Kinnikuman 1Pensando alla pop culture degli anni ’80, uno degli elementi più importanti che salta subito alla mente è quello del wrestling professionistico. In fondo, chiunque di noi abbia vissuto quegli anni anche solo di striscio ricorda chiaramente nomi come Hulk Hogan, Macho Man, Andrè The Giant, Brutus Beefcake, Ted Arcidi, Hercules Hernandez, i Legion of Doom o Iron Sheik.
Il wrestling professionistico – o, come è noto nel Sol Levante, “pro-resu” – fra gli anni ’50 e gli anni ’80, era altrettanto popolare anche in Giappone, oltre che negli Stati Uniti. Si pensi, del resto, al successo di Tiger Mask, icona sportiva e animata che negli anni ’70 incantò il Giappone a suon di pugni, calci e prese, attraverso svariati atleti reali che ne indossarono i panni, il manga o la celeberrima serie animata.
Sul finire degli anni ’70, fece la sua comparsa sui ring cartacei ed animati di tutto il Giappone un personaggio che raggiunse ben presto la popolarità di Tiger Mask, confermandosi come uno dei wrestlers più amati che l’animazione, il fumetto e i videogiochi giapponesi ci abbiano mai regalato: Kinnikuman.

ROUND 1 – MUSCOLI E RISATE

Dopo una serie di episodi pilota, Kinnikuman esordisce nel 1979 sulle pagine di Shonen Jump della Shueisha, dove durerà con successo sino al 1987, venendo poi raccolto in 37 volumi. Autori dell’opera sono un duo noto come Yudetamago (“uovo bollito”), composto dallo sceneggiatore Takashi Shimada e dal disegnatore Yoshimori Nakai.
Protagonista della storia è un personaggio oltremodo bizzarro, con labbra carnose, una strana maschera sul volto, muscoli molto sviluppati e un bizzarro marchio con la forma dell’ideogramma “niku” (carne) sulla fronte, che risponde al nome di Suguru “Kinnikuman” Kinniku.
Kinnikuman mangaTrattasi dell’ultimo dei supereroi, il più incapace, il più sfortunato, al punto che le autorità si trovano (controvoglia) a domandare il suo aiuto contro i malvagi mostri spaziali che invadono la Terra solo nel malaugurato caso in cui tutti gli altri supereroi, giapponesi o americani che siano, non siano disponibili.
I poteri del nostro Kinnikuman, del resto, sono tutt’altro che eccezionali, poiché oltre ad una prodigiosa forza muscolare e al consueto “beam” di cui tutti i supereroi nipponici sono dotati, le sue facoltà (di cui il marchio “niku” è un bizzarro contatore) consistono in puzzette e un ingigantimento a dismisura del suo corpo e derivano dall’aglio che ingerisce.
Il protagonista, inoltre, va pazzo per il gyuudon (piatto tipico giapponese consistente in una ciotola di riso con straccetti di manzo) e le belle ragazze, nonostante alla vista sia tutto meno che eroico.
L’intenzione originale degli autori era quella di realizzare una parodia di Ultraman e dei molteplici supereroi dei telefilm giapponesi in voga in quel periodo. Difatti, il nome “Kinnikuman” ricorda molto quello di Ultraman e nasconde in sé diversi giochi di parole. Il significato letterale del nome è “Uomo-muscoli” (dall’unione del giapponese “kinniku”, che vuol dire “muscoli”, e dell’inglese “man”), ma vi è anche un gioco di parole con “ninniku”, che significa aglio, essendo proprio l’aglio la fonte primaria dei poteri del nostro scalcinato eroe.
I primi capitoli della storia, difatti, ricalcano molto gli schemi del gag manga e presentano, in maniera episodica ed umoristica, gli scontri di Suguru e diversi mostri che minacciano il Giappone. In seguito, la storia cambia quasi completamente registro, complice anche l’incontro col minuto compatriota Meat, che rivela a Suguru un’inattesa verità sulle sue origini: il nostro non è, come credeva, un terrestre sui generis, ma il principe ereditario del pianeta Kinniku, patria dei più leggendari fra i grandi eroi dell’universo intero, finito sulla Terra da neonato per via di un assurdo equivoco.
Compito di Meat sarà quello di riportare Suguru sulla retta via e di allenarlo per bene affinché diventi un grandissimo Choujin, ossia un supereroe-lottatore di wrestling spaziale degno di assurgere al trono del pianeta Kinniku.
Che agli autori piacesse ironizzare sul wrestling lo si intuiva già dal primo capitolo e dalla presentazione del protagonista, ma non si poteva immaginare che avrebbero prima o poi trasformato la loro parodia di Ultraman in una parodia del pro-wrestling. Dal ventottesimo capitolo in poi, difatti, Kinnikuman diventa a tutti gli effetti un manga sul wrestling, pur rimanendo comunque ammantato di un’aria di demenzialità e ironia dilagante. Gli avversari di Suguru saranno lottatori provenienti da tutto il mondo e anche dai più bizzarri pianeti dell’universo. Una parata di personaggi strambi sia a livello grafico sia per le tecniche di combattimento assolutamente fuori di testa da loro utilizzate. Tra questi, i più popolari che vale la pena di citare sono il biondo cowboy texano Terryman, l’enigmatico inglese mascherato Robin Mask, il marzialista orientale Ramenman, i nazisti Brockenman e Brocken Jr., il lottatore di sumo Wolfman e lo spagnolo Buffalo Man.
Kinnikuman 2Nel corso del suo svolgimento, il manga di Yudetamago si colora di una girandola di personaggi assurdi, demenziali e carismatici, la cui più importante caratteristica era quella di un citazionismo folle e una maniacale attenzione agli stereotipi dei vari paesi d’origine dei lottatori e delle loro culture. Abbiamo personaggi che sono parodie di gente che lavorava nella redazione di Shonen Jump (come l’editor Kazuo Nakano, qui diventato commentatore, o Kazuhiko Torishima, che i lettori dei manga di Akira Toriyama sicuramente conosceranno) o parodie di wrestlers o sportivi realmente esistenti (come ad esempio Chavo Guerrero senior, Abdullah The Butcher, Mil Mascaras, Peter Maivia, Roddy Piper, Ed Farhat, Dusty Rhodes, Chiyonofuji Mitsugu). Gran parte dei lottatori, invece, furono creati dai lettori stessi tramite un apposito concorso organizzato dalla rivista.
Da un semplice manga comico in stile anni ’70 che era, dunque, Kinnikuman si fa ben presto uno dei più grandi successi di Shonen Jump e uno dei padri fondatori dello shonen di combattimento, che sarà il genere più apprezzato fra le pagine della rivista nel corso degli anni ’80. E’ facilmente intuibile il legame fra il tipo di disegno, caricaturale e bizzarro, nonché l’umorismo del duo Yudetamago e quelli di Hideo Azuma o di Akira Toriyama, il cui Dragon Ball, peraltro, presenta non poche affinità con gli strambi tornei di lotta che ci presenta Kinnikuman.
Per il nostro strano eroe, dunque, arriva ben presto il successo, non solo all’interno della sua storia, ma anche quello della critica, che assegna a Kinnikuman lo Shogakukan Manga Award nella categoria Shounen nell’anno 1985, e quello del pubblico, che apprezza sempre di più la serie e i suoi personaggi.


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