Riportiamo un interessante articolo di Davide Castellazzi, dal suo blog fumetti&robot:
MUMBLE MUMBLE… 18
Il copyright nella terra dei manga
«La tutela del diritto d’autore assume in Giappone dei risvolti leggermenti inquietanti, fatti di eccessi di controllo e di larvate minacce. Chi scrive non è un legale e non ha una conoscenza approfondita del diritto nipponico, quindi le riflessioni che seguono sono esclusivamente frutto di anni di esperienze personali, costantemente a contatto con editori e autori giapponesi. Inoltre, preciso subito di essere uno strenuo difensore del diritto d’autore, ma ritengo che che certe prese di posizione “estreme” siano insensate e creino più danni che vantaggi agli autori e alle loro opere.
Il problema di fondo consiste nel fatto che gli editori giapponesi non riconoscono, nemmeno minimamente, il diritto di citazione. In altre parole l’utilizzo di anche una sola immagine per illustrare un articolo, una recensione, un saggio dedicato a un loro fumetto, viene da loro etichettato come “pirateria”. Una rivista come Scuola di fumetto, per esempio, è per gli editori giapponesi impensabile (infatti in Giappone le riviste di informazione sui manga sono quasi inesistenti), dato che per ogni immagine andrebbe richiesta autorizzazione alla rispettiva casa editrice. E il problema non si limita al fatto di dover chiedere un permesso (cosa lunga e faticosa, ma fattibile), bensì si ingigantisce di fronte alle conseguenze della richiesta. L’editore giapponese, infatti, per concedere anche una sola immagine chiederà di leggere l’articolo (e subito si prospetta il problema della libertà di stampa, dato che non prenderà con benevolenza nessuna critica), magari vorrà del denaro per l’utilizzo dell’immagine, spesso obietterà che non vuole che su una stessa pubblicazione siano presenti suoi manga vicino a manga di editori concorrenti. Insomma, paralizzerà per mesi la pubblicazione, rendendo l’atto di cortesia iniziale (la richiesta di autorizzazione a usare l’immagine) una vera e propria mina vagante.
Tutto ciò diventa ancora più paradossale di fronte al fatto che in realtà gli editori giapponesi il più delle volte non possiedono i diritti dei manga, i quali restano saldamente nelle mani degli artisti (al contrario di alcuni editori occidentali, come Disney o Marvel, che hanno il controllo totale sui propri personaggi). In pratica, l’editore svolge un ruolo da intermediario, quasi da agente, ma non può disporre a piacimento dell’opera altrui. Infatti, i mangaka devono dare il proprio benestare prima che l’editore firmi un contratto per un’edizione estera. Si penserà allora che siano gli artisti a essere così gelosi e protezionisti nei confronti dei loro lavori. Spesso, invece, non è così, sono al contrario ignari, o indifferenti, di fronte al “pressing” delle case editrici.
Per fare un esempio pratico, quando ero editor dell’edizione italiana di un manga di Toshiki Yui chiesi all’autore una piccola intervista da pubblicare in appendice all’albo. Molto cortesemente, Yui acconsentì volentieri. Una volta pubblicato il manga, però, ricevetti un severo rimprovero dalla casa editrice giapponese, la Shueisha, che, in sintesi, mi chiedeva chi mi avesse autorizzato. A parte l’illogicità della domanda (era ovvio che mi avesse autorizzato l’autore, dato che era stato lui a rispondere alle domande), sorprendente fu il fatto che anche Yui rimase molto meravigliato della cosa, dato che giustamente riteneva di potere concedere interviste a chicchessia e dato che i diritti del manga erano in ultima istanza suoi.
Gli editori nipponici, insomma, cercano di mantenere un controllo strettissimo sulle opere che pubblicano, anche quando non ne hanno un vero diritto e anche quando questo diventa deleterio, dato che tende a bloccare una maggiore informazione (e quindi pubblicità) sui manga. Certamente un Dragonball e un One Piece (tanto per fare due nomi), già estremamente popolari in tutto il mondo, non necessitano di pubblicità, ma serie e autori meno commmerciali e meno noti possono solo ottenere dei vantaggi da una rassegna stampa che li presenti a un pubblico che ancora non li conosce. Un concetto che i grandi editori giapponesi (o i loro modesti funzionari) ancora non sembrano avere compreso».
MUMBLE MUMBLE… 18
Il copyright nella terra dei manga
«La tutela del diritto d’autore assume in Giappone dei risvolti leggermenti inquietanti, fatti di eccessi di controllo e di larvate minacce. Chi scrive non è un legale e non ha una conoscenza approfondita del diritto nipponico, quindi le riflessioni che seguono sono esclusivamente frutto di anni di esperienze personali, costantemente a contatto con editori e autori giapponesi. Inoltre, preciso subito di essere uno strenuo difensore del diritto d’autore, ma ritengo che che certe prese di posizione “estreme” siano insensate e creino più danni che vantaggi agli autori e alle loro opere.
