Abbiamo saputo nei giorni scorsi che il regista Kunihiko Ikuhara, autore de La rivoluzione di Utena e Mawaru Penguindrum, è stato accusato sui social media da parte di una donna di aver plagiato il suo lavoro. Ikuhara ha negato tutto ed è andato per vie legali che si risolveranno in tribunale il 13 dicembre.
Ora veniamo a sapere che la stessa cosa è accaduta a Reki Kawahara, l'autore originale non solo delle light novel, ma anche dell' adattamento manga di Sword Art Online. Lo ha raccontato lui stesso attraverso il suo account ufficiale sulla piattaforma X.
L'autore ha infatti affermato: "Qualche tempo fa, sono stato contattato da qualcuno che affermava di essere l'autore originale di Sword Art Online, e quella persona non era arrabbiata, ma piuttosto si chiedeva perché il suo lavoro fosse stato pubblicato senza il suo permesso. Mi sentivo dannatamente confuso e non sapevo cosa rispondere"
Reki Kawahara durante la sua permanenza a Romics ospite di J-Pop Manga
Allora pensavo che non fosse semplice dimostrare attraverso fatti oggettivi di essere l'autore/detentore del copyright di un'opera. L'Agenzia per gli affari culturali ha un sistema di registrazione del copyright, ma anche questo non supporta il fatto che io sia il titolare del copyright.
Continua poi: "Se qualcuno mi denunciasse dicendo che Sword Art Online è stato plagiato, sarebbe facile dimostrare che l'ho pubblicato sul mio sito personale dal 2002, ma ci vorrebbe molto materiale e impegno per dimostrare che l'opera in sé è originale .
Se esistesse un certificato come un brevetto... ma se un tale sistema venisse istituito, probabilmente verrebbe utilizzato in modo improprio. Tuttavia, è probabile che questi problemi aumentino anziché diminuire in futuro, quindi mi piacerebbe che venissero adottate misure per ridurre il pericolo per i creatori, anche se solo di poco".
Naturalmente la pubblicazione di Reki Kawahara sulla piattaforma X non è passata inosservata, dato che ad oggi supera la ragguardevole cifra di 25mila like, e a quanto pare sono moltissime le opinioni dei fan. Una sensibilizzazione che sta da tempo prendendo piede in Giappone, anche e soprattutto dopo il caso dell'incendio alla Kyoto Animation del luglio 2019 in cui il piromane aveva dichiarato di aver commesso il crimine poiché vittima di plagio da parte dello studio.
Fonte: otakomu.jp
Ora veniamo a sapere che la stessa cosa è accaduta a Reki Kawahara, l'autore originale non solo delle light novel, ma anche dell' adattamento manga di Sword Art Online. Lo ha raccontato lui stesso attraverso il suo account ufficiale sulla piattaforma X.
L'autore ha infatti affermato: "Qualche tempo fa, sono stato contattato da qualcuno che affermava di essere l'autore originale di Sword Art Online, e quella persona non era arrabbiata, ma piuttosto si chiedeva perché il suo lavoro fosse stato pubblicato senza il suo permesso. Mi sentivo dannatamente confuso e non sapevo cosa rispondere"
Reki Kawahara durante la sua permanenza a Romics ospite di J-Pop Manga
Allora pensavo che non fosse semplice dimostrare attraverso fatti oggettivi di essere l'autore/detentore del copyright di un'opera. L'Agenzia per gli affari culturali ha un sistema di registrazione del copyright, ma anche questo non supporta il fatto che io sia il titolare del copyright.
Continua poi: "Se qualcuno mi denunciasse dicendo che Sword Art Online è stato plagiato, sarebbe facile dimostrare che l'ho pubblicato sul mio sito personale dal 2002, ma ci vorrebbe molto materiale e impegno per dimostrare che l'opera in sé è originale .
Se esistesse un certificato come un brevetto... ma se un tale sistema venisse istituito, probabilmente verrebbe utilizzato in modo improprio. Tuttavia, è probabile che questi problemi aumentino anziché diminuire in futuro, quindi mi piacerebbe che venissero adottate misure per ridurre il pericolo per i creatori, anche se solo di poco".
だいぶ前ですが私も、自分がSAOの原作者であると主張される方から連絡を頂いて、しかも先方は怒っているわけではなく、「どうして自作が勝手に出版されているんだろう」と困惑している感じで、こちらもどう対応していいのか解らなかったということがありましたね… https://t.co/MSOTBFJz5G
— 川原礫 ; SAO IFアンソロジー11月発売 (@kunori) October 16, 2023
Naturalmente la pubblicazione di Reki Kawahara sulla piattaforma X non è passata inosservata, dato che ad oggi supera la ragguardevole cifra di 25mila like, e a quanto pare sono moltissime le opinioni dei fan. Una sensibilizzazione che sta da tempo prendendo piede in Giappone, anche e soprattutto dopo il caso dell'incendio alla Kyoto Animation del luglio 2019 in cui il piromane aveva dichiarato di aver commesso il crimine poiché vittima di plagio da parte dello studio.
Fonte: otakomu.jp
Va benissimo, ma perché accorgersene solo ora e non quando è iniziata la pubblicazione cartacea della novel in Giappone?
Vorrei anche sapere se magari questo autore ha del materiale da parte, sarebbe interessante fare un confronto.
Ovviamente non parliamo di situazioni reali di plagio, come dici se qualcuno ritenesse di essere l’autore originale di SAO, o altra opera così famosa, se ne sarebbe accorto da tempo, e avrebbe già chiamato avvocati vari, non certo cercato di contattare direttamente gli autori… Qua il problema potrebbe essere un altro, che non sia un altro/i personaggio non completamente centrato… e poi non si sa mai che può succedere…
Dai, Ryu Fujisaki, esci allo scoperto!
"Una sensibilizzazione che sta da tempo prendendo piede in Giappone, anche e soprattutto dopo il caso dell'incendio alla Kyoto Animation del luglio 2019 in cui il piromane aveva dichiarato di aver commesso il crimine poiché vittima di plagio da parte dello studio."
Adesso, 2 casi isolati non credo siano figli di quella tragedia.
Nel diritto della privativa intellettuale (che comprende brevetti, diritto d’autore,…), così come nella maggioranza degli ambiti giuridici, bisogna portare delle prove concrete.
Poniamo caso che io, emmevi42, dica di essere l’autore originale di SAO. Sarò io a doverlo dimostrare producendo prove di aver creato del materiale anteriore alla messa a disposizione del pubblico di SAO nonché a dover dimostrare come Reki Kawahara sia potuto venire a conoscenza del mio lavoro per poterlo ‘plagiare’. E questi sono gli elementi minimi perché poi, salvo che sia proprio un plagio palese, bisogna dimostrare che le somiglianze sono tali da equivalere nei fatti a un vero e proprio plagio. Tutto il resto è fuffa, per così dire.
E anche un eventuale sistema simil-brevettuale cambierebbe poco la situazione, in quanto servirebbe solo a dare data certa, ma non a dimostrare la reale paternità (si parla infatti, in questi casi, di una presunzione legale, che può essere smontata come dicevo prima dimostrando il ‘furto’ intellettuale); diverso è il caso dei marchi ma qua, pur rimanendo nella proprietà intellettuale, si sconfina in un’altra area, quella della individuazione del prodotto e dei problemi di confusione o di parassitismo.
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