In questi giorni i cinema italiani stanno proiettando l'anime Porco Rosso, opera realizzata dal regista Hayao Miyazaki e dal prestigioso Studio Ghibli, già noti per aver realizzato importanti film d'animazione, quali Nausicaa della Valle del Vento, Laputa, il castello nel cielo, Il Castello errante di Howl.
Per darvi maggiori informazioni sull'opera in questione, pensavamo possa essere interessante proporvi l'intervista realizzata dal sito Everyeye.it a Gualtiero Cannarsi, direttore del doppiaggio del film Porco Rosso e di quasi tutte le opere realizzate dallo Studio Ghibli che sono finora arrivate in Italia.
Passiamo all'intervista:
Puoi presentarti ai lettori che non conoscono ancora il tuo lavoro?
Salve a tutti. Mi chiamo Gualtiero Cannarsi e mi occupo di traduzione, adattamento dialoghi e direzione del doppiaggio. In particolare, in questo frangente sono responsabile dell'adattamento dialoghi e della direzione del doppiaggio per i film dello Studio Ghibli pubblicati dalla Lucky Red, oltre a essere il curatore della ‘rassegna ghibliana' in seno al Festival del Film di Roma di quest'anno.
Dunque, partiamo dalla stretta attualità. Porco Rosso uscirà nei cinema italiani il prossimo 12 novembre. Meglio non quantificare gli anni che ci separano dall'originale rilascio giapponese. Perché abbiamo dovuto attendere così tanto tempo per gustarcelo? E soprattutto, perché Porco Rosso sarà l'ultimo degli inediti di Miyazaki ad essere rilasciato in Italia, proprio lui che è a conti fatti una celebrazione della storia e del modo di vivere del nostro paese?
Se parliamo di intrattenimento, in specie di intrattenimento straniero, non penso che esistano diritti. Che senso ha una frase come "perché abbiamo dovuto attendere così tanto tempo"? Io non lo capisco. Porco Rosso avrebbe anche potuto non uscire mai in Italia, non credo sarebbe stato né un torto, né un danno in senso assoluto. È un film giapponese uscito in Giappone, e in questo si compie la sua esistenza. D'altro canto, se questo film straniero non è mai giunto in Italia, evidentemente non ve n'è mai stato sufficiente interesse, né da parte dei distributori né - soprattutto - del pubblico. Forse oggi possiamo considerarlo "l'ultimo degli inediti di Miyazaki ad essere rilasciato in Italia", ma per contro ritengo che taluni suoi film sono stati rilasciati in Italia in modi tanto indegni che se fossero rimasti sinora, o in assoluto, inediti sarebbe stato di certo meglio. A mio modo di vedere, il punto non è cosa viene rilasciato, ma come. Il punto è che è meglio ‘niente' che ‘male'. Il punto è che è meglio soli che male accompagnati.
Quali divergenze sussistono tra la precedente edizione Buena Vista (mai rilasciata) e quindi l'edizione Lucky Red prossimamente al cinema? Se non vado errato, doppiaggio e dialoghi di entrambe sono sempre opera tua.
Non vai errato. Le divergenze possono ricondursi a tre fattori. Nell'ordine, il primo è che, a otto anni di distanza, sia la mia capacità linguistica sul giapponese sia la disponibilità di fonti si sono molto accresciute, risultando in un copione italiano ben migliore. Il secondo è che, da quando Lucky Red ha rilevato la gestione dei titoli dello Studio Ghibli, si è instaurato un saldo rapporto diretto con lo studio giapponese, di cui sono io stesso parte, e questo permette un interscambio costante di informazioni, suggerimenti e quant'altro con gli autori, a tutto beneficio della riuscita artistica delle lavorazioni nostrane. Il terzo è che questo doppiaggio di Porco Rosso è stato realizzato con ancora maggiori risorse e cura di quello che fu otto anni fa (il cui livello era già pregevole). In buona sostanza, questa edizione è per testi, scelta delle voci e recitazione assai migliore della precedente, che ad oggi posso dire felicemente destinata a restare inedita.