Il problema di fondo consiste nel fatto che gli editori giapponesi non riconoscono, nemmeno minimamente, il diritto di citazione. In altre parole l’utilizzo di anche una sola immagine per illustrare un articolo, una recensione, un saggio dedicato a un loro fumetto, viene da loro etichettato come “pirateria”. Una rivista come Scuola di fumetto, per esempio, è per gli editori giapponesi impensabile (infatti in Giappone le riviste di informazione sui manga sono quasi inesistenti), dato che per ogni immagine andrebbe richiesta autorizzazione alla rispettiva casa editrice. E il problema non si limita al fatto di dover chiedere un permesso (cosa lunga e faticosa, ma fattibile), bensì si ingigantisce di fronte alle conseguenze della richiesta. L’editore giapponese, infatti, per concedere anche una sola immagine chiederà di leggere l’articolo (e subito si prospetta il problema della libertà di stampa, dato che non prenderà con benevolenza nessuna critica), magari vorrà del denaro per l’utilizzo dell’immagine, spesso obietterà che non vuole che su una stessa pubblicazione siano presenti suoi manga vicino a manga di editori concorrenti. Insomma, paralizzerà per mesi la pubblicazione, rendendo l’atto di cortesia iniziale (la richiesta di autorizzazione a usare l’immagine) una vera e propria mina vagante.
Tutto ciò diventa ancora più paradossale di fronte al fatto che in realtà gli editori giapponesi il più delle volte non possiedono i diritti dei manga, i quali restano saldamente nelle mani degli artisti (al contrario di alcuni editori occidentali, come Disney o Marvel, che hanno il controllo totale sui propri personaggi). In pratica, l’editore svolge un ruolo da intermediario, quasi da agente, ma non può disporre a piacimento dell’opera altrui. Infatti, i mangaka devono dare il proprio benestare prima che l’editore firmi un contratto per un’edizione estera. Si penserà allora che siano gli artisti a essere così gelosi e protezionisti nei confronti dei loro lavori. Spesso, invece, non è così, sono al contrario ignari, o indifferenti, di fronte al “pressing” delle case editrici.
Per fare un esempio pratico, quando ero editor dell’edizione italiana di un manga di Toshiki Yui chiesi all’autore una piccola intervista da pubblicare in appendice all’albo. Molto cortesemente, Yui acconsentì volentieri. Una volta pubblicato il manga, però, ricevetti un severo rimprovero dalla casa editrice giapponese, la Shueisha, che, in sintesi, mi chiedeva chi mi avesse autorizzato. A parte l’illogicità della domanda (era ovvio che mi avesse autorizzato l’autore, dato che era stato lui a rispondere alle domande), sorprendente fu il fatto che anche Yui rimase molto meravigliato della cosa, dato che giustamente riteneva di potere concedere interviste a chicchessia e dato che i diritti del manga erano in ultima istanza suoi.
Gli editori nipponici, insomma, cercano di mantenere un controllo strettissimo sulle opere che pubblicano, anche quando non ne hanno un vero diritto e anche quando questo diventa deleterio, dato che tende a bloccare una maggiore informazione (e quindi pubblicità) sui manga. Certamente un Dragonball e un One Piece (tanto per fare due nomi), già estremamente popolari in tutto il mondo, non necessitano di pubblicità, ma serie e autori meno commmerciali e meno noti possono solo ottenere dei vantaggi da una rassegna stampa che li presenti a un pubblico che ancora non li conosce. Un concetto che i grandi editori giapponesi (o i loro modesti funzionari) ancora non sembrano avere compreso».
Comunque... non l'avrei mai detto!!! E' possibile? Ma tutti i manga e gli anime pieni zeppi di citazioni?! Anche perchè un conto è un Lupin III, un Doraemon, un Dragon Ball, manga che sono entrati nella storia e che fanno parte ormai del patrimonio culturale, ma vedo spesso e volentieri anche citazioni di opere ancora in corso e decisamente più recenti! (L'anime di Gintama ne è pieno, tanto per fare un esempio!)
E che mi dite dei loghi e dei nomi esterni al mercato dei manga? Un sacco di volte vengono alterati, ma in altri casi (esempio: Summer Wars) sono quelli originali. E lì che si fa, si paga pur di avere il realismo?
