Do you love anime?
Se siete fra coloro che amano sbirciare oltre lo schermo e conoscere vita, morte e miracoli dei personaggi anime e manga preferiti, l’editore romano Iacobelli ha pensato a una collana di libri su misura per voi: “I Love Anime”. Molti di questi personaggi sono autentici titoli di culto, tanti prelevati dall’immaginario degli anni Settanta. Tutti trattati con piglio analitico o altamente passionale con al seguito un importante apparato iconografico. Ogni volume è dotato di 128 pagine a colori con schede e approfondimenti.
Ci raccontano qualcosa dei loro libri i giovani autori della collana.
(Interviste a cura di Mario A. Rumor. Si ringrazia l’Ufficio Stampa di Jacobelli Srl. Stefania Baldazzi)
Parla l’autore Alessandro Montosi
Cosa ti ha convinto a dedicarti a questi tre idoli del mondo anime?
I motivi che mi hanno spinto a occuparmi delle serie robotiche nagaiane (i Mazinga, Jeeg e Goldrake) sono molteplici. Prima di tutto affettivi: fu infatti attraverso alcune pellicole super 8 di episodi di Goldrake, Mazinga Z e di altri anime che nel 1986 scoprii il mondo dell’animazione giapponese, così diverso, sfaccettato e coinvolgente rispetto ai più tradizionali cartoon americani. Da allora quei personaggi e quelle storie hanno continuato ad affascinarmi, spingendomi a fare la conoscenza delle altre opere nagaiane (Grande Mazinga, Jeeg, Getter Robot, Devilman, ecc…) e del vasto mondo dell’animazione giapponese. Proprio per il grande affetto che mi lega ai robot di Nagai, ho deciso di impegnarmi per creare delle opere di critica che potessero smentire le accuse e le critiche che negli anni hanno dovuto subire nel nostro Paese, cercando anche di dare a questi anime la giusta importanza e il corretto valore culturale che essi meritano.A te l’onore di presentarci i tuoi tre libri.
Il volume dedicato ai “Mazinga” racconta l’origine e l’epopea del primo robot gigante guidato internamente da un pilota: Mazinga Z! Questo robot è un personaggio fondamentale all’interno della storia dell’animazione nipponica. Purtroppo nel nostro Paese è arrivato solo nel 1980 (dopo che erano già arrivati Goldrake e molti altri robot) e in modo parziale (solo 51 puntate piene di tagli, rispetto alle originarie 92). Oltretutto ha goduto di pochissimi passaggi televisivi e quindi non è molto conosciuto e apprezzato dai fan italiani che, a volte, finiscono per confonderlo col Grande Mazinga, che ne è in realtà la prosecuzione. Come se non bastasse, a creare confusione, ci si sono messi anche alcuni film di montaggio realizzati in Italia come Mazinga contro gli Ufo Robot o Mazinga contro Goldrake. Il volume si pone quindi l’obiettivo di fare chiarezza su quali e quanti sono i Mazinga (nel tempo se ne sono aggiunti anche altri, come Mazinkaiser) e sui reali rapporti che legano Mazinga Z al Grande Mazinga e a Goldrake (il terzo capitolo della saga).
“Jeeg Robot – Cuore & Acciaio” approfondisce invece un’altra delle serie robotiche più celebri nel nostro Paese. Sebbene essa sia nata da una richiesta di una ditta costruttrice di giocattoli, la serie di Jeeg venne dotata da Nagai, dai suoi collaboratori della Dynamic Planning e dalla Toei, di numerosi elementi innovativi (è il protagonista a trasformarsi nella testa del robot, divenendo tutt’uno con esso!), di accurati riferimenti storici all’antico Giappone (si veda, ad esempio, le autentiche statuette Haniwa citate nell’anime o la presenza di Yamato Takeru in un episodio, un antico e leggendario guerriero nipponico la cui esistenza è avvolta nel mito) e di personaggi dotati di una complessa caratterizzazione psicologica che si evolve nel corso delle puntate (il protagonista Hiroshi imparerà sia a fare affidamento sugli altri, sia a capire come mantenere unita la propria famiglia). Largo spazio anche ai retroscena della genesi della sigla italiana, ai giocattoli dei Micronauti e alle analogie tra Jeeg e film come Speed e Hols il principe del sole.
“Goldrake”, infine, racconta l’origine di questa serie in Giappone e il suo successivo sbarco in Italia, segnando l’inizio di una nuova era culturale nel nostro Paese. Con Goldrake diventa evidente come un cartone animato possa anche trattare argomenti drammatici come la morte o analizzare i sentimenti dei personaggi che arrivano anche a soffrire duramente per amore (le tragiche storie di Naida e Rubina che sconvolgono il protagonista). In Goldrake si affaccia in modo molto evidente anche il ricordo dell’orrore di Hiroshima e Nagasaki, attraverso il racconto della devastazione della Stella Fleed, distrutta e avvelenata dalle armi radioattive delle forze di Vega. Inoltre Goldrake affronta anche il difficile e attuale tema del terrorismo (nell’episodio 59 della serie rimasto però inedito in Italia).
