Il cosiddetto “majokko sentai” è oggi uno dei sottogeneri più apprezzati e prolifici dell’editoria shojo. A partire da Bishoujo senshi Sailor Moon di Naoko Takeuchi, che apparve dal 1992 al 1997 tra le pagine della rivista Nakayoshi della Kodansha ed è considerato il capostipite del genere, sono innumerevoli le serie dello stesso tipo che si sono avvicendate sulle pagine delle riviste o sui teleschermi del Giappone nel corso degli anni.
Ai tenshi densetsu Wedding Peach (Wedding Peach: La leggenda degli angeli dell’amore), o più semplicemente Wedding Peach, è uno dei primi titoli nati sulla falsariga dell’opera della Takeuchi, poiché apparso in patria mentre questa era ancora in prosecuzione nonché all’apice del suo successo.
Wedding Peach ci narra di una guerra che sconvolge due mondi, quello celeste e pacifico degli angeli, governato dalla dea Aphrodite, e quello oscuro dei demoni, ove vige la legge della forza e della violenza, governato dalla perfida Reine Devila. Dopo aver seminato morte e distruzione nel mondo degli angeli, i demoni si spingono persino in quello degli umani, decisi a estirpare quell’amore che tanto li infastidisce e a trovare i leggendari Saint Something Four, quattro talismani angelici nascosti nel mondo umano e capaci di sprigionare un’energia tale da indebolire l’oscura stirpe.
Momoko Hanasaki è una ragazzina delle scuole medie vivace, goffa e simpatica che ama bighellonare con le amiche, fare fotografie per il giornalino scolastico e sogna un romantico matrimonio come quello dei suoi genitori, magari con il bel senpai Kazuya Yanagiba, capitano del club di calcio, nella parte dello sposo.
Ignara del conflitto fra le due fazioni e della minaccia incombente, Momoko si ritrova coinvolta e attaccata dai demoni, convinti che l’anello che la ragazza ha ereditato dalla defunta madre sia uno dei quattro talismani che cercano.
Per sua fortuna, accorrono in suo soccorso gli angeli, che reclutano la ragazza fra le loro fila, donandole il potere di trasformarsi in Wedding Peach, il leggendario angelo dell’amore.
Compito di Momoko/Wedding Peach sarà dunque quello di opporsi ai demoni che vogliono eradicare l’amore dal mondo. Per far ciò dovrà ritrovare i magici Saint Something Four dispersi chissà dove nel mondo umano, ma potrà avvalersi di amiche fidate che la aiuteranno nella sua missione: l’aggraziata e sofisticata Yuri Tanima alias Angel Lily, la sportiva e mascolina Hinagiku Tamano alias Angel Daisy e la scostante Scarlet Oohara alias Angel Salvia. Ad aiutarle nell’ombra c’è poi il valoroso ed enigmatico angelo Limone, un fascinoso individuo che soccorre le guerriere nei momenti di pericolo.
Momoko e le altre sono sì agguerrite paladine dell’amore, ma anche semplici ragazze delle scuole medie, e devono perciò fare i conti non soltanto con malvagi demoni, ma anche con problemi più consoni alla loro età, come la scuola, i rapporti con la famiglia o con gli amici e, soprattutto, l’amore.
La nostra protagonista, infatti, si dichiara innamorata del senpai Yanagiba, ma allo stesso tempo comincia ad affezionarsi al sarcastico Yousuke Fuma, portiere del club di calcio con cui la ragazza non fa altro che battibeccare. Ma, si sa, da cosa nasce cosa…
Quello di Wedding Peach è un progetto costruito a tavolino per avere successo. Si voleva percorrere la scia intrapresa da Sailor Moon realizzando una serie animata di sicuro appeal che avesse intorno un vasto giro di merchandising diretto ad un pubblico femminile che frequentava le scuole elementari e medie.
Mente dell’intera operazione è Sukehiro Tomita, stimatissimo scrittore e sceneggiatore (Ai shite knight, B’t X, Digimon Frontier, Gear Fighter Dendoh, Orange Road, Kamikaze Kaitou Jeanne, Yu Yu Hakusho, Wingman, il romanzo di Video Girl Ai e molto altro) che aveva firmato diversi copioni per le prime tre stagioni di Sailor Moon. E’ Tomita, infatti, a scrivere la storia e ad organizzare il progetto, che prevedeva inizialmente la stesura di un manga per sondare il terreno e “accalappiare” eventuali sponsor interessati a produrre una serie animata e del merchandising correlato. Serviva dunque una disegnatrice cui affidare il compito di creare il fumetto.
La scelta ricade su un’incredula Nao Yazawa, disegnatrice da poco assunta nella scuderia Shogakukan e desiderosa di lavorare ad una serie lunga che la portasse alla ribalta dopo le iniziali storie autoconclusive.
La Yazawa, tuttavia, racconta che ha sempre avuto ben poca dimestichezza con gli shojo manga, tendendo ad evitare di disegnare fiori, merletti e rossori, e che il suo sogno era quello di sfondare come una disegnatrice di shonen manga d’azione (sogno, questo, che realizzerà qualche anno dopo con Shinku Chitai, una storia fantascientifica autoprodotta per il mercato tedesco).
Scelta in virtù della sua bravura nel disegnare scene d’azione, l’autrice si ritrova invece a dover illustrare una storia incentrata sull’amore, su ragazze che combattono in abito da sposa e che i fiori li porta persino nei nomi dei personaggi.
Dopo un anno e mezzo di gestazione e diverse traversie, rimaneggiamenti alla trama e al design dei personaggi, finalmente il progetto Wedding Peach può partire. E’ il 1993.
Inizialmente, furono creati degli episodi “di prova” realizzati dalla disegnatrice Mami Tachibana, che aveva collaborato al progetto e che poi aiuterà la Yazawa nella stesura del suo manga.
