinceramente ci sono lavori di questo genere meno conosciuti, o comunque meno apprezzate che però valgono quanto (e anche più) di questo, come Claymore, Le Ali di Vendemiaire, Berserk. Certo ho citato serie che attualmente sono irrecuperabili (Le Ali poi è del 98 se non sbaglio) o infinite, ma almeno la trama di rivela a poco a poco chiaramente, e senza far inceppare il cervello a nessuno. Do un 5 all'opera prima di tutto perchè l'idea di partenza era molto buona e i disegni sono gradevoli, e poi perchè comunque ho letto manga molto ma molto peggiori di questo quindi non me la sento di dare un voto più basso, come però non mi pare nemmeno che meriti un 6. Se lo state cercando di recuperare qua e là lasciate perdere, e dedicatevi ad altro, giuro, non vi state perdendo niente!
<b>La recensione contiene spoiler!</b>
Ottime potenzialità ma risultato che non convince appieno. Ho trovato l'incipit davvero interessante: la storia di un ragazzo dileggiato da tutti che riesce a vedere il mondo fatato, un doppio malvagio che gli ruba il corpo e la vita, il mondo delle fate e della mitologia celtica piena di tantissime creature diverse e particolari. Mi hanno convinto meno i soliti cliché che la Yuki è solita ficcare dappertutto, tipo il rapporto ambiguo e vagamente shonen-ai tra i due figoni di turno, oltre alla sua proverbiale capacità di rovinare una trama che era partita bene mettendo troppa carne al fuoco e troppe storie tutte insieme facendo risultare il tutto veramente troppo confusionario.
Secondo me avrebbe dovuto concentrarsi di più sui due protagonisti (Ian e Tokage, quest'ultimo secondo me il personaggio più riuscito) e sul tema della loro doppiezza che secondo me era molto interessante: i due dovrebbero rappresentare due opposti, l'uno buono e l'altro crudele, ma in realtà con lo scorrere della trama ci accorgiamo che Ian non è del tutto buono e Tokage non è completamente malvagio: Ian a volte si fa prendere dall'ira e arriva ad accettare di rubare il corpo e la vita di un bambino pur di vendicarsi di Tokage, il quale a sua volta non ha un'anima totalmente nera, si è affezionato alla sua madre adottiva, a volte prova degli scrupoli per le sue azioni e alla fine in parte si redime;, mi è piaciuto molto anche il capitolo extra sugli Psycho Knocher che ha lui come protagonista.
Insomma ho trovato tanti buoni spunti che però non sono stati sviluppati a dovere, sarebbe stato un buon punto di partenza per una serie più lunga e sinceramente un po' ci speravo anche perché molti interrogativi vengono lasciati in sospeso (per esempio Ian e Tokage si riconcilieranno? Cosa accadrà con gli spiriti che sono riusciti a infiltrarsi nel mondo umano?) ma a quanto sembra non è così. Una lettura non troppo impegnativa che comunque consiglio ai fan della Yuki!
Ottime potenzialità ma risultato che non convince appieno. Ho trovato l'incipit davvero interessante: la storia di un ragazzo dileggiato da tutti che riesce a vedere il mondo fatato, un doppio malvagio che gli ruba il corpo e la vita, il mondo delle fate e della mitologia celtica piena di tantissime creature diverse e particolari. Mi hanno convinto meno i soliti cliché che la Yuki è solita ficcare dappertutto, tipo il rapporto ambiguo e vagamente shonen-ai tra i due figoni di turno, oltre alla sua proverbiale capacità di rovinare una trama che era partita bene mettendo troppa carne al fuoco e troppe storie tutte insieme facendo risultare il tutto veramente troppo confusionario.
Secondo me avrebbe dovuto concentrarsi di più sui due protagonisti (Ian e Tokage, quest'ultimo secondo me il personaggio più riuscito) e sul tema della loro doppiezza che secondo me era molto interessante: i due dovrebbero rappresentare due opposti, l'uno buono e l'altro crudele, ma in realtà con lo scorrere della trama ci accorgiamo che Ian non è del tutto buono e Tokage non è completamente malvagio: Ian a volte si fa prendere dall'ira e arriva ad accettare di rubare il corpo e la vita di un bambino pur di vendicarsi di Tokage, il quale a sua volta non ha un'anima totalmente nera, si è affezionato alla sua madre adottiva, a volte prova degli scrupoli per le sue azioni e alla fine in parte si redime;, mi è piaciuto molto anche il capitolo extra sugli Psycho Knocher che ha lui come protagonista.