Porco Rosso narra la triste vicenda di un asso dell'aviazione trasformato da un sortilegio in maiale. Almeno a un livello superficiale. Più a fondo si configura come una storia d'amicizia e di amore, di caparbietà e di riscatto. Come tutti i grandi film condensa melodramma e commedia, poesia e ironia.
Quale è l'esatta chiave di lettura di tale pellicola, quella poi da te riversata nell'adattamento italiano?
Ci tengo a dire che la ‘mia' chiave di lettura del film non si è riversata in alcun modo nell'adattamento italiano del film. L'adattamento è un adattamento linguistico, non contenutistico. L'adattamento non deve spiegare né glossare l'originale. Il bello di un'edizione fedele è che permette al pubblico straniero di fruire un film per quello che era ed è nel suo originale, e così ognuno potrà assurgere alla propria lettura - giusta o sbagliata che sarà - sui contenuti del film per quelli che sono.
Quanto a me, credo che Porco Rosso sia un film che Miyazaki Hayao ha realizzato mettendoci dentro tutte le cose che piacciono a lui. Un film giocattolo. Normalmente, Miyazaki Hayao cerca di ‘giustificare a sé stesso' la produzione di un film nell'opportunità dell'intento comunicativo insito nel film stesso. Personalmente, lo stimo molto per questo. Ma Porco Rosso era nato come un cortometraggio per la JAL (acronimo di Japan Airlines ndr). Era dichiaratamente nato come un film leggero per uomini d'affari stremati da lavoro, ipossia cerebrale e jet-lag. Miyazaki Hayao prese un suo fumettino di una manciata di pagine, pubblicato su una rivista di modellismo, per trarne appunto un corto o mediometraggio. Nel fumettino come nel corto c'erano e risarebbero stati tutti gli oggetti del fanatismo di Miyazaki Hayao: gli aerei bellici retrò, un certo tipo di romanticismo da aviatore di ventura à la Antoine de Saint-Exupéry, e così via. Porco Rosso nacque insomma come un divertissement del regista, e quando il progetto gli esplose in mano in un lungometraggio, Miyazaki Hayao stesso lo definì ‘un film pericoloso'. Perché era essenzialmente un film balocco, credo. Infatti, Miyazaki Hayao si è sempre sorpreso del successo riscosso da questo film. Ovviamente, un simile tipo di film non avrebbe potuto che compiacere un certo tipo di pubblico, ma del resto non credo che - fino a un certo punto della sua carriera e nonostante i suoi buoni intenti - Miyazaki Hayao si sia mai reso conto che, alla fine, anche i suoi film, popolati dai luoghi e dagli archetipi ideali che piacciono all'autore, sono probabilmente il mondo del suo stesso escapismo e come tali vengono amati dal pubblico, che pure si annega escapisticamente in quel sensuale fascino immaginifico.
L'altro lavoro particolarmente atteso dello Studio Ghibli e previsto a fine anno per il mercato home video è Ponpoko, la prima opera di Isao Takahata distribuita da Lucky Red. Quale difficoltà nell'adattare i dialoghi e nel pianificare il doppiaggio di fronte a un'opera con così tanti personaggi?
Per farla breve, si è trattato del testo più impegnativo con cui mi sia mai cimentato. Il livello di ricchezza semantica, culturale e anche semplicemente linguistica del copione di Takahata è semplicemente imparagonabile a qualsiasi altro copione che io abbia mai avvicinato. Ne sono rimasto del tutto sgomento, e ovviamente affascinato, rapito. Il testo di Heisei Tanuki Gassen Ponpoko è fitto di terminologia specifica, ma non di UNA terminologia specifica, come se fosse quella dell'autore: neorealisticamente, ciascuno usa la propria. C'è il personaggio militante che parla da militante, il vecchio di campagna che parla in dialetto, il giornalista da giornalista e il politico da politico. E sopra a tutto ciò c'è un narratore un po' stile rakugo che non rinuncia a citazioni di poesie classiche e quant'altro. La difficoltà stava quindi in questo ricercato iperrealismo allegorico della pellicola, che ad oggi non posso che considerare forse il migliore film dello Studio Ghibli in assoluto.