Queste storie erano pubblicate su diverse riviste della Shogakukan dirette ad un pubblico di studenti delle elementari. Vi era una rivista espressamente rivolta a studenti di ogni anno (ad esempio Shogaku Ichinensei per la prima elementare, Shogaku Ninensei per la seconda e via dicendo) e le storie di Wedding Peach figuravano nelle riviste dedicate ai primi quattro anni.
Il manga ufficiale di Wedding Peach, con Nao Yazawa alle matite, partirà invece nel 1994 sulle pagine della rivista shojo Ciao della Shogakukan.
A dispetto dei suoi iniziali dubbi, e nonostante parecchie difficoltà ad accostarsi agli stilemi dello shojo manga, la Yazawa riesce comunque a realizzare dei disegni molto belli, personali ed efficaci nel rappresentare scene di combattimento, trasformazione e attacchi di luce, sebbene non bellissimi nel caratterizzare le anatomie dei personaggi, che difatti appaiono tutti un po’ tozzi.
La storia imbastita da Sukehiro Tomita si rivela comunque essere molto avvincente, prendendo diversi spunti da quel Sailor Moon per cui l’autore aveva lavorato in precedenza e rielaborandoli in maniera egregia, presentando molteplici colpi di scena ben orchestrati e scene romantiche coinvolgenti. Diversi risvolti della trama sono di grande impatto e sono stati ripresi, seppur con meno intensità, in opere successive appartenenti al genere majokko sentai.
Molta cura è stata spesa per caratterizzare i personaggi e in particolar modo le protagoniste, i cui nomi ricordano nomi di fiori che poi appaiono come decorazioni per i loro abiti o attacchi da trasformate. Vi sono anche citazioni a Romeo e Giulietta, a Via col vento (si veda Scarlet Oohara che si pronuncia esattamente come il nome della protagonista del romanzo, o il personaggio di Dean Butler, ispirato al Rhett Butler di Via col vento), al cattolicesimo o alle cerimonie nuziali nostrane con le loro credenze (si veda la tradizione dei quattro oggetti nuovo, vecchio, prestato e blu che si rispecchiano nei Saint Something Four).
Il motore dei personaggi è il sentimento, e di sentimenti in Wedding Peach ve ne sono moltissimi, non solo l’amore, ma anche l’amicizia, la gelosia, l’ambizione, la vendetta, il perdono, i legami familiari. Gran parte della bellezza dell’opera risiede, infatti, proprio nelle storie d’amore, dettagliate e ben descritte, che coinvolgono non soltanto la protagonista ma un po’ tutti i personaggi.
Il manga vede al suo interno diversi cambiamenti nel design dei personaggi e nella trama originale per avvicinarsi a quelli operati nella serie animata, che era entrata in produzione dopo l’uscita del primo volume. La serie dura con un certo successo fino al 1996, finendo poi per essere raccolta in sei tankobon.
Le storie alternative pubblicate sulle altre riviste, sia ad opera della Yazawa stessa sia di Mami Tachibana, invece, non sono mai state raccolte in volume, ad eccezione di alcune uscite per il solo mercato inglese o tedesco in un volume pubblicato appositamente per i paesi stranieri e di Wedding Peach – Young Love, retelling della storia diretto ad un pubblico più giovane raccolto in un unico volume e uscito anche in patria oltre che all’estero.
Non passa molto tempo dall’esordio del manga che il progetto di Tomita può finalmente prendere forma in maniera più corposa: viene infatti prodotta la serie animata del suo Wedding Peach.
L’anime viene trasmesso su TV Tokyo fra il 1995 e il 1996, per un totale di 51 episodi.
Fra i grandi nomi coinvolti nel progetto non c’è solo Tomita, ma anche il regista Kunihiko Yuyama (Pokemon, Slow Step, gli OVA di Ushio e Tora), lo stimato sceneggiatore Kenji Terada (Baoh, Kinnikuman, Orange Road) e, soprattutto, Kazuko Tadano, apprezzata animatrice e character designer responsabile, tra le altre cose, delle prime due stagioni di Sailor Moon, che si è occupata non solo di stendere una prima bozza di molti personaggi, ma anche di realizzare i deliziosi disegni del cartone animato, i quali migliorano di molto i personaggi donando loro un’aria più adulta, aggraziata e quasi sensuale.
Per quanto riguarda i doppiatori, le quattro protagoniste Momoko, Yuri, Hinagiku e Scarlet sono affidate rispettivamente a Kyoko Hikami (Nasha in B’t X, Erika in Pokemon, Hello Kitty nell’omonima serie tv), Yukana Nogami (Honoka in Pretty Cure, Mei Ling in Cardcaptor Sakura, Kotetsu Isane in Bleach, Tessa in Full Metal Panic), Yuko Miyamura (Asuka in Evangelion, Kazuha in Detective Conan) e Yuka Imai (Renamon in Digimon Tamers), inoltre nel cast figurano anche altri nomi importanti come Yuji Ueda, Shinichiro Miki, Kappei Yamaguchi, Tomokazu Seki, Rika Fukami, Kazuki Yao e soprattutto una spumeggiante Kotono Mitsuishi (la celebre voce di Sailor Moon).
Molto gradevole è anche il comparto grafico e sonoro, con diverse sigle e canzoni eseguite da un gruppo chiamato Furil dietro il cui nome si nascondono le doppiatrici delle protagoniste. In particolare, le sigle saranno riprese in diverse versioni strumentali per accompagnare gli eyecatch e le scene di trasformazione/combattimento.
La serie si mostra come complementare al manga, di cui mantiene la trama di base ma modifica di quando in quando l’aspetto di alcuni personaggi o alcuni risvolti della storia. Vengono inoltre inseriti diversi personaggi assenti nel cartaceo ed episodi (quando non intere saghe) riempitivi o esclusivi dell’anime, che servono ad approfondire con più attenzione i personaggi, cosa che il manga, nello spazio limitato dei sei volumi, a volte tralasciava.
