Le storie brevi raccolte nel volume Sentimental no Reaction, edito da Dynit per la collana Showcase, presentano delle caratteristiche similari riuscendo comunque a differenziarsi tra loro.
Shinzo sottolinea, a fine albo, che tutte queste storie sono state realizzate in un suo momento di crisi, cioè quando non sapeva bene cosa disegnare. Per questo motivo ha deciso di concentrarsi su qualcosa che pensava di saper fare. Il risultato? Dei racconti più o meno riusciti ma che stranamente racchiudono, forse, l’anima più intima, vera e personale del giovane autore giapponese.
Pubblicati tra il 2017 e il 2021, questi otto racconti hanno tutti un dolce sapore malinconico, di chi vive oppure ha vissuto un passato divertente o inquieto, ma al tempo stesso riflettono e si proiettano tutti verso un fiducioso futuro che ha uno spirito genuino e speranzoso.
Keigo Shinzo non ha bisogno di molte presentazioni, grazie alle sue opere già pubblicate in Italia si può ben capire che tipo di autore sia e quali siano i temi che predilige raccontare. Che si tratti di adolescenze problematiche oppure di legami tra parenti - alieni o terrestri che siano - il fil rouge è sempre quello dei rapporti umani e di come essi influenzino le decisioni prese nella vita di tutti i giorni.
Partendo già dalla prima storia, Departure, ci imbattiamo nei ricordi di un liceale che prende la drastica decisione di scappare di casa dopo aver avuto uno screzio con un bullo. Questo pretesto serve solo a sviluppare una sorta di viaggio on the road tra lui e i suoi tre “migliori” amici, i quali non tutti però gli risultano simpatici.
È carino osservare come sia trattata con totale onestà questa amicizia/non amicizia con alcuni di loro.
Interessante notare anche come sia raccontata, con altrettanta sincerità, quell’ansia, molto adolescenziale, di credere che i problemi che si affrontano da giovani siano insormontabili e di come quei ricordi alla fine restino indelebili nella nostra memoria.
Il secondo racconto, Guerra nell’izakaya, appare il più paradossale e, permettetemi il temine, scioccante di tutto il volume.
In un’ipotetica terza guerra mondiale, due soldati giapponesi si ritrovano a doversi riparare dal fuoco nemico in un izakaya ormai distrutto dai bombardamenti. Ricordando i tempi passati più felici e pacifici trascorsi in quel luogo a loro familiare, dove uno era cameriere e l’altro cliente, i due uomini iniziano a bramare una costosa bottiglia - intatta - di ottimo sakè che però è esposta alla mira del nemico.
Può un avido desiderio valere più della vita stessa? L’uomo, così come la donna, sono davvero così incapaci di liberarsi dai piaceri superflui?
In Umino and Yamada del club di arte, Shinzo si cimenta in una commedia dal gusto romantico, tra prime cotte e borbottii tra i denti.
I due protagonisti, che danno il nome alla storia, sono un ragazzo e una ragazza che appartengono al club d’arte. Lei un po’ troppo il classico stereotipo della ragazza bella e imperscrutabile, lui invece il tipico secchione della classe. Tutto cambia quando lei gli chiede di… metterle lo smalto alla mano destra!
Anche se l’autore afferma di non essere capace di raccontare storie sentimentali, in realtà le carte in regola per poter approfondire anche questo genere ci sono tutte. Certo la vicenda non brilla per originalità, ma riesce comunque a essere piacevole e divertente.
Tutto su casa Shimizu è invece l’unico racconto del volume diviso in due capitoli, presentandosi di conseguenza come il più completo e interessante.
Michiko, una ragazza fresca di diploma, porta il suo fidanzato a conoscere la sua famiglia rivelando un piccolo dettaglio che riguarda il padre: è un accumulatore seriale. Il suo disturbo influisce anche sulla famiglia, tanto da aver invaso il piano terra della loro viletta di sole cianfrusaglie.
La caratteristica che salta subito all’occhio di questa famiglia è quella che, anche se risulta amorevole, la loro serenità è minata dall’egoismo del capofamiglia che così facendo ne minaccia l'equilibrio psicofisico.
Si ha, infatti, per tutta la durata del racconto una sorta di ansia, angoscia che difficilmente va via. Si ha davvero paura che qualcosa di terribile, di irreparabile, possa accadere da un momento all’altro.