Mario Rumor, nella biografia di Takahata The Art of Emotion, ha scritto: in Ponpoko c'è uno "sberleffo all'indirizzo del genere umano, del quale si diverte a ridicolizzare ogni aspetto (i mass-media, le bustarelle ai corrotti, certo rigore religioso) tramite 'doppioni'", menzionando l'esigenza di mutare spesso fattezze onde preservare il proprio habitat e la propria pacifica esistenza. Quale è a tuo dire l'insegnamento dei tanuki nel film? Quanto è disperato il loro sacrificio di fronte all'incedere soverchiante degli uomini?
Non credo che in Ponpoko vi sia qualcosa come un semplicistico giudizio sull'umanità, come una critica di un adolescente idealista. Al contrario, credo che Ponpoko sia l'intelligente reportage allegorico su una certa strada presa dal Giappone postbellico ai tempi dell'Economia Bolla. Takahata Isao è un vero intellettuale, ma è evidentemente anche una persona dalla grandissima delicatezza espressiva. A differenza dei tipici prodotti di un certo tipo di intellettuale occidentale, non vedo nella sua pellicola alcun tipo di compiacimento da giudice distaccato che si sente superiore al giudicato. Il distacco di Takahata è mesto e contemplativo. Forse l'unica frecciata di Ponpoko sta in bocca a Ponkichi, nel finale: non si condannano gli atti dell'uomo, semmai solo un certo tipo di ipocrisia umana. Mi si permetta di dire che non riesco a esprimere sufficiente stima e ammirazione per questo genere di posizione intellettuale.
Venendo alla retrospettiva sullo Studio Ghibli in occasione del Festival del Film di Roma. Quale è l'intento di una rassegna così prestigiosa che prevede buona parte delle proposte filmiche in lingua originale? I film scelti sono inoltre decisamente coraggiosi: un documentario su Yasuo Otsuka, nonché quello realizzato da Takahata sulla ‘civiltà fluviale' di Yanagawa vanno ben oltre le aspettative dei cultori dell'animazione nipponica.
A chi intendete mostrare tali pellicole: a una critica incantata di fronte alla prosa di Miyazaki oppure all'appassionato all'oscuro di buona parte del catalogo Ghibli?
Questa rassegna è stata da me concepita come un percorso. La mia intenzione è quella di mostrare i film e gli autori dello Studio Ghibli in un cammino che sia un'intrinseca passerella ermeneutica per gli stessi, contestualizzandoli frattanto nel contesto dell'animazione giapponese per quella che è ed è stata. Se un tempo in Occidente l'animazione giapponese veniva denigrata ignorantemente, ora è oggetto di un'idealizzazione altrettanto ignorante. Ma la partigianeria, di qualsiasi fazione, è sempre ignoranza. Questa rassegna nasce come un percorso di conoscenza reale.
Per lo Studio Ghibli i prossimi anni saranno particolarmente decisivi: Miyazaki e Takahata ormai meditano da tempo di ritirarsi in pensione e quindi urge trovare un regista caparbio che possa portare avanti tale marchio d'eccellenza. Hiromasa Yonebayashi ha presentato lo scorso luglio Karigurashi no Arrietty, nonostante molti incidenti di percorso risolti grazie al tempestivo intervento di Miyazaki.
Quale direzione prenderà il vento Ghibli nel prossimo decennio?
Non saprei, per le ragioni che ho detto sopra. Ho sentito che Karigurashi no Arrietty ha riscontrato un grande successo, e la cosa non mi sorprende. Credo possa essere un film interessante per molti motivi. Mi viene anche da pensare che, per come è giunto alla regia, Yonebayashi potrebbe davvero essere uno degli eredi di Miyazaki Hayao. Al contrario, Miyazaki Goro potrebbe essere un degno erede di Takahata Isao. Personalmente, attendo con ansia il prossimo film di Miyazaki Goro, nell'attesa del quale possiamo pensare di rilassarci con Arrietty.