Manga e anime: cosa ami di queste serie?
Secondo me, le serie robotiche nagaiane trovano una maggior forza espressiva nelle versioni animate. I manga legati ad esse sono spesso molto brevi (Jeeg è formato da due volumi, in cui la storia e i personaggi appaiono meno affascinanti e poco approfonditi rispetto all’anime), oppure presentano caratterizzazioni dei personaggi principali che differiscono notevolmente da quelle negli anime (il caso estremo è il manga di Goldrake realizzato da Gosaku Ota, dove il protagonista Duke Fleed appare più giovane e immaturo rispetto alla controparte animata). Per ciò che riguarda la saga dei Mazinga realizzata da Gosaku Ota (Mazinga Z, Grande Mazinga e Goldrake), meritano particolare attenzione le storie mai raccontate nei rispettivi anime (ad esempio nel manga di Mazinga Z viene svelato interamente il passato del dottor Hell), gli episodi che hanno poi influenzato le serie animate e i collegamenti narrativi che Ota crea per legare strettamente Goldrake ai due capitoli precedenti.
Dei Mazinga e di Goldrake, esistono anche i manga realizzati da Go Nagai, il più interessante dei quali è Mazinga Z. È da lì che tutto ha avuto origine ma, per ora, se ne attende ancora la pubblicazione in Italia. Il manga di Goldrake realizzato da Nagai è invece parzialmente edito nel nostro paese (esiste del materiale inedito!), ma si limita ad abbozzarne la storia e gli sviluppi narrativi, preferendo concentrarsi su scontri spettacolari tra Goldrake e i due Mazinga (combattimenti assenti nell’anime).
Esiste anche un affascinante manga nagaiano intitolato Mazinsaga (realizzato negli anni Ottanta), in cui la trilogia robotica viene rielaborata in chiave più matura e drammatica, ma purtroppo è rimasto in sospeso da molti anni. Peccato!
L’attrattiva di questi personaggi anni Settanta per il pubblico di oggi?
Innanzitutto c’è da dire che i personaggi delle serie robotiche nagaiane degli anni Settanta, rappresentano l’inizio del filone dei robot giganti che si sarebbe poi sviluppato in seguito. A chi vuole comprendere meglio serie come Evangelion, consiglio di approfondire la conoscenza dei robot nagaiani, per individuarne i punti di contatto: ad esempio già in Mazinga Z veniva conferito significato ambivalente al robot protagonista (giocando sui termini “Ma”, demonio, e “Jin”, dio, che lasciano intendere come il robot sia una sorta di dio-demone), caratteristica che ritroviamo anche negli Eva guidati da Shinji Ikari e dalle sue due compagne, che sono qualcosa di molto più inquietante di semplici robot. Per quanto riguarda gli aspetti dei protagonisti nagaiani che potrebbero creare interesse nel pubblico odierno, provo così a sintetizzare:
Koji Kabuto (Mazinga Z): è il classico adolescente impulsivo e irresponsabile, che si trova improvvisamente coinvolto in qualcosa di molto più grande di lui (caratteristiche che lo accomunano a moltissimi altri protagonisti di anime di tutti i tempi). Dovrà così allenarsi lungamente per imparare a guidare il proprio robot e imparare a fare affidamento su tutta la propria forza d’animo e sulla propria astuzia, per cercare di uscire vivo da situazioni disperate.
Tetsuya Tsurugi (Grande Mazinga): orfano di entrambi i genitori, venne adottato in tenera età dal dottor Kenzo Kabuto (padre di Koji) che lo sottoporrà ad estenuanti allenamenti per prepararlo alla guerra contro il regno di Mikene, privandolo però di qualsiasi svago. Combattente formidabile, Tetsuya dovrà fare i conti sia con antichi traumi infantili e paure (come quella della morte) che riaffioreranno nel corso della serie.
Hiroshi Shiba (Jeeg): è un abile pilota di Formula 1 destinato a promettente carriera. Ma all’improvviso vede andare in pezzi tutti i suoi sogni: il padre viene ucciso dai soldati della regina Himika e lui inizia a scoprire segreti insospettabili sulla propria esistenza. Chi e cosa sono realmente io? Quali sono le cose più importanti nella vita di un uomo? si chiede ripetutamente. L’evoluzione di Hiroshi, nel corso dell’intera serie, lascia ancora oggi stupefatti.