Insieme alla serie animata vennero realizzati diversi cortometraggi speciali (poi inclusi nell’edizione in laser disc) e video musicali delle Furil accompagnati da animazioni, poi raccolti in home video insieme ad interviste alle cantanti.
Dopo la conclusione della serie televisiva, fra il 1996 e il 1997, venne prodotto un breve seguito sotto forma di quattro OVA, Wedding Peach DX. Si tratta di quattro avventure dallo svolgimento piuttosto convenzionale per le protagoniste, ora dotate di nuovi poteri. Tutto lo staff della serie televisiva è confermato per questo seguito, che non raggiunge tuttavia, a livello di trama, i fasti della prima storia nonostante la superba realizzazione tecnica.
Lo scopo degli autori è tuttavia raggiunto. La serie animata, pur restando nell’ombra della “sorella maggiore” Sailor Moon e senza riuscire a lasciare una sua impronta nella grande storia del fumetto e dell’animazione nipponica, riuscì ad ottenere una certa notorietà durante il periodo di trasmissione, tanto da doverne realizzare un seguito. Si poterono dunque realizzare gli oggetti più disparati da essa ispirati: bambole, giocattoli ispirati agli oggetti magici che davano potere alle protagoniste, accessori per la scuola, anime comics, videocassette, laser disc, dvd, artbook della serie animata, videogiochi per Game Boy, Super Famicon, Playstation e Pc, diari, cercapersone, svariati dischi contenenti la colonna sonora, concerti delle doppiatrici con relativo merchandise.
Parlando della versione nostrana di Wedding Peach, direi che la frase standard che la protagonista pronuncia prima di ogni combattimento, ossia “L’angelo dell’amore è veramente di cattivo umore” (Ai tenshi Wedding Peach wa tottemo gokigen naname da wa), è perfettamente azzeccata per descriverla. Ma procediamo con ordine.
Quando Wedding Peach arriva in Italia, dapprima sottoforma di cartone animato, è l’estate del 2000. In realtà, la serie era già stata acquistata e doppiata, e con essa gli OAV, qualche anno prima, ma è stata trasmessa piuttosto in ritardo, quando ormai l’onda del successo di Sailor Moon e dei molti shojo che l’avevano accompagnata in tv si era spenta da qualche anno, difatti gli anime che andavano per la maggiore in quella lontana estate 2000, Dragon Ball Z e Pokemon, erano diretti ad un pubblico maschile. C’era dunque ancora spazio per un majokko sentai, nei palinsesti di allora?
Lo spazio fu trovato, tuttavia non nei consueti ambienti del pomeriggio, della mattina o dell’ora di pranzo, che erano occupati da serie di maggior successo. Wedding Peach fu infatti trasmesso nei Venerdì d’estate, fra l’una e le cinque del mattino, al ritmo di quattro o cinque episodi a settimana.
Il perché di questa assurda collocazione è a tutt’oggi inspiegabile e ha penalizzato parecchio la serie, di cui oggi, nel nostro paese, ben pochi sono a conoscenza, dal momento che nelle notti di Agosto si ha generalmente altro da fare piuttosto che guardare i cartoni animati in tv.
Del resto, Wedding Peach non è una serie né violenta né erotica, dunque riesce difficile immaginare il motivo di trasmetterla a tarda notte, nemmeno ci fossero dei temi scottanti da preservare.
Tuttavia, nonostante l’orario della programmazione fosse ben lontano dagli indiscreti occhi dei bambini (i quali erano però il primario bacino d’utenza della serie), Wedding Peach non giunse in versione integrale sui nostri teleschermi, anzi fu una delle opere più pesantemente e tristemente massacrate dalla censura.
Cominciamo dal titolo, che come di consueto per gli anni in cui la serie fu adattata, diventò un poco calzante I tanti segreti di un cuore innamorato, per continuare con l’ovvie eliminazione delle sigle originali sostituite da un brano omonimo di Cristina D’Avena dal testo decisamente poco pertinente con la trama della serie.
I nomi dei personaggi furono cambiati tutti quanti, con l’unica eccezione di Scarlet che si salvò avendo un nome inglese già in origine. Momoko divenne un’inspiegabile Sun Rose, mentre le amiche Hinagiku e Yuri assunsero i loro nomi da trasformate nonché traduzione inglese dei loro nomi nipponici, Daisy e Lily. Furono inoltre cambiati in nomi inglesi tutti quelli degli altri personaggi, sia che fossero angeli, demoni (i quali persero dunque i loro nomi simbolici legati agli elementi della natura quali Pluie, Aquelda, Cloud, Ignis o Potamos), compagni di scuola, fidanzati delle protagoniste o semplici comparse. Non ultimi, i simpatici Jama, i demonietti minori al servizio dei cattivi, furono tristemente ribattezzati “Folletti Cu-cu-settete”.
Il cast dei doppiatori vedeva le quattro protagoniste Momoko, Yuri, Hinagiku e Scarlet rispettivamente doppiate da Emanuela Pacotto (Nami in One Piece, Bulma in Dragon Ball, Rina Inverse in Slayers), Roberta Gallina Laurenti (Sailor Venus in Sailor Moon, Shaina/Tisifone in Saint Seiya), Giusy Di Martino (Sailor Mars in Sailor Moon, Camilla in Hamtaro) e Dania Cericola (Saori/Isabel in Saint Seiya, Yajirobei in Dragon Ball, Eriol in Cardcaptor Sakura), ma vi sono coinvolte anche molte altre note voci milanesi come Nicola Bartolini Carrassi (responsabile dell'adattamento), Patrizio Prata, Marco Balzarotti, Monica Bonetto, Flavio Arras e Simone D'Andrea.