Insomma ho trovato tanti buoni spunti che però non sono stati sviluppati a dovere, sarebbe stato un buon punto di partenza per una serie più lunga e sinceramente un po' ci speravo anche perché molti interrogativi vengono lasciati in sospeso (per esempio Ian e Tokage si riconcilieranno? Cosa accadrà con gli spiriti che sono riusciti a infiltrarsi nel mondo umano?) ma a quanto sembra non è così. Una lettura non troppo impegnativa che comunque consiglio ai fan della Yuki!
È la mia delusione più grande. Trattandosi di un'opera di Kaori Yuki - autrice che stimo ed ammiro fortemente - l'ho acquistato sebbene non mi affascinasse particolarmente. La storia purtroppo è sbrigativa e non mi ha commosso come le altre da lei create, ha perso il pathos classico del suo genere. È un manga che non consiglierei tutto sommato. Si tratta di un genere fantasy più "commerciale" e meno pregnante del solito. La parte che reputo interessante è quella dedicata a Tokage, per il resto purtroppo non è nulla di eccelso.
Un mondo fantastico popolato da splendidi ed inquietanti esseri, una trama accattivante, forte di una premessa originale, e uno stile di disegno particolarissimo e sublime (nel senso Kantiano del termine: agghiacciante e straordinario al tempo stesso) possono rendere un manga un capolavoro? Certamente, ma non è questo il caso.
A spingere sull'altro ago della bilancia della qualità di questa recente fatica della Maestra dello shojo gotico Kaori Yuki, difatti, entrano in gioco innumerevoli fattori, talmente pregnanti e "inignorabili", mi si passi il termine, che il solo pensiero di poter attribuire una votazione sufficiente ad un tale disastro mi fa accapponare la pelle.
Lasciatemi dire, infatti, che nel processo di storyboarding di questa storia, tutto è andato storto: ecco infatti che ci ritroviamo con una trama che, seppur partita con l'acceleratore ben premuto e con tante buone intenzioni, dimostra tutta la sua inconcludenza e fallacità con lo scorrere delle pagine, divenendo sempre più incredibilmente complessa e sempre più malconnessa, stentata e dannatamente scontata, costringendo ad un senso di deja-vu veramente eccessivo ed intollerabile.
Senza soffermarmi sui personaggi e sulla loro caratterizzazione - o forse dovrei dire sulla mancanza della stessa -, limito il giudizio ad un popolare detto: il troppo stroppia. Troppe figure vengono introdotte in una mini storia di appena due volumi e mezzo (l'ultima metà del terzo volume è lasciata ad un racconto autoconclusivo), e nell'assurdo intento di creare connessioni ardite fra tutti gli attori di questa penosa sceneggiata non si fa che peggiorare ulteriormente la già precaria trama e il già vacillante charme del protagonista, a mio avviso un insopportabile perbenista. Ah, i bei vecchi tempi di Ludwig!
Gli accenni alla cultura irlandese che permeano l'opera, poi, pur rivelando un accurato studio da parte della Yuki, contribuiscono ad intricare questa ragnatela di idee scanzonate, e a porre in difficoltà qualsiasi lettore in cerca di una lettura se non spensierata quanto meno godibile.
Per quanto riguarda il tratto, invece, qualche plauso va fatto alla matita dell'autrice, ottima come in tutte le opere più recenti, senza però dimenticarsi di evidenziare come un grande difetto sia presente anche in quest'opera: la somiglianza di tutti i personaggi (anche di femmine e maschi!) che accentua ancora una volta la caoticità della narrazione - senza contare che vi sono anche due gemelli.
In definitiva, un manga mediocre nel complesso, ma pessimo in quanto a sviluppo, sopratutto considerando che altri autori nel breve spazio di tre volumi riescono a concepire saghe brevi molto migliori di questa, e che la stessa Yuki ha dimostrato di poter creare ad un altro livello di intensità nella saga in 4 volumi "Ludwig".