Daisuke Umon/Duke Fleed (Goldrake): originario della Stella Fleed, Daisuke (da noi meglio noto come Actarus) cerca di integrarsi all’interno della società terrestre cercando invano di dimenticare gli orrori vissuti sul pianeta natale. Malinconico, tormentato, Daisuke odia la guerra e la violenza, ma all’arrivo degli invasori di Vega sulla Terra si rende conto che è l’unica speranza di salvezza per il pianeta.
Per quale ragione hai scelto questo personaggio degli anime?
Heidi è arrivata in Italia nel 1978, lo stesso anno in cui sono nata io. Mio padre mi ha fotografata, da piccolissima, incantata a guardarne un episodio davanti alla tv, dunque... la mia è una passione che parte da molto lontano! Inoltre, ho avuto la fortuna di conoscere personalmente Takahata Isao e di potermi immergere per qualche giorno nella sua grande intelligenza e umanità, esperienza che considero tra le più preziose della mia vita. È un grande onore per me poter scrivere di Heidi, un personaggio nato (o, meglio, “rinato”) dalla sensibilità e dal genio di Takahata.

Il libro offre l’occasione a tutti di ricordare un personaggio amato dell’infanzia (e non solo), di approfondire la conoscenza dell’anime e di tutto ciò che sta dietro la sua produzione, e di divertirsi scoprendo curiosità legate a Heidi e al suo mondo.
Cosa ami del personaggio della serie televisiva?
Heidi è una bambina forte, che affronta ogni difficoltà della vita con l’ingenua sincerità dei bambini. Mi piace la sua dolcezza, l’incredibile empatia che ha con gli animali, la sua infantile irruenza e semplicità. Da un punto di vista tecnico, l’animazione ancora “grezza” di Takahata e Miyazaki, che all’epoca della produzione di Heidi forse non sognavano ancora di fondare lo Studio Ghibli e di realizzare i capolavori successivamente realizzati, possiede in sé tutta l’arte e la comunicatività che contraddistingueranno in seguito i lavori di questi maestri: Heidi piace a me e al pubblico italiano da più di trent’anni, e basta guardarne un paio di episodi per capire perché!
Qual è l’attrattiva oggi di un personaggio anni Settanta, soprattutto per le nuove generazioni di spettatori?
Heidi non porta i pantaloni a zampa d’elefante! Scherzi a parte, il cartone animato di Heidi affronta tematiche sempre attuali, quali lo scontro tra l’infanzia e l’età adulta, ma soprattutto l’amore per la natura e l’amicizia. Questi argomenti, insieme al modo delicato e intelligente con cui vengono trattati, ne fanno un classico dell’animazione per l’infanzia.
Per quale ragione hai scelto di scrivere di Candy Candy?
Era uno dei titoli previsti della collana e sono stata una fan storica di Candy, per ragioni anagrafiche; avevo partecipato anche al concorso indetto dalla rivista Telepiù, e collezionato materiale in tema. In tempi più recenti ho aperto uno dei pochi siti internet in italiano dedicati a lei.

Nel mio libro cerco di presentare il personaggio di Candy sia ai nostalgici, inserendo aneddoti e ricordi, sia alle persone più giovani che non hanno avuto modo di vivere la passione per un cartone animato giapponese in un’epoca in cui erano guardati con sospetto. Mentre lo scrivevo pensavo a come lo avrei presentato a mia nipote Stefania, che ha cinque anni, e che prima o poi lo conoscerà.
Manga e anime, cosa ti piace di Candy?
Sono più legata all’anime per ragioni nostalgiche e di fandom, perché la serie è sempre stata più popolare del manga. Del fumetto di Yumiko Igarashi apprezzo la cura dei particolari e i toni a tratti più adulti del cartone animato.
Qual è l’attrattiva di un personaggio anni Settanta come Candy?
È un personaggio femminile forte, una ragazza che prende in mano la vita, cercando di realizzare i suoi sogni, senza calpestare il prossimo, amando la natura e vivendo in libertà, spesso lottando contro le ingiustizie. Sembra retorico, ma c’è bisogno di una Candy come modello per le ragazzine di oggi: un personaggio non melenso ma che faccia sognare.
Il motivo per cui hai scelto madamigella Oscar?
In realtà un motivo pratico, quando mi è stato chiesto di scegliere un personaggio Oscar era quello di cui avevo più materiali in casa (e dato che, come al solito, tutto doveva essere fatto in una manciata di giorni...).

Spero sia un libro piacevole da leggere, non un saggio pesante ma un bel concentrato di informazioni sul personaggio e sul mondo che gli ruota attorno.
Manga e anime, cosa apprezzi di Lady Oscar?