Il cambiamento dei nomi, tuttavia, era una sorte che toccava a quasi tutte le serie giapponesi trasmesse nel periodo, quindi era in un certo senso “il male minore”. La censura, difatti, non si limitò a cambiare i nomi dei personaggi e il titolo della serie, ma persino la trama stessa, in quanto I tanti segreti di un cuore innamorato non narrava della guerra fra angeli e demoni bensì di quella fra due razze aliene, provenienti dal Pianeta Oscuro e dal Pianeta Sfavillante. Di rimando, neppure le protagoniste potevano trasformarsi in Angeli dell’amore, e dunque furono ribattezzate Principesse e Regine dei Cuori.
E’ da segnalare inoltre un adattamento delle formule di trasformazione e degli attacchi, così come dei dialoghi in generale, a dir poco grondante di miele e di zucchero, con frasi chilometriche e ridondanti cariche di parole come “amore”, “cuore”, “fiori”, “buoni sentimenti” nelle loro varianti. Anche la storia originale era molto “in rosa” (persino più del progenitore Sailor Moon), ma con l’adattamento italiano si è calcata un po’ troppo la mano rendendo il tutto pomposo e un po’ ridicolo e per questo la serie è rimasta invisa a molti, tra i pochi che hanno avuto la fortuna di vederla in quegli sparuti appuntamenti notturni.
Attualmente, pare che Mediaset abbia perso i diritti per la sua trasmissione e dunque la serie non possa più essere replicata. Non esiste una versione home video integrale della serie televisiva e l’unica cosa relativa a Wedding Peach che è possibile trovare in Italia, pur con molta fortuna, sono le videocassette di Wedding Peach DX, pubblicate da Dynamic Italia qualche anno prima della trasmissione della serie televisiva e mai rieditati in dvd. Il cast di doppiaggio è lo stesso della serie, ma i nomi utilizzati sono quelli originali giapponesi.
Fra la fine del 2004 e i primi mesi del 2005, sull’onda del rinnovato interesse per il genere majokko sentai creato dai successi di Tokyo Mew Mew e dalle repliche estive di Sailor Moon, la Star Comics pubblica i sei volumi del manga, che però, nonostante l’edizione dignitosa e piena di editoriali, curiosità e interviste esclusive all’autrice, non riscontra un grosso successo, finendo per essere spostato in fumetteria a metà della corsa. Del resto, in Italia sono in pochi a conoscere Wedding Peach, a causa dell’opinabile scelta di mandarne la serie televisiva d’estate e a tarda notte, dunque questa storia non poté mai raggiungere la popolarità che invece ottenne in patria.
Rimangono invece inediti nel nostro paese gli altri manga relativi alla serie e qualsivoglia oggetto di merchandising.
Desidero ringraziare lo staff di Sakuramagazine per avermi concesso l’uso di materiale tratto dal loro sito, consistente nella loro traduzione in lingua italiana di Momoyome, rubrica curata dalla stessa Nao Yazawa sul suo sito personale che contiene diversi aneddoti e curiosità raccontati dall’autrice e riguardanti la sua esperienza relativa alla creazione di Wedding Peach. Per chi volesse approfondire il discorso sulla creazione del manga che ho raccontato nella prima parte dell’articolo, consiglio la lettura del sito sopraccitato.
Ai tenshi densetsu Wedding Peach (Wedding Peach: La leggenda degli angeli dell’amore), o più semplicemente Wedding Peach, è uno dei primi titoli nati sulla falsariga dell’opera della Takeuchi, poiché apparso in patria mentre questa era ancora in prosecuzione nonché all’apice del suo successo.
Wedding Peach ci narra di una guerra che sconvolge due mondi, quello celeste e pacifico degli angeli, governato dalla dea Aphrodite, e quello oscuro dei demoni, ove vige la legge della forza e della violenza, governato dalla perfida Reine Devila. Dopo aver seminato morte e distruzione nel mondo degli angeli, i demoni si spingono persino in quello degli umani, decisi a estirpare quell’amore che tanto li infastidisce e a trovare i leggendari Saint Something Four, quattro talismani angelici nascosti nel mondo umano e capaci di sprigionare un’energia tale da indebolire l’oscura stirpe.
Momoko Hanasaki è una ragazzina delle scuole medie vivace, goffa e simpatica che ama bighellonare con le amiche, fare fotografie per il giornalino scolastico e sogna un romantico matrimonio come quello dei suoi genitori, magari con il bel senpai Kazuya Yanagiba, capitano del club di calcio, nella parte dello sposo.
Ignara del conflitto fra le due fazioni e della minaccia incombente, Momoko si ritrova coinvolta e attaccata dai demoni, convinti che l’anello che la ragazza ha ereditato dalla defunta madre sia uno dei quattro talismani che cercano.
Per sua fortuna, accorrono in suo soccorso gli angeli, che reclutano la ragazza fra le loro fila, donandole il potere di trasformarsi in Wedding Peach, il leggendario angelo dell’amore.
Compito di Momoko/Wedding Peach sarà dunque quello di opporsi ai demoni che vogliono eradicare l’amore dal mondo. Per far ciò dovrà ritrovare i magici Saint Something Four dispersi chissà dove nel mondo umano, ma potrà avvalersi di amiche fidate che la aiuteranno nella sua missione: l’aggraziata e sofisticata Yuri Tanima alias Angel Lily, la sportiva e mascolina Hinagiku Tamano alias Angel Daisy e la scostante Scarlet Oohara alias Angel Salvia. Ad aiutarle nell’ombra c’è poi il valoroso ed enigmatico angelo Limone, un fascinoso individuo che soccorre le guerriere nei momenti di pericolo.