Grazie molte per le risposte.
Per leggere l'intervista completa, vi suggeriamo di visitare il sito Everyeye.it
Per darvi maggiori informazioni sull'opera in questione, pensavamo possa essere interessante proporvi l'intervista realizzata dal sito Everyeye.it a Gualtiero Cannarsi, direttore del doppiaggio del film Porco Rosso e di quasi tutte le opere realizzate dallo Studio Ghibli che sono finora arrivate in Italia.
Passiamo all'intervista:
Puoi presentarti ai lettori che non conoscono ancora il tuo lavoro?
Salve a tutti. Mi chiamo Gualtiero Cannarsi e mi occupo di traduzione, adattamento dialoghi e direzione del doppiaggio. In particolare, in questo frangente sono responsabile dell'adattamento dialoghi e della direzione del doppiaggio per i film dello Studio Ghibli pubblicati dalla Lucky Red, oltre a essere il curatore della ‘rassegna ghibliana' in seno al Festival del Film di Roma di quest'anno.
Dunque, partiamo dalla stretta attualità. Porco Rosso uscirà nei cinema italiani il prossimo 12 novembre. Meglio non quantificare gli anni che ci separano dall'originale rilascio giapponese. Perché abbiamo dovuto attendere così tanto tempo per gustarcelo? E soprattutto, perché Porco Rosso sarà l'ultimo degli inediti di Miyazaki ad essere rilasciato in Italia, proprio lui che è a conti fatti una celebrazione della storia e del modo di vivere del nostro paese?
Se parliamo di intrattenimento, in specie di intrattenimento straniero, non penso che esistano diritti. Che senso ha una frase come "perché abbiamo dovuto attendere così tanto tempo"? Io non lo capisco. Porco Rosso avrebbe anche potuto non uscire mai in Italia, non credo sarebbe stato né un torto, né un danno in senso assoluto. È un film giapponese uscito in Giappone, e in questo si compie la sua esistenza. D'altro canto, se questo film straniero non è mai giunto in Italia, evidentemente non ve n'è mai stato sufficiente interesse, né da parte dei distributori né - soprattutto - del pubblico. Forse oggi possiamo considerarlo "l'ultimo degli inediti di Miyazaki ad essere rilasciato in Italia", ma per contro ritengo che taluni suoi film sono stati rilasciati in Italia in modi tanto indegni che se fossero rimasti sinora, o in assoluto, inediti sarebbe stato di certo meglio. A mio modo di vedere, il punto non è cosa viene rilasciato, ma come. Il punto è che è meglio ‘niente' che ‘male'. Il punto è che è meglio soli che male accompagnati.
Quali divergenze sussistono tra la precedente edizione Buena Vista (mai rilasciata) e quindi l'edizione Lucky Red prossimamente al cinema? Se non vado errato, doppiaggio e dialoghi di entrambe sono sempre opera tua.
Non vai errato. Le divergenze possono ricondursi a tre fattori. Nell'ordine, il primo è che, a otto anni di distanza, sia la mia capacità linguistica sul giapponese sia la disponibilità di fonti si sono molto accresciute, risultando in un copione italiano ben migliore. Il secondo è che, da quando Lucky Red ha rilevato la gestione dei titoli dello Studio Ghibli, si è instaurato un saldo rapporto diretto con lo studio giapponese, di cui sono io stesso parte, e questo permette un interscambio costante di informazioni, suggerimenti e quant'altro con gli autori, a tutto beneficio della riuscita artistica delle lavorazioni nostrane. Il terzo è che questo doppiaggio di Porco Rosso è stato realizzato con ancora maggiori risorse e cura di quello che fu otto anni fa (il cui livello era già pregevole). In buona sostanza, questa edizione è per testi, scelta delle voci e recitazione assai migliore della precedente, che ad oggi posso dire felicemente destinata a restare inedita.