Stranamente, però, si percepisce anche un flebile barlume di speranza che aleggia sui protagonisti proprio come il kokedama di Michiko, una pianta ricoperta di muschio, che all’apparenza sembra secco ma in realtà sta silenziosamente continuando a germogliare.
Un amico con cui poter bere tratta il genuino desiderio di un giovane mangaka di poter finalmente trovare qualcuno con cui bere allegramente.
Cercando un posto che possa ritenere “suo”, il mangaka decide di rintanarsi in un locale che appare però frequentato da strane ma accoglienti persone.
Anche se per il pubblico italiano può risultare strano, il bere in Giappone è una pratica molto diffusa e comune, che serve a relazionarsi col prossimo e non solo, arrivando a diventare quasi un obbligo quando si tratta di lavoro.
Questo semplice racconto ha la peculiarità di risultare, sì sopra le righe, ma anche inaspettatamente “avvolgente”.
I bizzarri frequentatori del locale hanno proprio la qualità innata di poter far sentire a proprio agio il giovane autore e di riscaldargli il cuore.
Tokyo Alien Bros (a posteriori). Come già dice il titolo, è un capitolo successivo legato alle avventure dei fratelli alieni. Questa volta Fuyunosuke e Natsutaro sono alle prese con l’aiutare una giovane ragazza ad ambientarsi nella grande e caotica Tokyo. Interessante notare come con garbo Shinzo ci dica che trasferirsi da soli in un posto nuovo spaventa tutti. Non è rilevante da dove si viene, alla fine siamo tutti uguali, l’importante è rimboccarsi le maniche e trasformare qual posto sconosciuto in un luogo familiare che possa alla fine accoglierci.
Sicuramente chi ha letto Tokyo Alien Bros sarà contento di questo nuovo capitolo, ma può risultare piacevole anche per chi non conosce affatto le avventure dei due fratelli, poiché è strutturato in modo da essere comprensibile anche per chi non ha letto la storia principale.
Le ultime due storie sono indubbiamente le più personali ed emotive racchiuse nell’intero volume.
Con Volevo essere Taiyo Matsumoto, Keigo Shinzo racconta, in chiave ironica ma anche molto malinconica, i suoi esordi di quando cercava di debuttare come mangaka professionista.
Questo racconto è stato pubblicato in origine nel libro dedicato proprio al sensei Matsumoto.
Anche se il protagonista della storia risulta essere un generico giovane fumettista, si percepisce che l’autore alla fine stia parlando di sé stesso.
Proprio come lui anche il giovane mangaka della storia ha una grande passione per Taiyo Matsumoto, cosa che si riflette troppo nei suoi lavori e che, forse, rende proprio per questo difficile il suo debutto ufficiale.
Ma come si fa a liberarsi di un ingombrante ostacolo? La risposta è davvero spiazzante.
L’ultimo racconto, Quella volta che mi hanno ricoverato per un linfoma maligno vale da solo l’acquisto di tutto il volume.
Shinzo ci narra la sua convalescenza ospedaliera, da quando gli hanno diagnosticato un linfoma maligno, alla sua dimissione.
Gli avvenimenti, le riflessioni e i pensieri che l’autore racconta sono davvero interessanti perché passano dall’essere stranamente leggeri, ad esempio quando lui disegna tutto quello che vuole mangiare una volta dimesso, al diventare più cupi e tormentati, come la scoperta del male oppure la paura che provava la notte quando i pazienti iniziavano a lamentarsi. Perfino i momenti di noia trascorsi durante la degenza, avvenuta durante la pandemia quando era impossibile ricevere visite, risultano interessanti.
Solo per questa storia Shinzo adotta uno stile di disegno più abbozzato e semplice, all’apparenza sbrigativo e rapido, ma che invece racchiude in sé una forza e un’immediatezza che, anche se può apparire discordante, funziona ai fini della storia.
Ma alle volte è proprio vero, anche da episodi spiacevoli si può trarre qualcosa di buono. Tale avvenimento, infatti, è stato utile all’autore per riflettere su quale sarebbe stata la sua prossima storia da raccontare, da qui è partita l’idea del suo nuovo manga, pensato per poter essere un'opera positiva e adatta a tutti i lettori, anche quelli che sono ricoverati in ospedale.
Insomma questo capitolo è davvero il fiore all’occhiello di tutto il volume.
Dynit presenta Sentimental no Reaction nel formato da 24x16,5 cm, da 208 pagine.
Per quanto riguarda la copertina l’editore ha optato per l'eliminazione di tutte le scritte che in originale erano dorate, facendo in questo modo apparire l’albo sicuramente più pulito ma anche un poco vuoto.