Momoko e le altre sono sì agguerrite paladine dell’amore, ma anche semplici ragazze delle scuole medie, e devono perciò fare i conti non soltanto con malvagi demoni, ma anche con problemi più consoni alla loro età, come la scuola, i rapporti con la famiglia o con gli amici e, soprattutto, l’amore.
La nostra protagonista, infatti, si dichiara innamorata del senpai Yanagiba, ma allo stesso tempo comincia ad affezionarsi al sarcastico Yousuke Fuma, portiere del club di calcio con cui la ragazza non fa altro che battibeccare. Ma, si sa, da cosa nasce cosa…
Quello di Wedding Peach è un progetto costruito a tavolino per avere successo. Si voleva percorrere la scia intrapresa da Sailor Moon realizzando una serie animata di sicuro appeal che avesse intorno un vasto giro di merchandising diretto ad un pubblico femminile che frequentava le scuole elementari e medie.
Mente dell’intera operazione è Sukehiro Tomita, stimatissimo scrittore e sceneggiatore (Ai shite knight, B’t X, Digimon Frontier, Gear Fighter Dendoh, Orange Road, Kamikaze Kaitou Jeanne, Yu Yu Hakusho, Wingman, il romanzo di Video Girl Ai e molto altro) che aveva firmato diversi copioni per le prime tre stagioni di Sailor Moon. E’ Tomita, infatti, a scrivere la storia e ad organizzare il progetto, che prevedeva inizialmente la stesura di un manga per sondare il terreno e “accalappiare” eventuali sponsor interessati a produrre una serie animata e del merchandising correlato. Serviva dunque una disegnatrice cui affidare il compito di creare il fumetto.
La scelta ricade su un’incredula Nao Yazawa, disegnatrice da poco assunta nella scuderia Shogakukan e desiderosa di lavorare ad una serie lunga che la portasse alla ribalta dopo le iniziali storie autoconclusive.
La Yazawa, tuttavia, racconta che ha sempre avuto ben poca dimestichezza con gli shojo manga, tendendo ad evitare di disegnare fiori, merletti e rossori, e che il suo sogno era quello di sfondare come una disegnatrice di shonen manga d’azione (sogno, questo, che realizzerà qualche anno dopo con Shinku Chitai, una storia fantascientifica autoprodotta per il mercato tedesco).
Scelta in virtù della sua bravura nel disegnare scene d’azione, l’autrice si ritrova invece a dover illustrare una storia incentrata sull’amore, su ragazze che combattono in abito da sposa e che i fiori li porta persino nei nomi dei personaggi.
Dopo un anno e mezzo di gestazione e diverse traversie, rimaneggiamenti alla trama e al design dei personaggi, finalmente il progetto Wedding Peach può partire. E’ il 1993.
Inizialmente, furono creati degli episodi “di prova” realizzati dalla disegnatrice Mami Tachibana, che aveva collaborato al progetto e che poi aiuterà la Yazawa nella stesura del suo manga.
Queste storie erano pubblicate su diverse riviste della Shogakukan dirette ad un pubblico di studenti delle elementari. Vi era una rivista espressamente rivolta a studenti di ogni anno (ad esempio Shogaku Ichinensei per la prima elementare, Shogaku Ninensei per la seconda e via dicendo) e le storie di Wedding Peach figuravano nelle riviste dedicate ai primi quattro anni.
Il manga ufficiale di Wedding Peach, con Nao Yazawa alle matite, partirà invece nel 1994 sulle pagine della rivista shojo Ciao della Shogakukan.
A dispetto dei suoi iniziali dubbi, e nonostante parecchie difficoltà ad accostarsi agli stilemi dello shojo manga, la Yazawa riesce comunque a realizzare dei disegni molto belli, personali ed efficaci nel rappresentare scene di combattimento, trasformazione e attacchi di luce, sebbene non bellissimi nel caratterizzare le anatomie dei personaggi, che difatti appaiono tutti un po’ tozzi.
La storia imbastita da Sukehiro Tomita si rivela comunque essere molto avvincente, prendendo diversi spunti da quel Sailor Moon per cui l’autore aveva lavorato in precedenza e rielaborandoli in maniera egregia, presentando molteplici colpi di scena ben orchestrati e scene romantiche coinvolgenti. Diversi risvolti della trama sono di grande impatto e sono stati ripresi, seppur con meno intensità, in opere successive appartenenti al genere majokko sentai.
Molta cura è stata spesa per caratterizzare i personaggi e in particolar modo le protagoniste, i cui nomi ricordano nomi di fiori che poi appaiono come decorazioni per i loro abiti o attacchi da trasformate. Vi sono anche citazioni a Romeo e Giulietta, a Via col vento (si veda Scarlet Oohara che si pronuncia esattamente come il nome della protagonista del romanzo, o il personaggio di Dean Butler, ispirato al Rhett Butler di Via col vento), al cattolicesimo o alle cerimonie nuziali nostrane con le loro credenze (si veda la tradizione dei quattro oggetti nuovo, vecchio, prestato e blu che si rispecchiano nei Saint Something Four).
Il motore dei personaggi è il sentimento, e di sentimenti in Wedding Peach ve ne sono moltissimi, non solo l’amore, ma anche l’amicizia, la gelosia, l’ambizione, la vendetta, il perdono, i legami familiari. Gran parte della bellezza dell’opera risiede, infatti, proprio nelle storie d’amore, dettagliate e ben descritte, che coinvolgono non soltanto la protagonista ma un po’ tutti i personaggi.
Il manga vede al suo interno diversi cambiamenti nel design dei personaggi e nella trama originale per avvicinarsi a quelli operati nella serie animata, che era entrata in produzione dopo l’uscita del primo volume. La serie dura con un certo successo fino al 1996, finendo poi per essere raccolta in sei tankobon.