A spingere sull'altro ago della bilancia della qualità di questa recente fatica della Maestra dello shojo gotico Kaori Yuki, difatti, entrano in gioco innumerevoli fattori, talmente pregnanti e "inignorabili", mi si passi il termine, che il solo pensiero di poter attribuire una votazione sufficiente ad un tale disastro mi fa accapponare la pelle.
Lasciatemi dire, infatti, che nel processo di storyboarding di questa storia, tutto è andato storto: ecco infatti che ci ritroviamo con una trama che, seppur partita con l'acceleratore ben premuto e con tante buone intenzioni, dimostra tutta la sua inconcludenza e fallacità con lo scorrere delle pagine, divenendo sempre più incredibilmente complessa e sempre più malconnessa, stentata e dannatamente scontata, costringendo ad un senso di deja-vu veramente eccessivo ed intollerabile.
Senza soffermarmi sui personaggi e sulla loro caratterizzazione - o forse dovrei dire sulla mancanza della stessa -, limito il giudizio ad un popolare detto: il troppo stroppia. Troppe figure vengono introdotte in una mini storia di appena due volumi e mezzo (l'ultima metà del terzo volume è lasciata ad un racconto autoconclusivo), e nell'assurdo intento di creare connessioni ardite fra tutti gli attori di questa penosa sceneggiata non si fa che peggiorare ulteriormente la già precaria trama e il già vacillante charme del protagonista, a mio avviso un insopportabile perbenista. Ah, i bei vecchi tempi di Ludwig!
Gli accenni alla cultura irlandese che permeano l'opera, poi, pur rivelando un accurato studio da parte della Yuki, contribuiscono ad intricare questa ragnatela di idee scanzonate, e a porre in difficoltà qualsiasi lettore in cerca di una lettura se non spensierata quanto meno godibile.
Per quanto riguarda il tratto, invece, qualche plauso va fatto alla matita dell'autrice, ottima come in tutte le opere più recenti, senza però dimenticarsi di evidenziare come un grande difetto sia presente anche in quest'opera: la somiglianza di tutti i personaggi (anche di femmine e maschi!) che accentua ancora una volta la caoticità della narrazione - senza contare che vi sono anche due gemelli.
In definitiva, un manga mediocre nel complesso, ma pessimo in quanto a sviluppo, sopratutto considerando che altri autori nel breve spazio di tre volumi riescono a concepire saghe brevi molto migliori di questa, e che la stessa Yuki ha dimostrato di poter creare ad un altro livello di intensità nella saga in 4 volumi "Ludwig".
Ho conosciuto Kaori Yuki, come tanti altri, tramite la sua opera più celebre, Angel Sanctuary, e spinto dalla voglia di un altro manga gotico permeato dal romanticismo perverso e contorto della quale la nostra Yuki è una esperta.
E devo dire che questa serie ha un po’ da condividere con Angel Sanctuary all’inizio, ma poi cambia e prende la sua strada, però ha un difetto contrario a quello di Angel Sanctuary, poi ve ne parlerò meglio nel finale di recensione.
La storia narra di un bambino chiamato Ian, che fin da piccolo vedeva le fate, ma veniva denigrato da tutti, e definito un visionario come sua madre, deceduta quando lui era nato. Ma le fate non sono l’unica cosa che Ian riesce a vedere, vede anche un suo lato cattivo, da lui ribattezzato Tokage (che in giapponese dovrebbe voler dire lucertola) perché ha gli occhi rossi ed i capelli verdi, ma nessun’altro sembra vederlo. L’unica persona che gli crede è Rin, la sua amica d’infanzia, visto che una notte, in un bosco, Ian riuscì a farle vedere le fate.
Purtroppo Rin andrà via e tornerà dopo vari anni, quando i ragazzi saranno entrambi quindicenni, ma non hanno dimenticato la loro amicizia viscerale nata da quel fantastico momento vissuto assieme.
Nel frattempo aumentano sempre più i casi di omicidi chiamati “omicidi delle fate”, visto che dopo la morte improvvisa per delle ferite da schiena il sangue versato ricorda la forma di due ali.