Porco Rosso narra la triste vicenda di un asso dell'aviazione trasformato da un sortilegio in maiale. Almeno a un livello superficiale. Più a fondo si configura come una storia d'amicizia e di amore, di caparbietà e di riscatto. Come tutti i grandi film condensa melodramma e commedia, poesia e ironia.
Quale è l'esatta chiave di lettura di tale pellicola, quella poi da te riversata nell'adattamento italiano?
Ci tengo a dire che la ‘mia' chiave di lettura del film non si è riversata in alcun modo nell'adattamento italiano del film. L'adattamento è un adattamento linguistico, non contenutistico. L'adattamento non deve spiegare né glossare l'originale. Il bello di un'edizione fedele è che permette al pubblico straniero di fruire un film per quello che era ed è nel suo originale, e così ognuno potrà assurgere alla propria lettura - giusta o sbagliata che sarà - sui contenuti del film per quelli che sono.
Quanto a me, credo che Porco Rosso sia un film che Miyazaki Hayao ha realizzato mettendoci dentro tutte le cose che piacciono a lui. Un film giocattolo. Normalmente, Miyazaki Hayao cerca di ‘giustificare a sé stesso' la produzione di un film nell'opportunità dell'intento comunicativo insito nel film stesso. Personalmente, lo stimo molto per questo. Ma Porco Rosso era nato come un cortometraggio per la JAL (acronimo di Japan Airlines ndr). Era dichiaratamente nato come un film leggero per uomini d'affari stremati da lavoro, ipossia cerebrale e jet-lag. Miyazaki Hayao prese un suo fumettino di una manciata di pagine, pubblicato su una rivista di modellismo, per trarne appunto un corto o mediometraggio. Nel fumettino come nel corto c'erano e risarebbero stati tutti gli oggetti del fanatismo di Miyazaki Hayao: gli aerei bellici retrò, un certo tipo di romanticismo da aviatore di ventura à la Antoine de Saint-Exupéry, e così via. Porco Rosso nacque insomma come un divertissement del regista, e quando il progetto gli esplose in mano in un lungometraggio, Miyazaki Hayao stesso lo definì ‘un film pericoloso'. Perché era essenzialmente un film balocco, credo. Infatti, Miyazaki Hayao si è sempre sorpreso del successo riscosso da questo film. Ovviamente, un simile tipo di film non avrebbe potuto che compiacere un certo tipo di pubblico, ma del resto non credo che - fino a un certo punto della sua carriera e nonostante i suoi buoni intenti - Miyazaki Hayao si sia mai reso conto che, alla fine, anche i suoi film, popolati dai luoghi e dagli archetipi ideali che piacciono all'autore, sono probabilmente il mondo del suo stesso escapismo e come tali vengono amati dal pubblico, che pure si annega escapisticamente in quel sensuale fascino immaginifico.
L'altro lavoro particolarmente atteso dello Studio Ghibli e previsto a fine anno per il mercato home video è Ponpoko, la prima opera di Isao Takahata distribuita da Lucky Red. Quale difficoltà nell'adattare i dialoghi e nel pianificare il doppiaggio di fronte a un'opera con così tanti personaggi?
Per farla breve, si è trattato del testo più impegnativo con cui mi sia mai cimentato. Il livello di ricchezza semantica, culturale e anche semplicemente linguistica del copione di Takahata è semplicemente imparagonabile a qualsiasi altro copione che io abbia mai avvicinato. Ne sono rimasto del tutto sgomento, e ovviamente affascinato, rapito. Il testo di Heisei Tanuki Gassen Ponpoko è fitto di terminologia specifica, ma non di UNA terminologia specifica, come se fosse quella dell'autore: neorealisticamente, ciascuno usa la propria. C'è il personaggio militante che parla da militante, il vecchio di campagna che parla in dialetto, il giornalista da giornalista e il politico da politico. E sopra a tutto ciò c'è un narratore un po' stile rakugo che non rinuncia a citazioni di poesie classiche e quant'altro. La difficoltà stava quindi in questo ricercato iperrealismo allegorico della pellicola, che ad oggi non posso che considerare forse il migliore film dello Studio Ghibli in assoluto.