Le storie alternative pubblicate sulle altre riviste, sia ad opera della Yazawa stessa sia di Mami Tachibana, invece, non sono mai state raccolte in volume, ad eccezione di alcune uscite per il solo mercato inglese o tedesco in un volume pubblicato appositamente per i paesi stranieri e di Wedding Peach – Young Love, retelling della storia diretto ad un pubblico più giovane raccolto in un unico volume e uscito anche in patria oltre che all’estero.
Saint Crystal! Love For You!
Non passa molto tempo dall’esordio del manga che il progetto di Tomita può finalmente prendere forma in maniera più corposa: viene infatti prodotta la serie animata del suo Wedding Peach.
L’anime viene trasmesso su TV Tokyo fra il 1995 e il 1996, per un totale di 51 episodi.
Fra i grandi nomi coinvolti nel progetto non c’è solo Tomita, ma anche il regista Kunihiko Yuyama (Pokemon, Slow Step, gli OVA di Ushio e Tora), lo stimato sceneggiatore Kenji Terada (Baoh, Kinnikuman, Orange Road) e, soprattutto, Kazuko Tadano, apprezzata animatrice e character designer responsabile, tra le altre cose, delle prime due stagioni di Sailor Moon, che si è occupata non solo di stendere una prima bozza di molti personaggi, ma anche di realizzare i deliziosi disegni del cartone animato, i quali migliorano di molto i personaggi donando loro un’aria più adulta, aggraziata e quasi sensuale.
Per quanto riguarda i doppiatori, le quattro protagoniste Momoko, Yuri, Hinagiku e Scarlet sono affidate rispettivamente a Kyoko Hikami (Nasha in B’t X, Erika in Pokemon, Hello Kitty nell’omonima serie tv), Yukana Nogami (Honoka in Pretty Cure, Mei Ling in Cardcaptor Sakura, Kotetsu Isane in Bleach, Tessa in Full Metal Panic), Yuko Miyamura (Asuka in Evangelion, Kazuha in Detective Conan) e Yuka Imai (Renamon in Digimon Tamers), inoltre nel cast figurano anche altri nomi importanti come Yuji Ueda, Shinichiro Miki, Kappei Yamaguchi, Tomokazu Seki, Rika Fukami, Kazuki Yao e soprattutto una spumeggiante Kotono Mitsuishi (la celebre voce di Sailor Moon).
Molto gradevole è anche il comparto grafico e sonoro, con diverse sigle e canzoni eseguite da un gruppo chiamato Furil dietro il cui nome si nascondono le doppiatrici delle protagoniste. In particolare, le sigle saranno riprese in diverse versioni strumentali per accompagnare gli eyecatch e le scene di trasformazione/combattimento.
La serie si mostra come complementare al manga, di cui mantiene la trama di base ma modifica di quando in quando l’aspetto di alcuni personaggi o alcuni risvolti della storia. Vengono inoltre inseriti diversi personaggi assenti nel cartaceo ed episodi (quando non intere saghe) riempitivi o esclusivi dell’anime, che servono ad approfondire con più attenzione i personaggi, cosa che il manga, nello spazio limitato dei sei volumi, a volte tralasciava.
Insieme alla serie animata vennero realizzati diversi cortometraggi speciali (poi inclusi nell’edizione in laser disc) e video musicali delle Furil accompagnati da animazioni, poi raccolti in home video insieme ad interviste alle cantanti.
Dopo la conclusione della serie televisiva, fra il 1996 e il 1997, venne prodotto un breve seguito sotto forma di quattro OVA, Wedding Peach DX. Si tratta di quattro avventure dallo svolgimento piuttosto convenzionale per le protagoniste, ora dotate di nuovi poteri. Tutto lo staff della serie televisiva è confermato per questo seguito, che non raggiunge tuttavia, a livello di trama, i fasti della prima storia nonostante la superba realizzazione tecnica.
Lo scopo degli autori è tuttavia raggiunto. La serie animata, pur restando nell’ombra della “sorella maggiore” Sailor Moon e senza riuscire a lasciare una sua impronta nella grande storia del fumetto e dell’animazione nipponica, riuscì ad ottenere una certa notorietà durante il periodo di trasmissione, tanto da doverne realizzare un seguito. Si poterono dunque realizzare gli oggetti più disparati da essa ispirati: bambole, giocattoli ispirati agli oggetti magici che davano potere alle protagoniste, accessori per la scuola, anime comics, videocassette, laser disc, dvd, artbook della serie animata, videogiochi per Game Boy, Super Famicon, Playstation e Pc, diari, cercapersone, svariati dischi contenenti la colonna sonora, concerti delle doppiatrici con relativo merchandise.
L’angelo dell'amore è vertamente di cattivo umore!
Parlando della versione nostrana di Wedding Peach, direi che la frase standard che la protagonista pronuncia prima di ogni combattimento, ossia “L’angelo dell’amore è veramente di cattivo umore” (Ai tenshi Wedding Peach wa tottemo gokigen naname da wa), è perfettamente azzeccata per descriverla. Ma procediamo con ordine.
Quando Wedding Peach arriva in Italia, dapprima sottoforma di cartone animato, è l’estate del 2000. In realtà, la serie era già stata acquistata e doppiata, e con essa gli OAV, qualche anno prima, ma è stata trasmessa piuttosto in ritardo, quando ormai l’onda del successo di Sailor Moon e dei molti shojo che l’avevano accompagnata in tv si era spenta da qualche anno, difatti gli anime che andavano per la maggiore in quella lontana estate 2000, Dragon Ball Z e Pokemon, erano diretti ad un pubblico maschile. C’era dunque ancora spazio per un majokko sentai, nei palinsesti di allora?
Lo spazio fu trovato, tuttavia non nei consueti ambienti del pomeriggio, della mattina o dell’ora di pranzo, che erano occupati da serie di maggior successo. Wedding Peach fu infatti trasmesso nei Venerdì d’estate, fra l’una e le cinque del mattino, al ritmo di quattro o cinque episodi a settimana.