Casualmente Ian assiste ad una morte e vede il presunto colpevole. Decide così di seguirlo, fino a che non entra in un negozio particolare tappezzato di cubi con all’interno dei comuni insetti, dai ragni agli scorpioni, dalle lucertole alle fate. Ma non ci saranno solo quelli, e così Ian, che è stato scoperto a pedinare, scoprirà la verità degli omicidi da quello che pensava fosse l’assassino.
Le persone morte non sono umani, sono solo corpi dei quali le fate hanno preso possesso, lo stesso destino che avrà riservato questo losco figuro per il suo corpo!
Infatti era in combutta con Tokage che finalmente riesce a prendere possesso del corpo tanto bramato e prenderà tutto quello che apparteneva a Ian, vita, amici, famiglia e soprattutto... Rin!
Ian partirà per un viaggio nel mondo delle fate per poter tornare in qualche modo a combattere per ottenere indietro non solo il suo corpo, ma soprattutto Rin, per al quale nutre molto più di una semplice amicizia. Ma non sarà tutto qui, visto che Ian aiuterà anche a sventare il vero motivo degli omicidi delle fate, e scoprirà un piano veramente oscuro da parte di una fata suprema.
I disegni sono ovviamente fantastici, come tutti quelli di Kaori Yuki, dal classico tratto graffiante e da un uso “sporco” dei retini.
Uno stile di disegno molto diverso dai classici shojo, che ben si confà con le sue storie che accomunano tantissimi generi diversi, tanto che definirle shojo sarebbe quasi ingiusto! Anche nel disegnare creature come le fate, la matita di Yuki non ha problemi, visto che alcuni disegni di Ainsel (una fatina con un caratterino inaspettato che accompagna Ian) sono talmente belli che potrebbero benissimo far parte di un art book, come anche molte altre scene romantiche che troveremo nel manga.
Adesso vi spiego il grosso difetto in antitesi a quello di Angel Sanctuary.
Nella sua opera maggiore la narrazione prendeva talvolta tempi lunghi anche per cose brevi, risultando a momenti una lettura lenta e stancante, con magari interi volumi in grado di annoiare il lettore. Qui è esattamente l’inverso, inizialmente quando ho visto Ian cominciare un viaggio nel mondo delle fate ho pensato “il viaggio durerà tre volumi e alla fine riprenderà il suo corpo, come in Angel Sanctuary, però questo viaggio è iniziato bene, sembra molto interessante!”
Appena finito di pensare questo, il viaggio giunge alla sua fine già al primo volume! Son rimasto allibito anche perché non sapevo cosa sarebbe successo nella storia! Fortunatamente la narrazione prosegue liscia e scorrevole, fino al volume finale, il terzo.
Ci ritroveremo ad assistere inermi ad eventi rapidissimi, dove i colpi di scena si susseguiranno senza sosta, non lasciando nemmeno il tempo al lettore di comprenderli tutti appieno, fino al finale.
Però il tutto risulta forzato, come se fosse un puzzle che si ha fretta di finire, che si prendo i pezzi e si forzano assieme creando una figura unica, ma anche una scena confusa e non definita.
Un manga che avrebbe dato molto, ma troppo corto. Ad innalzare il livello qualitativo del manga aiuta anche la storia breve presente alla fine, dove incontreremo due dei personaggi di Fairy Cube, in una storia simpatica e dalle tinte Horror, che ci insegna anche che non dobbiamo vivere aspettando che le cose accadano, se le vogliamo dobbiamo aiutarci da soli!
Alla fine invito all’acquisto non solo i fan della Yuki, che probabilmente avranno già letto, ma chiunque cerca un manga permeato di gotico e romanticismo, oltre ai fan delle fate, visto che sono le protagoniste della storia. Un manga non troppo impegnativo e non esente da difetti, ma una lettura tuttavia gradevole e interessante, soprattutto per lo studio compiuto dalla Yuki su tutte le varie leggende nordiche riguardanti le fate ed i folletti!
E devo dire che questa serie ha un po’ da condividere con Angel Sanctuary all’inizio, ma poi cambia e prende la sua strada, però ha un difetto contrario a quello di Angel Sanctuary, poi ve ne parlerò meglio nel finale di recensione.