Il volume rispetta gli standard dell’editore, al prezzo di 16,90€, realizzato quasi interamente in bianco e nero escluse le pagine finali, dove vi sono i commenti dell'autore, stampate però su sgargianti fogli di colore fucsia, che ammetto affaticano un poco la lettura.
A parte il racconto ambientato durante un'ipotetica guerra - che è davvero l’unico neo dell’intero albo, perché risulta troppo nonsense - tutte le altre storie dimostrano di aver “carattere” anche se sviluppate in poche pagine. Tuttavia la brevità di alcune di loro potrebbero far apparire questa raccolta poco appagante, proprio perché non vi è una storia che traini l’intero albo.
Il tratto di Shinzo è semplice ma dettagliato, elegante ma sporco, sottile ma energico, ma soprattutto è immediato. L’autore non si perde in dettagli superflui, va dritto al punto della situazione, giocando con una costruzione delle tavole che appare schematica e pulita ma anche “ariosa” e accogliente.
Il suo stile, così personale e riconoscibile, matura storia dopo storia, basti anche solo pensare alle sue illustrazioni, così delicate ma vibranti, e alla sua tipica “nota stilistica”, cioè quella di riuscire a mixare uno stile grottesco a uno più morbido e kawaii che si rivela sempre credibile e coerente.
Anche se questi otto capitoli racchiudono la parte più malinconica e intima dell’autore, non riescono però a far emergere davvero tutto il potenziale dello stesso.
Per questo motivo mi permetto di suggerire la lettura di questa raccolta solo dopo aver letto altro del mangaka, proprio per non avere un'impressione finale distorta o confusa.
Sentimental No Reaction
Ultima raccolta di racconti brevi pubblicata in Giappone a distanza di sei anni da Holiday Junction. Otto racconti, alcuni dal taglio molto personale, in cui l'autore si mette a nudo, come "Volevo diventare Taiyo Matsumoto!" e "Quando sono stato ricoverato per un linfoma maligno". Contiene anche il sequel di Tokyo Alien Bros.
Prezzo: 16,90 €
Totale voti: 8 0 0
Zero___Zone
Davvero una bella raccolta, per quanto breve ogni storia ha un suo perché e personaggi ben caratterizzati (di mio ho preferito di poco la prima e la terza). Lascia un po’ sgomento il capitolo sul cancro, spero che ora l’autore si sia ripreso al meglio…
17/01/2024
CloveRed
Sarà che alcune storie sono autobiografiche, sarà che c’è un capitolo nuovo su Tokyo Alien Bros, sta che ho trovato interessante e surreale le vicende della famiglia Shimizu, ma a me questa raccolta è piaciuta davvero. Consigliato ai fan di Shinzo.
02/12/2023
zettaiLara
Carinissimo il capitolo su Tokyo Alien Bros, piuttosto interessanti anche le storie della (bizzarra) famiglia Shimizu e su Taiyo Matsumoto. L'estratto autobiografico finale vale da solo il volume: diretto, sincero e profondo malgrado la brevità!
23/11/2023
Hachiko94
Un'apprezzabile raccolta di storie brevi, tra cui un piccolo sequel di Tokyo Alien Bros. Più toccante il capitolo finale autobiografico in cui l'autore racconta del suo ricovero e di come è nato Hirayasumi.
18/11/2023
Altri Voti
Titolo | Prezzo | Casa editrice |
---|---|---|
Sentimental No Reaction | € 16.90 | Dynit |
Pro
- Anche se sono storie brevi hanno tutte molto carattere, riuscendo a trasmettere nel lettore le emozioni che l’autore voleva trasmetterci…
- “Quella volta che mi hanno ricoverato per un linfoma maligno” da solo vale l’acquisto dell’intero volume
- Volume imperdibile per tutti i fan di Shinzo…
Contro
- …la brevità di alcune storie potrebbe far apparire la raccolta un po’ “fine a sé stessa”
- Forse si poteva fare qualcosa di più per la cover che risulta pulita ma un poco vuota
- …ma poco adatto per iniziare a conoscere, invece, l’autore
Shiho Miyano
Bella raccolta! Molti racconti validi, ottimo il capitolo su Taiyo Matsumoto, così come le vicenda della peculiare famiglia Shimizu, un ultimo capitolo molto personale. Lettura decisamente consigliata ai fan dell'autore e agli amanti delle storie brevi.
17/03/2024