Mario Rumor, nella biografia di Takahata The Art of Emotion, ha scritto: in Ponpoko c'è uno "sberleffo all'indirizzo del genere umano, del quale si diverte a ridicolizzare ogni aspetto (i mass-media, le bustarelle ai corrotti, certo rigore religioso) tramite 'doppioni'", menzionando l'esigenza di mutare spesso fattezze onde preservare il proprio habitat e la propria pacifica esistenza. Quale è a tuo dire l'insegnamento dei tanuki nel film? Quanto è disperato il loro sacrificio di fronte all'incedere soverchiante degli uomini?
Non credo che in Ponpoko vi sia qualcosa come un semplicistico giudizio sull'umanità, come una critica di un adolescente idealista. Al contrario, credo che Ponpoko sia l'intelligente reportage allegorico su una certa strada presa dal Giappone postbellico ai tempi dell'Economia Bolla. Takahata Isao è un vero intellettuale, ma è evidentemente anche una persona dalla grandissima delicatezza espressiva. A differenza dei tipici prodotti di un certo tipo di intellettuale occidentale, non vedo nella sua pellicola alcun tipo di compiacimento da giudice distaccato che si sente superiore al giudicato. Il distacco di Takahata è mesto e contemplativo. Forse l'unica frecciata di Ponpoko sta in bocca a Ponkichi, nel finale: non si condannano gli atti dell'uomo, semmai solo un certo tipo di ipocrisia umana. Mi si permetta di dire che non riesco a esprimere sufficiente stima e ammirazione per questo genere di posizione intellettuale.
Venendo alla retrospettiva sullo Studio Ghibli in occasione del Festival del Film di Roma. Quale è l'intento di una rassegna così prestigiosa che prevede buona parte delle proposte filmiche in lingua originale? I film scelti sono inoltre decisamente coraggiosi: un documentario su Yasuo Otsuka, nonché quello realizzato da Takahata sulla ‘civiltà fluviale' di Yanagawa vanno ben oltre le aspettative dei cultori dell'animazione nipponica.
A chi intendete mostrare tali pellicole: a una critica incantata di fronte alla prosa di Miyazaki oppure all'appassionato all'oscuro di buona parte del catalogo Ghibli?
Questa rassegna è stata da me concepita come un percorso. La mia intenzione è quella di mostrare i film e gli autori dello Studio Ghibli in un cammino che sia un'intrinseca passerella ermeneutica per gli stessi, contestualizzandoli frattanto nel contesto dell'animazione giapponese per quella che è ed è stata. Se un tempo in Occidente l'animazione giapponese veniva denigrata ignorantemente, ora è oggetto di un'idealizzazione altrettanto ignorante. Ma la partigianeria, di qualsiasi fazione, è sempre ignoranza. Questa rassegna nasce come un percorso di conoscenza reale.
Per lo Studio Ghibli i prossimi anni saranno particolarmente decisivi: Miyazaki e Takahata ormai meditano da tempo di ritirarsi in pensione e quindi urge trovare un regista caparbio che possa portare avanti tale marchio d'eccellenza. Hiromasa Yonebayashi ha presentato lo scorso luglio Karigurashi no Arrietty, nonostante molti incidenti di percorso risolti grazie al tempestivo intervento di Miyazaki.
Quale direzione prenderà il vento Ghibli nel prossimo decennio?
Non saprei, per le ragioni che ho detto sopra. Ho sentito che Karigurashi no Arrietty ha riscontrato un grande successo, e la cosa non mi sorprende. Credo possa essere un film interessante per molti motivi. Mi viene anche da pensare che, per come è giunto alla regia, Yonebayashi potrebbe davvero essere uno degli eredi di Miyazaki Hayao. Al contrario, Miyazaki Goro potrebbe essere un degno erede di Takahata Isao. Personalmente, attendo con ansia il prossimo film di Miyazaki Goro, nell'attesa del quale possiamo pensare di rilassarci con Arrietty.
