Quando si conosce la materia è difficile fare passi falsi. Questa è una massima che vale per tutto ma soprattutto nel mondo dell'intrattenimento. Molto spesso abbiamo assistito infatti a opere fuori fuoco o addirittura fuori target e l'annuncio di una serie TV sul franchise Mobile Suit Gundam da parte di Netflix aveva destato qualche preoccupazione.
 
Poteva essere il preludio di una tragedia
 
 
Sì, perché tra prodotti derivanti da Resident Evil o Cowboy Bebop qualcosa non ha mai funzionato per il meglio. Bisogna conoscere prima di tutto la materia per realizzare qualcosa di grande, di importante, capirne l'essenza. E questo, fortunatamente è quello che è successo con Gundam: Requiem for Vengeance.

Il director del progetto, Erasmus Brosdau è un nerd di prima leva, appassionato di diversi franchise come Metal Gear Solid ma soprattutto di Mobile Suit Gundam; e guardando la serie, si percepisce benissimo. Questa strana unione tra oriente e occidente, visto che come per tutte le altre serie, lo zampino di Sunrise è più che tangibile, è stato un toccasana per RfV, trovando il perfetto equilibrio tra l'estro stilistico del mondo orientale e realismo unito a sostanza di quello nostrano.

Non è un segreto che i sei episodi sono sono realizzati in CGI utilizzando l'Unreal Engine 5, motore grafico di Epic che punta a essere il punto focale sulla realizzazione di videogiochi attuali e futuri. E visto il risultato della serie Netflix, non solo. Non è certo la prima volta che in Gundam viene utilizzato un espediente simile: Mobile Suit Gundam MS IGLOO occupa ancora un grosso spazio negli incubi degli appassionati, visto la realizzazione non certo idilliaca. Ma qui, siamo su tutt'altro livello.
È vero, sono anche passati vent'anni, ma l'utilizzo di un motore performante non è certezza di successo. Bisogna saper metterci le mani sopra, sfruttare al meglio ciò che l'Unreal ha da offrire ed essere “furbi” con le inquadrature. La modellazione dei Mobile Suit, così come le loro animazioni sono il fiore all'occhiello della produzione, un lavoro sopraffino e ricco di dettagli. Tutte le attenzioni sono ovviamente rivolte all'RX-78(G)E Gundam EX, la variante dell'iconico RX-78-2 pilotato da Amuro Ray che qui, si presenta con i colori originari immaginati da Yoshiyuki Tomino, il creatore della serie.
 
Il Demone Bianco nella sua essenza
 
 
Il Gundam, così come gli altri Mobile Suit sono prima di tutto mezzi militari che, salvo qualche eccezione à la Barone Rosso, devono risultare essenziali e soprattutto invisibili. Il grigio e il bianco che ammanta l'armatura dell'RX-78 EX si sposa perfettamente con la fotografia desaturata della serie, mostrando un mezzo da combattimento verosimile nel suo contesto. Sullo stile adottato si potrà discutere, ma il nuovo Gundam è probabilmente già iconico, una minaccia inarrestabile, sinistra e lontana dal concetto di “eroico” che abbiamo conosciuto fin qui.

Già perché Gundam: Requiem for Vengeance narra lo scontro tra la Federazione Terrestre e il Principato di Zeon sulla Terra, precisamente tra Romania e Ucraina. Lo scontro però è vissuto dal punto di vista dei cosiddetti spazionoidi, gli abitanti delle colonie orbitanti intorno al nostro pianeta. Ci troviamo dunque nelle fasi finali della Guerra di un Anno, conflitto principale su cui ruota l'Universal Century del franchise.
 
Nell'anno 0079 dell'Universal Century, iniziò uno stato di guerra quando il Principato di Zeon dichiarò la sua indipendenza dal governo della Federazione Terrestre. Nelle fasi iniziali della guerra, le forze di Zeon mantennero un vantaggio grazie all'efficacia della loro nuova arma, il mobile suit. Tuttavia, non avevano la forza sufficiente per conquistare completamente la Terra e la guerra raggiunse una situazione di stallo. Undici mesi dopo lo scoppio della guerra, una base nell'Europa orientale occupata da Zeon viene catturata dalle Forze della Federazione. Un battaglione di Zeon viene inviato a riconquistare la base e tra i suoi membri ci sono Solari e il suo Red Wolf Squadron, una squadra di mobile suit appena arrivata dallo spazio...
 