@LTheFirst: Non saprei proprio come risponderti, effettivamente ci sono molti manga che ne citano altrettanti al loro interno
Forse le citazioni non sono una violazione vera e propria del diritto d'autore, quindi suppongo che al limite lo studio di produzione o il mangaka si beccano una strigliata dalla casa editrice interessata, ma non rischiano azioni legali estreme: è la sola cosa che mi viene da pensare.
@ LTheFirst: Gintama non l'ho letto, ma è possibile che citi manga solo della sua casa editrice, cioè Shueisha?
Forse in questo caso chiudono un occhio se una loro opera cita altre loro opere....
secondo me comunque, visto che alla fine per quanta pressione possano dare le case editrici, è sempre l'autore che decide, il tutto sta nel poco interesse dell'autore che lascia fare tutto alla casa editrice!
Fa eccezione Keroro Gunso, pieno di Gundam, e qualche volta Street Fighter, e qualche altro manga in forma minore.
Comunque trovo assurdo che gli autori siano tenuti cosi al "guinzaglio" immagino che per le case editrici siano come galline dalle uova d'oro, ma addirittura vietare le interviste...
@Obi Io sto vedendo l'anime, ma ho appena finito i 49 episodi doppiati (su 201), ma, a parte i manga della Shueisha, ho visto in episodi successivi che viene spesso citato Mario con il suo nome vero, senza problemi. Immagino quindi che succeda anche per altre serie manga/anime.
@GianniGreed Mi ricordo un episodio (esilarante direi) di Haruhi Suzumiya dove a un certo punto dicevano: "Fate uscire i Gu****"!" e poi l'immagine sfocata di un Gundam.
Ma come hai detto tu, in parecchie altre opere non si fanno problemi con le citazioni.
Quindi possiamo dire che a fare pressione sono le case editrici, le quali comunque non possono intraprendere azioni legali (entro certi limiti ovviamente)
Spero vivamente che questo problema venga risolto e che gli editori assumano una visione più ampia della situazione.
Certo è però che è bene non dimenticare come funziona il rapporto tra editore e mangaka, ossia, se il mangaka vuole "campare" è bene che faccia ciò che vuole l'editore, in barba ai diritti dei lavoratori (giacché, in teoria, i mangaka sarebbero dei liberi professionisti, svincolati da ogni qualsivoglia contratto che non sia un semplice atto di "acquisto d'opera", pari pari a quello che ci potrebbe essere tra un cliente e il suo geometra...). In sintesi più che parlare di diritti d'autore penso sarebbe opportuno parlare di diritti degli autori...
se una situazione è complessa, cercare (per quanto in buona fede) di spiegarla in poche parole non fa altro che rendere il tutto ancora più caotico e complesso...
Tra un po' chiederanno di pagare i diritti pure ai cosplayer
Tuttavia sono gli ultimi rantoli di un mercato ormai morente, il mercato manga, esattamente come quello d'animazione, è inevitabilmente condannato a crollare su se stesso a meno di un serio rimodernizzamento in tutti i campi.
Vi siete mai chiesti perché molti autori giapponesi fanno di tutto per lavorare in occidente e a voler andare in oriente son principalmente i wannabe?
Semmai il contrario, impone le proprie sceneggiature anche a rischio di NON farli lavorare con loro vedi appunto Kishiro.
Comunque artisti in rotta con l'editore ci sono in tutte le case editrici e in tutto il mondo.
Per quanto riguarda Lupin posso dire che quelli che vengono definiti classici della letteratura non hanno copiright. Puoi usare il personaggio come vuoi per il fatto che passati 70anni il copyright decade. Se non erro ovviamente.
Comunque sia paese che vai usanze che trovi.
Comunque è un problema non indifferente se addirittura per i diritti di una figura l'editore deve leggere l'articolo...
@Jhon Holmes E' anche vero però che a quanto ho capito vengono regolarmente venduti su supporto cartaceo e in grandi negozi.
A questo punto concordo con Slanzard; penso però che ci siano autori che non sono felici di vedere i loro personaggi in situazioni a luci rosse: se volessero avrebbero il diritto di intraprendere azioni contro un doujinshi? (anche se sarebbe come sparare sulla croce rossa, visto che sono lavori amatoriali)
Quindi, tutte quelle persone che si lamentano delle doujin zozze su Sailor Moon, sappiate che Takeuchi (o chi per lei) ce ne ha fatto un piccolo business.
hahahahahahahahaha! fa troppo ridere!
riflettendoci bene però ci sarebbe da piangere... va bene tenersi stretti gli autori e tutto quanto, ma qui stiamo pazziando seriamente!
articolo interessantissimo e in parte inquietante, grazie ad Albrechtseele e a Davide Castellazzi.
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