Mi piace tutto, anche se ovviamente l’anime è un prodotto più maturo rispetto al manga: di solito avviene il contrario, ma in questo caso Riyoko Ikeda era alle prime armi, quindi i primi capitoli erano un po’ acerbi.
Quale attrattiva ha oggi un personaggio degli anni Settanta?
L’attrattiva è che non è un personaggio degli anni Settanta: in altre parole è ancora oggi leggibile o visionabile con grande piacere e interesse. La sua forza sta, oltre che nella storia, nelle vicende storiche e nei personaggi. Le loro personalità sfaccettate sono incredibili. Non solo quella di Oscar. La regina Maria Antonietta viene, giustamente, vista con luci e ombre, proprio come fu la vera Antonietta. C’è più storia nella personalità di un buon personaggio che in mille avventure.
Un saluto a Naco, che ho incontrato di recente in fumetteria ^___^
Non è mica detto, Naco, io dopodomani ne discuto una su Satoshi Kon.XD
Capisco che siano mostri sacri dell'animazione, ma alla fine sembra che si concentrino sempre e solo su Lady Oscar, Mazinga e compagnia bella ^^' l'animazione giapponese non é ferma agli anni '70/'80.
Qualcosa di più dettagliato ed ampio sarebbe più gradito per tutti.
Effettivamente le versioni rilasciate "uguali al vecchio cesso" potevano risparmiarsele, io mi sarei anche preso volentieri Dirty Pair, ma così tanto vale farne a meno...a volte non capisco certe stretegie editoriali.
Che sia colpa degli ingegneri gestionali che vengono assunti sperando sappiano fare gli economisti "con l'extra"?
LoL scusate la frecciatina ma è dovuta...
aspetto di vedere il volume dedicato a versailles no bara
Interessantissimo il tuo discorso. Il fatto che io non capisca le politiche editoriali di società come Yamato segue il tuo ragionamento. Se è vero che mancano le basi per poter parlare di anime come vero e proprio medium di comunicazione, perchè le case italiane che si occupano della distribuzione di anime, non pubblicano opere maggiormente mature, dedicate ad un pubblico che di info superficiali su Cdz, Goldrake, Heidi, etc... sa già vita, morte e miracoli? Anche sforzandomi, non riesco ad identificare un target per questa collana. Se sei appassionato non li compri perchè troppo superficiali, se non sei appassionato non compreresti mai un libro su Lady Oscar, CdZ, Heidi, etc... Mah, mistero!
"Prima di tutto affettivi: fu infatti attraverso alcune pellicole super 8 di episodi di Goldrake, Mazinga Z e di altri anime che nel 1986 scoprii il mondo dell’animazione giapponese, così diverso, sfaccettato e coinvolgente rispetto ai più tradizionali cartoon americani"
Io, seppur infante, mi ricordo di aver avuto degli episodi di Goldrake su bobina da videoproiettore muto, proiettati sul muro, che tempi ragazzi...
Concordo sulla teoria della tesina, 128 paginette, con la solita solfa del visto e rivisto, da discutere col prof. bendazzi.
Forse la casa editrice avrà pensato allo spirito collezionistico dei vecchi nostalgici, tuttavia i cartoni sono tanti, tantissimi, l'editore publbicherà i soliti noti e se ne laverà le mani dopo i primi 15-20 titoli cult.
Poi con Internet che ha siti a volontà di fan che curano nel minimo dettaglio e per di più gratis i soliti titoli cult, che senso ha uscire con una collana editoriale del genere.
Nella fattispecie preferisco di gran lunga Il Dizionario dei Cartoni Animati come genere editoriale se proprio devo, quelli almeno (si spera) hanno fatto un'opera originale.
Pika et ciù!
Non mi è piaciuta una frase di Davide Castellazzi che afferma di aver dovuto fare tutto il lavoro con Lady Oscar in una manciata di giorni.
I lavori fatti di corsa se li possono tenere.
Sugli autori conosco Castellazzi e la Scrivo (autrice di un bel libro insieme a un'altra ragazza "Con gli occhi a mandorla" o qualcosa del genere). In materia anime-manga i lavori di Pellitteri e Posocco li preferisco.
bha che cose pietose.
I titoli in questione sono leggende di cui anche chi non ha visto quasi nulla sa praticamente tutto...
Oltre a capitare in un periodo un pò cosi richiama un pubblico legato quasi esclusivamente a ricordi affettivi..
O avesse preso in considerazione titoli non meno noti ma solo piu recenti sicuramente riscontrerebbe un successo maggiore...
Personalmente non ho preso in considerazione qst opera perchè non mi attrae al momento..
Ma in futuro iniziative simili potrebbero avere più presa sia su di me che su gli altri appassionati..
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