Grazie molte per le risposte.
Per leggere l'intervista completa, vi suggeriamo di visitare il sito Everyeye.it
Sarei curioso di sapere chi erano i doppiatori scelti per l'edizione Buena Vista di Porco Rosso, ma temo che non potrò mai venirne a conoscenza...
Siamo in due! Senza nulla togliere a Corvo che è stato eccezionale, ma anche Pino Insegno è molto bravo, e dunque un bel pò di curiosità nel sentire come avrebbe reso il personaggio mi resta!
(anche se personalmente io Porco Rosso l'avrei visto benissimo doppiato a Milano con una certa persona nel ruolo del protagonista )
Dissento solo su un punto è meglio ‘niente' che ‘male'.
Premetto che non sono "Taoista" ma il Tao è una buona analogia per spiegare la mia tesi
;)
A mio modo di vedere meglio male che niente.
Perchè se uno viene in contatto con un opera, anche se presentata male, che in qualche modo colpisce il suo interesse; puo cercare di approfondire, e districandosi tra le informazioni oggi alla portata di tutti sgrassare via il male e avvicinarsi al bene.
Ovvero l'opera come era stata originariamente concepita
Se uno ne ignora l'esistenza invece no; una cosa "esiste" quando ne siamo a conoscenza
Dannazione, quel filmaccio m'ha fatto rivalutare persino l'ottimo tomba per le lucciole...
Poi, sul cannarsi direi che o è uno dannatamente fortunato o davvero ogni opera su cui pone le mani è casualmente un capolavoro o "il miglior film di...".
Certo è che a inflazionare questi termini si rischia di creare apatia in chi li legge.
Vabbé che l'autosuggestione fa miracoli ma opere come terramare dovrebbero risvegliare dal torpore e non farvi addormentare pienamente.
Infine, se il vecchio doppiaggio di porco rosso era così scarso perché questo dovrebbe essere perfetto? Non è che fra dieci anni se al cannarsi capiterà di ridoppiare porco rosse se ne uscirà con una sonora bocciatura del lavoro svolto nel 2010?
Mah!
Saluti
peccato che nell'intervista Cannarsi dica che:
-questo doppiaggio di Porco Rosso è stato realizzato con ancora maggiori risorse e cura di quello che fu otto anni fa (il cui livello era già pregevole).-
Leggere prima di scrivere a vanvera sarebbe preferibile...
<i>Dannazione, quel filmaccio m'ha fatto rivalutare persino l'ottimo tomba per le lucciole...</i>
Cos'ha di così strano Omohide Poro Poro?
Non so se avete visto il tg1, ma hanno fatto pubblicità a Porco Rosso. L'immenso stupore mi ha fatto perfino pensare "ma allora è proprio cambiato il vento". Ma hanno solo ricordato i legami della trama con l'Italia, e non con una certa storia dell'Italia, con relativa posizione critica.
Se Cannarsi si riferisce, per esempio, a come hanno trattato Nausicaa, beh, allora ha ragione.
La risposta alla domanda sul perché non fosse arrivato prima è ciò che esemplifica quanto io sia lontano da Cannarsi.
Che poi la definisse "già pregevole" credo sia dato dal molto amore che Cannarsi prova su tutto quel che fa.
La mia riflessione è: se uno si definisce felice che il vecchio adattamento su Porco rosso non sia mai uscito perché io dovrei essere sicuro della bontà assoluta di questa nuova versione?
Chiariamoci, io voglio contestare non tanto questa o quella vesione di Porco rosso (credo siano buone entrambe) ma la pienezza di sé che Cannarsi ostenta ogni qualvolta si va a parlare dei suoi adattamenti.
Io credo che adattare un film sia fare delle scelte più o meno buone e che non esista la risposta definitiva di fronte a certe situazioni.
Insomma, spero che il suo "perfettamente adattato" verme re fra qualche anno non sia obsoleto a lui per primo.