Il perché di questa assurda collocazione è a tutt’oggi inspiegabile e ha penalizzato parecchio la serie, di cui oggi, nel nostro paese, ben pochi sono a conoscenza, dal momento che nelle notti di Agosto si ha generalmente altro da fare piuttosto che guardare i cartoni animati in tv.
Del resto, Wedding Peach non è una serie né violenta né erotica, dunque riesce difficile immaginare il motivo di trasmetterla a tarda notte, nemmeno ci fossero dei temi scottanti da preservare.
Tuttavia, nonostante l’orario della programmazione fosse ben lontano dagli indiscreti occhi dei bambini (i quali erano però il primario bacino d’utenza della serie), Wedding Peach non giunse in versione integrale sui nostri teleschermi, anzi fu una delle opere più pesantemente e tristemente massacrate dalla censura.
Cominciamo dal titolo, che come di consueto per gli anni in cui la serie fu adattata, diventò un poco calzante I tanti segreti di un cuore innamorato, per continuare con l’ovvie eliminazione delle sigle originali sostituite da un brano omonimo di Cristina D’Avena dal testo decisamente poco pertinente con la trama della serie.
I nomi dei personaggi furono cambiati tutti quanti, con l’unica eccezione di Scarlet che si salvò avendo un nome inglese già in origine. Momoko divenne un’inspiegabile Sun Rose, mentre le amiche Hinagiku e Yuri assunsero i loro nomi da trasformate nonché traduzione inglese dei loro nomi nipponici, Daisy e Lily. Furono inoltre cambiati in nomi inglesi tutti quelli degli altri personaggi, sia che fossero angeli, demoni (i quali persero dunque i loro nomi simbolici legati agli elementi della natura quali Pluie, Aquelda, Cloud, Ignis o Potamos), compagni di scuola, fidanzati delle protagoniste o semplici comparse. Non ultimi, i simpatici Jama, i demonietti minori al servizio dei cattivi, furono tristemente ribattezzati “Folletti Cu-cu-settete”.
Il cast dei doppiatori vedeva le quattro protagoniste Momoko, Yuri, Hinagiku e Scarlet rispettivamente doppiate da Emanuela Pacotto (Nami in One Piece, Bulma in Dragon Ball, Rina Inverse in Slayers), Roberta Gallina Laurenti (Sailor Venus in Sailor Moon, Shaina/Tisifone in Saint Seiya), Giusy Di Martino (Sailor Mars in Sailor Moon, Camilla in Hamtaro) e Dania Cericola (Saori/Isabel in Saint Seiya, Yajirobei in Dragon Ball, Eriol in Cardcaptor Sakura), ma vi sono coinvolte anche molte altre note voci milanesi come Nicola Bartolini Carrassi (responsabile dell'adattamento), Patrizio Prata, Marco Balzarotti, Monica Bonetto, Flavio Arras e Simone D'Andrea.
Il cambiamento dei nomi, tuttavia, era una sorte che toccava a quasi tutte le serie giapponesi trasmesse nel periodo, quindi era in un certo senso “il male minore”. La censura, difatti, non si limitò a cambiare i nomi dei personaggi e il titolo della serie, ma persino la trama stessa, in quanto I tanti segreti di un cuore innamorato non narrava della guerra fra angeli e demoni bensì di quella fra due razze aliene, provenienti dal Pianeta Oscuro e dal Pianeta Sfavillante. Di rimando, neppure le protagoniste potevano trasformarsi in Angeli dell’amore, e dunque furono ribattezzate Principesse e Regine dei Cuori.
E’ da segnalare inoltre un adattamento delle formule di trasformazione e degli attacchi, così come dei dialoghi in generale, a dir poco grondante di miele e di zucchero, con frasi chilometriche e ridondanti cariche di parole come “amore”, “cuore”, “fiori”, “buoni sentimenti” nelle loro varianti. Anche la storia originale era molto “in rosa” (persino più del progenitore Sailor Moon), ma con l’adattamento italiano si è calcata un po’ troppo la mano rendendo il tutto pomposo e un po’ ridicolo e per questo la serie è rimasta invisa a molti, tra i pochi che hanno avuto la fortuna di vederla in quegli sparuti appuntamenti notturni.
Attualmente, pare che Mediaset abbia perso i diritti per la sua trasmissione e dunque la serie non possa più essere replicata. Non esiste una versione home video integrale della serie televisiva e l’unica cosa relativa a Wedding Peach che è possibile trovare in Italia, pur con molta fortuna, sono le videocassette di Wedding Peach DX, pubblicate da Dynamic Italia qualche anno prima della trasmissione della serie televisiva e mai rieditati in dvd. Il cast di doppiaggio è lo stesso della serie, ma i nomi utilizzati sono quelli originali giapponesi.
Fra la fine del 2004 e i primi mesi del 2005, sull’onda del rinnovato interesse per il genere majokko sentai creato dai successi di Tokyo Mew Mew e dalle repliche estive di Sailor Moon, la Star Comics pubblica i sei volumi del manga, che però, nonostante l’edizione dignitosa e piena di editoriali, curiosità e interviste esclusive all’autrice, non riscontra un grosso successo, finendo per essere spostato in fumetteria a metà della corsa. Del resto, in Italia sono in pochi a conoscere Wedding Peach, a causa dell’opinabile scelta di mandarne la serie televisiva d’estate e a tarda notte, dunque questa storia non poté mai raggiungere la popolarità che invece ottenne in patria.
Rimangono invece inediti nel nostro paese gli altri manga relativi alla serie e qualsivoglia oggetto di merchandising.