Don't forget 17.oct.24
 
 
In guerra, non esistono buoni o cattivi. L'idea di Tomino, di creare un tappeto di scala di grigi tra fazioni e personaggi qui trova pieno sfogo, con la protagonista Iria Solari, capitano dello squadrone Red Wolf di Zaku II F Type, perfetta rappresentazione di quello che è Gundam. Immersi in un vero e proprio racconto di guerra terrestre, in stile Mobile Suit Gundam: The 08th MS Team, i personaggi, i dialoghi, gli scontri, la violenza, la morte e la speranza si susseguono a un ritmo frenetico, senza mai andare sopra le righe (se non per un personaggio importante che appare per qualche minuto e qualche slow-motion di troppo). Persino le citazioni e il fan service sono del tutto funzionali al racconto, in un contesto che prima di tutto vuole risultare verosimile.
Benché tendente al didascalico, dovuto soprattutto a una durata risicata, riesce a centrare il punto, configurandosi con un buon inizio di un franchise che potrebbe essere ulteriormente approfondito.
 
Il Gundam fa paura. Per la prima volta si ha davvero coscienza del soprannome “demone bianco” affibbiato da Zeon, implacabile e di gran lunga superiore agli Zaku II utilizzato dagli invasori. Tra effetti di luce e particellari della miglior nota, si arriva alle battute finali con la consapevolezza che si è appena assistito a un miracolo. Erano tantissime le cose che sarebbero potute andare storte eppure fino alla fine, rimane Gundam, con una strizzatina d'occhio un po' qua e un po' là (soprattutto Mobile Suit Gundam 0080: War in the Pocket) ma che riesce ad avere un suo senso d'essere, una serie che non ha nulla da invidiare a quelle più blasonate.

La comprensione dell'altro è la chiave per fermare la violenza, eppure può non bastare. Ogni serie dedicata a Gundam narra di un aspetto diverso della guerra, dall'emancipazione al senso di giustizia, dal fondamentalismo allo sfruttamento degli ideali. Anche qui si punta il dito contro un tema specifico, sfruttando la caratterizzazione di Iria che, attraverso ottime idee registiche e l'uso di allegorie visive si fa portavoce di un'ingiustizia che non conosce bandiera. Ma la serie riesce a fare anche di più: diamo ormai per scontato vedere ragazzini pilotare mostri tecnologici dalla potenza sconsiderata, ma in RfV, il tutto assume un sapore diverso, più umano. Un ragazzino rimane pur sempre un ragazzino, a prescindere dalle proprie capacità e come raccontato bene in altre serie, non c'è nulla di "figo" nel pilotare un robot. Vero Shinji?
 
L'"ottavo plotone" di Zeon
 
 
Concludiamo con il doppiaggio italiano, davvero di ottimo livello e con, finalmente, la pronuncia corretta di Gundam. “Gandam” rappresenta la fine della nostra “licenza” ma forse l'inizio di qualcosa di più, magari con il doppiaggio di altre serie che finora, abbiamo solo conosciuto in lingua originale. 
 
Per dovere di cronaca, c'è da segnalare qualche piccola nota stonata, soprattutto nella realizzazione dei personaggi. Se per i mecha si sfiora la perfezione, meno lo si può dire per gli essere umani, che vantano animazioni non proprio eleganti e omogenee, soprattutto in quelle facciali. Ogni tanto le espressioni non riescono a restituire a dovere l'enfasi del momento e nei primi piani, si può anche intravedere qualche imperfezione di modellazione. Nulla di grave, sia chiaro, ma essendo un'opera di natura grafica è giusto menzionarle. 
 
Gundam: Requiem for Vengeance merita il nome completo. Mobile Suit Gundam: Requiem for Vengeance è un prodotto che si incastra alla perfezione con l'intero franchise, rispettando il toto il prodotto di origine ma soprattutto i fan. Una serie creata appositamente per chi conosce già quanto accaduto nella Guerra di un Anno, per vedere un punto di vista magari in qualche modo già esplorato ma non in maniera così diretta. Mobile Suit Gundam: Requiem for Vengeance è un'opera violenta, cruda: quello che un racconto di guerra dovrebbe essere.