La storia narra di un bambino chiamato Ian, che fin da piccolo vedeva le fate, ma veniva denigrato da tutti, e definito un visionario come sua madre, deceduta quando lui era nato. Ma le fate non sono l’unica cosa che Ian riesce a vedere, vede anche un suo lato cattivo, da lui ribattezzato Tokage (che in giapponese dovrebbe voler dire lucertola) perché ha gli occhi rossi ed i capelli verdi, ma nessun’altro sembra vederlo. L’unica persona che gli crede è Rin, la sua amica d’infanzia, visto che una notte, in un bosco, Ian riuscì a farle vedere le fate.
Purtroppo Rin andrà via e tornerà dopo vari anni, quando i ragazzi saranno entrambi quindicenni, ma non hanno dimenticato la loro amicizia viscerale nata da quel fantastico momento vissuto assieme.
Nel frattempo aumentano sempre più i casi di omicidi chiamati “omicidi delle fate”, visto che dopo la morte improvvisa per delle ferite da schiena il sangue versato ricorda la forma di due ali.
Casualmente Ian assiste ad una morte e vede il presunto colpevole. Decide così di seguirlo, fino a che non entra in un negozio particolare tappezzato di cubi con all’interno dei comuni insetti, dai ragni agli scorpioni, dalle lucertole alle fate. Ma non ci saranno solo quelli, e così Ian, che è stato scoperto a pedinare, scoprirà la verità degli omicidi da quello che pensava fosse l’assassino.
Le persone morte non sono umani, sono solo corpi dei quali le fate hanno preso possesso, lo stesso destino che avrà riservato questo losco figuro per il suo corpo!
Infatti era in combutta con Tokage che finalmente riesce a prendere possesso del corpo tanto bramato e prenderà tutto quello che apparteneva a Ian, vita, amici, famiglia e soprattutto... Rin!
Ian partirà per un viaggio nel mondo delle fate per poter tornare in qualche modo a combattere per ottenere indietro non solo il suo corpo, ma soprattutto Rin, per al quale nutre molto più di una semplice amicizia. Ma non sarà tutto qui, visto che Ian aiuterà anche a sventare il vero motivo degli omicidi delle fate, e scoprirà un piano veramente oscuro da parte di una fata suprema.
I disegni sono ovviamente fantastici, come tutti quelli di Kaori Yuki, dal classico tratto graffiante e da un uso “sporco” dei retini.
Uno stile di disegno molto diverso dai classici shojo, che ben si confà con le sue storie che accomunano tantissimi generi diversi, tanto che definirle shojo sarebbe quasi ingiusto! Anche nel disegnare creature come le fate, la matita di Yuki non ha problemi, visto che alcuni disegni di Ainsel (una fatina con un caratterino inaspettato che accompagna Ian) sono talmente belli che potrebbero benissimo far parte di un art book, come anche molte altre scene romantiche che troveremo nel manga.
Adesso vi spiego il grosso difetto in antitesi a quello di Angel Sanctuary.
Nella sua opera maggiore la narrazione prendeva talvolta tempi lunghi anche per cose brevi, risultando a momenti una lettura lenta e stancante, con magari interi volumi in grado di annoiare il lettore. Qui è esattamente l’inverso, inizialmente quando ho visto Ian cominciare un viaggio nel mondo delle fate ho pensato “il viaggio durerà tre volumi e alla fine riprenderà il suo corpo, come in Angel Sanctuary, però questo viaggio è iniziato bene, sembra molto interessante!”
Appena finito di pensare questo, il viaggio giunge alla sua fine già al primo volume! Son rimasto allibito anche perché non sapevo cosa sarebbe successo nella storia! Fortunatamente la narrazione prosegue liscia e scorrevole, fino al volume finale, il terzo.
Ci ritroveremo ad assistere inermi ad eventi rapidissimi, dove i colpi di scena si susseguiranno senza sosta, non lasciando nemmeno il tempo al lettore di comprenderli tutti appieno, fino al finale.
Però il tutto risulta forzato, come se fosse un puzzle che si ha fretta di finire, che si prendo i pezzi e si forzano assieme creando una figura unica, ma anche una scena confusa e non definita.