Note dell'autore
Desidero ringraziare lo staff di Sakuramagazine per avermi concesso l’uso di materiale tratto dal loro sito, consistente nella loro traduzione in lingua italiana di Momoyome, rubrica curata dalla stessa Nao Yazawa sul suo sito personale che contiene diversi aneddoti e curiosità raccontati dall’autrice e riguardanti la sua esperienza relativa alla creazione di Wedding Peach. Per chi volesse approfondire il discorso sulla creazione del manga che ho raccontato nella prima parte dell’articolo, consiglio la lettura del sito sopraccitato.
Infatti io avevo comprato i primi volumi in edicola, ma fu una di quelle tante serie di quegli anni che non ho mai concluso causa spostamento in fumetteria.
Grazie dell'articolo, molto interessante!
Sapete che i diritti italiani erano della Dynamic Italia, che li rivendette a Mediaset ?
Per quello Dynamic fece uscire gli OAV , perché pensava che da li a poco Mediaset li avrebbe trasmessi in tv.
Invece la tenne in magazzino a marcire per poi sbatterli a tarda notte.
Perchè?
I motivi sono uno dei due : o dopo le polemiche della 5 serie di SM, Mediaset aveva paura a trasmettere un anime simile, o forse non volevano mandare in onda un anime di cui non avevano la licenza diretta col Giappone, ma che apparteneva a un concorrente.
Perché comprarlo, allora ?
Semplice , per toglierlo a una possibile concorrenza.
Pensate che avevano intenzione di comprare anche la serie di Cutey Honey Flash sempre da Dynamic , ma poi non se ne fece nulla ...
Ha avuto il merito di farmi conoscere l'autrice del manga, che ho anche incontrato dal vivo a Tokyo e con cui corrispondo spesso via social network. Contento che arrivi un altro suo manga in Italia prossimamente, ma avrei voluto più amore per lei e per Wedding Peach, che in versione manga è quello meglio disegnato tra tutti i suoi colleghi, con buoni effetti speciali, un'ottima caratterizzazione visiva dei personaggi e combattimenti molto movimentati e chiari, e che in versione anime ha una grafica e delle musiche stupende.
La sigla, come sempre nelle trasposizioni Mediaset di quegli anni, c'entrava poco con la storia, ma era carina:
Di sicuro sarà andata così, peccato perchè come serie non era male, forse ci avessero puntato di più sopra avrebbe potuto uscirne fuori un discreto successo, anche nel merchandise (visto che le bambine adorano gli abiti da sposa!).
Se non sbaglio non si diceva tempo fa che Cutie Honey Flash l'aveva acquistata la Rai e aveva cambiato nome a Honey in Letizia, ma anche quella mai trasmessa in televisione?
Ma, dubito che il merchandising avrebbe tirato, perché Sailormoon a parte, tutte le sue imitazioni in italia hanno venduto nulla , come bambole: Slayer, Rayearth, Sakura , Pretty Cure .. di Mew Mew mi pare manco sono uscite da noi le bambole, oppure no ?
Sta storia di Honey/Letizia è la classica leggenda urbana internettiana ...
Magari le loro minigonne inguinali che tanto facevano impazzire gli otaku ( e anche perché non c'era ancora il porno su internet ) ?
Cmq trovo WP un anime discreto, ben disegnato ( specie le gambe femminili), con musiche bellissime, ma storia così e così.
Insomma, una versione "povera" di Sailormoon e si vede ( e il successo non è stato manco paragonabile alla progenitrice).
E poi, quell' eccessiva sexsualizzazione delle protagoniste avrà magari tenuto lontano il pubblico femminile delle ragazzine , invece di attirarlo.
Non a caso, da Mew Mew e Pretty Cure in poi , i costumi cominciano ad essere un poco più castigati e meno erotici .
Tempi che cambiavano, ovviamente.
Non credo che il problema sia la "sessualizzazione" delle protagoniste (che, a parte gli OAV, non è chissà poi quanto marcata, sono ovviamente belle e gnocche perché questo voleva la grafica degli anime dell'epoca), oltretutto i costumi delle Mew Mew sono anche peggio a livello di accalappia-otaku, dato che hanno pure orecchie da animale varie per attrarre pure un altro tipo di pubblico. Precure fa storia a sé perché il target è più basso (fonte: Hisashi Kagawa, che ha lavorato ai tempi a Sailor Moon e poi a varie cose delle Precure), motivo per cui non ci sono nemmeno storie d'amore che non interessano alle bambine dell'asilo (target primario) a cui importa solo di comprare giocattoli.
Non si possono fare ragionamenti solo in termini commerciali : ci sono un sacco di anime dal successo enorme all' uscita che poi i giapponesi dimenticano come nulla fosse .
Il problema di WP è che la storia non è chissà cosa , e i personaggi abbastanza piatti e poco carismatici .
Ricordo che pure una delle doppiatrici con cui parlai all' epoca ( la Pacotto? La Gallina ?) mi disse che all' inizio non lo trovava nulla di che .
Le MM penso fossero molto meno maliziose nei costumi delle WP e pure di SM; d'altronde i giappi già con SM ( che fu un successo enorme nel Mondo) , ebbero problemi con la censura all estero , e per evitare che le serie clone di SM potessero rimanere tagliate fuori dai ricchi mercati occidentali, decisero di renderle più"soft" ( è accaduto pure con i seguiti di Dragon Ball e Saint Seiya, dove è sparito tutto il sangue presente nelle vecchie serie )
Personalmente, trovo che la serie più bella tra tutte quelle che hanno seguito il filone sailormuniano , sia Princess Tutu, che però era una via di mezzo tra SM e le classiche maghette ( come CC Sakura, che guarda caso, è stato uno dei più grossi successi post SM )
Bè, basta saltare la sigla e guardarselo sul Tubo, se c'è ancora.
Anche perché non è stato doppiato da Verducci, ma dalla Play Media ( quindi, niente doppiaggi pezzenti verducciani )
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