Broken Mirror, intendevo che omohide poro poro è quel genere di film che rischia di contaminare tutta una filmograifa tanto è intriso di retorica a man bassa.
Insomma, il buon selvaggio lo credevo un concetto un pochino superato.
A quanto pare no.
Saluti
La sacrosanta verità! Spesso si dimentica (io per primo purtroppo) ma le cose stanno proprio così. Dobbiamo ritenerci fortunati che gli editori prendano in considerazione opere di nostro interesse (quando capita).
Tornando ai film, posso dire con tutta tranquillità di aver gustato un capolavoro come pochi (Porco Rosso) e spero di gustarne presto degli altri. Mi chiedevo infine quale fosse il prossimo film Ghibli che avrebbero presentato ma Cannarsi ha già risposto con Pompoko... a questo punto mi resta solo da chiedere: ....e dopo???
E poi, com'è che per certo pattume (Disney, ad esempio) abbiamo le uscite praticamente in contemporanea, mentre altre opere (di ben altro livello e spessore) quando (e se) escono vengono distribuite in così poche copie? Mistero del mercato o politiche del mercato?
Di certo sono un genere completamente diverso dall'animazione giapponese, ma non per questo sono da considerarsi inferiori.
Non capisco questo atteggiamento ormai condiviso da molto appassionati di cultura giapponese (che si tratti di manga, anime o altro), della serie "non piacciono a nessuno quindi io li difendo a spada tratta insultando tutto il resto".
Io personalmente sono una grande fan di Miyazaki, e anche di Satoshi Kon, Rumiko Takahashi, Masashi Kishimoto e altri, ma questo non mi impedisce di apprezzare capolavori come Il Re Leone o La Bella e la Bestia.
E' certo che ormai purtroppo la Disney si sta adattando all'idea generale di "facciamo cose divertenti e basta che così la gente è contenta" senza più inserire nei suoi cartoni (inteso come film d'animazione, non come storielle per bambini) quegli insegnamenti che li rendevano dei capolavori, però questo non consente a nessuno di sparare a zero sulla Disney in generale, che, considerando anche i tempi, ha prodotto dei GRANDI capolavori.
Sia chiaro che questa non vuole essere una critica personale, sono solo particolarmente sensibile sull'argomento e ci tenevo a fare queste precisazioni (:
Per quanto riguarda la questione, piuttosto spinosa, della scarsa popolarità dell'animazione giapponese in Italia, temo che purtroppo non ci sia niente da fare.
Quando tutta esaltata ho detto ai miei amici che avrebbero proiettato Porco Rosso al cinema, una sola di questi sapeva cosa fosse. Dato che le cose stanno così c'è poco da stupirsi che sia una rarità che opere come questa siano tradotte e importate in Italia, dato che comunque il tutto comporta una certa spesa.
Io personalmente non ci trovo nulla di terribile nel godermele in camera mia sottotitolate, pensando che comunque sto facendo una cosa che mi piace e mi appassiona, e alla fine, pensando a tutti quelli che criticano gli anime e i manga definendoli roba per gente strana (l'ho davvero sentito dire, non scherzo), sono giunta alla conclusione che sia tanto peggio per loro.
Per questo motivo mi sembra una grande fortuna che Porco Rosso venga proiettato al cinema e non direttamente distribuito in dvd, sia perchè è comunque una grande soddisfazione vedere qualcosa che mi piace ricevere un minimo di riconoscimento (cosa che non pensavo sarebbe mai successa) e poi perchè non si sa mai, magare anche solo un "eretico" verrà incuriosito quanto meno dal titolo e deciderà di vederlo e avrà occasione di ricredersi, e questa sarebbe già una piccola vittoria per noi, "gente strana" (:
Oddio, ho davvero scritto un poema. Perdonatemi, sono un pò logorroica XD
Stavolta da Corvo, intendevo. E ovviamente non sentiremo mai Enzo Consoli.
Ohmu vuol dire, ad ogni modo, verme re.
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