Un manga che avrebbe dato molto, ma troppo corto. Ad innalzare il livello qualitativo del manga aiuta anche la storia breve presente alla fine, dove incontreremo due dei personaggi di Fairy Cube, in una storia simpatica e dalle tinte Horror, che ci insegna anche che non dobbiamo vivere aspettando che le cose accadano, se le vogliamo dobbiamo aiutarci da soli!
Alla fine invito all’acquisto non solo i fan della Yuki, che probabilmente avranno già letto, ma chiunque cerca un manga permeato di gotico e romanticismo, oltre ai fan delle fate, visto che sono le protagoniste della storia. Un manga non troppo impegnativo e non esente da difetti, ma una lettura tuttavia gradevole e interessante, soprattutto per lo studio compiuto dalla Yuki su tutte le varie leggende nordiche riguardanti le fate ed i folletti!
La Yuki deve imparare una cosa, e spero che prima o poi lo faccia: a sapersi regolare con le pagine che ha a disposizione, o, in caso, litigare, pestare, menare, urlare, per averne di più. Perché questo manga è la dimostrazione lampante di come una storia può essere pessimamente trattata, nonostante si tratti di un'autrice piuttosto famosa e piuttosto in gamba. Voglio dire, non è che proprio sia una sconosciuta, oh!
Eppure, in questo lavoro, la Yuki dà il peggio di sé e si comporta come una novellina: la storia, molto accattivante, in verità, in linea con gli interessi e le trame shoujo-horror a cui l'autrice ci ha abituati, crolla, precipita con il passare dei capitoli e delle pagine. Più si va avanti nella lettura, più la trama diventa intricata e incomprensibile, così come anche i disegni - alcune tavole ho dovuto leggerle più volte per capirle. Nulla di strano, in effetti, conoscendo la Yuki; peccato che quando poi i nodi devono essere sciolti e la vicenda concludersi, nel bene o nel male, non importa, ecco che tutto avviene troppo velocemente, troppo male. E arrivi alla fine dicendoti: che cosa è successo? La Yuki aveva qualche treno da prendere? Le avevano detto che se tardava un secondo di più, l'avrebbero torturata? Cosa?
Quando, quella donna imparerà che un colpo di scena deve avere un suo perché e anche una sua evoluzione? E quando capirà il lettore non sta nella sua mente?
Peccato, davvero: se la Yuki imparasse dai propri errori (God Child è la dimostrazione di come un manga possa crollare sul finale, all'ultimo secondo), ne guadagnerebbe tanto. Perché, che ci sia un lavoraccio dietro quest'opera, di studio delle fonti, si vede. Ma la fretta di finire, quella, non riesce proprio a studiare un modo per eliminarla.
Eppure, in questo lavoro, la Yuki dà il peggio di sé e si comporta come una novellina: la storia, molto accattivante, in verità, in linea con gli interessi e le trame shoujo-horror a cui l'autrice ci ha abituati, crolla, precipita con il passare dei capitoli e delle pagine. Più si va avanti nella lettura, più la trama diventa intricata e incomprensibile, così come anche i disegni - alcune tavole ho dovuto leggerle più volte per capirle. Nulla di strano, in effetti, conoscendo la Yuki; peccato che quando poi i nodi devono essere sciolti e la vicenda concludersi, nel bene o nel male, non importa, ecco che tutto avviene troppo velocemente, troppo male. E arrivi alla fine dicendoti: che cosa è successo? La Yuki aveva qualche treno da prendere? Le avevano detto che se tardava un secondo di più, l'avrebbero torturata? Cosa?
Quando, quella donna imparerà che un colpo di scena deve avere un suo perché e anche una sua evoluzione? E quando capirà il lettore non sta nella sua mente?
Peccato, davvero: se la Yuki imparasse dai propri errori (God Child è la dimostrazione di come un manga possa crollare sul finale, all'ultimo secondo), ne guadagnerebbe tanto. Perché, che ci sia un lavoraccio dietro quest'opera, di studio delle fonti, si vede. Ma la fretta di finire, quella, non riesce proprio a studiare un modo per eliminarla.